No al carbone Alto Lazio

23 giugno 2009

Civitavecchia: CNCMAS sull'inquinamento dell'acqua

Civitavecchia 22/06/2009

Al Sindaco di Civitavecchia

Gianni Moscherini

e.p. conoscenza


Alla Procura della Repubblica di Civitavecchia

Al Comando dei Carabinieri della Stazione di Civitavecchia


Il CNCMAS/L e l’ISDE/C, nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE – d.l. 19/08/2005/195), chiedono a Lei, tutore per eccellenza della salute pubblica, di informare prontamente la popolazione sulla natura dell’inquinamento (batteriologico o chimico/industriale) responsabile dell’emergenza relativa alla non potabilità dell'acqua in alcune zone a nord di Civitavecchia, interessate anche dal divieto dell'uso dell'acqua per il lavaggio e per la cucina.

Secondo la direttiva 2003/4/CE, il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).

Questa richiesta riveste un carattere di estrema urgenza poiché queste zone sono tra quelle già oggetto di un’ordinanza comunale del febbraio 2009 (Borgata Aurelia - Agricasa, Carcere Aurelia, Zona Ente Maremma Pantano - Sant’Agostino, La Scaglia, Enel – Area Portuale – Zona Industriale, Cimitero Vecchio – Via Tarquinia - Centro Storico – Zona Bassa della Città, Punton de Rocchi – Santa Lucia – Cimitero Nuovo) di avviso alle gestanti, ai soggetti di età inferiore ai 14 anni ed ai pazienti affetti da patologie conclamate a carico del fegato, reni ed apparato cardiovascolare, di evitare il consumo dell’acqua distribuita dal Comune di Civitavecchia per uso di bevanda a causa del superamento nella stessa del contenuto massimo ammissibile di arsenico.


Il portavoce


Dott. Giovanni Ghirga


CNCMAS/L

Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute / Lazio



ISDE/C

International Society of Doctor for Environment / Civitavecchia


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Civitavecchia, la barzelletta dell'Osservatorio Ambientale: Manrico Coleine presidente

Coleine eletto presidente dell’ Osservatorio Ambientale: Marrazzo e i sindaci del comprensorio fanno tutelare la salute all’ ex consigliere comunale che nel 2003 ha detto si al carbone.

La nomina di Manrico Coleine a Presidente dell’Osservatorio Ambientale rende ancor più evidente, semmai ce ne fosse stato bisogno, di quanto poco rassicuranti, se non esplicitamente in mala fede, siano le garanzie fornite da Marrazzo e dai Sindaci circa le azioni di monitoraggio, controllo e tutela dell’ambiente del territorio e della salute dei cittadini che saranno poste in essere dallo stesso Osservatorio.

Senza in questa fase entrare nel merito del ruolo e dell’organizzazione di quest’ultimo, è infatti indubbio che gli atti politici passati del Dr. Coleine, inizialmente fra i più convinti oppositori alla riconversione a carbone ma dopo brevissimo tempo ravvedutosi (fu tra i consiglieri che votarono favorevolmente la riconversione a carbone di TVN) non costituiscono un curriculum che tranquillizza.

Se a ciò si aggiunge che lo stesso Coleine è stato, fino al 2005, vicedirettore di quello stesso Osservatorio Ambientale che il sindaco Moscherini ha più volte additato come emblema di inefficienza, che il Ministero della Salute ha definito un organismo improduttivo, che ha persino attirato l’interesse della procura della Repubblica allarmata dalla mancanza di controlli, non si comprende a quali specifici meriti sia da attribuire tale nomina (si fa per dire, NdR).

Una nomina che suona come un premio all’inefficienza fin qui dimostrata, una promozione per essere riuscito ad evitare che si realizzasse qualsivoglia studio o iniziativa sulla reale condizione ambientale e sanitaria del comprensorio,.

Riteniamo che dopo l’oltraggio della riconversione a carbone la popolazione dell’Alto Lazio abbia diritto a controlli sull’ambiente che siano rigorosi e credibilmente imparziali.

E quale imparzialità può garantire un Osservatorio presieduto da uno dei padri della riconversione a carbone?

Di tutto ciò: di un osservatorio inutile e fantoccio alla guida del quale è stato posto, all’unanimità, uno dei responsabili della riconversione a carbone di TVN, della mancanza di controlli e di garanzie per la salute della popolazione, di quanto sta avvenendo ed avverrà come conseguenza della manipolazione e della combustione del carbone, i Sindaci del comprensorio portano una responsabilità piena e totale, alla quale non ci stancheremo di richiamarli in ogni dove.

Il re è nudo: le colpe dei Sindaci, acceccati dal potere e degradati dai soldi, dimentichi di ogni etica e del proprio ruolo di massimi tutori della salute pubblica, sono sotto gli occhi di tutti.

Nessuno può, né potrà, dire di non sapere; alcun alibi è più consentito.

Movimento No Coke Alto Lazio


www.nocoketarquinia.splinder.com

www.noalcarbone.blogspot.com


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21 giugno 2009

Torrevaldaliga Nord fuorilegge

Comunicato stampa del Movimento No Coke Alto Lazio

"A seguito della diffida circa la non validità della registrazione EMAS da noi presentata nell'ultima Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero dell'ambiente e grazie all'impegno della Procura della Repubblica che ha riconosciuto valide le argomentazioni da noi addotte, avviando un inchiesta, il Comitato Ecolabel Ecoaudit ha sospeso la certificazione EMAS della centrale di Torrevaldaliga Nord e, conseguentemente, il Ministero dell'Ambiente è stato costretto a sancire la necessità del rinnovo dell'autorizzazione.

Un fatto che rende giustizia alle nostre reiterate denunce di carenze e lacunosità nell'iter autorizzativo e che è stato reso possibile da cittadini e consiglieri comunali (molto pochi in verità) che si sono trasformati in tecnici per tutelare la salute e l'ambiente della propria terra e colmare la latitanza dei Sindaci del comprensorio, primo fra tutti Moscherini, che, proni davanti ai milioni di euro elargiti da ENEL, hanno abdicato al loro ruolo di garanti della salute dei cittadini.

La richiesta di rinnovo dell'autorizzazione, peraltro, evidenzia come l'accordo quadro stipulato tra la Regione Lazio, la provincia di Roma e i Comuni del comprensorio, propedeutico alla concessione dei contributi economici aveva la sua ragione di essere nella sola volontà di imbavagliare gli amministratori locali sulle gravi carenze della Valutazione d'impatto ambientale e dell'iter amministrativo della centrale, sulle grave situazione di sofferenza sanitaria delle popolazioni, sulle indecenti condizioni di mancanza di sicurezza sul cantiere e sulla non rispondenza delle modalità di carico e scarico dei materiali pulverulenti rispetto a quanto previsto nell'atto autorizzativo.

Ma la sospensione della certificazione EMAS, e la conseguente presa d'atto della necessità di rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale sancisce anche, e soprattutto, quanto da noi più volte denunciato: dal 25 dicembre u.s la centrale sta funzionando, peraltro dal 7 giugno u.s. a pieno regime, in assenza di autorizzazione.

Ora la legalità deve essere ripristinata e il Ministero dell'Ambiente, autorità competente in materia, deve agire di conseguenza e, anche in virtù delle tante anomalie che emergono dai relativi carteggi, sospendere l'attività della centrale fino all'avvenuto rinnovo dell'Autorizzazione all'esercizio della centrale.

Le popolazioni dell'Alto Lazio continueranno a vigilare attentamente, pronte a denunciare ogni irregolarità e/o omissione sarà posta in essere sia da ENEL che da quanti sono istituzionalmente deputati al controllo.

L'arroganza di ENEL che ha definito il provvedimento del Ministero "illegittimo e gravemente lesivo degli interessi di ENEL produzione" non ci fermerà.

Ad oggi i fatti parlano chiaro: di illegittimo ci sono solo i tanti tentativi dell'ente energetico di aggirare norme, prescrizioni e limiti autorizzativi; gli unici interessi lesi sono quelli della popolazione privata del diritto di vivere in un ambiente che non venga ulteriormente avvelenato dalla combustione del carbone.

Quella centrale non deve entrare in funzione: sappia ENEL che su questo, in nome del futuro dei propri figli, le popolazioni dell'Alto Lazio non daranno tregua"

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Gianni Mattioli sulle dichiarazioni di G. Alcetta

Il professor Gianni Mattioli corregge alcune inesattezze di Giuseppe Alcetta sul nucleare e carbone.

Ringrazio la stampa per lo spazio prezioso che rende disponibile, per far circolare un po' di informazione su scelte di grande importanza per tutti noi, come quelle in materia di energia.

Perciò approfitto ancora una volta dell'ospitalità per rispondere alla nota di Giuseppe Alcetta,


che contiene affermazioni inesatte e di ciò torno a stupirmi per il ruolo tecnico che ha rivestito, come egli stesso ci ricorda.

1) Nucleare ed emissioni di CO2 : è al corrente Alcetta che il consumo pro-capite di petrolio in Francia è superiore, nonostante il massiccio ricorso al nucleare, a quello che si ha in Italia?

2) Carbone e nucleare: è al corrente Alcetta che l'intero programma nucleare previsto dal governo per la produzione di elettricità apporterebbe nel 2020 un contributo ai nostri consumi di energia pari ad appena il 5%, contro il 40% che, per quella data, dovremo ottenere, secondo gli impegni contratti con l'Europa, da fonti rinnovabili e uso efficiente dell'energia? Per quella data, inoltre, noi dovremo ridurre la emissioni di CO2 del 20%: pensa Alcetta di farlo sostituendo impianti a gas con impianti a carbone, quando per produrre un kWh a carbone si ha un'emissione doppia di CO2 ?

3) Chi autorizza Alcetta a sostenere che Di Maio confonda energia e potenza? Il termine "produrre potenza" è ampiamente usato nel gergo degli elettrotecnici.

4) Posso comprendere la veemenza di Alcetta: capita a tutti noi di difendere il ricordo di un ruolo che ci ha impegnato in una fase della nostra vita. Fu la stessa veemenza che portò Edoardo Amaldi a darmi dell' "imbecille" durante quella notte televisiva nei giorni di Chernobyl: per uno, che aveva passato alcuni decenni tenendosi chiusi dentro i rimorsi per aver collaborato con Fermi a ricerche che avrebbero portato all'orrore di Hyroshima, il nucleare civile - "atoms for peace" - era stata una nuova prospettiva di vita! E ora arrivavano questi fisici giovinotti a dire che neppure questo andava bene! Suggerisco però prudenza ad Alcetta sull'orgoglio per il cantiere di Montalto di Castro: avendo io fatto parte della commissione per la sicurezza nucleare per quel cantiere, devo ricordargli i problemi sulla struttura delle gettate di cemento? Non è meglio tacere?


Gianni Mattioli

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18 giugno 2009

Amazzonia: primi risultati della campagna di Greenpeace

"Sono passate solo due settimane dal lancio del nostro rapporto “Amazzonia, che macello!” e dalla cyberazione con la quale abbiamo chiesto a marchi globali come Geox, Timberland, Clark’s, Adidas e Nike di non acquistare pelle che proviene dalla distruzione dell’Amazzonia. In queste due settimane sono successe diverse cose di cui ho piacere di mettervi a parte e Greenpeace ha già ottenuto dei successi importanti: vi chiedo quindi di leggere quanto segue, e, se possibile, di continuare a sostenerci, magari anche con una donazione.


In seguito alle denunce di Greenpeace, l’International Finance Corporation, l’agenzia della Banca Mondiale che sostiene gli investimenti privati nei Paesi in via di sviluppo, ha cancellato il prestito di 90 milioni di dollari concesso al gigante brasiliano Bertin. Come dimostriamo nel rapporto, questa azienda acquista carne e pelle da allevamenti illegali in Amazzonia, deforestando, occupando territori indigeni e impiegando i lavoratori come schiavi.

La giustizia brasiliana ha aperto un'indagine e si appresta a richiedere a Bertin e ai proprietari degli allevamenti illegali un indennizzo milionario per danni ambientali. Le principali catene di supermercati in Brasile – come Wal Mart, Pao de Azucar e Carrefour – hanno cancellato i propri contratti con Bertin in seguito a una azione civile del Ministerio Publico Federal, che ha imposto multe di circa 200 euro per ogni chilo di carne proveniente dalla distruzione dell’Amazzonia.

Anche in Europa, Greenpeace ha lavorato perché il rapporto e le nostre richieste vengano presi considerazione dalle aziende coinvolte. Di seguito la situazione nel momento in cui ti scrivo:

Geox: dopo l’azione diretta a Milano, abbiamo incontrato Geox nella nostra sede, presentando una lista di punti da chiarire e obiettivi da rispettare; l’azienda si è impegnata a rispondere entro cinque giorni a partire da oggi.

Clark’s: continua a non rispondere alle richieste di Greenpeace, nonostante abbia inviato a tutti quelli che hanno partecipato alla cyberazione una mail nella quale, mentendo, asserisce di averci cercato per trovare una soluzione.

Adidas, Nike e Timberland: hanno partecipato a un incontro insieme a Greenpeace e Bertin nel corso del quale si sono detti sensibili ai problemi sollevati dal nostro rapporto; dall’incontro, però, non è ancora scaturito nessun tipo di impegno formale.

Noi, e spero anche voi, crediamo invece che Clarks, Geox, Nike, Timberland, Adidas e Reebok debbano interrompere immediatamente i loro rapporti commerciali con le aziende che deforestano, fanno uso di lavoro schiavile e occupano territori indigeni.

Queste aziende devono decidere se vogliono essere parte del problema o parte della soluzione. E anche voi potete fare la vostra parte per convincerle a prendere la decisione giusta. Come? Partecipando alla cyberazione, se non l’avete già fatto, e inviando questo messaggio ai vostri amici!

Continueremo a tenervi informati su quanto facciamo e riusciamo a ottenere per la difesa dell’Amazzonia e delle foreste in genere. Vi ricordo che questo è l’anno della Conferenza di Copenhagen, nella quale si decideranno le misure per combattere i cambiamenti climatici. E niente come le foreste antiche svolge un ruolo positivo per stabilizzare il clima del pianeta.
Chiara Campione
Responsabile campagna Foreste

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Da oggi l'atmosfera è considerata un patrimonio di interesse mondiale.

Lettura consigliata:
Atmosphere named world heritage site
Un atto politico fondamentale.

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Sarkozy: il nucleare è morto

Lettura consigliata:
Herald Tribune: secondo Sarkozy il nucleare non fa parte del futuro

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Italiadecide: affari e politica stanno dalla stessa parte



http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/04/tavolo_Egidio_con_Violante_Tremonti_ce_0_090504025.shtml

Difficile immaginare qualcosa di peggiore,qualcosa di più dannoso per la nostra fragile democrazia. Infrastrutture, appalti, cemento, inceneritori: i grandi affaristi e i maggiori attori della politica italiana stanno da una parte sola.

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Appello del coordinamento Nazionale contro il Carbone

Sono anni che i medici, preoccupati per la salute dei cittadini e per l'ambiente, chiedono alle istituzioni preposte, dove siano state conservate le ceneri e i fanghi della combustioni delle centrali elettriche di Civitavecchia (presenti circa dal 1950)e Montalto di Castro.

Visto cosa è accaduto per le ceneri e i fanghi della Federico II, dove "I rifiuti tossici, provenienti dalla più grande centrale termoelettrica d'Italia a carbone e una delle più grandi d'Europa, venivano occultati in una cava di argilla adiacente un'industria di laterizi nella preziosa area sottoposta oltretutto a vincolo idrogeologico e paesaggistico. Gli scarti, classificati come rifiuti pericolosi, venivano declassificati e trasformati, con certificati di analisi ad hoc, in rifiuti non pericolosi ed avviati, apparentemente, al recupero per la produzione dei laterizi".



I cittadini del comprensorio, anche se orfane delle istituzioni, continuano la loro ricerca della legalità.

Commissario dell'Agenzia regionale protezione e ambiente (Arpa Lazio)
e p.c. conoscenza

Alla Procuratore della Repubblica
Dott. Gianfranco Amendola di Civitavecchia

Al Comando dei Carabinieri della
Stazione di Civitavecchia

Al Presidente della Regione Lazio

All’Assessore all’Ambiente della
Regione Lazio

Alla Commissione Europea


Gli esponenti come di seguito generalizzati:

Nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE), i firmatari di questo documento chiedono a codesta Agenzia Regionale per l'Ambiente la sede e le modalità di messa in sicurezza, la eventuale corrispondenza con le quantità dichiarate dal gestore dei luoghi del conferimento, delle decine e decine di milioni di tonnellate di fanghi e ceneri, generate dalla combustione dell’olio combustibile nelle centrali elettriche di Civitavecchia e di Montalto, dal momento della loro entrata in esercizio a tutt’oggi.


In seguito al traffico illecito di rifiuti pericolosi provenienti dalla centrale termoelettrica dell'Enel Federico II di Brindisi (La Repubblica 12 maggio 2009) che ha portato recentemente all'arresto di dieci persone nell'ambito di una vasta operazione del Corpo forestale, la popolazione del comprensorio di Civitavecchia è preoccupata e chiede di conoscere dove può aver trovato posto una quantità cumulativa così enorme di rifiuti tossici prodotti dal polo energetico di Civitavecchia.


Chiedono inoltre di essere messi a conoscenza del destino delle migliaia di tonnellate di fanghi tossici prodotte ogni anno dalla combustione del carbone nella centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia (V.I.A.).

Secondo la direttiva 2003/4/CE, il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).

Nel rispetto della suddetta normativa, i dati richiesti devono essere consegnati ai firmatari non oltre un mese dalla presente.


Qualora ciò non avvenisse, si procederà alla richiesta della riparazione del torto per violazione del diritto ambientale all’ente od alla persona fisica che ne sarà responsabile (dir. 2003/4/Ce - dl 19/08/2005/195).

Indirizzo dove ricevere la risposta:
Comitato cittadini liberi di Tarquinia
Piazza Matteotti 13
01016 Tarquinia VT
comitatocittadiniliberi@yahoo.it

Tarquinia 21 Maggio 2009

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Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra

Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra
Comunicato Stampa
Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi ; non ha nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né l'AIA, né una vera e propria VIA; funziona da quasi tre mesi in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che al momento non sappiamo dove vengano smaltite. Per questo il CO.RE.Ri dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura penale.


16 giugno 2009 - Coordinamento Regionale Rifiuti

Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi (che molto spesso sono stati abusivamente "infilati", con la compiacenza di chi doveva controllare, nelle oramai famose ecoballe campane); non ha nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, concessa "legislativamente" in deroga, senza consultare la popolazione interessata, né una vera e propria VIA, Valutazione d'Impatto Ambientale); funziona da quasi tre mesi in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che al momento non sappiamo dove vengano smaltite. D'altro canto gli unici dati disponibili sulle concentrazioni di inquinanti nell'aria, rilevate nei primi due mesi di funzionamento dell'inceneritore dalle centraline ARPAC di Acerra e San Felice a Cancello, dicono che su 60 giorni di funzionamento (teorici, visto che diversi sono stati in questi mesi i giorni di fermo dell'impianto) ci sono stati ben 17 sforamenti.

Comitati e associazioni ambientaliste campane già da anni denunciano l'inadeguatezza e la pericolosità dell'impianto di Acerra, ma oggi, dopo meno di tre mesi dalla farsesca inaugurazione in pompa magna, il dato è lampante.

Per questo il CO.RE.Ri (Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania), dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro le ordinanze che, in deroga al parere VIA del 2005, hanno illegittimamente autorizzato la combustione di qualsiasi tipo di rifiuto, in luogo del CDR, ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura penale affinché faccia luce, una volta per tutte, sulle responsabilità di chi ostinatamente ha voluto la realizzazione di quell'impianto, nonostante sapesse che era del tutto incompatibile con la realtà del territorio acerrano, sproporzionato, obsoleto, pericoloso per la salute della popolazione; questo al solo scopo di lucrare parassitariamente sui finanziamenti pubblici CIP6, concessi nel 1992 dal governo italiano, in violazione della normativa europea, a chi dovrebbe produrre energia bruciando rifiuti, generando di fatto una distorsione del libero mercato che ha penalizzato il riciclo dei rifiuti e ha boicottato la raccolta differenziata.

Stamattina, dunque, tramite lo Studio legale Adinolfi di Caserta, punto di riferimento ormai irrinunciabile in Campania per le azioni giudiziarie a difesa dell'ambiente, è stato depositato presso la Procura della Repubblica di Napoli l'esposto che diversi cittadini campani hanno sottoscritto a nome del CO.RE.Ri.

Ci aspettiamo che la magistratura napoletana tutta, lasciando da parte le preoccupazioni sull'impatto “politico” dell'emergenza rifiuti, sappia trovare la serenità necessaria per accertare le responsabilità fino ai più alti livelli di governo disponendo, nel frattempo, il sequestro preventivo dell'impianto.



CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Sito: www.rifiuticampania.org

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17 giugno 2009

Il formidabile masochismo dei civitavecchiesi


Al civitavecchiese medio occorre dire proprio tutto. E neanche serve.


Otto gennaio 2008, il Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente chiede INVANO l’istituzione di un Registro dei Tumori. La sua istituzione permetterebbe di legare alla residenza la raccolta dei dati relativi al numero dei casi di cancro. In questo modo la casistica ottenuta rifletterebbe la reale condizione del nostro territorio e permetterebbe di conoscere l'incidenza, la prevalenza, la sopravvivenza e la mortalità per neoplasie di anno in anno.


Tre febbraio 2009, avviso alle gestanti, ai soggetti di età inferiore ai 14 anni ed ai pazienti affetti da patologie conclamate a carico del fegato, reni ed apparato cardiovascolare, di evitare il consumo dell’acqua distribuita dal Comune di Civitavecchia per uso di bevanda a causa del superamento nella stessa del contenuto massimo ammissibile dell’arsenico.

Quattro febbraio 2009, il Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia perché in questo comprensorio l’ozono, inquinante molto tossico, avrebbe dovuto e dovrebbe essere monitorizzato. I dati ottenuti sulle sue concentrazioni avrebbero dovuto e dovrebbero essere messi regolarmente a disposizione del pubblico


Giugno 2009, il Ministero della Salute informa sulle numerose aree della costa di Civitavecchia ove vige il divieto di balneazione.

Ci hanno levato l’aria, l’acqua e adesso neanche un tuffo per rinfrescarsi.

Ma quanta è la pazienza, la sottomissione, la rassegnazione, l’abitudine al sopruso della popolazione di questo comprensorio e, soprattutto,

cosa rimane della speranza che un domani per i nostri figli le cose cambino in meglio?

La sporca striscia di inquinamento che tutte le mattine si mostra a noi all’orizzonte, sembra ammonirci di prepararsi al peggio

Giovanni Ghirga

Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)

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