1 marzo 2015
24 aprile 2013
Carbone a Saline, l'anima nera del Governo Monti
Dagli amici di No al carbone Saline Joniche, comunicato stampa
L’ultima vergogna del governo dei tecnici, è stata perpetrata, nel silenzio assoluto, il 5 aprile 2013. Provoca sconcerto in tutta l’Area Grecanica l’approvazione della V.I.A. per la costruzione della centrale a carbone della SEI-Repower, da parte del governo Monti con un decreto ministeriale a firma del Ministro Clini che nelle conferenze parla di difesa del territorio ed energie rinnovabili salvo poi, nel segreto della stanza dei bottoni, dimenticarsi di essere a capo del dicastero dell’ambiente, avallando progetti dannosi.
A distanza di qualche settimana il poliedrico ministro Clini ha apposto la sua firma su una catastrofe che rischia di abbattersi sulla nostra terra, autorizzando la V.I.A., ed allo stesso tempo è riuscito a dichiarare in occasione della prima tappa dell’ “Eart(h)”, la manifestazione itinerante promossa dal Ministero dell'Ambiente, che per uscire dalla crisi bisogna investire in “politiche di difesa del territorio, che puntano all’eco-sostenibilità e al risparmio energetico”.
Avevano tentato già il 15 giugno con l’emanazione del DPCM, a firma del Presidente del Consiglio Mario Monti, di dare esecuzione alla V.I.A., ma la Corte dei Conti aveva rispedito al mittente l’atto perché aveva chiesto dei chiarimenti su una serie di punti precisi e determinanti che il Governo non è stato in grado di fornire.
Il progetto scellerato e osteggiato dalle amministrazioni e da i cittadini aveva avuto, quindi, uno stop a causa delle numerose omissioni e forzature. Questo decreto tenta, dunque, di bypassare il mancato visto della Corte dei Conti, ma non risolve, tra le tante cose, il conflitto di competenza tra stato e regione in materia di strategia energetica.
Le 59 prescrizioni che il governo ha imposto alla SEI-Repower la dicono lunga sulla lacunosità del progetto.
Un colpo di coda degno della peggiore politica italiana che di nascosto, sottobanco, fa le cose più infime.
Un’approvazione data nel pieno disprezzo verso la popolazione calabrese e verso la volontà delle amministrazioni Regionali, Provinciali e Comunali e dei cittadini da essi rappresentati.
Un colpo di coda di un governo dimissionario e dimissionato che, dopo le ultime elezioni, aveva come unico compito quello di svolgere attività di ordinaria amministrazione e che, invece, si arroga il diritto di decidere la strategia energetica italiana.
Insieme alla V.I.A. per Saline Joniche sono stati approvati altri progetti che provocheranno scempi ambientali e danni per la salute delle popolazioni.
Le recenti vicende di cronaca giudiziaria hanno messo in luce l’interesse della ‘ndrangheta nei confronti della centrale a carbone di Saline Joniche. Secondo le ipotesi degli inquirenti sarebbe stata la stessa SEI-Repower a cercare, attraverso un suo fidato collaboratore, i contatti con la criminalità organizzata.
La conoscenza di questi fatti rende ancora più inspiegabile l’approvazione della V.I.A. e getta ombre inquietanti sulle motivazioni che hanno portato, dietro chi sa quali pressioni, il governo a dire si ad un progetto insensato in una zona che ha nel turismo, nell’agricoltura, nelle bellezze naturalistiche e nella cultura i suoi punti di forza.
Il futuro di questa terra non può essere deciso dalle lobbies dell’energia, dai poteri forti e da chi intende speculare sulla pelle dei cittadini. Il Coordinamento Associazioni Area Grecanica, che non ha mai abbassato la guardia, impugnerà l’atto e continuerà, appoggiato dal volere della totalità delle persone oneste che abitano il territorio reggino, a dare battaglia contro un progetto che, se realizzato, porterebbe alla rovina per queste zone e per i suoi abitanti.
4 marzo 2013
Gratteri: la ‘ndrangheta vuole il carbone a Saline
"Per quello che è emerso dalle intercettazioni la 'ndrangheta di Melito Porto Salvo e dell'Hinterland è d'accordo per la realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche.
Lo ha detto il procuratore aggiunto della DDA reggina, Nicola Gratteri, nel corso della conferenza stampa tenuta stamani per illustrare i risultati dell'operazione Ada, condotta dai carabinieri del comando provinciale contro la cosca Iamonte di Melito Porto Salvo, che questa mattina ha portato all'esecuzione di 65 arresti.
La costruzione della centrale a carbone è stato autorizzata nei mesi scorsi dal Governo, incontrando l'opposizione di diverse associazioni del territorio, soprattutto a causa dell'impatto ambientale del nuovo impianto."
Fonte: lameziaclick
6 luglio 2012
Saline Joniche, incontro dei sindaci sulla centrale a carbone
Riceviamo e pubblichiamo
Domani, venerdi 6 luglio, si terrà a Saline Joniche un incontro dei sindaci dei comuni del basso jonio reggino che avrà per tema la centrale a carbone.
In seguito alla firma del Decreto da parte del Presidente del Consiglio, che di fatto ha ufficializzato il parere di Valutazione d’Impatto Ambientale, sono state finalmente rese pubbliche tutta una serie di lacune, mancanze e forzature di un progetto ormai vetusto, che vanno a sommarsi, non dimentichiamolo, al parere fermamente contrario del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
Il coro di NO che si è ancora una volta levato in seguito alla diffusione della notizia, e che continua a farsi sentire forte in questi giorni, sia adesso ribadito con azioni concrete ed atti ufficiali dagli amministratori locali che, di concerto con la Regione Calabria e con il Presidente Scopelliti, siamo certi sapranno respingere definitivamente un progetto che come ribadito più volte è totalmente incompatibile, oltre che dannoso, con la vera vocazione del territorio.
La stessa commissione tecnica ministeriale nella VIA, non ha potuto fare a meno di mettere un punto ad uno dei tanti imbarazzanti cavalli di battaglia del progetto SEI-Repower, bocciando categoricamente la possibilità che la realizzazione della centrale a carbone possa diventare un motore di sviluppo turistico.
Dai nostri sindaci, rappresentanti della volontà popolare, ci aspettiamo adesso un atto di coerenza e responsabilità nei confronti di una intera società civile indignata e preoccupata per il modo in cui si sta tentando di imporre un progetto che nessuno ha mai voluto.
Chiediamo ai nostri sindaci di fare quello per cui sono stati eletti: garantire l’interesse collettivo, non quello di parte. Chiediamo loro di essere forti e risoluti e di “resistere” alle tentazioni offerte da chi ovviamente è determinato a realizzare il proprio guadagno, anche cedendo “qualcosa” in termini di compensazione al territorio.
La nostra area ha già pagato a caro prezzo gli errori del passato. Nessuno sviluppo, nessuna occupazione con il tentativo di industrializzare un sito posto al centro di ben 6 SIC (Siti di Interesse Comunitario). Il fallimento è sotto gli occhi di tutti ed è arrivato il momento di scongiurare che l’incubo si ripeta. I danni sarebbero irreparabili e i cittadini questa volta non rimarranno a guardare!
Ci auguriamo che i nostri sindaci, in sinergia, accolgano modelli di sviluppo compatibili con le vocazioni espresse dal territorio, perché solo così si potrebbe dire di aver fatto il proprio dovere e di aver posto le basi solide per una crescita e uno sviluppo reali e duraturi.
Ci auguriamo fortemente che l’incontro tra i sindaci sia un momento di riflessione che li porti uniti e compatti a chiedere al Presidente Scopelliti di esprimere il suo diniego all’intesa con il Governo, bloccando così l’iter procedurale in essere.
L’attesa è finita! E’ arrivato il momento di far valere la volontà popolare: NO ALLA CENTRALE A CARBONE NEL NOSTRO TERRITORIO!
Coordinamento Associazioni Area Grecanica
www.nocarbonesaline.it
FB: “NO alla centrale a carbone a Saline Joniche (RC)"
6 maggio 2012
Carbone a Saline Joniche: sondaggio WWF sulla popolazione
Riportiamo da Alternativasostenibile:
Un nuovo sondaggio, stilato dall'istituto di ricerca ISPO su incarico del WWF Svizzera, mostra chiaramente come la maggioranza della popolazione della provincia di Reggio Calabria sia contraria alla costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche per opera della SEIRepower, che ha sede a Poschiavo, nel Cantone dei Grigioni. Ben il 61% degli interpellati è contrario alla sua costruzione (di cui il 37% molto contrario), mentre solo il 26% è favorevole (solo il 5 per cento molto favorevole). Inoltre, il 57% degli intervistati sa che le centrali a carbone hanno un impatto diretto sull'inquinamento del territorio circostante e aggravano i cambiamenti climatici; il 65% crede che la centrale porterà "danni alla salute e all'ambiente", e il 60% ritiene che
il progetto rovinerà il paesaggio e le coste della Calabria". Solo 2 reggini su 10 invece credono che le centrali a carbone non abbianoripercussioni negative su ambiente e salute. Questa è una nuova voce che si va ad aggiungere per la tutela delle coste, nel mese della campagna del WWF Italia "Un mare di oasi per te". "La popolazione calabrese si è dimostrata molto più avanti di chi crede che il carbone abbia ancora un futuro come fonte di energia e ha detto chiaramente di voler tutelare il clima globale, le proprie coste e la salute dell'ambiente e dei cittadini" afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che continua: "A questo punto chiediamo con forza al responsabile della Repower Kurt Bobst di prendere atto di quello che pensano anche i cittadini calabresi e di mantenere la parola data ritirando in maniera definitiva il progetto Saline Joniche. Il carbone e una nuova centrale, nella realtà energetica italiana, non hanno senso. L'Italia, con una potenza installata che già supera i 106.489 MW, a fronte di una punta massima della domanda di 56.822 MW, ha una capacità sovrabbondante di produzione di energia elettrica, tanto che le centrali esistenti funzionano a scartamento ridotto.
La vera sfida è puntare su modello energetico centrato sul risparmio, l'efficienza e le fonti rinnovabili". Il dirigente di Repower, infatti, ha recentemente rilasciato alcune dichiarazioni alla testata svizzera Südostschweiz in cui affermava che "contro il chiaro volere della popolazione non si possono realizzare progetti infrastrutturali di tali dimensioni". E più chiaro di così il no della popolazione non poteva essere. "Finora la SEI - Repower non ha voluto affrontare la realtà dei fatti" dichiara Beatrice Barillaro, presidente del WWF Calabria. "Ora questi numeri la inchiodano alle proprie responsabilità. Se la Repower non vuole continuare a danneggiare la propria reputazione condannando la Calabria a rimanere ancorata a scelte energetiche del passato, non rimane che il ritiro del progetto. Del resto, ci sarebbe altro da fare: la Calabria ha una forte vocazione per le fonti rinnovabili in particolare solare, eolico e correnti marine."
E' possibile sostenere il WWF su www.wwf.it, con carta di credito al 800.990099 o facendo un versamento sul ccp 323006. Il progetto Saline Joniche ha suscitato anche una forte reazione contraria in Svizzera, dove la Repower ha sede: il WWF del cantone dei Grigioni insieme ad altre associazioni ha lanciato un'iniziativa contro gli investimenti sulle centrali a carbone chiedendo anche al Governo dei Grigioni di prendere una posizione chiara contro il progetto della Repower.
Il sondaggio è scaricabile dal sito: www.wwf.it/fermiamoilcarbone. I risultati del sondaggio su Saline Joniche rappresentano anche una nuova voce per la tutela delle coste italiane, per la quale proprio in questi giorni il WWF Italia ha lanciato la campagna "Un mare di oasi per te" (www.wwf.it) che sta già coinvolgendo migliaia di italiani e che vede nei poli industriali costieri una delle principali minacce. Come si legge nel dossier WWF "Coste: il profilo fragile dell'Italia" diffuso questa settimana, su 57 aree industriali da bonificare considerate con decreto del ministro dell'Ambiente come di "interesse nazionale", ben 28 insistono sulla fascia costiera, per un totale di decine di migliaia di ettari sia a terra che a mare, che non si sa se né quando verranno mai bonificati. A questi si aggiungono molti altri poli industriali, sottoposti anche alla cosiddetta Direttiva Seveso per aree ad alto rischio, e poli energetici come Porto Tolle, Montalto di Castro o la centrale che si vorrebbe costruire a Saline Joniche. Una tara ereditata da sconsiderate politiche degli anni 50-60, che hanno visto molte industrie ad alto impatto ambientale insediarsi lungo coste incontaminate o pressoluoghi storici e naturalistici di immenso valore (come Marghera vicino a Venezia o Priolo presso Siracusa) e che oggi la costruzione della centrale di Saline Joniche rischierebbe anacronisticamente di replicare.
9 dicembre 2011
Legambiente al neoministro Clini: niente carbone a Saline Joniche.
Da InfoOggi.it
"Legambiente chiede al ministro dell’Ambiente Clini ed al governo Monti lo stop definitivo alla centrale a carbone di Saline Ioniche, un disastroso modello energetico, per poter favorire il rilancio turistico del territorio, attraverso un processo di innovazione tecnologica e rispetto dell’ambiente. Una ferma presa di posizione che arriva all’indomani dell’apertura possibilista del neo ministro all’Ambiente sull’investimento della società Repower e del Gruppo SEI che è sembrato palesarsi in occasione della sua visita in riva allo Stretto.
Una presa di posizione contro il carbone per affermare la tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini, che sottolinea la ferma opposizione tra le scelte energetiche e le idee di sviluppo necessarie per la Calabria e per il territorio ionico di Capo Sud. Nel corso dei lavori dell’XI congresso nazionale di Legambiente, i dirigenti del Cigno Verde hanno approvato all’unanimità una mozione che boccia l’idea di un impianto a carbone nell’area industriale dell’ex Liquichimica di Saline Ioniche. Primo firmatario del documento Nuccio Barillà, sostenuto dalla delegazione calabrese, dai dirigenti nazionali dell’associazione e dai delegati delle varie regioni. Legambiente si rivolge direttamente al nuovo governo chiedendo la sua massima attenzione sulla procedura autorizzativa, ancora in corso, per la realizzazione del sito. Le tesi generali sono quelle del movimento “no coke”: il via libera rappresenterebbe “un atto grave e pericoloso” che violerebbe l’impegno di ridurre i gas serra, “facendo aumentare di almeno 7,5 milioni di tonnellate annue le emissioni di CO2”. Una scelta che “peggiorerebbe la dipendenza energetica dall’estero e andrebbe in controtendenza rispetto alle indicazioni venute dal referendum sul nucleare”, e “costituirebbe una follia per la Calabria, regione che esporta energia per una quota superiore al 50% rispetto alla produzione e che ha scelto, attraverso un piano energetico, di escludere l’impiego del carbone e puntare sulle rinnovabili”.
Alle motivazioni ecologiche generali legate alle opzioni energetiche ed ai mutamenti climatici, gli ambientalisti aggiungono quelle che riguardano in prima persona i cittadini delle comunità dell’area Grecanica reggina. Prima di tutto, la rivendicazione del diritto alla salute e del diritto all’autodeterminazione, la scelta del carbone avrebbe effetti devastanti a causa dell’emissione di polveri ultrasottili e sostanze inquinanti su un territorio che ha enormi potenzialità turistiche ed ambientali e che ha già, in passato, pagato per delle scelte errate. Un progetto industriale come quello proposto dalla SEI, che richiede capitali alti ma non offre opportunità occupazionali e sociali, osteggia anche le scelte di sviluppo sostenibile che le istituzioni locali ed il territorio si sono dati. Gli esperti del Cigno Verde sostengono che: “lo stato attuale della ricerca non ha elaborato ad oggi nessun efficace miglioramento che consenta l’abbattimento della CO2, ed inoltre la tecnologia cook capture and storage di ‘sequestro geologico dell’anidride carbonica’, è ancora in fase di sperimentazione, ha costi elevati, per cui si dovrebbero attendere molti anni prima che diventi eventualmente matura”. Questa puntualizzazione scientifica dovrebbe chiudere ogni possibile dibattito.
Legambiente chiede al governo Monti ed al ministro all’Ambiente Clini di prendere atto della contrarietà espressa in piazza dalla gente e nelle sedi istituzionali dalla Regione Calabria e dal Ministero dei Beni culturali (nel precedente mandato) e “di rinunciare definitivamente al progetto di centrale, definendo piuttosto, di concerto con gli enti locali un programma di interventi alternativi per quell’area, capaci di ricreare un rapporto equilibrato tra uomo e natura e dare risposte occupazionali credibili e di qualità”. Una sfida ambiziosa: destinare risorse economiche, preziose in tempo di crisi, per fare dell’Area Grecanica un vero e proprio laboratorio di economia sostenibile e solidale. Una scelta impegnativa ma utile al Paese che avrebbe non solo il sostegno delle istituzioni locali ma anche l’appoggio degli ambientalisti, dell’associazionismo e dei cittadini.
L’unanimità del voto espresso dagli oltre 800 delegati ha ribadito, come sigillo finale, l’opposizione assoluta al carbone ed alle fonti fossili precedentemente emersa nella relazione del presidente nazionale Vittorio Cogliati Dezza.
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6/12/2011 - Legambiente denuncia la parzialità di Rai Calabria a favore della società Repower
Fonte
6 dic. - “Condanna per la parzialita’ dell’informazione pubblica regionale, questo e’ il primo sentimento che abbiamo provato, nell’aver assistito stamane al monologo da parte di Fabio Bocchiola amministratore delegato della SEI - societa’ milanese controllata da Repower, proprietaria dell’area industriale dell’ex Liquichimica di Saline Ioniche”. Lo afferma Vincenzo Falcone, direttore generale di legambiente Calabria, che aggiunge: “L’amministratore Bocchiola torna alla carica ripresentando per l’ennesima volta il progetto di riconversione dell’area industriale, illustrando i vantaggi della riconversione e i benefici su tutto il territorio, propinando il solito ritornello del “carbone pulito”, unica vera alternativa al petrolio e agli oli combustibile. Bocchiola non si e’ certo risparmiato in profusioni e termini favolistici per meglio conciliare una mattina di sana pubblicita’ presso una rete nazionale nel contenitore del Tgr Calabria “Buongiorno Regione”. Il rammarico e la forte condanna e’ pero’ la modalita’ adottata dalla testata giornalistica, tutta incentra a favore di Repower, con la totale assenza delle controparti contrarie al progetto di riconversione della centrale. Legambiente - continua - e’ stata piu’ volte citata durante il servizio, come a far capire che solo Legambiente e’ “in particolare” contraria ad una riconversione. Ci si dimentica che contro la riconversione della centrale di Saline Ioniche non c’e’ solo la voce forte e dura di Legambiente, ma anche di tutte le associazioni ambientaliste e di vari comitati cittadini. Sarebbe stato importante per i cittadini sentire anche in proposito la posizione politica del cigno verde. Riteniamo ingiusta la modalita’ pubblicitaria adottata stamane, che non si puo’ certo dire democratica e plurale. Riteniamo che fosse necessario da parte della testata giornalistica di Rai Tre Calabria invitare in studio anche le controparti per far meglio comprendere ai telespettatori le dinamiche che stanno investendo l’area dell’ex Liquichimica. E’ stato dato spazio solo al pensiero e alla volonta’ di Repower”
19 novembre 2011
Coira, successo dell'iniziativa popolare "energia pulita senza carbone"
Dal Corriere del Ticino
"I grigionesi potranno esprimersi sui contestati piani del gruppo energetico Repower relativi alle centrali a carbone. L'iniziativa popolare «Sì all'energia pulita senza carbone» è infatti riuscita, ha comunicato oggi il governo cantonale.
Secondo l'Esecutivo, delle 4427 firme inoltrate 4366 sono valide. Erano necessarie 4000 firme da raccogliere entro il prossimo 10 febbraio. La proposta è stata sostenuta da quattordici organizzazioni e partiti tra cui WWF, Pro Natura, Partito socialista, Gioventù Socialista Grigioni, Verdi liberali e Verdi. Essa prevede che alle aziende controllate dal Cantone sia impedito di investire in centrali a carbone.
Concretamente i promotori mirano a bloccare i progetti di Repower nel settore in Italia, a Saline Joniche (Calabria), e nella Germania settentrionale, a Brunsbüttel, che - rilevano - genererebbero una quantità di emissioni di CO2 pari al 40% di quelle dell'intera Svizzera o 14 volte quelle dei Grigioni.
Con una quota del 46%, il cantone dei Grigioni è il maggiore azionista del gruppo energetico con sede a Poschiavo."
8 novembre 2011
Boscàn a Saline Joniche: "il no al carbone è per difendere la vita"
Da Womenews
Colombiana proveniente dalla regione de La Guajira, attivista per i diritti umani delle popolazioni indigene, leader del popolo Wayuu e esponente dell’associazione “La forza delle donne Wayuu” Karmen giunge a Saline Joniche nel basso jonio reggino dal territorio della più grande miniere di carbone a cielo aperto, il Correjon.
“Sono molto felice di essere fra voi. E’ stata una grande avventura arrivare fin qui ma ringrazio madre terra per avermi aiutato”.
Indossa in costume tradizionale del popolo Wayuu Karmen, che brilla sotto i raggi del sole generoso dell’ultimo sabato di ottobre. Mentre parla dà le spalle al sito in cui dovrebbe sorgere la centrale a carbone di Saline Joniche, territorio già beffato e deturpato dalla logica dell’industria nel deserto. “In Colombia e in tutto il Sud America lo sfruttamento delle risorse naturali ha raggiunto livelli drammatici.
Il potere del profitto supporta le guerre. Sessanta anni di guerre, quattromila persone allontanate dai territori interessati allo sfruttamento delle risorse” spiega Karmen, “Non sappiamo con esattezza quante persone siano state uccise. Posso dire che, solo nella mia famiglia, si contano 27 morti. Per la mia cultura il rispetto del territorio rappresenta un valore molto importante.
Per questo mi trovo qui, per condividere questo messaggio: madre terra è in pericolo, madre terra è a rischio. Nel mio territorio esiste la più grande miniera a cielo aperto di carbone. Questo progetto sta violentando la donna madre terra, la più grande donna che ha dato vita a tutta l’umanità”.
Il consorzio formato da compagnie facenti capo alla BHP Billiton plc, Australia, all’Anglo American plc e Gran Bretagna e alla Glencore International AG., che ha venduto in un secondo tempo le sue partecipazioni alla compagnia svzzera, intendono raddoppiare l’attuale produzione di carbone portandola dai 22 ai 30 milioni di tonnellate a 60 milioni di tonnellate.
“La mia gente sarà costretta forzatamente a abbandonare i propri territori. I proprietari non vogliono parlare con la popolazione. Vi chiederete perché io sia qui: il carbone estratto nel mio territorio, con tutto quello che comporta in termini di malattie, morti, devastazione del territorio, guerre, verrà in parte utilizzato e venduto per fornire energia elettrica alla centrale a carbone di Saline.
Ve lo dico perché ne abbiate la consapevolezza: non potete supportare una campagna che sta facendo sparire il mio popolo. Costruire qui la centrale a carbone significa distruggere madre Terra.
Significa che diventerete malati, controllati, che andrete incontro a quello che sta passando la mia gente.
Per il popolo Wayuu la ricchezza non è l’oro, estratto per essere depositato nelle banche. Per il mio popolo la ricchezza è il vento, il mare, il sole, tutto quello che avete qui.
Per questo diciamo no al carbone: per dire sì alla vita, perché la vita è la cosa più importante.
Il carbone rappresenta la morte, l’inquinamento.
E’ nostra precisa responsabilità dire no al carbone. Siamo tutti figli della stessa madre terra e dobbiamo difenderla insieme”.
30 ottobre 2011
Saline Joniche, breve storia della vicenda carbone
Riportiamo l'articolo "Catastrofi e imbrogli del carbone sulle rive dello Jonio" pubblicato sul Manifesto
È una delle più alte d'Europa, oltre 170 metri. È segnalata persino sulle rotte dell'aeroporto di Reggio. La ciminiera della Liquichimica la scorgi da lontano una volta giunto sulla punta dello Stivale, nel lembo di costa che affaccia sullo Stretto. Sta qui da quasi 40 anni ma non è stata mai messa in funzione. Benvenuti a Saline Joniche, frazione di Montebello, mille anime protese sullo Jonio alle pendici dell'Aspromonte. E un fantasma. Quello della città industriale che avrebbe dovuto dar lavoro a mezza Calabria. Un fantasma ingombrante da migliaia di metri quadri che oggi è un cimitero industriale da far paura. Il fallimento delle politiche per il Mezzogiorno ha qui una sua cattedrale. Trecento miliardi dell'epoca, quelli del Pacchetto Colombo del 1972, investiti per costruire «uno dei più grandi poli industriali del Paese», andati in fumo per dabbenaggine e scelleratezza. Settecentomila metri quadri, un'area gigantesca. E una fabbrica oggi abbandonata come un rottame: spogliatoi, mensa, serbatoi, centrale elettrica, vasche per la produzione di acqua sterile, silos per l'acido cidrico, collegamento ferroviario, persino un porto privato che doveva servire alla movimentazione dei prodotti liquidi. Il tutto costruito solo per esser oggetto di manutenzione straordinaria. Si trattava di impianti all'avanguardia, di notevole interesse scientifico. I laboratori erano destinati ad ospitare collaborazioni tra le università del sud nel campo delle biotecnologie. La produzione complessiva della fabbrica avrebbe dovuto riguardare la lavorazione di normalparaffina derivata da petrolio, allo scopo di trarne componenti chimici per la detergenza e bioproteine da destinare all'alimentazione animale. Insomma, "bistecche" al petrolio per animali. Un business enorme per l'epoca.
Poi, d'improvviso, la tegola. Soltanto dopo aver completato l'impianto, ed aver dilapidato 300 miliardi, il ministero della Sanità si è accorto che le "bistecche" erano cancerogene. E il tempo per la Liquichimica si è fermato a quel giorno di primavera del 1976. Tuttavia quei soldi furono spesi. E qualcuno ci ha lucrato. La fabbrica fu costruita, e furono i Costanzo, catanesi sbarcati in Calabria nel 1975 (affidatari anche dell'appalto per la realizzazione dell'enorme complesso delle Officine Grandi Riparazioni) ad aggiudicarsi i lavori che poi subappaltarono alla cosca locale capeggiata da Natale Iamonte. Ma i contatti con le 'ndrine andarono ben oltre. Pare infatti che i Costanzo si rifornissero dalla ditta di calcestruzzo Gercam, di proprietà Iamonte. E non è superfluo ricordare che è di quegli anni l'indagine della Procura di Reggio che scoperchiò i traffici di armi e stupefacenti tra le cosche catanesi e reggine, con particolare riferimento ai rapporti tra Paolo De Stefano e Nitto Santapaola. Lo stesso porto di Saline, poi, non sarebbe nuovo ad approdi di carichi di armi e droga.
Arrivano gli svizzeri
Sull'area cala il silenzio per oltre 20 anni con l'enorme struttura lasciata ad usurarsi. Mentre l'adiacente porto inizia a fare i conti con la forza del mare che distrugge parte delle banchine e con la sabbia che ostruisce gli imbocchi. Della Liquichimica si ritorna a parlare nel 1997 quando il Consorzio Sipi (Saline Ioniche Progetto Integrato) rileva all'asta gli impianti e i terreni ex Enichem con l'obiettivo di rottamare il± ferro e l'acciaio e rivendere il terreno. Con il tempo anche le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie vengono smantellate mentre la magistratura scopre che la 'ndrangheta aveva già messo gli occhi sulla zona per realizzarvi un centro commerciale. Si assiste da lì in poi a varie promesse sulla rivalutazione dell'area come la costruzione di un Parco marino, l'installazione di pannelli fotovoltaici e altro ancora. Solo parole, niente più. Finchè nel 2006, l'impresa svizzera Sei Spa (Società Energia Saline), gravitante nell'orbita della multinazionale elvetica Repower, acquista dal Sipi una parte dell'area per la realizzazione di una Centrale a carbone. Il cui utilizzo per la produzione di energia elettrica è vietato dal Piano energetico regionale «per tutto il territorio calabrese».
La mobilitazione
Un gigante a carbone dalla potenza di 1320 MW per un investimento di oltre un miliardo. Un paradosso per la Calabria che esporta energia per una quota del 50% rispetto alla produzione e che ha deciso di puntare sulle rinnovabili. Sebbene l'uso del carbone sia assolutamente vietato, la Sei vuole imporre il suo progetto, irrispettosa del parere contrario di Regione, Provincia, Comuni e della gran parte della popolazione. Al contrario, il ministero dell'Ambiente ha ritenuto il progetto «sicuro dal punto di vista ambientale e della salute pubblica». Davvero incredibile dal momento che la combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta la più grande fonte di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. Nonostante l'Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 30% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990, nonostante l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia rimarcato che «le centrali a carbone sono una delle cause principali dell'emissione delle polveri sottili che ogni anno nel mondo causano la morte di 2 milioni di persone». La comunità scientifica è unanime nel ritenere il carbone una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiale (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio) che coinvolgono un'area più vasta di quella intorno agli impianti.Il legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana dovrebbe ormai costituire comune consapevolezza. Ciò nonostante, e per meri calcoli legati al prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali esistenti. Cambia la multinazionale, ma il copione utilizzato da nord a sud dello Stivale è sempre lo stesso: ricatto occupazionale, false promesse, tentativi di far passare le centrali come isole felici. Ma al pari di Alto Lazio, Polesine, Vado, La Spezia, Rossano, Brindisi, anche qui nell'area grecanica del reggino le mire espansioniste del capitale hanno dovuto fare i conti con l'opposizione popolare. Da Motta San Giovanni a Montebello, da Melito a Bagaladi, da San Lorenzo a Gallicianò, da Brancaleone a Ferruzzano si è levato alto il grido: "Fermiamo il carbone". Una contestazione che ha varcato finanche i confini nazionali.
Coira, due mesi fa
«La più grande manifestazione dal 2004 quando le popolazioni dei Grigioni contestarono il World Economic Forum». Così la Suddeutsche am Sonntag commentò la mobilitazione ambientalista del 27 agosto scorso a Coira, nei Grigioni. «Vogliamo green power, cara Repower» urlavano gli attivisti elvetici e calabresi contro la centrale idroelettrica di Grusch e l'impianto a carbone di Saline. A disturbare il corteo anche un comitato pro-carbone. Peccato che si è poi scoperto che Repower aveva finanziato con 9 mila franchi la partecipazione dei comitati "spontanei" del Sì, facendo redigere i comunicati stampa dai propri dipendenti.
«È la dimostrazione che la nostra popolazione è stata raggirata per tre anni da Repower -spiega al manifesto Francesca Panuccio, del coordinamento associazioni area grecanica- screditando chi ogni giorno combatte per la difesa della salute e del territorio, nel vano tentativo di influenzare l'opinione pubblica col ricatto occupazionale. Ma a noi non interessa questa idea di futuro che parla al passato. Chiediamo, piuttosto, alla Sei di venire a investire in Calabria, ma puntando sul rinnovabile. Perchè noi crediamo in una Calabria diversa che investe sul turismo e sulla sua vocazione naturalistica. Basti pensare all'oro verde, al bergamotto, che viene prodotto nel 95% da queste parti».
Puntare, dunque, sulle energie rinnovabili e sulla salvaguardia dei luoghi, «perchè al centro di ben 5 siti di interesse comunitario è assurdo pensare di costruire una centrale a carbone». La lotta dei movimenti reggini continua, dunque, più forte che mai. A partire dalla «Giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone» del 29 ottobre. L'appuntamento è alle 10 davanti ai cancelli della ex Sipi, nella discesa del porto. Arriveranno anche da Rossano e da altri luoghi simbolo della Calabria ferita e saccheggiata. Oltre 80 associazioni aderenti, e una buona partecipazione annunciata. Mentre la torre della Liquichimica è sempre lì. Arrugginita dall'incedere del tempo e da un modello di sviluppo fallimentare.
23 settembre 2011
Falsi comitati per il "sì al carbone" finanziati da Repower, ricostruzione della vicenda
Il quotidiano Terra ricostruisce l'accaduto col suo articolo "Centrale di Saline. Creati ad arte i comitati per il sì", che riportiamo di seguito.
IL CASO. Un dipendente della multinazionale svizzera Repower scriveva nel suo ufficio milanese i comunicati stampa per due associazioni pro impianto. Svelato un finanziamento di 7.500 euro.La centrale a carbone di Saline Joniche targata Repower Italia per adesso esiste solo sulla carta. Ma lontano da sguardi indiscreti, abilmente occultata da sedicenti “comitati per il sì”, la macchina del consenso messa in piedi dalla multinazionale svizzera lavora già a pieno regime. E da tempo. Non ha avuto alcuno scrupolo il colosso svizzero dell’energia a sostenere sottobanco le associazioni pro carbone “Vedere chiaro” e “Trasparenza”, che sul territorio si limitavano a diramare i comunicati stampa che proprio un dipendente della Repower Italia scriveva dal suo ufficio milanese. A stanarlo, Luigi Palamara, editore di Mnews, un sito di informazione locale, che è rimasto a dir poco stupito quando si è reso conto che i comunicati diramati dai due comitati locali pro centrale – ufficialmente autonomi e indipendenti tanto da Repower, come dal Gruppo Sei, il braccio operativo del colosso svizzero sul territorio – venivano confezionati direttamente dagli uffici milanesi della multinazionale svizzera.
«Andando a verificare l’autore e il proprietario dei documenti word abbiamo notato con stupore e incredulità che quasi tutti fanno riferimento ed hanno come autore un dipendente della Repower Italia», scrive in una nota Palamara, chiedendo con forza alle due associazioni pro carbone di fare chiarezza. «Fino ad oggi i due comitati hanno rivendicato con forza l’assoluta indipendenza, e che nessun legame vi era con la SEI e tantomeno con Repower Italia. è incredibile allora andare a capire come mai invece i comunicati stampa siano di un dipendente dalla Repower». Una rivelazione sconcertante, ma che non stupisce chi come Nuccio Barillà, presidente della locale sezione di Legambiente, denuncia da tempo l’oscura origine di queste associazioni.
«Gli ultimi avvenimenti non fanno che dimostrare quello su cui noi insistiamo da tempo: i comitati pro-centrale, che non hanno né storia né radicamento sul territorio, non sono che la scialuppa d’appoggio della corazzata del Gruppo Sei, disposto a tutto pur di portare a termine l’affare della centrale». Dai due presidenti di “Vedere chiaro” e “Trasparenza”, Leandro Fisani e Domenico Foti, ex uomo di punta di Sel alle ultime comunali, non è ancora giunto alcun commento. Del resto, pochi sono i pretesti che potrebbero accampare: la conferma della strategia di “comunicazione” della Repower è arrivata direttamente dalla Svizzera. Da uno degli uomini di punta della multinazionale dell’energia. Ai microfoni della televisione pubblica Rf, Kurt Bobst, uno dei soci fondatori della multinazionale, ha ammesso, non senza imbarazzo, di aver finanziato la partecipazione dei comitati del sì, alla manifestazione contro le centrali a carbone tenutasi a Coira, in Svizzera.
Una provocazione non andata a buon fine – il corteo è infatti sfilato, senza che nessuno degli ambientalisti che vi hanno partecipato si lasciasse trascinare in liti o diverbi - ma costata alla Repower novemila franchi svizzeri, circa 7mila e 500 euro. «Il candore con cui il sig. Kurt Bobst ha confessato di aver elargito una notevole somma di denaro a favore dei i comitati pro-centrale è semplicemente sconvolgente», ha commentato una delle attiviste del comitato “No alla centrale a carbone di Saline Joniche”, ma siamo soprattutto profondamente indignati per la campagna diffamatoria portata avanti da un anno a questa parte contro il coordinamento delle associazioni dell’area grecanica, che oggi si scopre portare la firma “Repower”. Negli ultimi mesi, racconta ancora Barillà, mentre il territorio veniva invaso da manifesti e affissioni sui supposti benefici del centrale e della CO2, gli uomini della Sei si sarebbero prodigati in un serie di incontri a porte chiuse con le autorità locali, alle quali avrebbero proposto una lunga lista di opere compensative in cambio dell’assenso alla costruzione dell’impianto. «Repower deve prendere atto che il suo gioco è stato scoperto. Se la multinazionale svizzera, leader mondiale delle rinnovabili, vuole investire a Saline non può farlo eludendo leggi e Costituzione, ma soprattutto senza il consenso dei cittadini».
Dipendenti prezzolati dietro i comitati sì al carbone per Saline Joniche, le Associazioni dell'Area Grecanica intervengono
Comunicato del Coordinamento Associazioni Area Grecanica sull'incresciosa vicenda di cui ci siamo occupati ieri, e che continua a far discutere anche in terra elvetica.
"Il Coordinamento delle Associazioni dell'Area Grecanica esprime profonda indignazione per il comportamento ingiustificabile della RePower, socia di maggioranza della SEI s.p.a., che cerca di acquisire consensi foraggiando i comitati "spontanei" per il si al carbone.
Ai microfoni del programma Rundschau, della tv svizzera SF, Kurt Bobst, CEO di Repower, ha confessato di aver finanziato con 9000 franchi svizzeri i comitati pro carbone, affinchè gli aderenti e i simpatizzanti degli stessi potessero presenziare alla manifestazione tenutasi il 27 agosto 2011 a Coira in Svizzera.
Questi comitati, pertanto, rappresentano l’unico esempio di organizzazione “spontanea” in cui la “spontaneità” sembrerebbe essere incentivata da finanziamenti di scopo. Stando a quanto emerso da un’altra inchiesta giornalistica condotta da Mnews.it, la Repower, inoltre, avrebbe anche “supportato” la comunicazione istituzionale degli attivisti del SI, facendo redigere i comunicati stampa dei comitati direttamente da propri dipendenti.
Il Coordinamento è fortemente sdegnato per i metodi a dir poco censurabili usati dalla RePower che, mentre ufficialmente, parla di dialogo e confronto con la popolazione poi, adotta comportamenti che Irene Aegerter, vicepresidente dell'Accademia svizzera delle scienze tecniche e co-firmataria di una lettera aperta contro le centrali a carbone, definisce ASSOLUTAMENTE IMMORALI.
Quello che le due inchieste hanno portato alla luce è a dir poco indecoroso. Le popolazioni dell’Area Grecanica sono state raggirate per tre anni dai comitati "spontanei" del si che, alla luce dei fatti emersi, di spontaneo sembrano avere ben poco.
Tutto questo, ironia della sorte, è accaduto mentre alcuni comitati del Si e qualche consulente della SEI, lanciavano una campagna denigratoria nei confronti del Coordinamento, al fine di smentire, attraverso dichiarazioni palesemente contrastanti con la realtà dei fatti, la buona riuscita della manifestazione No Carbone di Coira, in Svizzera.
Il Coordinamento, a questo punto, non può che chiedersi come mai una multinazionale come RePower, che si dichiara sicura della bontà del proprio progetto, abbia deciso di ricorrere a questi mezzucci per creare consenso e soprattutto: cosa ancora potrebbe emergere da tutta questa torbida vicenda?
Il Coordinamento continuerà con sempre maggiore determinazione a vigilare e a lottare in difesa del territorio, informando in modo chiaro, onesto e trasparente, affinchè il NO espresso ripetutamente a gran voce da tutta la popolazione e dalle istituzioni, sia un NO consapevole!"
Intanto i media svizzeri continuano ad occuparsi della vicenda Repower/centrale a carbone a Saline Joniche: Power für Klimaerwärmung - Graubünden setzt auf Kohlekraftwerk in Kalabrien
Leggi l'articolo di ReggioTv
22 settembre 2011
L'azienda del carbone paga 9000 franchi per manifestare a suo favore
Deja-vù? Noi dell'Alto Lazio sappiamo con quale facilità certi sindacalistucoli del comparto elettrico siano pronti a bivaccare in piazza con improbabili striscioni come "Sì al carbone pulito" ogniqualvolta mammaenel chiami, magari con al seguito una dozzina di ingenue (o rassegnate) tute blu, non troppo dispiaciute di trovarsi la giornata pagata per una gita fuori porta. "Cosa fate qui?" abbiamo chiesto agli operai in più occasioni: molti non sapevano cosa dire oltre che "Ci hanno pagato la giornata".
Siamo avvezzi a sorbirci pagine di pseudoscienziati che sbavano sofismi per confondere la gente comune; sulle pagine comprate dai potentati per cui lavorano, o in salotti televisivi blindati, vanno sostenendo che "il carbone riduce l'inquinamento e non fa poi così male alla salute, oggi che è 'pulito'".
Quindi no, non ci sorprende sapere che Repower, azienda svizzera interessata a costruire un impianto a carbone a Saline Joniche (RC), ha pagato il soggiorno in Svizzera per i suoi sostenitori calabresi, nell'occasione della manifestazione internazionale contro il carbone tenutasi a Coira nello scorso agosto. Chissà quanti di questi "sostenitori" avevano idea di cosa stessero facendo in terra elvetica, quel giorno. La notizia di seguito, direttamente dai notiziari svizzeri.
Dalla RSI-Radiotelevisione svizzera
"L'azienda elettrica grigionese ha finanziato la trasferta a Coira dei sostenitori calabresi della centrale a carbone
I dimostranti favorevoli al carbone hanno ricevuto dalla direzione 9'000 franchi, somma confermata ieri sera durante la trasmissione "Rundschau" dallo stesso CEO di Repower Kurt Bobst.
Un mese fa alcune centinaia di oppositori della centrale a carbone in Calabria - progettata da una filiale della società con sede a Poschiavo - avevano sfilato pacificamente per le vie del centro cittadino di Coira. In quell'occasione un gruppetto di sostenitori del carbone, anch'essi giunti dall'Italia, aveva indetto una contro-manifestazione. Ora si sa che per quell'evento la trasferta in terra retica è stata finanziata direttamente dall'azienda elettrica.
Dura critica dei socialisti: azione indegna
Il gesto dei vertici della società - 9'000 franchi in totale - non è passato inosservato e oggi ha scatenato dure critiche degli ambientalisti e dei partiti di sinistra, che da tempo hanno nel mirino il produttore d'energia grigionese per il suo impegno nell'impianto a carbone calabrese e anche in un'altro sito analogo nel nord della Germania. Il cantone dei Grigioni è azionista di maggioranza di Repower con il 46% del capitale azionario.
In un comunicato il PS grigionese si dice sorpreso: che Repower paghi dei manifestanti è "imbarazzante e indegno di una società solitamente rispettabile".
18 settembre 2011
Da Liquichimica al carbone, i drammi e le lotte dei cittadini di Saline Joniche
Con le parole degli autori: nel video che segue c'è "la storia dell'area portuale di Saline, con le sue ilusioni, promesse mancate, sperpero di denaro pubblico, tutto sotto l'ombra nera della mafia. Dallo smantellamento dell'ex Liquichimica all'ultimo dramma che la nostra amata terra sta vivendo, l'ipotesi sciagurata della costruzione di una Centrale a Carbone. Ripercorre altresì le tappe principali della resistenza del Coordinamento delle Associazioni dell'Area Grecanica fino all'ultima grande manifestazione del 27 agosto 2011 a Coira, in Svizzera, che ha inferto un colpo durissimo ai signori del carbone". Documento presentato al Pentedattilo Film Fest 2011
Affaire Saline Joniche: critiche dal mondo scientifico
Pubblichiamo una lettera aperta alle aziende Repower SA e a SN Energie SA da parte di esponenti del mondo scientifico svizzero, per il loro coinvolgimento in nuovi progetti di centrali a carbone: "Chiarimento sulla redditività e compatibilità ambientale di nuove centrali a carbone all’estero" - Agosto 2011
(Via noalcarbonesaline.it)
"I gestori di centrali sono sempre più confrontati con difficili decisioni inerenti i loro investimenti. Se da una parte la pianificazione di grandi centrali esige un investimento ambientale stabile e a lungo termine, dall’altra i cambiamenti a livello politico e di mercato causano insicurezze a livello di costi e profitti delle diverse tecniche di produzione d’energia. Questo concerne particolarmente le centrali a carbone che, non solo a causa del loro impatto climatico e ambientale sono causa di critiche, ma che anche in confronto a fonti energetiche più flessibili e meno dannose per l’ambiente si profilano economicamente infruttuose .
Con questa dichiarazione i firmatari desiderano indicare le prospettive economiche della produzione elettrica tramite carbone e ammonire dall’investire in nuove centrali a carbone.
Energia dal carbone – rischio per il clima
Produrre energia elettrica con centrali a carbone è il modo più inquinante che ci sia. Solo le emissioni delle pianificate centrali a carbone di Brunsbüttel (D) e di Saline Joniche (I) rappresentano, con 17,5 milioni di tonnellate di CO2 annuali, circa il 40% delle emissioni prodotte in Svizzera. A causa della prevista durata di servizio di oltre 40 anni, le odierne decisioni d’investimento determineranno strutturalmente il Mix elettrico delle risorse energetiche per molti decenni. Con i loro investimenti all’estero nella produzione di elettricità tramite carbone esse precludono una veloce transizione verso un approvvigionamento energetico sostenibile.
I costi delle “quote di emissione di CO2”
Un importante fattore economico per la produzione di energia elettrica con il carbone sono i costi per le quote di emissione di CO2 del mercato delle emissioni Europeo. Siccome l’UE ha approvato che la quantità autorizzata di queste quote venga gradualmente ridotta e a partire dal 2013 l’assegnazione gratuita dei certificati per i produttori d’energia abrogata, anche i gestori di centrali a carbone dovranno assumersi i costi derivanti. I futuri costi di mercato sono quasi impossibili da valutare perché sottostanno a condizioni non valutabili a lungo termine.
Con costi crescenti per le quote di emissione di CO2 le centrali a carbone non possono affermarsi contro supporti energetici meno inquinanti – tipo le energie rinnovabili o gas naturale. Solo con uno sfruttamento superiore alle 5000/6000 ore annuali le centrali a carbone possono essere redditizie in confronto alle concorren-ziali centrali a gas. Anche la molto discussa possibilità della separazione dell’ CO2 e dell’immagazzinamento (CSS), con la quale di ridurrebbero le emissioni del 70-80%, non può essere considerata come soluzione per le centrali costruite oggigiorno. A tutt’oggi è ancora completamente aperta la questione con quali costi aggiuntivi possa esser realizzata su grande scala una CCS e se ci sia un sufficiente consenso tra la popolazione inerente l’immagazzinamento dell’CO2.
Costi di capitale
Gli investimenti in centrali termiche a carbone per la produzione di energia elettrica si profilano mediante alti costi di capitale che spesso vengono coperti da finanziamenti esterni, p.es da banche. La crescente insicurezza nella redditività, con il possibile obbligo di costruire una CSS, si riflette anche nei costi di capitale: istituti finanziari richiedono in confronto a progetti di centrali precedenti, interessi maggiori o si ritirano dal finanziamento di centrali a carbone; così accanto ai costi variabili anche i costi di capitale delle centrali aumentano.
Prospettive di reddito insicure
Le condizioni citate rincarano l’esercizio delle centrali a carbone. Gli investimenti nelle centrali restano redditizi solo se la media dei ricavi per l’energia prodotta è sopra la media dei costi di produzione (inclusi i costi d’investimento). Allora per coprire i costi superiori del combustibile, CO2 e costi di capitale, occorre aumentare lo sfruttamento della centrale durante la sua durata di vita e/o aumentare il prezzo dell’energia elettrica.
Tuttavia proprio queste ore d’esercizio annuali necessariamente alte non si lasciano prevedere a lungo termine. In Germania, sulla base dell’accesso privilegiato alla rete delle energie rinnovabili, l’entrata in azione delle centrali a produzione continua sarà in futuro nettamente limitata. Soprattutto la crescente quantità d’energia elettrica prodotta con energia eolica esige una flessibilità da parte delle altre centrali che si devono adeguare alle oscillazioni di produzione delle energie rinnovabili. Le centrali a carbone, che sono tipicamente orientate alla produzione continua, sono troppo goffe e non riescono a essere abbastanza flessibili e a reagire prontamente alle oscillazioni di domanda. È da attendersi di conseguenza, nonostante l’uscita dall’atomo della Germania, un’eccessiva offerta da centrali a produzione continua e una sottoutilizzazione delle centrali a carbone. Che i prezzi dell’energia elettrica saranno per un lungo lasso di tempo sufficentamente alti per contrastare i citati rischi economici, anche con un tempo ridotto di utilizzo della centrale, è più che discutibile.
Anche le strategie di commercializzazione alternative, come il possibile “raffinamento” dell’energia ottenuta dal carbone con l’aiuto di centrali ad accumulazione, sono economicamente molto rischiose. Solo una sufficiente differenza dei prezzi tra l’energia prodotta da centrali a produzione continua e l’energia prodotta nei momenti di grande richiesta può attuire i costi di trasporto e la perdita di rendimento di una centrale ad accumulazione. Anche con la crescente liberalizzazione dei mercati dell’energia, con la sovraproduzione delle centrali a produzione continua, con le stra-tegie per l’adeguamento della domanda d’energia e l’annessione di centrali a gas flessibili, si riscontrano tuttavia delle differenze di prezzo sempre più ridotte. Quando durante il 2008 si potevano osservare alla borsa energetica tedesca ancora dei prezzi massimi di 160 Euro per Megawatt/ora, nel 2010 il prezzo di mercato più alto si situava solo ancora a 80 Euro.
In conclusione si può affermare che l’insicurezza relativa ai costi e ai ricavi futuri sia un grave rischio per la redditività di nuove centrali a carbone.
La costruzione e l’esercizio di centrali a carbone è così non solo controproducente dal punto di vista di politica ambientale e climatica, ma anche dubbiosa a livello economico. Perciò i firmatari di questa dichiarazione sconsigliano fortemente a Repower SA e a SN Energie SA di investire in nuove centrali a carbone.
Firmatari:
Dr. Irene Aegerter, Vice Presidente dell’ Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche
Prof. Dr. Andrea Baranzini, Haute École de Gestion Genève
Prof. Dr. Thomas Beschorner, Istituto di Etica Economica, Università di San Gallo
Prof. Dr. Lucas Bretschger, Center of Economic Research, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Stephanie Engel, Istituto per le Scelte Ambientali, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Jürg Fuhrer, Dirigente del gruppo Pulizia dell’aria/Clima, Agroscope Reckenholz-Tänikon, Research Station ART
Dr. Justus Gallati, Istituto di Economia Aziendale e Regionale, Scuola Superiore di Economia, Lucerna
Prof. Dr. Martin Grosjean, Istituto di Geografia dell’Università di Berna
Prof. Nicolas Gruber, Istituto di Biochimica e Dinamica degli Agenti Inquinanti, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Heinz Gutscher, Professore di Psicologia Sociale, Presidente ProClim (Forum for Climate and Global Change), Accademia Svizzera delle Scienze
Dr. Rolf Hügli, Segretario Generale dell’Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche SATW
Dr. Rolf Iten, Dirigente INFRAS
Prof. (em.) Dr.-Ing. Eberhard Jochem, CEPE (Centre for Energy Policy and Economics), Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Gebhard Kirchgässner, Istituto Svizzero per l’Economia Estera e Ricerca Economica Applicata, Università di San Gallo
Roger Nordmann, Consigliere Nazionale, Membro della Commissione per l’Ambiente, Pianificazione Territoriale ed Energia, Losanna
Prof. Dr. Thomas Nussbaumer, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) e Scuola Superiore di Lucerna - Proprietario di Verenum (Studio d’ingegneria per procedimenti tecnici, energetici e ambientali)
Prof. Dr. Thomas Peter, Istituto per l’Atmosfera e il Clima, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Dr. Rudolf Rechsteiner, Studioso indipendente, Pubblicista e proprietario dell’
Ufficio di consulenza re-solution.ch
Dr. Christoph Ritz, Dirigente ProClim (Forum for Climate and Global Change), Accademia Svizzera delle Scienze
Prof. Dr. Sergio Rossi, Titolare della Cattedra di Macroeconomia e economia monetaria, Università di Friborgo
Prof. Dr. Roland Scholz, Institute for Environmental Decisions, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Philippe Thalmann, Research Group on the Economics and Management of the Environment, Politecnico Federale di Losanna (EPFL)
Dr. Frank Vöhringer, Politecnico Federale di Losanna (EPFL), Dirigente dell’azienda di consulenza Econability
Prof. Dr. Andreas Zuberbühler, Presidente del Comitato Scientifico dell’Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche
30 agosto 2011
Successo della manifestazione internazionale contro il carbone a Coira (Grigioni)
Dal sito dei cittadini di Saline Ioniche un primo resoconto della manifestazione tenutasi a Coira (Svizzera, cantone dei Grigioni) contro il progetto di centrale a carbone dell'azienda Repower
Clicca qui per la fonte dell'articolo, clicca QUI per documenti video dalla manifestazione
"La più grande manifestazione popolare dal 2004, quando a gennaio di quell’anno le popolazioni dei Grigioni manifestarono contro il World Economic Forum”. A scriverlo è la testata giornalistica svizzera Suddeutschschweiz am Sonntag in merito alla manifestazione "Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO!" che si è tenuta a Coira (Svizzera) sabato 27 agosto, organizzata dall’associazione ZUKUNFT STATT KOHLE (futuro invece di carbone).
Grande successo dunque, oltre le più rosee aspettative, per la pacifica e colorata protesta andata in scena per le vie della cittadina svizzera, contro Repower, azionista di maggioranza del gruppo SEI (Saline Energie Ioniche).
La delegazione per il No al Carbone, che ha rappresentato le tante associazioni dell’area grecanica, i movimenti, i comitati e la stragrande maggioranza dei cittadini che da anni lottano contro il progetto carbonifero Sei-Repower, per la difesa della salute e del territorio, ha fatto rientro da Coira nella serata di ieri, entusiasta per l’ottima riuscita dell’evento.
Il viaggio in Svizzera della delegazione calabrese è stato possibile esclusivamente grazie al contributo delle associazioni, dei comitati, e all'aiuto delle migliaia di persone che, con grande generosità durante il banchetto itinerante nocarbone che ha fatto tappa in numerosi paesi dell’area grecanica, hanno voluto sostenere la nostra lotta, che è anche la loro lotta, delegandoci a portare a Coira il loro deciso e inamovibile NO ALLA CENTRALE A SALINE!
Calorosissima l’accoglienza della popolazione grigionese che ha ospitato nelle proprie case i circa quaranta partecipanti arrivati in terra elvetica nella serata di venerdi, dopo un viaggio in pullman di circa 20 ore e 1700 km di tragitto. A loro si sono uniti numerosi, nel primo pomeriggio di sabato, conterranei residenti al nord, una delegazione di Legambiente Italia, rappresentanti dei movimenti nocarbone nazionali tra i quali alcuni da Porto Tolle.
Nella mattinata di sabato, la pioggia battente non ha ostacolato la visita alla nuova centrale idroelettrica di Repower a Grüsch . Con i motti “Dal profondo meridione a combattere il carbone” o ancora “Vogliamo Greenpower, cara Repower”, la delegazione reggina ha raggiunto a piedi, con striscioni e cartelli, la sede della tanto sponsorizzata, pulita e moderna centrale elettrica Taschinas, chiedendo a gran voce che a Saline Joniche, fuori dal clamore mediatico, Repower non investa in fonti fossili altamente inquinanti e dannose per la salute.
Alle 13:00 conferenza stampa presso il Drei Könige a cui ha preso parte, tra i vari esponenti dell’associazionismo e del mondo politico, Nuccio Barillà in rappresentanza del Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica e di Legambiente.
A seguire ritrovo dei partecipanti presso la Piazza della Stazione di Coira e inizio della manifestazione. La Bahnhonfstrasse è diventata il cuore pulsante di Coira. Oltre 500 persone hanno dato vita ad un corteo festante e colorato, ed allo stesso tempo determinato nel dire il suo NO AL CARBONE!
Ha avuto così inizio quella che è stata definita dalla stampa Svizzera una delle più grandi manifestazioni popolari mai fatte nel cantone dei Grigioni. Centinaia di persone ed un unico cuore pulsante al ritmo della tarantella calabrese suonata dagli Arghia, gruppo proveniente da Condofuri, che a sostegno della causa, ha suonato gratuitamente la musica della tradizione grecanica tra gli applausi festanti della gente.
Numerosi i messaggi rivolti a Repower e al Governo del Cantone dei Grigioni dalla Kornplatz. Sono intervenuti: Karmen Ramirez Boscan, rappresentante della popolazione indigena Wayuu, Colombia Jon Pult, Granconsigliere dei Grigioni e presidente del Partito socialista Grigioni
Anita Mazzetta, direttrice WWF Grigioni, Josias Gasser, granconsigliere dei Grigioni (Partito verde-liberale GLP) e imprenditore, Tanya Schmid, presidente Associazione Zukunft statt Kohle Nuccio Barillà, coordinamento associazioni e dirigente Legambiente Italia, Reto Gasser, attivista protezione climatica, Mimmo Romeo, Coordinamento e Pro Loco Saline Joniche , Ole Wilke, Iniziativa popolare Salute e Protezione Climatica Unterelbe/Brünsbuttel.
“Fino ad oggi – ha affermato Karmen Ramirez Boscan - la miniera El Cerrejon, la più grande miniera di carbone a cielo aperto del mondo, con una produzione stimata di 22 milioni di tonnellate di carbone, ha distrutto 69'000 ettari di terra. In nome del progresso centinaia di comunità sono state costrette ad andarsene. Centinaia di Wayuus vivono nel degrado. Viviamo in un ambiente “carbonizzato”, la nostra acqua è inquinata dal carbone e dall’acido solforico, il nostro bestiame deve nutrirsi con piante inquinate dal carbone, e noi dobbiamo nutrirci di questi animali contaminati. Nel territorio degli Wayuu respiriamo carbone, giorno per giorno, cosa che causa malattie alle vie respiratorie e alla pelle.”
"Una porcheria di politica ambientale". Così Jon Pult, ha condannato l'atteggiamento di Governo e Gran Consiglio Retico definendo i progetti di Saline e Brunsbüttel. “Ma chi è veramente responsabile per questa porcheria? Certo la Repower stessa. – ha continuato Pult – E’ per questo oggi gridiamo forte a questa impresa: fermatevi! Abbandonate i vostri progetti sul carbone e investite nel futuro del Cantone Grigioni! Investite in energia solare! Investite in efficienza energetica! Investite in collegamenti elettrici intelligenti! Smettetela di parlare del “Pure Power“ dei Grigioni mentre in Germania e in Italia state progettando simili catapulte di sudiciume!”.
Bloccare subito gli investimenti di Repower in Italia e Germania affinché la società retica “non possa in futuro vendere le sue partecipazioni nelle centrali in costruzione”, è quanto ha dichiarato Tanya Schmid presidente dell’associazione organizzatrice.
La manifestazione si è conclusa con una grandissima festa calabrese a Turnerwiese dove, tra l'ottimo cibo, la straordinaria musica etnica, con il “sinfronino” di Giuseppe Gatto e la “tastiera” di Attilio Nucera, un pezzo di Calabria è entrato nel cuore della Svizzera e in quello dei suoi abitanti.
Per una volta il viaggio dalla Calabria non è stato il viaggio della disperazione alla ricerca di un posto di lavoro, come accadeva anni fa, ma è stato un viaggio della determinazione, volto a lottare per mantenere viva e pulsante la nostra terra, le nostre tradizioni e le nostre peculiarità, la nostra cultura e per poter essere NOI gli artefici del NOSTRO futuro.
Video, Foto e un resoconto completo di tutta la manifestazione sul sito web del coordinamento www.nocarbonesaline.it e sulla pagina face book “No alla centrale a carbone di Saline Joniche”
CLICCA QUI per l'articolo di 'ntacalabria e Ticinolibero
26 agosto 2011
Presentazione della mobilitazione a Coira, il video
Saline Joniche: cittadini e Associazioni presentano la mobilitazione che si terrà a Coira (Svrizzera) nel prossimo 27 agosto. Presenti anche il Sindaco Curatola (Bagaladi) e Nuccio Barillà di Legambiente. Nel video si parla anche della rete di movimenti che si muove in Italia per l'abbandono del carbone.
Clicca qui per l'articolo e altri interventi.
23 agosto 2011
Anche Legambiente a Coira il 27 Agosto
Fonte
"Legambiente ha reso noto di aderire alla manifestazione di sabato 27 agosto a Coira nel Cantone dei Grigioni in Svizzera, per protestare contro l'intenzione della multinazionale dell'energia Repower, di costruire a Brunsbüttel (Germania del nord) e a Saline Joniche due centrali a carbone per un importo di 4.5 Miliardi di Euro, con una potenza di 3120 Megawatt.
"Parteciperemo numerosi, con rappresentanti provenienti da tante parti d'Italia affinché sia chiaro che il nostro No al carbone riguarda Saline Joniche ma anche tutto il resto del Paese e dell'Europa – ha dichiarato il responsabile scientifico di Legambiente Stefano Ciafani -. Il carbone è il combustibile fossile a maggior emissione specifica di anidride carbonica. La centrale garantirà quindi solo importanti profitti alle aziende e nessun beneficio alla popolazione, già pesantemente danneggiata da politiche dissennate di gestione del territorio".
Il raggiungimento degli obiettivi sul clima unisce tutta l'Europa in una battaglia virtuosa determinante per il futuro, quindi, l'ipotesi di nuove centrali a carbone suona francamente incomprensibile.
"Il carbone peggiorerà la dipendenza energetica del nostro Paese dall'estero visto che importiamo più del 99% del carbone che utilizziamo – ha aggiunto Nuccio Barillà del direttivo nazionale dell'associazione –; non abbasserà la bolletta energetica del Paese, mentre dei potenziali risparmi nell'acquisto del combustibile beneficeranno soprattutto i bilanci delle aziende energetiche, e obbligherà l'Italia al pagamento di multe pesanti per il mancato rispetto del protocollo Kioto e del 20-20-20. Una situazione assurda soprattutto in un territorio dove oltre il 57% della popolazione ha recentemente dimostrato, attraverso l'esito del referendum sul nucleare, di volere un futuro pulito e rinnovabile".
La Calabria, come il resto d'Italia e d'Europa, ha bisogno di una nuova politica industriale basata esclusivamente sull'investimento deciso in innovazione tecnologica e fonti energetiche alternative e non su opere di grande impatto sull'ambiente e fallimentari sul piano economico e occupazionale. Nessuna centrale a fonti fossili inquinanti come il carbone, quindi, deve essere realizzata per permettere all'Italia di contribuire a costruire il modello energetico elettrico europeo al 2050 senza fonti fossili.
"Per questo, sabato 27 saremo in tanti alla manifestazione organizzata dalle associazioni svizzere contro il carbone a Coira – ha concluso Barillà -, per sostenere le ragioni dell'ambiente e della salute dei cittadini calabresi, liguri, veneti, italiani ed europei"
Saline Joniche presenta "Centrali a carbone Repower ADDIO"
Pubblichiamo il seguente comunicato dal Coordinamento Associazioni Area Grecanica per il NO al Carbone, rispetto alla conferenza stampa tenutasi ieri 22 agosto 2011. Edit: aggiunta in coda la dichiarazione del Presidente della Calabria Scopelliti
"Durante la conferenza Stampa organizzata dal Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica per il NO al Carbone e tutti i movimenti che si battono per la difesa della salute e del territorio di Saline Joniche, è stata presentata la manifestazione "Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO" che si svolgerà nella città svizzera di Coira, nel cantone dei Grigioni, il 27 agosto prossimo.
Nuccio Barillà, della Direzione Nazionale di Legambiente, ha introdotto la conferenza stampa dichiarando: “L’iniziativa a Coira dimostra che l’impegno per il clima va ben oltre l’ambito locale è ha un valore internazionale.
Al di là della finta ostentazione di sicurezza da parte della SEI, la partita della realizzazione della centrale a carbone a Saline J. è tutt’altro che chiusa. Nonostante le forzature governative e le pressioni sul territorio, emerge l’incapacità della SEI e dei sostenitori della centrale a dare risposte credibili ai ragionevoli dubbi sulla sicurezza e sui pericoli d’inquinamento, sulla reale ricaduta occupazionale. L’operazione della centrale si manifesta per quello che è: il risultato della saldatura tra interessi d’impresa e interessi speculativi di soggetti locali. Mentre emerge chiaramente l’incompatibilità con le scelte di sviluppo sostenibile dell’area.
Siamo pronti a contrastare l’eventuale decisione di dare via libera alla centrale sul terreno legale, amministrativo, politico e sul terreno del movimento. Alla forza di convincimento del denaro contrapponiamo quelle della scienza, dell’ambiente e della salute dei cittadini. Da Porto Tolle è venuto chiaro il segnale che non è possibile calpestare il parere degli enti locali e delle popolazioni o eludere gli scenari alternativi al carbone. Legambiente sarà presente a Coira con una delegazione nazionale e i rappresentanti degli altri siti del carbone in Italia”.
La manifestazione, promossa dall’associazione Zukunft Statt Kohle (Futuro invece di carbone) ha l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale per bloccare gli investimenti di Repower (socio di maggioranza del progetto SEI) e in particolare il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche. L’associazione svizzera non è nuova a queste importanti manifestazioni internazionali, infatti, insieme ad altri 14 soggetti tra partiti ed associazioni, ha già promosso altre iniziative popolari per far conoscere i progetti carboniferi di Repower, di cui il Cantone dei Grigioni possiede il 46% delle azioni.
“La popolazione grigionese - ha spiegato Noemi Evoli del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica per il NO al Carbone - non vuole essere responsabile dei danni al clima e all’ambiente che sarebbero provocati dalla costruzione di una centrale a carbone, perciò ha scelto, a pochi giorni dal dibattito sull’energia del Gran Consiglio Retico previsto per il 30 e 31 agosto, di organizzare questa manifestazione, autorizzata e pacifica, per opporsi fermamente alla costruzione dei due impianti progettati dalla multinazionale svizzera nei territori di Saline Joniche in Italia e di Brunsbüttel in Germania, offrendo, dunque, un aiuto importante e significativo alla battaglia del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica e di tutti i movimenti che si battono per la difesa della salute e di quel territorio”.
“Abbiamo studiato, ci siamo informati, abbiamo condiviso – ha sottolineato Francesca Panuccio del Coordinamento - facendo rete con gli altri movimenti nocoke nazionali e internazionali, acquisendo quelle competenze che oggi ci permettono di ribattere punto su punto alle baggianate della SEI che con fare presuntuoso tenta di scavalcare i pareri contrari degli enti locali. E se la SEI intende imporre dall’alto il suo progetto scellerato sappia che potrà derogare alle norme, ma non alla volontà popolare”.
In rappresentanza della Giunta Provinciale è intervenuto l’Assessore alla Cultura e alla Legalità Edoardo Lamberti Castronuovo, che ha ribadito la ferma contrarietà della nuova amministrazione alla realizzazione della centrale a carbone, sottolineando che nessuna ragione economica può superare le ragioni della sicurezza e della qualità della vita anche di un solo cittadino e impegnandosi ad avviare un serio e concertato progetto di riqualificazione di quel territorio.
Contestualmente è giunta la notizia che il Governatore della Calabria Giuseppe Scopelliti farà presto giungere alla stampa una nota di conferma della posizione di assoluta contrarietà della Regione all’impianto carbonifero.
Sono intervenuti anche Federico Curatola, Sindaco di Bagaladi fortemente impegnato nello sviluppo di progetti con fonti energetiche rinnovabili, a ribadire la posizione del Comitato dei Comuni dell’area interessata; Mimmo Romeo, Presidente della Proloco di Saline J., chiedendo un impegno per uno sviluppo turistico e sostenibile di tutto quel territorio così ricco di potenzialità ancora inespresse, e l’Avv. Pizzi, Presidente dei produttori di bergamotto nonché Commissario del Consorzio, che ha contestato i dati della SEI sulle false ricadute occupazionali a fronte della morte di un settore dell’eccellenze produttive calabresi da difendere strenuamente.
“La lotta coinvolge tutti coloro che vogliono un futuro diverso dal carbone, basato invece sulle energie rinnovabili, sulla salvaguardia dell’ambiente, delle attività di pesca e agricoltura già esistenti. - ha continuato Franco Meduri del Coordinamento - Non si possono ignorare la vocazione turistica dell’intero territorio, le potenzialità offerte dall’area grecanica, le numerose possibilità di sviluppo legate al turismo responsabile che si sta tentando di avviare nei borghi antichi, grazie anche al sistema dell’ospitalità diffusa.
E’ fondamentale una importante adesione alla manifestazione di Coira. Le associazioni grigionesi daranno un aiuto, ma non possono sostituirsi alle associazioni e ai cittadini di Saline e dei comuni limitrofi, perché saranno queste ultime a subire gli effetti diretti della presenza di una centrale al carbone sul proprio territorio. Per questi motivi, è necessario promuovere la più ampia partecipazione possibile. Si invitano, pertanto, i singoli cittadini, le associazioni, i movimenti, sia locali che nazionali, i gruppi musicali a partecipare all’iniziativa”.
“Per informare e sensibilizzare i cittadini è stato fondamentale il ruolo giocato dal banchetto informativo itinerante che abbiamo organizzato in questi giorni in tutti i paesi dell’area grecanica, e le adesioni e i contributi ricevuti sinora ci danno ragione. - ha concluso Noemi Evoli presentando il programma dell’evento - La manifestazione si aprirà con un corteo che, partendo dalla Piazza della Stazione di Coira, si dirigerà verso la Kornplatz. Qui si terrà un comizio al quale parteciperanno i rappresentanti dei vari movimenti e associazioni. A seguire la festa di chiusura italiana sulla Turnerwiese. Il programma completo è il seguente:
Giovedi 25 Agosto
ore 20.45 - Ritrovo dei partecipanti in Piazza Chiesa a Saline Joniche (RC)
ore 21.30 - Partenza per Coira (Svizzera)
Venerdi 26 Agosto
Arrivo a Coira nel pomeriggio/sera e sistemazione presso le famiglie ospitanti.
Sabato 27 Agosto
ore 14.00 - Ritrovo presso Piazza della Stazione di Coira
ore 14.15 - Corteo verso la Kornplatz e comizio
ore 16.00 - Festa di chiusura sulla Turnerwiese con i Kalafro e il sonu a ballu degli Arghia
ore 22.00 - Partenza da Coira per Saline J. (RC)
Domenica 28 Agosto
Rientro a Saline J. (RC) in tarda serata
Sono ancora disponibili alcuni posti per partecipare gratuitamente alla manifestazione, dunque, tutti coloro che volessero aderire alla manifestazione - dopo avere verificato se il documento in proprio possesso è valido per l'espatrio - possono inviare una mail all’indirizzo info@nocarbonesaline.it “.
Coloro che non potranno essere presenti in Svizzera il 27 agosto, ma desiderano sostenere l’iniziativa potranno dare un piccolo ma importante contributo economico, presso la “Casa del Geosito” nel borgo di Pentedattilo o con una donazione online con qualsiasi carta di credito, direttamente sul sito www.nocarbonesaline.it"
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Aggiungiamo la dichiarazione di Scopelliti, diffusa qualche ora fa: “Ritengo di grande significato promozionale la manifestazione di sabato prossimo in Svizzera per contrastare la realizzazione delle centrali a carbone alla quale hanno aderito il coordinamento delle associazioni dell’Area Grecanica e i movimenti che si battono per la tutela del territorio”. Lo sostiene il presidente Giuseppe Scopelliti, che aggiunge di essere idealmente accanto alla delegazione reggina che si recherà in Svizzera, ribadendo che “per Saline c’è la massima attenzione da parte della Regione”
18 agosto 2011
Saline Joniche si prepara per la Svizzera
Da 'NtaCalabria
(Sul medesimo argomento leggi anche l'articolo di Rubric.it)
Se in questi giorni siete in vacanza nel basso Jonio reggino e la sera partecipate alle immancabili feste di paese e sagre varie, oltre che deliziarvi di leccornie locali e buona musica (meglio se popolare), godere dell’aria pulita e dei panorami mozzafiato offerti dalla natura calabrese, fermatevi un attimo a pensare anche alla preservazione del territorio, e alla sua futura rivalutazione. Basta poco: basta dare uno sguardo a un piccolo banchetto informativo gestito da alcuni ragazzi che indossano una maglietta con una scritta che la dice lunga sul loro pensiero: NO AL CARBONE!
No, non si tratta del carbone che usiamo per fare le tradizionali scorpacciate di carne arrosto, ma del carbone industriale e dei suoi velenosi derivati che, sembra, potrebbero un domani uccidere la natura ancora per certi versi selvaggia del nostro territorio. Chi non ha mai sentito parlare di Saline Joniche e della sua lotta contro il tempo e contro il bieco arrivismo di alcuni esponenti politici locali e di una multinazionale svizzera, la SEI, per impedire il danno dello scempio ambientale, oltre la beffa di voler sfamare gli affamati (di lavoro) con una centrale che in realtà uccide la vera vocazione del luogo, cioè agricola e turistica?
Da tempo i cittadini più smaliziati hanno capito che il futuro, non solo dell’area reggina ma dell’intero pianeta, si può affidare solo allo sviluppo economico non nocivo per l’ecosistema della zona. Questi cittadini, assieme ad alcune associazioni presenti sul territorio vogliono e pretendono che si possa vivere di lavoro pulito, di progetti onesti e non di specchietti per le allodole, e non ci stanno a far proprio l’ideale del sindaco del comune di Montebello Jonico: “Almeno moriamo con la pancia piena!” La popolazione di Montebello e dintorni preferisce vivere con la pancia piena!
Se avrete la pazienza di fermarvi un attimo a parlare coi ragazzi del NO AL CARBONE, sentirete le loro ragioni, e potrete sostenerli nell’attuazione di un loro importante progetto: un viaggio in Svizzera, a fine agosto, per manifestare pacificamente il loro dissenso sull’uso del carbone a Saline, nel cuore stesso della Svizzera, patria della Repower, azionista di maggioranza della SEI.
L’evento è stato promosso dall’associazione Zukunft Statt Kohle (“Futuro invece di carbone”) del Cantone dei Grigioni, con il preciso scopo di sensibilizzare la popolazione locale sull’importanza di bloccare gli investimenti carboniferi di Repower sui territori di Saline in Italia e di Brunsbüttel, in Germania.
Con questa partecipazione, il Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica vuol concentrare l’attenzione dell’opinione pubblica sul futuro di Saline e del comprensorio; un futuro che la maggioranza dei cittadini vogliono pulito, e se proprio ci dev’essere un colore a simboleggiarlo, che sia il verde dei campi e il blu del mare, e non il nero del carbone e della morte. I cittadini pretendono che i soldi e i fondi per il territorio siano investiti in progetti ecosostenibili e che diano da lavorare alle persone del luogo impegnate in agricoltura, pesca, settore terziario.
Hanno dato il loro contributo alla causa anche personaggi del calibro dell’amato cantante popolare Eugenio Bennato, che ha indossato la maglietta NO AL CARBONE insieme ai suoi musicisti durante il suo magnifico concerto di qualche giorno fa a Bova, ed inoltre gruppi etnici come “Il Parto delle Nuvole Pesanti”, che si sono esibiti a Palizzi, i “Kalafro” sul palco di Lazzaro e gli ”Arturo Fiesta Circo in concerto contro il carbone a Gallico”.
Le magliette si possono acquistare presso il banchetto informativo; il ricavato, insieme alle donazioni libere che si possono fare online dal sito www.nocarbonesaline.it tramite paypal o con una ricarica postepay al tesoriere “Davide Imbalzano n° carta= 4023 6005 9875 4242” , andranno a sostenere i costi del materiale informativo e il viaggio, a cui si può aderire gratuitamente rivolgendosi agli organizzatori scrivendo una al seguente indirizzo info@nocarbonesaline.it .
21 luglio 2011
Manifestazione nei Grigioni (Svizzera), dalla Calabria una delegazione per il NO al carbone
Comunicato stampa No al carbone Saline Ioniche (RC)
"Sabato 27 agosto a Coira, nel cantone dei Grigioni (Svizzera), si svolgerà una manifestazione contro il progetto della centrale a carbone di Saline Joniche. A promuovere l’iniziativa è l’associazione Zukunft Statt Kohle (Futuro invece di carbone) con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione locale tentando di bloccare gli investimenti di Repower (socio di maggioranza del progetto SEI).
L’associazione svizzera, insieme ad altri 14 soggetti, tra partiti ed associazioni, ha già promosso altre iniziative popolari per far conoscere i progetti carboniferi di Repower, di cui il Cantone dei Grigioni possiede il 46% delle azioni.
L’evento si svolgerà a pochi giorni dal dibattito sull’energia del Gran Consiglio Retico previsto per il 30 e 31 agosto.
Il tema della manifestazione, autorizzata e pacifica, sarà “Nessun danno al clima dai Grigioni: centrali a carbone Repower ADDIO” e servirà ad opporsi alla costruzione dei due impianti progettati dalla multinazionale svizzera sui territori di Saline e Brunsbüttel in Germania. Sarà dato maggiore risalto al problema di Saline, meno conosciuto rispetto a quello tedesco.
La manifestazione si aprirà con un corteo che, partendo dalla Piazza della Stazione di Coira, si dirigerà verso la Kornplatz. Qui si terrà un comizio al quale parteciperanno i rappresentanti dei vari movimenti e associazioni. Un modello di una centrale a carbone rotto e un simbolo per un futuro con energie rinnovabili verranno deposti davanti alla sede del Parlamento. A seguire, festa di chiusura italiana sulla Quaderwiese.
La popolazione grigionese non vuole essere responsabile dei danni al clima e all’ambiente che sarebbero provocati dalla costruzione di una centrale a carbone. La manifestazione, quindi, è un valido aiuto alla battaglia del Coordinamento delle associazioni dell’area grecanica e di tutti i movimenti che si battono per la difesa della salute e del territorio. La lotta coinvolge tutti coloro che vogliono un futuro diverso dal carbone, basato invece sulle energie rinnovabili, sulla salvaguardia dell’ambiente, delle attività di pesca e agricoltura già esistenti.
Non si possono ignorare la vocazione turistica dell’intero territorio, le potenzialità offerte dall’area grecanica, le numerose possibilità di sviluppo legate al turismo responsabile che si sta tentando di avviare nei borghi antichi, grazie anche al sistema dell’ospitalità diffusa.
Fondamentale una importante adesione alla manifestazione di Coira. Le associazioni grigionesi possono solo dare un aiuto, ma non possono sostituirsi alle associazioni e ai cittadini di Saline e dei comuni limitrofi, perché saranno queste ultime a subire gli effetti diretti della presenza di una centrale al carbone sul proprio territorio.
Per questi motivi, il Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica vuole promuovere la più ampia partecipazione possibile. Si invitano pertanto i singoli cittadini, le associazioni, i movimenti, sia locali che nazionali, i gruppi musicali a partecipare all’iniziativa. Tutti coloro che volessero aderire alla manifestazione o chiedere informazioni, possono inviare una mail all’indirizzo info@nocarbonesaline.it Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.
Coloro che non potranno essere presenti in Svizzera il 27 agosto, potranno comunque dare il loro contributo economico a partire da venerdì 23 luglio, recandosi alla “Casa del Geosito” al borgo di Pentedattilo.
Per rimanere aggiornati è possibile inoltre visitare il sito web del Coordinamento al seguente indirizzo www.nocarbonesaline.it
Coordinamento Associazioni Area Grecanica