No al carbone Alto Lazio

29 settembre 2010

La dott.ssa Litta sulle emergenze ambientali e sanitarie della Tuscia

Da UnoNotizie.it
"La dottoressa Antonella Litta, medico di medicina generale e referente per Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e' stata invitata a partecipare al Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Generale - Simg - che si svolgerà ad Arezzo dal primo al 2 ottobre 2010.
La dottoressa Litta interverrà sul tema: "Fattori di rischio ambientali emergenti: ruolo dei medici di medicina generale nelle istituzioni, nella professione e nelle ong per la tutela dell'ambiente e la promozione della salute".

Nella sua relazione la dottoressa Litta illustrerà le attuali criticità ambientali del territorio viterbese e i connessi rischi sanitari per la popolazione insieme al ruolo di prevenzione, informazione e denuncia dei danni ambientali che possono e debbono svolgere i medici di medicina generale.
Queste figure professionali, che come previsto dal Sistema sanitario nazionale operano diffusamente su tutto il territorio italiano, sono anche i primi interlocutori dei cittadini e possono interagire con le istituzioni sanitarie e amministrative, locali e nazionali, sollecitando scelte e programmi di difesa dell'ambiente e quindi della salute.
Un ruolo che spetta a tutti i medici e che e' stato riconosciuto come fondamentale anche dal nuovo codice di deontologia medica che all'art. 5 afferma: "I medici debbono considerare l'ambiente nel quale l'uomo vive e lavora come elemento determinante e fondamentale per la salute dei cittadini".



Di seguito una breve sintesi della relazione

Il territorio viterbese e' un' area di grande rilevanza per il suo prezioso patrimonio naturalistico, paesaggistico, artistico, storico e culturale. Questo territorio custodisce importantissimi siti archeologici noti in tutto il mondo ed e' ricco di paesaggi caratterizzati da vaste aree verdi, laghi e da un bel litorale marino che si estende fino alla Toscana. E' una terra che conserva numerosi preziosi monumenti etruschi, romani e medioevali, tra cui tratti dell'antica via Francigena una via di devozione percorsa dai pellegrini che da tutta Europa si recavano a Roma. Viterbo, il capoluogo della provincia, e' una bella città medievale, famosa anche per la pregiata area naturalistica e termale del Bulicame, un'area di particolare bellezza e fascino ricordata da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

Questo territorio così particolare e suggestivo e' purtroppo sottoposto ad una vera e propria aggressione dal punto di vista ambientale e ciò genera le condizioni di un concreto pericolo per la salute della sua popolazione.
La qualità dell'aria e' infatti già compromessa dalla presenza del più grande polo energetico d' Europa, costituito dalle centrali di Civitavecchia e Montalto di Castro, alle quali ora si e' aggiunta la centrale riconvertita a carbone di Torre Valdaliga Nord.
I poteri criminali hanno sversato tonnellate di rifiuti tossici in cave e discariche abusive, non ancora bonificate.
Molti Comuni del viterbese, e particolarmente quelli più prossimi alla capitale, sono sottoposti ad ampie, violente, dissennate cementificazioni.
Il sottosuolo per le sue peculiari caratteristiche geologiche presenta una elevata radioattività dovuta al gas radon.

Le acque destinate a consumo umano, anche per le tipiche caratteristiche geologiche dell'area, presentano valori elevati di sostanze tossiche e cancerogene tra cui l'Arsenico (un cancerogeno di classe 1, secondo l'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro - Iarc) e sono perlopiù dichiarate potabili solo in virtù di continue deroghe alle vigenti disposizioni di legge e senza alcuna considerazione degli obiettivi di qualità indicati a garanzia della salubrità delle acque dalla comunità scientifica internazionale.
Uno dei più importanti bacini lacustri viterbesi, il lago di Vico, che fornisce la maggior parte delle acque erogate negli acquedotti dei comuni di Caprarola e Ronciglione, presenta ormai da anni un documentato degrado del suo ecosistema: marcata riduzione dell'ossigeno disciolto nelle acque, eutrofizzazione con notevole incremento della biomassa algale, periodiche e consistenti fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, denominato comunemente "alga rossa", che produce una microcistina dannosa per la salute delle persone, per la flora e per la fauna, e classificata sempre dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro come elemento cancerogeno di classe 2b.

Le acque di questo lago, anche per la sua origine vulcanica, presentano inoltre elevati livelli di arsenico; elemento cancerogeno di classe 1, come già detto, e con azione di interferente endocrino.
Il territorio viterbese proprio per queste problematiche ambientali dovrebbe essere difeso e in alcune aree risanato, invece si preannunciano ulteriori minacce di danni ambientali: quella rappresentata dalla costruzione di una centrale nucleare a Montalto di Castro e quella, ventilata ormai da anni, della realizzazione di un mega-aeroporto per voli low cost nella città di Viterbo.
Non occorre ripetere qui le formidabili argomentazioni scientifiche per opporsi alla centrale nucleare: la popolazione di Montalto e del viterbese sono già state protagoniste negli anni '70 e '80 di una tenace ed infine vittoriosa opposizione al nucleare, culminata nel referendum del 1987.

Quanto al mega-aeroporto a Viterbo, se quest'ultimo dissennato progetto avesse seguito si devasterebbe irreversibilmente l'area termale viterbese e sarebbero compromesse irreparabilmente le attività' economiche legate all'agricoltura e alla zootecnia di qualità con il conseguente inquinamento della catena alimentare e l'incremento del rischio per la salute delle persone e in particolare per quella dei bambini. La realizzazione di questa infrastruttura, proprio a ridosso di popolosi quartieri di Viterbo, devasterebbe per sempre l'area del Bulicame, dell'orto botanico e delle terme, e imporrebbe ai cittadini di Viterbo un gravissimo inquinamento dell'aria, acustico ed elettromagnetico.

L'azione dei medici, e in particolare dei medici di medicina generale, può costituire - e in molti casi ha già costituito - un sicuro argine a questi progetti di devastazione ambientale, e rappresenta un'azione concreta tra le più importanti in materia di prevenzione primaria e tutela della salute che si esplica attraverso lo studio e la documentazione delle problematiche ambiente-salute e una corretta informazione dei propri pazienti e di tutti i cittadini.

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Lester Brown dalla W5S: "Fate chiudere le centrali a carbone"

Da BeppeGrillo.it

"Il mondo è nelle nostre mani, le soluzioni per evitare una catastrofe ecologica esistono, applicarle è solo questione di volontà politica. Questa è un'ottima notizia. Il tempo che ci rimane per intervenire è però molto limitato, ci spiega Lester Brown uno dei più influenti ambientalisti del mondo. Se non interviene la nostra generazione, i nostri figli non ne avranno più la possibilità. Di questo si dovrebbe occupare la politica, non di puttane in Parlamento e della casa di Tulliani a Montecarlo. Le centrali elettriche a carbone vanno chiuse, ora e per sempre, sta già succedendo nel mondo, che si inizi anche in Italia. Organizzatevi, collegatevi ai movimenti internazionali che hanno già ottenuto la cancellazione di decine di centrali a carbone. Informatevi e agite per i vostri figli.

Intervista a Lester R. Brown, ambientalista, economista, scrittore:
Una coda di auto lunga cento miglia
Salve Cesena e congratulazioni per il lancio di Woodstock Five-Star. Anche se non fisicamente, sono con voi con lo spirito. Il mio nome è Lester Brown. Lavoro alla ricerca e alla produzione di testi sulle questioni ambientali e sono il presidente dell'Earth Policy Institute, un istituto di ricerca ambientale no-profit a Washington, DC.
Poco tempo fa, abbiamo letto sui giornali e visto in televisione, un ingorgo stradale in Cina. C’era una fila di macchine lunga 100 miglia e durò nove giorni. Non potete neanche immaginare. Può sembrare comico, ma le persone bloccate in quell’ingorgo, per nove giorni, non l’hanno trovato per nulla divertente. Ciò che stiamo iniziando a vedere è una crescente richiesta delle risorse del pianeta, che si tratti di terra, acqua, sistema climatico o pesca. Tutto è sotto stress. Stiamo creando una situazione in cui il disboscamento delle foreste, lo sfruttamento dei pascoli, la pesca e la coltivazione della terra hanno raggiunto livelli molto elevati, aumentando le emissioni di CO2 rilasciate nell’atmosfera e generando così cambiamenti climatici a una velocità e con dimensioni mai viste prima e che, fino a pochi anni fa, erano inimmaginabili. La nostra sfida è di stabilizzare la relazione tra l’uomo e il sistema terrestre e questo sforzo coinvolge molte componenti. Io sto già attuando una possibile soluzione. Questo sforzo coinvolge molte componenti. Noi, all’Earth Policy Institute, lo chiamiamo Piano B. Il Piano A è business, come al solito. Il Piano A non sta funzionando molto bene. Il Piano B richiede riduzioni di emissioni di anidride carbonica derivanti dalla combustione di combustibili fossili dell’80%, non entro il 2050, che è ciò che i politici amano dichiarare, ma entro il 2020. Stiamo cercando di stabilizzare la popolazione mondiale a un numero non superiore agli 8 miliardi. Un terzo elemento è eliminare la povertà: stabilizzare la popolazione ed eliminare la povertà sono elementi che vanno di pari passo. Più riusciamo a rallentare la crescita della popolazione e accelerare il passaggio a famiglie più ristrette, più facile sarà eliminare la povertà. Più eliminiamo la povertà, più facile sarà avere famiglie meno numerose e stabilizzare la popolazione mondiale. Il quarto componente del Piano B è ripristinare il naturale sistema di supporto all’economia: foreste, campi, terreni, falde acquifere, riserve di pesca. Questa è un’enorme sfida che la nostra generazione si trova a dover affrontare. Se non affrontiamo questa sfida, le prossime generazioni non avranno nemmeno la possibilità di farlo. Quando parliamo di ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2020, la gente è piuttosto attonita perché si tratta di un risultato decisamente ambizioso. Perchè non ci siamo mai fatti questa domanda: “Cosa pensiamo che sia politicamente realizzabile?”. Al contrario, noi siamo partiti dalla scienza e abbiamo chiesto: “Cosa dobbiamo fare, e quanto poco tempo abbiamo, per ridurre le emissioni di anidride carbonica se vogliamo salvare il ghiacciaio continentale della Groenlandia? Quanto tempo abbiamo per chiudere, per esempio, gli stabilimenti alimentati a carbone se vogliamo salvare il ghiacciaio della Groenlandia?”. Il ghiacciaio continentale della Groenlandia si sta sciogliendo a una velocità sempre crescente. Se continuiamo con le nostre solite attività, quasi sicuramente perderemo il ghiacciaio groenlandese. La sfida è chiudere velocemente le centrali alimentate a carbone così da poter salvare il ghiacciaio continentale della Groenlandia. Se continua il disgelo, il livello del mare aumenterà di 7 metri. Questo significa che l’aumentare del livello del mare causato dallo scioglimento del ghiacciaio groenlandese potrebbe inondare molte delle città costiere di tutto il mondo, centinaia di città costiere, da Londra, a Shanghai, a New York.

L'energia solare dell'Algeria
Dobbiamo pensare a come porre un freno al nostro utilizzo di carburanti fossili, in primo luogo il carbone, ma anche il petrolio. Stiamo assistendo a una situazione in cui l’innalzamento del livello del mare, causato dallo scioglimento dei ghiacciai, da solo può inondare molte città costiere, ma anche tutte le risaie sul delta dei fiumi asiatici. A pensarci è sorprendente, ma l’idea che lo scioglimento dei ghiacci su un’isola nel lontano Nord Atlantico possa minacciare la coltivazione del riso in Asia non è immediatamente ovvio. Ma questa è la situazione in cui ci troviamo oggi. La buona notizia è che stiamo assistendo ad alcuni progressi straordinari nel mondo, sia nello sviluppo delle fonti di energia rinnovabili – come l’eolico, il solare e il geotermico – ma anche nella prevenzione della costruzione di nuovi stabilimenti alimentati a carbone, e cominciare a chiudere quelli esistenti. Con l’eolico, per esempio, abbiamo visto che lo stato americano del Texas, uno dei produttori leader di petrolio da almeno un secolo, è oggi il leader nella produzione dell’elettricità dal vento. Se il Texas ultimasse tutti gli impianti eolici previsti, o in costruzione, genererebbe più energia di quanto i 24 milioni di abitanti del Texas potrebbero consumare. Perciò il Texas potrebbe esportare l’energia generata dall’eolico al resto degli Stati Uniti nello stesso modo in cui, tradizionalmente, esportava il petrolio. Ma oggi la storia più eclatante sull’eolico appartiene alla Cina. Nel 2009, la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti nella capacità addizionale installata in quell’anno. La Cina ha installato 12.000 megawatt contro i 10.000 degli Stati Uniti. Ma oltre a ciò, il governo Cinese ha annunciato un programma basato sull’eolico, un programma di sviluppo dell’energia eolica su larga scala, mai visto finora. Hanno pianificato 7 mega complessi eolici che, tutti insieme, avranno una capacità di generazione di oltre 130.000 megawatt. Sarebbe l’equivalente della costruzione di un nuovo stabilimento a carbone al giorno per i prossimi due anni e mezzo. È smisurato. Non abbiamo mai visto uno sviluppo di tali dimensioni prima d’ora. Ma ancora più impressionante è il risultato di un inventario che un team cinese e americano ha fatto delle risorse eoliche della Cina: il team ha pubblicato un articolo sulla rivista “Science” in cui mostra che la Cina ha sufficiente energia eolica accumulata da poter aumentare l’attuale consumo elettrico di 18 volte. Ho voluto fare questo esempio solo per dare un’idea della dimensione dell’energia eolica accumulata. Negli Stati Uniti abbiamo 50 Stati. Tre di questi stati – North Dakota, Kansas e Texas – hanno sufficiente energia eolica accumulata da poter facilmente soddisfare i bisogni elettrici nazionali. Perciò non si tratta di capire se c’è abbastanza energia eolica o meno. Esiste una riserva enorme di energia eolica. C’è inoltre una riserva enorme di energia solare, e il più importante sviluppo in questo campo fu annunciato nel luglio del 2009, quando una dozzina di società europee annunciò un nuovo progetto per lo sviluppo delle risorse del solare del Nord Africa, e per l’integrazione del Nord Africa e dell’Europa in un’unica rete di distribuzione. Questo gruppo di aziende, dirette da Munich REA, Munich Re Insurance, insieme alla Deutsch Bank, Siemens, ABB e un discreto numero di altre aziende ben conosciute, crearono questa nuova organizzazione. Lo scopo era sviluppare una strategia per accumulare le risorse del solare del Nord Africa, con un relativo piano finanziario. L’aspetto impressionante di tutto ciò è ancora una volta la dimensione del progetto. Come ha fatto notare l’Algeria, nel loro deserto, che è la parte più vasta del loro paese, hanno accumulato sufficiente energia solare da poter alimentare l’economia mondiale. Non solo l’economia algerina o quella europea: bensì l’economia mondiale. Questa affermazione potrebbe suonare come un errore matematico, ma non lo è. È un indicatore di quanta energia solare c’è nel mondo. Nella letteratura energetica si sottolinea questo punto e si evidenzia che il sole che scalda la terra produce in un’ora abbastanza energia per alimentare l’economia mondiale per un anno. Anche se abbiamo considerato solo l’energia eolica o solare, non abbiamo nemmeno menzionato l’energia geotermica, che ha un enorme potenziale di per sé. Stiamo guardando a un futuro in cui possiamo alimentare l’economia mondiale attraverso l’energia eolica, l’energia solare e l’energia geotermica e prevedere un futuro più radioso e più pulito di quello che conosciamo ora. Possiamo farlo senza distruggere il sistema climatico della terra. Un’altra interessante nuova tecnologia è sul lato dell’efficienza. Infatti esistono due nuove tecnologie che ci permettono di aumentare drasticamente l’efficienza con cui utilizziamo l’energia. Nel campo dell’illuminazione, per la maggior parte dell’ultimo secolo, abbiamo tutti utilizzato lampadine ad incandescenza, che sono notoriamente inefficienti. Non sono cambiate di molto dalla loro prima realizzazione per mano di Thomas Edison, ormai più di un secolo fa. Ma ciò che abbiamo ora, dopo parecchi anni, è un bulbo fluorescente compatto, che riduce l’uso dell’elettricità del 75% se comparato a un’incandescente. Ma abbiamo una tecnologia ancora più efficiente, chiamata LED, o diodi a emissione luminosa. I LED, se utilizzati correttamente, combinati anche a sensori di movimento, spegneranno le luci in una stanza in assenza di persone. Inoltre stiamo puntando a una potenziale riduzione dell’uso dell’elettricità per l’illuminazione del 90% rispetto al livello di utilizzo della stessa con le lampadine a incandescenza. È un enorme vantaggio. Vediamo un simile potenziale anche nell’industria automobilistica dove, per la maggior parte dell’ultimo secolo, l’unica opzione possibile era rappresentata da un motore interno a combustione, sia esso a benzina o diesel. Ora, improvvisamente vediamo auto ibride ed elettriche apparire sul mercato. La cosa eccitante è che un motore elettrico usa solamente un terzo dell'energia adoperata da un motore a combustione interna. Così ancora, abbiamo un salto qualitativo che otteniamo se cambiamo i motori delle nostre macchine da motori a combustione interna in motori elettrici. Se siete interessati a risparmiare energia, e ad aumentare l'efficienza energetica, questo è un grande momento da vivere. Perché noi ora abbiamo nuove tecnologie che ci permettono riduzioni enormi nell'uso dell'energia. Ho fatto solo due esempi, parlando di illuminazione di trasporto. Ma potremmo parlare degli elettrodomestici per i quali sono possibili anche risparmi incredibili.

Chiudere tutte le centrali elettriche a carbone
Nel complesso dell'intera economia possiamo ridurre drasticamente l'uso di energia e le emissioni di carbonio e nel frattempo stabilizzare il clima per le generazioni future. Spesso mi sono posto questa domanda: “Visto tutti i problemi che affrontiamo nel mondo, come può uno essere ottimista? Come potete essere speranzosi per il futuro?”. Io spesso torno indietro e rileggo la storia economica della seconda guerra mondiale. 7 dicembre 1941. Attacco a sorpresa dei giapponesi a Pearl Harbor, nelle Hawai. Una grande parte della flotta del Pacifico degli Stati Uniti era ancorata a Pearl Harbor nel momento dell'attacco. Quasi tutte quelle navi vennero affondate. Fu un'iniziativa militare molto riuscita per i giapponesi. Ma quello che fece realmente fu portare gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, sia in Asia che in Europa. Il 6 gennaio 1942, un mese dopo l'attacco a Pearl Harbor, il presidente Roosevelt, nel suo "Discorso sullo Stato dell’Unione" tracciò lo schema degli obiettivi di produzione delle armi negli Stati Uniti. Egli disse: “Noi stiamo per produrre 45.000 carri armati, 60.000 aeroplani e migliaia di navi”. Gli americani non si interessarono alla cosa perché eravamo ancora nel 1942, in piena depressione economica. Quello che Roosevelt ed i suoi consulenti sapevano era che, a quel tempo, la più grande concentrazione del potere industriale nel mondo era nell'industria automobilistica degli Stati Uniti. Così dopo il suo discorso sullo Stato dell'Unione, quando presentò questi obiettivi straordinari per la produzione di armi egli chiamò i capi dell'industria e disse: “Poiché voi rappresentate una così grande parte della nostra capacità industriale, vogliamo contare molto su di voi per raggiungere questi obiettivi nella produzione di armi”. E loro dissero: “Bene Signor Presidente, noi faremo tutto quello che possiamo ma sta diventando difficile produrre automobili e anche tutte queste armi…” e lui disse: “Non capite. Stiamo per vietare la vendita delle automobili negli Stati Uniti”. Ed è quello che esattamente accadde. A partire dall'inizio del 1942 fino alla fine del 1944, sostanzialmente, non ci furono automobili prodotte negli Stati Uniti. Ma abbiamo superato ognuno di quegli obiettivi per la produzione di armi. L'obiettivo era di produrre 60.000 aerei. In realtà, producemmo 229.000 aerei. Aerei da combattimento, aerei per il trasporto delle truppe, aerei per il trasporto di merce, aerei da ricognizione, voglio dire, fu straordinario. Anche oggi, l'idea di un Paese che produce 229.000 aerei è difficile da immaginare. Il punto di questa storia è che non ci vollero decine di anni per ristrutturare l'economia industriale degli Stati Uniti. Non ci vollero anni. Fu una questione di mesi. Se quindi noi potessimo fare lo stesso, se noi potessimo ristrutturare totalmente l'economia industriale degli Stati Uniti in una manciata di mesi, allora potremmo ristrutturare l'economia energetica del mondo nei prossimi dieci anni, per stabilizzare il clima della Terra. Quello che ora è nuovo è che noi siamo in una situazione dove dobbiamo andare oltre, facendo solo dei cambiamenti nel modo di vivere. Le persone spesso mi chiedono: "Cosa posso fare?" E loro si aspettano che io dica: "Ricicli i suoi giornali, cambi le sue lampadine...". E così via. Queste cose sono importanti, ma noi adesso dobbiamo cambiare il Sistema. Dobbiamo diventare politicamente coinvolti. Scegliete un argomento che è importante per voi. Lavorate per la chiusura della centrale elettrica a carbone nella vostra comunità. Unitevi a una delle organizzazioni che lavorano per stabilizzare la popolazione nel mondo. Sviluppate un programma sistematico di riciclaggio totale nella vostra comunità, perché, se abbiamo un riciclaggio completo, riduciamo drasticamente il nostro consumo di energia. Scegliete un argomento che è importante per voi. Trovate alcuni amici che condividono quell'interesse e lavorateci sopra. Negli Stati Uniti questo è successo negli ultimi tre anni, da quando è nato un movimento potente che vieta la costruzione delle centrali elettriche a carbone. Più di 120 centrali elettriche a carbone, che erano state progettate, ora sono state cancellate dalle liste a causa di questo sforzo. Infatti, non potremo mai più concedere una licenza per un'altra centrale elettrica a carbone negli Stati Uniti. Ora questo movimento sta entrando nella fase due del programma, che prevede di chiudere le attuali centrali elettriche a carbone. C'è una lunga lista probabilmente di almeno 30, forse più, centrali elettriche a carbone negli Stati Uniti che verranno chiuse nei prossimi anni e l'obiettivo è di chiuderle tutte, non solo negli Stati Uniti, poiché questo movimento sta diventando internazionale. Così, se volete lavorare ad un obiettivo importante, lavorate per chiudere le centrali elettriche a carbone. Possiamo rimpiazzarle con i parchi eolici, con l'energia solare, con le centrali elettriche di energia geotermica, con le centrali elettriche solari. È completamente realizzabile, ma voi ed io dobbiamo esserne coinvolti. La cosa è in questione per salvare la civiltà stessa e questo non è uno sport per spettatori. Tutti dobbiamo venirne coinvolti.

PS: Il 29 settembre gli Amici di Beppe Grillo di Roma sono in sit in davanti Montecitorio dalle ore 10 alle 20 per ricordare che la DEMOCRAZIA NON SI COMPRA e che l'8 settembre 2007 350.000 cittadini hanno firmato una proposta di legge per un PARLAMENTO PULITO che da troppo tempo è opportunamente dimenticata in un cassetto."

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TVN a carbone: in funzione un impianto fuorilegge


Comunicato stampa No al Carbone Alto Lazio

Siamo profondamente costernati dal constatare che avevamo ragione nel denunciare che la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, oltre ad essere un impianto antistorico per la tipologia di combustibile usato, è soprattutto in esercizio in violazione di molte delle norme vigenti e, finanche, delle prescrizioni inserite nel decreto autorizzativo.

Tutte le denunce e/o segnalazioni da noi presentate - da quella del gennaio 2009 relativo alla modalità di carico/scarico del carbone, a quella del novembre dello stesso anno circa i cumuli di rifiuti e ceneri presenti in aree non idonee e di lavoratori costretti ad operari in nuvole di material pulvirulento, a quella relative all’utilizzo di combustibile con contenuto di zolfo superiore allo 0,3% in difformità del piano di qualità dell’aria della Regione Lazio - hanno trovato riscontro.

La replica dell’ENEL che, negando l’evidenza, afferma di essere in perfetta regola, conferma, l’inaffidabilità dell’ente energetico che evidentemente spera di continuare impunito ad agire a proprio piacimento, mortificando il territorio, e la popolazione che in esso vive,

Sentiamo il dovere di ringraziare la Procura della Repubblica che con la propria sensibilità e determinazione, portando avanti una seria e competente azione di controllo, ha indotto gli enti competenti a farsi carico delle proprie responsabilità facendo si, nel contempo, che le popolazioni dell’Alto Lazio riacquistassero un minimo di fiducia nelle istituzioni e si sentissero meno sole in questa lotta impari per la difesa della propria terra.

Grave, invece, che il Ministero dello Sviluppo Economico, nonostante fosse ben edotto da tempo sulle violazioni e sul mancato rispetto delle prescrizioni poste in essere dall’Enel, abbia sentito il dovere di intervenire solo dopo le comunicazioni del Noe e della Procura della Repubblica.

E’ appena il caso di evidenziare, inoltre, che in materia di mancata ottemperanza delle prescrizioni il Codice dell’Ambiente - D.lgs n. 152/06 – all’art. 29 comma 3 recita “Qualora si accertino violazioni delle prescrizioni impartite …… tali da incidere sugli esiti e sulle risultanze finali ….di valutazione, l'autorità competente, previa eventuale sospensione dei lavori, impone al proponente l'adeguamento dell'opera o intervento, stabilendone i termini e le modalità. “dove per autorità competente si intende l’ente che ha rilasciato la Valutazione d’impatto Ambientale (Minambiente nds.) e, conseguentemente, impartito le prescrizioni. E vista la gravita delle prescrizioni non ottemperate, e le gravi ricadute che tale mancato rispetto può causare alla salute della popolazione, attendiamo che il Ministero dell’Ambiente, che non mancheremo comunque di richiamare alle proprie responsabilità, proceda in base alle proprie specifiche competenza ad emettere gli idonei e prescritti provvedimenti, anche di natura cautelare, quale la sospensione dell’attività della centrale.

Sconcertante, infine, l’inettitudine ad adempiere al proprio ruolo di “Primo responsabile della salute dei cittadini“ in primis del Sindaco Moscherini, ma anche dei suoi omologhi dei comuni limitrofi, in prima fila quando si è trattato di spartire le cospicue compensazioni economiche, ma assenti e silenti dinanzi alle reiterate denuncie di violazione delle norme esistenti, alla mancata ottemperanza delle prescrizioni e ai conseguenti possibili danni alla salute della popolazione e dei lavoratori addetti che da tali violazioni possono scaturire, finanche ora davanti alla presa di posizione del Ministero.

Personaggi squallidi, non degni di ricoprire il ruolo di rappresentanti della comunità e che, se mantenessero un minimo senso del pudore, dovrebbero avere il buon senso di dimettersi.

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Milioni di posti di lavoro dalle fonti rinnovabili

Da rinnovabili.it

"Le rinnovabili fanno bene all’occupazione. In tempi di crisi e recessione mondiale le prospettive lavorative offerte da tutti i comparti delle rinnovabili sembrano essere un solida certezza. A certificare il buon trend di crescita dell’indotto occupazione offerto in tutto il mondo dalle energie pulite ci aveva pensato già qualche mese fa l’Energy [ R]evolution , un rapporto presentato da Greenpeace e dall’ European Renewable Energy Council che aveva stimato in 12 milioni i posti di lavoro creati a livello mondiale tra vent’anni dalla “green economy”, di cui 8,5 milioni solo nelle rinnovabili. Stime che
ora la International Renewable Energy Agency (IRENA) ha rivisto al rialzo, ipotizzando una crescita totale degli occupati nel campo della produzione delle energie pulite fino a 20 milioni di lavoratori in tutto l’indotto al 2030. A riferire le stime è stato il quotidiano Khaleej Times Online che ha riportato la notizia dello svolgimento della International Conference on Renewable Energy, in calendario da domenica 26 a giovedì 30 settembre ad Abu Dhabi, a cui ha preso parte ieri anche il direttore generale dell’IRENA, Helene Pelosse.
Una conferenza in cui ieri è stato proprio il direttore generale dell’IRENA a riferire che sarebbero circa 20 milioni gli occupati stimati al 2030 in tutti i comparti delle rinnovabili. Una crescita vertiginosa, quindi, che farebbe pensare a quello delle energie pulite come ad un mercato occupazionale in forte ascesa se si pensa, ad esempio, che solo nel 2008, sempre secondo le stime di IRENA, gli occupati in questo settore erano 2.332.000 in tutto il mondo.
Nel suo intervento di ieri il direttore Pelosse ha sottolineato come anche nel mix energetico mondiale lo scenario potrebbe cambiare rapidamente: entro il 2050 circa il 50% dell’energia sarà prodotta da fonti non inquinanti. Buona anche la crescita di alcuni specifici settori, come l’eolico e il fotovoltaico, che hanno fatto registrare incrementi a due cifre negli ultimi due anni, potendo anche contare su un aumento del 60% della nuova capacità di generazione elettrica pulita nella sola Europa. Ma se il trend di crescita europeo sembra essere abbastanza consolidato, Pelosse ha anche evidenziato come attualmente, a livello mondiale, sono 85 le nazioni impegnate a raggiungere obiettivi energetici più green e altri 75 Paesi hanno sistemi di incentivazione delle tariffe elettriche.
Il mercato delle energie verdi, secondo quanto ha riferito ieri il direttore generale dell’IRENA, ha fatto registrare solo nel periodo 2004-2008 una crescita considerevole degli investimenti, pari a circa quattro volte il volume iniziale, mentre nel 2009 il volume di investimenti nelle energie rinnovabili è stato pari a 162 miliardi di dollari. Nel consumo finale di energia a livello globale le energie rinnovabili rappresentano una percentuale decisamente interessante, circa il 18%, ma secondo Pelosse saranno necessari nei prossimi anni ulteriori cambiamenti nelle politiche energetiche dei differenti Paesi, considerando anche la “crisi” dei mercati delle fonti fossili, come carbone e petrolio.

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28 settembre 2010

Jeremy Rifkin e la società dell'energia distribuita

Da IlSole24ore.com
«Un secondo Rinascimento: il mondo verso la civiltà dell'empatia». È il tema della lectio magistralis che il professor Jeremy Rifkin, economista, pacifista e ambientalista americano, ha tenuto oggi alla Camera dei deputati, trasmessa in diretta sul sito del Sole 24 Ore. Ha introdotto il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ricordando l'importanza delle teorie del professor Rifkin sull'avvenire della civiltà dell'uomo. Per Rifkin carbone, petrolio, gas e uranio sono al tramonto e il futuro è nell'energia distribuita, prodotta e diffusa da ampie reti sul modello di Internet.

«Quello che maggiormente colpisce nel pensiero di Rifkin - ha detto Fini - è lo sforzo di offrire una visione unitaria dell'uomo e della sua civiltà», in un momento in cui «s'avverte sempre più forte l'esigenza di uscire dall'unidimensionalità e dalla settorialità per offrire visioni globali della vita sociale». Per Fini «non si può non essere d'accordo con Rifkin quando ci avverte che viviamo in un'epoca di grandi opportunità, sconosciute alle generazioni precedenti ma, nello stesso tempo, anche di grandi rischi e di pericolose tendenze dissolutive».

Quello dell'empatia è un tema caro al professor Rifkin. Nel suo libro "La civiltà dell'empatia", uscito quest'anno, Rifkin considera lo sviluppo della società in relazione allo sviluppo della capacità di empatia tra individui. È proprio l'empatia, per Rifkin, a dare un vantaggio evolutivo all'uomo. Un ingrediente fondamentale, dunque, per la società, una sorta di collante sociale. Ma l'empatia può anche avere effetti perversi, aumentando l'entropia.

Rifkin ha iniziato il suo intervento parlando della fine della grande rivoluzione industriale, di quando il prezzo d'acquisto del petrolio ha raggiunto i 147 dollari al barile, picco della globalizzazione, seguito 60 giorni dopo dal crollo dei mercati finanziari. Il problema reale, per Rifkin, è che carbone, petrolio, gas e uranio sono al tramonto. Che «il futuro sta nell'energia distribuita», prodotta con fonti rinnovabili e diffusa tramite reti ampie e orizzontali, stile Internet. Ha detto che nei prossimi 30 anni ogni singolo edificio sarà convertito in una micro-centrale energetica, che produce più di quanto consuma. Una vera rivoluzione economica per tutto il mondo, dalle occasioni di lavoro alle possibilità di business per le piccole e medie imprese, alla valorizzazione degli edifici che porterà a una riscrittura del mercato immobiliare. Ogni edificio dovrebbe essere collegato in rete per offrire il surplus, mettendo in atto una rivoluzione energetica.

L'economista ha parlato dell'ecosistema del mondo che non è più in grado di tenere il passo, del cambiamento climatico nel golfo del Messico che avviene con uragani raddoppiati di intensità, dell'Artico dove oggi si può andare in kajak. «E non si tratta di un aggiustamento stagionale, ha spiegato come hanno sospenuto alcuni. Si rischia così l'estinzione del 70% delle specie della terra. E la perdita di biodiversità è difficile da recuperare».

Ha ricordato che per Hegel «la felicità sono le pagine bianche della storia» e ha sottolineato che i «grandi cambiamenti sono un'evoluzione della coscienza e dell'empatia». La potente rivoluzione di Internet ha dato una struttura open source ai giovani che comunicano in rete con grandi poteri, superiori a quelli delle tv. Questo, per Rifkin, porterà a una potente terza rivoluzione industriale. Nella sua introduzione Fini aveva ricordato che per Rifkin il futuro é il "mondo dell'empatia" perché «la società umana é arrivata a un alto grado di interconnessione grazie allo sviluppo tecnologico». Un processo particolarmente evidente presso i giovani che si sono formati nel primo decennio degli anni 2000, che Rifkin definisce «generazione del millennio», la «prima cresciuta con internet».

Nel suo libro l'economista parla anche del "nuovo consumatore" che la crisi ha contribuito a plasmare, ma che probabilmente sarebbe emerso comunque: un consumatore che pretende di essere al centro dei pensieri delle aziende che volgiono indurlo ad acquistare. Un consumatore che chiede una maggiore attenzione all'ambiente, più servizi, più offerte su misura. Insomma, chiede empatia.

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Qualcuno si muove per il carbone a Saline Joniche

"Una centrale a ‘carbone pulito ‘dalla potenza di 1300 megawatt nel sito abbandonato della ex Liquichimica di Saline Joniche. Un progetto cui sarebbero contrarie le istituzioni locali e regionali, oltre che cittadini e associazioni. Eppure oggi si è svolto un incontro a porte chiuse, cui la stampa non è stata ammessa, tra alcuni consiglieri comunali dell’amministrazione di Melito Porto Salvo e una delegazione della Sei, la società elvetica cha sta investendo un miliardo di euro di capitale privato per la costruzione di una centrale che produrrà energia, in una regione quale la Calabria che ha deliberato contro questo progetto, seppur tardivamente, e che nel suo piano regionale energetico ha un espresso veto verso questa fonte non rinnovabile."
Fonte: Strill.it
Vedi anche qui

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27 settembre 2010

Carbone a colazione

FOTO BY WWW.FLYBIBO.IT

Da Centumcellae.it
"Bolle di sapone? Zucchero filato? Panna montata? Difficile capirlo perché i regali di mamma Enel giungono sempre improvvisi e inaspettati. Come stamattina, quando poco dopo l’alba dal camino di Torre Valdaliga Nord è comparso d’improvviso quest’ennesimo pacco dono per i civitavecchiesi. Una nuvoletta gustosa da inalare e ingerire, magari come prima colazione perché l’azienda elettrica ci tiene che i cittadini, e soprattutto i bambini, possano cominciare la giornata in modo nutriente e salutare. E con prodotti genuini ovviamente, con quel marchio “doc” in cui l’Enel è sapientemente specializzata; perché tutto ciò che esce dalla torre biancorossa delle centrale è assolutamente innocuo; anzi, è nutritivo e ricco di fibre. Ce l’hanno raccontato così tante volte quei sant’uomini che dirigono l’azienda elettrica in questi anni, per convincerci che la riconversione a carbone era benefica per la città, che ormai ci crediamo veramente. Chi mai, infatti, potrebbe dubitare delle loro rassicurazioni? Chi mai potrebbe pensare che dentro quella nuvola candida che stamane si è levata verso il cielo non c’erano ingredienti balsamici? Troppo buona mamma Enel, che abbuffate ci fa fare…

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26 settembre 2010

No all'Alto Jonio pattumiera d'Italia, no al carbone a Rossano

Da Dirittodicronaca.it:
"Si allarga il fronte del No sulla riconversione Enel"
“La riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano è una questione che coinvolge anche l’Alto Jonio”. A sostenerlo è l’assopec, di cui è presidente Walter Astorino, che sta organizzando un incontro con i leader del Comitato No al carbone allo scopo di allargare il fronte di lotta e scrive: “Futuro nero per l’Alto Jonio e la Sibaritide. Siamo la pattumiera d’Italia. E lo saremo ancora di più, con la riconversione a carbone della centrale dell’ENEL di Rossano. Non bastavano le ferriti di zinco di Cerchiara e Cassano, l’inquinamento dei fondali marini nel crotonese, le scorie radioattive di Policoro, gli scarichi aerei e marini di Taranto. Siamo circondati da sterco, che non abbiamo prodotto noi, e che a noi non ha portato nulla di buono. Viviamo al centro di una pattumiera. Ora, con l’aggiunta della centrale a carbone nel golfo di Corigliano, il cerchio si chiude, così come le prospettive di sviluppo e resistenza di un territorio martoriato ed abbandonato da tutti, in primo luogo dai nostri politici ed amministratori. Che intervengano, che intervenga l’ARPACAL, i vari Ministeri… ma questa speranza, forse, significa affidare le pecore al lupo: perché non sono già intervenuti? La centrale a polverino di carbone darà circa 60 posti di lavoro. Ma ne distruggerà forse 5mila, fra agricoltura, pesca, commercio, nonché turismo, che verrà praticamente azzerato. Un prezzo troppo caro, per produrre energia sporca da mandare al nord, dato che la Calabria produce già molta più energia di quante ne consumi. L’ASSOPEC, associazione degli operatori economici, a seguito di un incontro con i leader del Comitato No al Carbone di Rossano-Corigliano, Casciaro, Falsetta, Turone, Morfù, per citarne alcuni, è in procinto di organizzare un incontro a Trebisacce al fine di allargare il fronte di lotta a tutto l’Alto Jonio. Questo mostro non ci serve. Non ci serve il disastro ambientale di 2milioni di tonnellate di polverino di carbone l’anno, movimentati con chiatte gigantesche, su nastri trasportatori, con svariate decine di navi inquinanti e poi da 17mila camion sulla 106! Taranto è coperta da una coltre rossa mortale. Noi saremo coperti, a breve da una coltre nera, altrettanto mortale. Tumori, leucemie, malattie del sistema respiratorio, allergie: ecco cosa ci darà, purtroppo, la nuova centrale, in cambio di nulla. Un disastro economico ed ambientale terminale. Questo non è un problema solo di Rossano, è un problema di tutta la Sibaritide, e gli imprenditori di Trebisacce sono pronti alla lotta estrema. Basta con la svendita della nostra pelle. Basta con il colonialismo nazionale”.

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25 settembre 2010

La coerenza di Anita Cecchi

Gabriele Pedrini (Fiamma) sulle recenti esternazioni di Anita Cecchi (ex AN)

"Il vocabolario di Italiano in uso presso il Licei Classici di molte scuole italiane per “coerenza” riporta: “ ..conformità tra le proprie convinzioni e l’agire pratico, ovvero connessione logica o mancanza di contraddittorietà” mentre per il termine “accozzaglia” viene dato il seguente significato: “ insieme di cose o persone, usato anche nel significato di mucchio, combriccola,banda..”.
Ciò necessariamente premesso, é possibile analizzare il messaggio subliminale contenuto nel comunicato che della sig.ra Signori Cecchi che ha diffuso in merito ai parcheggi “a pagamento”ed in particolare su tale brano : “ …scelte che rischiano di INFLUIRE NEGATIVAMENTE sulle tasche dei CITTADINI e sul traffico debbono essere preventivamente discusse individuando le aree più idonee ad ospitare parcheggi a pagamento, fugando quindi ogni possibile sospetto sul fatto che tale provvedimento abbia una natura quasi esclusivamente IMPOSITIVA”: strabiliante e tragicomico che la sig.ra in oggetto si permetta di dissertare sul concetto di “libero arbitrio” in contrapposizione a quello di “imposizione” identificando in quest’ultimo la ragione del proprio agire.
Mi permetto, allora, di rinfrescarle la memoria rileggendo il “suo agire”, nel lontano 2003, quando la seguente “accozzaglia” di personaggi : De Sio Alessio(F.I),Berardozzi Giuseppe (DS), CECCHI Anita(AN), Coleine Manrico(DS), Cosimi Mauro(PRC), De Paolis Sandro(DS),Di Marco Luigi(FI), Giganti Simone(DS), Grassi Franco(DS), LA CAMERA Claudio(AN), Magliani Flavio(DS), Marsili Graziano(nuovo PSI), Passerini Roberto(AN), Petrelli Vittorio(Lista “Per Civitavecchia”), Ranieri Mauro(FI), Roscioni Leonardo(FI), Solinas Renato(FI), Vitali Dimitri( AN), Zappacosta Enrico(AN), decise IMPOSITIVAMENTE di INFLUIRE NEGATIVAMENTE NON sulle TASCHE dei CITTADINI ma sulla loro SALUTE e sul TERRITORIO votando a favore, con quella delibera scellerata, la riconversione a carbone della centrale ENEL…non mi sembra ci sia altro da commentare se non il rimarcare la facilità con cui la Signora in parola utilizza il termine “accozzaglia” e si riempia la bocca con il concetto di “coerenza”.
In tal senso, La invito a rileggere il mio comunicato titolato “ A ciascuno il suo” e, quindi, di analizzare con molta attenzione i recenti rapporti di Greenpeace e della Società Internazionale dei Medici per l’Ambiente-Alto Lazio sugli effetti del carbone.
E dopo una sana e ponderata riflessione andare di fronte ad uno specchio per vedere che immagine viene lei riflessa.
Forse, e non solo lei, visti i nomi che compaiono nella lista, dovrebbero rivisitare il concetto di “libero arbitrio”, di “coerenza”e di rispetto verso i diritti del popolo solo in nome del quale, e non sembra proprio nel suo interesse, amministrano la “cosa pubblica”.
Da allora é rimasta sospesa sulla vicenda una domanda: “ perché la riconversione a carbone ed a chi ha giovato”?
Vuole la sig.ra Cecchi provare a rispondere?
Tutta la cittadinanza sarà lei grata se scioglierà questi annosi ed ermetici arcani….ne sono più che sicuro!

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Giorgio Tave sui costi reali del carbone

Via UPLS
"Le affermazioni del MODA sono sempre ben documentate. Solo la mancanza di argomenti seri per confutarle può suggerire l’accusa generica di "procurato allarme" (come se fosse una colpa e non un merito informare la gente dei pericoli che corre!).
Ed è anche vero che il costo dell’energia elettrica prodotta dal carbone, a fronte di un costo di produzione fra i più bassi, ha il costo esterno, dunque comprendente le indispensabili misure di adattamento e tutela ambientale, più alto di tutti. È ormai noto. Riporto una tabella del mio libro “In principio il nulla esplose” elaborata a suo tempo (ma da allora non è cambiato molto) sulla base dei dati “State of the world 2003”. Continua qui

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Woodstock 5 Stelle al via

Parte questo pomeriggio a Cesena la Woodstock 5 Stelle organizzata da Beppe Grillo.
Saliranno sul palco tra gli altri:
Charleston, Flavio Oreglio, John De Leo, The Niro, Ivan Segreto, Francesco Baccini, Stefano Bollani, Samuele Bersani, Max Gazzé, Cattive abitudini, L'invasione degli Omini Verdi, Leo Pari, Supa & DJ Nais, Mamasita, Blastema, Perturbazione, Dente, Bud Spencer Blues Explosion, Fabri Fibra, Marracash, Sud Sound System, Tre allegri ragazzi morti, Marta sui tubi, Paolo Benvegnù, Teatro degli orrori, Linea 77, Daniele Silvestri, Cristiano De Andrè 

L'evento sara' trasmesso in diretta su:
* WEB: playme .tv e beppegrillo .it
* DTT: la tv musicale Play.me ai canali 39, 50 o 55
* SKY: Music Box al canale 703

Questi gli articoli che gli dedicano due quotidiani

Notare come su Repubblica.it non ci sia neanche una sola riga di informazione al riguardo.

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24 settembre 2010

I sonetti di Giancarlo Peris. "Immuni"

Cari amici,
con questo post inauguriamo un appuntamento settimanale interamente dedicato ai componimenti in versi di Giancarlo Peris, esimio civitavecchiese e autore di poesia in dialetto.

Il diciottenne Giancarlo Peris accende il braciere olimpico (Roma, 1960)
Ex professore di Italiano, Peris è impegnato da dieci anni nel movimento che si oppone alla riconversione a carbone della centrale di TorreValdaliga Nord, ed è stato tra i fondatori del comitato cittadino "No al carbone".
Il suo nome è legato alla storia recente per essere stato l'ultimo tedoforo nelle Olimpiadi di Roma 1960. Per saperne di più: vedi qui e qui.
G. Peris durante le celebrazioni del Cinquantenario 1960-2010, a Roma
Le opere qui selezionate contengono riferimenti chiari alla vicenda del carbone che ha colpito le nostre comunità; ritmi intessuti di amara ironia, questi sonetti testimoniano lo stato d'animo di un territorio che si sente assediato, in pericolo.
Auguriamo a tutti una buona lettura.

"Immuni" (24 settembre 2001)



Ner mentre ce parlava entusiasmato
De Bush e de le bombe nucleari
Lo spike aggiunse che so’ cazzi amari
Perché ce fanno un àntero attentato.


‘Sta mano d’armi chimiche e lo stato
Sarà quello che li Kamikazzari
Se scejeranno e noantri ingenui e ignari
Ci avremo un gran ber triste risurtato.


Così diceva la televisione
E che l’atomo in bomba po fa’ male
È pure nostra futile opinione;


De chimica ar contrario nun ce cale
Perché ce farà peggio cor carbone
Chi lo farà brucia’ ne la centrale.

   

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Travaglio firma la petizione per il bosco di 40 a Tvn

Riportiamo da BiGnotizie.it

"E' stato Marco Travaglio il primo a firmare la petizione per il bosco a Tvn. Oggi pomeriggio, appena arrivato in Aula Pucci dove era stato invitato dall'associazione "Cecafumo" per il premio "Libera informazione", il giornalista ha inaugurato la petizione "Sì alla realizzazione del bosco di 40 ettari nelle aree attigue alla Centrale Torrevaldaliga Nord".

Il Forum ambientalista e il comitato NaturalMente, promotori dell'iniziativa popolare (che si può firmare direttamente dal sito http://www.firmiamo.it/boscocivitavecchia?zfs) e particolarmente soddisfatti per tale battesimo, hanno annunciato di aver già fissato un calendario (da domenica 26 settembre a sabato 30 ottobre) di punti raccolta firme disseminati per la città.

Salvo condizioni meteo particolarmente avverse si partirà domenica, a Largo Galli (davanti al bar Quaranta), dalle ore 17 alle 19,30. Ogni mercoledì mattina un banchetto sarà posizionato lungo viale Nenni, all'altezza del mercatino, dalle 10 alle 12,30, mentre ogni giovedì pomeriggio sarà, dalle ore 17 alle 19,30, contemporaneamente nell'area antistante "Conad Il Mare" a San Gordiano e davanti all'ingresso di "Conad Le Terme" in via Terme di Traiano. Di sabato sarà possibile firmare in piazza Regina Margherita (dalle ore 9 alle 12,30), nel pomeriggio dalle ore 17 alle 19,30 in viale Garibaldi (davanti alla Galleria Garibaldi) e a Largo Marco Galli e di sera, sempre a largo Galli, dalle ore 21 alle 23.

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23 settembre 2010

Impressioni di settembre a Civitavecchia

Ingialliscono le nubi, s'inacidiscono le piogge, si addensano niditi i regali di enel, tirreno power e porto: è l'arrivo dell'autunno 2010 a Civitavecchia


Gli scatti sono di Barbara Currà

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Maremma radioattiva

Da Corriere.it "Scorie nucleari, ecco le aree. Pronta una lista con 52 siti

"La Sogin, la società controllata dal Tesoro per la gestione degli impianti nucleari, ha individuato 52 aree con le caratteristiche giuste per ospitare il sito per le scorie radioattive. Ogni area, che ha le dimensioni di circa 300 ettari, deve essere in grado di accogliere, oltre ai depositi per le scorie di varia gradazione, anche il parco tecnologico che a regime avrà oltre mille ricercatori. Le zone adatte sono sparse su tutto il territorio italiano con particolare riferimento al Viterbese, alla Maremma, all'area di confine tra la Puglia e la Basilicata, le colline emiliane, alcune zone del Piacentino e del Monferrato. Ma la scelta del deposito nazionale per le scorie non sarà imposta, e avverrà d'accordo con le Regioni, con una sorta di asta: la comunità che accetterà i depositi radioattivi sarà infatti compensata con forti incentivi economici. Il lavoro svolto dalla Sogin e terminato ieri, al quale i ricercatori hanno lavorato un anno, è tuttavia finito in cassaforte in attesa della creazione dell'Agenzia per la sicurezza del nucleare che doveva già essere pronta prima dell'estate.

Così ha voluto il governo, ricordando alla Sogin (ancora commissariata e in attesa di un «normale» consiglio di amministrazione) di rispettare l'articolo 27 del decreto 31 del febbraio scorso che vincola ogni decisione della società alla vigilanza della nascente authority. Anche questo è un altro tassello che porta il programma nucleare a sforare dai tempi programmati. La prima pietra per il nucleare era stata annunciata per il 2013, ora si parla già del 2014. Almeno un anno di ritardo. «Il rischio drammatico che si corre è quello del gioco dell'oca, dove si torna sempre indietro di una casella». La denuncia ufficiale dei tempi più lunghi per avviare la produzione di energia atomica è arrivata dal direttore per lo sviluppo sostenibile del ministero dell'Ambiente Corrado Clini. Intervenendo a un seminario organizzato dall'ambasciata francese e dallo stesso ministero, Clini ha anche affermato che occorre «riconsiderare tutta l'architettura normativa, senza fermare l'avvio delle procedure». Insomma un pasticcio complicato dall'assenza ormai da 5 mesi del ministro competente. Così alla Sogin non si riesce a nominare il vertice (5 membri) e la società resta commissariata nelle persone di Francesco Mazzuca e del suo vice Giuseppe Nucci. Clini ieri ha avvertito di muoversi con i piedi di piombo. Il rischio è di rovinare tutto scatenando la rivolta delle popolazioni. «Dobbiamo evitare quello che è accaduto con il deposito unico di Scanzano Jonico - ha affermato - non si può decidere che si va lì se prima non si sono verificate le condizioni di fattibilità».

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L'Italia premia chi la avvelena

Riportiamo da TerraNews.it

IL CASO. L’Unione europea da tempo chiede agli Stati membri di adoperarsi per la tutela dei cittadini dalle emissioni inquinanti. Ma il nostro governo approva un decreto che rimanda i limiti e depotenzia le sanzioni.

Altro che qualità dell’aria, vivibilità e salute. Il governo, con il provvedimento sulla qualità dell’aria in sede di conversione di una direttiva europea, approvato il 13 agosto, e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il 15 settembre scorso, ha certificato ancora una volta da che parte sta: quella della logica economica a discapito del diritto alla salute. Ma vediamo come questa deregulation ecologica, grazie alla quale si potrà derogare dai limiti di emissioni di pericolose sostanze inquinanti, ha preso forma. Gli obiettivi della politica comunitaria sono fissati nell’art. 174 del Trattato sull’Unione (Trattato di Amsterdam) e riguardano difesa, tutela e il miglioramento della qualità dell’ambiente, protezione della salute umana, l’utilizzazione razionale delle risorse naturali.

Una posizione centrale nel Trattato è occupata dai Principi dell’azione preventiva e da quello di precauzione. Il primo impone che un’efficace azione di tutela ambientale consista nell’evitare di creare inquinamento, piuttosto che cercare di contenerne o rimuoverne gli effetti dopo. Il principio di precauzione, poi, consiste nell’intervenire anche in assenza di una piena certezza scientifica, e di prove atte a dimostrare l’esistenza di un nesso causale tra emissioni e degrado ambientale. Il corollario del Principio di Precauzione è il Principio A.L.A.R.A. (As Low As Reasonable Achievable), secondo cui l’esposizione agli effetti potenzialmente nocivi deve rimanere al livello più basso ragionevolmente ottenibile. Nel caso del nostro governo, sono stati elusi tutti e due.

Gli strumenti operativi per raggiungere le finalità fissate dal Trattato sono dati da: la Valutazione d’Impatto Ambientale (sui progetti), la Valutazione Ambientale Strategica (su Piani e Programmi), l’Autorizzazione Integrata Ambientale (sul processo industriale), i Piani di tutela e risanamento della qualità dell’aria e dell’acqua. L’Unione Europea, con la direttiva 50 del 2008 ha voluto fortemente garantire una migliore qualità dell’aria che respiriamo ogni giorno. Il governo italiano ha recepito la direttiva attraverso il decreto legislativo 155 del 13 agosto 2010, che definisce come valore obiettivo per alcuni inquinanti quel «livello fissato al fine di evitare, prevenire o ridurre effetti nocivi per la salute umana o per l’ambiente nel suo complesso, da conseguire, ove possibile, entro una data prestabilita».

Gli inquinanti considerati sono quelli che ogni giorno avvelenano le nostre città e, in misura minore, le nostre campagne: il biossido di zolfo (circa l’85% deriva da processi di combustione nelle centrali termoelettriche e negli impianti industriali), gli ossidi di azoto (prodotti per il 50% da autoveicoli e per il 40% da processi di combustione nelle centrali e negli impianti industriali). E ancora benzene, monossido di carbonio (prodotto in tutte le combustioni), piombo (impianti di incenerimento, centrali a carbone o ad olio combustibile), polveri sottili (pm 10 e pm 2,5), arsenico, cadmio, nichel e benzoapirene (che è cancerogeno). Tutte queste sostanze possono derogare dai limiti ai sensi dell’art 9 del decreto 155 se gli interventi di riduzione comportano «costi sproporzionati». E qui scatta la “trappola”: la generica formuletta «costi sproporzionati» comporterà, di fatto, l’inapplicazione dei limiti di emissione.

Gli impianti sottoposti ad autorizzazione integrata ambientale e che non rientrano nei limiti di emissione anche utilizzando le migliori tecnologie disponibili (applicate, naturalmente, se i costi non sono sproporzionati) possono legalmente continuare nelle emissioni di inquinanti. Le norme a tutela dell’aria dall’inquinamento e quindi della salute risalgono al Dpr 203/1988 ed emanate 22 anni dopo la prima legge cosiddetta antismog (615/1966). Eppure, il corpus normativo è ampio e specifico: sono infatti intervenute varie direttive europee tra le quali la 62 del 1996, la 30 del 1999 (su ossidi di azoto, di zolfo, piombo e pm10), la 69 del 2000 (sul benzene) e la 107 (arsenico, cadmio, mercurio, nichel e idrocarburi policiclici aromatici, Ipa).

E' sufficiente una comparazione con il dato dell’Europa a 15 di alcuni pericolosi inquinanti, tra il 1990 e il 2007, (fonte: European Community emission inventary report 1990-2007) per valutare l’inesistente azione del legislatore italiano nell’azione di tutela dell’aria dall’inquinamento e quindi della tutela della salute. Diminuiscono in Europa le emissioni di cadmio (32%), mercurio (26%), arsenico (13%), Ipa (22%), diossine (60%). In Italia il cadmio diminuisce del 5% e aumentano mercurio (4%), arsenico (70%), cromo (37%), Ipa (26%) mentre le diossine diminuiscono del 25%. Ed ora sarà festa per chi avvelena il Belpaese.

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enel festeggia il 2010 con "solI" 45 miliardi di debiti

"Solo 45 miliardi debito", l'AD Fulvio Conti brinda alla prosperità dell'energia che deturpa.

Sole 24 ore: "Enel: Conti, 2010 oltre attese, ebitda a quota 17mld"

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Tirreno Power e la tratta dei posti di lavoro a Vado Ligure

"Dopo le 10 domande rivolte all'Ing. Carlo De Benedetti sull'ampliamento a carbone della centrale tremoelettrica di Vado Ligure, è scattato in "grande stile" il pressing sull'opinione pubblica al quale i sindacati non si sono certo sottratti.
L'arma Tirrenica - la solita, la principale, la meglio collaudata - è quella del classico ricatto occupazionale: se ampliamo assumiamo; se non ampliamo chiudiamo e licenziamo.
Un classicone del bastone & carota, efficacemente applicabile con quadrupedi adibiti al tiro, meno con bipedi privi di clava ma dotati di un pur labile intelletto.

E' interessante notare come, se da una parte Sindacati & azienda brandiscano questo refrain, dall'altra, con ben altra discrezione, abbiano GIA' firmato un "Piano di incentivazione all'esodo" Continua su savonanews.it

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22 settembre 2010

Piombino: enel pensa al carbone

Da greenreport.it

Il sindaco di Piombino all'Enel: «Impraticabile la riconversione a carbone di Tor del Sale»
Durante l'assemblea annuale di Confindustria tenutasi ieri a Livorno (vedi link a fondo pagina), il vicepresidente di Enel Produzioni, l'ingegner Leonardo Arrighi, ha individuato nel carbone la possibile fonte per alimentare la centrale di Torre del Sale, escludendo di fatto ogni altra possibile riconversione, auspicata invece da associazioni ambientaliste e da alcuni politici locali, che da anni vorrebbero un passaggio dall'olio combustibile al metano, senza peraltro tentare di forzare la mano all'Enel, sia per la centrale di Tor del Sale a Piombino, sia per quella del Marzocco a Livorno (nella foto).

«Dopo le dichiarazioni rilasciate dal vicepresidente Arrighi durante la tavola rotonda dedicata all'energia - interviene oggi il sindaco di Piombino Gianni Anselmi - mi preme ribadire che le nostre posizioni sul futuro dell'impianto sono ben note. Enel sa bene che l'ipotesi del carbone è impraticabile sul nostro territorio ed è già stata respinta ripetutamente dalle amministrazioni locali».

Il sindaco piombinese dunque, rivendica la necessità di salvaguardare la valenza turistica della val di Cornia. «Siamo sulla Costa Est, un'area di pregio che abbiamo valorizzato in questi anni - continua Anselmi - Vogliamo continuare in questa direzione imprimendo anzi un'ulteriore svolta ambientale, con investimenti nell'innovazione tecnologica e nelle energie rinnovabili».

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TVN: si allarga l'indagine della Procura

Riportiamo da BiGnotizie.it

"Si allarga l'indagine sulla centrale di Torre Valdaliga Nord. La procura eseguirà controlli anche su tutte quelle prescrizioni che fanno parte del piano di monitoraggio e controllo, nella relazione tecnica del progetto preliminare e nei chiarimenti ed integrazioni di Enel al Ministero dell'Ambiente.

Oltre a queste, controlli verranno effettuati anche sui punti inseriti nella convenzione tra Enel e palazzo del Pincio. Tra queste c'è anche quella relativa alla realizzazione del bosco a ridosso della centrale, di cui si è parlato molto in questo ultimo periodo nel panorama politico cittadino.

Nel frattempo prosegue anche il lavoro dei due ingegneri, nominati dalla procura, che dovranno relazionare su tutta una serie di inadempienze, quelle peraltro evidenziate dai sopralluoghi dei carabinieri del Noe soprattutto sullo scarico del carbone in banchina e sulle dispersione dai carbonili, i famosi dome A e B."

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Torre Valdaliga Nord: il Ministero dello Sviluppo Economico diffida enel

Riportiamo da BiGnotizie.it

"Il Ministero dello Sviluppo Economico, Dipartimento per l'Energia, a firma del direttore generale Rosaria Romano, ha inviato una lettera all'Enel produzione, al Ministero dell'Ambiente, alla Spresal (Servizio prevenzione e sicurezza in ambienti di lavoro) della Asl di Civitavecchia e, per conoscenza, alla procura locale, dove segnala una serie di inadempienze relativamente alla centrale a carbone di Torre Valdaliga Nord.

E sono violazioni pesanti, come emerso dopo che i carabinieri del nucleo operativo ecologico di Roma (NOE), hanno eseguito dei sopralluoghi il 31 maggio, il 9 giugno ed il 15 luglio dell'anno in corso, su incarico della procura della Repubblica di Civitavecchia. Tutte inadempienze che, come dice il documento, non rispettano "le prescrizioni contenute nei provvedimenti autorizzativi".

Ecco quali sono: "il sistema di trasferimento del carbone, non realizzato interamente in depressione, con particolare riferimento alla sezione destinata al caricamento del carbone in banchina. La dispersione di polvere di carbone durante le operazioni di caricamento dalla nave, con ricadute sul molo, sulla nave e sulle attrezzature (e probabilmente in mare). Il fatto costituisce criticità sotto il profilo ambientale e per la salute dei lavoratori. Nei carbonili (Dome A e B) l'assenza di un impianto di ventilazione forzata con sistema filtrante potrebbe non assicurare la captazione/abbattimento delle polveri. Non è esclusa inoltre la fuoriuscita di polvere dall'apertura sommitale e da quelle poste alla base. Nei capannoni destinati allo stoccaggio del gesso e del calcare, l'assenza di un impianto di ventilazione forzata con sistema filtrante potrebbe non assicurare la captazione/abbattimento delle polveri. Non è esclusa inoltre la fuoriuscita di polvere dalle aperture e dalle serrande d'ingresso. Nel maggio 2010 la procedura di prelievo delle aliquote di carbone è stata eseguita con modalità diverse da quelle previste. Nell'area per ricovero carbone in emergenza sono risultati presenti cumuli di cenere pesanti". Il Ministero aggiunge inoltre che "è stato consentito ad un lavoratore di operare con pala meccanica nel capannone del gesso, ossia in ambiente chiuso e con mezzo a motore privo di captazione dei fumi di scarico. In tema di qualità dell'aria, con riferimento al piano di risanamento della qualità dell'aria della regione Lazio, è stato infine verificato che è stato utilizzato carbone con contenuto di zolfo superiore allo 0,3%, contrariamente alle norme tecniche di attuazione del piano di risanamento della qualità dell'aria del Lazio".

Il Ministero dunque, diffida l'Enel dal proseguire tutte queste attività "senza l'ottemperanza immediata delle disposizioni previste", mentre per quel che riguarda i carbonili "entro 15 giorni dalla presente (la lettera è del 17 settembre 2010) dovranno essere fornite al ministero ampie e dettagliate indicazioni che dimostrino l'adeguatezza del sistema di circolazione dell'aria e una valutazione inerente la possibile emissione nell'ambiente di polvere di carbone". Quindi conclude riservandosi di "trasmettere apposita segnalazione al sindaco di Civitavecchia, qualora a seguito degli accertamenti si configurino gli estremi di una situazione di pericolo o di danno per la salute".

A quel punto spetterà a Moscherini decidere il da farsi, in quanto in base alla convenzione firmata con l'Enel, il sindaco ha il potere di decidere di fermare la centrale qualora non siano rispettate le prescrizioni sull'inquinamento ambientale e sulla salute pubblica, come si evince piuttosto chiaramente dal documento del ministero.

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Fuoriuscite di carbone dal nastro trasportatore di TVN, indagine della procura in corso.

Riportiamo da BigNotizie.it

La procura della Repubblica di Civitavecchia ha aperto un fascicolo sulla fuoriuscita di carbone a Torre Valdaliga Nord. E' in corso infatti una perizia tecnica che stanno eseguendo già da tempo due ingegneri, incaricati dalla stessa magistratura inquirente.

I sopralluoghi dei carabinieri del Noe infatti, sono stati effettuati su incarico della procura dopo l'apertura dell'indagine. Gli stessi militari hanno poi presentato la relazione del proprio lavoro, con tanto di foto che dimostrano in modo del tutto evidente la presenza della polvere di carbone sulle banchine e in altre zone dentro la centrale. Sulla base di quella relazione, la magistratura inquirente ha poi informato il Ministero dello Sviluppo Economico, che venerdì scorso ha inviato la lettera all'Enel Produzione.

Di seguito il documento completo del Ministero dello Sviluppo Economico:

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"Ecomostri aperti" a Rossano calabro

Intrattenimento a 360° (celsius) per il popolo (bue) rossanese nell'ennesima inziativa "centrali aperte" di enel fissata per il prossimo 25 settembre, in cui ricorre la festività di San Nilo. Risponde con un comunicato stampa il Comitato per la difesa e lo sviuppo della Sibaritide



"Scherza con i fanti e lascia stare i Santi. Ecomostri aperti"
ENEL pronta ad approfittare del culto dei Santi.

San Nilo, maestro di preghiera e di cultura, figura grande ed emblematica del movimento monacale italo-greco; Santo venerato dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa, verrà celebrato nei prossimi giorni con esaltanti e solenni riti religiosi.

San Nilo, però è stato messo al servizio dei cinici mercanti di economia sterile, auto distruttiva e decivilizzante.

Diciamo NO ai bassi fini dell’ENEL legati a visite teleguidate alla Centrale di Rossano ovvero all’ecomostro da 2 milioni di metri cubi, nel nome di San Nilo, Patrono di Rossano, oltretutto con eventi di basso profilo, mediante i quali si vogliono attirare, in un tragico inganno, folle ingenue, disorientate e disorientabili in quanto afflitte dal bisogno o dalla cupidigia.

Diciamo NO ai progetti dell’ENEL che in 40 anni di lauti profitti sull’energia, non si è mai curata dei nostri bisogni. Niente per la Jonica (la strada della morte). Niente per l’Aeroporto. Niente per le ferrovie. Niente, o poco, persino per la fatiscente rete locale di distribuzione di energia elettrica.

Molto, invece, per l’inquinamento.

NO AL CARBONE.

IL SEGRETARIO Ing. Pierluigi Colletti
IL PRESIDENTE Avv. Amerigo Minnicelli

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10/10/10: festa planetaria per salvare il clima


Fonte: rinnovabili.it

"La data è di quelle che qualcuno potrebbe avere già scelto per convolare a nozze o tentare una scommessa fortunata alla lotteria, come accadde l’8 agosto del 2008. Invece per il 10/10/10 c’è già qualcuno che ha organizzato una vero e proprio “party di lavoro” ma con altissime finalità: salvare il pianeta con azioni concrete. Una data, quella del 10 ottobre di quest’anno, che sarà ricordata in tutto il mondo come la giornata del Global Work Party, il giorno in cui poter lavorare per il pianeta. L’iniziativa di scegliere una giornata in cui gli abitanti di 150 nazioni della terra potranno compiere diverse attività per la salvaguardia del pianeta e per la lotta ai cambiamenti climatici è stata di 350.org, una campagna internazionale messa in piedi dall’ambientalista usa Bill McKibben, che si propone di ridurre la concentrazione di CO2 nell’atmosfera.
Il Global Work Party del mese prossimo ha già ricevuto il sostegno di molti capi di stato, come il presidente delle Maldive Mohamed Nasheed, e soprattutto dell’Organizzazione delle Nazioni Unite. Anche il Segretario Generale dell’Onu, Ban Ki Moon, infatti ha appoggiato un’iniziativa che, stando a quello che hanno dichiarato gli organizzatori “potrebbe trasformarsi nell’evento più grande della storia in termini di attività “pratiche” che potranno essere messe in campo per contrastare i cambiamenti climatici”.

La campagna di 350.org è stata pensata per raggiungere tutti gli angoli del pianeta e per questo è stata veicolata principalmente sul web come ha sottolineato Jamie Henn, cofondatore di 350.org: “Questa campagna sarebbe impossibile senza internet. Noi usiamo il web per coordinare tutti gli eventi. Attraverso Skype chiamo in Cambogia, con i colleghi in Kenya ci aggiorniamo tramite email e grazie alle foto digitali posso vedere, ad esempio, i risultati di un evento fatto in Brasile”.
Sul sito di 350.org, è possibile registrarsi e consultare la mappa, nazione per nazione, delle attività che verranno svolte il 10/10/10. La macchina organizzativa conta già sull’allestimento di migliaia di feste lavoro nelle 150 nazioni che hanno aderito. Gruppi di studenti in Zimbabwe, ad esempio, installeranno pannelli solari in un ospedale, mentre in Pakistan saranno organizzati seminari sull’energia del sole. Per la giornata del 10 ottobre saranno in prima fila anche piccoli gruppi di giovani come ad esempio in Nepal, e allo stesso tempo anche grandi istituzioni internazionali come Greenpeace. E per chi non dovesse avere idee “abbastanza green” per mettersi a lavoro il prossimo 10 ottobre, gli organizzatori del Global Work Party hanno pensato di mettere a disposizione alcune idee da cui prendere spunto: dall’istallazione di pannelli fotovoltaici alla piantumazione di alberi e piante nel proprio giardino o in quello della propria azienda.

NDR: Per saperne di più sulla base scientifica dell'iniziativa, vedi qui: http://www.350.org/about/science

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21 settembre 2010

I costi del carbone a Vado

Il Fatto Quotidiano si occupa del progetto di ampliamento della centrale a carbone di Vado Ligure (Savona), riportiamo l'articolo:

“La centrale a carbone di Vado Ligure costerà 142 milioni di euro e oltre tremila morti”

“Costi sociali per 142 milioni di euro e 3.380 morti premature in 30 anni di funzionamento del sito”. E’ da brivido la denuncia dei medici Virginio Fadda (biologo) e Agostino Torcello (pneumologo), dell’associazione ambientalista Moda di Savona. Secondo Moda se la regione Liguria nei prossimi giorni deciderà di dare il via libera all’ampliamento della centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure (Savona), controllata dalla Sorgenia di Carlo De Benedetti, i cittadini pagheranno un prezzo altissimo. Il loro studio si aggiunge alle polemiche nate nel mese di agosto: dieci domande scomode che personalità della cultura, della medicina e della politica, insieme a comitati savonesi e comuni avevano rivolto all’editore di Repubblica.

Ma quali dati si basa l’apocalittica previsione dei comitati ambientalisti? Il Moda ha paragonato le emissioni della Tirreno Power con quelle della centrale a carbone di Sempra Twin Oaks 3 in Texas (Stati Uniti) e ha fatto la stima sulla base di uno studio condotto dal Public citizens Texas office and the Sustainable energy and economic development coalition. Dal canto suo Tirreno Power replica in maniera netta: “Sono affermazioni alle quali non possiamo rispondere perchè analoghe ad un contesto diverso. Sono posizioni assolutamente estremiste al limite del procurato allarme e non sono da prendere in considerazione. Noi rispondiamo con i nostri dati ambientali perchè una centrale esercita la propria attività all’interno di un contesto normativo stringente”

“Non sono una nostra invenzione questi numeri”, spiegano Fadda e Torcello. “Le nostre stime sono state fatte attraverso i parametri della Commissione Extern dell’Unione Europea in base alla produzione media di emissioni degli ultimi anni e anche per la mortalità le stime sono prudenti perchè viene considerata una zona del Texas con una popolazione notevolmente inferiore a quella di Savona”. Per le associazioni ambientaliste è questo il motivo che spiega il basso prezzo del carbone: costa poco finchè non si considerano tutti i costi esterni.

E con gli stessi parametri l’associazione ha calcolato anche i costi totali in rapporto alla emissioni: 36,5 milioni di euro all’anno per danni alla salute, alle coltivazioni, alle cose e 106 per i cambiamenti climatici, per un conto da oltre 142 milioni di euro. Numeri che stabiliscono una relazione tra l’uso del carbone per generare energia e il suo impatto sulla salute. Perchè qui nei centri abitati più vicini alla centrale il tasso di mortalità aumenta con la vicinanza all’impianto. Sotto esame le patologie come ictus, cancro ai polmoni, alle corde vocali e infarti che superano pericolosamente la media nazionale. Questi sono i dati correlati alle dieci domande rimbalzate in rete e sui giornali locali.

I documenti e gli studi raccolti da biologi e medici dei comitati Moda, Uniti per la salute e dall’Ordine dei medici di Savona descrivono un territorio compromesso dal punto di vista ambientale e della salute pubblica e lasciano molti dubbi sulla volontà della proprietà di investire e ridurre l’inquinamento.

E stabiliscono una correlazione tra le sostanze emesse in atmosfera, come ossidi di azoto e anidride solforosa, e le morti causate. Perchè per tutti i cittadini locali la centrale è un incubo ricorrente perchè responsabile di emissioni che provocano gravi danni alla salute. E la nuova unità alimentata a carbone da 480 Megawatt è altra benzina sul fuoco delle polemiche per abitanti che vivono a poche centinaia di metri dalle ciminiere.

“E’ assodato che l’inquinamento da centrale a carbone produce sempre malattie e morti- commenta Paolo Franceschi, pneumologo ed esperto di salute e ambiente per l’Ordine dei medici di Savona -. E l’incidenza di tumori alle corde vocali, al polmone, alla vescica e altre patologie vascolari, aumentano drammaticamente quanto più ci si avvicina ad una di queste centrali”.

Gli effetti sulla salute ricadono principalmente su cittadini che risiedono entro i 50 chilometri da un sito alimentato a carbone.

Nel periodo 1999-2004 il tasso standardizzato di mortalità per tumori all’anno è maggiore nella provicia savonese: 273 decessi (uomini) ogni centomila abitanti contro i 240 della media nazionale. Le aree in cui la mortalità per tumore è aumentata corrispondono a quelle maggiormente inquinate con picchi per i maschi a Quiliano (287.8) e Vado Ligure (326.9), i due comuni più vicini alla centrale. Ancora maggiore la discrepanza tra i dati nazionali e la provincia di Savona per la popolazione femminile: rispettivamente 140 e 199. E sempre a Vado si arriva addirittura a 211.9. Anche gli ictus sono aumentati rispetto alla media regionale con un eccesso di mortalità standardizzata del 36,8% fra i maschi e del 22,6% tra le femmine.

Ma c’è di più. Franceschi è anche il medico che ha redatto la perizia (commissionata dal Comune di Spotorno) per il progetto di ampliamento della centrale di Vado dal punto di vista degli “aspetti sanitari e ambientali correlari alla salute umana”.

Un dubbio è condiviso da medici ed ambientalisti: per risparmiare si apportano solo miglioramenti marginali per l’uso di un combustibile che appartiene alla storia dell’800. Nella perizia si sottolinea che Tirreno Power nel calcolo delle emissioni non prende in considerazione l’inquinamento da polveri sottili secondarie, che costituiscono la stragrande maggioranza delle pericolose Pm 2.5 (particolato fine considerato una delle sostanze più pericolose per i polmoni).

I dati della perizia raccontano una versione precisa: contando anche le polveri sottili secondarie si avrebbe una maggiore emissione, rispetto a quelle dichiarate, del 3000 per cento passando da 158 tonnellate all’anno a 4876.

Da parte di Tirreno Power però nessun dubbio: si avanti con il progetto. E dopo l’ok del Ministero dell’Ambiente all’ampliamento ora il pallino è in mano alla Regione Liguria che nei prossimi giorni esprimerà il suo parere.

“Non abbiamo risposto alle domande – dichiara Tirreno Power – perchè sono domande a cui non è possibile rispondere”. La linea è dialogare con le istituzioni perchè c’è la disponibilità di investire 150 milioni di euro per interventi di miglioramento e aumento della potenza prodotta nell’impianto. Ma ad una condizione: “Vogliamo un ritorno economico” dichiara la proprietà.

di Curzio Rosso

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18 settembre 2010

L'autorizzazione a un sito energetico si decide tra poteri forti

Fonte: "Tatò al processo: “Berlusconi promise a Blair via libera al rigassificatore”" via No al carbone Brindisi

"BRINDISI – Il primo ministro inglese Blair voleva che si facesse il rigassificatore a Brindisi e il presidente del consiglio Berlusconi si era impegnato personalmente a che la richiesta del collega inglese andasse a buon fine. L’ha detto nella tarda mattinata odierna Francesco Tatò, amministratore delegato dell’Enel (voluto da Romano Prodi) dal 1996 al 2002, deponendo in qualità di testimone nel processo per le mazzette pagate dalla British Gas per realizzare in fretta e furia, senza la Valutazione di impatto ambientale, il rigassificatore a Capo Bianco, nel porto esterno di Brindisi.

Tatò ha fatto queste affermazioni rispondendo alle domande del sostituto procuratore Giuseppe De Nozza, pubblica accusa nel processo che si sta svolgendo dinanzi al collegio presieduto da Giuseppe Licci. A Fare queste rivelazioni a Tatò fu l’allora ambasciatore inglese in Italia. Tatò ha ricordato che, stando a quanto gli aveva riferito l’ambasciatore, Berlusconi aveva garantito che non ci sarebbero stati ostacoli nel realizzare a Brindisi l’impianto. “Era un pensiero strettamente personale – ha commentato Tatò –: io ritenevo che fare il rigassificatore a Brindisi fosse un’assurdità perché nel territorio c’erano già due centrali a carbone e un petrolchimico”.

L’interrogatorio è proseguito sui contatti tra Enel e British Gas, unite poi nella costituzione e nella partnership in Brindisi Lng. “Durante la mia presidenza all’Enel – ha ricordato – fu avviato solo un primo contatto. Dissi ai vertici di British Gas che Enel sarebbe stata disponibile a rinunciare al progetto di rigassificatore da realizzare a Taranto a patto che la Bg avesse favorito l’Enel nella distribuzione del gas in Inghilterra”. Ma su questo fronte, stando a quanto riferito da Tatò, la British Gas nicchiò, quasi non volesse prendere impegni.

L’onere economico dell’Enel per l’operazione rigassificatore a Brindisi fu enorme. Non ha fatto cifre. Ha detto: “Dovete pensare che il costo fu pari ai costi per la progettazione dei rigassificatori a Taranto, Trieste e Savona”. Nulla, invece, ha potuto dire Tatò sui motivi che hanno successivamente portato l’Enel a scendere dalla barca del rigassificatore a Brindisi.

Subito dopo Tatò è stato sentito Lorenzo Bronzi, amministratore delegato di Enel Ftl e direttore generale di Enel Trade. Lui sottoscrisse l’accordo con la multinazionale inglese. Al tribunale, rispondendo alla domanda del pm, ha detto: “L’Enel valutò i pro ed i contro. I contro di questa iniziativa erano il rischio che l’arrivo del metano in prossimità della centrale di Cerano costringesse l’Enel ad approvvigionarsi con questo combustibile, aggravando i costi per l’azienda avendo la necessità di procedere alle modifiche del ciclo produttivo. Ritenevamo che i brindisini ci avrebbero chiesto l’utilizzo del metano al posto del carbone. Io lo evidenziai assieme ad altri di cui non ricordo i nomi”. Nel 2004 l’Enel abbandonò il progetto. Come mai? ha chiesto De Nozza. “Non lo so – ha risposto -, ma posso immaginare che sia accaduto a seguito delle grane che si sono sviluppate a livello locale”.

Ennio Fano, responsabile delle Politiche ambientali dell’Enel, in proposito a spiegato: “L’interesse venne meno nell’inverno del 2002. Rammento che in quei mesi sollecitai altri incontri, conferenze di servizio, interventi necessari all’iter, interloquendo con Gilberto Dialuce del ministero delle Attività produttive. Ricevetti solo rinvii perché sosteneva che la Regione Puglia non dava la disponibilità ad una data per gli incontri”.

Massimo Romano, altro dirigente Enel, ha spiegato il motivo per cui la sua azienda, che aveva in progetto la realizzazione di un rigassificatore a Taranto, si spostò su Brindisi. “In particolare la Regione Puglia ebbe a rappresentarci che c’era una preferenza per Brindisi. Credo per motivi tecnici ma anche per volere delle istituzioni locali”. Ed a proposito della Regione Puglia ha detto: “L’interesse a farlo a Brindisi era del presidente della Regione, Raffaele Fitto”. L’udienza è stata aggiornata all’8 ottobre.Oltre ad Antonino sono imputati Franco Fassio, ex consigliere e amministratore delegato della Bg, Luca Scagliarini (all’epoca uomo ombra di Antonino, poi hanno litigato e le strade si sono divise), Fabio Fontana, Gianluca Rabitti, Antonio Manca, Mario Lorenzo Ravedati, Donato Caiulo, Alfonso Gallo, Armando de Azevedo Henriques, Giorgio Battistini, Stephen John Ricketts, David James Robottom e Gilberto Dialuce.

Già chiusa per prescrizione, invece, la posizione di Yvonne Barton, nativa di Manchester, tra il 1998 e il 2003 a capo della British Gas poi diventata Brindisi Lng, principale imputato in questo processo in quanto sarebbe stata lei a pagare la maggior parte delle mazzette ad Antonino. La posizione della Barton per un difetto procedurale, era stata stralciate e non è mai arrivata dinanzi al collegio. Il gup Valerio Fracassi dichiarò prescritti i reati contestati poiché arrivavano al 2002, per cui i sette anni e mezzo per la prescrizione erano già maturati. Parti civili sono costituiti il Comune di Brindisi, la Provincia, la Regione Puglia, Italia Nostra, Wwf, Legambiente e l’Autorità portuale.

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17 settembre 2010

CCS, crociata criminale in arrivo. A nostre spese, naturalmente.

AMBIENTE: WEC-AIEE-AIDIC,IL 25 CONVEGNO SU CATTURA/STOCCAGGIO CO2

L'attuale modello di sviluppo ci sta mettendo in guai seri, ma il potere che lo controlla non vuol demordere, e prepara colpi di coda dal potenziale devastante.

I costi di questo modello sono troppo alti, l'unico modo per invertire la deriva autodistruttiva in cui ci siamo cacciati è CAMBIARE RADICALMENTE il modello. Le CCS sono una (costosissima) trovata per lasciare tutto invariato e continuare a inquinare come e peggio di come s'è fatto finora, a sprecare quanto e peggio s'è già fatto.

I giganti dei business inquinanti vogliono restare aggrappati ai loro affari. Per farlo, nell'atmosfera di emergenza ecologica che si respira ovunque, c'è bisogno di ridurre la (mai sufficiente) diffidenza del pubblico, e su questo piano le CCS sembrano promettenti: infiliamo la Co2 sotto il tappeto.

Per proporle però sarà necessario sviare l'attenzione dai rischi che comportano. Come? Mediante ben affilate menzogne, martellare l'opinione pubblica con seducenti facili slogan corruttori. Arriveranno volti nuovi di salvatori del pianeta a spazzar via la nera polvere sotto il tappeto degli oceani, sotto la crosta terrestre, con la benedizione dei vecchi ora redenti. Parleranno su ogni media gli ex ambientalisti alla Chicco Testa, saranno assoldati più che ingegneri, gli esperti di comunicazione a scriverne i canovacci.

Resta fortunatamente un problema di proporzioni enormi a ostacolare questa soluzione: i costi economici delle CCS. Sono talmente grandi che, se riusciremo a evitare un ipotetica tassa mascherata europea ad esse dedicata, probabilmente non si faranno mai.

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Il futuro energetico europeo in "EU energy trends to 2030"

Fonte: Rinnovabili.it

La Commissione europea pubblica EU energy trends to 2030, documento che racchiude gli scenari energetici del futuro europeo annunciando 333 GW di nuova capacità elettrica tra il 2011 e il 2020, di cui 136 GW di eolico equivalenti al 41% delle nuove istallazioni.
Nel particolare la Commissione ha previsto che il 64% della nuova capacità proverrà dallo sfruttamento di fonti rinnovabili, il 17% dal gas, il 12% dal carbone, il 4% dal nucleare e il 3% dal petrolio. Lo scenario descritto annuncia che l’eolico produrrà il 14% del totale dell’energia generata nel continente entro il 2020, contro l’attuale 5%. “La Commissione europea è consapevole che l’energia eolica avrà un ruolo molto significativo nel sistema elettrico europeo entro il 2020, in linea con la realtà attuale del mercato, la legislazione dell’UE e le aspettative del settore,” ha dichiarato Christian Kjaer, Chief Executive Officer di European Wind Energy Association (EWEA). “Significa che l’energia eolica fornirà energia elettrica per l’equivalente di 120 milioni di famiglie nell’UE entro il 2020”.
La Commissione si aspetta dunque che il vento, sia offshore che on-shore, dominerà il mercato energetico spingendo il proprio ruolo di primatista fino al 2030, seguito dall’energia idroelettrica e dalla biomassa determinando una sostanziale contrazione della generazione di energia da carburanti fossili: la quota del gas diminuirà del 17,8% mentre il carbone e gli altri combustibili scenderanno fino al 21%.

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16 settembre 2010

Carbone sporco da morire: migliaia di vittime, costi enormi


Riportiamo da ecologiae.it

"Un esempio perfetto di quanto il costo dell’energia elettrica proveniente dai combustibili fossili non è pienamente rappresentato dal prezzo lo possiamo ottenere dal nuovo rapporto della Clean Air Task Force americana, dal quale si evince che le particelle di inquinamento dal carbone esistenti nei cieli degli Stati Uniti potrebbero causare circa 13.200 morti premature nel 2010, per non parlare dei circa 9.700 ricoveri e dei 20.000 attacchi di cuore.
I dati sulla mortalità stimati per il 2010 vedono la Pennsylvania “vantare” un poco invidiabile primato come nazione con il maggior numero di vittime per l’inquinamento con 1.359 persone probabilmente uccise, 1.016 persone ricoverate, e 2.298 che hanno subìto attacchi di cuore collegati all’aria sporca. L’Ohio arriva secondo con 1.221 morti premature, lo Stato di New York terzo con 945 morti da inquinamento da carbone.
Il rapporto rileva che:
Il valore monetizzato totale di questi impatti negativi per la salute ammonta a oltre 100 miliardi di dollari l’anno. Tale onere non è distribuito uniformemente in tutta la popolazione. Gli impatti negativi sono particolarmente gravi per gli anziani, i bambini, e quelli con altri problemi di salute. Inoltre i poveri, le minoranze e le persone che vivono in zone sottovento delle centrali elettriche rischiano di essere eccessivamente esposti ai rischi per la salute e dei costi di l’inquinamento delle polveri sottili.
Anche se questi numeri sembrano terrificanti, si può tirare un “sospiro di sollievo” in quanto la situazione è migliorata rispetto al passato. Nell’ultima versione di questo studio, svolto nel 2004, è stato stimato che l’inquinamento da carbone avrebbe causato circa 24.000 morti premature ogni anno (secondo i dati del Washington Independent). Quasi il doppio rispetto ad oggi.
Gli autori hanno citato l’azione EPA nel 2005 nel quadro del Clean Air Interstate Rule come fattore fondamentale nella mortalità in declino. Anche se il CAIR è stato abrogato dalla corte federale nel 2008, i requisiti di riduzione dell’inquinamento rimangono in vigore ancora oggi, ed altre regole ancora più ferree sono previste per il futuro.

L’inquinamento da carbone negli Stati Uniti è solo il fattore più pesante dell’inquinamento atmosferico industriale, ma di certo non l’unico. Anche se con un numero molto ridotto, secondo il rapporto le emissioni di anidride solforosa e di ossidi di azoto delle centrali elettriche
continuano a richiedere significativi dazi sulla salute e la longevità di milioni di americani.
Nel complesso, afferma il rapporto
tra tutte le fonti di inquinamento atmosferico industriale, nessuna pone maggiori rischi per la salute umana e l’ambiente quanto le centrali elettriche a carbone.
Una relazione simile fatta l’anno scorso per valutare i costi sanitari e ambientali delle 400 centrali elettriche a carbone della nazione ha stimato che i costi nascosti della combustione del carbone ammontassero a circa 62 miliardi di dollari (48 miliardi di euro) l’anno.

Fonte: [Treehugger]"

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Sì al bosco di 40 ettari nell’area attigua alla centrale di Torrevaldaliga Nord (Civitavecchia)


Nella giornata di ieri presso l’aula Calamatta del comune di Civitavecchia si è tenuta la conferenza stampa, indetta dal Forum Ambientalista e dal Comitato NaturalMente, per presentare la petizione popolare Sì alla realizzazione del bosco di 40 ettari nelle aree attigue alla Centrale di Torrevaldaliga Nord

Puoi stampare, firmare e far firmare il modulo, SCARICALO QUI
Contattaci QUI per far pervenire i moduli firmati ai promotori.

Esiste inoltre a questo indirizzo www.firmiamo.it/boscocivitavecchia una versione online della petizione, che tuttavia non ha valore legale ma simbolico.


Segue il testo della petizione:

PREMESSO

che nel decreto MAP n° 55/02/2003 del 24 dicembre 2003, con il quale è stata autorizzata la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord, è fatto obbligo ad ENEL, quale opera compensativa, di provvedere alla realizzazione di un’area boscata dell’estensione di circa 40 h denominata “Parco dei Serbatoi”;

che nel parere di Valutazione di Impatto Ambientale 680/2003, costituente parte integrante del citato Decreto autorizzativo, viene stabilito che le prescrizioni andavano ottemperate con “modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima della chiusura del cantiere della centrale “;

che ad oggi, nonostante si stia andando verso la chiusura del cantiere e la messa in esercizio a regime dell’intera centrale, non risulta che si sia in alcun modo proceduto alla realizzazione di detto parco;

che anzi l’area individuata per detta realizzazione risulta interessata da un inquietante accumulo di rifiuti sul quale la Procura della Repubblica ha avviato un inchiesta;

che nell’“Accordo disciplinante i reciproci rapporti tra l’Amministrazione Comunale di Civitavecchia ed ENEL produzione spa” stipulato in data 14 aprile 2008 all’art. VIII è riportato che “in adesione alla richiesta del Comune, Enel, previa autorizzazione delle competenti autorità, ivi inclusa quella del Ministero dell’Ambiente, si dichiara disponibile a realizzare l’area di verde pubblico, prevista originariamente in prossimità della Centrale, in altri siti indicati dal Comune …”;

che con nota 49383 del 21/09/09 Il Sindaco di Civitavecchia, Gianni Moscherini, ha rinnovato la richiesta “di soprassedere alla realizzazione di quanto previsto dal progetto relativo alle opere compensative già approvato (il Parco dei Serbatoi nds), facendo presente la volontà dello scrivente Comune di farsi carico dell’individuazione di una soluzione alternativa, finanziabile con il contributo ENEL, da sottoporre a nuova approvazione delle amministrazione in indirizzo.”


CONSIDERATO

che le aree a verde rappresentano, per ogni città, una necessità fisiologica per la rigenerazione dell’atmosfera e del terreno ed un fattore di grande importanza per la vivibilità dell’ambiente urbano;

che a Civitavecchia la dotazione pro capite di verde urbano è ben al di sotto del valore guida di 8 m2/ab indicato dalla normativa vigente;

che le aree verdi sono indispensabili fattori di equilibrio ecologico poiché svolgono diverse funzioni tra le quali preme qui rilevare:
• la produzione di ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana;
• il contenimento dell’inquinamento atmosferico, in particolare quello dovuto al particolarato fine;
• il contenimento dell’inquinamento acustico (le barriere vegetali costituiscono un’efficace difesa contro il rumore provocato da varie fonti;

che la realizzazione del cosiddetto “Parco dei Serbatoi” trova la sua ragione, peraltro, proprio nella mitigazione dei gravi effetti ambientali della riconversione a carbone sul territorio, infatti, nel decreto di Valutazione di impatto Ambientale 680/2003 dopo aver chiarito che l’intervento prescritto consiste in “un’area a parco caratterizzata dalla presenza di ampie radure intervallate da fitti insiemi boschivi, caratteristici del paesaggio costiero circostante” viene specificato che la realizzazione del parco comporterà, relativamente alla componente ambientale suolo e sottosuolo, “un miglioramento in quanto l’area occupata dalla centrale diminuirà, a fronte dello smantellamento di gran parte del parco serbatoi, di circa 119.000 m2” e che, quindi, “può effettivamente contribuire a migliorare la percezione dell’impianto, rendendolo meno estraneo alla città”;

che, inoltre, un ettaro di bosco è in grado di neutralizzare, mediamente, almeno 6 tonnellate di CO2 (ovvero anidride carbonica, gas serra primo responsabile del riscaldamento globale) in un anno;

che 40 ettari di bosco comporteranno, quindi, la neutralizzazione di almeno 240 tonnellate annue di CO2, quota che, seppure minimale, comporta comunque un effetto di mitigazione alle oltre 10 milioni di tonnellate annue di anidride carbonica che la centrale di Torrevaldaliga Nord immetterà nella nostra aria;

che sono sempre più frequenti le proteste dei cittadini per il rumore sordo e continuo proveniente dalla Centrale di Torrevaldaliga Nord;

che gli alberi da alto fusto quali quelli previsti nel progetto presentato in ottemperanza alla citata prescrizione, avrebbero, come già sopra specificato, un sicuro effetto di contenimento dell’inquinamento acustico;

che anche il Ministero dell’Ambiente ha più volte sottolineato l'importanza di ottemperare alle prescrizioni previste negli atti autorizzativi con particolare riferimento proprio al “Parco Dei Serbatoi”;

che la stessa ENEL nei propri documenti, anche successivi alla firma dell’accordo con il Comune di Civitavecchia, al fine di evidenziare lo sforzo di rendere ” ambientalmente compatibile” la riconversione a carbone della Centrale di Torrevaldaliga Nord con il territorio circostante, afferma più volte che “L’area liberata dai serbatoi sarà bonificata e recuperata a verde.”;


I SOTTOSCRITTI CITTADINI


-ESPRIMONO

il più totale dissenso alla richiesta del Sindaco Moscherini di soprassedere dalla realizzazione di un area boscata in area limitrofa alla centrale di Torrevaldaliga Nord


-CHIEDONO

alle Autorità in indirizzo di

non “soprassedere” alla prescrizione in questione ed anzi di intervenire su ENEL Produzione S.p.a.

affinché si proceda, come previsto nel Decreto di Valutazione di Impatto Ambientale e nel Decreto di autorizzazione all’esercizio della centrale di Torrevaldaliga Nord, ad ottemperare alle prescrizioni prima della chiusura del cantiere della centrale e, quindi, a realizzare in tempi brevi l’area boscata di circa 40 h nell’area adiacente alla centrale precedentemente occupata dai serbatoi.

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