No al carbone Alto Lazio

9 febbraio 2011

Civitavecchia, Gianni Moscherini, Terminal Cina

Nel prossimo 10/02/2011 avverà a Roma all'interno del convegno "Piattaforma logistica Italia" la presentazione del megaprogetto della cinese HNA Group riguardante Civitavecchia e dintorni, e comprendente terminalCina, aereoporto e altre enormi porcherie, insomma un goloso piatto da spartire per politica deviata e mafie. Il tutto gestito dai cinesi, senza troppi controlli o "interferenze" italiane.




In occasione dell'incontro riprendiamo un articolo uscito circa un anno fa, che illustra cosa gira attorno ai megaprogetti riguardanti Civitavecchia e dintorni.

"Civitavecchia, porto che Scotti" di Andrea Cinquegrani (03/10/2010)

Per la prima volta viene alla luce l'incredibile scenario affaristico che si muove lungo la costa laziale. Un super mix a base di cosche, politica made in tangentopoli e interessi massonici, in prima fila l'ex P2 Elia Valori. Al centro dei business da miliardi c'e' lo scalo portuale. Ma anche la centrale a biomasse, il cementificio e tutto quanto fa appalto. Ecco nomi, sigle e cifre in ballo.
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Suscita appetiti smisurati e scatena una furia assassina un piccolo porto come puo' esserlo quello di Acciaroli, col sindaco di Pollica Angelo Vassallo crivellato di colpi camorristi. Figuriamoci che interessi possono concentrarsi in uno scalo cento volte piu' grande, con tutte le opere in fase di progettazione o realizzazione, come quello di Civitavecchia e le centinia di milioni di euro gia' in ballo. E qui da noi, gia' da anni le mafie, soprattutto quella dei casalesi, dettano legge».
A parlare e' un agente marittimo da una vita nello scalo a nord di Roma. Uno scalo al centro di interessi “multipli”, come si conviene per i maxi business dove accanto a politici, stuoli di professionisti, faccendieri d'ogni razza, si ritrova il solito convitato di pietra: la malavita organizzata, ormai super-radicata lungo tutto il litorale non solo a sud della capitale (da Formia fino all'alto casertano), ma anche a nord, con forti capisaldi nell'entroterra, come dimostra il caso Fondi, col MOF (Mercato Ortofrutticolo Fondi) vero e proprio crocevia di ‘ndrangheta e camorra. Sottolinea Elvio Di Cesare, presidente laziale dell'Associazione Caponnetto, da anni in prima linea nel documentare e denunciare commistioni tra politica, malavita e affari nell'alto e nel basso Lazio: «Si registra un aumento esponenziale della presenza di nuclei familiari, manager e imprese provenienti dal casertano, ma anche dalla Calabria e dalla Sicilia, cosi' come continue aperture flash di esercizi commerciali, strani passaggi di terreni e proprieta' immobiliari, aperture di sportelli bancari». Insomma, «un'anomala, grande liquidita' in netta controtendenza rispetto alla crisi economica attuale». Rincara la dose Luigi Daga, ex assessore regionale Pci e vicepresidente della Caponnetto: «Il nostro territorio e' diventato una maxi lavanderia a cielo aperto, una gigantesca macchina del riciclaggio dove la gran parte delle opere pubbliche sono finite nel mirino delle cosche. Solo qualche esempio. ‘Ndrine e Casamonica operano lungo la costa tirrenica fino a Montalto di Castro, i partenopei Di Lauro, big della coca a Secondigliano, li troviamo a Santa Marinella, i calabresi Pulvirenti, affiliati ai catanesi di Nitto Santapaola, tra Ladispoli e Cerveteri, i Rinzivillo hanno puntato soprattutto sul porto di Civitavecchia e la centrale Enel in fase di riconversione; e ancora i Gallo-Cavalieri da Torre Annunziata sono impegnati nei traffici illeciti tra Civitavecchia e Ladispoli». Un super mix ad altissimo potenziale economico e criminale. Tale da dettare ormai legge incontrastata sul territorio. Senza che alcun affare possa sfuggire al suo controllo.
Vediamo allora, a partire dal business numero uno, il porto di Civitavecchia, tutte le occasioni milionarie che la Mafie spa ha nel suo mirino.

PORTO, RICICLO TORNO
Un autentico cocktail, lo scalo portuale: mafie nostrane oppure cinesi, faccendieri, piduisti, basta che ci sia un affare, un appalto. E li', di soldi, ce n'e' davvero un mare. Partiamo dalla crema. Ovvero dall'operazione Cantiere Privilege, roba per magayacht, nata, battezzata e cresciuta sotto il vigile sguardo di Giancarlo Elia Valori, uno dei pochi uomini al mondo capace di tessere affari con israeliani e palestinesi al tempo stesso, piduista della prima ora (espulso da Licio Gelli in persona) e fervente opusdeista, amico di magistrati che contano e nel mirino di altre toghe. Per fare un paio di esempi: era al centro delle indagini targate Luigi De Magistris alla procura di Catanzaro, soprattutto per gli affari della sua Torno International; ed e' tra gli indagati della cordata Alitalia-Cai.
Ex numero uno degli industriali romani, Valori e' oggi presidente della strategica Sviluppo Lazio e mentore della Ultrapolis Investment, multinazionale con sedi a Singapore, Hong Kong, Londra e negli States (fiore all'occhiello il vertice affidato all'ex numero uno dell'Onu Perez de Cuellar) che un bel giorno decide di sbarcare - progetti, compassi e milioni al seguito - nel porto di Civitavecchia. «Tra i piu' accesi sostenitori dell'iniziativa - raccontano in ambienti marittimi locali - i sottosegretari Giuseppe Maria Reina e Vincenzo Scotti. E quest'ultimo a quanto pare avrebbe anche interessi economici nell'operazione Privilege». E' infatti al timone della Privilege Fleet Management Co spa, Scotti, il quale non ha mancato di aprire la manifestazone per la posa della prima pietra all'Hotel Regis di Roma, nonche' di visitare ufficialmente il cantiere a fine settembre 2009, insieme a Reina e al presidente della commissione finanze del Senato Mario Baldassarri.
Un pallino, per il numero due agli Esteri, il partenopeo Scotti, quello dei porti: comincio' - fine anni ‘70 - con quello di Mergellina a Napoli, ora mostra interesse (tramite la famiglia puteolana dei Cosenza, con la parlamentare pdl Giulia nel motore, molto vicina anche a Italo Bocchino e Paolo Cirino Pomicino) per il futuro del Waterfront di Arco Felice nell'area flegrea (altro business arcimilionario, circa 1.500 posti barca), per finire con Civitavecchia: sono passati gli anni del purgatorio post Tangentopoli trascorsi all'universita' di Malta...

PIATTI CINESI
Torniamo a Valori. Che scende in acqua con altre due corazzate. Figura infatti sul ponte di comando del Consorzio Sviluppo Mediterraneo (Cosvime per gli aficionados) e di Centrale Finanziaria Generale spa (a presiedere quest'ultima, prima di lui, c'era Alberto Gotti), sigle super interessate ai destini - portuali e non solo - di tutta l'area. Tanto da siglare con il Comune una sorta di “accordo quadro”, un'intesa a tutto campo per «favorire un processo di sviluppo nell'area a nord della capitale». In che modo? Mettendo in tavola una serie di “piatti forti”, piu' tecnicamente «uno studio di fattibilita' delle infrastrutture a servizio della piattaforma logistica civitavecchiese». Tradotto in soldoni? Aeroporto cargo e turistico a Tarquinia, distri-park tra Civitavecchia, Allumiere e Tarquinia, ampliamento della zona industriale del porto e dell'interporto di Civitavecchia, collegamenti infrastrutturali, in primis la linea ferroviaria Capranica-Orte e la superstrada Viterbo-Vetralla, «in grado di collegare il porto - sostengono i promotori - ai sistemi industriali del Centro Italia».
Piatti e pietanze arcimilionarie. Peccato che la “cucina” sia vietata ai non addetti ai lavori. Si', perche' l'accordo sottoscritto tra il Comune da un lato e le due sigle made in Valori dall'altro, all'articolo 11 prevede espressamente che «nessuna delle parti rivelera' ad altre persone, enti od organismi, informazioni e dati di cui le Parti vengano a conoscenza durante o in relazione ad ogni attivita' inerente all'esecuzione del Protocollo d'intesa». Sara' necessario dotarsi di cappucci e grembiulini per accedere a tali segrete notizie? Verranno celebrate adunanze consiliari seguendo il rito scozzese o quale altro?
Tra i partner internazionali piu' interessati ai progetti del futuro, in prima fila i cinesi. «E' proprio Valori - ricostruiscono alcuni all'Autorita' portuale - che ha guidato a Civitavecchia la visita del procuratore generale della repubblica popolare cinese Jia Sun, neo ambasciatore in Italia, il quale ha incontrato il sindaco, visitato il porto e successivamente il comune di Tarquinia. Si sono poi svolti vari incontri con la societa' HNA, pubblicizzata dal comune di Civitavecchia come il terzo gruppo cinese per importanza nei settori commerciale, turistico e logistico, incontri che si sono svolti nella sede della Centrale Finanziaria, dopo i quali gli stessi vertici municipali hanno deciso di inviare una propria delegazione all'Expo 2010 di Shanghai». Del resto, e' in cantiere la realizzazione di una maxi “Terminal Cina/Asia” per il carico e lo scarico di container previsto proprio all'interno dello scalo, super sponsorizzato dal sindaco ma a quanto pare snobbato («non e' ancora nei programmi di espansione») dall'attuale numero uno dell'Autorita' portuale, Fabio Ciani.

ECCO IL SUPER SINDACO
Ma chi siede al vertice del pluriprotagonista comune di Civitavecchia? Il primo cittadino si chiama Giovanni Moscherini, una vita all'Autorita' portuale. Ex craxiano di ferro, al Comune approdo' come “Segretario” quindici anni fa su indicazione dell'allora presidente, il diessino Francesco Nerli (per parecchi anni dominus incontrastato dell'area portuale di Napoli, oggi sotto inchiesta per una serie di appalti poco chiari). Nel 2000 l'allora ministro dei Trasporti del governo D'Alema, Pierluigi Bersani, lo nomina Commissario.
Solo un anno dopo, l'appena insediato esecutivo Berlusconi, su proposta del ministro Pietro Lunardi (altro sponsor un forzista doc, Luigi Grillo, finito nell'inchiesta sulle scalate bancarie e i furbetti del quartierino), lo incorona presidente. Insomma, piroette a 180 gradi.
Un faro, comunque, lo illumina: quello chiamato Opus Dei. Nel 2002, fresco numero uno dell'Autorita', Moscherini dedica ad un altro fresco di nomina, il neo santo Jose' Escriva' de Balaguer, una intera banchina del porto. Nel 2005 il portavoce della Santa Sede, Navarro Valls, elogia pubblicamente - non si sa bene a quale titolo - i vertici del porto di Civitavecchia. Tre anni dopo, nel presentare in pompa magna i progetti Privilege dell'amico Giancarlo Elia Valori, Moscherini si autodefinisce “maestro dirigente dell'Opus Dei” (nel suo profilo Facebook, piu' prosaicamente, riferisce di essere un «dipendente dell'Agenzia Marittima Fremura»).
Dalle vicende spirituali a quelle terrene - e anche mangerecce - il passo non e' poi cosi' lungo: ed ecco che, dai faldoni dell'inchiesta sulla cricca made in Anemone, Balducci, Bertolaso e C., spuntano tracce di un incontro dell'ottobre 2009 in un ristorante romano al quale, secondo fonti investigative, «hanno partecipato alcuni imprenditori interessati ad investire sul territorio e il sindaco Moscherini». Nel corso della cena quest'ultimo «affermo' che gli amici del Salaria Sport Village sono disposti a realizzare un project financing per la cittadella dello sport e poi donarla al Comune. Li ho visti a cena venti giorni fa».
Una cena tira l'altra, cosi' come i progetti. Ne scaturiscono a getto continuo, dal vulcanico sindaco-ovunque. C'e' quello del “porto storico”, per realizzare un “marina yatchting” ad uso di natanti al di sopra d'una certa dimesione: progetto affidato senza gara - sottolineano operatori del settore - a una delle ammiraglie di casa Caltagirone, la Porto del Tirreno spa che fa capo a Francesco Bellavista Caltagirone e alla neo compagna Beatrice Parodi, figlia di uno dei piu' grossi armatori liguri, Piergiorgio Parodi, ottimo amico dell'ex ministro per le Attivita' produttive (e ancora, dopo 5 mesi, in attesa di successore) Claudio Scajola.
Solo una tappa, Civitavecchia, nella crociera “Grandi Appalti” della corazzata Caltagirone che si sta svolgendo lungo tutto il litorale tirrenico, dalla cara Liguria, naturalmente, passando per Massa e Carrara (sono in fase d'avvio lavori gia' sotto i riflettori della magistratura), fino alla costa laziale, epicentro Fiumicino, dove e' stata appena posata la prima pietra per opere arcimilionarie «attese da quasi quarant'anni», gioiscono nell'area.
Maxi affaire giallo a parte (il “Terminal Asia/Cina”), non si lasciano perdere neanche (si fa per dire, sempre miloni di euro) le briciole. Come e' il caso del Porticciolo Frasca, per la cui realizzazione - a quanto pare - viaggia col vento in poppa il progetto redatto dalla Porto Popolare La Frasca spa. Sul ponte di comando Giuliano Valente, amministratore delegato, azionista al 90 per cento. Ma nel pedigree di Valente spiccano altre due cariche: e' capogruppo Pdl al comune di Nettuno («una sorta di sindaco ombra - raccontano in municipio - visto che il primo cittadino Vittorio Marzoli fa quello che dice lui») e amministratore delegato di un'altra sigla nautica, Marina di Nettuno. Destino tumultuoso, quello della Marina di Nettuno, visto che e' finita nel vortice di un'inchiesta giudiziaria al calor bianco, con l'accusa di collusione con le ‘ndrine dei Gallace-Novella: inchiesta che ha portato anche allo scioglimento - provvedimento prefettizio poi firmato dal capo dello stato - del comune di Nettuno. Negli ultimi tempi, pero', Moscherini avrebbe fatto marcia indietro, sostenendo che i lavori verranno effettuati dal tandem Enel-gruppo Gavio, battente bandiera Compagnia Porto spa, che sta gia' realizzando la darsena “petroli grandi masse” all'interno dello scalo.
E vediamo ancora, in rapida carrellata, altri nodi “bollenti” che riguardano sia l'area portuale di Civitavecchia che le strategiche aree limitrofe.

NON SOLO ‘NDRINE
«Una presenza quasi ossessiva nel porto e nelle societa' che vi operano - notano altri addetti marittimi - e' quella del messinese Salvatore Barone», originario di San Piero Patti, precedenti (operativi) nel porto di Gioia Tauro: non solo nelle aree portuali pullulano una sfilza di societa' a lui riconducibili (Tma srl, Windstar sa holding, Transnational sa holding per citarne solo alcune) ma a quanto pare la gran parte degli immobili che si trovano a ridosso delle mura del porto storico, fanno capo a sue societa'. Altro legame forte di Barone (non pochi lo etichettano come “l'uomo di riferimento”) e' quello con la potente famiglie messinese dei Franza, a sua volta ben presente nel porto con la Caronte e Tourist che fino al 2009 ha gestito i collegamenti ferry tra Messina e Civitavecchia (la sigla nasce dalla fusione della Caronte spa dei Matacena con la Tourist Ferry Boat dei Franza).
Un'altra sigla, Interminal, si occupa invece delle operazioni portuali delle navi Tirrenia e avrebbe intenzione - raccontano alcuni addetti ai lavori - di mettere a segno un colpo che fa gola a molti, un district park nell'area portuale. Interminal e' controllata da un casertano, originario di Parete, Nicola Di Sarno, che con un'altra sigla - Interport - monopolizza i lavori gru nel porto di Gaeta, dove sono importanti soprattutto i traffici nazionali di pet coke: e da questo avamposto Di Sarno si collega con il suo deposito che si trova poco oltre il ponte sul Garigliano. Un esponente di spicco del potente clan napoletano dei Nuvoletta (alleati con Cosa Nostra) era suo padre, Pietro Di Sarno, deceduto quattro anni fa.

SHIFCO ALPI
E da Gaeta sta per arrivare a Civitavecchia un altro imprenditore che conta, Vito Panati, che controlla il gruppo Panapesca, una quindicina di sigle collegate e impegnate nel trasporto di pesce congelato. Il nome di Panati e' rimbalzato nelle cronache del caso Alpi, dal momento che a lui faceva capo anche la PIA (Prodotti Ittici Alimentari), avamposto sempre a Gaeta, per anni attiva nell'import export di pesce (ma a quanto pare - secondo le testimonianze di alcuni ex lavoratori raccolte anche dai membri della commissione parlamentare d'inchiesta - non solo: si parla di scorie nucleari, armi e droga tanto per gradire), spesso e volentieri utilizzando o cogestendo le navi della Shifco, sulle quali Ilaria Alpi e Miran Hrovatin stavano raccogliendo elementi proprio pochi giorni prima di essere trucidati. Due anni fa - a luglio 2008 - nel corso di una conferenza stampa il sindaco Moscherini annuncia entusiasta lo sbarco di Panapesca con uno stabilimento da 150 posti di lavoro da localizzare nella zona industriale.
Passano alcuni mesi, siamo a febbraio 2009: la giunta comunale vara un accordo di programma che prevede la realizzazione in localita' Campo Reale di una maxi piattaforma industriale per la produzione di beni e servizi (compresi motel, minimarket, sale conferenza, su quasi 90 ettari). Disco verde, dunque, per i favolosi progetti partoriti dalla Rodeo srl amministrata da Daniele Marini. Quanto mai misteriosi i soci (il capitale e' pari a 488 mila euro): la portoghese Bisiliat Consultadoria Servios IDA, la lussemburghese Civifin s.a., le inglesi Medinfix ltd e Elocyn ltd (che hanno poi venduto le loro quote ad una consorella sempre made in Lussemburgo, Continentale Financiere s.a.): ma secondo non pochi, i veri padroni sono cinesi. Sponsor d'eccezione, lo stesso Moscherini.

LA TORRE DEI MISTERI
Molti uffici strategici del comune di Civitavecchia sono distaccati nella Torre Europa, un palazzone ipermoderno, dieci piani e, soprattutto, una storia tutta da raccontare.
Lo stabile, infatti, e' una delle tante proprieta' che fanno capo alla Immobilgest di Casoria, popolosissimo comune dell'hinterland partenopeo. Titolare della societa' e' Fedele Ragosta, originario di San Giuseppe Vesuviano e in pochi anni capace di dar vita ad un vero e proprio impero di mattoni e sigle. La scorsa primavera dalla procura di Nola e' partito un maxi sequestro di molti suoi beni, radunati in quattro aree strategiche: Ragosta Industries, Ragosta Real Estate, Ragosta Hotel Collection (cinque stelle a Taormina, nella costiera amalfitana, a Roma nell'ex sede direzionale Atac) e Ragosta Food. Ma non e' nuovo alle aule giudiziarie: un rapporto di Legambiente del 1995 lo descrive come vero e proprio ras (raggiunto da due ordinanze di custodia cautelare) dei trasporti di monnezza verso discariche abusive, lungo tutta la dorsale appenninica, epicentri Campania, Lazio e Toscana (attraverso Ecolas, Agosider, Transider e Sidervesuviana).
Nella avveniristica Torre Europa aveva sede IGS (Intelligence Group Service), nata da una costola della IES Sistemi di sicurezza e Telecomunicazioni, colosso dell'intercettazione privata con sede a Milano e riconducibile a Vittorio Bosone. E sara' proprio Bosone a dichiarare ai magistrati meneghini (poi ritrattera' il tutto) che indagano sugli sporchi e milionari business delle intercetazioni, che e' «la camorra a riciclare i suoi profitti nella IGS e ad avere cosi', in caso di bisogno, un canale privilegiato per accedere a informazioni riservate».
E a Torre Europa hanno sede non solo svariati uffici comunali - personale e avvocatura tra gli altri - ma e' acquartierata anche la Holding Servizi, incaricata di gestire tutto il patrimonio comunale per la cifra annua di 172 mila euro. Neo “Direttore Generale Manager” - cosi' viene etichettato - e' un grande amico di Moscherini, l'avvocato Massimo Felice Lombardi, gia' al vertice della Palermo Ambiente spa che ha inghiottito milioni di euro per ridurre il capoluogo siciliano al disastro-monnezza. Lombardi sbarca a Civitavecchia appena dopo l'elezione del sindaco (novembre 2007) e subito sale in sella a Etruria Servizi e ETM, la prima dedita soprattutto ai rifiuti, la seconda ai trasporti (ma e' al collasso, indagata dalla Corte dei Conti), con un appannaggio annuo complessivo da 140 mila euro. Non basta: arriva anche la poltrona di presidente del consorzio per l'area industriale, cui segue la ciliegina sulla torta, Holding Servizi.

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BIOMASSE CON CIANCIMINO
Non solo porti, cementifici e centrali elettriche tra Civitavecchia, Tarquinia e Montalto di Castro. Fa capolino, tra i tanti progetti in cantiere, anche quello di una centrale a biomasse («l'energia del futuro», secondo parecchi esperti), localizzazione prevista “Formicone”, piccola frazione tra Tuscania e Tarquinia. A “generare” l'idea e' la Tuscania Bioenergia (poi trasformata in Bioenergia e Ambiente), amministrata da Valerio Bitetto, ingegnere, ex dirigente Enel, massone, ma soprattutto arrestato e condannato per concussione nella Mani pulite milanese del ‘92: era infatti il collettore craxiano delle mazzette Enel. Bitetto e' anche titolare del 60 per cento di azioni della societa' di progettazioni Tecnoplan, il cui 40 per cento fa capo a Sirco spa.
Andiamo a vedere cosa e' custodito nello scrigno azionario di quest'ultima, Sirco. Soci sono Giorgio Ghiron, Massimo Ciancimino e l'avvocato Giovanni Lapis. Tutti condannati dal tribunale di Palermo, in primo grado, a 5 anni e 8 mesi per riciclaggio di danaro proveniente proprio dal “tesoro” dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino (10 anni invece la condanna per un altro imputato di concorso esterno in attivita' mafiosa, Romano Tronci).
Secondo informazioni raccolte all'ufficio tecnico del comune di Tarquinia, a firmare il progetto della centrale a biomasse sono ben tre sigle: le gia' viste Tecnoplan e Sirco, cui si aggiunge Fingas. Palermitane le ultime due, stesso indirizzo, a quanto pare partorite sotto la stessa ala paterna, Vito Ciancimino: le azioni delle due societa' sono state sequestrate dal tribunale di Palermo.
Dove c'e' chi racconta una storia. Eccola. «Giovanni Lapis ha partecipato alla compravendita di un lotto di terreno a Palermo su cui e' stato costruito illegalmente un palazzo, i cui appartamenti sono stati occupati da Giovanni Brusca, Stefano Bontade e Leoluca Bagarella. Il giudice Paolo Borsellino aveva appena cominciato a occuparsi di questa vicenda. Ma e' stato fatto saltare in aria cinque giorni dopo con una macchina zeppa di tritolo. L'auto era partita dal garage di quel palazzo». In alcuni servizi, il Fatto Quotidiano ha documentato anche l'interesse del presidente del Senato Renato Schifani per quel palazzone, dove a quanto pare si sarebbe trovato lo studio legale di famiglia.
Fantasie? Ricostruzioni farlocche? Sara' - c'e' da sperarlo a ormai quasi vent'anni da quelle stragi - la magistratura ad accertarlo.
E c'e' da augurarsi che la magistratura faccia con serieta' il suo lavoro a proposito di quattro procedimenti (due penali, competenti le procure di Perugia e Viterbo) e due civili (Perugia e Roma) avviati da 4 soci di Tuscania Bioenergia che hanno tirato in ballo Luigi Daga, vicepresidente della Associazione Antimafia Caponnetto, colpevole - a loro giudizio - di aver inviato una lettera (poi resa pubblica) alla Dda sul “caso biomasse”. In totale, chiedono un risarcimento danni da 1 milione 200 mila euro, non noccioline. La solita citazione-intimidazione sempre piu' in voga nel nostro paese per puntare un revolver contro chi fa il suo mestiere e denuncia il malaffare. Altra fresca denuncia, sempre contro Daga e la Caponnetto, dal sindaco di Tarquinia, il “progressista” Mauro Mazzola. Il motivo? “Procurato allarme e diffamazione”, per aver osato chiedere informazioni sulla ditta Diana da Casal di Principe - cuore dell'impero dei Casalesi - che sta realizzando un parcheggio nel centro di Tarquinia. Lese maesta'? A. C.

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LO SBARCO DELLA CRICCA
Tutte le strade portano a Roma. Ma spesso passano prima per Civitavecchia, come dimostrano svariati percorsi di vita e affari relativi ai personaggi della cricca made in Diego Anemone.
Partiamo proprio dall'imprenditore tuttofare, gran regista di appalti e mazzette. O meglio dal padre, Dino Anemone, coinvolto nel 2002 nell'operazione “Cobra” - una delle tante portate avanti con alterne fortune da magistratura e forze dell'ordine in tutta l'area - dove faceva gia' capolino la famiglia gelese dei Rinzivillo, vicina al boss Giuseppe Madonia e al suo referente in doppiopetto, il faccendiere romano Pietro Canale. Cuore delle indagini il Consorzio Centro Italia, interessato ad una sfilza di lavori pubblici, dal carcere di Civitavecchia a una serie di porti (Livorno, Santa Marinella, Fiumicino, Gaeta e, of course, Civitavecchia): ad animare il Consorzio, oltre ad alcune sigle di copertura dei fratelli Antonio e Salvatore Rinzivillo, anche la Anemone Dino, tutti sotto l'ala protettiva del segretario generale del genio civile opere marittime di Roma, Massimo Ceccarelli. Alla fine, more solito, tutto si chiude con un flop: prosciolti e liberi per nuove avventure...
Altro giro, altra impresa. Eccoci alla Elettrica Leopizzi srl, sul cui ponte di comando siede Marco De Santis, fratello di Fabio, il provveditore alle opere pubbliche finito in galera per Criccopoli (corruzione il capo d'accusa). Una Leopizzi a tutto campo, nel porto di Civitavecchia, capace di aggiudicarsi appalti, con regolarita', ogni anno: 140 mila euro nel 2003, 180 mila dodici mesi dopo grazie alla magica “somma urgenza”, altri 180 mila nel 2005 per lavori di illuminazione. Nell'azionariato spicca una presenza, quella di una cooperativa a responsabilita' limitata, Conegliano, che fa capo, guarda caso, agli Anemone.
Soldi a palate ma “zeru risultati” per una sigla che alcuni anni fa era intenzionata a gestire l'interporto di Civitavecchia, Icpl, con la benedizione di Ercole Incalza, altro protagonista della Cricca story, a capo della struttura tecnica del ministero delle Infrastrutture, negli anni ‘90 primattore nel maxi business dell'Alta velocita'. Cosi' descrive Incalza il sindaco di Civitavecchia Moscherini: «un mio grandissimo amico da 25 anni, uno dei piu' grandi professionisti dei trasporti in questo paese». Un altro big della cricca, Valerio Carducci (gia' protagonista delle inchieste di Luigi De Magistris a Catanzaro), e' amico di Moscherini e legatissimo all'assessore al turismo e commercio del comune, Enzo De Francesco, il cui nome fa capolino tra i faldoni di un'inchiesta della procura di Vicenza: su un suo conto corrente sono stati trovati 2 milioni 300 mila euro e agli atti ci sono le parole dell'assessore: «Ah, Carducci, non fatemi parlare...».
Da una dichiarazione all'altra, ancora via telefono, intercettata e finita nell'inchiesta perugina. L'ennesimo protagonista di cricca story, il presidente di sezione della Corte dei Conti in Campania, Mario Sancetta, a quanto pare suggerisce ad alcuni imprenditori di «puntare sugli appalti per il porto di Civitavecchia».
E sempre nelle intercettazioni spunta un altro funzionario al ministero delle Infrastrutture, Gianluca Ievolella, grande amico di Moscherini (che lo nomina supervisore dell'urbanistica al comune di Civitavecchia, catapultando nello stesso periodo il fratello, Maurizio Ievolella, al vertice dell'area tecnica dell'Autorita' portuale). «La macroscopica anomalia sta nel fatto - commentano alcuni - che il genio civile, ovvero Gianluca Ievolella, aveva il compito di controllare e approvare i progetti che l'ufficio tecnico dell'area portuale, ossia Maurizio, presentava: tutto in famiglia!».
Tra gli interlocutori piu' assidui di Gianluca c'e' l'avvocato Edgardo Azzopardi, indagato dagli inquirenti perche' avrebbe raccolto dal procuratore aggiunto di Roma, Achille Toro, tramite il figlio Camillo, informazioni riservate relative all'inchiesta in corso e poi girate al numero uno dei Lavori pubblici, Angelo Balducci. Ed e' proprio con la segretaria di Balducci che - intercettato - svariate volte Azzopardi parla di Civitavecchia. Azzopardi pero' minimizza, sostiene che «alcuni gli chiedevano informazioni circa il possibile commissariamento dell'autorita' portuale»: fatto sta che a lui fa capo - come sottolineano alcuni operatori economici della zona - una societa' che «dal 2003 lavora anche con l'Autorita' portuale di Civitavecchia».
Ancora. Eccoci all'attuale prefetto de L'Aquila, Giovanna Iurato, indagata dagli inquirenti sempre per Criccopoli, in merito alla vicenda degli appalti per la sicurezza made in Finmeccanica nell'area di Napoli (dove e' finito nel mirino anche il numero uno del gruppo, Pierfrancesco Guarguaglini). A quanto pare, il nome della Iiurato compare nella lunga “lista Anemone”. Certo e' che ha in precedenza ricoperto un altro, delicato incarico: quello di commissario straordinario al comune (sciolto) di Civitavecchia.
Sottolineano alcuni notai della zona: «Forse non e' proprio un caso che gli atti di compravendita per Scajola e Pittorru, nonche' quello per l'acquisto di un intero palazzo da parte dei figli dell'ex ministro Lunardi, Martina e Gianluca, siano stati stilati dal notaio Gianluca Napoleone di Civitavecchia e registrati nella locale Agenzia delle Entrate. E forse nemmeno una semplice coincidenza e' che la fiduciaria milanese Cordusio, titolare dei conti nelle banche lussemburghesi di cui erano beneficiari Balducci e Rinaldi, sia la stessa titolare di 9999 azioni sul totale di 10 mila del capitale sociale della Iniziative Industriali srl, che ha presentato il progetto per la realizzazione di un cementificio nel comune di Tarquinia».
Un cementificio che tutti, in zona, gia' battezzano come “il mostro degli Speziali”, visto che i lavori progettuali della vicina centrale di Montalto di Castro sono firmati dalla Cal.Me spa: un piano pressocche' identico e la societa' fa capo ai rampolli del senatore pdl Vincenzo Speziali, segretario della commissione Finanze e Tesoro nonche' grande amico di Marcello Dell'Utri. Il cinquantenne figlio Antonio Speziali - un pallino per l'eolico, gestito con un'altra famiglia calabrese, quella degli Sgromo - e' fresco di rinvio a giudizio per una vicenda del 2006: e' accusato con due boss locali (Rocco Anello della famiglia di Filadelfia, nei pressi di Vibo Valentia, e Francesco Iaunazzo, di una ‘ndrina made in Lametia) di «violenza privata aggravata dalla mafiosita'». Vittima un imprenditore del lametino, Salvatore Mazzei: che a quanto pare ha avuto il torto di essersi interessato all'acquisto di un terreno di proprieta' della Curia. Dovevano forse svettarvi pale eoliche?

http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=336

possibile che con il Cianci abbiano "pattuito" qualche sconto giudiziario se si presta a far, che sò tarocchi o dichiarare di fantomatici papelli?

intanto cominciano ad attaccare per CENSURARE la voce delle voci, ma a chi importa?

Tocca Caltagirone e perfino il Ciancimino Massimo, da tutelare

RAGOSTA PROTESTA
http://www.lavocedellevoci.it/news1.php?id=149[/b]

http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=Forums&file=viewtopic&t=29204

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