No al carbone Alto Lazio

16 novembre 2007

Una sagoma verde all'orizzonte


...Che fa rotta verso Civitavecchia...



...Con un messaggio chiaro.

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14 novembre 2007

Incentivi e investimenti nelle rinnovabili

Segnaliamo tre nuovi articoli sull'opportunità crescente dell'energia rinnovabile:

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13 novembre 2007

Confinamento della CO2 - depistaggi e menzogne da ogni parte

Riceviamo e pubblichiamo


Comunicato Stampa

SINISTRA EUROPEA
Nodo Ambientalista - Civitavecchia

Quanto scritto dalla stampa, locale e non, circa il pozzo Matilde e la possibilità di “confinamento della CO2” lascerebbe intendere che tale pratica è ormai attuabile e sarà quindi realizzata a breve a risoluzione dei problemi di Civitavecchia.
Purtroppo le cose non stanno così, ed anzi la modalità con cui è stata gestita la notizia palesa una già ampiamente dimostrata volontà di falsare l’informazione al fine di quietare l’enorme dissenso e gli altrettanto enormi problemi legati alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord.
E’ bene chiarire che l’esperienza del confinamento della CO2 (cioè la cattura e lo stoccaggio della medesima in siti profondi) risulta essere tuttora in fase sperimentale e con non pochi problemi da risolvere, tanto che si parla, a seconda delle fonti, di riuscire a realizzare progetti di tale genere (ma sempre sperimentali) tra il 2012 e il 2020.
Peraltro finora non si è mai definito ufficialmente i costi energetici ed economici di tale processo, anche se si parla di circa 70 euro per ogni tonnellata di Co2 sepolta, e la loro quantificazione probabilmente renderebbe non più conveniente l’uso del carbone.
Quello che è sicuro, invece, sono gli enormi costi che la comunità nazionale si troverà ad affrontare per aver sforato gli obiettivi annuali previsti dal trattato di Kyoto (si parla di €20/50 t/a) visto che la sola centrale di TVN, a pieno regime, produrrà poco meno di 10 milioni t/a di Anidride carbonica (dati VIA).
Ancora più strumentali sono i proclami della stampa, secondo cui, unitamente alla CO2, verranno eliminate le micro polveri visto che è noto a tutti che non esistono attualmente sistemi di filtraggio per polveri al di sotto dei 2,5 micron.
Il tutto tralasciando quanto denunciato dal Coordinamento dei medici circa i gravissimi rischi sanitario/ambientali in caso di fuoriuscita della CO2,
I problemi del territorio di Civitavecchia legati all’invasività del polo energetico, alla mancanza di controlli e alla futura riconversione sono molteplici, e non solo relativi alle emissioni della CO2 (concentrazione centrali termoelettriche, emissione polveri sottili e metalli pesanti, radioattività, movimentazione carbone e porto relativo, conseguenze sul sistema agricolo locale, ecc.); di questo ci si deve preoccupare soprattutto dopo le chiare richieste motivate, tra l’altro, con emergenze sanitarie, di riapertura della conferenza dei servizi da parte del Ministero dell’Ambiente, di quello alla Salute, delle Province di Roma e Viterbo e della Regione Lazio.
Fornirsi di alibi inneggiando a tecnologie avveniristiche per ora non realizzabili è offensivo per l’intelligenza e la salute dei cittadini oltre che indecoroso per chi tenta l’operazione.
Si abbia almeno il coraggio di fare come Bersani: si dica che non vi è alcun interesse nei confronti della salute dei cittadini, della devastazione delle economie dei territori e del futuro del pianeta in quanto valori sacrificabili sull’altare del profitto.
I cittadini di ciò sono già consapevoli.

Civitavecchia, 12 novembre 2007

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Immagini dal WEC, dove i potentati economici parlano del nostro futuro

Una cosa è certa: la macchina da guerra delle lobbies carbonare non è intenzionata a fare prigionieri. Altrettanto certo è che -pur rappresentando l'unico futuro possibile- le energie rinnovabili sono ancora oggi un tabù per i governi, ed infatti restano in secondo piano al WEC.

Un primo resoconto dal sito di Carta, vedi qui.

All'interno della sala dove lobbisti e fantocci governanti sono riuniti, prende la parola Prodi, e a quel punto fa irruzione Greenpeace:

QUIT NUCLEAR MADNESS
ENERGY REVOLUTION
NOW!


Aggiornamento al 16/11/2007:
Greenpeace irrompe di nuovo al WEC, per denunciare la politica energetica di ENEL:


ENEL e il caso MOCHOVCE:

ENEL e il caso BELENE:

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Bersani contestato al World Energy Council - Roma

Comunicato stampa

12 novembre_
I No Coke, con le mani insanguinate, offrono al Ministro carbone e fischi davanti ai cancelli dove è in corso il WEC alla Fiera di Roma

12 novembre - Momenti da dimenticare per il Ministro Bersani che davanti ai cancelli del WEC, in corso alla nuova fiera di Roma, ha ricevuto un’accoglienza al “carbone” dai rappresentanti delle vertenze ambientali di tutta Italia.

I delegati del “OTHER EARTH”, si sono dati appuntamento per proseguire il “Controvertice sull’Energia” proprio dinanzi ai cancelli del convegno dei potenti dell’Energia, il World Energy Council a Roma.

I No Coke hanno preparato accuratamente l’accoglienza per il passaggio della macchina del Ministro Bersani. Le donne, di cui molte mamme, con le mani insanguinate, offrivano carbone in segno di protesta per le morti che il territorio intorno a Civitavecchia dovrà subire per colpa dell’utilizzo del carbone come combustibile nella centrale elettrica di TVN.

Deludente la reazione del Ministro che si è barricato dietro il bavero del cappotto e della macchina di Stato per non parlare con i protestanti giunti da tutta Italia. Siamo amareggiati, dicono in coro, questo non è quello che professava prima delle elezioni e della sua nomina a Ministro, diceva che avrebbe ascoltato i territori, i cittadini in difficoltà.

Bersani non solo non vuole ascoltare i cittadini ma neanche i suoi colleghi, il Ministro della Salute ed il Ministro dell’Ambiente, che gli hanno scritto preoccupati per lo stato di salute del territorio intorno a Civitavecchia già lungamente compromessa da 50 anni di servitù energetiche. E’ per questo che prosegue in tutta Italia la raccolta di firme a supporto della denuncia a Bersani per omissioni di atti d’ufficio alla Procura di Roma.

Contatti: 329.7924124 3358272742

nocoketarquinia@yahoo.it

www.nocoketarquinia.splinder.com

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10 novembre 2007

Ecco i rischi dello stoccaggio di CO2 nel sottosuolo

Ormai le pressioni dell'opinione pubblica su aziende e politica, affinché si fermi questa follia della rincorsa al carbone, si fanno forti a livello mondiale. Ne è la prova il fatto che sempre più spesso si sente parlare di sperimentare tecnologie di stoccaggio degli enormi quantitativi di CO2 risultanti dagli impianti di produzione energetica a carbone. Tecnologie che fino a qualche mese fa venivano descritte come in fase del tutto sperimentale, il loro uso relegato in un futuro ancora lontano. E invece sentiamo dire che anche qui a Civitavecchia si sta pensando di utilizzare un pozzo sottomarino, individuato nel tratto di mare antistante la centrale Torre Valdaliga Nord, per stoccare la CO2.
Noi crediamo che si tratti di una follia, direi commisurata all'idea stessa di utilizzare, oggi, il carbone per produrre energia. Ecco qualche motivo a sostegno di questa nostra opinione: si tratta di una email che il Coordinamenteo dei Medici per la Salute e l'Ambiente sta facendo circolare:


"...Nel documento pubblicato di recente dal famoso Laboratorio di Ricerca del Dipartimento per l’Energia (DOE) degli Stati Uniti si possono leggere quali sono i rischi del sequestro dell’anidride carbonica (Risk Assessment and Management for Long-Term Storage of CO2 in Geologic Formations – Unites States Department of Energy R6D).

I rischi più importanti conseguenti al sequestro della CO2 sono il suo ritorno in superficie. Qualora questo avvenisse in alta concentrazione, porrebbe dei gravi rischi alla salute sia degli esseri umani che degli animali.
Il paragone con quello che successe in Camerun, vicino ai laghi Monoun e Nyos, dove morirono molte persone ed animali in seguito all’improvvisa salita in superficie di un’elevata quantità di CO2 che era profondamente sepolta sotto il fondo dei laghi stessi, serve ad illustrare l’estrema tossicità di questo gas ad alte concentrazioni.
La CO2 inoltre, sempre secondo gli autori del documento, potrebbe migrare vicino a falde acquifere e comprometterne la potabilità.
Fenomeni naturali come uragani o atti terroristici potrebbero causare delle crepe nei condotti che veicolano questo gas e la cronaca non è certo avida nel riportare questi incidenti:



Pipeline Accident Reports

Title:Hazardous Liquid Pipe Failure and Leak, Marathon Ashland Pipe Line, LLC Winchester, Kentucky, January 27, 2000
NTSB Report Number: PAB-01-02, adopted on 05/03/2001 [Full Text | PDF document]

Title: Hazardous Liquid Petroleum Products Pipeline Rupture, Colonial Pipeline Company, Knoxville, Tennessee February 9, 1999
NTSB Report Number: PAB-01-01, adopted on 03/28/2001 [Full Text | PDF document]

Title:Natural Gas Service Line and Rupture and Subsequent Explosion and Fire, Bridgeport, Alabama January 22, 1999
NTSB Report Number: PAB-00-01, adopted on 11/28/2000 [Full Text | PDF document]

Title: Pipeline Accident Report: Natural Gas Pipeline Rupture and Subsequent Explosion, St. Cloud, Minnesota, December 11, 1998
NTSB Report Number: PAR-00-01, adopted on 07/11/2000 [Abstract | PDF document]
NTIS Report Number: PB2000-916501

Title: Hazardous Liquid Petroleum Products Overpressure Rupture, Murfreesboro, Tennessee, November 5, 1996
NTSB Report Number: PAB-99-03, adopted on 04/29/1999 [Full Text | PDF document]

Title: Pipeline Rupture and Fire, Indianapolis, Indiana, July 21, 1997
NTSB Report Number: PAB-99-02, adopted on 04/20/1999 [Full Text | PDF document]

Title: Pipe Failure and Leak, Morgan Falls Landfill, Sandy Springs, Georgia, March 30, 1998
NTSB Report Number: PAB-99-01, adopted on 03/22/1999 [Full Text | PDF document]

Title: Pipeline Rupture, Liquid Butane Release and Fire Lively, Texas August 24, 1996
NTSB Report Number: PAR98-02*, adopted on 11/06/1998 [Abstract | PDF document]
NTIS Report Number: PB98-916503

Title: Pipeline Rupture and Release of Fuel Oil in the Reedy River at Fork Shoals, South Carolina June 26, 1996
NTSB Report Number: PAR-98-01, adopted on 11/04/1998 [Abstract | PDF document]
NTIS Report Number: PB98-916502

Title: Pipeline Accident Summary Report Natural Gas Pipeline Rupture and Fire During Dredging of Tiger Pass, Louisiana October 23, 1996
NTSB Report Number: PAR98-01*, adopted on 09/28/1998 [Abstract | PDF document]
NTIS Report Number: PB98-916501

Title: Release of Hazardous Liquid Near Gramercy, Louisiana, May 23, 1996
NTSB Report Number: PAB-98-01, adopted on 09/21/1998 [Full Text | PDF document]

Title: San Juan Gas Company, Inc./Enron Corp. Propane Gas Explosion in San Juan, Puerto Rico on November 21, 1996 (ALSO AVIALABLE IN SPANISH)
NTSB Report Number: PAR-97-01, adopted on 12/23/1997 [Abstract |PDF document]
NTIS Report Number: PB97-916501

Title: UGI Utilities, Inc., Natural Gas Distribution Pipeline Explosion and Fire Allentown, Pennsylvania June 9, 1994
NTSB Report Number: PAR-96-01, adopted on 02/26/1996 [Abstract | PDF document]
NTIS Report Number: PB96-916501

Title: Texas Eastern Transmission Corporation Natural Gas Pipeline Explosion and Fire Edison, New Jersey March 23, 1994.
NTSB Report Number: PAR-95-01, adopted on 01/18/1995
NTIS Report Number: PB95-916501

Title: Highly Volatile Release from Underground Storage Cavern and Explosion Mapco Natural Gas Liquids, Inc. Brenham, Texas April 7, 1992.
NTSB Report Number: PAR-93-01, adopted on 11/04/1993
NTIS Report Number: PB93-916502

Title: Natural Gas Explosion and Fire Department of Defense/Army Fort Benjamin Harrison Indianapolis, Indiana December 9, 1990
NTSB Report Number: PAR-92-01, adopted on 04/08/1992
NTIS Report Number: PB92-916501

Title: Liquid Propane Pipeline Rupture and Fire Texas Eastern Products Pipeline Company North Blenheim, New York March 13, 1990
NTSB Report Number: PAR-91-01, adopted on 06/11/1991
NTIS Report Number: PB91-916501

Title: Kansas Power and Light Company Natural Gas Pipeline Accidents September 16, 1988 to March 29, 1989 (Revised).
NTSB Report Number: PAR-90-03, adopted on 03/27/1990
NTIS Report Number: PB-90-916503

Title: Fire on Board the F/V Northumberland and Rupture of a Natural Gas Transmission Pipeline in the Gulf of Mexico Near Sabine Pass, TX October 3, 1989.
NTSB Report Number: PAR-90-02, adopted on 09/11/1990
NTIS Report Number: PB90-916502

Title: Kansas Power and Light Company Natural Gas Pipeline Accidents (revised PAR-90-03) September 16, 1988 to March 29, 1989.
NTSB Report Number: PAR-90-01, adopted on 03/27/1990
NTIS Report Number: PB90-916501

Title: Piedmont Natural Gas Company Natural Gas Explosion and Fire Winston-Salem, North Carolina January 18, 1988
NTSB Report Number: PAR-88-01, adopted on 10/25/1988
NTIS Report Number: PB88-916501

Title: Lone Star Gas Company Gas Explosion and Fire Fort Worth, Texas March 12, 1986.
NTSB Report Number: PAR-87-03, adopted on 08/04/1987
NTIS Report Number: PB87-916503

Title: Williams Pipe Line Company Liquid Pipeline Rupture and Fire Mounds Views, Minnesota July 8, 1986.
NTSB Report Number: PAR-87-02, adopted on 07/20/1987
NTIS Report Number: PB87-916502

Title: Texas Eastern Gas Pipeline Company Ruptures and Fires at Beaumont, Kentucky on April 27, 1985 and Lancaster, Kentucky on February 21, 1986.
NTSB Report Number: PAR-87-01, adopted on 02/18/1987
NTIS Report Number: PB87-916501

Title: Northeast Utilities Service Co. Explosion and Fire Derby, Connecticut December 6, 1985.
NTSB Report Number: PAR-86-02, adopted on 11/14/1986
NTIS Report Number: PB86-916503

Title: Continental Pipe Line Company Pipeline Rupture and Fire Kaycee, Wyoming, July 23, 1985.
NTSB Report Number: PAR-86-01, adopted on 03/18/1986
NTIS Report Number: PB86-916501

Title: National Fuel Gas Company Natural Gas Explosion and Fire, Sharpsville, Pennsylvania, February 23, 1985

NTSB Report Number: PAR-85-02, adopted on 10/25/1985
NTIS Report Number: PB85-916502.



Di estrema importanza è il fatto che non c’è esperienza per dire come si comporteranno 10.730.000 tonnellate di CO2 sepolta ogni anno per almeno 25 anni. Questa, infatti, è la quantità di emissioni dichiarate nella Valutazione di Impatto Ambientale per la conversione a carbone della centrale di TVN di Civitavecchia. Inoltre, l’incertezza maggiore è il comportamento della CO2 iniettata sotto formazioni saline.
[...]
Anche se il rischio associato al sequestro della CO2 è molto basso, come sottolineano i ricercatori del DOE, tuttavia la popolazione va informata su cosa può succedere nel caso di un’esposizione ad alte dosi di anidride carbonica.
Nel documento più recente ed importante sul sequestro della CO2, pubblicato dall’IPPC, un organo della Commissione Europea dedicato alla prevenzione ed al controllo dell’inquinamento, a pag. 27 si afferma che l’applicazione di questa tecnologia aumenterebbe il costo della produzione di energia dal 35 – al 70 % (pag. 27, seconda colonna, settima riga). Il costo sarebbe a carico, come al solito, della popolazione e lo troveremmo sulla bolletta.

(Seguono estratti dal documento indicato)


Camerun, Lake Monoun

Erano le 23 e 30 del 15 agosto del 1985, in molti udirono un forte rumore, un’esplosione proveniente dalla zona del lago Monoun. Dissero che una scossa di terremoto era stata avvertita a 6 chilometri a nord del lago. Una nube di anidride carbonica fuoriuscì dalla parte est del lago stesso, dove si trovava un cratere largo 350 metri e profondo 96 metri. Le vittime della nube tossica, un numero imprecisato, si trovavano nella parte bassa del lago e morirono la maggior parte tra le 3 e l’alba. Non furono eseguite autopsie ma tutti i corpi mostravano segni di ustioni diffuse di primo grado.
La nube, simile a fumo, iniziò a dissiparsi verso le 10 e 30. Entro un raggio di 100 metri dal punto di fuoriuscita della nube la vegetazione mostrava segni di inondazione.
Il lago Monouns è al centro di una zona vulcanica ma l’evento non venne causato da un’eruzione. Le indagini eseguite giunsero alla conclusione che un terremoto o un movimento delle acque del lago provocò l’improvvisa fuoriuscita di un’enorme quantità di CO2 che soffocò la popolazione.


Camerun, Lake Nyos


...Il 12 agosto 1986 un’improvvisa grande nube di anidride carbonica, circa un chilometro cubo, si innalzò dal lago Nyos causando la morte per asfissia di circa 1.700 persone e di tutti gli animali che si trovavano in un raggio di circa 25 chilometri."


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9 novembre 2007

"Other earth" - Roma- partecipiamo!


"OTHER EARTH"

presso la Città dell’altra economia, Largo Dino Frisullo, Campo Boario, Testaccio
(metro Piramide)

Roma 8/10/11/12/13/14/15 Novembre 2007


"...Non è democrazia decidere nelle segrete stanze con multinazionali e banche i nostri destini. E’ democrazia porre le comunità locali nelle condizioni di decidere all’interno di una discussione condivisa ed informata il proprio futuro..."

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10/11/07 a Roma - piazza farnese, per il Solare


"Il 10 Novembre, a 20 anni dal referendum che ha segnato l'allontanamento dell'Italia dalla via del nucleare, saremo tutti a Piazza Farnese, nel centro storico di Roma, alle ore 16:00."

"L'8 e 9 novembre del 1987 con il referendum sul nucleare 21 milioni di italiani, pari all'81 % dei votanti, dissero no alle centrali nucleari. Un grande successo che portò l'Italia fuori dal nucleare da fissione e fuori dall'incubo degli incidenti nucleari.
20 anni dopo quella importante vittoria alcune forze politiche ed economiche Più arretrate vorrebbero riaprire all'energia nucleare senza che ad oggi sia stato risolto il problema delle scorie radioattive e della sicurezza.
In questi anni persino la Germania, la Svezia, l'Olanda e il Belgio hanno deciso di avviare un programma di abbandono del nucleare e di puntare sulle politiche del risparmio ,dell' efficienza energetica e delle energie rinnovabili.
Riteniamo che la grande questione dei cambiamenti climatici debba essere affrontata attraverso una profonda riconversione ecologica del modo di produrre. Ecco perché riteniamo che il Patto per il Clima, lanciato da migliaia di cittadini rappresentativi del mondo della politica , del sindacato, della cultura, della scienza e della ricerca, dei comitati e delle associazioni sia lo strumento per dare una risposta efficace e strutturale nella lotta al riscaldamento globale.
Va superato l'attuale modello economico basato sull'uso del petrolio e più in generale delle fonti fossili e su un consumo senza limit¬i delle risorse naturali che hanno generato nel pianeta povertà, squilibri ,precarietà del lavoro, conflitti sociali e guerre. Il futuro energetico del mondo non è l'attuale nucleare con il drammatico problema delle scorie radioattive e della sicurezza e nemmeno il carbone con il suo forte impatto ambientale e sanitario provocato dalle emissioni di CO2 e delle polveri sottili. Una nuova politica energetica deve basarsi sulle rinnovabili, a partire dal sole, sul risparmio e l'efficienza , su una rete energetica intelligente per ridurre al minimo gli sprechi, puntando fortemente sulla ricerca e l'innovazione tecnologica che consenta tra l'altro di utilizzare l'idrogeno e le bionergie prodotte su filiera corta. L'energia del futuro sarà democratica,decentrata, distribuita e fonte di ricchezza per i cittadini. Tutto ciò è indispensabile per costruire una società più giusta, sostenibile e senza guerre.
Per questi motivi abbiamo deciso di ricordare l'anniversario di quell'importante vittoria del referendum sul nucleare, organizzando una manifestazione-festa che si terrà a il prossimo 10 novembre a Roma a Piazza Farnese a partire dalle ore 16.00.
All'iniziativa vi saranno le testimonianze di coloro che hanno combattuto la battaglia nel comitato anti-nucleare, le istituzioni e i tanti cittadini che allora vissero quel delicato momento storico.

Vi aspettiamo in tanti e per chi volesse aderire all'appello può inviare un'email a info@20annisenza.org o inviare un fax a 06.42004600 presso federazione dei Verdi"

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Nuovi morti nelle miniere di carbone

32 morti e tre feriti: è il bilancio ufficiale dell'ultimo incidente nelle miniere di carbone cinesi. Il carbone è sempre più pulito.
Fonte:
http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=40159&rubrica=15

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Monumento Naturale nell’area costiera de 'La Frasca'– Comuni di Civitavecchia e Tarquinia

Riceviamo e pubblichiamo
"All'assessore Regionale Zaratti sull'istituzione di un Monumento Naturale nell’area costiera de 'La Frasca'– Comuni di Civitavecchia e Tarquinia"

Egregio Assessore,
il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Solo brevi tratti di costa mantengono una adeguata naturalità, tanto da essere riconosciuti a livello comunitario nella rete ecologica di Natura 2000.
Sicuramente uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che, estendendosi per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e continuando per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia, costituisce la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Per la sua estensione il sito è stato, tra l’altro, inserito nel progetto Oloferne del WWF, che tra il 1995 ed 1996 ha censito i tratti di costa di sviluppo di almeno 3 km liberi da opere umane.
La pineta, impiantata, con funzione di frangivento, negli anni Cinquanta del secolo scorso dall’Ersal, si presenta attualmente piuttosto degradata, principalmente a causa della scarsa resistenza del pino domestico alla salsedine e dell’importante pressione antropica.
Nonostante tale circostanza, l’area, attualmente di proprietà dell’Arsial, rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, è inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” ed è sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
La costa è una scogliera bassa, ambiente di enorme valore biologico caratterizzato anche da un elevatissimo ruolo turistico ricreativo, e, unitamente alla gariga alofila, ha un fondamentale ruolo ecologico di collegamento con la pineta artificiale retrostante.

Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Molte le piante di ambiente salmastro (costa e gariga), soprattutto della Famiglia delle Chenopodiaceae, quali: Atriplex litoralis, Sueda marittima, Salsola kali, Salicornia europea, Spergularia media e S. marina, Chritmum maritimum, Eryngium maritimum, Limonium vulgare, Artemisia marittima, Plantago corono-pus, Cakile marita.
Per quanto riguarda l’avifauna, frequentemente vengono avvistati esemplari di Arenaria interpres, Asio otus, Larus ridibundus, Sterna sandvices, Egretta garzetta, Phalarocrocrax carbo.
Particolare rilievo mostra il tratto di fondale antistante, essendo costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Tra le specie riscontrate nell’ambito del SIC in questione, che si estende per una superficie di 434,703 ha, alghe di vario tipo (verdi, rosse e brune, Ulva lacuca, Codium bursa, C. vermilara, Litophyllum racemus, Geodia cydonium) e Monocotiledoni rare quali la già citata Posidonia oceanica, Muscari parviflorum Desf. (popolamento pentaploide), Ophrys sphegodes. Si segnala, inoltre, la presenza di Pinna nobilis (il più grande mollusco del mediterraneo), Corallium rubrum, di molluschi di particolare rarità come la Luria lurida, il Murex brandaris, l’Aporhais pes-pelicani, Ensis ensis o E. minor e della Caretta caretta che ama pascolare nelle praterie di Poseidonia.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana: resti di ville, una delle quali in località “Cappelletto”, molto vasta e dotata di ambienti termali. Sono visibili parti di muri costruiti con la tecnica dell’opus listatum, una vaschetta scavata nella roccia e parte di un pavimento in cotto. La sopravvivenza di tali testimonianze è oggi minacciata dal continuo passaggio delle automobili sulla strada antistante il campeggio.
Rinvenimenti di tessere di mosaico, chiodi in bronzo, fibbie, ami da pesca, e di centinaia di monete di varie zecche del mediterraneo, rimandano ad una frequentazione tra III sec a.C. e IV d.C., da porre in relazione con la presenza di un porto canale, i cui resti sommersi sono tuttora visibili, identificabile quasi sicuramente con l’approdo di Rapinium, ricordato nell’Itinerarium Maritimum e, successivamente, negli Acta Sanctorum con il mutato nome di Columna, dovuto alla presenza sulla costa, come segnacolo di accesso al canale, di possenti colonne di granito, almeno tre delle quali ancora adagiate sul fondale, a modesta profondità a poca distanza dalla riva.
Lo stesso nome Frasca deriverebbe dall’uso che in passato i pescatori facevano di rami (le frasche) collocati verticalmente in mezzo al mare per segnalare gli approdi per le imbarcazioni. In caso di poca visibilità, infatti, i rami venivano incendiati così da illuminare il percorso per i natanti in difficoltà.
Sono, inoltre, frequentissime le segnalazioni relative al rinvenimento di relitti e reperti isolati dai fondali prospicienti la pineta.

L’amore della popolazione per questo sito è stato recentemente dimostrato dai numerosi voti ottenuti nell’ambito del progetto “I luoghi del cuore”, del Fondo per l’Ambiente Italiano, che chiamava i cittadini a votare i siti meritevoli di tutela e di particolare valore affettivo per la popolazione, nell’ambito del quale La Frasca è risultata il terzo sito del Lazio e 37° in tutta Italia sui 6000 luoghi segnalati dagli italiani.
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Cina” o di infrastrutture simili altrimenti denominate o di un porticciolo turistico da almeno 700 posti barca, comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra.
Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione e salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio, riteniamo necessario, ed oramai improcrastinabile, l’apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Al fine di portare a compimento le finalità della rete Natura 2000, proponiamo, anche, che si provveda al più presto alla redazione di un unico Piano di Gestione che interessi le aree del SIC e dell'istituendo Monumento Naturale o, considerata l’importanza e i danni già recentemente subiti dal sistema marino in oggetto, di valutare l’opportunità di un intervento presso il Ministero competente al fine di attivare uno specifico strumento di protezione per i fondali inseriti nel SIC IT6000005.
Ringraziando anticipatamente per la sensibilità e la disponibilità che Vorrà dimostrare, restiamo in attesa di un Suo gradito cenno di riscontro e cogliamo l’occasione per inviarLe i nostri più cordiali saluti.


ItaliaNostra
Sezione Asfodelo - Gruppo Civitavecchia
La Vice Presidente
Dott.ssa Roberta Galletta


FORUM AMBIENTALISTA
Sezione Civitavecchia
La responsabile
Simona Ricotti

WWF Lazio
Sezione Litorale Nord
Il Responsabile
Dr. Dario Burattini

ASSOCIAZIONE TNT
Civitavecchia
La Presidente
Loretta Tremante

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Stocchiamo Enel nel sottosuolo

Riceviamo e pubblichiamo
"Recentemente (4 ottobre 2007), dalle pagine del quotidiano “Il sole 24 ore”, l’Enel annunciava con toni trionfalistici “la possibilità di catturare l’anidride carbonica prodotta negli opifici elettrici e di poterla quindi stoccare profondamente in aree geologiche appropriate”. Ciò farebbe centrare l’obbiettivo, entro il 2012, di avere: “centrali a carbone pulito senza emissioni di CO2 nell’atmosfera”. La prima centrale elettrica a sfruttare tale tecnologia sarebbe quella a carbone di Civitavecchia di TVN e il luogo dello stoccaggio è stato individuato un’area off-shore denominata “pozzo matilde” che avrà la capacità di immagazzinare per 20 anni le emissioni di CO2 della centrale (circa 95 miliardi di metri cubi).
Noi leggiamo, in queste affermazioni, solo un maldestro tentativo, che non andrà sicuramente a buon fine, di tranquillizzare le popolazioni stanche di subire da anni gli effetti delle nefaste emissioni in atmosfera di uno dei più grandi poli energetici europei.
Quello che l’ Ente elettrico si è guardato bene dal dire, però, sono i gravissimi rischi sanitario/ambientali connessi con tale tecnologia; infatti, il movimento dei gas nel sottosuolo può essere indotto dai gradienti di pressione, da quelli di concentrazione e da quelli geotermici che possono provocare improvvise e massive fuoriuscite degli stessi nell’atmosfera. Che cosa succederebbe alla popolazione se si verificasse una emissione copiosa di CO2 dal sito di stoccaggio? Eventi simili non sono né impossibili né improbabili. Ne citiamo di seguito alcuni:
  1. Nel 1984 una nube di CO2, sprigionatasi improvvisamente dal sottosuolo uccise, nei pressi del lago Monoun (in Africa), circa 40 persone
  2. Nella notte del 21 agosto 1986 una nube di 800 milioni di metri cubi di CO2 (circa 1900 volte inferiore a quella che verrebbe immagazzinata a Civitavecchia) si sprigionava improvvisamente dal lago Nyos in Camerun attraversando, spinta dai venti, una vasta vallata della lunghezza di trenta chilometri, seminando morte silenziosa e improvvisa. La CO2 uccise più di 1.800 persone e 3.500 capi di bestiame. Molti individui stavano dormendo e, sorpresi nel sonno dalla nube di gas, non ebbero scampo, morendo in carenza di ossigeno come fa un pesce fuor d’acqua.
  3. Nel settembre del 1999, in seguito ad emanazioni di anidride carbonica in località Cava del Selci, nel Comune di Marino, fu registrata la morte per anossia di più di 30 capi di bestiame e nelle zone limitrofe alle emissioni gli abitanti accusarono per molte ore disturbi (vomito, lipotimie e alterazioni visive) chiaramente dovuti alla presenza e all’accumulo nelle abitazioni di elevate concentrazioni di anidride carbonica.

Se ciò si dovesse verificare, non ci sarebbe salvezza per nessuno: neppure la più sofisticata maschera potrebbe evitare la morte in pochi minuti. Solo la disponibilità immediata di ossigeno per tutta la popolazione esposta potrebbe salvare la vita.
Questo tentativo, da parte dell’Enel, di trovare soluzioni azzardate, anche se tecnologicamente possibili, non riuscirà mai a mitigare l’intrinseca pericolosità connessa alla costruzione ed alla gestione di opifici di tali dimensioni e complessità, ma creerà nuove fonti ti preoccupazioni per le popolazioni residenti.

Coordinamento dei medici e dei farmacisti per la tutela dell’ambiente e della salute."

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