No al carbone Alto Lazio

14 giugno 2008

Il carbone di Civitavecchia finisce a Strasburgo: domenica mattina incontro dei Cittadini con il Vicepresidente della Commissione Clima del Parlamento

Domenica 15 giugno alle ore 10.30 a Tarquinia, presso la Centrale Ortofrutticola, i cittadini più attivi in rappresentanza dei comuni del comprensorio inquinato, che si battono per fermare la costruzione, l'accensione e il funzionamento della centrale a carbone di Civitavecchia, incontreranno Roberto Musacchio, Vicepresidente della Commissione Clima del Parlamento Europeo, componente della Commissione Ambiente e membro del gruppo parlamentare della Sinistra Europea.

L'incontro servirà a valutare insieme le iniziative da attivare, a Strasburgo, per difendere la salute e l'economia di questo territorio dalla centrale di TVN, dalla menzogna del carbone pulito e dalla sistematica disinformazione in atto, coinvolgendo nell'azione anche gli eurodeputati degli altri paesi comunitari, dei vari schieramenti politici, per avvicinare il problema dell'Alto Lazio all'opinione pubblica Europea. I cittadini reclameranno soprattutto il diritto a procedure autorizzative vere, che non si risolvano come nel caso della Valutazione d'Impatto Ambientale della centrale a carbone di Civitavecchia in passaggi burocratici farsa, il cui fine è piegare ogni livello istituzionale alla volontà di Enel. E' quanto sta accadendo con Marrazzo ed i sindaci del comprensorio. Tra questi il sindaco di Tarquinia che non perde occasione per urlare contro il carbone e, contemporaneamente, si dissocia dalle iniziative per fermare la centrale messe in atto da agricoltori, commercianti, operatori sanitari e popolazioni che hanno il coraggio di sfidare il gigante elettrico. Così il Sindaco di Tarquinia prepara un futuro di sofferenza per i suoi cittadini con la complicità di quei consiglieri comunali che non hanno l'alibi dei modi grossolani di Mazzola e capiscono di che male si muore.
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Comitato dei Cittadini Liberi
com.difesasalute@alice.it

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12 giugno 2008

Anche questi sono i costi del carbone

Morti. Stragi di minatori nelle miniere di carbone. Muoiono a migliaia in tutto il mondo ogni anno. Anche questo è il costo del carbone. Nessuno può permettersi di negarlo. Le agenzie che seguono riguardano incidenti, cui hanno fatto seguito morti, feriti e dispersi, negli ultimi quattordici giorni. (vedi anche Morti bianche da carbone: clicca qui )

UCRAINA, IN SALVO 23 MINATORI DOPO LO SCOPPIO, 13 DISPERSI (09/06/2008)
DONETSK, Ucraina (Reuters) - I soccorritori oggi hanno tratto in salvo 23 minatori dopo un'esplosione di gas in una miniera di carbone in Ucraina, mentre 13 sono ancora dati per dispersi.
L'ispettorato regionale delle miniere nel campo carbonifero di Donbass dice che è stato trovato il cadavere di un altro minatore, circa 750 metri sotto la superficie nella miniera Karl Marx, a nordest di Donetsk.
I funzionari che sovraintendono ai soccorsi dicono che le squadre non riescono a spingersi più in basso attraverso le macerie nel condotto di ventilazione della miniera, attiva da 110 anni.
La potente esplosione si è verificata ieri a mille metri di profondità, dove si ritiene siano intrappolati gli altri minatori ancora dispersi.
I soccorritori hanno detto alla televisione ucraina di ritenere che i minatori possano essere ancora vivi.
"Si sono sentite delle voci a due livelli", ha detto al Quinto Canale il ministro dell'Industria carbonifera, Viktor Poltavets.
"Per il momento non sappiamo cosa stia succedendo a mille metri. Ma riteniamo ci siano persone a quella profondità. Quindi dobbiamo arrivarci rapidamente", ha aggiunto.
La televisione ha riferito che i primi due minatori portati in superficie ancora vivi sono stati esaminati e ricoverati in ospedale. Entrambi appaiono in buone condizioni.
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POLONIA: SCOPPIA MINIERA, 4 MORTI E 23 FERITI (05/06/2008)
(ASCA-AFP) - Varsavia, 5 giu - Un'esplosione di metano in una miniera di carbone ha fatto strage nel sud della Polonia causando quattro morti e 23 feriti, di cui 19 ricoverati in ospedale (cinque in gravi condizioni). Lo comunica la direzione del gruppo minerario JSW attraverso la portavoce Katarzyna Jablonska-Bajer.
L'inidente e' avvenuto alle 23 di ieri ora locale (21.00 ora di Greenwich), a 900 metri sottoterra nella miniera Borynia a Jastrzebie Zdroj. Al momento dello scoppio c'erano 32 minatori mentre cinque sono riusciti a scappare e sono illesi. Ancora non chiare le cause dell'esplosione, vista la totale assenza di scintille elettriche, tipica causa di scoppio in presenza di gas.
L'esplosione di ieri sera ricorda quella del gennaio scorso, quando due minatori erano morti in un incidente analogo in Slesia. L'industria mineraria polacca e' cruciale per la produzione di carbone, anche per l'intera Europa, e genera il 96 per cento dell'elettricita' del paese.
(Piu'Europa).
val/cam/rob
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RUSSIA: TRE MORTI PER CROLLO IN MINIERA (30/05/2008)
(PRIMA) MOSCA – tre minatori hanno perso la vita e altri tre risultano, al momento ancora dispersi, nella regione siberiana di Kemerovo a causa del crollo improvviso della volta di una miniera a circa 400 metri di profondita'. Altri undici minatori, invece, sono riusciti a salvarsi, risalendo in superficie. Lo ha reso noto l'agenzia Interfax. (PRIMA)
Data: 30/05/08 10:51
Autore: AIA
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Aggiornamento al 14/06/2008
Cina. Esplosione in miniera, almeno 27 i morti accertati, altri dispersi
Pechino
Sono ventisette le persone morte ieri in Cina nell'esplosione in una miniera di carbone nella provincia settentrionale di Shaanxi, secondo le informzioni fornite dall'agenzia Xinhua.
Le miniere di carbone cinesi sono le più pericolose al mondo, con 3.770 morti nel 2007, a causa di fattori come la mancanza di misure di sicurezza, l'illegalità delle miniere stesse, o l'ipersfruttamento delle risorse.
L'esplosione di ieri è avvenuta nella miniera di Anxin Coal, situata nella città di Xiaoyi: al momento dell'eplosione, 58 operai stavano lavorando sotto terra. Quindici di loro sono riusciti a scappare, e nove sono stati salvati dai soccorritori.
I soccorritori hanno anche recuperato i cadaveri di 27 lavoratori, mentre non si conosce ancora la sorte di altre sette di loro.
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Sui cambiamenti climatici

Alcune riflessioni sulla responsabilità dell'inquinamento atmosferico prodotto dall'uomo su effetto serra e mutamenti climatici. Da Greenpeace? No. Legambiente? Neppure. Dal Sole24ore.com

L'evoluzione di una civiltà dipende dalla quantità di energia che ha a disposizione. O almeno, è quanto credeva Nikolai Kardashev, l'astronomo russo che nel 1964 propose una scala per misurare il grado evolutivo delle società extraterrestri, ovviamente nella speranza di incontrarne qualcuna. Ridotta ai minimi termini, la scala di Kardashev è piuttosto semplice: le civiltà di Tipo I sono quelle in grado di sfruttare l'intera energia di un pianeta. Quelle di Tipo II riescono a usare l'energia di una stella. E quelle di Tipo III, manco a dirlo, riescono addirittura a mietere l'energia di un'intera galassia.
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Al giorno d'oggi, sulla Terra, si stima che la civiltà umana usi l'equivalente di 15 terawatt di energia (la misura corretta sarebbe 490 miliardi di miliardi di joule all'anno: un joule è un watt al secondo). Ovvero un'irrisoria frazione delle risorse energetiche del pianeta: i 174mila terawatt che piovono dal Sole, i 23 terawatt della geotermia e i miseri 3 terawatt prodotti dalla maree. Ah già, poi ci sono anche le risorse fossili (la cui combustione produce oltre 13 terawatt) che la civiltà terrestre ha ingegnosamente imparato a pescare sottoterra. Il guaio è che quelle catene di atomi di carbonio e di idrogeno che compongono gas naturale, petrolio e carbone, quando bruciate, accoppiano il carbonio a due atomi d'ossigeno e fanno la CO2. La famigerata anidride carbonica.
Sì, certo. Parlare di riscaldamento globale nel bel mezzo della più fredda e piovosa primavera degli ultimi trent'anni, può sembrare anacronistico. Ma il guaio è proprio questo. Anche due inverni or sono, quando l'inverno non è arrivato era forse eccessivo gridare al global warming, come invece accadeva puntualmente nelle chiacchere al bar. Proprio come le emozioni, il clima è un meccanismo delicato. Ma anche molto di più: è frutto di così tante variabili che non esiste supercomputer capace di calcolarle in modo definitivo.
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Se non ci fosse stata l'anidride carbonica, a trattenere parte della radiazione infrarossa riflessa dal pianeta (il cosiddetto effetto-serra) la temperatura media sarebbe di -19 gradi centigradi e sulla Terra non ci sarebbe ombra di civiltà né, forse, di vita. Prima della Rivoluzione industriale (e prima della sovrappopolazione), c'erano 280 parti di CO2 per ogni milione di molecole nell'atmosfera. Oggi che bruciamo allegramente circa 90 milioni di barili di petrolio al giorno, siamo intorno alle 390. Presto saranno 400.
Quello del clima, è un caos.
La Nasa ha annunciato che, dopo i recenti effetti raffreddanti de La Nina, sta entrando in gioco la cosiddetta Oscillazione decennale del Pacifico, che comporta – e nessuno sa veramente perché – fasi alterne di acque calde e fredde, che durano fra i 20 e 30 anni. Un recente studio tedesco promette dieci anni di clima più rigido in Europa. Anche se il Met Office britannico ha subito precisato che gli effetti del global warming mitigheranno un po' quel raffreddamento.
Intanto, su Nature è comparso un articolo che lancia l'allarme sugli idrati di metano: in poche parole, acqua e metano allo stato solido depositati in quantità enormi sul fondo degli oceani. Col crescere della temperatura, stanno rilasciando quel gas (che ha una potenzialità-serra 21 volte l'anidride carbonica) nell'atmosfera. Potenzialmente, potrebbero portarci al tipping point: il punto di non ritorno.
Quello del clima, è un caos caldo.
Così come è illogico tremare di paura per un'inverno mite, è illogico – nelle uggiose giornate di questa piovosa primavera – dimenticarsi che l'effetto-serra era stato previsto da un fisico svedese già nel remoto 1896: la capacità di certe molecole di trattenere la radiazione di certe frequenze è un fenomeno fisico indisputabile. Anche se a Ferragosto farà più freddo del solito, il mondo si sta riscaldando più del solito.
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Tradurre tipping point con «punto di non ritorno», fa assumere al termine un sapore drammatico. L'espressione inglese (resa celebre dall'omonimo libro di Malcolm Gladwell), indica ad esempio quel momento in cui un oggetto, leggermente sospinto fino al bordo di un tavolo, cade giù. L'Internet è stato un perfetto caso di tipping point: l'avvento del web ha prodotto una serie inarrestabile di rivoluzioni a cascata. Il mondo, difatti, non sarà mai più come prima.
Il problema è che l'eventuale tipping point climatico, sarebbe gravido di spiacevoli effetti collaterali. Se l'aumento della temperatura contribuisse davvero a sprigionare il metano delle profondità oceaniche (e quello racchiuso sotto il permafrost artico), l'effetto-serra potrebbe scivolare giù dal tavolo.
In altre parole, quella crescita lineare (nel lungo periodo) della CO2 e della temperatura – sulla quale si basano, per motivi di prudenza, tutti gli "allarmistici" rapporti dell'Ipcc – potrebbe assumere un andamento non-lineare. E non sarebbe una bella notizia.
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Siccome il clima è un caos caldo in tutti i sensi, ci sono scienziati che addebitano all'Ipcc di aver esagerato con le previsioni, e altri che accusano l'autorità climatica dell'Onu di aver sottostimato la portata degli eventi. Tutto questo, mentre il mondo aspetta di sapere se l'anno prossimo – quando a dicembre si chiuderanno le trattative per il nuovo trattato sulle emissioni-serra – alla Casa Bianca ci sarà Obama o McCain. Se sarà l'uno o sarà l'altro farà qualche differenza ma, a quanto pare, sono entrambi pronti a interrompere il "negazionismo" unilaterale del riscaldamento, a lungo perpetrato della presidenza Bush.
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Fuori piove e fa freddo. Per fortuna si vedono le rondini, che almeno stavolta fanno primavera.
Però una cosa pare certa. Secondo la scala di Kardashev, la civiltà terrestre è ancora di Tipo 0. Le società extraterrestri di Tipo I, devono aver trovato il modo di superare lo scalino evolutivo della dipendenza da idrocarburi, in modo da non sconvolgere i delicati equilibri del loro pianeta. Viceversa, non sarebbero arrivate lì dove sono. Se ci sono..

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Espressioni contemporanee del male

Tony Hayward, amministratore delegato di British Petroleum (BP)

Per soldi e potere si giunge a compiere atti abominevoli. Niente di nuovo sotto il sole, direte voi. I recenti fatti della clinica S. Rita (vedi qui e qui) a Milano non fanno che riportare alla luce questa dolorosa consapevolezza.
In questo caso vogliamo portare l'attenzione su un altro fatto di cronaca: il Corriere titola:

"Il n.1 di BP: se si vuole tenere il passo con il bisogno di greggio occorre aprire il Polo sud alle compagnie. E' uno degli ultimi luoghi incontaminati della terra. Forse, ancora per poco."
Non c'è limite allo schifo. Questa gente parla come se il mondo fosse di loro proprietà, e non rappresentasse l'unico possibile ambiente di vita per noi e le generazioni che seguiranno. Il pianeta concepito come una fonte di lucro usa e getta. Quanto dovremo attendere ancora, prima di sviluppare in modo diffuso un'etica sufficientemente avanzata per non mettere continuamente a repentaglio la nostra sopravvivenza? Quanto prima che ogni individuo giunga a prendere su di sé la responsabilità del proprio agire?
Il cinismo estremo di questo Tony Hayward non costituisce certo un unicum, e anzi ci richiama quello del suo omologo italiano Scaroni (a.d. eni, ex enel) . Siamo sicuri che gente simile avrebbe saputo trovare senza difficoltà un posto di primo piano tra le gerarchie naziste o quelle staliniane.

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L'irresponsabile speculazione di Enel su Mochovce.


Enel ha deciso di investire 1,9 miliardi di euro nel completamento dei due pericolosi reattori nucleari di Mochovce, in Slovacchia. Si tratta di reattori sovietici di seconda generazione anni ’70 che non hanno alcun guscio di contenimento in grado di proteggerli da incidenti gravi, come l’impatto di un aereo.
Questa mattina - in occasione dell'assemblea degli azionisti del Gruppo - attivisti di Greenpeace "in giacca e cravatta" hanno anche consegnato un “regalo” all’amministratore delegato Fulvio Conti: un plastico dei reattori di Mochovce distrutti dall’impatto di un aereo.
All'interno dell'assemblea degli azionisti è intervenuta Fondazione Culturale Responsabilità Etica che - con il sostegno di Greenpeace e CRBM (Campagna per la riforma della Banca Mondiale) – ha portato all'attenzione degli investitori un documento di forte critica alla politica energetica di Enel pro carbone e pro nucleare. È la prima attività di “azionariato critico” in Italia (vedi qui per approfondimento).

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11 giugno 2008

Taranto. Inquinamento. La paura bambini nei loro disegni. MA PER NOI E PER I NOSTRI BAMBINI NON E' DIVERSO.



Alto Lazio come Taranto.
Riportiamo un articolo comparso su Repubblica.it (11 giugno 2008). Con la consapevolezza che un articolo simile la Repubblica non l'avrebbe mai pubblicato, sulla nostra situazione: perché l'affare energetico ha ramificazioni troppo profonde.

I bambini non vogliono morire. Il fatto stesso di parlare di morte per chi ha 8 o 10 anni, è da rabbrividire. "Io ho paura di morire" confessa Roberto. "Io perfino di uscire da casa o di mangiare" dice Sabrina. Gli alunni di sei scuole elementari di Taranto, circondata da polveri sottili e diossina, si occupano d'inquinamento. Scrivono, disegnano: pensieri e schizzi sono la narrazione di un incubo, materializzato da complessi industriali grandi come città: l'Ilva, il più imponente siderurgico d'Europa. "Ciminiere sbruffanti", sempre e ovunque, difficili da esorcizzare. "Potrebbe essere che la mia città è l'anticamera dell'inferno?".
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Dagli istituti Egidio Giusti, XXV Luglio, Europa, Gabelli, Gianni Rodari, Cesare Giulio Viola inondano di lettere e d'immagini colorate quanto strazianti come il sole soffocato dallo smog che grida "Aiuto", il presidente della giunta regionale Nichi Vendola.
Vendola che alla fine decide di farne un libro. Perché, spiega, bisogna "imparare a guardare il mondo con gli occhi dei bambini".
Sono centinaia di pagine: l'abbecedario della disperazione. Il titolo è una speranza: "Sognando nuvole bianche". Come "quelle dei cartoni animati" scarabocchia su un foglio a quadretti il giovanissimo Stefano, che al governatore confida: "La prego, faccia qualcosa". Fabiola, 9 anni, insiste: "Il cielo è grigio, mi pare di vedere un lampadario spento. Ti prego, se puoi accendi la luce". Domenico Basile è impietoso: "Il verde non è verde, il blu è malato, gli animali sono pochi, l'uomo sta morendo a causa di tante malattie legate all'inquinamento. Ma avere un futuro è un nostro diritto".
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Parole semplici. E affilate come la lama di un rasoio. "Servono a fare chiarezza nei nostri programmi" avverte Vendola, che non rinuncia a ricordare tra il malinconico e l'indispettito: "Per anni la Puglia ha subìto crimini ambientali e forme di colonialismo economico. E' stata trasformata in un territorio 'a perdere', bucato eroso avvelenato spolpato". Ma non vuole arrendersi, il rivoluzionario gentile: "Noi abbiamo provato a reagire. A Taranto per la prima volta abbiamo imposto il monitoraggio costante delle diossine negli stabilimenti dell'Ilva.
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Quell'Ilva che dà lavoro e che dà la morte". Le neoplasie, quelle gravi all'apparato respiratorio, stringono d'assedio una comunità, ostaggio del terrore. Claudia Marino, 10 anni, azzarda una soluzione: "Proprio a causa di questa industria, molte persone muoiono di cancro. Le chiediamo di far chiudere l'Ilva e costruire piccole industrie, per occupare le persone che lavorano lì".
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Poiché "non bisogna barattare la vita con il posto di lavoro" avvisa Graziano Donotelli: "Mio padre lavora all'Ilva, però se qualcuno mi dovesse chiedere cosa preferisco tra la morte e la malattia sicura, io preferisco la vita di mio padre, le sue coccole".
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Le paure d'Italia passano da Taranto. "Noi la questione intendiamo risolverla" promette Vendola. Francesco veste i panni del novellista: "Chiedo a mio padre come mai le nostre nuvole sono così dense e scure? E mio padre mi risponde, caro figlio sono ricche di una sostanza dannosa e velenosa. Io chiedo a mio padre come si chiama questa sostanza e lui mi risponde figliolo non è il caso che io ti rispondo è cosa da adulti. Ed io adesso mi chiedo come mai questi adulti non sono ancora riusciti a risolvere questo problema? E come mai siamo stati chiamati noi bambini che di queste cose non dovremmo sapere niente?".

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10 giugno 2008

Prove tecniche di veltrusconismo

Diamo spazio ancora una volta a Marco Travaglio (dal Blog di Beppe Grillo, 09/07/2008). Vedremo se e in che modo PD e compari sapranno contrastare questo nuovo insulto alla democrazia, questa bordata reazionaria alla legalità. Ma prepariamoci al peggio, e quindi a doverci mobilitare ancora una volta come cittadini.
"Buongiorno a tutti.
Allora, sia nel blog di Beppe un certo Daniele mi chiede della legge sulle intercettazioni che è stata annunciata da Berlusconi al convegno dei giovani industriali a Santa Margherita Ligure – mi chiede e mi domanda se potrebbe essere incostituzionale o oggetto di un pronunciamento della Corte di Giustizia Europea – sia sul mio blog, voglioscendere.it, Cle e Carla C. mi chiedono anch’esse di parlare di questa legge. E allora parliamone perché è il tema del giorno e credo che rimarrà il tema della settimana e forse del mese. Siamo alla prima legge vergogna.

che riguarda i processi di Berlusconi e che ha qualche speranza di passare, dopo quella per ora tramontata sul patteggiamento allargato che avrebbe spostato in là i processi al Cavaliere. Intanto vediamo quello che vuole fare Berlusconi, secondo quanto lui ha annunciato di voler fare. Lui ha detto: “divieto assoluto di intercettazioni, salvo per i reati di mafia, di camorra, di ‘ndrangheta, di criminalità organizzata e di terrorismo”. Per chi le fa, cioè per i giudici che le dispongono al di fuori di questi reati – ammesso che ce ne siano ancora, ovviamente – e per gli agenti che poi le realizzano assieme ai gestori telefonici che prestano il loro supporto: cinque anni di galera. Questa la pena massima prevista. Per i giornalisti che le pubblicano, cinque anni di galera anche a loro. Si corona così il sogno del Cavaliere di arrestare tutti coloro che lo dovrebbero controllare e che lo controllano ancora, cioè magistrati e giornalisti. Invece di arrestare le persone che vengono intercettate e hanno commesso dei reati, si decide di arrestare coloro che le hanno scoperte e coloro che lo hanno fatto sapere. Che già non è male, devo dire. In più prevede, dice lui, “una forte penalizzazione economica per gli editori che pubblicano questi articoli contenenti intercettazioni”. Quindi, in teoria, dovrebbe essere condannata anche la sua famiglia, visto che i suoi giornali hanno abbondantemente pubblicato intercettazioni - sempre quelle degli altri di solito, mai le sue. L’annuncio era già scritto nel programma della Casa delle Libertà, era già stato detto in campagna elettorale. Il problema è che Berlusconi ha questa grande fortuna: viene sempre sottovalutato. Si dice: “sì, lui dice così. Poi in realtà non è vero…”. No, in realtà è vero. E infatti, ciò che sembrava impossibile, il divieto di intercettazioni per tutti i reati che non siano di mafia e terrorismo – stando a quello che lui dice, sempre che non sia stato frainteso o non parlasse a titolo personale – sarà oggetto della prossima legge in materia di giustizia. E così sono serviti tutti quegli allocchi, magistrati, associazione magistrati, partito democratico, che pensavano di poter dialogare con un soggetto del genere. Per fortuna che a mettersi di traverso contro il dialogo è sempre Berlusconi poi, alla fine. È interessante il fatto che lui annunci tutto questo proprio mentre a Napoli e dintorni lui va predicando che con lui ritorna lo Stato, arriva il pugno di ferro, arriva la tolleranza zero, arriva la certezza della pena. Arriva il castigamatti, insomma, e bisogna rigare diritto. E annuncia una legge che va esattamente in controtendenza. Non è una legge “ad personam”, nel senso che non serve solo a lui. È una legge “ad personas” nel senso che serve a tutta la classe dirigente. È un altro cunicolo enorme scavato sotto le carceri e sotto i tribunali per farci passare naturalmente le solite pantegane grandi così, ma da quello stesso cunicolo passeranno anche topolini medi e piccoli, che sono poi quelli che vanno ad accrescere l’emergenza sicurezza, la percezione di insicurezza. Ragion per cui poi bisogna ritornare indietro e fare altri pacchetti sicurezza. È un continuo. È il pendolo che una settimana dopo le norme per la sicurezza, torna indietro e si mette a salvare i colletti bianchi, ma anche, come vedremo fra un attimo, le principali categorie criminali che rendono rinomato nel mondo il nostro Paese. Facciamo degli esempi. Per l’omicidio, ad esempio, non è più possibile intercettare, se ha un senso quello che ha detto Berlusconi. Perché l’omicidio non è né mafia, né ‘ndrangheta, né camorra, o meglio, ci sono anche omicidi che non fanno parte di quelle organizzazioni. Per l’omicidio semplice - cioè io ammazzo un tizio non essendo un camorrista, un mafioso, un ‘ndranghetista e nemmeno un terrorista – non mi possono intercettare. Di solito, per scoprire chi è stato ad uccidere una persona si mettono sotto intercettazione tutti quelli che fanno parte della sua cerchia: parenti, amici, conoscenti, colleghi di lavoro per cercare qualche attinenza tra la morte di quella persona e le conoscenze che ha. Non si potrà più fare. Quindi, molti più omicidi impuniti. Okay?
Rapine in banca. Mettiamo che per fortuna una telecamera abbia ripreso di sguincio uno dei rapinatori e che gli inquirenti illuminando bene le immagini riescano a intuire chi potrebbe essere fra le loro vecchie conoscenze, spulciando tra le foto segnaletiche. Bene, per trovare la prova che è veramente lui gli mettono il telefono sotto controllo, vedono se parla di bottino. Se ne parla con altri complici, arrestano anche i complici e si riesce a sgominare la banda. Non si potrà più fare. La rapina, se non è fatta da mafiosi, camorristi o terroristi, sarà impossibile, o quasi, da punire...

Mettiamo il classico caso del sequestro di persona a scopo di estorsione. Un gruppo di sbandati sempre più spesso capita, ormai non c’è più la grande “anonima sequestri”, ci sono gruppi di sbandati che si organizzano. Sequestri lampo. Prendiamo l’imprenditore. Ci facciamo dare il riscatto. Lo liberiamo. Di solito si mette sotto controllo il telefono della famiglia, i telefoni delle famiglie amiche, in modo che quando il sequestratore telefona per chiedere il riscatto si risale telefonicamente a lui e spesso lo si acciuffa. Con questo sistema sono stati sgominati moltissimi sequestri e restituiti alle famiglie tantissimi ostaggi. Perfetto. Non si potrà più fare. A meno che il sequestro non sia opera di mafia, camorra o ‘ndrangheta, però come sappiamo fanno i soldi in maniera diversa e molto più facile.
Prendiamo il molestatore che telefona, con telefonate oscene, alla ragazza. Tipico caso: la ragazza fa denuncia, mettono il telefono sotto controllo, risalgono al molestatore e il molestatore viene preso. Non si può più fare. Perché? Perché, o il molestatore è un mafioso, un camorrista, un ‘ndranghetista o un terrorista, cosa che di solito non è, oppure niente da fare.
Mettiamo una donna picchiata e violentata magari dall’ex marito o dall’ex fidanzato, o cose di questo genere. Trova il coraggio di denunciare. Mettono sotto intercettazione il presunto aggressore per vedere se è proprio vero ciò che dice la donna. Non lo si potrà più fare.
Prendiamo la ricerca dei latitanti. Tutti quelli che sfuggono alla giustizia. Non lo so… dal mago di Vanna Marchi che scappa in Brasile, a quelli che fanno le rapina, a quelli che fanno gli omicidi, ecc. Ecco, se non sono mafiosi o terroristi, non si potrà più usare lo strumento delle intercettazioni per andare a vedere dove sono scappati e riacchiapparli.
Finora non ho citato i reati finanziari naturalmente. Ci sono ancora le estorsioni. Pensate a quanta gente denuncia l’estorsore, quello che gli va a chiedere qualcosa, che li minaccia. Se non è un mafioso, non si potrà più controllare il telefono delle persone che ricevono queste richieste estorsive. Per non parlare delle truffe. Pensate a quante intercettazioni su Vanna Marchi ci hanno aiutato a scoprire le minacce che lei e la figlia facevano a quelle povere credulone che pagavano continuamente temendo chissà quali conseguenze negative, fino alla morte. Quelle telefonate non si potranno più, non dico utilizzare, non si potranno più intercettare e quindi ovviamente avremo molti più truffatori e molti più truffati perché poi alle vittime non ci pensa nessuno.
Non ho parlato ancora dei reati finanziari che sono in realtà la vera ragione per cui non si vuole più che si utilizzi da parte della magistratura lo strumento delle intercettazioni. E questo è ovvio. Dato che i reati finanziari sono i più nascosti e i più difficili da vedere, non solo non si sa chi li ha commessi, ma non si sa nemmeno chi li abbia commessi. Mentre l’omicidio, la truffa, il furto, quelli si vedono perché c’è una vittima dichiarata che li va a denunciare. La corruzione, chi la viene a sapere? Se non parla quello che ha pagato e non parla quello che ha preso i soldi, la corruzione non si sa. E poi il falso il bilancio, chi lo può notare che un bilancio è falso? Quindi sono i reati che hanno più bisogno di intercettazioni. Bisogna scoprire anche che sono stati commessi, oltre a dover scoprire chi li ha commessi. Anche per questi, silenzio di tomba. Non sapremo mai nulla.
Naturalmente, che cosa succede? Succede che tutti quelli che li commettono potranno commetterli liberamente. Quando passerà la legge, saranno molte di più le persone che li commetteranno perché a quel punto il rischio di essere scoperti e puniti è zero e quindi noi perderemo ancora più soldi con i reati finanziari di quelli che stiamo perdendo.
Io vorrei fare solo alcuni esempi di processi dei quali non avremmo saputo nulla. Processi che non si sarebbero mai aperti, quindi tutti imputati che non sarebbero imputati se fosse passata questa legge.
Il caso, per esempio, delle scalate bancarie. C’erano dei furbetti del quartierino che, contro la legge, cercavano di appropriarsi di due banche: Banca Nazionale del Lavoro, le cooperative rosse e l’Unipol di Consorte; Antonveneta, la Banca Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani; Rizzoli Corriere della Sera, cioè il più grosso gruppo editoriale indipendente non controllato dai partiti, che doveva finire nella mani di Ricucci il quale poi, secondo alcuni, l’avrebbe girato ai soliti amici di Berlusconi. Bene, queste tre scalate furono bloccate da Clementina Forleo e dalla procura di Milano, grazie a intercettazioni. Con questa nuova legge, niente intercettazioni, scalate a buon fine. Compreso il loro protettore massimo, cioè Antonio Fazio, che continuerebbe a essere governatore della Banca d’Italia non sospettato di niente. Sebbene, come abbiamo visto dalle telefonate, fosse colui che faceva il regista e il giocatore di queste partite, nelle quali avrebbe dovuto rimanere terzo distaccato e arbitro.
Nessuno saprebbe le cose perché nella legge si prevede anche che nessuno le pubblichi. Quindi, dato che il processo non è ancora partito, noi non sapremmo ancora praticamente nulla di Fazio. E quindi Fazio sarebbe doppiamente al suo posto, sia perché non sarebbe stato scoperto, sia perché, anche se l’avessero scoperto, nessuno avrebbe poi potuto raccontarlo.
Pensate ai riscontri che sono stati trovati sulle denunce di Stefania Ariosto sui giudici corrotti a Roma, con tutte le intercettazioni dell’enturage del giudice Squillante, dell’avvocato Pacifico, ecc.
Niente. La truffa di Milano di Poggi Longostrevi che faceva le ricette facili a spese della Regione, con i rimborsi gonfiati ecc. 150 medici condannati grazie alle intercettazioni. Niente. Non avremo più nulla di tutto questo. A Torino, l’amministratore delle Molinette arrestato grazie alle intercettazioni perché pigliava le tangenti in ufficio su ogni fornitura, Luigi Odasso, anche lui sarebbe ancora al suo posto. Pensiamo al Lazio, grazie alle intercettazioni hanno trovato i riscontri alle denunce di Lady ASL, quella che ha raccontato il grande scandalo della sanità, che poi è responsabile del grande buco della sanità del Lazio, che per fortuna si è tamponato grazie all’intervento della magistratura, non avremmo saputo quasi niente.
Pensate al caso di spionaggio. I casi di spionaggio illegale che abbiamo avuto in questi anni. Lo staff di Storace che fa spiare Alessandra Mussolini e Piero Marrazzo alla vigilia delle elezioni regionali del 2005.
Il SISMI di Pollari e Pompa, che fa i dossieraggi sui giornalisti, i magistrati, i politici ritenuti pericolosi per Berlusconi. Il SISMI che, secondo l’accusa della Procura di Milano, collabora al sequestro di un cittadino egiziano, Abu Omar, a cui noi avevamo dato ospitalità per motivi politici e poi l’abbiamo fatto rapire dalla CIA e mandare in Egitto a torturare.
Nulla si saprebbe senza le intercettazioni, nemmeno ovviamente di quel caso patetico del giornalista Farina, alias Betulla, che lavorava a depistare le indagini sul sequestro.
Pensate ai dossieraggi della Telecom. I dossieraggi della security della Telecom. Migliaia e migliaia di dossier accumulati illegalmente da Tavaroli e i suoi uomini, tutto grazie alle intercettazioni. Non sapremmo nulla.
Pensate a ministri, sottosegretari. Abbiamo il ministro Fitto, che è stato preso grazie a intercettazioni in un processo per le tangenti della famiglia Angelucci per le cliniche nella Puglia.
Abbiamo il sottosegretario Martinat che è sotto processo a Torino per gli appalti truccati del TAV e della Olimpiade Invernale del 2006.
Pensate al ministro Matteoli che addirittura è sotto processo per le fughe di notizie per abusi edilizi all’Isola d’Elba.
Tutte persone che non sarebbero ovviamente sotto processo. Come ovviamente non sapremmo niente del ruolo avuto, secondo la procura di Genova, dal capo della Polizia dell’epoca, Gianni de Gennaro, nei possibili depistaggi delle indagini sul G8. Come non sapremmo nulla della mega truffa sui farmaci appena scoperta da Guariniello a Torino. Come non sapremmo nulla della mega truffa sui rifiuti appena scoperta, coi 25 arresti dai magistrati di Napoli, per quanto riguarda la Campania.
Non sapremmo nulla quello che ha fatto Mastella, la sua famiglia e il suo partito, smascherati dall’inchiesta di Santa Maria Capoa Vetere, poi passata a Milano. Non sapremmo nulla delle ruberie sui fondi pubblici in Calabria, che De Magistris ha scoperto e infatti gli sono costate una dura punizione dal Consiglio Superiore della Magistratura, mentre alcuni colleghi gli stanno smontando le indagini. Ecco, da questo punto di vista Clementina Forleo e De Magistris con una legge come questa già in vigore da qualche anno sarebbero a posto, in una botte di ferro. Perché se la legge avesse loro impedito di scoprire gli scandali di bancopoli e della Calabria, loro non avrebbero pagato le conseguenze quindi, almeno dal loro punto di vista, questa legge li avrebbe lasciati lavorare in pace, proprio perché avrebbe impedito loro di lavorare e di scoprire alcunché.
Allora, quali sono i motivi con i quali ci viene indorata la pillola. Ci viene presentata questa legge come assolutamente urgente e necessaria. Oggi si sono mossi anche insigni tromboni per dare copertura questa legge vergognosa. La prima è che bisogna tutelare la privacy. Naturalmente la privacy è già tutelata da una legge, persino eccessiva, che è la Legge sulla Privacy che però ha una clausola assolutamente ovvia. Cioè che la privacy può essere tutelata, salvo esigenze di giustizia. Quando ci sono esigenze di scoprire reati e tutelare le vittime di quei reati, la privacy viene meno. Ciascuno di noi rinuncia a un pezzo della sua privatezza per consegnare allo Stato la possibilità di difenderci quando poi viene attaccata, non la nostra privatezza, ma la nostra vita, la nostra incolumità, il nostro patrimonio, i nostri interessi. La privacy non c’entra nulla. E del resto, quando si chiede: “ma quando mai è stata violata la privacy dalle intercettazioni o dalla pubblicazione delle intercettazioni?” rispondono sempre: “la povera Anna Falchi che si è ritrovata un sms sui giornali che diceva “ti amo”. A chi? A Ricucci. Che era che cosa? Suo marito. Pensate che violazione della privacy far sapere che c’è una moglie che dice “ti amo” a suo marito. Deve essere stato un danno irreversibile. Per il resto sono tutte balle.
Dicono che ci sono troppe intercettazioni. E qui non si sa rispetto a cosa. C’è un numero ideale, un numero perfetto di intercettazioni? Quale sarebbe? Il numero delle intercettazioni dipende dal numero dei reati che si commettono. In Italia ci sono quattro regioni nelle mani della mafia? Perfetto, avremo un po’ più di intercettazioni rispetto alla Finlandia o alla Danimarca.
E poi non è vero che abbiamo troppe intercettazioni rispetto agli altri paesi, perché negli altri paesi non si sa quante siano le intercettazioni. L’unico paese di cui con certezza si sa quante intercettazioni si facciano è l’Italia. Per quale motivo? Perché in Italia le può fare soltanto la magistratura e risultano tutte, dalla prima all’ultima, con tanto di autorizzazione di un giudice terzo. Mentre all’estero le fanno i servizi segreti, le forze di polizia, senza nessun controllo. Pensate, in Inghilterra le fa perfino il servizio ambulanze. Ci sono 156 enti, compresi gli enti locali, che possono fare le intercettazioni. In America le fa la SEC, che è l’equivalente della nostra CONSOB, solo che quella funziona e che controlla appunto le attività di borsa.
Quindi in Italia non è vero che ce ne sono di più, le controlliamo tutte. Mentre all’estero ci sono, ma non incontrollate, quindi non si sa quante sono.
L’argomento che fa più presa è che costano troppo. Costano troppo, ci dicono. E allora io vi do i dati. Due anni fa, l’ultimo anno dei quali abbiamo le statistiche, le procure italiane, che sono 165, hanno speso per intercettazioni 240 milioni di euro. Secondo altri calcoli il coso sarebbe pure inferiore. Ma prendiamo per buono il più grosso, cioè 240 milioni di euro. Che erano 40 in meno rispetto all’anno prima. Sono quattro euro per ogni cittadino. Quattro euro e qualcosa per ogni cittadino. La domanda è: “siete disposti da dare quattro euro all’anno, cioè quattro caffè all’anno, per sentirvi più sicuri e protetti contro reati di ogni genere?”. Penso che la risposta, se la domanda viene posta correttamente ai cittadini, sia sì. Potremmo risparmiare? Certo, potremmo averle gratis le intercettazioni. Sapete perché le paghiamo? Le paghiamo perché lo Stato, quando da la concessione alla Telecom, alla Vodafone e agli altri gestori telefonici potrebbero mettere una clausoletta nella quale c’è scritto: “voi siete concessionari pubblici dello Stato italiano. Perfetto. Avete un obbligo. Quando un magistrato vi chiede di tenere sotto controllo un telefono, voi lo fate gratis. Invece lo Stato italiano paga i gestori telefonici che sono suoi concessionari. Per cui li potrebbe tenere per le palle e fargli fare quello che vuole. Quando un magistrato chiede a una banca: “fammi quell’accertamento bancario”, la banca mica si fa pagare. Eppure la banca è un ente privato. Questi sono concessionari pubblici e lo Stato italiano paga loro ogni intercettazione. E in più, ad ogni indagine che deve fare, affitta un macchinario che non è proprio, da un’azienda privata. Basterebbe comprarli una volta, i macchinari per fare le intercettazioni e i costi verrebbero praticamente azzerati.
Quindi, vi stanno raccontando balle anche quando vi dicono che questa legge è per risparmiare sui soldi. No, questa legge è per risparmiare sui processi. A chi? A Berlusconi e alla classe dirigente. C’è un piccolo problema. Berlusconi naturalmente ha un processo in corso a Napoli, d’udienza preliminare, insieme al suo amico Saccà, direttore di Rai Fiction sospeso, perché? Perché al telefono gli prometteva aiuti per una sua attività privata, a Saccà, in cambio dell’assunzione da parte di Saccà di alcune ragazzine, di alcune ragazzine che interessavano in parte a Berlusconi, e in parte a un misterioso senatore dell’Unione che un anno fa, in cambio del piazzamento della ragazzina a Rai Fiction, a spese nostre, avrebbe fatto cadere il governo Prodi. Pare, come ha scritto Repubblica ieri, che ci siano altre telefonate ancora più sfiziose su questo vero e proprio uso criminoso della televisione pagata con i soldi pubblici.
E allora? Bisogna impedire che vengano fuori, con una legge che salverà migliaia di criminali, per salvare uno o due imputati.
Passate parola."

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9 giugno 2008

"Vigilanza a rischio al cantiere di Tvn"

Un segnale chiaro a rappresentare la realtà dei fatti, al di là delle balle strumentali sull'occupazione. Da civonline.it

"CIVITAVECCHIA - Ancora altri tagli di personale al cantiere Enel di Tvn. A farne le spese sono gli operatori della Securitas Metronotte che si occupano della vigilanza, armata e non. La denuncia arriva dalle Rsa Filcams Cgil Marco Feuli e Carlo Barreca: entrambi sottolineano come oggi la vigilanza sia ridotta a 3 operatori a turno.
«È impensabile – hanno spiegato – che in tre possano gestire i controlli agli ingressi di tutti i lavoratori, pattugliare costantemente all’interno del cantiere, esercitare riscontri a campione dei tesserini, effettuare controlli dei parcheggi auto interni e esterni, ispezionare lungo le banchine lato mare». Lo scorso mese, infatti, sarebbero stati soppressi tre servizi interni di vigilanza: sorveglianza area cavi, sorveglianza area Ansaldo e doppia unità area attracchi navi, per una perdita totale di 5 guardie giurate al giorno, tutte residenti a Civitavecchia.
«Nei giorni scorsi – hanno aggiunto Barreca e Feuli – senza avvertire i sindacati di categoria, l’Enel ha soppresso tutti i servizi che riguardano gli operatori di “portierato”, con la conseguente perdita di 4 posti di lavoro occupati da 4 padri di famiglia, anche questi tutti civitavecchiesi». Con buona pace della valorizzazione delle risorse e delle professionalità locali. Tutta questa situazione di precariato porterà, a breve, ad organizzare assemblee dei lavoratori per decidere la strategia da adottare contro questi tagli di personale."

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"carbone scelta peggiore del nucleare"

Roggiolani, Consigliere Regionale dei Verdi Toscana
"Quella del carbone è da considerarsi una scelta per tanti versi peggiore del ritorno al nucleare, a causa delle gravi emissioni climalteranti e dell'impatto sui territori."

Nella mattina del 06 giugno 2008, davanti alla Centrale elettrica di Montalto di Castro (Vt) si e' costituito il Comitato anti-atomo lanciato dai Consiglieri regionali dei Verdi di Toscana e Lazio Fabio Roggiolani ed Enrico Fontana. Hanno aderito, spiega una nota, molte personalita' dei Verdi, gli attori Jacopo e Dario Fo, Franca Rame, esponenti dell'ambientalismo quali Nicola Caracciolo, Vittorio Emiliani, Alberto Asor Rosa, Beppe Croce, Vincenzo Ferrara, esponenti del mondo politico come il Senatore Pancho Pardi, imprenditori e politici locali.
Roggiolani ha spiegato come l'intento sia mostrare che le energie rinnovabili, tutte nessuna esclusa, sono già oggi in condizione di produrre tutta l'energia di cui il nostro paese ha bisogno. Le rinnovabili sono la ricchezza, l'occupazione e la libertà energetica, mentre il nucleare è uno spreco di risorse nazionale, speculazione dei monopolisti, gravissimi rischi. "Con il nucleare non solo ci giochiamo pezzi interi del pianeta che mai essere umano potra' piu' calpestare, com'e' accaduto a Chernobyl, ma ci giochiamo anche la speranza di un'economia positiva per tutti".
L'auspicio del nuovo organismo, ha concluso Roggiolani, e' che entro luglio ci sia un comitato per il 'No' al nucleare e per il 'Si'' alle rinnovabili in ogni comune italiano.
Interrogato da un cittadino presente alla conferenza stampa sulla scelta di ricovertire a carbone impianti come quello di TVN di Civitavecchia, Roggiolani si è così espresso: "Quella del carbone è da considerarsi una scelta per tanti versi peggiore del ritorno al nucleare, a causa delle gravi emissioni climalteranti e dell'impatto sui territori."
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Lo stesso Roggiolani ha parlato delle linee di fondo del piano energetico per la Regione Toscana: riduzione dei consumi, aumento della quota di energia da fonti rinnovabili e ridurre le emissioni di gas serra in atmosfera. Niente fossile, niente nucleare, ma sviluppo delle fonti alternative.

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7 giugno 2008

"Una domenica mattina d’orgoglio Civitavecchiese al Pirgo!"


Riceviamo e pubblichiamo
Cari amici,
Questa è una lettera aperta alla Città, e alla quale data la situazione e la natura dell’ iniziativa, contiamo vogliate dare la vostra adesione personale e la massima attenzione e diffusione.

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Una domenica mattina d’orgoglio Civitavecchiese al Pirgo!
L’estate è ormai qui, ma mai come quest’anno Civitavecchia deve scontare i suoi peccati. Uno tra tutti: la scarsa attenzione all’ambiente e alle cose che questa città ci regala, che sono di tutti e che potrebbero arricchire tutti. Basta scendere sulla spiaggia del Pirgo, se ne avete il coraggio e fare una passeggiata lungo il mare, guardare fra le rocce, agli angoli sotto le scale e lungo il muro francese. Se non avete il coraggio affacciatevi dal lungomare. Quella che state guardando è la più bella spiaggia della città, la spiaggia più amata dai civitavecchiesi, luogo di bellezza naturale, di storia, descritto e proposto ai turisti su internet, cercato dai crocieristi, una risorsa anche economica e commerciale per tutti, insomma il vanto della città. Lo so, a guardare bene sembra la discarica di clandestina di un comune campano, cumuli di mondezza, plastica, scritte su i muri, assorbenti e rifiuti organici lasciati da cani innocenti con padroni maiali, cestini inadeguati, insufficienti e traboccanti. In Campania però almeno sono arrabbiati e fanno barricate.
Chiediamoci, ognuno di noi, cosa vogliamo fare. Fregarcene perché tanto siamo quelli che “abbonamento in piscina” o forse lo stato delle cose ci rappresenta. Aspettare la ruspa che forse viene prima dell’apertura, chissà, dello stabilimento e copre e rimescola, nascondendo tutto sotto qualche centimetro di sassi così marcisce meglio e puzza tutta l’estate? Oppure aspettiamo lo sbarco dei saraceni, che impone una “romanella” d’emergenza, un lavoretto sommario che dura un giorno, come va di moda ultimamente. Ma magari i saraceni sbarcassero veramente.
E’ questo ciò che meritiamo tutti? Chi ci vuole rispondere? Quelli che dovrebbero pulire e non lo fanno? Quelli che dovrebbero sostenere l’ambiente, quelli che dovvrebbero promuovere il luogo e le sue potenzialità. Chi erano quelli che dovevano aiutarci a trasformare il Pirgo in una opportunità salubre, turistica o perfino economica?
L’associazione Pirgo esprime lo sdegno degli abitanti e dei visitatori, e chiede ai Civitavecchiesi ai cittadini, ai giovani che stanno contro il muretto di largo Galli, agli immigrati che frequentano e apprezzano il luogo, alle associazioni che hanno collaborato in qualche modo con noi in questo anno, a quelli che vengono a mangiare la pizza o il gelato, uno scatto di dignità e d’orgoglio. Chiede anche agli esponenti politici di venire, ma stavolta non a parlare, a pulire.
Riuniamoci tutti quelli chevogliono dare un segno, domenica 15.6, dalle 9.30 di fronte al Pirgo Cafè sul lungomare, il caffè lo offriamo noi. Ritiriamo guanti e buste e diamo una mano a pulire quella che è la nostra spiaggia più amata. Portiamo i bambini e facciamogli vedere cosa significa essere cittadini e che lo schifo non è uno stato di cose immutabile, una caratteristica della loro città. Facciamogli vedere che loro possono cambiare le cose. E poi troviamoci, tutti quelli venuti a pulire, al Folletto del Mare 2 per un piatto di pasta e un bicchiere insieme, per guardarci in faccia e magari ritrovarci con qualcosa che ci unisce. La civiltà.
L’associazione Pirgo.org
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Le adesioni comunicate a questo indirizzo saranno apprezzate. Grazie.
Il programma in sintesi:
ore 9.30- 11.00 iscrizione e caffè di fronte al Pirgo Cafè, sul lungomare.
pulizia insieme della spiaggia e delle rocce del Pirgo
ore 13.00 Pasta per tutti al ristorante Il folletto del Mare 2, Largo M. Galli
Ulteriori adesioni e integrazioni dell'evento saranno comunicate in tempo reale.
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Cordiali saluti
Angelo Fanton
Associazione Culturale Pirgo.org
________________________________
info@pirgo.org
www.pirgo.org
Associazione "Pirgo.org" (sito web)

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Un’epidemia trasmessa dall’indifferenza.

dal Blog di Beppe Grillo (6 giugno 2008)
Napoli è solo la punta dell’iceberg.

L’Italia è una penisola attraversata da montagne di spazzatura, ingentilita da pianure di rifiuti tossici, percorsa da fiumi di liquidi nocivi e circondata da un mare di merda.
Napoli è ovunque. Discariche abusive, puzze insopportabili, carogne a cielo aperto, veleni sversati nei campi sono una caratteristica del paesaggio italiano. E’ sufficiente un giro in bicicletta fuori porta per scoprire i nuovi tesori. Una macchina fotografica, una mascherina contro gli odori pestilenziali. Tutti possiamo diventare cercatori di monnezza.
Napoli non è sola. Napoli è ovunque ci sia un’amministrazione pubblica corrotta. Un partito che usa il voto di scambio per gonfiare le assunzioni nelle società di raccolta dei rifiuti. Ovunque sia presente un’azienda che paga dei criminali per buttare le scorie nei campi, mescolati con la terra fertile. Napoli è ovunque i cittadini si voltino dall’altra parte per paura, per indifferenza o per mancanza dello Stato. Ovunque ci sia un sindaco, un assessore, un parlamentare che si faccia eleggere grazie alle tangenti sui rifiuti o alla contiguità con le ecomafie.
La spazzatura è il simbolo della seconda Repubblica. L’ultimo e più lucroso business dei partiti. Il pozzo nero di San Patrizio delle concessionarie dello Stato, delle municipalizzate ripiene di funzionari di partito quotate in Borsa. I partiti sono la vera piovra. Si sono divorati il sistema industriale italiano. Gli rimane il business degli inceneritori e delle discariche.
Napoli è a Castellamonte, nel verde Canavese, con sindaci, dirigenti e impiegati dell’ASA, azienda per il servizio di raccolta e smaltimento rifiuti, finiti sotto inchiesta o agli arresti domiciliari. La Procura li accusa di aver disperso e mescolato i rifiuti in terreni agricoli o stoccati in discariche abusive. Napoli è in Piemonte dove, prima dell’esito dell’inchiesta: “I sindaci sono schierati al fianco degli indagati” e: “I lavoratori sono solidali con i vertici”.
Napoli è in Lombardia, nelle discariche di Gorla Maggiore e di Olgiate. Nell’inchiesta Monnezza Connection. I rifiuti provenienti dal Sud invece di essere trattati erano mescolati con scarti industriali, tramutati nelle carte in rifiuti non pericolosi e spediti a Grottaglie in provincia di Taranto.
Napoli è nei cinquecentomila metri cubi di spazzatura in una discarica abusiva in Puglia che ha inquinato il fiume Cervaro.
Napoli è nel degrado del Parco dell’Etna dove, più che la natura, sono protette le discariche abusive, con un degrado spaventoso.
Basterebbero poche parole per cambiare tutto: “Raccolta differenziata” e “La spazzatura è una risorsa”. La peste è intorno a noi. Napoli può essere la tua terra, il tuo assessore, il tuo sindaco, il tuo partito. Un’epidemia trasmessa dall’indifferenza.

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