No al carbone Alto Lazio

20 novembre 2009

Torrevaldaliga Nord TVN Enel - discarica di rifiuti pericolosi a cielo aperto

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17 novembre 2009

"Venite a vedere l’ Enel dove tiene i rifiuti della combustione di TVN"

Il Movimento No Coke Alto Lazio scrive alla Commissione Europea: ”Venite a vedere l’ Enel dove tiene i rifiuti della combustione di TVN”.Questo è il carbone pulito.

Non ci ha stupito più di tanto apprendere dalle immagini scattate dentro il cantiere di TVN che i rifiuti della combustione del carbone sono abbandonati sul terreno, nell’incuria più totale.
Dire l’avevamo detto sarebbe retorico.
Siamo esterrefatti, semmai, che una società civile, quale crediamo tutti di condividere, possa continuare a sopportare.

Dove sono i controlli che avrebbero dovuto garantire la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini ?
Osservatorio ambientale, tavolo della salute, cosa stanno facendo se chiunque può verificare che tutte le indicazioni e prescrizioni della VIA e dei vari atti autorizzativi, vengono puntualmente inosservate, alla faccia della salute dell’intero comprensorio!
Siamo stanchi di fare “proiezioni profetiche ” sulle scelleratezze legate al carbone, tutte verità che si stanno compiendo sotto gli occhi di tutti.
Il problema dello stoccaggio delle ceneri e della loro pericolosità rispetto allo smaltimento è stato uno dei tanti argomenti a cui Enel non ha mai dato un’esauriente risposta: risposta che oggi è sotto gli occhi di tutti.
Vale appena la pena ricordare che le ceneri della combustione del carbone, oltre ad essere ricche di metalli pesanti gravemente nocivi della salute, sono anche radioattive e che, proprio per la loro pericolosità, sia negli atti autorizzativi che nelle dichiarazioni dell’Ente energetico, si è sempre garantito il loro trattamento con sistema pneumatici, ovvero in condizioni che evitassero dispersione delle stesse nell’aria.
Le immagini visibili sul web dimostrano, semmai ce ne fosse bisogno, ancora una volta, l’inaffidabilità dell’ENEL, convinta di poter agire impunita ed indisturbata sul territorio.
E d’altronde già il giorno che ENEL alzò il muro alto due metri per togliere la visuale dalla strada pubblica era evidente vi fosse qualcosa da nascondere.
Un atteggiamento che rafforza la posizione intransigente del movimento No Coke che continua a chiedere, inascoltato, che trasparenza e legalità vengano garantite dagli enti preposti, Amministrazione comunali in testa.
Orfani dei nostri rappresentanti locali, ci rivolgeremo alla Commissione Europea per chiedere l’invio di un commissario a visitare il cantiere, per controllare l’esatta corrispondenza con le prescrizioni della Via del 2004.
Nel frattempo chiederemo alla magistratura di individuare, e perseguire, quanti, oltre all’ente energetico, siano responsabili penalmente dello scempio mostratoci da quelle foto.
Non assisteremo silenti alla devastazione della nostra terra; devastazione che garantirà fama imperitura a quanti hanno l’onere e l’onore di amministrarci e consentono con il loro silenzio assenso complice di avvelenare la terra e di privarla di un futuro.
I sindaci del comprensorio e Marrazzo avevano promesso il tavolo della salute,i rifiuti dentro tvn,abbandonati all’acqua e al vento sono la prova che gli accordi economici sono un pericolo per le popolazioni,sono fette di prosciutto sopra gli occhi di tutti gli amministratori,che non gli impediscono però di spendere soldi destinati alla salvaguardia della salute,per maquillage urbani e politici del territorio.
I sindaci Moscherini e Mazzola in primis se avete,ancora,una coscienza battete un colpo.

Movimento no coke Alto Lazio
www.nocoketarquinia.splinder.com
www.noalcarbone.blogspot.com

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14 novembre 2009

Sul progetto per un nuovo cementificio Tarquinia

Esiste già un grosso cementificio a Montalto di Castro. Civitavecchia ne ospita uno non più funzionante. Com'è possibile che ora se ne voglia costruire uno nuovo sul territorio di Tarquinia?

Al di là delle irregolarità già riscontrate nei documenti relativi, ESISTONO LEGAMI tra la presenza di TVN a carbone e questo nuovo cementificio? Noi pensiamo di sì.





Lo sappiamo già: si afferma di nuovo quella velenosa sciocca visione dello sviluppo autolesionista e incapace di guardare al futuro. Sono sempre loro, quelli del "sì a tutto" quanto porti soldi facili e subito. Per questi non importa quale sia il reale prezzo sul lungo periodo, se l'investimento finisca per impoverire e distruggere altre ricchezze ben più importanti: ambiente, patrimonio storico, indotto turistico, agricoltura di qualità, salute. Ricchezze destinate a rimanere nel tempo, e che una volta compromesse sono perse.

Il sindaco Mazzola, assieme a tanti altri personaggi della sua medesima caratura morale e culturale, li conosciamo già; affetti dalla stessa patologica ignoranza e manìa di fare cassa con le ricchezze del territorio per ricavarne potere politico.
La vera sorgente del veleno sono loro e le corti del malaffare cui fanno riferimento ed aprono le porte.

Serve prevenzione: occorre un vaccino contro il virus dell'ignoranza civile che permette che tutto questo accada.

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Depositi sospetti a TVN. Ma la comunità dorme



"Nel cantiere della centrale di Tvn giacciono all’aria aperta cumuli di polveri e sacchi ripieni: con che cosa ha a che fare la popolazione di Civitavecchia?"

Da centumcellae.it
Che cosa accade dentro il cantiere di Torre Valdaliga Nord? Le immagini di cui è entrata in possesso la nostra Redazione, e che pubblichiamo in esclusiva, sono inquietanti e aprono preoccupanti interrogativi. Da giorni, in quello che sembra essere con pochi dubbi il parco nafta della centrale, giacciono infatti cumuli di polveri e voluminosi sacchi ripieni.

I cumuli di polvere sono distinguibili in due tipologie: quelli che somigliano molto alle ceneri di una combustione e quelli che a prima vista richiamano una sostanza molto simile allo zolfo; in quantità enorme. Poi ci sono i sacchi, pieni e accumulati uno sopra l’altro, che osservandoli con attenzione rivelano un allarmante particolare: il loro fondo ha un colore scuro, rossiccio, come se fosse imbevuto di una qualche sostanza liquida o addensatasi nel basso, e dello stesso colore, all’apparenza bagnato, risulta il terreno su cui i sacchi sono poggiati, come se la sostanza liquida di cui appaiono imbevuti fosse penetrata nella terra. E ancora, accanto a sacchi e polveri, cumuli di ferraglia arrugginita. Le ipotesi e le domande che sorgono sono tante. La prima: che sostanze sono quelle polveri ammassate sul terreno e in balia del vento? La seconda: che cosa c’è dentro quei sacchi? La terza: è penetrata qualche sostanza liquida nel terreno? Dopo di che si accavallano varie riflessioni; tali polveri, quand’anche fossero cenere di un semplice braciere da scampagnata, sono esposte all’aria aperta e quindi sicuramente destinate a disperdersi nell’aria, sia dentro il cantiere, dove operano centinaia di lavoratori, sia nel vicino centro abitato: possiamo essere certi che non sono nocive e che nessuno le abbia inalate? Inutile qualsiasi considerazione nel caso in cui anziché cenere di braciere si trattasse di residui della combustione della centrale e di zolfo. La domanda che in ogni caso si pone tuttavia è la seguente: ma l’Enel non ha sempre e comunque rassicurato cittadini e Governo che mai e poi mai qualunque sostanza sarebbe stata dispersa nell’aria sia nella fase transitoria di realizzazione della centrale che in quella di funzionamento a pieno regime? Non ha sempre parlato di movimentazione di polveri e ceneri in ambienti assolutamente chiusi e depressurizzati? Questa garanzia, vale la pena ricordarlo, è stata messa nera su bianco non solo sulle prescrizioni della Valutazione di Impatto Ambientale ma anche, successivamente, sul Piano transitorio presentato in sede di Conferenza dei Servizi per l’approvazione della nuova Autorizzazione Integrata Ambientale. Cosa ci fanno allora quei cumuli di polveri nel bel mezzo del cantiere? E ancora viene da domandarsi: chi ha movimentato e lì depositato quelle polveri e quei sacchi, lo ha fatto in condizioni di sicurezza? Quali sono state le cautele sanitarie adottate? E sono in condizioni di sicurezza, con l’aria e il vento che senza dubbio disperdono tali polveri nel cantiere, i lavoratori che vi operano ogni giorno? La serie di domande potrebbe continuare a lungo, insieme ai dubbi e alle incertezze che procurano queste immagini. Le quali tuttavia ci lasciano anche una certezza: stavolta ai cittadini è dovuta una risposta; dall’Enel, dal Comune e, sarebbe auspicabile, anche dalla Procura della Repubblica.

Marco Galice

NDR: si vedano le foto pubblicate con l'articolo originale http://www.centumcellae.it/leggi.php?id=25924

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31 ottobre 2009

"DA MONTALTO DI CASTRO RIPARTE LA LOTTA CONTRO IL NUCLEARE"

Uno Notizie Montalto di Castro - Viterbo:
NUCLEARE, NO NUKE DAY A MONTALTO DI CASTRO /contro l'imbroglio nucleare oggi in piazza a Montalto di Castro
Dalle ore 9, in Piazza Giacomo Matteotti



Il nucleare è pericoloso e inquinante, non serve al nostro Paese. Legambiente scende in piazza Sabato 31 Ottobre a Montalto di Castro (Vt), contro il ritorno all’atomo, con la manifestazione nazionale “No Nuke Day”. L’iniziativa, a cui tutti i cittadini sono invitati a partecipare, sarà animata da spazi espositivi, laboratori di educazione ambientale e momenti di approfondimento con le istituzioni, per informare i cittadini e avviare una mobilitazione a favore di un sistema energetico moderno, pulito, sicuro.

Sono tante le bugie sul nucleare che Legambiente vuole smascherare: è falso che il nucleare sia sicuro, in quanto al momento non esiste nessuna tecnologia capace di escludere rischi di incidente con fuoriuscita di radioattività all’esterno, e l’annoso problema dello smaltimento delle scorie non è assolutamente risolto. Non è nemmeno vero che il nucleare è economico e ridurrà la bolletta energetica: tutti gli studi internazionali mostrano come sia invece la fonte energetica più costosa e meno competitiva.

Appuntamento per la stampa alle ore 9, in Piazza Giacomo Matteotti nel centro di Montalto di Castro, che sarà il fulcro della mobilitazione. Per i giornalisti provenienti da Roma è a disposizione un automezzo: gli interessati possono accreditarsi al numero 06/85358051/77.

Legambiente invita ad aderire non solo tutti i cittadini, ma anche le scuole, le aziende agricole e quelle che si occupano di energie rinnovabili.

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Vedi anche: http://maremmaoggi.com/dettagli_articolo.asp?nID=20561

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27 agosto 2009

Inquinamento: l'Italia in controtendenza rispetto all'Europa.

"Secondo una relazione dell'Agenzia europea dell'ambiente pubblicata oggi, l’80% delle emissioni di gas a effetto serra in Europa proviene ancora dal settore energetico. Questo settore continua infatti ad avere un impatto significativo sull’ambiente, nonostante il fatto che una più efficiente produzione di energia elettrica e calore, unitamente ad un maggiore ricorso alle fonti di energia rinnovabile ed alla sostituzione di carbone e petrolio con il gas naturale stiano gradualmente contribuendo a ridurre le emissioni di gas a effetto serra e di inquinanti

atmosferici in Europa (http://www.eea.europa.eu/it/pressroom/newsreleases/necessaria-un2019inversione-di-tendenza-nel-sistema-energetico).

L'obiettivo generale di Kyoto per l'UE a 15, ossia ridurre le emissioni dell'8%, corrisponde a obiettivi differenziati per ciascuno Stato membro. Nel 2006 quattro Stati membri dell'UE a 15 (Francia, Grecia, Svezia e Regno Unito) avevano già raggiunto un livello inferiore al loro obiettivo di Kyoto. Altri otto Stati membri dell’UE a 15 (Austria, Belgio, Finlandia, Germania, Irlanda, Lussemburgo, Paesi Bassi e Portogallo) prevedono di conseguire i loro obiettivi, ma le previsioni di TRE STATI MEMBRI (DANIMARCA, ITALIA E SPAGNA) INDICANO CHE NON REALIZZERANNO I LORO OBIETTIVI DI RIDUZIONE. (http://www.eea.europa.eu/it/pressroom/newsreleases/l2019ue-a-15-rispetta-la-tabella-di-marcia-di-kyoto-nonostante-i-risultati-diseguali).

“Nel sistema energetico è necessaria una radicale inversione di tendenza” ha affermato oggi la professoressa Jacqueline McGlade, direttrice esecutiva dell’AEA, in occasione della presentazione della relazione al Parlamento europeo a Strasburgo. Il passaggio a una società caratterizzata da basse emissioni di carbonio “non sta avvenendo abbastanza rapidamente per garantire un futuro al nostro ambiente” ha ribadito.

“Il consumo di combustibili fossili come fonti di energia è la causa principale dei cambiamenti climatici provocati dall’uomo”, ha riferito in giornata la professoressa McGlade alla riunione parlamentare congiunta su energia e sviluppo sostenibile. “L’impegno assunto dall’Europa verso un’economia “post carbonio” e un’energia rinnovabile sostenibile è indispensabile per garantire la sicurezza energetica e affrontare positivamente il problema dei cambiamenti climatici” ha aggiunto.



Dr Giovanni Ghirga



portavoce

Coordinamento Nazionale Comitati Medici Ambiente e Salute (Lazio)

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17 agosto 2009

In difesa dei blogger una squadra di avvocati



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31 luglio 2009

Gli inceneritori vanno messi al bando

Fonte: QuestoTrentino

"Ormai le evidenze abbondano e i principi di precauzione e prevenzione dovrebbero suggerire la messa al bando degli inceneritori. Di quelli vecchi come di quelli nuovi. Parla il dott. Celestino Panizza, medico per l’ambiente di Brescia, dove opera l’inceneritore più grande d’Europa.

di Marco Niro

La ricerca di un medico capace di esprimersi in modo autorevole e deciso sul danno sanitario degli inceneritori mi porta fuori provincia, a Brescia, essenzialmente per due motivi. Da una

parte, perché in Trentino, a parte qualche eccezione rappresentata da medici-amministratori (il sindaco di Centa San Nicolò dottor Roberto Cappelletti e l’assessore all’ambiente di Lavis dottor Lorenzo Lorenzoni), i medici trentini finora non hanno trovato di meglio che prendere atto della volontà di costruire l’inceneritore (è accaduto nell’estate 2008, vedi QT 16/2008). Dall’altra parte, perché dire Brescia, parlando d’inceneritori, significa riferirsi all’ambito di osservazione più importante, perché a Brescia opera dal 1996 l’inceneritore più grande d’Europa, un mostro che brucia 800.000 tonnellate l’anno di rifiuti.

A Brescia, quindi, vado a incontrare il dottor Celestino Panizza. Medico specializzato in Medicina del lavoro presso l’Università di Pavia e Statistica medica ed epidemiologia presso l’Università di Pavia, il dottor Panizza lavora come medico del lavoro all’Asl di Brescia. Membro dell’Associazione Medici per l’Ambiente, da tempo mette a disposizione le proprie competenze professionali per fornire sostegno alle organizzazioni impegnate nella lotta all’inquinamento e nella difesa della salute.

Dottor Panizza, dell’impatto sanitario degli inceneritori si parla poco e male, e il pubblico è impossibilitato ad orientarsi, tra un Veronesi che dice in prima serata televisiva che l’impatto sanitario degli inceneritori è pari a zero ed evidenze che dimostrano ben altro...

Il caso di Veronesi è emblematico. La propaganda inceneritorista ha utilizzato un medico di fama, che ha competenze relative alla cura dei tumori, e non alla loro prevenzione, per far passare il concetto che l’inceneritore non è rischioso. Il meccanismo usato da chi con gli inceneritori fa i soldi è sempre quello: comprare le università e i centri di ricerca, finanziandoli, affinché essi, al termine dei vari studi epidemiologici, pronuncino la frase magica: ‘il dato non è conclusivo’. Ovvero, non si nega che gli impatti sanitari possano esserci, ma si enfatizza l’incertezza epidemiologica, affermando che le evidenze non permettono di legare con certezza quegli impatti all’incenerimento. È stato fatto per anni anche dagli studi, prezzolati dall’industria del tabacco, sui danni da fumo di sigaretta: ‘non c’è evidenza che provochi il cancro’, si continuava a ripetere...

Non esistono quindi studi epidemiologici che permettano con certezza di rilevare gli impatti sanitari degli inceneritori?


Non ho detto questo. Decine e decine di studi, condotti per indagare le ricadute delle emissioni inquinanti degli inceneritori sulla salute delle popolazioni residenti intorno ad essi, hanno evidenziato numerosi effetti avversi alla salute dell’uomo, sia tumorali che non.
Ischia Podetti, a sinistra la discarica, a destra il sito dell’inceneritore.
Foto Marco Parisi.

Ce ne può indicare qualcuno?

Certamente. Tra i più recenti, possiamo ricordarne quattro. Lo studio effettuato nel 2007 in provincia di Venezia dal Registro Tumori dell’Istituto Oncologico Veneto è la più convincente dimostrazione esistente in letteratura di un aumento di rischio di cancro associato alla residenza vicino a inceneritori: esso evidenzia come il rischio aumenti di 3,3 volte fra i soggetti con più lungo periodo e più alto livello di esposizione. Sempre nel 2007, lo studio “Enhance Health Report”, finanziato dalla Comunità Europea e condotto per l’Italia nel comune di Forlì, dove operano due inceneritori, ha portato a evidenze significative rispetto al sesso femminile: in particolare si è registrato un aumento della mortalità tra il +17% e il +54% per tutti i tumori, proporzionale all’aumento dell’esposizione; e questa stima appare particolarmente drammatica perché si basa su un ampio numero di casi - 358 decessi per cancro tra le donne esposte e 166 tra le non esposte - osservati solo nel periodo 1990-2003 e solo tra le donne residenti per almeno 5 anni nell’area inquinata. Nel 2008, poi, uno studio francese condotto dall’Institut de Veille Sanitarie ha rilevato un aumento di tumori di tutte le sedi nelle donne e, in entrambi i sessi, dei linfomi maligni, dei tumori del fegato e dei sarcomi dei tessuti molli. Da ricordare infine il 4° Rapporto della società Britannica di Medicina Ecologica, anch’esso del 2008, che nelle molte e documentate considerazioni ricorda come nei pressi degli inceneritori si riscontrino tassi più elevati di difetti alla nascita e di tumori negli adulti e nei bambini.

Una situazione allarmante. E a Brescia avete evidenze dell’impatto sanitario dell’inceneritore più grande d’Europa?

Il Registro Tumori segnala in provincia di Brescia un tasso d’incidenza tumorale tra i più alti del Nord Italia, ma non c’è modo di imputare all’inceneritore questa circostanza. Di studi epidemiologici sull’esposizione alle emissioni dell’inceneritore bresciano non ce ne sono, e del resto sarebbero inutili...

In che senso?

Nel senso che l’inceneritore di Brescia si trova in città, tra innumerevoli altre fonti che emettono sostanze inquinanti: voler rilevare l’impatto dell’inceneritore sarebbe quindi come voler individuare l’onda più alta in un mare in tempesta. Tuttavia, due fatti del recente passato ci permettono di identificare nell’inceneritore di Brescia un pericoloso produttore di diossine, sostanze tra le più dannose per la salute.

Ovvero?

Nel 2007 l’Istituto Superiore di Sanità ha misurato le diossine del tipo PCDD-F presenti nell’aria di Brescia per condurre la valutazione del rischio nel contesto delle indagini sul sito inquinato di rilevanza nazionale Brescia-Caffaro. L’indagine è stata condotta nel mese di agosto, quando sono ridotte le condizioni di traffico e le principali fonti d’immissione industriali, eccetto l’inceneritore, che funziona regolarmente anche in quel mese e insiste nella zona oggetto dello studio. Ebbene, il confronto con altre misurazioni, condotte negli ultimi anni in diverse località nella stagione estiva, mostra chiaramente come le concentrazioni di diossine nell’aria di Brescia siano le maggiori, con quantitativi almeno tripli.

E l’altro fatto?

Nel 2008 la Centrale del Latte di Brescia ha riscontrato presenza di diossine del tipo TCDD-F-PCB nel latte proveniente da sette aziende agricole ubicate nel territorio a sud di Brescia, proprio nei pressi dell’inceneritore. Il latte rifiutato dalla Centrale del Latte aveva tossicità equivalente ben oltre i limiti di soglia: tra i 6,5 e gli 8 picogrammi di diossine per grammo di grasso, mentre l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda per l’uomo il limite di un picogrammo per chilo di peso corporeo al giorno. Vale a questo punto la pena di ricordare che le diossine sono bioaccumulabili, ovvero si accumulano all’interno di un organismo in concentrazioni crescenti man mano che si sale di livello nella catena alimentare. È questo il motivo per cui è verosimile che il latte delle mucche alimentate con foraggio raccolto nel terreno soggetto a ricaduta dell’inceneritore sia risultato contaminato da tali sostanze.

Quello che lei riferisce dovrebbe indurre a fermare qualunque progetto di costruzione di un inceneritore. Ma già immaginiamo che chi vuole incenerire abbia la risposta pronta: “Questi dati si riferiscono agli inceneritori di vecchia generazione, noi costruiremo inceneritori di nuova...

Vengono a dirci che i livelli delle emissioni dei nuovi impianti, che adottano le cosiddette “migliori tecnologie disponibili”, sarebbero di molto contenuti rispetto ai vecchi. Tralasciando che le migliori tecnologie, valutate dalla stessa industria secondo criteri di economicità, hanno già dimostrato di non presentare sufficienti garanzie sul versante dei sistemi di abbattimento, resta in ogni caso da tener presente che le concentrazioni delle emissioni ottenute applicando le migliori tecnologie sono allineate con i valori limite stabiliti dalle normative, i quali purtroppo non garantiscono di per sé la salute: basti pensare che il limite alla diossina stabilito dall’Unione Europea è mille volte superiore a quello stabilito dall’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente statunitense. E poi va ricordato un punto fondamentale: in realtà i controlli sulle emissioni sono oggi alquanto problematici.

Per quale motivo?

Da un lato, perché essi sono sostanzialmente eseguiti in regime di autocontrollo dagli stessi gestori degli impianti, dall’altro perché sono in effetti inadeguati a monitorare le effettive quantità emesse. Uno studio recente ha rilevato che in fase di accensione (quando non è monitorato), un inceneritore produce in media, nell’arco di un periodo di 48 ore, il 60% delle emissioni annuali totali di diossine prodotte quando è a regime. Anche durante lo spegnimento e il periodo di messa in servizio degli inceneritori (altri momenti in cui le emissioni non vengono controllate), si possono produrre livelli molto più elevati di diossine. E non si pensi che spegnimenti e accensioni siano rari: a Brescia la manutenzione li richiede un paio di volte l’anno.

Insomma, par di capire che ci sono ragioni per diffidare anche degli inceneritori di nuova generazione.

La limitata disponibilità di dati scientifici e di evidenze epidemiologiche sull’impatto sanitario dei moderni impianti non coincide con una mancanza di evidenza: il principio di precauzione induce ad attenersi a linee di maggiore prudenza. Di contro, le evidenze tossicologiche e sperimentali ormai assodate, e relative ad inquinanti oggettivamente emessi, come le diossine, non consentono certo deroghe all’obbligo della prevenzione. La storia del confronto tra vecchi e nuovi inceneritori ricorda quanto afferma l’autorevole epidemiologa Devra Davis nel libro “La storia segreta della guerra al cancro”, a proposito delle sigarette: quando la marea d’informazioni sui pericoli del tabacco cominciò a montare, le industrie cambiarono musica, diffondendo l’idea che forse le sigarette vecchie erano pericolose, ma quelle nuove, col filtro, sarebbero state gustose e salubri...

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30 luglio 2009

UE cerca di penalizzare l'uso del carbone e altri inquinanti

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"Tassa carbone": dalla Ue nuove misure per ridurre la CO2

Il commissario europeo all’Ambiente, Stavros Dimas, durante la seconda giornata del Consiglio informale dei ministri dell’ambiente Ue ad Are (Svezia), parlando


dell’imposizione di una “tassa carbone” sui settori e i prodotti non inclusi nell’Ets (il sistema europeo di scambio delle emissioni) ha dichiarato che “è una buona idea”. Al contrario, l’ipotesi di tassare tutti quelli che giungono nella Ue dagli Stati che non hanno sottoscritto gli accordi mondiali sul taglio del CO2, costituirebbe uno sterile eco-protezionismo, senza nemmeno favorire i negoziati di Copenaghen.
A questo proposito anche il consigliere federale Moritz Leuenberger, ha dichiarato il suo appoggio alla Commissione europea che farà pressione sugli Stati membri affinché adottino la “tassa carbone”.
Una “tassa carbone” sui prodotti più inquinanti è in vigore in Svezia dal 1999. E’ il ministro svedese dell’energia Maud Olofsson che ha illustrato come questo strumento fiscale abbia fatto crescere il bilancio dello Stato dell’8%, “La presidenza svedese – ha indicato la Olofsson – è intenzionata a porre questo strumento nell’agenda dei lavori del suo semestre”.
“È uno strumento molto utile, ma è difficile imporlo a livello europeo perché serve l’unanimità dei 27 – ha spiegato Dimas – È possibile però raccomandare agli stati membri di prendere provvedimenti nazionali. Già alcuni paesi l’hanno fatto, come la Svezia, mentre la Francia lo sta discutendo”.
Ma secondo il ministro svedese dell’ambiente Andreas Carlgren, questo non deve autorizzare nessuno a pensare di imporre dazi sui prodotti importati dai paesi emergenti o in via di sviluppo. I“l nostro messaggio è chiaro: bisogna resistere a qualsiasi tentazione protezionista in nome della lotta al cambio climatico – ha concluso Carlgren – Ciò potrebbe rendere molto più difficili i negoziati con i paesi emergenti alla conferenza di Copenaghen”.
Su questo c‘è accordo pieno con il commissario Ue all’Ambiente Dimas che sottolinea: “la nostra strategia di negoziato con i paesi emergenti è basata sulla costruzione di fiducia reciproca, non sull’imposizione di pressioni”.
Mentre però la Francia insiste per applicare la tassazione anche alle frontiere dell’Ue, la Germania proprio oggi ha criticato questa proposta, definendola “una nuova forma di eco-imperialismo”.
“Chiudere i nostri mercati ai prodotti dei paesi emergenti (Cina, India, Brasile, ecc.) – ha commentato il sottosegretario tedesco all’ambiente Matthias Machnig – non sarebbe un segnale che aiuterebbe i negoziati internazionali”, anche lui riferendosi alla Conferenza di Copenhagen.

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29 luglio 2009

Nanoparticelle e nanopatologie: qualcosa di strano accade

Sul sito www.stefanomontanari.net trovate, purtroppo, le ultime, brutte notizie, su una faccenda incresciosa. Il microscopio (quello finanziato anche grazie a Beppe Grillo qualche anno fa) viene tolto alla coppia di ricercatori scomodi che indagano da anni sui danni dell'inquinamento da nanoparticelle. Per ostacolarli? Sembra evidente. E' chiaro che i dati da loro raccolti sono assai imbarazzanti per gli affari mafiosi. Il microscopio viene dirottato verso l'università di Urbino, i due ricercatori potranno utilizzarlo "per almeno un giorno alla settimana".

Una cosa è certa: la raccolta fondi promossa da beppe Grillo ebbe successo solo in virtù del fatto che gli utilizzatori dello stesso erano i due noti ricercatori. Senza di loro, non si sarebbe mai proceduto ad un acquisto simile, il pubblico non avrebbe contribuito certo.

Inoltre, a causa di pressioni e diffamazioni, oltre che di altri problemi di cui non abbiamo notizie, pare che il blog del noto Stefano Montanari sia ormai stato chiuso. Chi ci perde è la collettività.

Potete cominciare a leggere qui e qui. Inoltre, se volete potete agire, seguendo queste istruzioni:


"CARI TUTTI , ECCOVI IL TESTO AUTORIZZATO DA RITRASMETTERE AD AVV BONAFEDE NEI MODI OPPORTUNI INDICATI SOTTO. Se siete INTERESSATI A SUPPORTARE LA CAUSA DEI DOTTORI, IN QUANTO SENSIBILI A QUESTIONI legate a SALUTE, AMBIENTE E LIBERA RICERCA - E DISPOSTI EVENTUALMENTE IN FUTURO a SUPPORTARE IN MODO ATTIVO, NEI MODI E TEMPI CHE VI SARA' RICHIESTO ( E NELLE VS POSSIBILITA' ADERIRE) potete agire inviando la seguente email da personalizzare.

L'OGGETTO DELLA MAIL DOVRA' ESSERE: "adesione fase stragiudiziale a tutela della ricerca Montanari-Gatti".


INIZIO ESEMPIO
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DA: VOSTRA MAIL.
A: avvocatobonafede@gmail.com.
OGGETTO: "adesione fase stragiudiziale a tutela della ricerca Montanari-Gatti".



"Io sottoscritto ' Nome Cognome, Cellulare, Codice Fiscale ' richiedo all'avv. Alfonso Bonafede del Foro di Firenze di aderire all'iniziativa finalizzata a garantire che il Dott. Stefano Montanari e la Dott.sa Antonietta Gatti possano continuare le loro ricerche utilizzando con regolarità presso il loro laboratorio il microscopio ESEM che tanti donatori hanno contribuito ad acquistare nel 2006 e nel 2007.

Dichiaro che non ho usufruito della ricerca portata avanti dai Dott.ri Stefano Montanari e Antonietta Gatti ne effettuato alcuna donazione per l'acquisizione del microscopio di cui in oggetto ma - essendo particolarmente sensibile a questioni di salute ambiente e libera ricerca e anche disposto allorche' ve ne fosse in futuro necessita' a partecipare a manifestazioni o altre attivita' a supporto di Montanari e Gatti da valutare in merito alla mia adesione al momento che queste mi vengano palesate via mail - desidero che venga espresso, nel corso di questa fase stragiudiziale, il mio senso di gratitudine nei loro confronti e la mia solidarietà nei confronti della presente iniziativa, ben conscio dell'attivita' di ricerca in tema ambiente e nanopatologie da loro svolta in tutti questi anni e ritenendola molto preziosa per la collettivita'.

Per quanto concerne l'esposizione dei fatti che hanno originato questa iniziativa, mi attengo a quello che il Dott. Stefano Montanari e la Dott.sa Antonietta Gatti hanno comunicato ed esposto, insieme o singolarmente, all'avv. Alfonso Bonafede.

Autorizzo l'avv. Bonafede a seguire le direttive che Stefano Montanari e Antonietta Gatti gli daranno, in questa fase stragiudiziale, in merito alla gestione e definizione della controversia in questione. Sono a conoscenza del fatto che sarà il Dott. Stefano Montanari ad informarmi dell'evoluzione della controversia.

Nel caso in cui questa mia adesione, o particolari attivita' che andranno svolte, dovessero comportare esborso di somme, se mai dovessero essermi richieste, mi riservo di valutare poi le stesse e confermare volta per volta l'intenzione, in piena libertà e senza vincolo alcuno, di aderire o meno a seconda di quella che sarà la mia volontà al momento in cui ricevero' le singole richieste.

Sono serenamente informato/a e consapevole del fatto che al momento le iniziative previste non prevedono alcun esborso di danaro da parte di chi aderirà.

Sono consapevole, infine, del fatto che, data la complessità dell'operazione di raccolta adesioni a mezzo internet, l'avv. Bonafede non è in alcun modo vincolato ad accettare la presente adesione e ad eseguirla. Tale accettazione potrà anche essere tacita mediante l'inserimento dei miei dati nelle lettere che invierà, in fase stragiudiziale, per tale iniziativa".



Luogo, (data) . Firma



Nel rispetto della normativa a tutela della privacy, richiedo espressamente che i miei dati siano utilizzati solo ed esclusivamente per i fini necessari all'espletamento dell'iniziativa stragiudiziale a cui aderisco.



Luogo, (data) . Firma

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FINE ESEMPIO

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