No al carbone Alto Lazio

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30 ottobre 2011

Saline Joniche, breve storia della vicenda carbone

Riportiamo l'articolo "Catastrofi e imbrogli del carbone sulle rive dello Jonio" pubblicato sul Manifesto

È una delle più alte d'Europa, oltre 170 metri. È segnalata persino sulle rotte dell'aeroporto di Reggio. La ciminiera della Liquichimica la scorgi da lontano una volta giunto sulla punta dello Stivale, nel lembo di costa che affaccia sullo Stretto. Sta qui da quasi 40 anni ma non è stata mai messa in funzione. Benvenuti a Saline Joniche, frazione di Montebello, mille anime protese sullo Jonio alle pendici dell'Aspromonte. E un fantasma. Quello della città industriale che avrebbe dovuto dar lavoro a mezza Calabria. Un fantasma ingombrante da migliaia di metri quadri che oggi è un cimitero industriale da far paura. Il fallimento delle politiche per il Mezzogiorno ha qui una sua cattedrale. Trecento miliardi dell'epoca, quelli del Pacchetto Colombo del 1972, investiti per costruire «uno dei più grandi poli industriali del Paese», andati in fumo per dabbenaggine e scelleratezza. Settecentomila metri quadri, un'area gigantesca. E una fabbrica oggi abbandonata come un rottame: spogliatoi, mensa, serbatoi, centrale elettrica, vasche per la produzione di acqua sterile, silos per l'acido cidrico, collegamento ferroviario, persino un porto privato che doveva servire alla movimentazione dei prodotti liquidi. Il tutto costruito solo per esser oggetto di manutenzione straordinaria. Si trattava di impianti all'avanguardia, di notevole interesse scientifico. I laboratori erano destinati ad ospitare collaborazioni tra le università del sud nel campo delle biotecnologie. La produzione complessiva della fabbrica avrebbe dovuto riguardare la lavorazione di normalparaffina derivata da petrolio, allo scopo di trarne componenti chimici per la detergenza e bioproteine da destinare all'alimentazione animale. Insomma, "bistecche" al petrolio per animali. Un business enorme per l'epoca.
Poi, d'improvviso, la tegola. Soltanto dopo aver completato l'impianto, ed aver dilapidato 300 miliardi, il ministero della Sanità si è accorto che le "bistecche" erano cancerogene. E il tempo per la Liquichimica si è fermato a quel giorno di primavera del 1976. Tuttavia quei soldi furono spesi. E qualcuno ci ha lucrato. La fabbrica fu costruita, e furono i Costanzo, catanesi sbarcati in Calabria nel 1975 (affidatari anche dell'appalto per la realizzazione dell'enorme complesso delle Officine Grandi Riparazioni) ad aggiudicarsi i lavori che poi subappaltarono alla cosca locale capeggiata da Natale Iamonte. Ma i contatti con le 'ndrine andarono ben oltre. Pare infatti che i Costanzo si rifornissero dalla ditta di calcestruzzo Gercam, di proprietà Iamonte. E non è superfluo ricordare che è di quegli anni l'indagine della Procura di Reggio che scoperchiò i traffici di armi e stupefacenti tra le cosche catanesi e reggine, con particolare riferimento ai rapporti tra Paolo De Stefano e Nitto Santapaola. Lo stesso porto di Saline, poi, non sarebbe nuovo ad approdi di carichi di armi e droga.

Arrivano gli svizzeri

Sull'area cala il silenzio per oltre 20 anni con l'enorme struttura lasciata ad usurarsi. Mentre l'adiacente porto inizia a fare i conti con la forza del mare che distrugge parte delle banchine e con la sabbia che ostruisce gli imbocchi. Della Liquichimica si ritorna a parlare nel 1997 quando il Consorzio Sipi (Saline Ioniche Progetto Integrato) rileva all'asta gli impianti e i terreni ex Enichem con l'obiettivo di rottamare il± ferro e l'acciaio e rivendere il terreno. Con il tempo anche le Officine Grandi Riparazioni delle Ferrovie vengono smantellate mentre la magistratura scopre che la 'ndrangheta aveva già messo gli occhi sulla zona per realizzarvi un centro commerciale. Si assiste da lì in poi a varie promesse sulla rivalutazione dell'area come la costruzione di un Parco marino, l'installazione di pannelli fotovoltaici e altro ancora. Solo parole, niente più. Finchè nel 2006, l'impresa svizzera Sei Spa (Società Energia Saline), gravitante nell'orbita della multinazionale elvetica Repower, acquista dal Sipi una parte dell'area per la realizzazione di una Centrale a carbone. Il cui utilizzo per la produzione di energia elettrica è vietato dal Piano energetico regionale «per tutto il territorio calabrese».

La mobilitazione

Un gigante a carbone dalla potenza di 1320 MW per un investimento di oltre un miliardo. Un paradosso per la Calabria che esporta energia per una quota del 50% rispetto alla produzione e che ha deciso di puntare sulle rinnovabili. Sebbene l'uso del carbone sia assolutamente vietato, la Sei vuole imporre il suo progetto, irrispettosa del parere contrario di Regione, Provincia, Comuni e della gran parte della popolazione. Al contrario, il ministero dell'Ambiente ha ritenuto il progetto «sicuro dal punto di vista ambientale e della salute pubblica». Davvero incredibile dal momento che la combustione del carbone in centrali elettriche rappresenta la più grande fonte di inquinamento da CO2, più del doppio di quelle a gas. Nonostante l'Unione Europea abbia assunto la decisione di ridurre entro il 2020 di almeno del 30% le emissioni di gas serra, rispetto ai livelli del 1990, nonostante l'Organizzazione Mondiale della Sanità abbia rimarcato che «le centrali a carbone sono una delle cause principali dell'emissione delle polveri sottili che ogni anno nel mondo causano la morte di 2 milioni di persone». La comunità scientifica è unanime nel ritenere il carbone una grave minaccia per la salute di tutti: la combustione rilascia un cocktail di inquinanti micidiale (Arsenico, Cromo, Cadmio e Mercurio) che coinvolgono un'area più vasta di quella intorno agli impianti.Il legame tra danno ambientale e minacce per la salute umana dovrebbe ormai costituire comune consapevolezza. Ciò nonostante, e per meri calcoli legati al prezzo del carbone (peraltro in salita), alcune aziende insistono per costruire nuove centrali a carbone o riconvertire centrali esistenti. Cambia la multinazionale, ma il copione utilizzato da nord a sud dello Stivale è sempre lo stesso: ricatto occupazionale, false promesse, tentativi di far passare le centrali come isole felici. Ma al pari di Alto Lazio, Polesine, Vado, La Spezia, Rossano, Brindisi, anche qui nell'area grecanica del reggino le mire espansioniste del capitale hanno dovuto fare i conti con l'opposizione popolare. Da Motta San Giovanni a Montebello, da Melito a Bagaladi, da San Lorenzo a Gallicianò, da Brancaleone a Ferruzzano si è levato alto il grido: "Fermiamo il carbone". Una contestazione che ha varcato finanche i confini nazionali.

Coira, due mesi fa

«La più grande manifestazione dal 2004 quando le popolazioni dei Grigioni contestarono il World Economic Forum». Così la Suddeutsche am Sonntag commentò la mobilitazione ambientalista del 27 agosto scorso a Coira, nei Grigioni. «Vogliamo green power, cara Repower» urlavano gli attivisti elvetici e calabresi contro la centrale idroelettrica di Grusch e l'impianto a carbone di Saline. A disturbare il corteo anche un comitato pro-carbone. Peccato che si è poi scoperto che Repower aveva finanziato con 9 mila franchi la partecipazione dei comitati "spontanei" del Sì, facendo redigere i comunicati stampa dai propri dipendenti.
«È la dimostrazione che la nostra popolazione è stata raggirata per tre anni da Repower -spiega al manifesto Francesca Panuccio, del coordinamento associazioni area grecanica- screditando chi ogni giorno combatte per la difesa della salute e del territorio, nel vano tentativo di influenzare l'opinione pubblica col ricatto occupazionale. Ma a noi non interessa questa idea di futuro che parla al passato. Chiediamo, piuttosto, alla Sei di venire a investire in Calabria, ma puntando sul rinnovabile. Perchè noi crediamo in una Calabria diversa che investe sul turismo e sulla sua vocazione naturalistica. Basti pensare all'oro verde, al bergamotto, che viene prodotto nel 95% da queste parti».
Puntare, dunque, sulle energie rinnovabili e sulla salvaguardia dei luoghi, «perchè al centro di ben 5 siti di interesse comunitario è assurdo pensare di costruire una centrale a carbone». La lotta dei movimenti reggini continua, dunque, più forte che mai. A partire dalla «Giornata di mobilitazione nazionale contro il carbone» del 29 ottobre. L'appuntamento è alle 10 davanti ai cancelli della ex Sipi, nella discesa del porto. Arriveranno anche da Rossano e da altri luoghi simbolo della Calabria ferita e saccheggiata. Oltre 80 associazioni aderenti, e una buona partecipazione annunciata. Mentre la torre della Liquichimica è sempre lì. Arrugginita dall'incedere del tempo e da un modello di sviluppo fallimentare.

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25 maggio 2011

Solidarietà all'amico Flavio

Flavio Stasi, giovane scintilla di coraggio e passione civile, amico e collega di battaglie, è stato assalito da tre vigliacchi. Pubblichiamo la lettera che ha diramato per metterci a conoscenza dell'accaduto. Flavio ti siamo vicini,

No al Carbone Alto Lazio


"Erano lì, sedute comodamente a tavola in una pizzeria nei pressi dell’Università, le bestie che una settimana fa mi hanno massacrato per strada senza motivo, in tre.
I delicatoni ordinavano un’insalata, ben pettinati, curati, uno di loro di certo lampadato. Io ho il naso fratturato, me lo hanno rotto con pugni e gomitate, e da poco ho rimosso i punti all’arcata sopraccigliare. Mi trovavo lì solo per prendere una pizza da portar via. Dopo avermi visto ed aver sussurrato qualcosa sottovoce tra loro, ghignando, il lampadato si è alzato venendo fuori, nei pressi del forno a legna dove stavo aspettando la mia pizza. Lentamente mi è passato vicino, ha dato un’occhiata fuori dalla pizzeria, dove era parcheggiata la mia macchina, come a dirmi che la stava tenendo d’occhio, dopo di che è tornato al tavolo.
Li ho denunciati, sono stati identificati, e credo che non abbiano apprezzato granché la cosa. Di ritorno a casa, tra rabbia e paura, mi sono chiesto se è ancora il caso di restare qui, vivendo fianco a fianco con questi guappetti da quattro soldi ma talmente vigliacchi da poter fare qualsiasi cosa se solo hanno la certezza di poter vincere facilmente o di poter scappare al momento giusto.
Funziona così: ti massacrano e tu passi i giorni seguenti tra ospedali e caserme, a lavare il sangue dalla macchina, a tranquillizzare chi ti sta vicino mentre allo specchio tranquillizzi te stesso. Loro nel frattempo vanno dall’estetista, spacciano coca e mangiano insalate.
Non c’è una volante a proteggerti in ogni luogo. Gli angoli deserti e bui nelle città ad immagine di questa società, fatte di lustri in centro e giungle in periferia, sono tanti. Ricordo che ci abbiamo provato, tempo fa, a spiegare che non servono le telecamere e gli eserciti per garantire sicurezza, ma servono luoghi vivi e sociali, colmi di discussioni e di vigili occhi umani, non di inutili occhi elettronici nel deserto. Ricordo che parlavamo proprio del luogo in cui sono stato picchiato per una ventina di minuti, senza che passasse nessuno per aiutarmi in qualche modo. Ricordo che lo abbiamo fatto invano.
Io non ho il denaro per permettermi una scorta, figuriamoci, e neanche una porta blindata. Non ho il porto d’armi per autodifesa e dovrei comunque essere davvero incazzato per sparare a qualcuno.
E allora ti dici: quasi quasi me ne vado, per paura o per quieto vivere. Hanno vinto, perché non sei stato il primo, e non sarai l’ultimo, e sulle piccole vigliaccherie impunite, le violenze di strada, le sopraffazioni di quartiere e le conseguenti paure ed omertà, si costruiscono le grandi mafie e questa società di sudditi e sovrani.
Allora non me ne vado più. Mi armo di parola. Non conosco nomi e cognomi, ed in verità non voglio conoscerli. So che i vili sanno di esserlo, e dovranno guardarsi allo specchio per quello che sono, e saranno riconosciuti e derisi per quello che sono. Non parlo solo di quei tre, ma di tutti quelli come loro.
Si aggirano per le città come saprofagi, ma a differenza di questi non hanno nè un’utilità naturale nè una dignità sociale.
Io non mi credo né Falcone né Impastato, non state leggendo “l’Idea Socialista”, anche perché non ho a che fare con Rina e Badalamenti, ma con poveretti che la società ha trasformato in aspiranti tronisti con troppi film di Tomas Milian alle spalle. E del resto se potessi scegliere, non li metterei in galera, mi basterebbe che si guardassero allo specchio schifati.
Tanta gente in questi giorni, per strada o nei negozi, mi confessa la propria disavventura, esperienza diretta o da genitori, fratelli, amici, quasi come se solo chi ha vissuto qualcosa di simile avesse la pazienza di ascoltare. La mia gente, che avrebbe dovuto avere uno sguardo rabbioso e determinato nei confronti di chi deturpa e condanna con la propria bassezza la nostra terra, che amo più di ogni altra cosa, invece mi guarda con occhi rassegnati e compatenti. No, non me ne vado più.
In pizzeria sono passato quasi tre ore fa, due ore fa mi sentivo debole, mentre ora, pur avendo letto solo io ciò che ho scritto, mi sento forte e circondato da miei simili.
Allora a voi tre ed a tutti quelli come voi, dico: venite a massacrarmi ora, anche in dieci contro uno. Potete spaccarmi tutte le ossa, potete sfigurare il mio volto e sfasciare la mia auto, potete accoltellarmi o spararmi, ma non farete neanche un graffio a quello che ho scritto, a quello che penso, e resterete comunque delle ignobili bestie senza dignità.
A tutti gli altri, alla mia gente, imploro di non avere paura, di non restare in silenzio nei confronti delle ingiustizie e delle violenze, di avere il coraggio di vivere liberi, di essere Uomini.
Flavio Stasi

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9 marzo 2011

Anche la Provincia di Cosenza rifiuta di partecipare al tavolo tecnico di Scopelliti

Da TeleReggio
"Energia, Guccione: "La Calabria ha già detto no al carbone"

E' assolutamente condivisibile la decisione assunta dalla Provincia di Cosenza e dal Comune di Rossano di non voler partecipare a nessun 'tavolo tecnico' per discutere sull'ipotesi di una riconversione a carbone della Centrale di Rossano". Lo afferma, in una nota, il consigliere regionale del Pd Carlo Guccione. "Dopo il netto no - aggiunge - espresso dal Piano energetico ambientale regionale approvato nel 2005, dall'Assemblea regionale, dal Consiglio Provinciale di Cosenza, dai consigli comunali di Rossano e Corigliano e da tutti i consigli comunali dell'area ionica, il ricorso al 'tavolo tecnico' a questo punto ha soltanto il sapore dell'espediente per far rientrare dalla finestra una questione che era uscita definitivamente dalla porta principale. La Calabria e la Sibaritide, le cui vocazioni sono preminentemente agricole e turistiche, non vogliono il carbone. Non lo vogliono né a Rossano, né a Saline Joniche, né in nessun altro posto del territorio calabrese, anche perché la nostra regione produce molta più energia di quanto ne ha bisogno". "Dall'Enel - conclude Guccione - ci aspettiamo non furbizie o sotterfugi, ma idee, proposte e investimenti in piena sintonia con uno sviluppo ecocompatibile, rispettoso dell'ambiente, del territorio, della salute dei cittadini e di un'economia fondata soprattutto sul turismo, sulla pesca, sull'agricoltura e sul commercio, fattori che sono in assoluta antitesi con l'utilizzo e la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Rossano".

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Il sindaco di Rossano: nulla è cambiato, non ha senso un nuovo tavolo

Da teleReggioCalabria
"Non intendo partecipare al nuovo tavolo delle trattative sulla questione della riconversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Rossano, in quanto nulla è cambiato nella proposta presentata nuovamente dall'Enel al Ministero dell'Ambiente". Lo ha detto il sindaco di Rossano, Franco Filareto, nel corso di una conferenza stampa. "Lo scorso anno - ha aggiunto - lo stesso Ministero aveva rigettato il progetto dell'Enel sulla riconversione a carbone e non vedo come possa accettarlo ora visto che nulla di fatto è cambiato". Il sindaco ha, inoltre, sostenuto che la posizione delle istituzioni a livello locale non è cambiata affatto sulla perplessità di una riconversione a carbone della centrale.

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8 marzo 2011

Rossano calabro, vertice in Regione per "vagliare nuove proposte"

Fonte: AGI

"Catanzaro, 7 mar. - Il Governatore della Calabria, Giuseppe Scopelliti, ha presieduto questo pomeriggio a Catanzaro, nella sala conferenze della Presidenza della Giunta regionale, una riunione sulle ipotesi di riconversione della centrale Enel di Rossano. All'incontro - informa una nota dell'Ufficio Stampa della Giunta - hanno preso parte anche la Vicepresidente della Regione Antonella Stasi, gli Assessori Trematerra, Pugliano, Mancini e Gentile, i consiglieri regionali del territorio, il Presidente della Provincia di Cosenza, i Sindaci di Rossano e Corigliano, il Presidente di Confindustria di Cosenza, il responsabile nazionale relazioni Esterne territoriali di Enel e i rappresentanti sindacali regionali. "Ho ritenuto che fosse opportuna una riunione inter-istituzionale - ha affermato il Presidente Scopelliti - per le sollecitazioni ricevute negli ultimi tempi, affinche' ci fosse un momento (di confronto e per esporre eventuali nuove idee dal momento che la centrale di Rossano deve essere necessariamente trasformata. Confermo la posizione della Regione, che si e' espressa anche tramite il Consiglio ribadendo di essere contraria alla riconversione della centrale di Rossano a carbone ma - ha proseguito il Governatore della Calabria Scopelliti - credo che si debba avviare un dialogo tra le varie parti per individuare nuovi percorsi da intraprendere.
Abbiamo il compito di ascoltare e penso che il tema debba comunque essere approfondito attraverso un Tavolo convocato appositamente per trattare questa tematica. Vedremo cosa emergera' - ha concluso Scopelliti - e se dovessero esserci elementi di novita' saremo pronti a discuterne". il tavolo sara' convocato dall'assessorato regionale all'Ambiente con le istituzioni territoriali, l'Enel, i Sindacati e il mondo imprenditoriale. (AGI) Red

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24 febbraio 2011

Consiglio congiunto Rossano-Corigliano: ritiro immediato del progetto di riconversione a carbone

Fonte: dirittodicronaca.it
Si comunica che, a norma dell’art. 10 e segg. dello Statuto Comunale e degli artt. 9 e 10 del Regolamento Consiliare, il Consiglio Comunale di Rossano è convocato in sessione straordinaria e urgente ed in seduta pubblica, congiuntamente a quello di Corigliano, per il giorno 27.05.2010, alle ore 18:00,

presso la Sala Consiliare del Palazzo di Città, in piazza SS. Anargiri per trattare il seguente ordine del giorno: Centrale Termoelettrica ENEL di Rossano: Progetto Integrato Policombustibile: osservazioni, valutazioni, determinazioni. Si tratta del terzo Consiglio Comunale congiunto della storia repubblicana delle due Città. L’ultimo Consiglio Comunale congiunto si è tenuto lo scorso 9 ottobre presso il Centro di Eccellenza di Corigliano scalo ed ha trattato l’argomento della
realizzazione dell’ospedale Unico di Eccellenza della Sibaritide.

PREMESSO:
che il destino del sito industriale Enel di Rossano è al centro dell’attenzione della Pubblica Opinione e dei poteri locali relativamente alla sua ristrutturazione e conversione;
che l’ Enel, in modo unilaterale, ha inteso portare avanti un progetto denominato impropriamente “policombustibile”, ma che è fortemente sperequato sul combustibile carbone (95%), dando prova di non ascolto delle aspettative di un intero territorio, già contrario a quella ipotesi;
che le Amministrazione Locali, di Rossano, di Corigliano, della Sibaritide e il mondo delle Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, il Comitato territoriale per la difesa e lo sviluppo sostenibile della Sibaritide hanno già manifestato totale avversione alla riconversione unilateralmente orientata sul carbone;
che l’articolazione progettuale prevede la realizzazione di infrastrutturazioni che implicherebbero ulteriori penalizzazioni ambientali quali:

*
una banchina di 140 ml posta a mare di fronte alla centrale per l’attracco di imbarcazioni cariche di carbone e un pontile di 140 ml di collegamento della banchina alla centrale;
*
una boa posta a 3-5 miglia dalla costa in pieno Golfo di Corigliano-Rossano, dove dovrebbero ancorarsi le grandi navi carboniere oceaniche, dalle quali il carbone, mediante due benne, passerebbe su altre imbarcazioni o chiatte, che farebbero la spola con la terra ferma, per condurre circa 2 milioni di tonnellate di polverino di carbone annue, necessarie per il ciclo di alimentazione della mega Centrale e lo smaltimento di diverse migliaia di tonnellate di residui della combustione (250.000 T di ceneri, 90.000 tonnellate di gesso), da trasportare, via mare chissà dove;
*
una quota di riserva di banchina del Porto di Corigliano, dove accumulare altre migliaia di tonnellate annue di biomasse, previo strasporto via terra (SS106) dal Porto alla centrale, con migliaia di camion da 20 tonnellate ciascuno, alle quali aggiungere altre migliaia di camion per l’approvvigionamento di calcare e di altre biomasse provenienti dalla Regione e da altre Regioni;
*
l’emissione in atmosfera di migliaia di tonnellate gas altamente tossici e di polveri ultrafini, con un impatto ambientale, sulla salute delle popolazioni e sull’economia territoriale devastante;
*
che una tale ipotesi rappresenterebbe contemporaneamente un vulnus per: gli interessi della flotta peschereccia di Corigliano, la seconda del Mediterraneo, nonché per la movimentazione di merci e di uomini sia via terra che via mare, quindi anche per il futuro assetto commerciale del Porto di Corigliano; per la qualità dell’ambiente e per il sistema dell’economia territoriale, che si base sull’agricoltura d’eccellenza, la pesca, il turismo, l’artigianato, la piccola industria di trasformazione, il commercio che occupano già diverse migliaia di addetti;

che a seguito del riavvio del Progetto di riconversione della centrale di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura del V.I.A (valutazione dell’impatto ambientale) ai diversi Ministeri competenti, di cui all’avviso pubblico del 29 aprile 2010, gli Enti Locali, le Associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, del commercio, dell’agricoltura, del turismo, della pesca, nonché l’apposito Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide hanno immediatamente avviato una seria consultazione ed un confronto, dai quali è emersa la totale contrarietà alla riconversione a carbone dell’impianto “senza se e senza ma”;
che il Consiglio Regionale della Calabria ha approvato, con Delibera n. 365 del 14/02/2005, il P.E.A.R. (piano Energetico Ambientale regionale), che subordina l’autorizzazione per la costruzione di nuovi impianti o il ripotenziamento degli impianti esistenti al ricorso esclusivo di fonti rinnovabili, escludendo quindi il carbone;
che i Consigli Comunali di Corigliano e di Rossano, rispettivamente con le Delibere n. 5 del 24/01/2005 e n. 25 del 17/05/2005, si sono espressi, all’unanimità, per il fermo e irrevocabile “No” alla riconversione a carbone della centrale di Rossano;
che il Consiglio della Comunità Montana Sila greca, con Delibera n. 6 del 24/05/2005, ha espresso la propria contrarietà all’alimentazione a carbone della centrale Enel di Rossano;
che l’Amministrazione Provinciale di Cosenza con Delibera della Giunta Provinciale n. 168 del 20/05/2005, ha espresso parere contrario all’ipotesi di conversione a carbone della centrale termoelettrica Enel di Rossano, e con Delibera del Consiglio provinciale n. 14 del 05/05/2009 nell’approvare il P.T.C.P (piano Territoriale di Coordinamento provinciale) della Provincia di Cosenza recepisce il Piano Energetico Regionale;
che i Sindaci e le Amministrazioni Comunali dei 57 Comuni della Sibaritide e del Pollino hanno espresso, in vari modi, la loro netta contrarietà all’uso del carbone per la riconversione del sito elettrico Enel di Rossano.

TUTTO CI0’ PREMESSO E CONSIDERATO

Il Consiglio Comunale

ESPRIME

*
netta e totale contrarietà alla riconversione a carbone della centrale Enel di contrada Cutura di Rossano;

CHIEDE

*
il ritiro immediato del progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano, del procedimento di autorizzazione unica e della procedura di valutazione dell’impatto ambientale (V.I.A.) presentati dall’Enel S.p.A ai diversi Ministeri il 29/04/2010, l’apertura di un tavolo interistituzionale esteso, teso a costruire un orientamento unitario e condiviso sul futuro del sito elettrico nel rispetto degli orientamenti espressi in documenti ufficiali da Regione Calabria, Provincia di Cosenza, dai due Consigli Comunali di Rossano e di Corigliano, dagli altri 55 Comuni della Sibaritide e del Pollino, dalle associazioni di categoria, ambientaliste, culturali, dell’agricoltura, della pesca, del turismo e del commercio, dalla società civile del territorio.

IMPEGNA

*
il Sindaco a porre in essere ogni utile provvedimento per contrastare l’ipotesi di riconversione presentata dall’ Enel il 29 aprile 2010;
*
Il Presidente della Giunta Regionale della Calabria, On. Giuseppe Scopelliti, a salvaguardare la delibera regionale n. 365 del 14 febbraio 2005 (P.E.A.R) e di essere solidale con i Sindaci, le Amministrazioni Comunali e le popolazioni del Nord Est della Calabria impegnati ad opporre un netto rifiuto alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano;
*
I Presidenti dei Gruppi Consiliari e i Consiglieri della Regione Calabria a salvaguardare detta delibera da eventuali tentativi di stravolgere le finalità della stessa, tesa a impedire l’uso del carbone e a imporre l’utilizzo di energie rinnovabili nella riconversione di centrali termoelettriche nella Regione;
*
Il Presidente della Giunta Provinciale di Cosenza, On. Mario Oliverio, a mantenere fermo il sostegno ai Sindaci, alle Amministrazioni Comunali, alle popolazioni del Nord Est della Calabria e il diniego alla riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano;
*
La rappresentanza parlamentare calabrese ad attivarsi per contrastare il disegno neocolonialista dell’Enel S.p.A. di desertificare il territorio del Nord Est della Calabria uno dei più ricchi del Sud per storia e sviluppo economico sostenibile, minacciato dalla pretesa inaccettabile dell’Enel S.p.A. di convertire a carbone il sito elettrico di Rossano.

La presente delibera verrà inviata:

Al Presidente del Consiglio dei Ministri, On. Silvio Berlusconi;
Al Ministeri competenti della Attività produttive, dell’Ambiente e dei beni Culturali;
Al Presidente della Giunta Regionale On. Giuseppe Scopelliti;
All’Assessorato all’Ambiente della Regione Calabria;
Al Presidente del Consiglio Regionale;
Al Presidente della Commissione Attività Produttive dello stesso Consiglio;
Al Direttore generale dell’Arpacal;
Al Presidente della Giunta della Provincia di Cosenza Mario Oliverio;
A tutti i Sindaci del Comprensorio;
Alla Capitaneria di porto di Corigliano Calabro;
Al Direttore generale dell’ASP di Cosenza;
All’Amministratore Delegato della società Enel SpA;
Agli organi di informazione.

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17 novembre 2010

Vittoria. "Il Consiglio Regionale boccia il carbone per la Calabria: più vicine le prospettive per uno sviluppo sostenibile per la Sibaritide"

Comunicato del COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)
Il Consiglio Regionale nella seduta del 15 novembre 2010, alla presenza di una folta Delegazione del Comitato per la Difesa e lo Sviluppo Sostenibile della Sibaritide (CO.DI.S3) e
dei rappresentanti di Associazioni e Sindacati confederali di Montebello di Saline Joniche, ha
approvato all’unanimità la Mozione contro l’uso del Carbone come combustibile per Centrali Termoelettriche, da noi sollecitata, in conformità alle norme e disposizioni vigenti in Regione e in ossequio ai deliberati degli Enti Locali territoriali. Il CO.DI.S3 accoglie con piena soddisfazione tale Deliberato che mette la parola “fine” al progetto ENEL di trasformazione a carbone della Centrale Termoelettrica di Rossano e alla creazione di ogni altro impianto del genere in Calabria, nel pieno rispetto del PEAR (Piano Energetico Ambientale Regionale) vigente, sottolineandone la valenza anche in relazione al ruolo determinante svolto dal Comitato stesso per la sua approvazione e acquisizione al procedimento ministeriale da ritenersi ormai concluso.

Il CODIS3 ringrazia quanti hanno concorso a questo risultato senza precedenti: in
primo luogo gli oltre 2000 sottoscrittori del documento “Osservazioni al Progetto Di
Trasformazione della Centrale Enel di Rossano (CS) C/da Cutura di cui alla pubblicazione
effettuata dall’ENEL Spa sul quotidiano “La Gazzetta del Sud” del 30 Aprile 2010”; i
responsabili di associazioni d’ogni tipo e collocazione; la Curia Arcivescovile; tutti i Sindaci del comprensorio della Sibaritide; la Provincia di Cosenza; la deputazione regionale e nazionale eletta nel territorio, soggetti tutti impegnatisi a bocciare quel progetto di riconversione dannoso e negativo per tutta la Regione. Tuttavia, Il Comitato rileva, che in questo lungo percorso si è dovuto registrare qualche ambiguità di troppo oltre che rimaneggiamenti anche poco eleganti da parte di qualcuno, nonché il defilarsi dei soliti opportunisti, talvolta infilati pure a rappresentare prestigiose categorie.

Ora per il CO.DI.S3 e per tutti i cittadini di buona volontà, è il momento di passare al
vaglio progetti di sviluppo veramente sostenibile per la Sibaritide, nel rispetto de le sue
vocazioni turistico-ambientali e culturali e per un’agricoltura di qualità. Occorre
preservare questo territorio da danneggiamenti e tenerlo pulito anche attraverso una politica
della gestione dei rifiuti opposta a quella attuale, privilegiando la raccolta differenziata e il riciclaggio e lavorando al fine di contrastare quel disordine edilizio spesso insito allo
sviluppo urbanistico attuale. Cruciale è avvicinare la Sibaritide all’Europa, in tal senso è
oltremodo giustificata la realizzazione di un aeroporto della Provincia di Cosenza che sia
posto a servizio del trasporto merci e passeggeri, soprattutto se gli operatori turistici già
abbastanza numerosi, si impegneranno ad aumentare e diversificare l’offerta in considerazione
della destagionalizzazione. Alcune instrutture già esistenti, quali il Porto di Sibari-Corigliano
ed il Porto turistico dei Laghi di Sibari, in perenne crisi di gestione, devono trovare
immediati interventi che ne valorizzino le possibilità. In tal senso, un piano di navigazione
costiera da diporto e per la pesca è essenziale per tutta la Calabria ma, in particolare per la
costa Jonica che è quella alla quale facciamo riferimento da Crotone a Taranto che, non
avendo isole, deve essere fornita di più porti turistici e di approdi semplici per poter consentire una navigazione costiera turistica. Necessario alla popolazione del nostro territorio e vitale per il buon collegamento con il resto della penisola è il completamento dell’ammodernamento della A3 con contemporaneo libro bianco sui motivi dei ritardi, che deve essere subito posto in essere, ricorrendo anche a tracciati paralleli. Deve finire lo scandalo dei lavori allo svincolo di Firmo dei cui ritardi va dato conto e ragione alle popolazioni ed agli operatori turistici, così come va completato l’aggiornamento della 106 Jonica con un tracciato non devastante, come è avvenuto fino ad ora. Infine, le Ferrovie dello Stato, le Autorità amministrative e le popolazioni locali, devono affrontare in maniera risolutiva il problema del futuro della Ferrovia Taranto-Crotone, promuovendo la realizzazione di collegamenti rapidi con Taranto e collegando la nostra area con quella pugliese adriatica ove hanno inizio le linee ad alta velocità, oltre a promuovere il potenziamento dei collegamenti trasversali con la linea tirrenica verso Paola.
Sfide e problematiche queste ed altre, rispetto alle quali il Comitato per la Difesa e lo
Sviluppo Sostenibile della Sibaritide intende rivolgere la propria attenzione, promuovendo il dibattito, l’informazione e la mobilitazione della cittadinanza e sollecitando le azioni opportune da parte del mondo istituzionale e politico.

COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE (CO.DI.S3)

IL SEGRETARIO DEL CO.DI.S 3
Ing. Pierluigi Colletti

L PRESIDENTE DEL CO. DI.S 3
Avv. Amerigo Minnicelli

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15/11/10: il Consiglio regionale della Calabria dice no al carbone, sì a ipotesi di sviluppo alternative

Fonte: Strill.it
"Il consiglio Regionale della Calabria ha approvato all'unanimità, pochi minuti fa, una mozione che impegna formalmente la giunta ad opporsi alla realizzazione della centrale a carbone di Saline Joniche. L'assise di palazzo Campanella ha così vincolato il governo guidato da Giuseppe Scopelliti al rispetto della legge regionale 315 del 2005 che bandisce in maniera categorica l'energia prodotta tramite combustibili fossili dalla Calabria.
Una decisione che da seguito alla posizione netta espressa da numerosi membri della maggioranza nei giorni scorsi, in testa il vicepresidente del consiglio Alessandro Nicolò che aveva parlato di ''contrarietà della regione al carbone nello Jonio reggino, in ragione delle politiche di sviluppo turistico che la giunta ha in mente per il territorio''.
La mozione perònon segna la parola ''Fine'' sulla vicenda: la palla adesso passa nelle mani del governatore Scopelliti e della sua squadra che, nelle sedi governative, avranno il compito di dare seguito alla volontà epressa dal consiglio.
Il parere formale del governo regionale è infatti vincolante nei confronti del ministero dello sviluppo economico, nel momento della decisione sulla concessione delle autorizzazioni.
La mozione, sostenuta dai consiglieri Bilardi, Fedele, Serra e Tripodi ha incontrato, come detto, l'approvazione dell'intero emiciclo regionale, spingendo sui punti nodali della vicenda: ''la Regione Calabria - si legge nel testo - presenta un saldo elettrico positivo: dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno'' quindi, sostengono i consiglieri, di un'altra centrale, per di più ''contra legem'', non c'è alcun bisogno, considerato che la Calabria produce quasi il doppio dell'energia che consuma.
''La Regione Calabria - si legge ancora all'interno della mozione - vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali ed è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori''.
Ecco il colpo di scena nel tormentato thriller del carbone, ma non è ancora il momento dei titoli di coda.

Di seguito il testo integrale della mozione:


MOZIONE n. 17 del 15/11/2010
Sull'accogliemnto di proposte di localizzazione di centrale termoelettriche a carbone sul territorio calabrese

G. BILARDI, L. FEDELE, G. SERRA, P. TRIPODI . Il Consiglio Regionale,
Premesso che
la Regione Calabra presenta un saldo elettrico positivo;
dai dati pubblicati dal Gestore della rete e relativi alla produzione di energia elettrica per l'anno 2009 si rileva che, a fronte di una produzione netta destinata al consumo di 10.800 GWh/anno, l'energia richiesta al consumo interno ammonta a 6.600 GWh/anno, con un surplus di 4200 GWh/anno;
con deliberazione n. 98 del 9.02.2005 la Giunta regionale ha stabilito di non fornire ulteriore intesa in sede di conferenze di servizi indette dal Ministero delle Attività Produttive (oggi Sviluppo Economico) e dal Ministero dell'Ambiente per la realizzazione di centrali termoelettriche sul territorio regionale, ritenendosi sufficiente il numero delle cinque autorizzazioni già rilasciate dal Ministero delle Attività Produttive, quale partecipazione al "Sistema Paese";
già con deliberazione n. 686 del 6 ottobre 2008 la Giunta Regionale ha stabilito di non accordare l'intesa prevista dalle leggi n. 55/02 e n. 239/04 al procedimento amministrativo avviato dal Ministero dello Sviluppo Economico sull'opera "Centrale termoelettrica a carbone da circa 1320 MWe, da ubicarsi nel Comune di Montebello Jonico (RC)", proposto dalla società Saline Energie Joniche Spa (SEI SpA);
per un'analoga iniziativa promossa dall'ENEL Produzione SpA per la riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Rossano (CS), in sede di conferenza dei servizi presso il Ministero dello Sviluppo Economico la Regione ha manifestato il motivato dissenso alla realizzazione dell'opera;
il Piano Energetico Regionale (PEAR) approvato con Deliberazione del Consiglio regionale n. 315 del 14.02.2005 fa assoluto divieto dell'utilizzo del carbone ai fini energetici;
lo sviluppo economico del territorio regionale può ottenersi con attività alternative all'utilizzo delle fonti fossili, attività imperniate sullo sviluppo delle fonti rinnovabili e sulla promozione di iniziative manifatturiere nel settore delle fonti rinnovabili e dell'efficienza energetica;
l'articolo 1 comma 2 della legge 9 aprile 2002 n. 55 di conversione del decreto-legge 7 febbraio 2002 n .7 "Misure urgenti per garantire la sicurezza del sistema elettrico nazionale" stabilisce che "l’autorizzazione di cui al comma 1 è rilasciata a seguito di un procedimento unico, al quale partecipano le Amministrazioni statali e locali interessate, svolto nel rispetto dei principi di semplificazione e con le modalità di cui alla legge 7 agosto 1990, n. 241, e successive modificazioni, d'intesa con la regione interessata...";
ai sensi dell'art. 117 della Costituzione la produzione, il trasporto e la distribuzione nazionale dell'energia è materia di potestà legislativa concorrente;
la Regione Calabria vuole costruire un percorso di ascolto con le comunità locali, attraverso gli amministratori veri artefici dello sviluppo territoriali;
la Regione Calabria è aperta al confronto ed ad un incontro con le comunità per affrontare nello specifico le strategie più idonee per la crescita economica e sociale dei vari territori;
Impegna la Giunta regionale:


ed il Presidente ad attivarsi presso il Ministero dello Sviluppo Economico, per impedire la realizzazione di centrali termoelettriche a carbone sul territorio della Regione Calabria nel rispetto di quanto previsto dal vigente PEAR.



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4 novembre 2010

Allontanato per ora il carbone da Rossano calabro, "A volte si vince!"

Da difendiamolacalabria.it due commenti a caldo:

"Non sappiamo per quanto, ma le continue denunce, le inchieste, le iniziative di sensibilizzazione, le reti territoriali ed i coordinamenti nazionali, la controinfomazione continua che ha scoperchiato sistematicamente le menzogne di enel, le conseguenti pressioni che direttamente ed indirettamente sono passate tra gli uffici degli apparati sindacali, quelli manageriali dell’Enel e quelli burocratizzati del Ministero, hanno vinto.

Niente VIA positivo per il carbone a Rossano. Non v’è nessuna motivazione per ritenere differente il progetto attuale da quello del 2005. Disastro era, disastro è, ma disastro che non si fa.

Un grazie a tutti quelli che ci hanno dato una mano. La lotta non finisce. Venerdì il No Carbone si sposta a Saline. Un abbraccio.

Flavio, orgogliosamente RDT Franco Nisticò e Coordinamento Nazionale No Carbone.



COSA INSEGNA LA BATTAGLIA DI ROSSANO SUL CARBONE

LA conclusione positiva della vicenda Enel di Rossano va letta bene ed analizzata in maniera non superficiale: bisogna riflettere su: quali erano le forze in campo; cosa chiedeva l’Enel; quale è la strategia messa in campo dal comitato locale; come si è mossa la società locale, come si è mossa la politica locale. Qual è il significato da attribuire alla conclusione della vicenda.

1)L’Enel ha messo in campo un progetto che si proponeva di utilizzare la Calabria come “colonia” per i suoi interessi. Un progetto completamente avulso dalle necessità regionali e locali. ( in più d’una occasione sono stati espressi dubbi su chi fossero i reali sponsor politici dell’operazione, che per varie ragioni, non sono mai sembrate un interesse strategico dell’Enel, mentre appariva più comprensibile un interesse di quei politici che hanno stretto legami con le zone di produzione internazionale del carbone)

2)Gli interessi favorevoli all’Enel erano sostanzialmente extraregionali, localmente solo qualche appiglio di tipo clientelare o opportunistico politico poteva costituire eccezione( com’è apparso chiaro anche dalla assai contraddittoria presa di posizione di Confindustria di Cosenza).

3)L’opposizione ha cercato di riunire un fronte vasto senza nessuna distinzione politica. Un buon gruppo di imprenditori turistici e commerciali danneggiati dalla riconversione si è messo in prima fila. Tutte le forze politiche sono state chiamate. Il metodo di lavoro del comitato è stato corretto e rispettoso delle differenze , puntando sempre a cercare i motivi di unità, piuttosto che quelli di divisione.( nel comitato, oltre ad un nutrito gruppo di imprenditori, qualche bravo tecnico,ricordo che si andava dai no global, agli ambientalisti,a forze sociali che hanno peso istituzionale nella destra e nella sinistra locale, ma non c’erano esponenti politici ).

4)Le amministrazioni comunali in primis Rossano e Corigliano, ma non bisogna dimenticare la pronunzia negativa degli oltre cinquanta comuni della zona , hanno costituito un fronte comune, trovando un baluardo insormontabile nel No fermo delle amministrazioni comunali di Rossano e Corigliano: il primo parere si è rivelato determinante sotto il profilo istituzionale e giuridico per il prosieguo dell’iter, il secondo determinante sotto il profilo logistico, perché togliere l’approdo portuale di Corigliano al progetto di trasbordo del carbone e dei residuati, significa togliere l’appoggio logistico base.

5)In entrambe le occasioni nel 2004 e nel 2010 il comitato ha prodotto un buon lavoro di documentazione tecnico-scientifica documentando anche le pronunzie negative di molte associazioni di categoria e forze politiche ed economiche. In sostanza se il ministero ha preso atto che nessuna reale modifica è stata introdotta rispetto al vecchio progetto di riconversione( è stata solo ridotta la potenza da 1300 megawatt a 850), lo si deve anche all’analisi puntuale del comitato, che si è avvalsa anche di diversi specialisti. L’argomentazione determinante sul piano politico-sociale-economico, è stata la dimostrazione della negatività dell’investimento del carbone per l’economia turistica , marittima ed in parte agricola della zona, che conta già un discreto livello ed ha buone potenzialità.( cosa che non avviene invece a Saline dove non c’è un fertile retroterra economico come nella piana di Sibari e nella costa jonica con tanti insediamenti turistici di un certo livello).

6)Gli interessi dell’Enel alla fine degli anni ’70 trovarono appiglio a Rossano( che era allora un centro storico e non aveva sviluppo costiero), con l’appoggio determinante del sindacato e della sinistra( per motivi occupazionali), per una centrale termoelettrica che venne rifiutata da Corigliano. Oggi la città di Rossano ha capito perfettamente che la riconversione a carbone non porta vantaggi economici reali e porta solo conseguenze negative. Solo una fascia ristretta di persone, la fascia del precariato operaio legato alla clientela politica( ma non il ceto medio che a Rossano determina l’opinione pubblica), si è manifestata favorevole all’ipotesi Enel, aggiungendo le maestranze Enel ed il sindacato.

7)Il fronte della contrarietà politica ha riflesso la sostanziale contrarietà sociale, unendo trasversalmente la rappresentanza politica. Il Comitato contro il carbone , per lo sviluppo sostenibile della Sibaritide( notare la denominazione) ha saputo rappresentare bene nella realtà di lotta, ma anche nel confronto istituzionale questa posizione.

QUALI OSSERVAZIONI POSSONO ESSERE TRATTE DA QUESTA ESPERIENZA?

A mio avviso la cosa può essere letta in più chiavi:

a)C’è un deficit nella pianificazione energetica nazionale che si dimostra poco attento ai territori.

b)C’è una coscienza socio-politica locale nel rifiutare operazioni coloniali,( cioè nel dire NO ad ipotesi negative) ma non c’è ancora un’ipotesi di politica economica ed energetica sostenibile alternativa, e questo alla lunga si paga, perché la Calabria soffre terribilmente.

c)C’è un grande vuoto di pianificazione che corrisponde al vuoto totale della classe politica nazionale e locale.

d)L’unità dei produttori e delle forze economiche locali, pur se deboli, insieme ai cittadini ed alla rappresentanza politica ed istituzionale paga.

e)La battaglia contro le sudditanze energetiche ed economiche coloniali si vince con una mobilitazione attiva in prima persona delle forze sociali ed economiche locali, che, se riescono ad interloquire positivamente con la politica e le istituzioni, diventano portatori d’interesse che hanno un peso nelle decisioni istituzionali.

INVITO GLI AMICI DEL FORUM AMBIENTALISTA A COMMENTARE QUESTE INDICAZIONI ANCHE IN RIFERIMENTO ALLA STRATEGIA CHE COME FORUM CI SIAMO DATI.

FABIO MENIN

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3 novembre 2010

Riconversione a carbone della centrale enel di Rossano calabro: il Ministero rispedisce il progetto al mittente

Da Sibarinet.it "CENTRALE ENEL DI ROSSANO: IL MINISTERO RIFIUTA DI VALUTARE IL PROGETTO INTEGRATO DI RICONVERSIONE

Il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha riconfermato il proprio parere n. 438 dell’08 aprile 2010 circa il progetto di riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Rossano ritenendo che le valutazioni espresse all’epoca mantengono integralmente la loro validità. Pertanto il Ministero decreta il pronunciamento interlocutorio negativo circa la compatibilità ambientale del progetto di riconversione prevalentemente a carbone della centrale presentata dalla Società Enel Produzioni S.p.A..

In sostanza il Ministero dell’Ambiente ha valutato le integrazioni progettuali trasmesse dall’Enel il 23 aprile 2010 come un nuovo progetto. Sulla base di ciò, scrive il dottor Mariano Grillo, Direttore Generale del Ministero, non si ritiene di dover procedere alla valutazione del nuovo progetto, nell’ambito della procedura di VIA avviata in data 26/04/05, ritenendo che siano bastevoli le valutazioni espresse nel parere dell’08 aprile 2010. Lo stesso Direttore Generale notifica chiaramente all’Enel il concetto che la nuova documentazione, definita integrativa, configurerebbe un nuovo progetto. In conseguenza di ciò l’Enel dovrà, secondo le norme in vigore, attivare formalmente un nuovo procedimento ai fini della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale). Viene messo a segno in questo modo un primo risultato positivo in favore della battaglia che il Comune di Rossano sta conducendo insieme ai cittadini, ai comitati, alle associazioni di categoria, ai 57 Comuni del territorio, alla Provincia e alla Regione e che ha come condizione esclusiva il “no al carbone”. Il Sindaco Franco Filareto nel manifestare la propria soddisfazione per l’atteggiamento del Ministero dell’Ambiente rilancia sull’immediata attivazione di un tavolo interistituzionale in grado di definire il destino dell’importante sito produttivo di Rossano. Un impianto del quale non si disconosce l’importanza nell’ambito del sistema energetico nazionale. Occorre approfittare dello stop imposto dal Ministero dell’Ambiente per riannodare i fili di un dialogo che il Comune non ha mai voluto interrompere e che l’Enel ha stoppato sull’arroccamento di un’alimentazione prevalentemente a carbone. Ci sono tutte le condizioni per l’attivazione del tavolo e sono convinto – ha dichiarato il Sindaco Filareto – che Regione, Provincia, i 57 Comuni e tutti i soggetti interessati non si sottrarranno ad un confronto che accantoni per sempre ogni pretesa neocolonialista di trasformazione dell’Enel a carbone e avvii un processo concertativo di riconversione del sito elettrico basato su energie pulite e rinnovabili.

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23 ottobre 2010

Gli operatori turistici dell'Alto Jonio preoccupati per il carbone a Rossano

Da Sibaritv.it
"Il Minerva Club Resort&Golf ha ospitato la prima assemblea ufficiale del Cotaj, Consorzio degli operatori turistici dell'Alto Jonio. Lo scopo dell'incontro è stato quello di fare il punto della situazione dopo la stagione turistica appena conclusasi. Ne è uscito fuori un quadro non del tutto felice, messo bene in evidenza dal presidente del Cotaj, Natale Falsetta. «Non si è chiusa con il massimo dei risultati - queste le sue parole - perché non c'è stato il miglioramento atteso rispetto al 2009, ma si sono confermati i numeri dell'anno scorso, in fatto di presenze, mentre gli introiti economici sono diminuiti, essendo stati noi operatori costretti a svendere». L'incontro ha visto la presenza di autorità istituzionali come il direttore generale del Comparto Turismo della Regione Calabria, Raffaele Rio, l'assessore provinciale al Turismo, Pietro Lecce, quello provinciale ai Trasporti, Giovanni Forciniti, e gli assessori al Turismo dei Comuni di Corigliano e Cassano, Giuseppe Pucci e Domenico Lione. L'incontro è stato un'ulteriore occasione per mettere in evidenza le mancanze di questo territorio «come la pessima viabilità e la mancanza dell'aeroporto» e una serie di problematiche come quella legata alla Centrale dell'Enel di Rossano, la cui riconversione a carbone potrebbe significare la morte del Turismo nella Sibaritide. Per quanto riguarda il mondo politico presente, chi si aspettava risposte ben precise è rimasto deluso. Come al solito è stata promessa la solita apertura e attenzione agli operatori e ai loro problemi, nonché la volontà di programmare il futuro del turismo assieme a loro. Solo il futuro potrà dirci se si è trattato del solito «bla, bla, bla» o se le parole si tramuteranno in fatti reali."

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8 ottobre 2010

Nuccio Barillà: in Calabria si chiuda per sempre il capitolo carbone

Da teleReggioCalabria
“Incontri ravvicinati di quarto tipo”: così Nuccio Barillà, del direttivo nazionale di Legambiente, etichetta, ironicamente, le riunioni “off-media” che i sindaci di Montebello, Melito e di qualche altro comune di Capo Sud stanno tenendo a ritmo intensificato con la SEI, la società che continua a perseguire l’insano progetto di costruzione di una Centrale a Carbone a Saline. “E’ dello studioso di Ufo, Jacques Fabrice Vallèe – spiaga l’ambientalista- la definizione di questo particolare tipo di “incontri” come quelli “nel corso del quale i testimoni provino una sensazione di alterazione del loro senso della realtà", nonché rapimenti di natura
allucinatoria”. Il senso della “realtà reale” avrebbe richiesto che le Amministrazioni, a partire da quella di Montebello, esprimessero a “muso duro”, in molti casi riconfermandolo, un no netto al progetto di cui è capofila la società svizzera. Ciò nell’interesse del territorio, delle popolazioni e sulla base di già acquisite valutazioni sia di carattere tecnico-scientifico( vedi controdeduzioni VIA) sia riferite a scenari i(nconciliabili) di sviluppo dell’area interessata. Invece, nel “dietro le quinte”, seppure non chiaramente espressa, sembra si sia preferito avviare una trattativa spicciola sul tipo di opere integrative e sull’entità di ritorni finanziari e occupazionali, da “portare a casa”. In sostanza – ipotizza Barillà - si starebbe alzando il prezzo sulle contropartite da ottenere per far ingoiare la polpetta avvelenata ai cittadini e garantire l’assenso a livello territoriale alla Centrale. In questo contesto, l’istituzione dell’ennesima Commissione, decisa dai Sindaci, per l’esponente ambientalista “è solo la “coperta” o forse più semplicemente la “foglia di fico” per nascondere, dietro la sventolata esigenza di “approfondimento scientifico” del progetto, quella che è una operazione di mercato oltre a un modo come un altro per precostituirsi un alibi.” Ambiguo e deludente, in questo contesto, è, soprattutto -continua Nuccio Barillà - il comportamento del Sindaco di Montebello Ionico, dottore Guarna, che dopo aver fatto del no alla centrale ,“senza se e senza ma”, un fortunato vessillo elettorale, adesso tradisce, attraverso molti “se” e tanti “ma”, la sua parola e il suo mandato, allineandosi, balbettante, al suo collega di Melito Iaria, che di questa operazione mutualistica sembra essere la vera “testa di ponte”. “Maldestro è, infine – attacca ancora il dirigente di Legambiente - il tentativo di bollare il no diffuso e variegato al carbone come un no “ideologico” piuttosto che, semplicemente, “logico”. “La vera ideologia- ribatte Barillà - è quella di chi pensa che con i soldi e con il ricatto occupazionale è possibile comprare il consenso e la salute dei cittadini calabresi. Forse anche stavolta, come trent’anni fa a Gioia Tauro, le lobby che si sono coalizzate attorno all’affare-carbone, hanno sbagliato calcoli e previsioni. Ormai diffusa è la consapevolezza che la Centrale rappresenterebbe la peggiore risposta alle esigenze del territorio della fascia ionica reggina che, dopo le beffe e il fallimento del disegno di industrializzazione forzata dei decenni passati, aspira ad un cambiamento di scenario”.
Secondo Nuccio Barillà “è inutile continuare a parlare di un “carbone pulito” che non esiste. Una Centrale di “ultima generazione” come quella di Saline rilascerebbe nell’atmosfera una quantità massiccia di inquinanti, con particolare riferimento alla anidride carbonica che rappresenta il principale e più micidiale gas serra e alterante climatico prodotto sulla Terra; Va, peraltro, ancora una volta sottolineato – insiste il dirigente di Legambiente - come ,allo stato attuale della ricerca, mentre, per l’abbattimento di altri inquinanti atmosferici, nuove tecnologie impiegate hanno prodotto dei positivi seppure parziali risultati, non esiste scientificamente al mondo nessun apprezzabile miglioramento tecnologico né sezione di abbattimento fumi capace di ridurre anche minimamente le emissioni di CO2 emessa da combustione; Per non parlare del versamento di mercurio nelle acque marine e la produzione di polveri ultrafine. La stessa reclamizzata tecnologia, cosiddetta Carbon Capture and Storage (CCS) - che dovrebbe permettere anche a Saline la cattura della CO2 generata dal carbone e il suo stoccaggio in depositi geologici marini individuati in profondità - non solo è in fase di sperimentazione e si dovranno attendere diversi anni prima che diventi matura, ma ha costi insostenibili. Peraltro, contrariamente a quanto alcuni “venditori di fumo” dicono, non si tratta di una tecnologia a emissioni zero. Ci sono studi ufficiali che dimostrano come per ogni kWh prodotto si genererebbero 54-120 grammi di CO2, secondo altri 105-206 grammi. La stessa SEI, a leggere bene tra le carte del progetto, afferma che l’impianto della Centrale sarà predisposto per questa futura tecnologia non che verrà da subito attivata. Campa cavallo che l’inquinamento cresce. Su questo e su tutti gli altri aspetti relativi al progetto Legambiente e il suo comitato scientifico nazionale hanno invitato , da oltre due anni,al confronto pubblico la SEI. La società a trazione svizzera, che si dice a ogni piè sospinto “aperta al confronto” ,non ha mai risposto. E’ giusto infine - sottolinea Nuccio Barillà - esprimere apprezzamento per le recenti prese di posizioni bipartisan di esponenti del Consiglio regionale, condensate sulla riconferma del rigetto dell’ipotesi carbone. “La posizione della Regione Calabria, già espressa, in modo inequivocabile, durante la presidenza Loiero e ribadita dall’attuale Presidente Scopelliti, resta – a parere di Nuccio Barillà - importante e forse decisiva. Queste giuste esternazioni – aggiunge- non devono restare fini a sé stesse. Hanno bisogno, piuttosto, di essere accompagnate da investimenti certi nell’area di Saline (e non, come in precedenza, solo annunciati) per la riconversione della zona ex industriale e la valorizzazione sostenibile del territorio; Solo offrendo risposte concrete al bisogno occupazionale e di sviluppo dell’Area si potrà archiviare

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5 ottobre 2010

Guccione (PD): in Calabria non c'è spazio per nuove centrali a carbone

(ASCA) - Reggio Calabria, 4 ott - ''Ha ragione l'on. Nucera.

I tentativi di realizzare centrali a carbone in Calabria (Rossano Calabro e Saline Joniche) non sono questioni che possono riguardare solo le amministrazioni locali o le popolazioni interessate, ma la Calabria intera e, soprattutto, il Consiglio regionale calabrese''. Lo afferma il Consigliere regionale del Pd, Carlo Guccione, gia' primo firmatario, insieme ad altri otto Consiglieri regionali, di una interrogazione bipartisan al Presidente Scopelliti contro la riconversione a carbone della Centrale Enel di Rossano.

''Nei mesi scorsi -ricorda l'esponente del Pd- abbiamo piu' volte dichiarato e ribadito la nostra netta contrarieta' all'utilizzo del carbone nella Regione Calabria e, conseguentemente, all'approvazione del progetto di riconversione della centrale Enel di Rossano in coerenza con quanto gia' fatto dal Consiglio regionale con l'approvazione della mozione n*41 del 7 settembre 2007 e, successivamente, dalla Giunta regionale con la delibera n*686 del 6 ottobre 2008. La Calabria e' una regione a prevalente vocazione agricola e turistica. Un territorio con grandi potenzialita' nel settore dell'agroalimentare di qualita' e nel campo storico-culturale e monumentale non puo' subire i fattori di inquinamento che una centrale a carbone porta inevitabilmente con se'''.

''Per questa ragione -ricorda Guccione- abbiamo chiesto alla nuova Giunta regionale di esprimersi immediatamente in merito ai tentativi di aggressione che vengono da quanti vorrebbero introdurre il carbone nella nostra regione, anche per ribadire che la Calabria ha bisogno di uno sviluppo sostenibile, pienamente compatibile con le sue vocazioni''.

''Cogliamo l'occasione, infine -ha concluso Guccione- per ribadire, ancora una volta, con forza, il nostro ''no'' chiaro e fermo a qualsiasi tentativo di utilizzo del carbone nella nostra regione e confermiamo il nostro impegno a costruire e promuovere uno sviluppo sostenibile, pienamente rispettoso delle vocazioni e delle peculiarita' della nostra terra''.

red-rg/mcc/ss

(Asca)

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26 settembre 2010

No all'Alto Jonio pattumiera d'Italia, no al carbone a Rossano

Da Dirittodicronaca.it:
"Si allarga il fronte del No sulla riconversione Enel"
“La riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano è una questione che coinvolge anche l’Alto Jonio”. A sostenerlo è l’assopec, di cui è presidente Walter Astorino, che sta organizzando un incontro con i leader del Comitato No al carbone allo scopo di allargare il fronte di lotta e scrive: “Futuro nero per l’Alto Jonio e la Sibaritide. Siamo la pattumiera d’Italia. E lo saremo ancora di più, con la riconversione a carbone della centrale dell’ENEL di Rossano. Non bastavano le ferriti di zinco di Cerchiara e Cassano, l’inquinamento dei fondali marini nel crotonese, le scorie radioattive di Policoro, gli scarichi aerei e marini di Taranto. Siamo circondati da sterco, che non abbiamo prodotto noi, e che a noi non ha portato nulla di buono. Viviamo al centro di una pattumiera. Ora, con l’aggiunta della centrale a carbone nel golfo di Corigliano, il cerchio si chiude, così come le prospettive di sviluppo e resistenza di un territorio martoriato ed abbandonato da tutti, in primo luogo dai nostri politici ed amministratori. Che intervengano, che intervenga l’ARPACAL, i vari Ministeri… ma questa speranza, forse, significa affidare le pecore al lupo: perché non sono già intervenuti? La centrale a polverino di carbone darà circa 60 posti di lavoro. Ma ne distruggerà forse 5mila, fra agricoltura, pesca, commercio, nonché turismo, che verrà praticamente azzerato. Un prezzo troppo caro, per produrre energia sporca da mandare al nord, dato che la Calabria produce già molta più energia di quante ne consumi. L’ASSOPEC, associazione degli operatori economici, a seguito di un incontro con i leader del Comitato No al Carbone di Rossano-Corigliano, Casciaro, Falsetta, Turone, Morfù, per citarne alcuni, è in procinto di organizzare un incontro a Trebisacce al fine di allargare il fronte di lotta a tutto l’Alto Jonio. Questo mostro non ci serve. Non ci serve il disastro ambientale di 2milioni di tonnellate di polverino di carbone l’anno, movimentati con chiatte gigantesche, su nastri trasportatori, con svariate decine di navi inquinanti e poi da 17mila camion sulla 106! Taranto è coperta da una coltre rossa mortale. Noi saremo coperti, a breve da una coltre nera, altrettanto mortale. Tumori, leucemie, malattie del sistema respiratorio, allergie: ecco cosa ci darà, purtroppo, la nuova centrale, in cambio di nulla. Un disastro economico ed ambientale terminale. Questo non è un problema solo di Rossano, è un problema di tutta la Sibaritide, e gli imprenditori di Trebisacce sono pronti alla lotta estrema. Basta con la svendita della nostra pelle. Basta con il colonialismo nazionale”.

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22 settembre 2010

"Ecomostri aperti" a Rossano calabro

Intrattenimento a 360° (celsius) per il popolo (bue) rossanese nell'ennesima inziativa "centrali aperte" di enel fissata per il prossimo 25 settembre, in cui ricorre la festività di San Nilo. Risponde con un comunicato stampa il Comitato per la difesa e lo sviuppo della Sibaritide



"Scherza con i fanti e lascia stare i Santi. Ecomostri aperti"
ENEL pronta ad approfittare del culto dei Santi.

San Nilo, maestro di preghiera e di cultura, figura grande ed emblematica del movimento monacale italo-greco; Santo venerato dalla Chiesa Cattolica e da quella Ortodossa, verrà celebrato nei prossimi giorni con esaltanti e solenni riti religiosi.

San Nilo, però è stato messo al servizio dei cinici mercanti di economia sterile, auto distruttiva e decivilizzante.

Diciamo NO ai bassi fini dell’ENEL legati a visite teleguidate alla Centrale di Rossano ovvero all’ecomostro da 2 milioni di metri cubi, nel nome di San Nilo, Patrono di Rossano, oltretutto con eventi di basso profilo, mediante i quali si vogliono attirare, in un tragico inganno, folle ingenue, disorientate e disorientabili in quanto afflitte dal bisogno o dalla cupidigia.

Diciamo NO ai progetti dell’ENEL che in 40 anni di lauti profitti sull’energia, non si è mai curata dei nostri bisogni. Niente per la Jonica (la strada della morte). Niente per l’Aeroporto. Niente per le ferrovie. Niente, o poco, persino per la fatiscente rete locale di distribuzione di energia elettrica.

Molto, invece, per l’inquinamento.

NO AL CARBONE.

IL SEGRETARIO Ing. Pierluigi Colletti
IL PRESIDENTE Avv. Amerigo Minnicelli

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31 agosto 2010

"Rossano Calabro chiama Brindisi"

Intervento del dott. Maurizio Portaluri
"Rossano Calabro è una cittadina di 45mila abitanti sul mare Ionio, adagiata sulla collina che scende dalla Sila fino al mare. In alto il nucleo storico, in basso la marina di sant'Angelo ed in mezzo la parte nuova intorno allo scalo ferroviario.
A metà luglio scorso il Forum Ambientale della Calabria ha organizzato una tre-giorni di riflessione su quanto sta accadendo in questa area del Paese.
I dibattiti si svolgevano sulla marina, una attrezzatissima passeggiata di lidi balneari rispetto alla quale la costa brindisina impallidisce per frammentarietà e disorganizzazione. Spiagge ampie ed attrezzate, bar e ristoranti sul mare, parcheggi, pulizia.
Ma in fondo al panorama si erge, come un pugno nell'occhio, la centrale elettrica, proprio sul mare.
Una delle ragioni per cui la tre-giorni è stata convocata è costituita dal progetto dell'Enel di trasformare la centrale suddetta dall'attuale alimentazione a gas a quella a carbone.
Il progetto prevede anche la costruzione di un imponente molo per le carboniere.

La storia di Rossano Calabro fornisce tre insegnamenti.
Il primo riguarda la politica energetica e la continua espansione del ricorso al carbone, combustibile poco costoso per chi lo brucia, molto costoso per chi ci vive vicino.
Mentre a Brindisi si parlava in passato di convertire le centrali a carbone in centrali a metano, osserviamo a Rossano un passaggio dal gas al carbone, dal meno inquinante al più inquinante. A meno che lì non si voglia bruciare il carbone gasificato. Ma non ci risulta.

Il secondo riguarda gli enti locali che lì si sono schierati nettamente contro la riconversione a carbone, sia per le note ricadute ambientali e sanitarie, sia per il previsto aumento del traffico pesante sulle strade calabresi.
Una parte del carbone arriverebbe infatti dalla Puglia via gomma.
Si tratta di oltre 50 Comuni, dell'Amministrazione Provinciale di Cosenza e della Regione Calabria che ha approvato anche una legge con la quale vieta la costruzione di centrali a carbone in quella regione. Un po' come la California, che pure ce le ha, ma ha deciso di non costruirne più e di non importare energia da centrali a carbone di altri Stati.

Il terzo riguarda il turismo. Se si vuole davvero sviluppare il turismo non si può abbandonare la costa a se stessa e non porre in atto nessuna azione di contrasto all'uso del carbone.
Gli imprenditori di Rossano sanno bene, e lo hanno dimostrato sostenendo la tre-giorni, che se arriva il carbone, lì non andranno più turisti.

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4 agosto 2010

Rossano calabro, il carbone minaccia il settore agricolo

Comunicato nocarbonerossano.org

"IL SOSPETTOSO SILENZIO DELLE CONFEDERAZIONI AGRICOLE CALABRESI SUL PROGETTO DI RICONVERSIONE A CARBONE DELLA CENTRALE ENEL DI ROSSANO: CHI DIFENDERA’ LA NOSTRA AGRICOLTURA DI ECCELLENZA DAL CARBONE?

Mentre ormai l’Italia si accinge a “chiudere per ferie” con il solleone d’agosto, sul tema della riconversione a carbone della centrale termoelettrica ENEL di Rossano non ci può permettere di andare in vacanza buttandosi tutto alle spalle: la Conferenza dei Servizi ha ormai aperto i battenti e si attende da parte del Ministero per l’Ambiente il pronunciamento circa la Valutazione d’Impatto Ambientale, tassello importantissimo per decidere sul futuro dell’impianto rossanese. Come se non bastasse, da sempre in Italia è proprio col favore della disattenzione dovuta alla “febbre delle vacanze” che spesso sono stati confezionati provvedimenti legislativi poi fortemente criticati e a volte addirittura rispediti al mittente.

In questo quadro continua l’attività di sensibilizzazione del CODIS³ (COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE) per allargare il fronte del NO al carbone, fronte sul quale è mancato, finora, un pronunciamento deciso e ufficiale da parte delle confederazioni agricole calabresi. In data 21 luglio scorso il nostro Comitato ha recapitato ai Presidenti regionali di CONFAGRICOLTURA CALABRIA (Dottor Nicola Cilento), COLDIRETTI CALABRIA (Dottor Pietro Santo Molinaro), CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DELLA CALABRIA C.I.A. (Dottor Giuseppe Mangone), UNIONE COLTIVATORI ITALIANI U.C.I. CALABRIA (Dottor Salvatore Saccà) e CONFEDERAZIONE PRODUTTORI AGRICOLI CO.P.AGRI. CALABRIA (Dottor Carmelo Vazzana) una lunga missiva nella quale si denunciava la loro totale astensione dal dibattito sulla riconversione a carbone della centrale ENEL di Rossano. Mentre moltissimi operatori economici, liberi cittadini e tutte le istituzioni pubbliche del territorio si sono ormai mobilitati per esprimere il loro dissenso su un progetto che porterebbe gravissimi danni all’equilibrio economico e sociale della Piana di Sibari, sconvolgendone, per sempre, l’economia basata principalmente sull’agricoltura, sulla pesca e sul turismo ed arrecando altresì serie minacce alla salute dell’intera cittadinanza, nessuna delle confederazioni agricole suddette ha finora apertamente denunciato i pericoli insiti in un simile progetto. Meraviglia non poco che, ad oggi, le grandi organizzazioni agricole non abbiano messo al servizio della causa della difesa del tessuto agricolo del comprensorio della Sibaritide minacciato dall’arrivo del carbone, la loro riconosciuta forza organizzativa, morale e politica. In particolare è venuta meno la consapevolezza che la battaglia che si sta conducendo è per la difesa dello sviluppo del comparto agro alimentare e per assicurare un futuro alla legge regionale istitutiva del relativo Distretto Agroalimentare di Qualità di Sibari.

In modo particolare nella missiva ai Presidenti delle Confederazioni agricole calabresi abbiamo rilevato come non sia stata intrapresa alcuna azione informativa nei confronti delle migliaia di associati per metterli al corrente dei rischi derivanti dalla realizzazione di quel progetto. Oltre a questo, stupisce come non siano apparse sui media le doverose prese di posizioni sul tema della riconversione a carbone, se non con sporadici interventi e soprattutto ci si è chiesti come mai non si sia minimamente reagito contro le posizioni di quanti hanno dileggiato il ruolo dell’agricoltura nella Piana asserendo, tra l’altro, che i dipendenti agricoli sarebbero tutti sotto pagati e brutalmente sfruttati. Dura critica è stata espressa ai vertici delle Confederazioni agricole calabresi per il loro
silenzio circa gli effetti delle polveri ultrafini che ricadono al suolo e che nessun filtro ad oggi conosciuto, è in grado di trattenere; ma anche perché nessuna di queste confederazioni si è finora preoccupata di raccogliere tesi e pareri dal mondo agricolo nei luoghi d’Italia in cui vi sono già centrali elettriche a carbone (Vado Ligure, Cerano a Brindisi – Civitavecchia, ecc.) e dove, - lo sappiamo – non sono più commerciabili, verso la grande distribuzione, i prodotti agricoli coltivati nelle aree limitrofe, o anche solo vicine alle centrali stesse. Ciò è a conoscenza di tutti coloro che in quei luoghi ci sono andati e a quegli operatori agricoli e grossisti di prodotti agricoli si sono rivolti raccogliendone le preziose testimonianze. Proprio lì è andato anche il nostro Comitato, chiedendo lumi sulle ordinanze emesse da alcuni sindaci sul divieto della coltivazione di prodotti agricoli ad uso alimentare nelle zone vicine alle centrali a carbone.

Infine, il nostro Comitato ha espresso tutta la propria preoccupazione ai Presidenti delle Confederazioni agricole calabresi in merito il convegno promosso dalla Camera di Commercio in collaborazione con varie altre Organizzazioni che è in corso di organizzazione per il mese di settembre prossimo, incentrato proprio sul tema del carbone per la produzione elettrica e che la stessa ENEL pare aver sollecitato. Un convegno su questo tema può anche costituire una buona idea, purché il dibattito resti nell’ambito delle politiche economiche strategiche della Regione e del comparto della Sibaritide, già delineate negli strumenti di programmazione esistenti e che si possa giungere ad una sintesi circa l’incompatibilità del Progetto Enel di riconversione a carbone della Centrale di Rossano, con le scelte territoriali. Per quanto concerne invece l’impatto ambientale e socio sanitario, le molteplici pubblicazioni di carattere epidemiologico e più in generale ambientale ormai assai note sul tema e tutte negative, sono bastevoli a rimarcare la pericolosità dell’uso di questo combustibile fossile, senza che queste tesi debbano essere nuovamente ribadite in un convegno.

Questa nota stampa è per ricordare non soltanto alle Confederazioni Agricole e ai loro Presidenti, che siamo tuttora in attesa di una risposta alla nostra lettera che consegnamo unitamente a questo comunicato ai media, con l’obiettivo di conoscere direttamente con quali modalità e mezzi vorranno procedere ad assumere una posizione ufficiale in merito dalla pericolosità del carbone come combustibile per la produzione energetica, ma anche per sollecitare una presa di posizione da attuarsi senza indugi, nonostante l’imminente “chiusura per ferie” del nostro paese, perché ENEL – è inutile dirlo - non manderà i propri interessi in vacanza.


Per maggiori informazioni contattate CO.DI.S ³ :

Luigi Pisani - Vice Presidente CO.DI.S³ cel. 3474740892
Ing. Pierluigi Colletti – Segretario CO.DI.S³ cel 340 3763362

info@nocarbonerossano.org

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31 luglio 2010

Rossano calabro, interrogazione di Di Pietro sul carbone

"Rossano Calabro (Cosenza). L’Italia dei Valori ha presentato al ministro dello Sviluppo Economico e al ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio una interrogazione a risposta scritta, a prima firma dell’onorevole Antonio Di Pietro e sottoscritta anche da Cimadoro, Piffari e Scilipoti. L’interrogazione è stata sollecitata anche dal Commissario regionale della Calabria, Ignazio Messina, per sapere se i ministri interrogati non intendano valutare la possibilità di negare l’autorizzazione alla riconversione a carbone della centrale di Rossano Calabro e come, in caso contrario, intendano tutelare la salute dei cittadini,l'impatto ambientale, specificatamente nella tutela del territorio. Tutto ciò, premesso che nel 2005 l’Enel aveva avviato un progetto sulla centrale termoelettrica di Rossano Calabro che aveva trovato la netta opposizione di tutti gli Enti Locali, direttamente e indirettamente interessati, che ritenevano il carbone una delle forme più importanti di inquinamento. Infatti, nel processo di combustione, il carbone produce ben 67 elementi tossici inquinanti tra cui l’arsenico, il cromo, il cadmio nonché elementi radioattivi come il piombo 210. Inoltre, il progetto integrato policombustibile presentato dall’Enel non analizza concretamente l'impatto sanitario ed ecosostenibile della zona presa in considerazione e non valuta i costi socio-economici per il territorio caratterizzato da attività agricole, turistico alberghiere e di pesca. Nel testo dell’interrogazione si sottolinea che la Regione Calabria con il piano energetico ambientale regionale (PEAR) approvato con delibera n.315 del 14 febbraio 2005 dispone, tra l'altro, che "è vietato, su tutto il territorio regionale calabrese, l'utilizzo del carbone per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica". "Fino ad ora -si legge- l'Enel ha richiesto solo le autorizzazioni ai ministeri, bypassando le strutture regionali, provinciali e comunali, avvalendosi del decreto-legge n. 78 del 2009 per il quale, però, in data 11 maggio 2010, la Corte costituzionale ne ha dichiarato l'illegittimità costituzionale. Con questa sentenza, l'Enel dovrà tener in maggior conto tutte le indicazioni degli enti locali, nonché sottoporre il progetto a tutte le autorizzazioni degli enti preposti che non potranno essere sostituiti da commissari governativi
Fonte: newz.it

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22 luglio 2010

"Carbone e villaggi turistici. Bandiera nera in Calabria"

Riportiamo da Terranews.it
"Galati, una frazione del comune di Brancaleone, è un piccolo angolo di mare in provincia di Reggio Calabria, noto per essere un sito preferito dalle tartarughe Caretta caretta per la nidificazione. La loro presenza è così massiccia che, per via pure dell’attenzione dei turisti, quattro anni fa nacque un “Centro per il soccorso ed il recupero delle tartarughe marine” grazie al progetto europeo “Tartanet”. Oggi però questa costa paradisiaca rischia di scomparire sacrificata sull’altare del cemento. Un progetto autorizzato nel 2006 dalla giunta comunale, chiamato Jewel of the Sea, prevede tra l’altro la costruzione di un gruppo di villette a due piani fuori terra, con un muro a una trentina di metri circa dalla battigia. Come se non bastasse, più a monte, sorgerà un villaggio turistico residenziale con campo da golf; e sul sito internet dedicato alla presentazione del progetto, si legge inoltre che la nuova struttura comprenderà un centro commerciale, un albergo, impianti sportivi e piscine.

Una cementificazione per un’estensione complessiva di 11,42 ettari. Per questi motivi lunedì scorso Goletta Verde ha assegnato la Bandiera Nera (riconoscimento dato ai nemici del mare) a chi ha avuto la responsabilità del danneggiamento di diverse centinaia di metri quadrati di ecosistema dunale. Vale a dire: l’amministratore della RDV srl, l’Amministrazione comunale di Brancaleone, il Dirigente del Settore Pianificazione Territoriale della Provincia di Reggio Calabria e il Dirigente della Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio. Un blitz che segue quello del giorno avanti fatto a Rossano, in provincia di Cosenza, dove l’Enel si propone di realizzazione un impianto di produzione energetica a carbone. Rimane il mistero su come sia stato possibile progettare una struttura di così ampie dimensioni in una zona sottoposta a tanti vincoli ambientali e paesaggistici.

«È davvero inconcepibile - evidenzia infatti Nunzio Cirino Groccia, segreteria nazionale Legambiente - che un’area di così alto pregio naturalistico rischi di essere spazzata via da un progetto particolarmente impattante. Come se non bastasse, ci troviamo non solo all’interno del Parco regionale marino Costa dei Gelsomini, ma anche in un’area prossima al sito di Interesse Comunitario Spiaggia di Brancaleone, istituito al precipuo scopo di tutelare la spiaggia e la duna proprio dalle minacce costituite da urbanizzazione e insediamenti balneari. Non è da questa strada che passa lo sviluppo». E infatti ecco l’eco di Antonino Morabito, presidente di Legambiente Calabria: «Senza entrare nel merito della legittimità delle concessioni edilizie, che spetta solo agli inquirenti, ci chiediamo come sia stato possibile autorizzare la costruzione del villaggio, nella parte ricadente sulle dune». Il rilancio del turismo in Calabria, e con esso dell’economia tutta, dovrà puntare sulla qualità e sulla valorizzazione dei tratti di costa unici, come unica e non certo casuale è stata la scelta delle tartarughe a nidificare nel comune di Brancaleone.

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