No al carbone Alto Lazio

6 giugno 2008

"Inquinamento, nel Lazio emesse oltre 42 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 all’anno, un incremento abnorme negli ultimi quindici anni del 22,4%"


da maremmaoggi.it
Nel Lazio emesse oltre 42 milioni di tonnellate (Mt) di CO2 all’anno, il 9,4% del totale nazionale, un incremento abnorme negli ultimi quindici anni del 22,4%.
Maggiori responsabili: il 39,3% nel comparto termoelettrico, il 37,3% nel settore trasporti.
Ecco i nuovi dati resi noti da Legambiente Lazio per festeggiare la “Giornata per l’Ambiente”.
Legambiente Lazio: “Non c’è tempo da perdere, c’è in gioco la salute dei cittadini e del pianeta: reagire con rapidità con obiettivi locali.
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A Roma subito le strisce blu, no alla riduzione dell’orario della ZTL notte, tasselli fondamentali delle iniziative di limitazione del traffico privato e potenziamento di quello pubblico.”
Il 7 giugno a Milano una grande alleanza di associazioni in Marcia per il Clima.

Nel Lazio sono state prodotte nel 2004 oltre 42 milioni di tonnellate (Mt) di anidride carbonica, secondo i più recenti dati disponibili a scala regionale (fonte ENEA), il 9,4% del totale nazionale, con un incremento abnorme negli ultimi quindici anni del 22,4%, da quando nel 1990 la nostra regione produceva 34,6 milioni di tonnellate del pericoloso gas serra. Un incremento molto superiore alla media nazionale del 13,3% nello stesso periodo, che anche nel confronto tra il 2003 e il 2004 vede il dato in crescita dell’1%. Sono questi i nuovi dati più salienti del dossier sulle emissioni di anidride carbonica che Legambiente Lazio ha reso noti questa mattina di fronte a Montecitorio, per festeggiare la “Giornata per l’Ambiente” in occasione della presentazione della Marcia per il Clima, l’importante appuntamento nazionale che vedrà in piazza il 7 Giugno a Milano una grande alleanza di associazioni che lo hanno promosso.
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Analizzando il dato per i diversi settori (base dati 2003) emerge che ben 16,488 Mt di anidride carbonica sono prodotte nel comparto termoelettrico (39,3%) e altre 15,657 Mt nel settore trasporti (37,3%), seguiti poi ad una certa distanza da emissioni di 6,964 Mt per gli usi civili (16,6%), di 1,958 Mt per l’industria (4,7%), di 0,392 Mt per il settore energia (0,9%) e di 0,475 Mt per l’agricoltura (1,1%).
“Negli ultimi quindici anni nel Lazio le emissioni di anidride carbonica sono cresciute in maniera abnorme, a causa delle grandi e inefficienti centrali termoelettriche del polo energetico dell’alto Lazio ma soprattutto del traffico sempre più impazzito. Roma e la nostra regione vanno allontanandosi sia dagli obiettivi di Kyoto che del 30% di riduzione delle emissioni stabilito dall’Unione Europea, dando un contributo negativo al nostro paese, visto che quasi il 10% del totale delle emissioni nazionali di anidride carbonica vengono dal nostro territorio -dichiara Lorenzo Parlati, presidente di Legambiente Lazio-. Ormai il processo di riscaldamento globale sta già producendo effetti drammatici, mettendo in evidenza una responsabilità sempre più chiara e determinante dell’attività umana, in particolare per l’uso dei combustibili fossili, in relazione ai cambiamenti climatici. Non c’è più tempo da perdere, se fino ad oggi le preoccupazioni per la salute dei cittadini non erano bastate a portare fino in fondo scelte sostenibili, ora c’è in gioco la salute dell’intero pianeta. Bisogna reagire con rapidità e decisione, partendo dalla scala locale: le emissioni di gas serra non sono un fenomeno lontano, sono direttamente legate alle emissioni delle nostre città, dei nostri paesi, allo smog che attanaglia i centri abitati, alle nubi inquinanti delle centrali e degli impianti industriali, ai nostri consumi energetici. Vanno allora fissati obiettivi locali, comunali, provinciali e regionali prevedendo azioni decise per ridurre le emissioni di anidride carbonica nei diversi settori, energetico, dei trasporti, industriale e agricolo. A partire dal fronte energetico, abbandonando il carbone e la costruzione di nuovi inefficienti mega impianti a combustibili fossili, spesso fuori da qualsiasi pianificazione. Puntando con molta più decisione sul fronte dei trasporti, dove va rafforzato l’investimento sul trasporto su ferro su scala regionale. E’ questo il contesto in cui anche decisioni su Roma come quelle sulle strisce blu, piuttosto che sulle ZTL, si possono comprendere meglio: sono scelte che vanno incrementate nell’efficacia piuttosto che diminuite, un tassello fondamentale delle iniziative di limitazione del traffico privato e potenziamento di quello pubblico, per ridurre smog e gas serra.”
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Dal rapporto “Energia e clima nelle Regioni italiane” curato dalla Fondazione Innovazione di Legambiente emergono altri dati rilevanti: i principali usi finali energetici sono quelli dei trasporti stradali e residenziali. Il consumo procapite residenziale è pari a 0,48 tep/ab e il Lazio è la decima regione con i consumi più elevati. I consumi energetici procapite per i trasporti stradali sono superiori alla media nazionale (+15%) e nel decennio 1994-2004 la crescita dei consunmi per il totale dei trasporti è stata del 33%. E’ il settore della mobilità e dei trasporti a rivestire un ruolo fondamentale nelle emissioni di CO2 del Lazio, secondo solo a quello del settore energetico, con oltre 15,6 milioni di tonnellate di CO2 emessa, il 37,3% del totale delle emissioni, di 10 punti percentuali superiore alla media italiana. I consumi di energia primaria del Lazio (disponibili al 2004) sono pari a circa 14,4 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio (tep). Nel decennio 1994-2004 i consumi sono cresciuti del 21%. I consumi procapite portano il Lazio al sedicesimo posto fra le regioni italiane che consumano di più. Il 96% dei consumi di energia primaria è da fonte fossile. Il 60% dei consumi di energia deriva da olio combustibile e il 36% da gas.
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Tre delle centrali che contribuiscono maggiormente all'effetto serra in Italia si trovano, nel Lazio, con una produzione di oltre 11milioni di tonnellate di CO2 all’anno nel 2005: la centrale Enel di Montalto di Castro (VT) con 5 milioni di tonnellate di CO2 all'anno, la centrale Enel Torrevaldaliga Nord a Civitavecchia, con una produzione che nel 2005, quando era già in riconversione, di circa 3 milioni di CO2 all'anno, la centrale Tirreno power S.p.a., sempre di Civitavecchia, con una produzione di 2.536.307 di tonnellate di CO2 l’anno. Alle emissioni del settore elettrico si aggiungono quelle consistenti e poco studiate del settore industriale. Nel Lazio di “distinguono” negativamente il cementificio di Guidonia (Rm) con 1.300.000 tonnellate di CO2 all’anno nel 2005, impianto industriale che brucia anche carbone recentemente oggetto anche di un sequestro dell’area di stoccaggio del combustibile sulla base di un esposto di Legambiente Lazio, e la Raffineria di Roma, a Malagrotta, che emette circa 450mila tonnellate di CO2 all’anno: sono i due impianti più impattanti nel panorama regionale del settore industriale.
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Anche per questo il 7 giugno saremmo in piazza a Milano, in marcia per il clima. Alle 15 scenderà in piazza il popolo delle energie pulite e della sostenibilità ambientale e sociale: un grande corteo di cittadini, associazioni, organizzazioni di categoria che propongono un’alternativa energetica alle fonti fossili, una gestione diversa e sostenibile del territorio e dell’agricoltura, soluzioni concrete per la gestione dei rifiuti, promuovono la mobilità su ferro, non credono nelle grandi opere faraoniche panacea di tutti i mali, ma nelle infrastrutture utili e in un’opera capillare di ristrutturazione delle nostre aree urbane e del territorio.
La Marcia per il clima è promossa da: Legambiente, Acli, Acli Ambiente–Anni Verdi, Adoc - Associazione per la Difesa e l'Orientamento dei Consumatori, AIAB - Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica, Altreconomia, Ambiente e Lavoro, Amici della Terra, Arci, Arci Servizio Civile, Arcicaccia/CSAA, Arciragazzi, Associazione Ong Italiane, Auser, Banca Popolare Etica, CGIL - Conferederazione Generale Italiana del Lavoro, CIA - Confederazione Italiana Agricoltori, CICMA - Comitato Italiano Contratto Mondiale sull'Acqua, CISL - Confederazione Italiana Sindacati dei Lavoratori, CittadinanzAttiva, Civitas, Coldiretti, Comitato Italiano Sovranità Alimentare, Contratto Mondiale per l’Energia, CTM - Altromercato, CTS - Centro Turistico Studentesco e Giovanile, Ecologia e Lavoro, FAI - Fondo per l'Ambiente Italiano, Fairtrade, Federazione nazionale Pro Natura, Federconsumatori, Federparchi, FIAB - Federazione Italiana Amici della Bicicletta, FOCSIV - Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario, Forum Ambientalista, Forum Terzo Settore, Greenpeace, LAV - Lega Anti Vivisezione, Lega Consumatori, Lega Pesca, Libera. Associazioni, nomi e numeri contro le mafie, LIPU - Lega Italiana Protezione Uccelli, Lunaria, MCE - Movimento di Cooperazione Educativa, MDC - Movimento difesa del Cittadino, Medici per l'Ambiente, Movimento Consumatori, Slow Food Italia, Tavola della Pace, Terre di mezzo, UIL - Unione Italiana del Lavoro, UISP - Unione Italiana Sport per Tutti, Umanisti per l'ambiente, Unione degli Studenti, VAS - Verdi Ambiente e società, WWF.

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"L'Anidride Carbonica aumenta la tossicità degli altri inquinanti"


"L'aumento dell'anidride carbonica a seguito della combustione dei fossili è stato provato essere responsabile di un aumento dei livelli del mare, dello scioglimento dei ghiacci, del diffondersi di alcune malattie infettive, di disturbi fisici legati alle ondate di calore, di uragani e della acidificazione degli oceani. Poichè però la CO2 non ha un effetto diretto sull'apparato respiratorio, non viene inclusa tra inquinanti classici.
Studiosi della prestigiosa Stanford University, osservando che l'aumento dei livelli della CO2 causa un aumento sia della temperatura che del vapore acqueo, hanno dimostrato che questi due effetti innalzano i livelli dell'ozono terrestre. Quest'ultimo compromette la funzionalità polmonare, irrita le vie respiratorie e causa mortalità (http://www.nap.edu/catalog/12198.html).

Con l'ausilio di sofisticati modelli di indagine epidemiologica, capaci di correlare i livelli di inquinamento a modifiche della salute umana, gli autori della ricerca hanno dimostrato che ad ogni aumento di un grado Celsius di temperatura corrispondono circa 1000 decessi per inquinamento e 20 – 30 nuovi casi di cancro.
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Jacobson, l'autore principale dello studio, afferma che il 40 % di queste morti è causata dall'ozono, mentre il resto è probabilmente causato dalle polveri sottili che aumenterebbero in seguito alla capacità della CO2 di aumentarne la stabilità, l'umidità e feedback biogenici.
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Le popolazioni più colpite sarebbero quelle urbane.
Gli studiosi concludono che extrapolando i dati alla popolazione mondiale, ogni grado di aumento della temperatura causerebbe 22.000 morti in eccesso.
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I risultati di questo studio, appena pubblicato su Geophysical Research Letter - doi.10.1029/2007GL031101 - 2008, puntano un dito accusatorio verso le maggiori fonti di emissione di CO2, in particolare il carbone, il fossile che quando è sottoposto a combustione libera la maggior quantità di CO2.
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GEOPHYSICAL RESEARCH LETTERS, VOL. 35, L03809, doi:10.1029/2007GL031101, 2008
On the causal link between carbon dioxide and air pollution mortality
Mark Z. Jacobson
Department of Civil and Environmental Engineering, Stanford University, Stanford, California, USA
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Abstract
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Greenhouse gases and particle soot have been linked to enhanced sea-level, snowmelt, disease, heat stress, severe weather, and ocean acidification, but the effect of carbon dioxide (CO2) on air pollution mortality has not been examined or quantified. Here, it is shown that increased water vapor and temperatures from higher CO2 separately increase ozone more with higher ozone; thus, global warming may exacerbate ozone the most in already-polluted areas. A high-resolution global-regional model then found that CO2 may increase U.S. annual air pollution deaths by about 1000 (350–1800) and cancers by 20–30 per 1 K rise in CO2-induced temperature. About 40% of the additional deaths may be due to ozone and the rest, to particles, which increase due to CO2-enhanced stability, humidity, and biogenic particle mass. An extrapolation by population could render 21,600 (7400–39,000) excess CO2-caused annual pollution deaths worldwide, more than those from CO2-enhanced storminess.
published 12 February 2008."
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Giovanni Ghirga
Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)

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5 giugno 2008

Inceneritori: indagine su decessi e tumori a Terni

AGGIORNAMENTI: vedi qui e qui

Ringraziamo il Comitato Ambiente di Gualdo Cattaneo per la comunicazione:

"Un capoturno morto ed altri cinque lavoratori dell'inceneritore ASM di Terni malati di cancro.
Inquisiti il Sindaco Raffaelli ed i vertici dell'azienda per omicidio colposo, lesioni colpose, disastro ambientale e truffa ai danni dello Stato.

Sembra che nel mirino della Procura di Terni ci sia anche l'ARPA Umbria, la quale avrebbe fornito dei dati che non collimano con quelli riscontrati dagli investigatori. In tutto 27 gli indagati.
Per maggiori informazioni, vedi in fondo alla pagina nella sezione "Materiali" > cartella "Inceneritori" > cartella "indagine Terni".

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Venerdì 6 giugno ore 10:30 davanti alla Centrale elettrica di Montalto di Castro costituzione del 'Patto anti-Atomo'

Iniziativa lanciata da Fabio Roggiolani, leader dei Verdi toscani. Adesioni eccellenti: Dario e Iacopo Fo, Franca Rame, Alberto Asor Rosa, Grazia Francescato, Vittorio Emiliani, Gianni Mattioli, il presidente della provincia di Ascoli, Massimo Rossi, il climatologo Vincenzo Ferrara e Tommaso Campanile, responsabile ambiente della Cna, solo per fare alcuni nomi. Presenze anche dal mondo dello spettacolo: Piero Pelù, Jovanotti e persino la popstar inglese Sting. Per un impegno a

lottare perché si arrivi a un nuovo referendum: se Berlusconi vuole costruire centrali nucleari dovrà produrre leggi apposite. E noi, come accadde nel 1987, abrogheremo quella legge e dimostreremo che eolico, fotovoltaico, idroelettrico e risparmio energetico possono rilanciare la nostra economia e salvarci dall'energia sporca in mano a pochi monopolisti.
E ricordiamo che per il nostro territorio, il carbone non è una scelta migliore del nucleare.

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4 giugno 2008

ecomafia, ecobugiardi: tragico quadro dal rapporto "Ecomafie 2008"

Terrificante. Il rapporto di Legambiente "Ecomafia 2008" ci restituisce l'immagine di uno stato in cui la complicità delle istituzioni con le ecomafie è quasi la norma. Vedi l'articolo di M. Cedolin in proposito (clic qui). Come se non bastasse, dobbiamo considerare anche la "libertà relativa di parola" di cui Legambiente dispone (vedi qui), che non le avrà quindi consentito ti mostrare il volto ancora più vergognoso di questa catastrofe.
Preso atto di questo, come possiamo fidarci
quando veniamo rassicurati circa lo smaltimento delle ceneri gravemente inquinanti provenienti dalla combustione del carbone, o anche delle scorie radioattive ? Oppure, ancora più grave, in un quadro di questa gravità, come si può accettare il recente Decreto n.90 che si propone di estendere il Segreto di Stato ad opere come centrali energetiche, siti di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, discariche e inceneritori? Abbiamo idea delle mostruosità che si potrebbero compiere con uno strumento del genere, in questa situazione?

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"coal moratorium now": moratoria sul carbone, ora!

Vi invitiamo a visitare un sito (in lingua inglese) ricchissimo di informazioni, collegamenti, materiali: coalmoratoriumnow, ovvero "moratoria sul carbone, ora!". Il sito contiene informazioni sulle battaglie anti-carbone condotte negli States (ad esempio: il blocco di 59 impianti nel 2007) e informazioni per comprendere perché l'idea della moratoria rappresenti una delle azioni più importanti da intaprendere per il futuro del pianeta.

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2 giugno 2008

Un intervento di Marco Travaglio sul discorso di Napolitano

Riportiamo di seguito il testo dell'intervento di Marco Travaglio sul blog di Beppe Grillo (vedi qui)
"Buongiorno a tutti. Spero si possa ancora dire che l’intervento del Capo dello Stato in occasione della festa del 2 giugno tenuto ieri è stato tutt’altro che soddisfacente. Io per esempio non l’ho condiviso per niente. Non perché i principi che ha enunciato non siano giusti: basta con l’intolleranza, basta con le ribellioni allo Stato. Dipende da che cosa sta dicendo e a chi si sta riferendo.

Si riferiva a Bossi? Che ha di nuovo minacciato che se non si faranno le riforme che vuole lui di marciare su Roma con cinquecentomila padani, peraltro tutti da individuare. Non si sa se questa volta armati, disarmati, travestiti da Obelix, o come diavolo si presenterebbero. Si riferiva a Berlusconi, che si è appena ribellato allo Stato, cioè agli arresti disposti dalla magistratura napoletana per lo scempio dei rifiuti, per le discariche truccate, per la monnezza non trattata che veniva nascosta sotto lievi coltri di monnezza trattata e magari anche profumata con la calce viva come dalle intercettazioni dell’enturage di Bertolaso e dalla immarcescibile FIBE-FISIA del gruppo Impregilo che hanno continuato a lucrare soldi nostri senza smaltire un grammo di rifiuti? Si riferiva a ..? Chi sono quelli che si ribellano allo Stato? Sono quelli che vogliono abolire le intercettazioni perché funzionano troppo, come hanno dimostrato anche in questo caso? Berlusconi ha approfittato del ricevimento al Quirinale per primo giugno per annunciare una legge contro le intercettazioni, cioè per disarmare una magistratura che già è stata messa in ginocchio da quindici anni di riforme di destra e sinistra che ormai provocheranno a ben breve il risultato della chiusura di alcuni tribunali e di alcuni uffici giudiziari che dichiareranno fallimento. Chi si ribella allo Stato è per caso chi manda a fare carotaggi e analisi a Chiaiano e poi dà i risultati prima che siano finiti i carotaggi medesimi dicendo che va tutto bene e che quello è il posto giusto per portarci l’immondizia? In una delle poche oasi incontaminate, dove si coltivano frutti di eccellenza, dove a pochi passi ci sono gli ospedali, nel centro della città. Quelli che si ribellano allo Stato chi sono? Sono quelli che dal 1999 calpestano le sentenze della Corte Costituzionale, del Consiglio di Stato, della Corte Europea di Giustizia, le messe in mora e le procedure di infrazione della Commissione Europea sulle frequenze concesse a Rete4 senza concessione, anziché a Europa7, che la concessione ce l’ha? Chi si ribella allo Stato chi è? Quello che stava facendo fallire definitivamente Alitalia dopo aver messo in fuga i francesi di Airfrance che l’avrebbero probabilmente salvata? Chi si ribella allo Stato è per caso il senatore Schifani, presidente del Senato, che oggi regala le costituzioni ai bambini e che ha dato il suo nome, Schifani, a una delle leggi più incostituzionali che si ricordino, il “lodo Schifani”, che garantiva l’impunita alle cinque più alte cariche dello Stato, soprattutto a una, la più bassa, e che fu incenerito dalla Corte Costituzionale nel 2003? Chi si ribella allo Stato sono i politici campani, di cui Napolitano fino a prima di essere eletto presidente della Repubblica faceva parte, perché è li che aveva il suo collegio elettorale, che hanno creato per quindici anni l’emergenza immondizia e che adesso pretenderebbero di farla risolvere dagli stessi che l’hanno creata, compreso Bertolaso, che due anni fa era commissario alla monnezza e che non ha combinato niente, come tutti gli altri e che adesso viene riproposto, come la peperonata che ritorna sempre su, a risolvere un problema che anche lui ha contribuito a creare e ad aggravare? Chi si ribella allo Stato è chi non ha dato la protezione a questo imprenditore che aveva cominciato a parlare e che per questo è stato ammazzato, come tutti quelli che parlano in Campania, come in Calabria, come in Sicilia? Chi si ribella allo Stato è forse chi ha definito in campagna elettorale “eroe” Vittorio Mangano, cioè un malavitoso che non ha parlato? Allora, se in questo Paese gli eroi sono i mafiosi che non hanno parlato, allora questo che è stato ucciso per ha parlato non era un eroe. Dobbiamo decidere...

Ma temo che non intendesse parlare di queste categorie e di questi suoi colleghi il Capo dello Stato in questo suo, per così dire, infelice discorso per la festa della Repubblica. Temo che si riferisse alla gente di Chiaiano che difende la sua oasi, che difende la sua qualità della vita, che difende la possibilità di andare prima a verificare se un sito è o non è idoneo a ricevere rifiuti, e poi dopo utilizzarlo. E non viceversa. Ma è tutto sconvolto, non solo il vocabolario delle nostre istituzioni. È sconvolta la logica, è sconvolto l’ordine pubblico, è sconvolta la Costituzione. Di fatto vengono sospese le garanzie costituzionali, vengono vietate le manifestazioni come simboli di complicità con la monnezza e viene espropriata la magistratura del suo diritto-dovere di perseguire i reati e presto non avremo più nemmeno il controllo delle intercettazioni. Avremo l’esercito che andrà a militarizzare sempre più spesso, come peraltro Beppe Grillo aveva previsto, le situazioni che la politica non riesce più a governare se non con la forza, con i manganelli e con l’uso delle armi.
Stefano e Luigi, nel blog di Beppe Grillo, mi chiedono di spiegare la sentenza del Consiglio di Stato, sul caso Europa7. Che sarebbe il caso di chiamare “caso Rete4”, in realtà. Diciamo lo scandalo delle frequenze negate a Europa7 da nove anni da parte dello Stato, al quale qualcuno si è ribellato, ma non era la gente di Chiaiano e non era nemmeno l’imprenditore di Europa7, Francesco Di Stefano. È l’azienda del nostro presidente del Consiglio, che non ha nemmeno bisogno di ribellarsi perché è da 25, 30 anni, fin dai decreti che Craxi faceva su misura per il Cavaliere, riesce a comandare in materia televisiva sia prima, sia durante, sia dopo la sua permanenza al governo. Le leggi in materia televisiva, da 25 anni a questa parte, le scrive sempre Berlusconi. Solo che prima era costretto a pagare Craxi per sdebitarsi, mentre adesso le fa direttamente lui e quindi non deve più pagare nessuno. Diciamo che risparmia. A me piacerebbe molto poter spiegare questa sentenza del Consiglio di Stato, ma questa sentenza del Consiglio di Stato non c’è. O meglio, c’è, ma i vertici del Consiglio di Stato hanno pensato bene di chiuderla in una cassaforte sabato mattina, poi se ne sono partiti per il weekend lasciando ai giornalisti un comunicato scritto in ostrogoto, forse in sanscrito. Nessuno ha capito cosa voglia dire, quindi dobbiamo andare a tentoni. Diciamo, fidandoci di alcune parole chiave che emergono in questo comunicato. Domani speriamo di avere finalmente la sentenza sotto mano. Qual è il problema? Il problema nasce nel 1999 quando lo Stato italiano decide di riassegnare, secondo dei criteri previsti dalla legge, per gli otto soggetti che hanno titolo a trasmettere su scala nazionale. Si presentano vari pretendenti: si presenta la Rai con le sue tre reti, si presenta Mediaset con le sue tre reti, si presenta l’allora Telemontecarlo, si presentano vari soggetti presenti all’epoca - Telepiù, c’era ancora Telepiù nero – si presenta anche questo nuovo editore, Francesco Di Stefano, con due reti: una è Europa7, l’atra è 7plus. Vince la concessione a trasmettere su scala nazionale con una di queste due reti, Europa7, mentre perde la concessione nazionale Rete4. Perché? Perché fin da cinque anni prima la Corte Costituzionale aveva stabilito che Mediaset, come tutti i soggetti privati, non può possedere più di due reti sull’analogico terrestre, cioè sul nostro telecomando classico che utilizziamo per cambiare canale. Quindi, una delle reti o viene ceduta, o viene trasferita sul satellite liberando le frequenza dell’analogico terreste, che sono limitate e che quindi devono andare a chi ne ha diritto. Nella fattispecie, Europa7 ha vinto la concessione e quindi dovrebbe avere le frequenze. Chi c’è al governo in quel periodo? Massimo D’Alema. Il governo D’Alema fa un bel decreto ministeriale in cui dice Europa7 ha diritto, anzi davanti all’authority che si è occupata di esaminare i requisiti delle varie televisioni che chiedono di poter trasmettere, Europa7 ha addirittura vinto su tutte le altre per la qualità dei programmi del suo progetto di palinsesto che ha presentato. In questo decreto c’è scritto che quindi Europa7 ha diritto di trasmettere, ma si dimenticano di precisare su quali frequenze esattamente, perché? Perché le uniche frequenze libere sono quelle che sono ancora occupate da Rete4 e da Telepiù Nero. Rete4 di Berlusconi, Telepiù Nero degli amici di Berlusconi, i quali naturalmente non hanno alcuna intenzione di liberarle se il governo non glielo imporrà. E il governo non glielo impone, anzi, consente a Mediaset di continuare a trasmettere su quelle frequenze anche senza concessione per Rete4, in attesa di nuovi sviluppi. Per cui Rete4, formalmente abusiva, cioè senza più concessione, ottiene una proroga che non si sa quando finirà. A questo punto interviene la Corte Costituzionale per la seconda volta. La prima volta nel ’94: principio antitrust, due reti per ogni soggetto privato, la terza, via. Dato che nessuno ha fatto niente in quei sette anni, nel 2001 la Corte Costituzionale torna a ribadire: “guardate che Mediaset deve scendere da tre reti a due. È incostituzionale non agire. È incostituzionale ogni legge che le consente di trasmettere su tre reti. Panico, ovviamente, in Mediaset, ma chi c’è al governo? C’è Berlusconi. Con l’apposito ministro Gasparri. Prima versione, viene bocciata da Ciampi perché incostituzionale. Dicembre 2003. A questo punto a Natale del 2003, Berlusconi in persona firma un decreto legge che si chiama “salva Rete4”. Cioè decide che Rete4 può continuare a trasmettere. Nel frattempo entra in vigore la Gasparri 2, questa Ciampi la firma. Nell’aprile del 2004, la Gasparri 2 stabilisce che, fino al momento in cui entrerà in vigore il digitale terrestre, Rete4 potrà trasmettere, perché tanto il digitale terrestre è dietro l’angolo. Gasparri lo prevede nel 2006. Digitale terrestre moltiplicherà il numero delle rete a centinaia e centinaia, tutti avranno centinaia di televisioni tra le quali scegliere, per cui che saranno mai quelle piccole tre reti di Mediaset? Rete4 quindi può rimanere. Naturalmente è tutta una balla. Il digitale terrestre non esiste nemmeno oggi. Siamo nel 2008. Non esisterà nemmeno del 2010. Non esisterà nemmeno nel 2012. Forse, si dice, arriverà nel 2015, ma molto probabilmente arriverà prima la televisione su Internet che lo supererà e lo renderà già vecchio. In ogni caso era una balla, era una truffa, che è servita a procrastinare sine die questa fase transitoria che non finisce mai, perché è in vista di un digitale terrestre che non arriva mai. E intanto Di Stefano continua a rimanere al palo con la sua televisione, per la quale ha investito una marea di soldi per creare un centro di produzione di 22.000 metri sulla Tiburtina, otto studi di registrazione, gli uffici, le tecnologie, la library con tremila ore di programmi. Tutto ciò era necessario appunto per ottenere la concessione. E tutto questo è una Ferrari che arrugginisce nel garage. Perché? Perché non gli danno le frequenze. Non gliele da il centrosinistra. Non gliele da Berlusconi nei cinque anni di governo. Lui si rivolge, come fa un cittadino modello, ai tribunali. Il TAR, che gli da parzialmente torto. Ricorre al Consiglio di Stato. Il Consiglio di Stato, per far passare un po’ di tempo, o forse perché non ha chiaro qual è il problema, manda tutto alla Corte di Giustizia Europea chiedendo se le normative italiane che consentono questa situazione e che sono state create nel corso degli anni da destra e sinistra, sono o non sono compatibili con le norme europee. Anche la Corte di Giustizia Europea non è che impieghi poco tempo per studiare il caso, anche perché è un caso unico al mondo, e alla fine il 31 gennaio di quest’anno, il 2008, emette la sua sentenza: le norme italiane che consentono a Rete4 di trasmettere al posto di Europa7 in questa infinita fase transitoria sono contrarie al diritto comunitario, quindi sono illegali, quindi lo Stato italiano le deve disapplicare. È come se non esistessero. Perché? Perché il diritto comunitario vale più delle normative nazionali. Quindi il governo potrebbe sbaraccare la legislazione attuale, imporre a Rete4 di sparire dall’analogico terrestre, levarle comunque le frequenze – che non sono di Rete4, sono nostre, sono un bene pubblico, che viene dato in concessione a un privato se rispetta delle regole, ora che si dice che non rispetta quelle regole, perché quelle europee valgono più di quelle italiane, toglie le frequenze e le dai al legittimo, non proprietario, ma colui che legittimamente le può utilizzare in base alla concessione vinta nel ’99. Invece il governo Prodi ormai è semi defunto, è appena caduto, è in fase – diciamo – di disbrigo degli affari correnti in attesa delle elezioni. Non se la sente di fare ciò che nemmeno prima, quando era nel pieno delle sue funzioni Gentiloni aveva mai fatto, e cioè dare le frequenze a chi ne ha diritto, e quindi viene varato un decreto per ottemperare a varie prescrizioni che ci fa l’Europa, tranne questa della Corte Europea di Giustizia. Nel frattempo la Commissione Europea, cioè il governo d’Europa, il governo Barroso tramite il commissario Kroes, ha aperto una procedura di infrazione sulla Gasparri a proposito di un altro “buco” della Gasparri, e cioè il fatto che la Gasparri garantisce l’accesso a questo mitologico digitale terrestre solo ai soggetti che sono già presenti sull’analogico, e cioè Mediaset e Rai. Invece di aprire il mercato, come ci era sempre stato raccontato, proprio la legge Gasparri, fa entrare nel digitale terrestre solo quelli che sono già presenti nell’analogico terrestre, il che significa non solo che oggi abbiamo il duopolio Rai-Mediaset, ma che ce lo avremo per sempre. Per l’eternità, perché nessuno di quelli esclusi oggi dall’analogico terrestre potrà entrare nel digitale terrestre. E per questo ci ha messo in mora nel 2006 avvertendoci che se entro un paio di anni non avessimo sbaraccato la Gasparri, sarebbe partita una multa retroattiva proprio dal 2006 fino addirittura ad arrivare a 3-400.000 euro al giorno, che se li spalmiamo su tre anni diventano addirittura 300 milioni di euro che ci potrebbero capitare se entro qualche mese la Gasparri non fosse risolta. A questo punto arriva il governo Berlusconi. Torna Berlusconi per la terza volta. Tenta immediatamente di fare un colpo di mano, cioè di rispondere all’Europa dicendo “chi ha avuto, ha avuto. Chi ha dato ha dato. Scurdammoce ‘o passato” e scurdammoce soprattutto le sentenze della Corte Costituzionale, le sentenze della Corte Europea, la messa in mora della Commissione Europea, la procedura di infrazione. Lo status quo rimane così, finché non ci sarà il digitale terrestre. Cioè in un futuro che forse arriverà tra sei, sette anni. Vogliono stabilire e cristallizzare una situazione illegale, per evitare di dare a Europa7 ciò che anche la Corte Europea ha stabilito sia suo diritto avere. Ultima puntata, sabato, il comunicato che annuncia la sentenza. Sentenza che dovrebbe chiudere questo contenzioso che è basato su ben sette cause che Europa7 ha fatto allo Stato italiano. Dice, in sintesi, il comunicato che: “il ricorso che aveva fatto Mediaset, - qui si parla di RTI, perché è la società che si chiama così – viene respinto, e spetterà all’amministrazione, cioè al governo, cioè al sottosegretario ad personam, o ad aziendam, Paolo Romani, applicare la sentenza della Corte Europea di Giustizia e rideterminare le frequenze in base alle richieste di Europa7”. Che cosa voglia dire tutto questo, non lo sappiamo. Non sappiamo se il Consiglio di Stato dice al governo: “dai le frequenze a Europa7 e toglile a Rete4”. Oppure: “decidi tu come vuoi”. Oppure: “facci sapere cosa vuoi fare, dopodichè noi stabiliremo quale sarà il risarcimento che dovremo dare a Europa7, senza che però nessuno le dia le frequenze”. Sono formule ambigue che però speriamo finiscano domani, quando arriverà finalmente il testo completo della fatidica sentenza. Quello che si può arguire fino a questo momento è che il Consiglio di Stato affida al governo Berlusconi di risolvere un problema che è stato creato dai governi Berlusconi per favorire l’azienda di Berlusconi; oltrechè dalla cosiddetta opposizione di Berlusconi che ha remato dalla sua parte, come sempre è avvenuto in materia televisiva. Vedremo che cosa dirà la sentenza. Certo che affidare a Berlusconi la risoluzione del problema Rete4/Europa7 ricorda tanto l’affidare a Berlusconi e a Bertolaso la risoluzione del problema della monnezza, d’accordo con Bassolino. Cioè d’accordo con l’altro, che con Berlusconi e Bertolaso ha collaborato a crearlo. È come se, di fronte a un delitto, si affidasse il compito di risolvere il caso all’assassino."

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Wall Street Journal: perché il nucleare in Italia è una scelta sbagliata e non conveniente

Dal Wall Street Journal del 30 maggio un articolo a firma Henry Sokolsky (Fonte)
Il Governo italiano, il cui debito pubblico, con i suoi 1.624 miliardi di euro, è già il terzo più grande del mondo, sembra desideroso di veder crescere ancora questa voragine. La scorsa settimana, l’appena rieletto Silvio Berlusconi ha dichiarato di voler rimettere l’Italia sulla strada dell’energia nucleare.

Sembrerebbe la cosa giusta da dire a un paese che vede il costo della benzina crescere ogni giorno ed è costretto ad aumentare le sue importazioni energetiche dalla Francia, eccetto per un piccolo dettaglio: è molto improbabile che le centrali atomiche promesse da Berlusconi saranno mai costruite.
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Il motivo? Costi di costruzione vertiginosi, tempi che si proiettano verso i due decenni e difficoltà nell’individuare aree di costruzione in cui i cittadini non facciano opposizione.
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Queste cupe previsioni anti-nucleari vengono dagli ambientalisti? Tutt’altro. Le ultime valutazioni industriali rese note da E.On, il gigante energetico tedesco che sta costruendo una centrale atomica in Finlandia, collocano il costo di un singolo impianto a 6 miliardi di euro. La Florida Power and Light, una delle maggiori imprese energetiche americane, fornisce gli stessi numeri. Si tratta di dieci volte il costo di una moderna centrale a gas con la stessa capacità energetica. Questi costi, va aggiunto, coprono solo la costruzione della centrale e non comprendo lo smaltimento delle scorie e le spese operative.
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Quando Berlusconi fu al governo, dal 2001 al 2006, investì molte risorse in opere pubbliche ma fallì ripetutamente nel rispettare i vincoli di bilancio della Ue. Oggi Berlusconi promette un una gestione più prudente delle finanze nazionali.
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Ciò non di meno i vertici dell’Enel, la società energetica a controllo pubblico che dovrebbe costruire e gestire questi nuovi reattori, la scorsa settimana hanno cripticamente fatto sapere che se si vuole procedere su questa strada, l’Enel ha bisogno di “nuove regole e forte consenso nel paese sulle nuove centrali”. Leggi: garanzie del governo, crediti e sussidi.
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Si potrebbe ritenere che un po’ di “deficit spending” potrebbe anche convenire all’Italia. Ma nel caso delle installazioni nucleari le probabilità sono davvero scarse. Perché? Perché serviranno decenni per capire se la scelta è stata giusta o meno. L’Italia non ha costruito o gestito centrali nucleari da quando le chiuse tutte dopo l’incidente di Chernobyl nel 1987. Questo non è di grande augurio per ripartire da zero rapidamente e senza incidenti.
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Gli atomo-entusiasti glissano su questo. La settimana scorsa, il ministro per lo sviluppo economico, Claudio Scajola ha detto alla Confidustria che il governo intende posare la prima pietra di una centrale di nuova generazione entro 5 anni. Tutto ciò suona bene. Ma i funzionari dell’Enel sembrano più cauti. Questi sostengono che ci vorranno “dai sette ai dieci anni” prima di mettere un reattore in pista. Il principale concorrente, Edison Spa, è stato anche più prudente: “la prima centrale avrebbe difficoltà a diventare operativa prima del 2020”.
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Infine i critici del nucleare sono ancora più scettici. Il reattore di 4° generazione a cui il governo sembra pensare, non è stato neppure interamente progettato e completarlo potrebbe richiedere dai 20 ai 25 anni.
Al fondo c’è però un’altra questione: le centrali nucleari saranno difficilmente una risposta adeguata alle esigenze energetiche che l’Italia si troverà ad affrontare nei prossimi 10 anni o più. Quale sarà la domanda e l’offerta energetica tra 10 o 20 anni e quanto questa energia costerà è la domanda che tutti si pongono. Di certo Berlusconi e il suo governo saranno finiti da un pezzo per allora, mentre gli alti costi e l’opposizione politica e pubblica per ogni singola centrale da costruire sono prezzi da pagare da subito.
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Perché allora Berlusconi ha fatto il suo annuncio nucleare proprio ora. Come la riduzione delle tasse su benzina e diesel – che il governo ha annunciato la settimana scorsa – anche questo serve a dare la sensazione che si sta facendo qualcosa contro l’aumento dei prezzi delle materie prime.

Gli esperti però sospettano qualcosa di più sinistro. L’annuncio potrebbe essere parte di un impegno di lungo termine delle maggiori imprese energetiche europee per mettere fuori gioco i concorrenti minori grazie ai massicci finanziamenti e sostegni pubblici per i programmi nucleari. Gli italiani e gli europei possono solo sperare che queste speculazioni si rivelino infondate.
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L’Unione Europea dovrebbe incoraggiare la competizione e l’eliminazione dei sussidi governativi nel settore energetico. Ma non ha mai avuto molta fortuna in questo campo. La Francia sostiene pesantemente i suoi programmi nucleari. I sussidi tedeschi sul carbone sono altrettanto noti. Gli aiuti di Francia e Germania al progetto del reattore finlandese che AREVA e Siemens stanno costruendo, sono stati ammessi dalla Commissione Europea contro numerose denuncie.
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La preoccupazione è che la Ue possa finire con il reprimere la competizione nel settore energetico proprio nel momento in cui l’Europa ne avrebbe più bisogno. Infondo l’Ue si dice impegnata nel ridurre le emissioni di anidride carbonica. La strada per questo è l’aumento dell’efficienza energetica al fine di ridurre la domanda complessiva e insieme promuovere le tecnologie col miglior rapporto costi-benefici.
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Non esiste sforzo di pianificazione che possa determinare come ottenere questo risultato riducendo le emissioni nel modo più rapido ed economico. Invece è certamente il rispetto dei meccanismi del mercato la migliore speranza dell’Europa per attraversare il groviglio di decisioni da prendere: scegliere tra sistemi di distribuzione elettrica centralizzati o diffusi, nuove tecnologie contro vecchie, quali differenti fonti di gas naturale e molto altro…
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E’ possibile che la competizione possa favorire il nucleare in futuro. Comunque, visto che la Ue prevede di chiudere ben 145 reattori nei prossimi 17 anni, la crescita netta della capacità nucleare europea, nella migliore delle ipotesi, dovrebbe collocarsi tra molti decenni a venire. Nel frattempo l’Italia e l’Europa farebbero cosa saggia nello stare lontane da investimenti energetici che nessuna banca privata farebbe senza il sostegno dei governi. Per il momento questi includono gli investimenti nucleari.
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Henry Sokolsky è il direttore del Nonproliferation Policy Center di Washington
Sul medesimo argomento vedi anche qui

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La famosa cappa ocra

Fai clic sulla foto per ingrandirla

Questo scatto ritrae la costa Civitavecchiese (visibile la Stazione ferroviaria e la "Chiesa dei SS. Martiri Giapponesi") nel giorno sabato 31 maggio 2008, nelle ore serali. La cappa ocra che tinge i tramonti civitavecchiesi e dell'Alto Lazio da 50 anni è tristemente evidente, anche nei suoi effetti sulla nostra salute. SU QUESTO si vuole aggiungere L'IMPATTO DELLA CENTRALE A CARBONE: milioni e milioni di tonnellate di fumi all'anno. LA NOSTRA E' UNA LOTTA in LEGITTIMA DIFESA DI DIRITTI FONDAMENTALI.

Ringraziamo il Coord. Medici e Farmacisti per l'Ambiente e la Salute per l'invio della foto.
Invitiamo tutti i cittadini in possesso di documenti simili (specie in video, anche riguardanti i passati decenni) ad inviaceli.

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Centrale a carbone di Civitavecchia: la OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) a sostegno dei comitati cittadini


"La OLA (Organizzazione Lucana Ambientalista) - Coordinamento apartitico territoriale di associazioni, comitati, movimenti e cittadini - esprime piena solidarietà ai Comitati dei Cittadini Liberi e No Coke Alto Lazio impegnati contro il progetto dell'ENEL, di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia.

Il recente DPCM (Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri) 8 aprile 2008 - che estende il Segreto di Stato anche alle opere infrastrutturali come centrali energetiche, siti di stoccaggio dei rifiuti radioattivi, discariche e inceneritori - rappresenta un decreto partorito appositamente per tacitare i tanti comitati cittadini. Infrange le normative europee in materia di informazione e partecipazione del pubblico ai piani e programmi ambientali.
Gli esempi ci giungono anche da Brindisi, dove a causa della presenza della centrale a carbone di Torchiarolo l'economia del territorio, basata sull'agricoltura, subisce gravi danni alle produzioni e la commercializzazione dei prodotti orto-frutticoli.
Non va assolutamente sottovalutato l'impatto della centrale di Civitavecchia sulle popolazioni, sull'agricoltura e sul turismo che sono, invece, le vere vocazioni di un territorio a cui si impone un modello di sviluppo socio-economico che determinerebbe una serie di problematiche ambientali e a cui si tenta di sopperire attraverso monitoraggi che non tengono, assolutamente, conto dell'interconnessione tra il dato sanitario (indagine epidemiologica) e quello di natura ambientale (emissioni, compromissione delle falde acquifere da combustibili fossili).
L'economia di un territorio deve essere distribuita equamente attraverso un reddito diffuso e non certamente capitalistico e, quindi, individualista a danno dell'ambiente e della salute, con la costruzione e messa in esercizio di cattedrali nel deserto che rischiano di mettere in crisi l'economia di un'intera area. Proprio per questi motivi, la OLA si pone a sostegno di tutti quei cittadini che sentono minacciato il proprio futuro a causa di scelte che ancora una volta fondano le loro radici nell'investimento, inteso come sfruttamento e conseguente inquinamento, il tutto a beneficio dell'interesse privato."
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Vedi anche i siti web: OLA e Viler Ola

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"Centrale a carbone di Civitavecchia: CONFCOMMERCIO e CONFESERCENTI unite per difendere la salute dei cittadini e l'economia dell'Alto Lazio"

Comunicato stampa congiunto CONFCOMMERCIO - CONFESERCENTI, riceviamo e pubblichiamo

Una “Task Force” composta da tutte le forze sociali ed economiche della fascia costiera dell’Alto Lazio per avere un filo diretto con Comuni, Regione Lazio e Governo. Una sorta di tavolo di concertazione rovesciato dove saranno le forze produttive a convocare istituzioni e parti interessate sul tema della Centrale a Carbone TVN di Civitavecchia che sarà chiesto venga istituito presso la Prefettura di Viterbo.
Questo l’impegno a breve termine dell’Ascom-Confcommercio e Confesercenti a seguito dell’assemblea-incontro che ha avuto luogo a Tarquinia nell’Aula Consiliare del Comune tra commercianti, operatori del turismo, artigiani e agricoltori convocata congiuntamente dalle due confederazioni sindacali provinciali. La “Task Force”, oltre ad andare a colmare un vuoto, finora esistente, nel rapporto diretto tra i soggetti produttivi del territorio e le istituzioni, permetterebbe di dar voce e peso ufficiale a tutte quelle istanze, provenienti dalla popolazione, che dovranno raggiungere le competenti sedi ministeriali.
Nell’attesa di ricevere le risposte dal Ministro Scaiola alle sollecitazioni presentate, tramite il Prefetto di Viterbo, dal Comitato Cittadini Liberi dopo la Manifestazione di Protesta pacifica del 24 Maggio scorso, Confcommercio e Confesercenti ribadiscono il loro “NO” all’attivazione della Centrale a Carbone di Civitavecchia perché altrimenti significherebbe annullare irreversibilmente il processo di sviluppo del territorio della Tuscia viterbese, romana e della Maremma laziale. Modello di sviluppo che da sempre punta decisamente al grande patrimonio ambientale, agricolo, turistico e storico.
Dalla riunione di Tarquinia ne è uscita fuori, quindi, una decisa riconferma, come affermato da Peparello e Boccolini responsabili provinciali delle massime confederazioni del commercio e del turismo, della piattaforma degli obiettivi prefissati dalla manifestazione della scorsa settimana sottoposta al Governo con un documento: rifiuto di qualsiasi accordo compensativo, il blocco dei lavori della Centrale a Carbone di Civitavecchia, una nuova Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), il riesame dell'Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), la Valutazione d’Impatto Ambientale Strategica (VAS) e la Valutazione d'Impatto Sanitario (VIS), contrastare la menzogna del “carbone pulito”, lo screening gratuito per l’arsenicosi, il registro dei tumori e una ricerca epidemiologica per tumori, patologie respiratorie e allergie.
Confcommmercio e Confesercenti, quindi, accanto al congiunto impegno di attivare la “Task Force” Economica di Concertazione sui temi e le problematiche energetiche del territorio (Civitavecchia e Montalto di Castro) presso tutte le sedi governative e ministeriali competenti nel più breve tempo possibile, daranno contestualmente il proprio appoggio a tutte quelle iniziative di protesta pacifica e di sensibilizzazione che saranno messe in atto per la difesa della salute dei cittadini, del territorio, del turismo e dell’economia dell’Alto Lazio.

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