No al carbone Alto Lazio

24 luglio 2011

Intervista sul carbone di Porto Tolle

Dal blog di Beppe Grillo un'intervista all'amico Vanni Destro

"Ci sono posti dove anche un respiro ha un sapore diverso. Ogni filo d'erba, ogni granello di terra, subisce inerme il dramma generato dall'uomo. A Porto Tolle, in Veneto, c'è una centrale Enel fra le più grandi d'Europa. La sua torre a strisce biancorosse si innalza verso il cielo e squarcia la pianura, sul delta del Po. Era alimentata a olio combustibile, ma adesso vogliono rinconvertirla in una centrale a carbone. Ci raccontano la favola del carbone pulito, nascondendo la realtà. Il carbone è fra i combustibili più inquinanti. E' vecchio 300 milioni di anni. Il suo rilascio di Co2 nell'aria è devastante. Però costa meno, garantisce maggiori profitti. E davanti al business non c'è ambiente che tenga.


Intervista a Vanni Destro del Comitato per la difesa della salute e dell' ambiente per la Provincia di Rovigo:

Il carbone pulito non esiste
Questa che è lì è ferma da quasi 6 anni è la vecchia centrale Enel a olio combustibile a alto contenuto di zolfo che è stata costretta a chiudere nel 2005, dopo aver funzionato 25 anni senza nessuna autorizzazione ministeriale, perché è troppo inquinante, si dice la più inquinante d’Europa
per cui ci sono anche delle condanne agli amministratori delegati dell’Enel e ai direttori della centrale, sono 4 gruppi di combustione a olio per un totale di 2640 megawatt di produzione. Quando è nata era la più grande centrale d’Europa, rappresentava all’epoca circa l’11% della produzione elettrica nazionale. Vorrebbe nell’ipotesi di Enel essere trasformata in una centrale a carbone tra i gruppi per un totale di 1960 megawatt, carbone cosiddetto pulito a uno dei 3 gruppi per effetto di un finanziamento di 100 milioni da parte dell’Unione Europea verrebbe applicato il sistema ancora sperimentale di cattura e sequestro di CO2, che bloccherebbe un milione di tonnellate di CO2 emessa, peccato che la centrale ne emette in totale 10,5 milioni. Di fatto l’anno scorso abbiamo sfiorato abbondantemente il record di emissioni di CO2 a livello antropico con 30,6 miliardi di tonnellate di CO2 emessa, non abbiamo bisogno di centrali, non abbiamo bisogno di elettricità in Italia, abbiamo bisogno eventualmente di far rispondere l’efficienza energetica. Come puoi vedere è abbastanza impressionante! I suoi bei danni li ha fatti, come di là si intravedono… quelle sono le cisterne di olio combustibile che insistono nella zona, l’Enel non ha mai preso in ipotesi quello che è prescritto anche per la legislatura del parco sull’Art. 30, cioè la riconversione a gasmetano, nonostante abbia sottoscritto un accordo nel 1999 con le autorità regionali e locali e i sindacati e l’Edison che all’epoca era una componente dell’opera, un accordo per utilizzare il gas del più grande rigassificatore offshore , fuori da terra, in mezzo all’acqua al mondo che si trova a poca distanza, circa 10 miglia, il punto più vicino alla terra è proprio la banchina dell’Enel, era stato fatto con questo scopo. Non vuole utilizzare il gas dell’Edison molto probabilmente per conflitti anche tra aziende concorrenti, di fatto questo accordo l’aveva siglato, è chiaro che il carbone costa meno, se basta mettere un aggettivo come pulito per renderlo più appetibile, poi la sostanza non cambia, è il più inquinante tra i combustibili fossili e dal punto di vista del riscaldamento globale è quello che incide molto di più essendo quello che emette più anidride carbonica di tutti! Questa è una zona tutta di bonifica, queste erano valli, paludi etc. e sono state bonificate tra l’inizio del '900 e il ventennio fascista. I lavori sono iniziati nel 1975/1976, se non erro, già tra moltissime polemiche. Il parco doveva essere nelle intenzioni del legislatore, si parla della legge del 1991, un unicum con il parco dell’Emilia Romagna perché una parte del delta è anche in Emilia Romagna, se non fosse diventato parco interregionale entro due anni, secondo il legislatore, sarebbe dovuto intervenire il Ministero dell’Ambiente e farne un parco nazionale, siamo ancora qua che aspettiamo.

ispettori Pdl e Pdmenoelle
Qui siamo a Boccasette, in una località dove si è sviluppato bene o mane un minimo di turismo balneare all’ interno della foce del Po’, ma più avanti c’è Alberella, Rosolina per un tipo di turismo più popolare.
Siamo qui perché proprio in fondo, proprio di fronte c’è il rigassificatore dell’ Adriatic LNG
che è stato costruito dopo un accordo che c’è stato tra Enel, Edison che era una componente del progetto rigassificatore e le autorità locali, i sindacati, con l’intento di alimentare la centrale di Polesine Camerini che si vede là in fondo. Infatti è il punto più vicino a terra dal rigassificatore, con l’intenzione di alimentarlo a gas, la cosa non è stata fatta perché Enel evidentemente il carbone costa meno e garantisce maggiori profitti, anche perché è più inquinante, si vanno a spendere soldi in tecnologie per limitare l’inquinamento, chiaramente diminuisce anche i profitti.
Di fatto questa centrale è stata oggetto di un sacco di indagini anche da parte della Procura, condanne una recente per inquinamento ambientale agli amministratori delegati Totò Scaroni e i due degli autori della centrale è un rinvio a giudizio recente del 28 giugno addirittura per l’ipotesi di disastro ambientale sempre a Totò Scaroni e a una serie di altri personaggi, una serie di indagini anche per il progetto di riconversione a carbone perché è stato riconosciuto un falso abuso d’ufficio nella presentazione del progetto, lì sono coinvolti anche i commissari della Via nazionale e della Via Veneta, la Commissione di valutazione di impatto ambientale. A fronte di questo cosa è successo? Che Luciano Violante, portavoce di "Italia Decide" parlamentare del PD, ex Presidente della Camera, l’Italia Decide è una fondazione cofondata e finanziata da Enel, ha denunciato che c’era una persecuzione da parte della Procura… Luciano Violante ha denunciato questa ipotesi di ipotetica persecuzione invocando da parte della Procura di Rovigo nei confronti di Enel che vuole riconvertire a carbone, invocando l’ispezione del Ministero della giustizia e quindi di Angelino Alfano che in perfetta sincronia bipartisan ha subito mandato gli ispettori. E pare che i pubblici Ministeri siano stati sanzionati, anzi è certo, perché pur di togliergli l’indagine al PM Manuela Fasolato l’avevano promossa a esaminatrice di una commissione per formare magistrati a Roma, ma riusciva a continuare a seguire le questioni ambientali che stava seguendo qui in Provincia di Rovigo.Quindi è stato detto che lavorava troppo, sostanzialmente non poteva fare una cosa e farne un’altra, sappiamo che la giustizia è molto veloce in questo paese, se c’è qualcuno che si dà da fare è giusto sanzionarla, Alfano lo sa bene e anche a questo punto il centro-sinistra e il PD lo sa che non conviene toccare il manovratore, chi tocca i fili muore! La centrale come dicevo prima emetterà metalli pesanti, le rilevazioni, verrà costituito un osservatorio nelle intenzioni del Ministero, dell’ Enel, dell’ autorità che l’ha costruita, che farà capo agli enti locali, è simile a quello di Civitavecchia, finanziato da Enel. Il Ministero dell’ambiente a Civitavecchia l’ha dichiarato illegale perché non coinvolge l’ ARPAV o altri enti di salvaguardia dell’ambiente del territorio. Cosa succederà? Che emetterà metalli pesanti in modo consistente, le polveri ultrasottili raggiungeranno aree molto, molto lontane, c’è uno studio del CNR anche in proposito, si parla di 60/70 chilometri di distanza.

panem, circenses e carbone
Le emissioni di CO2 in un paese che ha già un problema di deficit rispetto agli accordi a livello europeo, già sforiamo di 80 milioni di tonnellate, saranno incrementate di altri 10,5 milioni di tonnellate, anche se parlano di cattura e sequestro di CO2, al limite se proprio dovesse funzionare, secondo le loro dichiarazioni, riusciranno a catturarne sì e no un milione di tonnellate, continuerà a distruggere questo paesaggio che avete visto in parte e a minare la salute dei suoi abitanti che contano quasi tutti un malato, se non d’asma, di tumore in questa zona.
Sappiamo che in questa zona il potere dell’Enel e di chi ci lavora ha la mano pesante, non parlo di mafia o di minacce, però le persone purtroppo spesso parlano a mezza bocca della cosa, hanno sempre paura di ledere gli interessi di qualcuno, come si fa di solito per governare bene si lasciano prebende a un’associazione, piuttosto che a un’altra, si sistemano alcune cose, si sponsorizzano avvenimenti, si fa un po’ di panem circenses in questo, Enel sicuramente è molto brava! Di fatto sarebbe interessante che le persone sono parecchie e questo lo so per certo, che hanno un malato di tumore, piuttosto che di malattie respiratorie serie si facessero coraggio e denunciassero le cose in maniera tale che si vedesse qual è il reale impatto sulla popolazione del passato funzionamento della centrale e quali sono i reali pericoli per il futuro con un combustibile inquinante come il carbone.
Non c’è nel nostro paese, qui spesso leggiamo sui giornali che c’è la necessità di riconvertire a carbone questa centrale perché colmerebbe il deficit del 40% di mancanza di energia elettrica che c’è in Veneto. Non possiamo ragionare con il federalismo elettrico, è un’assurdità, la corrente viene prodotta in alcuni posti e viene portata in altri, sarebbe molto meglio fosse in filiera corta come tante altre cose perché non ci sarebbero dispersioni. In Italia non abbiamo bisogno di nuove centrali, è una dichiarazione di Fulvio Conti, non è mia, del 3 giugno. Abbiamo una produzione elettrica che può far fronte a qualsiasi tipo e livello di emergenza, si tratta solo di creare le reti adeguate per portare quell’energia che viene prodotta che so dall’eolico, piuttosto che dal fotovoltaico, portarla dove serve, un’efficienza energetica maggiore e soprattutto puntare sul risparmio energetico. Ci sono studi della facoltà di energetica del Politecnico di Milano che danno indicazioni di minima, attraverso le quali si potrebbe giungere a risparmiare entro il 2020 del 30% dell’energia consumata con semplici accorgimenti, senza stravolgere il nostro stile di vita. Ovvio che finché non si capisce che continuare a produrre energia da combustibili fossili, oltre che incidere sulle nostre tasche, incide sulla nostra salute e sul futuro dei nostri figli, non faremmo grossi passi da gigante. Purtroppo in alcune zone come questa si fa leva sempre sulla questione lavoro, ma di lavoro se si volesse seriamente impegnare con un po’ di coraggio nell’ambiente che ci circonda, in agricoltura, turismo, pesca e indotto ce ne sarebbe da vendere qui, solo che è più facile aspettare uno stipendio del 27 e questo lo posso anche capire, ma non giustifica il fatto di ammazzare gli altri, queste sono cose del Terzo Mondo.

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21 luglio 2011

"Il tempo", spunta la mano degli speculatori che vogliono affossare la differenziata

Qualcuno, che pensa solo ai propri interessi, potrebbe essere contento se il porta a porta fallisse a Civitavecchia.

Come certamente sapete lunedì scorso è iniziata la raccolta porta a porta nel quartiere di Aurelia.
L’assessore Roscioni ieri sera nella trasmissione di TRC ha confermato che fra qualche giorno partirà anche a Boccelle e Cappuccini.

Oggi passando davanti all’edicola leggo il manifestino-civetta del Tempo a grandi caratteri: “Il porta a porta non decolla”. Il Tempo evidentemente è dotato di preveggenza (tendente al malaugurio) perché già sa che la raccolta non va bene, sebbene sia appena iniziata. Una notizia, come si dice, falsa e tendenziosa, che non incoraggia certo a collaborare e ad attivarsi per muovere i primi passi nella giusta direzione.

Il giornalista autore dell’articolo richiamato, che non rispecchia in verità il giudizio così negativo della locandina, anche se il contenuto delle interviste riportate è in alcuni casi impreciso e distorto, afferma che il titolo del manifestino è dato dalla redazione di Roma.

Tutti abbiamo ribadito nelle dichiarazioni telefoniche oggetto dell’articolo che il porta a porta è l’unico modo per avviare una gestione corretta del ciclo dei rifiuti, perché non vogliamo né inceneritori né megadiscariche, perciò questa modalità di raccolta va estesa presto a tutta la città.

I cittadini lo sanno e collaborano alla riuscita dell’operazione.

Ci sono però interessi potenti ( vedi il signore dei rifiuti del Lazio Cerroni con la megadiscarica e l’inceneritore di Malagrotta o l’AMA con le clientele affaristico-politico-amministrative o ancora le infiltrazioni di ecomafie) che vogliono continuare a fare affari con i rifiuti lucrando sulle discariche e gli inceneritori. Come spiegare altrimenti il fatto che, mentre in molte città d’Italia grandi e piccole il porta a porta è una realtà da molti anni, a Roma e in molti comuni del Lazio stenta ad affermarsi e viene ostacolato in tutti i modi?

Qualcuno, che pensa solo ai propri interessi, potrebbe essere contento se il porta a porta fallisse a Civitavecchia.

Ass. Piazza pulita

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Rifiuti di Roma, qualcuno sogna ancora l'incenerimento nelle centrali

 Secondo voci informate, l'area di Testa di Cane, una cava esaurita di 23 ettari accanto all'abitato di Massimina nel Municipio Roma XVI, sarebbe destinata ad ospitare una discarica provvisoria dopo la chiusura (imminente) di Malagrotta.
Forse, pensiamo noi ingenui, nell'attesa di ottenere il permesso per incenerire nelle centrali di Civitavecchia, naturalmente dopo una nuova emergenza creata ad hoc.

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Movimento carbone e balle a cielo aperto, La Spezia si interroga

Osservando una immagine simile viene spontaneo chiedersi...

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Cosa vedo nella foto? Una enel che non ha niente da nascondere (carbone movimentato a cielo aperto), o una enel agisce in modo scoperto, tanto nessuna politica di palazzo farà niente per contrastarla?

Qualcosa di simile se lo chiedono anche a La Spezia, leggi Speziapolis

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Manifestazione nei Grigioni (Svizzera), dalla Calabria una delegazione per il NO al carbone

Comunicato stampa No al carbone Saline Ioniche (RC)

"Sabato 27 agosto a Coira, nel cantone dei Grigioni (Svizzera), si svolgerà una manifestazione contro il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche. A promuovere l’iniziativa è l’associazione Zukunft Statt Kohle (Futuro invece di carbone) con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale tentando di bloccare gli investimenti di Repower (socio di maggioranza del progetto SEI).

L’associazione svizzera, insieme ad altri 14 soggetti, tra partiti ed associazioni, ha già promosso altre iniziative popolari per far conoscere i progetti carboniferi di Repower, di cui il Cantone dei Grigioni possiede il 46% delle azioni.

L’evento si svolgerà a pochi giorni dal dibattito sull’energia del Gran Consiglio Retico previsto per il 30 e 31 agosto.

Il tema della manifestazione, autorizzata e pacifica, sarà “Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO” e servirà ad opporsi alla costruzione dei due impianti progettati dalla multinazionale svizzera sui territori di Saline e Brunsbüttel in Germania. Sarà dato maggiore risalto al problema di Saline, meno conosciuto rispetto a quello tedesco.

La manifestazione si aprirà con un corteo che, partendo dalla Piazza della Stazione di Coira, si dirigerà verso la Kornplatz. Qui si terrà un comizio al quale parteciperanno i rappresentanti dei vari movimenti e associazioni. Un modello di una centrale a carbone rotto e un simbolo per un futuro con energie rinnovabili verranno deposti davanti alla sede del Parlamento. A seguire, festa di chiusura italiana sulla Quaderwiese.

La popolazione grigionese non vuole essere responsabile dei danni al clima e all’ambiente che sarebbero provocati dalla costruzione di una centrale a carbone. La manifestazione, quindi, è un valido aiuto alla battaglia del Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica e di tutti i movimenti che si battono per la difesa della salute e del territorio. La lotta coinvolge tutti coloro che vogliono un futuro diverso dal carbone, basato invece sulle energie rinnovabili, sulla salvaguardia dell’ambiente, delle attività di pesca e agricoltura già esistenti.

Non si possono ignorare la vocazione turistica dell’intero territorio, le potenzialità offerte dall’area grecanica, le numerose possibilità di sviluppo legate al turismo responsabile che si sta tentando di avviare nei borghi antichi, grazie anche al sistema dell’ospitalità diffusa.

Fondamentale una importante adesione alla manifestazione di Coira. Le associazioni grigionesi possono solo dare un aiuto, ma non possono sostituirsi alle associazioni e ai cittadini di Saline e dei comuni limitrofi, perché saranno queste ultime a subire gli effetti diretti della presenza di una centrale al carbone sul proprio territorio.

Per questi motivi, il Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica vuole promuovere la più ampia partecipazione possibile. Si invitano pertanto i singoli cittadini, le associazioni, i movimenti, sia locali che nazionali, i gruppi musicali a partecipare all’iniziativa. Tutti coloro che volessero aderire alla manifestazione o chiedere informazioni, possono inviare una mail all’indirizzo info@nocarbonesaline.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Coloro che non potranno essere presenti in Svizzera il 27 agosto, potranno comunque dare il loro contributo economico a partire da venerdì 23 luglio, recandosi alla “Casa del Geosito” al borgo di Pentedattilo.

Per rimanere aggiornati è possibile inoltre visitare il sito web del Coordinamento al seguente indirizzo www.nocarbonesaline.it

Coordinamento Associazioni Area Grecanica

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20 luglio 2011

24 Hours of Reality, in diretta mondiale

Da Rinnovabili (via Repubblica)

"Sessantadue giorni, nove ore e una manciata di minuti sono le cifre del count down visibile nell’home page del sito di The Climate Reality Project, l’organizzazione senza fini di lucro dell’ex Vice Presidente americano Al Gore; il politico statunitense ha lanciato in questi giorni 24 Hours of Reality, la nuova campagna creata per mostrare al mondo intero la realtà della crisi climatica che stiamo vivendo e mobilitare tutti i cittadini affinché diano il loro contributo per risolverla.
La campagna prenderà il via esattamente tra due mesi, il 14 e il 15 di settembre prossimi, con 24 ore di reality in diretta streming in tutto il mondo, in 24 fusi orari e 13 lingue. I contenuti multimediali del reality saranno forniti direttamente dai cittadini che vivono da vicino i devastanti effetti dei cambiamenti climatici, come tempeste o alluvioni per esempio. Da Tonga a Capo Verde, da Città del Messico all'Alaska, da Jakarta a Londra, le persone che ogni giorno vivono faccia a faccia con gli impatti surriscaldamento globale racconteranno la loro storia.
L’idea è quella di riuscire a scuotere la sensibilità delle persone, mostrando in tempo reale quelli che sono gli impatti del climate change in tutto il pianeta. L’obiettivo, dunque, che intende raggiungere la campagna è quello di raccontare la verità respingendo la disinformazione che tutti noi siamo costretti a subire ogni giorno. Durante la diretta streaming, tutti gli spettatori saranno chiamati a intervenire sia online che di persona per partecipare ad attività specifiche in grado di combattere la crisi climatica.
“Le aziende di combustibili fossili ed i loro alleati stanno facendo di tutto per negare il fatto che il cambiamento climatico stia accadendo ora”, ha affermato Maggie L. Fox, Presidente e CEO di The Climate Project Reality. “Ma abbiamo una potente risposta: la realtà. Dedicheremo le nostre risorse per educare e coinvolgere il pubblico sulla realtà della crisi climatica e aiutando a costruire il movimento globale per il cambiamento”.

_24 Hours of Reality sarà caratterizzato da una nuova presentazione multimediale, creata dal vicepresidente Gore, sulla connessione tra gli eventi meteorologici estremi e l'attuale situazione del clima. “La crisi climatica – ha dichiarato Gore in un comunicato – non conosce confini politici e viene vissuta ogni giorno, con frequenza allarmante in tutto il mondo. In quanto tempo possiamo agire?”.

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Progettare il futuro energetico italiano

Dal comitato “vota si per fermare il nucleare”:

"VERSO IL FORUM ITALIANO PER L’ENERGIA
PER LA RIVOLUZIONE ENERGETICA NELLA PROSPETTIVA APERTA
DALLA CULTURA DEI BENI COMUNI"

Con il Referendum, quello che potremmo definire “l’equivoco del nucleare” è stato spazzato via dall’agenda politica ed energetica.

Questo è il punto di arrivo di una straordinaria e vincente campagna referendaria. Oggi abbiamo la possibilità di individuare un nuovo punto di partenza.

La vittoria è stata determinata da una molteplicità di fattori, ma in questa sede è importante per noi sottolinearne soprattutto due.

Il primo. Nel corso della campagna referendaria è emerso in modo palese il sostegno popolare, trasversale ai partiti, alla “visione” di una nuova economia e di un nuovo modello di sviluppo fondata sull’energia distribuita e su un uso diverso dell’energia, in altre parole su fonti pulite e rinnovabili e sull’efficienza e il risparmio energetico. Su questa visione, per oltre metà degli Italiani, si deve basare il futuro del Paese. E ciò che è più importante è che tutto ciò è stato visto come un’alternativa vera e concreta al nucleare.

Il secondo. Questa campagna referendaria ha visto emergere una società in movimento, che ha espresso una nuova politica fatta di pratiche e metodologie originali, insieme al ridimensionamento del potere assoluto delle TV a favore della riscoperta di strumenti di propaganda e informazione basati sul dialogo ed il convincimento diretto di milioni di persone, accanto all’uso dei social network e della rete. Tutto ciò è potuto avvenire perché è esploso nel paese un nuovo bisogno di partecipazione e di impegno che si è nutrito di uno straordinario interesse per i beni comuni.

La campagna referendaria ha quindi costituito una formidabile occasione perché si recuperasse il dibattito e l’elaborazione a livello territoriale su questioni strategiche, nazionali e globali: questo rende possibile, oggi, intrecciare le esperienze locali in un ambito più collettivo e in una prospettiva di nuova mobilitazione sociale e culturale a scala nazionale.

Per tutto ciò oggi è possibile parlare di un nuovo punto di partenza. A due condizioni. Che si valorizzi la varietà e ricchezza di posizioni e approcci. Che non si rinunci ad un’azione unitaria ed efficace una volta individuato lo scenario condiviso.

Tale scenario può essere sintetizzato nella contemporanea presenza sulla scena mondiale della crisi economica e di quella climatica che disegnano il nostro campo d’azione intorno a tre grandi questioni tra loro intrecciate: lo sviluppo delle rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza energetica, la risposta ai cambiamenti climatici, le opportunità di lavoro e di modifica degli stili di vita che tutto ciò determina. Grazie a questi scenari oggi è concretamente possibile costruire una nuova economia fondata sulla sostenibilità ambientale, a basse emissioni di CO2, ed un modello di produzione distribuita dell’energia, partendo dal riconoscimento che stiamo vivendo nella prima fase di una vera e propria rivoluzione energetica, alla ricerca di un diverso paradigma di gestione delle risorse, che superi anche la dicotomia pubblico-privato. L’Unione Europea, ad esempio, sta elaborando una RoadMap per la decarbonizzazione al 2050. Si tratta di una vera rivoluzione, con il completo affrancamento dal carbone e dal petrolio che hanno costituito la base della rivoluzione industriale degli ultimi 200 anni. L’esito però di questa storica battaglia è tutt’altro che scontato: anzi, è già in atto un’offensiva tesa a rilanciare l’uso del carbone e mantenere inalterato il peso dei combustibili fossili.

Dobbiamo anche sapere che la rivoluzione energetica non è un processo tecnico, ma richiede un ripensamento profondo dei processi sociali e dei modelli culturali. Serve perciò rilanciare un grande investimento nella formazione di un nuovo patrimonio di conoscenza e di consapevolezza delle persone, che passa sia attraverso un rilancio del sistema di istruzione e ricerca sia attraverso il recupero dei saperi delle comunità. Serve pensare a forme nuove e originali di mobilitazione sociale, capace di tenere insieme le associazioni con i gruppi di acquisto solare, le imprese con il governo del territorio, i piani di riqualificazione energetica delle città con la produzione distribuita di energia pulita, l’apertura di concrete prospettive di futuro per i giovani con il rilancio del lavoro a partire dal ruolo dei lavoratori nell’intervenire sui cicli produttivi e sui prodotti nella prospettiva di una riconversione energetica.

Sono obiettivi e prospettive ambiziosi. Tanto più che oggi in Italia, a differenza che nella maggior parte dei paesi europei, non esiste alcuna strategia e programmazione, né sul Clima e la riduzione delle emissioni climalteranti, né sull’energia. Sono necessarie scelte strategiche e settoriali di Governo e Parlamento, con un ruolo attivo delle Regioni e degli Enti Locali che partano dal chiaro obiettivo di ridurre le emissioni di anidride carbonica in tutti i settori energetici (produzione elettrica e industriale, terziario, trasporti, riscaldamento e agricoltura).

La forza che abbiamo accumulato durante la campagna referendaria può trasformarsi oggi in un grande movimento popolare che costruisca uno spazio pubblico partecipato capace di produrre risposte concrete alle sfide che abbiamo delineato, tenendo insieme energie pulite, clima, lavoro, ricostruendo un’idea di futuro che abbia al centro il benessere comune.

Oggi possiamo aprire un percorso originale e ci possiamo muovere su più piani:

* iniziativa forte ed incisiva contro il carbone a partire da una iniziativa nazionale da tenersi a Porto Tolle in autunno.
* appoggio alla Proposta di legge di iniziativa popolare SVILUPPO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA E DELLE FONTI RINNOVABILI PERLA SALVAGUARDIA DEL CLIMA, per chiedere che la nuova Strategia Energetica e Ambientale Nazionale sia fondata sugli obiettivi europei di riduzione delle emissioni climalteranti entro il 2020 e sull’obiettivo di completa decarbonizzazione al 2050, sostenuta da un processo partecipato di consultazione che veda il coinvolgimento di tutti gli attori sociali (organizzazioni non governative, sindacati, aziende, cittadine e cittadini) e delle istituzioni locali e regionali.

* Avvio di un percorso di confronto con i sindacati sulle opportunità di coniugare la sfida energetica con il lavoro.

* Promuovere una conferenza nazionale per l’energia che elabori un Piano Energetico Nazionale, partendo dall’attuale overcapacity nella produzione elettrica, per puntare alla progressiva sostituzione dell’uso di combustibili fossili con le fonti energetiche pulite e rinnovabili, nel quadro di una generale riduzione del consumo di energia e un uso più efficiente dell’energia stessa.

* messa in campo di piani energetici locali, in particolare per le grandi aree urbane, che sulla base di regole chiare individuino le priorità e le scelte strategiche, minimizzando l’impatto nell’uso del territorio.

* iniziativa autunnale per una Strategia Energetica e Ambientale che tagli le emissioni di gas climalteranti globali e locali, oltre che le emissioni dannose per la salute, che rilanci l’attenzione in Italia per i cambiamenti climatici e le urgenti e conseguenti azioni che rispecchino la giustizia climatica a livello nazionale e internazionale, mobilitando il popolo delle rinnovabili, del risparmio e dell’efficienza

* strutturazione di un Centro Studi, che accompagni le elaborazioni territoriali e avanzi proposte per la convocazione di una conferenza nazionale e la predisposizione di un vero e proprio piano energetico per l’Italia, ponendo l’obiettivo ambizioso, come già ha fattola Germania, della produzione di energia da fonti rinnovabili all’80 % entro il 2050, con la contestuale riduzione del consumo energetico da fonti fossili

* prosecuzione della mobilitazione antinucleare sia per tenere sotto osservazione il nucleare che già c’è (dal decomissioning alla presenza di uranio impoverito o in ogni modo riprocessato), sia per lavorare con il movimento antinucleare europeo
* partecipazione alla cinquantesima Marcia della Pace Perugia-Assisi perché la necessità di approvvigionamento energetico e la dipendenza da fonti esauribili e geolocalizzate continua ad essere, insieme al bisogno di acqua, la causa principale di molteplici conflitti.

Sulla base di questi elementi l’assemblea decide di riconvocarsi entro il mese di settembre 2011 per proseguire l’esperienza unitaria della campagna referendaria, promuovendo la costituzione di comitati territoriali aperti in un percorso nazionale verso la costituzione di un forum italiano per l’ energia, per la rivoluzione energetica nella prospettiva aperta dalla cultura dei beni comuni.

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Porto Tolle, il metano come soluzione intermedia

Da RovigoOggi
"Venezia - Mercoledì 20 luglio il consiglio regionale del Veneto inizierà la discussione del tanto contestato disegno di legge, proposto dalla giunta presieduta da Luca Zaia, per la modifica dell'articolo 30 della legge 36/97, che ha sancito di fatto la nascita dell'Ente parco del Delta del Po Veneto.

Una modifica definita necessaria dopo la sentenza del Consiglio di Stato, che ha cassato la Via del ministero dell'Ambiente del 2008, impedendo l'avvio dei cantieri per l'opera di riconversione a carbone della centrale Enel di Polesine Camerini.

Sul tavolo anche l'emendamento “migliorativo” che il Partito democratico ha intenzione di presentare per: “assicurarci che la legge non vada contro le normative europee – aveva spiegato a suo tempo il consigliere regionale Graziano Azzalin – e che venga rispettato l'ambiente di questa area sensibile”.

L'articolo 30, che in due commi (“a” e “b”) prevede la realizzazione di un impianto per la produzione di energia che abbia un impatto ambientale, pari o inferiore, ad una centrale a gas e il divieto di estrarre idrocarburi dal sottosuolo, avrà un comma aggiuntivo (a bis) che in pratica permetterebbe la realizzazione di una centrale a carbone, annullando il comma precedente.

“Quanto proposto dalla giunta regionale è un provvedimento ad hoc – commenta l'avvocato Matteo Ceruti, già vincitore di due battaglie contro Enel, in Cassazione prima ed in Consiglio di Stato poi – e come tale non ha certo i requisiti che dovrebbe avere una legge e cioè generalità ed astrattezza. Questa modifica è stata fatta per un ben soggetto beneficiario e per risolvere una precisa controversia giuridica. Dal mio punta di vista è una proposta di legge che umilia un'assemblea legislativa”.

Ceruti analizza anche il disegno di legge elaborato dalla giunta regionale, spiegando come questa non tenga conto della valutazione di una riconversione a gas: “Nella modifica – continua – quando si fa richiamo alle norme del decreto legislativo 152/2006 (codice dell'ambiente) si citano alcune sezioni, trovando uno strano salto, sui punti relativi i metalli pesanti”.

Proprio quei punti, come spiegato dall'avvocato, è stato segnalato dall'Agenzia per la protezione dell'ambiente una carenza, ponendo l'attenzione nel limitare la ricaduta di questi sul territorio.

“Cosa fare dopo l’approvazione è tutto da decidere – conclude Ceruti – ma si aprono possibilità di ricorso sia a livello interno che europeo, visto che la comparazione a gas è prevista anche in Europa. Non so se questa strada, un muro contro muro, sia la cosa migliore per le imprese e i lavoratori che reclamano un posto di lavoro, ma c'è una soluzione alternativa, senza ostacoli giuridici e oppositori. Il gas sarebbe una soluzione ragionevole e non estremista”.

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Carbone a Porto Tolle, scontro lobbies VS Emilia Romagna

L'affaire carbone contrappone le lobbies del magnamagna (enel, Veneto, sindacati) alla giunta regionale dell'Emilia Romagna

Da LaVoceditalia.it
"Rovigo – La Provincia è di Rovigo ma la centrale elettrica di Porto Tolle è attualmente gestita da due diverse amministrazioni regionali, quella del Veneto e quella dell’Emilia Romagna. Una co gestione a metà che fino ad oggi di problemi ne ha dati ben pochi ma che rischia ora di trasformarsi in un difficile ostacolo sulla nuova vita dell’impianto di produzione di energia di proprietà dell’Enel. Da tempo si parla di una riconversione necessaria per migliorare il fattore di capacità di una centrale che riconvertita a carbone potrebbe riproporsi come polo ad alto rendimento energetico.

L’Enel aveva già predisposto tale riconversione, sfruttando la legge del 2009 che prevede l’annullamento delle obbligatorietà della comparazione tra gas e carbone a patto che “si dimezzi l’inquinamento dell’aria”. Lo scontro sta proprio in questo: la centrale si trova nel bel mezzo del Parco del Delta del Po e una sua trasformazione ‘carbonifera’ altro non farebbe che intaccare pesantemente l’aria già non brillantissima della zona coinvolta.

In questo caso è il Veneto a dirsi favorevole, mentre l’Emilia Romagna ha da poco presentato un documento di opposizione alla riconversione. “L’intesa sul progetto – spiega l’assessore regionale all’Ambiente Maurizio Conte – è larga e già condivisa, stanno partecipando con impegno e serietà la Regione Veneto, il Governo, l’Enel e i sindacati. Stupisce la reazione dell’Emilia Romagna: sul piatto ci sono vantaggi riconducibili a moltissimi ambiti”.

Secondo Conte tali vantaggi non riguarderanno solo il sensibile miglioramento energetico ma anche e soprattutto l’occupazione zonale, con quasi mille nuovi lavoratori nell’impianto e quasi 4mila di indotto nel territorio. “Carbone pulito è un ossimoro – commenta invece il consigliere regionale dell’Emilia Romagna Giovanni Favia – Non è possibile che ci piazzino 1000 megawatt di centrale a carbone in pieno Parco del Po e nessuno dica niente”.

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Renata Briano, assessore chiaroveggente ma con poca memoria

Da Uniti Per La Salute - Savona

"Lettera aperta

Preg. Sig Assessore Ambiente Regione Liguria Dott. Renata Briano
Preg. Sig Presidente della Regione Liguria Ing. Claudio Burlando
Preg. Sigg. Consiglieri del Gruppo provinciale savonese del PD

In merito al potenziamento della Centrale di Vado - Quiliano, il sindaco di Vado, citando la prescrizione A23 contenuta nella Valutazione impatto Ambientale del 27 luglio 2009, ha ricordato quanto in essa disposto in modo inequivocabile e cioè che prima dell’inizio dei lavori dovrà essere prodotto uno studio epidemiologico ai fini di evidenziare la presenza o meno di patologie collegate agli inquinanti emessi dalla centrale.

Crediamo che in uno stato di diritto, dove si rispettino le leggi e le disposizioni a seguito di procedimenti avvenuti secondo la legge, alla prescrizione deve essere dato seguito con puntuale ottemperanza: non ci possono essere dubbi.

Tuttavia nel merito della citata prescrizione oggi (16/7/2011) leggiamo alla pagina 23 del Secolo XIX che "In regione, l’assessore all’ambiente rassicura (ci domandiamo chi debba essere rassicurato e perché):

“Effettivamente un passo da rivedere - dichiara l'assessora all' ambiente - I lavori partiranno senza ritardi... Anche perché dover aspettare l’indagine per poter aprire i cantieri sarebbe un’imposizione che va contro il principio, accolto da tutti, di migliorare la situazione ambientale della zona. L’obiettivo di tutti è migliorare il quadro delle emissioni e non certo di far funzionare per molti anni i vecchi gruppi”

Solo due considerazioni.

Lei Assessore afferma:"i lavori partiranno senza ritardi ... anche perché aspettare un’indagine per poter aprire i cantieri...” Se l’indagine epidemiologica è prescritta prima dell’inizio dei lavori, la si ottempera punto e basta: credevamo che l’interpretazione, come dire, “elastica” delle norme e l’applicazione delle stesse “ad aziendam” appartenesse ad altre culture...

Lei afferma anche: ”L’obbiettivo di tutti è migliorare il quadro delle emissioni e non certo di far funzionare per molti anni i vecchi gruppi”. Cose già sentite dal Presidente della Regione: ”non decidere avrebbe significato tenersi due gruppi a carbone vecchi di quarant’anni e molto inquinanti e il parco carbone scoperto, quindi un danno ambientale colossale”.

Francamente non ne possiamo più di questa vecchia, e pensiamo improponibile, litania che crediamo di aver sentito più volte da Marson / Vaccarezza: Lei Assessore e Lei Presidente sapete benissimo che i gruppi NON POSSONO RESTARE COME SONO, ma per legge e senza condizioni dovevano già da anni (almeno dal 2007) essere adeguati alle migliori tecnologie secondo l’A.I.A. I gruppi continuano a funzionare nonostante siano privi di tali adeguamenti.

Chi ha la responsabilità di averli fatti funzionare così fino ad oggi e tuttora?


Alla prevedibile risposta che sarebbe compito del Ministero, obiettiamo che i sindaci hanno più e più volte sollecitato l’AIA e quindi Vi chiediamo formalmente:

- Come Amministratori regionali che cosa avete fatto in questo senso per pretendere quanto dovuto per la tutela della salute dei cittadini?

- Quali passi formali avete prodotto affinché i vecchi gruppi fossero adeguati secondo legge?

- Quali provvedimenti avete preso in tutti questi anni per ovviare a questa situazione quando apprendiamo dalle vostre stesse parole di ”gruppi molto inquinanti.. danno ambientale colossale “?


In un recente comunicato (14 luglio) I Consiglieri del Gruppo provinciale savonese del PD" affermano: “Solo dopo l’AIA e dopo una accurata valutazione sanitaria ed epidemiologica del territorio (altra richiesta dei Sindaci) si procederà con la realizzazione del primo nuovo gruppo.”
Chiediamo ai Consiglieri Provinciali del PD: come si concilia la vostra affermazione con quella dell’Assessore Briano:" i lavori partiranno senza ritardi ... anche perché aspettare un’indagine per poter aprire i cantieri...”?

Restiamo in attesa di sollecite, inequivocabili e anche pubbliche risposte affinché i cittadini possano avere un quadro su come si decide per il loro futuro.

Uniti per la Salute - Onlus"

unitiperlasalute(at)libero.it

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Carbon tax in Australia

Qualcosa si muove, ma è davvero poca roba. Fonte
"L'Australia ha scelto la via più diretta (e ardua) per combattere l'inquinamento e puntare alle fonti rinnovabili: la tanto annunciata e altrettanto osteggiata carbon tax è ora un progetto di legge. Come ha dichiarato il premier Julia Gillard, che è riuscita a coalizzare tutta la sua esile maggioranza su questo provvedimento, le 500 imprese più inquinanti del Paese dovranno pagare 23 dollari australiani (circa 17 euro) per ogni tonnellata di CO2 emessa, da metà 2012 al 2015, con incrementi annuali della tassa pari al 2,5 per cento. Nel 2015 si passerà invece a un sistema di mercato “cap and trade” sulla scia di quello europeo, con la possibilità di vendere e acquistare i crediti di emissione a prezzi variabili e fissando dei tetti annuali alla quantità massima di emissioni per ogni settore industriale.

È una vera rivoluzione per un Paese che produce l'80% dell'energia elettrica nazionale con le centrali a carbone, tanto da essere ai primi posti nel mondo per emissioni pro capite di CO2. Con la carbon tax, il governo pensa di ridurre del 5% le emissioni inquinanti nel 2020, rispetto ai livelli del 2000 (159 milioni di tonnellate di CO2 in meno). Anche se arriverà l'approvazione dai due rami del Parlamento, l'esecutivo Gillard dovrà fronteggiare una crescente opposizione alle sue misure ambientaliste; sul piede di guerra, infatti, ci sono non soltanto le industrie minerarie, siderurgiche e le compagnie aeree, ma anche i cittadini che temono l'impennata delle bollette elettriche. Il Governo, però, ha dichiarato che stanzierà circa tre miliardi di dollari per compensare l'introduzione della tassa, con riduzioni fiscali alle famiglie e finanziamenti per le rinnovabili e l'efficienza energetica.

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