No al carbone Alto Lazio

10 luglio 2008

Relazione tra inquinamento da carbone e tubercolosi

Comunicato del Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute - Lazio.
In un recente numero della prestigiosa rivista International Journal of Lung Disease [2007;11(7):722-723], ricercatori canadesi hanno messo in evidenza il rapporto che intercorre tra l’uso del carbone e l’incidenza dell’infezione tubercolare.

L’agente responsabile, il micobatterio della tubercolosi, fu scoperto dal medico tedesco Robert Koch nel 1882. In Europa, a quel tempo, un sesto delle persone morivano per tubercolosi.

Questa malattia viene generalmente considerata una conseguenza dell’industrializzazione e dell’urbanizzazione. L’incidenza della tubercolosi ebbe un picco tra il l’inizio e la fine dell’800, coincidente con l’inizio dell’industrializzazione stessa nei vari paesi. Poi, iniziò lentamente a scendere fino ad una drastica riduzione nel mondo occidentale subito dopo la II guerra mondiale.

La tubercolosi ha iniziato nuovamente a manifestarsi negli ultimi 20 anni nei paesi in via di sviluppo come India e Cina. In Giappone sia l’industrializzazione che la tubercolosi occorsero contemporaneamente in un periodo successivo rispetto a quanto accadde in Europa.

Nel 2004 sono stati diagnosticati circa 9 milioni di nuovi casi, dei quali 2 milioni mortali. Oltre l’80 % dei pazienti colpiti dalla malattia vivono nell’Africa Sub-Sahariana ed in Asia. L’AIDS rende i pazienti più suscettibili a contrarre l’infezione.

Le sole condizioni socio-economiche non riescono a spiegare il legame con l’industrializzazione.

Gli autori dello studio hanno messo accuratamente a confronto le statistiche storiche sull’incidenza della malattia con i dati sull’uso del carbone in vari paesi dall’inizio dell’industrializzazione a tutt’oggi. I risultati hanno messo in evidenza una correlazione diretta tra l’uso del carbone e l’incidenza della tubercolosi, prevalentemente in Canada, USA e Cina.

Una delle ipotesi degli autori dello studio è che inquinanti quali il monossido di carbonio ed il materiale particolato, emessi in seguito alla combustione del carbone, possano provocare tra l’altro, una riduzione dei livelli del Tumor Necrosis Factor-alfa, un fattore indispensabile nella formazione del tessuto granulomatoso di contenimento dell’invasione del bacillo di Koch.

A chiarire meglio il meccanismo d’azione intervengono le conclusioni alle quali sono giunti ricercatori dell’Università dell’Alabama (Birmingham, Stein A. Air Pollution, Smoking Affect Latent Tuberculosis. Retrieved July 9, 2008 - releases/2008/05/080513101721.htm): “L’ossido di carbonio attraverso “complessi passi biologici” è capace di favorire la riattivazione del bacillo tubercolare facendolo passare da una fase di quiescenza ad un’altra di piena attività invasiva”.

In termini economici, le spese elevate di un aumento dell’incidenza della tubercolosi con l’uso del carbone non sono nulla di fronte all’enorme fardello portato dal malato e dalla sua famiglia e dovrebbero costituire un ulteriore profondo motivo di riflessione sull’uso di questo combustibile nella produzione di energia.

Dr Giovanni Ghirga
Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)

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