No al carbone Alto Lazio

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5 febbraio 2011

comprendere il problema energia

Un interessantissimo articolo da Greenreport
"Se un avatar di second life consuma più energia di un africano...

In varie occasione, nelle pagine di questa rubrica, ho semplificato le sfide dovute alla complessità delle relazioni tra specie umana e sistemi naturali, ricordando la famosa equazione dell'impatto che il grande ecologo Paul Ehrlich ed il noto esperto di questioni energetiche John Holdren, sintetizzarono agli inizi degli anni Settanta del secolo scorso, sulle pagine della prestigiosa rivista scientifica "Science" (e che furono oggetto di un interessante dibattito tra lo stesso Paul Ehrlich ed un altro grande studioso dei sistemi naturali, Barry Commoner sul valore da fornire ai diversi fattori considerati). L'equazione, come ricorderete, è I = P x A x T. I sta per impatto, P per popolazione, A per "affluence" cioè stile di vita e T per tecnologia, ciò vuol dire che l'impatto umano sui sistemi naturali è fondamentalmente rappresentato dal prodotto di questi tre fattori. Relativamente alle problematiche rappresentate per il nostro futuro dalle questioni energetiche, Paul and Anne Ehrlich scrivevano nel loro volume "Per salvare il pianeta. Come limitare l'impatto dell'uomo sull'ambiente" (Franco Muzzio editore, 1992) : «L'energia è al centro della nostra vita: se essa non viene continuamente fornita alle cellule del nostro corpo, moriamo. L'energia fa funzionare gli ecosistemi che sostentano la società. Essa è anche essenziale per la vita della civiltà; se la società industriale non consumasse una grande quantità di energia, collasserebbe. Non sorprende quindi che l'uso dell'energia sia tanto fondamentale nell'assalto che l'uomo porta all'ambiente da poter svolgere da surrogato nell'equazione I=PAT» . I coniugi Ehrlich in questo loro bel libro sottolineano la situazione energetica al 1990. Venti anni fa nei paesi ricchi vivevano circa 1,2 miliardi di persone, con una media di consumo pro capite di 7,5 kW-anno per un totale di 9 TW-anno (il terawatt, TW, è un miliardo di kW), mentre nei paesi in via di sviluppo vi erano circa 4,1 miliardi di abitanti con un consumo medio di energia di 1,0 kW-anno pro capite, per un totale di 4,1 TW-anno. Il consumo totale di energia nel mondo intorno al 1990 era quindi di13,1 TW- anno.

In un rapporto dello Stockholm Environment Institute (SEI) curato da Schippers e Meyers dal titolo "Energy Transitions" , John Holdren, allora all'University of California a Berkeley (oggi Holdren è capo scientifico della Casa Bianca) elaborò uno scenario energetico definito "ottimistico", dal titolo "The Transition of Costlier Energy" nel quale, partendo dalla situazione 1990, si prevedeva per il 2025, una situazione in cui i paesi poveri, con una popolazione stimata di 6,8 miliardi, raggiungessero un consumo di energia primaria di 2,0 kilowatt-anno, per un totale di 13,6 TW-anno, rispetto ad un abbassamento del consumo energetico dei paesi ricchi, con una popolazione di 1,4 miliardi, di 3,8 kilowatt-anno per un totale di 5,3 TW-anno, con un totale complessivo di 18,9 TW-anno. Nel resto di quello che, allora era ancora il nuovo secolo, cioè entro il 2100, lo scenario di Holdren prevedeva una convergenza tra paesi ricchi e paesi in via di sviluppo su di un consumo medio di energia primaria pro capite di 3 kW-anno, cioè, prevedendo per una popolazione non superiore ai 10 miliardi, un consumo totale di energia di 30 TW-anno. Lo scenario di Holdren assume che la consistenza numerica della popolazione possa essere limitata a 10 miliardi e che si possa ottenere un tenore di vita di buon livello, con un consumo di energia equivalente da un terzo ad un quarto di quello presente, negli Stati Uniti, ai primi anni Novanta del secolo scorso. Lo scenario BAU (Business As Usual) a fronte di quello previsto da Holdren, per il 2100 prevede consumi energetici addirittura di 75 TW-anno, ritenuti necessari per dare a 10 miliardi di abitanti uno stile di vita simile a quello dei ricchi degli anni Novanta; stili di vita alimentati da tecnologie degli anni Novanta che richiedono 7,5 kW-anno pro capite.

Proprio in questi giorni è stato pubblicato anche il bellissimo volume, "Energy for a Sustainable World. From the Oil Age to a Sun-Powered Future" , edito da Wiley-VCH, di due grandi studiosi italiani di chimica e di energetica, Nicola Armaroli dell'Istituto per la sintesi organica e la foto reattività del CNR e Vincenzo Balzani, professore di chimica all'Università di Bologna, uno dei nostri più autorevoli scienziati di fama internazionale, che da decenni si occupa di fotochimica sopramolecolare, nanotecnologia e fotosintesi artificiale. Armaroli e Balzani sono autori di altri due bei volumi sulle questioni energetiche, l'ultimo dei quali "Energia per l'astronave Terra" pubblicato da Zanichelli nel 2008 è stato più volte richiamato nelle pagine di questa rubrica e costituisce uno strumento assolutamente indispensabile per chiunque voglia comprendere bene questo complesso problema.

Nell'Appendice dell'ultimo volume, Armaroli e Balzani, ricordano alcuni dati fondamentali sul nostro consumo energetico. Ogni secondo l'umanità consuma attualmente circa 1000 barili di petrolio, 93000 metri cubici di gas naturale e 221 tonnellate di carbone. Se desiderassimo mantenere il trend dell'incremento del consumo energetico che abbiamo avuto nell'arco degli ultimi 60 anni , fino al 2050 vi sarebbe la necessità di costruire ogni giorno circa tre centrali a carbone, o due impianti nucleari o 10 chilometri quadrati di moduli fotovoltaici. Un Avatar di Second Life, quindi una persona digitale creata in un mondo virtuale al computer, consuma oggi più elettricità di una persona reale in un paese in via di sviluppo. Armaroli e Balzani ci ricordano che i 2,3 miliardi di persone che popolavano la Terra nel 1950 consumavano 2.85 TW, corrispondenti a 1.1 TW ogni miliardo di persone. Nel 2010 la popolazione mondiale di 6,8 miliardi di abitanti consumava 15 TW, cioè circa 2.2 TW per ogni miliardo di persone. Proseguendo su questo trend nel 2050, il tasso di consumo potrebbe essere oltre i 40 TW, con una popolazione di oltre 9 miliardi. Per affrontare un incremento di circa 24 TW tra il periodo attuale ed il 2050 dovremmo costruire l'equivalente di 48000 centrali a carbone (da 500 MW ciascuna) oppure 24.000 centrali nucleari (da 1 GW a testa) oppure 150000 chilometri quadrati di moduli fotovoltaici (che potrebbero coprire, in pratica, metà della superficie del nostro Bel Paese). E' evidente che scenari di questo tipo sono insensati perché, invece, dovremmo, nel frattempo, agire concretamente per ridurre in maniera drastica le emissioni di anidride carbonica, mentre non abbiamo ancora soluzioni al problema della sistemazione sicura delle scorie nucleari ed esistono ovvie ed evidenti limitazioni alla disponibilità di risorse, ambienti e territori. Armaroli e Balzani affermano chiaramente che la sola possibile risposta alla richiesta di espansione delle domande di energia non può più essere quella di prolungare l'incremento della produzione energetica, ma, piuttosto, la necessità di ridurre il consumo energetico.

I coniugi Ehrlich scrivono nel libro già citato: «Il modello dei consumi energetici in tutto il mondo è un modello di crescente dipendenza da risorse non rinnovabili, piuttosto che da quelle rinnovabili o, in termini economici, dalle scorte piuttosto che dai flussi [..] Il consumo di energia è chiaramente un settore primario in cui l'umanità sta vivendo sul capitale, non sul reddito».

Proprio ieri il WWF ha rilasciato un interessante rapporto dal titolo "The Energy Report. 100% Renewable Energy by 2050", frutto di due anni di lavoro con il noto gruppo di analisi energetica Ecofys e OMA (The Office of Metropolitan Architecture) . La grande sfida che si pone il rapporto è prevedere uno scenario con possibilità di riduzione della domanda, eliminazione degli sprechi e incremento dell'efficienza e del risparmio. D'altronde solo così, come abbiano sin qui visto, è possibile avviare un futuro energetico significativo. Il rapporto prova a documentare la possibilità realistica di soddisfare, entro il 2050, tutte le esigenze mondiali di energia alimentate in modo pulito,rinnovabile ed economico con gli investimenti bilanciati dai benefici, un risparmio di almeno 4.000 miliardi di euro l'anno entro il 2050( grazie ai risultati della maggiore efficienza energetica), con investimenti significativi nel comparto delle rinnovabili e con il risultato di una riduzione di emissioni di CO2 dell'80%. Secondo lo scenario WWF-Ecofys, nel 2050 la richiesta totale di energia viene valutata inferiore del 15% di quella del 2005, malgrado l'aumento della popolazione, della produzione industriale, del trasporto e delle comunicazioni - rendendola comunque disponibile anche a coloro che attualmente non ne hanno (il rapporto si apre proprio ricordando che ancora oggi 1,4 miliardi di persone non hanno accesso a forniture affidabili di elettricità).
In particolare, in armonia con molte delle questioni e delle proposte trattate nel volume di Armaroli e Balzani, il rapporto ricorda che l'energia solare può contribuire significativamente a questo scenario. Attualmente solo per lo 0,02% della nostra produzione totale di energia è basato sul solare, ma questa quota sta crescendo rapidamente.

Nello scenario Ecofys, entro il 2050 l' energia solare potrebbe fornire circa metà di tutta il nostro fabbisogno elettrico, metà del riscaldamento degli edifici e il 15 % del calore per il settore industriale. Per quanto riguarda il vento, oggi l'eolico soddisfa circa il 2% della domanda globale di elettricità', con una potenza più
che raddoppiata negli ultimi quattro anni. In Danimarca, l'energia eolica già rappresenta un quinto della produzione di elettricità a livello nazionale. L'eolico, secondo lo scenario proposto nel rapporto del WWF, potrebbe soddisfare un quarto del fabbisogno mondiale di elettricità entro il 2050, se saranno confermati gli attuali tassi di crescita, con l'installazione di ulteriori generatori di cui 1.000.000 sulla terraferma, in mare o vicino alla costa, e 100.000 in alto mare.
Per l'energia geotermica, la potenza installata sta crescendo al ritmo di circa il 5% l'anno e l'analisi di WWF-Ecofys indica che si potrebbe sperare di raddoppiare questo tasso di crescita, fino a raggiungere il 4% circa dell'intera produzione elettrica nel 2050. Minori performance sono invece previste, nel 2050, per l'energia idroelettrica che, secondo le proiezioni contenute nel rapporto, dovrebbe fornire il 12% della produzione totale di elettricità, rispetto al 15% odierno mentre dal fronte della bioenergia, il 60% dei combustibili e del calore necessari per l'industria potrebbe provenire dalle biomasse. Il 13% del calore necessario per gli edifici proverrà dalle biomasse, e le biomasse saranno ancora necessarie nell'ambito del mix per la produzione di elettricità (circa il 13%), ai fini del bilanciamento con altre tecnologie delle energie rinnovabili. Il rapporto è scaricabile dal sito del WWF Internazionale www.panda.org e da quello del WWF Italia www.wwf.it con una sintesi in italiano.

Le politiche energetiche dell'immediato futuro dovranno certamente cambiare rotta rispetto ai percorsi seguiti sino ad ora.

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24 dicembre 2010

Assemblea nazionale "Uniti e Diversi", comunicato

Riceviamo da www.unitiediversi.it, e pubblichiamo:

“Uniti e Diversi”, questa è la denominazione di un progetto politico del tutto inedito che ha preso il suo avvio a Bologna, sabato 18 dicembre, nella Facoltà di Scienze della Formazione (gc) dell'Università di Bologna.
Come chiarito nella relazione introduttiva di Maurizio Pallante, comincia un percorso che, nella intenzione dei promotori, dovrà sfociare nella creazione di un nuovo soggetto politico, del tutto esterno ai partiti esistenti, capace di proporre un governo della transizione verso una nuova società non più costruita sul consumo insensato delle risorse e sulla devastazione dell'ambiente e della stessa natura umana, del tempo vitale degli individui.
I promotori concordano sulla impossibilità pratica, materiale, di proseguire lo sviluppo nelle forme e nei modelli degli ultimi due secoli. E' necessario promuovere, a livello di larghissime masse popolari, nuovi stili di vita, di produzione, di consumo, basati sulla solidarietà e non sulla concorrenza.
Il nuovo soggetto politico non avrà connotati di destra o di sinistra, ma si rivolgerà alla gente di ogni ceto, per costruire un percorso di pace, di difesa dei territori, di democrazia partecipata, verso una nuova convivenza umana. I promotori vogliono un'Italia fuori da ogni guerra e da ogni alleanza militare.
I promotori del percorso sono la Rete Provinciale Torinese del Movimenti e Liste di Cittadinanza (RPTMLC, comprendente il Comitato di cittadinanza attiva e Lista Civica Rivalta Sostenibile, Lista Civica Alpignano, Per il Bene Comune Piemonte, Alternativa Piemonte, ANIMO Nichelino); Maurizio Pallante (MDF Movimento Decrescita Felice); Giulietto Chiesa (Alternativa); Monia Benini (Per il Bene Comune); Massimo Fini (Movimento Zero).
L'Assemblea di Bologna è stato il quarto momento di un percorso iniziato a Torino il 16 ottobre , con una assemblea a inviti promossa da RPTMLC , cui parteciparono circa 80 invitati in qualità di rappresentanti di organizzazioni e movimenti. Due successivi incontri ristretti, a Genova e Roma, hanno consentito di elaborare un ampio documento preliminare e programmatico comune, che l'Assemblea di Bologna ha ratificato.
Hanno partecipato all'evento oltre 130 presenti (provenienti da 12 regioni), tra cui alcune decine di osservatori, individuali e di gruppo. L'Assemblea, a differenza di quella torinese e dei successivi incontri, era infatti aperta alle partecipazioni esterne. Hanno preso la parola non solo coloro che avevano già sottoscritto il documento, ma anche da numerosi osservatori a titolo individuale e a nome di gruppi e movimenti.
L'Assemblea ha avuto una prima parte di discussione suddivisa in quattro gruppi generali e una seconda parte di discussione plenaria.
Le conclusioni sono state le seguenti: è stata ratificata la nomina di un Portavoce Nazionale che parlerà a nome di tutti i soggetti aderenti, nella persona di Maurizio Pallante.
E' stata ratificata la nomina della Segreteria Nazionale Operativa di cinque membri, composta da Mauro Marinari (RPTMLC), Fabrizio Tringali (Alternativa), Monia Benini (Per il Bene Comune), Maurizio Cossa (MDF), Siro Passino (Movimento Zero).
Nel corso dei prossimi due mesi si svolgeranno in ogni regione le assemblee unitarie aperte, ciascuna delle quali eleggerà due suoi portavoce nel Coordinamento Nazionale di Uniti e Diversi.
La Segreteria Operativa collaborerà con tutte le realtà locali aderenti per promuovere un calendario di incontri locali, alla presenza dei fondatori del progetto.
La Segreteria Operativa varerà a breve, in base alle indicazioni dell'Assemblea, un calendario di incontri seminariali e di laboratori nazionali tematici che avranno l'obiettivo di arricchire, precisare i temi del documento programmatico comune.

Bologna, 20 dicembre 2010

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8 febbraio 2009

La potenzialità del solare in Italia. Perle ai porci?

Riportiamo un interessante articolo comparso su News Italia Press
"Roma - L'Italia è il secondo Paese del mondo che si candida, nel settore del fotovoltaico (ovvero lo sfruttamento dell'energia solare volto alla produzione di energia elettrica), a poter garantire elettricità realmente competitiva con le fonti fossili. È quanto ha stabilito uno studio della McKinsey Global Foundation, in cui il Bel Paese è indicato come una delle due nazioni più vicine alla cosiddetta "grid fotovoltaico1.jpgparity" fotovoltaica, cioè a quel punto di pareggio in cui una cella solare, colpita da raggi solari, riesce a produrre elettricità a costi uguali, o persino inferiori a quelli prevalenti di mercato.

Nonostante l'Italia abbia le tariffe elettriche più care del 30% rispetto alla media europea, essa ha anche un forte irraggiamento naturale, avendo una particolare esposizione al sole.
Di questi e altri temi si sta discutendo da ieri anche alla prima edizione della Conferenza dell'Industria Solare a Roma, che ha come obiettivo quello di far incontrare i più importanti operatori del settore (esperti industriali e commerciali, soggetti finanziari, associazioni, istituzioni, agenzie pubbliche, università e centri di ricerca in ambito internazionale) per fargli ampliare i confini del proprio business e condividere informazioni e innovazioni per lo sviluppo del mercato. La conferenza è stata ideata da Solarpraxis, un'azienda berlinese leader nella comunicazione della tecnologia solare in Germania, in collaborazione con Ambiente Italia, società che vanta una vasta esperienza nella ricerca e progettazione ambientale.

"La conferenza - ha dichiarato Raffaele Piria, direttore per lo Sviluppo Internazionale a Solarpraxis e vicepresidente di Estif (European Solar Thermal Industry Federation) - sta andando molto bene, abbiamo avuto più di 500 partecipanti. C'è un grande interesse sul tema in Italia. Il Bel Paese ha fatto molta strada nell'ultimo anno, sia nel solare termico che produce calore che nel fotovoltaico che produce elettricità. A livello di megawatt prodotti c'è stata una quintuplicazione negli ultimi anni ma a livello di potenza installata pro capite l'Italia è ancora indietro rispetto ad altre nazioni, ad esempio Austria e Grecia. Più di altri Paesi in tema di fotovoltaico per l'Italia ci sono però condizioni molto favorevoli, ma persistono delle difficoltà burocratiche. La previsione più rosea per il futuro è di 400-500 megawatt di nuova potenza, pur sempre quattro volte meno della Germania, dove tra l'altro le condizioni metereologiche sono più sfavorevoli. Come condizioni favorevoli in Italia intendo i contributi economici destinati al conto energia e le detrazioni a favore delle aziende".

Lo sviluppo dell'energia fotovoltaica in Italia sta avvenendo in tempi molto veloci, ma per certi aspetti il nostro Paese è ancora indietro rispetto ad altre nazioni dell'Unione europea, soprattutto a livello burocratico. Con lo scopo di agevolare il mercato italiano nel suo sviluppo è sceso in campo il GIFI, Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane. "Se confrontiamo il mercato del fotovoltaico italiano con quelli della Germania e della Spagna, fino al 2008 leader mondiali del settore - ha spiegato Federico Brucciani, Communication Officer del GIFI - esso appare in ritardo. Ma la Spagna a partire dal 2009 ha approvato una legge che penalizza gli incentivi per le energie rinnovabili e anche in Germania sono diminuite le tariffe del settore. Dunque l'Italia ad oggi sta assumendo una posizione di rilievo per il mercato fotovoltaico in Europa. Ci sarà un fiume in piena di pannelli fotovoltaici istallati e verrà aumentata anche la quota destinata alle energie rinnovabili, in linea con quanto stabilito nel Protocollo di Kyoto e nel cosiddetto "Pacchetto 20-20-20" dell'Ue su clima ed energia.

Quello del fotovoltaico italiano è un mercato in crescita, non solo a livello di vendita ma anche di produzione, distribuzione, per tutta la filiera insomma. C'è un alto interesse da parte degli investitori stranieri verso l'Italia, sono numerose le aziende straniere che vogliono aprire loro sedi nella penisola.

In Italia però ci sono ancora colli di bottiglia a livello amministrativo e burocratico. Il GIFI, Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane, sta lavorando con le istituzioni proprio per abbattere i problemi che esistono sul mercato italiano. È necessario - ha concluso Brucciani - migliorare ad esempio gli strumenti finanziari che offrono le banche per l'accesso al credito delle aziende e in questo senso Gifi e Intesa San Paolo hanno stipulato un accodo che prevede condizioni vantaggiose per le imprese. Inoltre il prossimo 5 marzo al Salone "Energethica" di Genova stiamo organizzando un convegno dal titolo "Il fotovoltaico nel 2009: prospettive di sviluppo e strumenti finanziari" che servirà a comprendere meglio quali potranno essere le strade per migliorare gli strumenti finanziari legati al settore delle energie rinnovabili e come poterli differenziare in particolare per il mercato fotovoltaico.

In tema di fotovoltaico ed energie rinnovabili si stanno muovendo anche le Camere di Commercio italiane all'estero. In molte partecipano anche per quest'anno al progetto "Sviluppo di energia da fonti rinnovabili", giunto alla quarta annualità. Il progetto nasce con l'obiettivo di sensibilizzare i Paesi esteri sul grado di sviluppo del settore energetico in Italia e aiutare le piccole e medie imprese italiane ad avviare rapporti internazionali di interscambio tecnologico e industriale. Sull'argomento sono intervenuti qualche tempo fa alcuni segretari generali delle CCIE (fonte dichiarazioni: www.assocamerestero.it), che hanno spiegato il ruolo che le imprese italiane impegnate nel settore energetico possono giocare nel territorio di loro competenza.

Come ha affermato Giovanni Aricò, Segretario generale Camera di Commercio Italiana di Madrid, "l'industria spagnola delle energie rinnovabili ha avuto, negli ultimi anni, un forte incremento anche grazie agli aiuti legislativi, in particolar modo nei sub-settori del fotovoltaico e dell'eolico. Parallelamente, la domanda in questi settori è enormemente cresciuta grazie ai numerosi investimenti realizzati dai privati, ad esempio, nell'applicazione del fotovoltaico all'edilizia. L'industria Italiana del settore ha conseguito altresì un enorme progresso sia nell'innovazione tecnologica che nella produzione attestandosi come una partner molto interessante soprattutto nel campo delle energie ottenute da biomasse e in quello della componentistica per l'assemblaggio di pannelli e strutture utilizzate nel fotovoltaico. Questa situazione ha evidenziato una certa complementarietà tra le industrie dei due paesi, per la specializzazione in funzioni diverse della stessa filiera produttiva (nel fotovoltaico), nonché per lo sfruttamento di fonti rinnovabili differenti (eolica e biomasse). Tale complementarietà, quindi, apre le porte a grandi prospettive di interscambio commerciale tra imprese italiane e spagnole nei prossimi anni".

"Anche nel Regno Unito e soprattutto in Scozia - ha aggiunto Helen Girgenti, Segretario Generale della Camera di Commercio italiana di Londra - esistono le condizioni ideali per lo sfruttamento di energia eolica e marina, proveniente dalle correnti. Le imprese italiane se da un lato possono acquisire il know how inglese per riproporre anche in Italia soluzioni simili, dall'altro possono sicuramente stipulare accordi di collaborazione con aziende private o enti inglesi per la fornitura di tecnologie".

Per Giovanni Incisa di Camerana, Segretario Generale della Camera di Commercio italiana di Lisbona "in Portogallo il settore delle energie rinnovabili ha subito un grande impulso negli ultimi anni interessando una vasta gamma di fonti possibili: eolica, fotovoltaica, biomassa, onde del mare e geotermica. Nel campo delle energie eolica e fotovoltaica, esistono in questo paese i più grandi impianti di Europa. L'APER, associazione italiana dei produttori di energie rinnovabili, ha partecipato ai seminari realizzati a Lisbona nel 2007 e nel 2008 avendo così avuto modo di verificare lo "stato dell'arte" del settore e le possibilità di collaborazione tra imprese italiane e portoghesi. Alcuni contatti tra imprese dei due paesi sono già stati realizzati nelle ultime edizioni di Ecomondo a Rimini, nonché nello scorso autunno presso la Fiera del Levante a Bari. L'Italia è già presente in Portogallo con l'ENI che detiene una quota importante nel capitale della GALP ENERGIA (33,4%) e l'ENEL che ha già realizzato investimenti nella Penisola iberica. Un esempio della collaborazione tra Portogallo e Italia ci è altresì dato dall'apertura a Milano di una filiale di un importante costruttore portoghese di impianti eolici: la Martifer. Riteniamo pertanto di poter confermare che esistono per le imprese italiane concrete possibilità di collaborazione con il tessuto imprenditoriale portoghese, soprattutto nell'ambito della ricerca e dello scambio di tecnologie".

Per la Grecia ha parlato Marco Della Puppa, Segretario Generale della Camera di Commercio italiana di Salonicco. "Nonostante qualche difficoltà burocratica ancora esistente nel Paese ellenico, che porta ritardi nell'assegnazione delle licenze in alcuni campi - ha detto - le prospettive future per l'ingresso di altre realtà italiane nel settore sono concrete. Ad oggi sono già presenti sul territorio ellenico alcune delle principali imprese italiane del settore come Edison ed Enel, direttamente o tramite joint-venture grazie ad una serie di investimenti sulla produzione d'energia da gas naturale e da fotovoltaico, mentre Eni opera nel nord della Grecia per la distribuzione del gas per uso domestico. Il ruolo di queste grandi imprese è quello di fare da apripista per altre realtà italiane per nuovi investimenti soprattutto nel campo del fotovoltaico e dell'eolico al centro di una politica energetica del Governo locale".

Andrea Lotti, Segretario Generale della Camera di Commercio italiana di Zurigo ha infine dichiarato che "la Svizzera è un paese avanzato nello sviluppo delle energie rinnovabili, aiutato non solo da un sistema imprenditoriale dinamico ma anche da un sistema di incentivi pubblici premiante per le tecniche di sviluppo sostenibile. Il Sistema Italia nel suo complesso dovrebbe, quindi, cercare di assorbire e fare sua almeno in parte l'esperienza svizzera anche sotto il profilo degli incentivi e delle politiche pubbliche di intervento tese al risparmio energetico e alla coibentazione degli edifici pubblici e privati. Sul fronte imprenditoriale è sicuramente interessante per le imprese italiane stabilire delle partnership con imprese svizzere per avviare dei rapporti di import strategico e o per la realizzazione comune di investimenti sul suolo italiano nei settori fotovoltaico, eolico, geotermico e biomasse. Interessante anche la partecipazione comune a progetti INTERREG finanziati dall'UE o a progetti transfrontalieri per migliorare la capacità di sfruttamento delle risorse idriche".

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22 luglio 2008

"Nell'anno 2007 l'economia tedesca e' cresciuta del 2,5% mentre i consumi di energia da combustibili fossili in Germania sono diminuiti del 5,6%"


Da Ansa.it

(ANSA) - ROMA - Germania sempre piu' lanciata nel settore delle rinnovabili. Di recente e' stato inaugurato il piu' grande ''campo solare'' del mondo: e' il Waldpolenz Solar Park, realizzato su un vecchio aeroporto di Leipzig, nella Germania dell'Est, che si estende per 110 ettari. La centrale che sta per produrre 24 megawatt di elettricita', entro il 2009 arrivera' a 40 megawatt, alimentando almeno 10.000 case e consentendo di risparmiare ogni anno almeno 25.000 tonnellate di carbonio. E il fenomeno non si limita a Waldpolenz. Anche Leipzig ospita 3 dei 50 campi solari piu' grandi del mondo. E l'economia della zona - solo fino a pochi anni fa depressa - sta decollando. Perche' i tedeschi non si limitano a istallare pannelli fotovoltaci, ma sviluppano in proprio le tecnologie innovative, che poi esportano. Nell'anno 2007 l'economia tedesca e' cresciuta del 2,5% mentre i consumi di energia da combustibili fossili in Germania sono diminuiti del 5,6% a dimostrazione del fatto che sviluppo economico e sostenibilita' ambientale non sono necessariamente incompatibili. Il governo tedesco dichiara di voler tagliare del 40% le emissioni di carbonio entro il 2020. Un obiettivo che e' il doppio di quello che si e' data l'Unione Europea. L'innovazione tedesca, infatti, si e' sviluppata in due diversi settori: da un lato le tecnologie che consentono una maggiore efficienza energetica e, quindi, un minor consumo assoluto di energia. Dall'altro nuove tecnologie nel campo delle energie rinnovabili, in particolare dell'energia solare dove la Germania risulta essere leader mondiale e il maggiore esportatore di tecnologia del settore. (ANSA). Y72
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30 giugno 2008

"Scelte illuminate"

Roma, Italia — Greenpeace presenta la classifica "Scelte illuminate" sull'impegno della grande distribuzione a rimuovere le lampadine incandescenti dai propri scaffali, prima del bando al 2011 approvato con la scorsa finanziaria. Perché aspettare il 2011 se la tecnologia sprecona può essere mandata in pensione subito? Il "10 e lode in efficienza" va a Leroy Merlin. Al secondo posto Coop e al terzo Ikea. In fondo alla classifica Esselunga.
CLicca qui per leggere l'articolo originale

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17 giugno 2008

"Le scelte energetiche per il futuro dell'Italia": il mondo scientifico italiano si mobilita.



Pubblichiamo integralmente il testo della lettera aperta, inviata al Governo dal comitato scientifico guidato dall'illustre prof. Balzani (Università degli Studi di Bologna), che raccoglie l'adesione di quasi 1400 esponenti del mondo scientifico italiano (clicca qui per il sito d'origine, clicca qui per scaricare il file in formato .pdf della lettera.)

"Uno dei problemi più delicati e più difficili che il nostro Paese ha oggi di fronte è
quello dell’energia; le decisioni che verranno prese a questo riguardo
condizioneranno non solo la nostra vita, ma ancor più quella dei nostri figli e dei
nostri nipoti. Per prendere decisioni sagge su un tema così complesso è necessaria
una forte collaborazione fra scienza e politica.
Siamo un gruppo di docenti e ricercatori di Università e Centri di ricerca e, in
virtù della conoscenza acquisita con i nostri studi e la quotidiana consultazione
della letteratura scientifica internazionale, abbiamo sentito il dovere di esprimere
la nostra opinione sul problema energetico con l’appello riportato sul sito:
www.energiaperilfuturo.it
L’appello, sottoscritto da più di milleduecento docenti e ricercatori, sottolinea
l’urgenza che nel Paese aumenti la consapevolezza riguardo la gravità della crisi
energetica e climatica, insiste sulla necessità del risparmio e di un uso più
efficiente dell’energia ed esorta il governo a sviluppare l’uso delle energie
rinnovabili ed in particolare dell’energia solare.
A nostro parere l’opzione nucleare non può essere considerata la soluzione del
problema energetico per molti motivi: necessità di enormi finanziamenti pubblici,
insicurezza intrinseca della filiera tecnologica, difficoltà a reperire depositi sicuri
per le scorie radioattive, stretta connessione tra nucleare civile e militare,
possibile bersaglio per attacchi terroristici, aumento delle disuguaglianze tra paesi
tecnologicamente avanzati e paesi poveri, scarsità di combustibili nucleari.
La più grande risorsa energetica del nostro pianeta è il Sole, una fonte che durerà
per 4 miliardi di anni, una stazione di servizio sempre aperta che invia su tutti i
luoghi della Terra un’immensa quantità di energia, 10.000 volte quella che
l’umanità intera consuma. Sviluppare l’uso dell’energia solare e delle altre
energie rinnovabili significa guardare lontano, che è la qualità distintiva dei veri
statisti. E’ un guardare lontano nel tempo, perché getta le basi per un positivo
sviluppo tecnologico, industriale ed occupazionale del nostro Paese, senza porre
pericolosi fardelli sulle spalle delle prossime generazioni. E’ un guardare lontano
nel mondo, perché, a differenza dei combustibili fossili e dell’uranio, l’energia
solare e le altre energie rinnovabili sono presenti in ogni luogo della Terra e,
quindi, il loro sviluppo contribuirà al superamento delle disuguaglianze e al
consolidamento della pace.
Saremo ben lieti di mettere a disposizione le nostre competenze per discutere il
problema energetico in modo approfondito nelle sedi opportune.
--
Il Comitato promotore
Vincenzo Balzani (Presidente), Università di Bologna
Vincenzo Aquilanti, Università di Perugia
Nicola Armaroli, Consiglio Nazionale delle Ricerche di Bologna
Ugo Bardi, Università di Firenze
Salvatore Califano, Università di Firenze
Sebastiano Campagna, Università di Messina
Luigi Fabbrizzi, Università di Pavia
Michele Floriano, Università di Palermo
Giovanni Giacometti, Università di Padova
Elio Giamello, Università di Torino
Giuseppe Grazzini, Università di Firenze
Francesco Lelj Garolla, Università della Basilicata
Luigi Mandolini, Università La Sapienza, Roma
Giovanni Natile, Università di Bari
Giorgio Nebbia, Università di Bari
Gianfranco Pacchioni, Università Milano-Bicocca
Paolo Rognini, Università di Pisa
Renzo Rosei, Università di Trieste
Franco Scandola, Università di Ferrara
Rocco Ungaro, Università di Parma

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23 maggio 2008

Intervento della chiesa cristiana evangelica battista sulla riconversione a carbone di TVN


Riceviamo e con piacere pubblichiamo questo "Documento della chiesa cristiana evangelica battista di Civitavecchia (via dei Bastioni) sulla costruenda centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord."

Dopo cinquanta anni di attività incessante delle centrali elettriche di Civitavecchia, ci saremmo aspettati una proposta politica nel segno della tregua. Civitavecchia e le altre città del comprensorio interessate in prima battuta ai veleni sputati dalle ciminiere, avrebbero bisogno di sentire allentata la morsa dei prodotti di combustione che inquinano aria e terra. L'effetto cumulo di cinquanta anni di produzione di energia elettrica segnati da un incessante sbuffo di gas velenosi, particelle e nano particelle dannose alla salute, ha contribuito a trasformare lo stesso significato cultu ale della terra nell'immaginario comune. Da risorsa per la vita, dalle viscere della quale vengono da sempre i frutti e il nutrimento per gli umani e gli animali, a sinistro contenitore di veleni, che miete vittime, inquinando la vita con dosi quotidiane.
Ci saremmo aspettati una tregua e in un tempo in cui, quasi ogni giorno, si pubblicano studi che dichiarano la insostenibilità di questo modello di
sviluppo, ci saremmo attesi una svolta ecocompatibile. Invece, nel 2000, è arrivata la proposta, da subito passata in fase operativa, di convertire una delle centrali elettriche a olio combustibile, quella di Torrevaldaliga nord, a carbone.
Uno sviluppo insostenibile promosso con verità insostenibili, come quella che il carbone sarebbe ormai "pulito", garantito dalle nuove tecnologie di combustione. Non era forse venuto il momento di allentare la morsa su questo territorio e su questa popolazione? Non era forse venuto il momento di ripensare alla politica energetica complessiva valorizzando per davvero le forme di produzione a più basso impatto ambientale e promuovendo efficacemente un uso davvero più sobrio della energia?
Non si è neppure tenuto conto né del primo referendum del giugno 1989, né del secondo più recente (2003), in cui una stragrande maggioranza della popolazione ha affermato che questa centrale era "troppo", non la si voleva, e si era pronti a cercare soluzioni alternative.
Quando la politica non sa più ascoltare la voce dei cittadini e non sa sostanziarla di scelte conseguenti, che senso ha rammaricarsi della crisi della democrazia e biasimare coloro che mostrano disaffezione verso i partiti? Ma la cosa più crudele è il tentativo tuttora in corso, che appare deliberato, di scaricare sui cittadini che hanno espresso in forme nonviolente la loro resistenza a questa centrale, il carico morale e psicologico della eventuale perdita di posti di lavoro delle maestranze che operano nella centrale.
Questa insinuazione è paradossale e non tiene conto di cambiamenti epocali nella politica industriale del nostro paese. Inoltre, secondo questa logica, il nostro Paese non avrebbe neppure dovuto mostrare indignazione rispetto alla produzione, ad esempio, di mine antiuomo, che hanno avvelenato di violenza la terra di tanti paesi. Non c'erano anche lì in ballo tanti posti di lavoro di cittadini del tutto onesti? Non possiamo accettare la logica della guerra tra i poveri, lasciandoci intrappolare da tranelli ideologici mirati a separare e dividere i cittadini, per poi, più facilmente controllarne le scelte. Noi esprimiamo la nostra solidarietà alle maestranze che operano a Torrevaldaliga nord e la nostra lotta, deve essere intesa anche in difesa della loro salute esposta più che quella di altri ai veleni della centrale nonché ai posti di lavoro che necessitano contestualmente anche di una riconversione.
La nostra lotta non è contro i lavoratori, ma in difesa della vita e di un modello di sviluppo più umano e sostenibile. La nostra comunità cristiana evangelica si è interrogata sull'argomento. Abbiamo dibattuto già da molto tempo sul tema della centrale e molti membri e amici della comunità, già da anni, si battono nel movimento ambientalista nominato no-coke. Questa lotta per la difesa del territorio ci riguarda? Interroga anche la nostra fede? La svolgiamo con la miopia di chi vorrebbe semplicemente spostare un po' più in là il problema? Abbiamo una parola alta e disinteressata da dire? Di recente, anche per effetto delle iniziative di occupazione della sala consiliare di Civitavecchia, da parte del movimento no-coke, si è fatta più stringente la necessità di rispondere a queste questioni. Non si contano ormai più i documenti ecumenici prodotti da assemblee delle chiese su "Giustizia, pace e salvaguardia della creazione" a partire da Basilea (Assemblea Ecumenica Europea 1989), Seul (Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese 1990), fino ai tempi più recenti Accra (Assemblea dell'Alleanza Riformata Mondiale 2004), che con analisi puntuali hanno focalizzato il nesso che esiste tra l'impegno dei cristiani per la giustizia e quello per la salvaguardia del creato. La giustizia sociale, la difesa dei diritti dei più deboli, deve coniugarsi con una giustizia che renda possibile la vita su questo pianeta anche per il futuro.
Il Signore chiama le chiese tutte a stringersi in un patto comune per una "diaconia della terra". E' necessario che nel recupero della dimensione teologica del limite della nostra esistenza, abbandoniamo modelli di sviluppo voraci di energia, deliranti nei consumi e che minacciano l'ecosistema. La questione perciò non è più semplicemente politica. Non riguarda solamente le scelte giustamente laiche della politica, mirate, come in ogni altra materia a valutare il rapporto tra costi e benefici. La questione diviene anche spirituale. L'ambiente, la natura, per noi è la buona creazione di Dio. Essa è stata data agli umani non perché ne sfruttassero irresponsabilmente le risorse, ma perché ne fossero i custodi (Genesi 2). Per noi l'ambiente è la Creazione, e l'essere umano ha il compito di dar voce e poi ascoltare il gemito della creazione che aspetta la manifestazione della gloria dei figli di Dio (Romani 8). Riteniamo quindi, in tutta coscienza, che la nostra comunità abbia un debito di testimonianza verso la terra. Siamo convinti che sia nostro dovere declinare la nostra fede evangelica anche per richiamare noi stessi e gli altri al rispetto del pianeta. Tutto vive in equilibrio. E la condizione della vita prima del peccato, nel giardino di Eden, era armonia nelle relazioni tra Dio, gli esseri umani e la creazione tutta. La frattura di una sola di queste relazioni, produce un turbamento anche in tutte le altre. Questo è il potere letale del peccato. I conflitti che contrappongono e avvelenano i rapporti tra gli umani e l'ambiente, sono, da un punto di vista teologico, della stessa natura di quelli che alimentano le guerre tra i popoli e le discordie tra le persone. Ci teniamo a dichiarare però che questa nostra opzione per l'ambiente, come quella per i poveri, non la proclamiamo da una cattedra di superiore giustizia o infallibilità. Sappiamo di essere parte del problema. Conosciamo le nostre contraddizioni e i nostri piccoli e grandi egoismi, coi quali abbiamo alimentato la crisi. Confessiamo perciò il nostro peccato. Desideriamo però manifestare i segni del ravvedimento. Desideriamo, con l'aiuto di Dio, ricercare stili di vita più sobri, tesi a valorizzare quel che è essenziale e mettendo al bando lo spreco e la logica dell'usa e getta. Desideriamo sperimentare modelli educativi e di formazione, che valorizzino il riciclaggio, e quindi la raccolta differenziata dei rifiuti, una netta diminuzione del consumo energetico, e quindi una preferenza al trasporto pubblico sull'uso smodato delle auto; una maggiore attenzione alle tecnologie che consentono risparmio energetico mediante, ad esempio, un più efficace isolamento termico delle abitazioni; una incentivazione all'uso anche domestico del solare.
Vogliamo dunque cominciare da noi, ma non possiamo rinunciare al livello politico che ha gli strumenti perché questa nuova sensibilità ecologica si affermi in maniera capillare per tutti. Con questo spirito quindi, desideriamo dare, ufficialmente, il nostro sostegno alla iniziativa presa già da diversi membri di questa chiesa a favore del movimento no-coke. L'idea di organizzare un digiuno a staffetta per mantenere alta l'attenzione pubblica sul problema e contribuire alla campagna dei no-coke dei comuni del comprensorio, ha la nostra approvazione e desideriamo sostenerla, unitamente ad altre iniziative che la nostra creatività ci consentirà via via di prendere.
"Il digiuno che io gradisco non è forse questo: che si spezzino le catene della malvagità, che si sciolgano i legami del giogo, che si lascino liberi gli oppressi e che si spezzi ogni tipo di giogo?
7 Non è forse questo: che tu divida il tuo pane con chi ha fame, che tu conduca a casa tua gli infelici privi di riparo, che quando vedi uno nudo tu lo copra e che tu non ti nasconda a colui che è carne della tua carne?
8 Allora la tua luce spunterà come l' aurora, la tua guarigione germoglierà prontamente; la tua giustizia ti precederà, la gloria del SIGNORE sarà la
tua retroguardia." Isaia 58:6-8

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29 marzo 2008

Stasera dalle 20 alle 21 si spengono le luci...Anche se qualcuno le ha spente da tempo


da Ecoblog.it:

Un’altra iniziativa mondiale per tagliare le emissioni di gas serra: dopo l’italiana M’illumino di meno del mese scorso, ecco l’Heart Hour, un’ora dedicata al risparmio energetico per la terra. Il 29 marzo dalle 20 alle 21 a Roma si spegneranno le luci del Colosseo e in tante altre città d’Italia si moltiplicano le azioni per aderire all’iniziativa “un’ora per la terra”.

L’Heart Hour è partita da Sydney nel 2007, coinvolgendo inizialmente solo i 2 milioni (e passa) abitanti della capitale australiana, ma ha avuto subito un forte eco coinvolgendo decine di milioni di persone in tutto il mondo. Nella seconda edizione dell’evento smetteranno d’assorbire energia per un’ora monumenti come il Golden Gate Bridge di San Francisco, l’Opera House di Sydney, le Sears Tower di Chicago (il più alto edificio d’America) a dimostrazione che il problema è riconosciuto e combattuto sui quattro angoli del pianeta é...



Intanto accade che qualche vatican-talebano decida che, per risparmiare di più, anche i lumi della ragione vadano spenti: come riporta Repubblica.it

11:18 Rotondi: "Ruini è il nostro premier"

"Ruini, per noi democristiani, è una specie di presidente del consiglio fuori ruolo". E' quanto dichiara il segretario della Democrazia cristiana per le autonomie, Gianfranco Rotondi parlando dell'ex presidente della Conferenza Episcopale Italiana

Quindi votare democristiano significa votare direttamente un esponente della gerarchia ecclesiastica vaticana. Votare un politico estero, anziché uno italiano, che serve interessi esteri invece che italiani. L'unica fortuna è che la bassezza di questi politicanti è tutt'altro che nascosta: sono come biscioni obesi nel parcheggio vuoto di un supermercato. Talmente in basso che non sanno rendersi conto di dove si trovino.
Purtroppo il fatto che una bestia simile riesca a sopravvivere politicamente, testimonia che c'è più di qualche pervertito che non smette di portargli da mangiare. Ma voi sfamereste i ratti in casa vostra?

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7 dicembre 2007

4600 MW dal risparmio energetico

da: La Repubblica del 05.12.07, di VALERIO GUALERZI
"Con un miliardo di investimenti in efficienza si evita di sprecare circa 4.600 megawatt.L'a.d. di Terna Cattaneo: "Via cavi e tralicci in quantità tre volte superiore a quelli previsti dalle nuove infrastrutture"

Esulta Pecoraro Scanio: "E' come se avessimo costruito il super impianto di Civitavecchia"
ROMA - Del risparmio ottenuto in bolletta se si sostituiscono in casa le lampadine ad incandescenza con quelle a basso consumo o se siscelgono elettrodomestici di classe A al posto di quelli energivori si sa ormai praticamente tutto. Ma cosa succede se a puntaresull'efficienza energetica è un colosso come Terna? Accade che il risultato è straordinario e si può fare a meno di costruire cinque o seinuove centrali di grossa taglia.

La società che gestisce la rete elettrica nazionale ha presentato oggi a Roma dieci progetti in via di realizzazione che permetteranno direcuperare circa 3.500 megawatt di energia (l'equivalente di 300 milioni di kilowattora, tanti quanti ne cosumano centomila famiglienell'arco di un anno) e di immetterne oltre mille ottenuti da fonti rinnovabili, in particolare dall'eolico, che pone problemi particolariper quanto riguarda i picchi di produzione. Un piano benedetto dal ministro dell'Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio, intervenuto allapresentazione del pacchetto di interventi. "La ristrutturazione avviata da Terna sulla rete elettrica libera 4600 MW, più del doppio dellamega centrale di Civitavecchia", ha esultato Pecoraro. E' questa, ha aggiunto, "l'imprenditoria del sì, la cultura dell'impresa e lacultura della programmazione", che si contrappone a quella "dell'incassare". "Quando si parla di efficienza energetica - ha ricordatoancora il ministro - dobbiamo riferirci anche e soprattutto all'efficienza delle infrastrutture di trasporto dell'energia" perché"l'energia in Italia c'è, ma la bruciamo e poi la buttiamo".

A illustrare nel dettaglio i dieci progetti è stato l'amministratore delegato di Terna, Flavio Cattaneo. L'azienda, ha spiegato, "hastanziato un investimento di un miliardo di euro per razionalizzare e sviluppare in modo compatibile con l'ambiente la rete elettrica aalta tensione in Italia". Se il tornaconto ottenuto nel campo dell'efficienza con la rimozione degli "imbottigliamenti" è il più immediatoe apprezzabile, i "10 progetti per uno sviluppo sostenibile" messi in cantiere avranno anche diverse altre ricadute positive.

"Saranno eliminati cavi e tralicci in quantità tre volte superiore a quelli previsti dalle nuove infrastrutture - ha sottolineato ancoraCattaneo - 1200 chilometri di linee da smantellare a cui saranno sostituiti 450 chilometri di nuovi elettrodotti". A guadagnarne sarannoquindi anche il paesaggio e l'estetica, con l'abbattimento di 4.800 tralicci per l'alta tensione, 161 dei quali in cemento armato.Materiale per oltre sessantamila tonnellate che verrà avviato al riciclo. Inoltre saranno liberati circa 4 mila ettari di territorio.

I nuovi tralicci e le nuove infrastrutture saranno messe a disposizione per altri usi, come il monitoraggio degli incendi e la diffusionedella rete wi-fi, evitando quindi inutili raddoppi e sovrapposizioni. Si cercherà anche di realizzarle con il massimo dell'attenzioneall'integrazione paesaggistica e allo scopo Terna ha già lanciato alcuni concorsi internazionali d'architettura per ottenere piloni etralicci "esteticamente sostenibili".

Le regioni interessate dai progetti sono undici: Lombardia, Piemonte, Veneto, Umbria, Abruzzo, Toscana, Lazio, Campania, Basilicata,mentre il raddoppio del collegamento attraverso lo Stretto di Messina riguarda sia la Calabria, divenuta esportartice di energia, e laSicilia. In tutti i casi, ha rivendicato Cattaneo, è stata cercata e trovata l'intesa con le amministrazioni locali adottando i criteridella Vas, la "valutazione ambientale strategica". Un risultato ottenuto - e questa è forse la più sorprendente di tutte le cifre fornitedal manager - attraverso 40 mila ore di concertazione con enti locali ed istituzioni.

E anche questo è stato un aspetto sottolineato con soddisfazione da Pecoraro Scanio. "Pianificazione e concertazione - ha osservato ilministro - sono le strade maestre da seguire per ottenere risultati importanti, esattamente il contrario di quanto stabilisce la leggeobiettivo, che infatti non è riuscita a far approvare neppure l'1% dei suoi progetti".

SE TUTTO QUESTO E' VERO, COME E' VERO DEL RESTO CHE LA BUFALA DELL'EMERGENZA ENERGETICA ITALIANA E' STATA SMASCHERATA, NON E' PARADOSSALE CHE SI INVESTNO SOLDI IN IMPIANTI COME CENTRALE A CARBONE ENEL DI CIVITAVECCHIA?

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9 novembre 2007

Campagne Greenpeace

Scrivi al Presidente della Commissione Manuel Barroso e ai Commissari Dimas, Kyprianou, Fischer-Boel e Frattini. E chiedi di bloccare la coltivazione di Ogm in Europa!
http://www.greenpeace.it/ogm/dimas

Ti ricordo inoltre che, in questo periodo, è attiva un'altra cyberazione a livello italiano per chiedere alla grande distribuzione - Coop, Auchan ed Esselunga – di eliminare dagli scaffali le lampadine incandescenti, sprecone e nemiche del clima. Dopo 10 giorni siamo a più di 3000 email inviate. Ma dobbiamo fare molto di più. Partecipa adesso!
http://www.greenpeace.it/incandescenti/scrivi.php

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28 ottobre 2007

Greenpeace in azione per l'efficienza energetica

Comunicato stampa

Il 27 ottobre Greenpeace ha effettuato un blitz dimostrativo a Roma, presso il centro commerciale di Auchan Casal Bertone (via Pollio), per chiedere al Gruppo di rimuovere le lampadine incandescenti dagli scaffali dei propri punti vendita in Italia, come misura per limitare le emissioni di gas serra responsabili dei cambiamenti climatici.
Le tradizionali lampadine incandescenti disperdono sotto forma di calore oltre il 90% dell’energia elettrica consumata, e solo il 10% si trasforma in luce. È un enorme spreco di energia che potrebbe essere evitato utilizzando invece lampade fluorescenti compatte ad alta efficienza che permettono di abbattere i consumi dell’80%.
“I cambiamenti climatici sono la più grave crisi ambientale di oggi e occorrono misure concrete e immediate per fronteggiare il fenomeno” spiega Maria Stella Carbone, coordinatore del gruppo locale di Greenpeace a Roma. “Puntare sull’efficienza è il modo più economico per limitare i consumi energetici e ridurre le emissioni di gas serra. Chiediamo ad Auchan di prendere un impegno concreto per la salvaguardia del clima e rimuovere le lampade incandescenti dai propri scaffali al più presto”.
La semplice messa al bando delle incandescenti nel settore residenziale in Italia permetterebbe di risparmiare 5,6 miliardi di chilowattora all’anno, pari a circa 3 milioni di tonnellate di anidride carbonica in meno. Sarebbe una misura a costo nullo per lo Stato, con risparmi in bolletta per i consumatori pari a circa 1 miliardo di euro all’anno.
“La vera soluzione per fronteggiare i cambiamenti climatici e migliorare la sicurezza energetica del Paese è l'efficienza, altro che carbone e nucleare” conclude Maria Stella Carbone. Il rapporto di Greenpeace “La rivoluzione dell’efficienza” indica che tramite misure di efficienza energetica in tutti i settori, e non solo nell’illuminazione, si potrebbero risparmiare al 2020 circa 100 miliardi di chilowattora all’anno, pari alla chiusura di 15 centrali da 1000 MW.
27/10/2007

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11 agosto 2007

World Energy Council: PROPONIAMO UN DIVERSO MODELLO ENERGETICO


APPELLO PER UNA MANIFESTAZIONE CHE PROPONGA UN NUOVO MODELLO ENERGETICO PER UNA NUOVA ECONOMIA

Dall'11 al 15 novembre, si tiene a Roma il 20° Congresso mondiale dell'energia, organizzato dal World energy council, dedicato a prefigurare i futuri scenari energetici globali, centrati ancora sulle fonti energetiche fossili, sul rilancio nucleare e sul massimo profitto a discapito di fonti rinnovabili, risparmio energetico, pace, salute, ambiente.
Un appuntamento triennale ospitato per la prima volta in Italia, che torna a svolgersi in Europa dopo 15 anni e che vede la partecipazione massiccia di tutte le multinazionali dell'energia e delle grandi imprese di stato.

La questione energetica mai come ora è apparsa in tutta la sua gravità. L'era dei combustibili fossili, che ha determinato l'attuale assetto dell'economia mondiale, sta mostrando tutti i suoi limiti: l'esauribilità delle fonti e le guerre per il loro approvvigionamento, l'inquinamento provocato dai processi di combustione conseguenti e le alterazioni climatiche drammaticamente sempre più evidenti, determinano una situazione ormai insostenibile.
Ad aggravare la situazione, a fronte della scarsità di petrolio e gas, viene sempre più proposto l'uso del carbone, con il suo carico inquinante e alterante del clima.

A Roma si incontreranno proprio quei soggetti che hanno la responsabilità dell'attuale situazione: Ministeri e multinazionali energetiche di 94 paesi, coloro che hanno, con le loro politiche, giustificato le terribili guerre che insanguinano il Medio oriente e i paesi del Centro Asia.
Mai come ora, la questione energetica, con i suoi risvolti tragici che opprimono il mondo, può essere affrontate con intelligenza e successo. La scienza, quella non asservita ai potenti e agli speculatori finanziari, è in grado di indicare nuove vie per fornire l'energia necessaria alla vita di tutti.

Il potere costruito sul petrolio e i suoi affini, assicurandosi il controllo del Mondo con la giustificazione di garantire benessere e "democrazia". Mai come ora tutto ciò appare falso: lo squilibrio fra popolazioni fornitrici e paesi consumatori; le terribili conseguenze sul clima a danno di tutti; lo sconvolgimento dei territori dove si perpetua il dominio con l'imposizione di megainfrastrutture, centrali ed inceneritori sempre più invasivi anche se falsamente meno inquinanti.

A tutto ciò si aggiunge la scellerata proposta di chi vorrebbe realizzare nuove centrali nucleari, senza rendere conto dei disastri che questi impianti hanno provocato, tanto più gravi se confrontati con le scarse quantità di energia fornita a livello mondiale, quasi sempre foglia di fico per coprire gli intenti militari che si celano dietro tale proposta "innovativa".

Proponiamo in quegli stessi giorni una forte mobilitazione, un incontro di popolazioni e nuovi saperi, per dire loro cosa realmente bisogna fare per salvare gli esseri viventi dalla catastrofe verso la quale "lor signori" ci stanno portando.

Mai come in questa occasione è giusto indicare a noi e a loro la strada per un "Nuovo Mondo Possibile", tanto caro ai movimenti che in questi anni si sono mobilitati contro guerre ed ingiustizie mondiali e locali, per chiedere che quanto finora è servito a distruggere serva a creare benessere.

Questo appello lo rivolgiamo a tutti coloro che sentono il dovere ed il diritto di definire ed indicare questa strada. I saperi e le testimonianze di coloro che hanno subito e stanno subendo le conseguenze dell'attuale modello energetico debbono incontrarsi.
Ci rivolgiamo anche a tutte quelle forze politiche e sociali che non accettano più l'attuale sistema economico consumistico e le sue false verità.

I costi sociali ed economici delle grandi infrastrutture e dei grandi sprechi possono essere indirizzati verso un nuovo modello che abbia al centro una parola d'ordine: "l'Ambiente per una Nuova Economia", con grandi benefici per il mondo del lavoro pesantemente attaccato e i territori devastati.

Il nostro obiettivo vuol essere, così come indica il Contratto Mondiale per l'Energia, quello di garantire un nuovo modello energetico mondiale che garantisca a tutti equamente l'energia necessaria per vivere dignitosamente, senza distruggere le foreste per produrre carburanti o deportare popolazioni per realizzare le grandi dighe, ma anche riducendo gli impatti da carbone.
Sistemi efficienti, mezzi per ottenere energia da fonti rinnovabili non inquinanti come il sole, il vento, le maree, ecc. sono disponibili. I veri ostacoli a che ciò possa avvenire sono proprio fra coloro che si incontreranno a Roma dall'11 al 15 novembre per rinnovare il rito che confermi il loro potere.
Mobilitiamoci per affermare un modello diverso.

Vedi
www.worldenergy.org
www.wec-italia.org


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