No al carbone Alto Lazio

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16 ottobre 2019

Enel mescola scorie al cemento

La Dda di Lecce ha chiesto il processo per 11 manager di Enel e 7 della Cementir (ora Cemitaly) di Taranto e per le due società. Le accuse sono di traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata: "Mescolavano residui della combustione e li vendevano per la produzione del calcestruzzo. Ma una parte era da smaltire, così risparmiavano".

Secondo la procura, oltre mezzo miliardo di ingiusto profitto. Le ceneri andavano divise e solo in parte avrebbero potuto essere vendute per fare il cemento. Invece quelle provenienti dalla combustione del carbone venivano miscelate anche alle “scorie” dell’olio denso e del gasolio per poi essere cedute alla Cementir che produceva il calcestruzzo. In questo modo, la società otteneva un ingiusto profitto e risparmiava sullo smaltimento. Con questa accusa il pm Milto Stefano De Nozza della Dda di Lecce ha chiesto il rinvio a giudizio 11 manager di Enel, 7 manager della Cementir (ora Cemitaly) di Taranto e le due società per illecito amministrativo. I reati ipotizzati sono traffico illecito di rifiuti e attività di gestione dei rifiuti non autorizzata.
[...]
Un profitto “ingiusto” che viene calcolato in 523.326.050 euro, pari alla spesa che – secondo la procura – la società elettrica “avrebbe dovuto sostenere per lo smaltimento”.
[...]
stando all’accusa, il rischio era la “decalcificazione del calcestruzzo” e la “perdita di resistenza meccanica” per la presenza dei residui della combustione di olio denso e gasolio. Insomma: un cemento meno resistente

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24 marzo 2012

Coltre nera di menzogne

Passano gli anni, ma la realtà resta invariata. Come documentammo nel nostro "Alto Lazio come Brindisi"
Da Repubblica del 5 marzo 2012
"Polvere di carbone sui campi di Cerano. Polvere nera sulle mani, nelle case, sui panni stesi ad asciugare. Polvere nera sui campi fertili, coltivati un tempo a vite, carciofi, ulivi, che una volta davano da mangiare ai contadini e ai loro padri. Carbone forse anche nel sangue. Negli oltre quattrocento ettari di terre all'ombra della centrale Federico II di Cerano non si può più coltivare ormai da cinque anni per effetto di una ordinanza che ha intimato la distruzione dei frutti dei quali è disposto il divieto assoluto di commercializzazione. Ma anche l'esilio coatto degli oltre sessanta agricoltori che su quei campi non possono lavorare più di 180 giorni all'anno, pena il rischio di contaminazione da arsenico, berillio, vanadio, metalli pesanti dall'alto potenziale tossico rilevati in quantità superiori alle soglie considerate non pericolose per la salute. Come se per tenere in vita la terra bastassero cure a intermittenza.

Da un lustro i contadini di Cerano chiedono di sapere cosa abbia avvelenato i campi e forse loro stessi. Lo hanno chiesto tramite un esposto indirizzato alla procura di Brindisi dalla quale è scaturita una inchiesta che solo oggi giunge al capolinea. Il pubblico ministero Giuseppe De Nozza ha notificato di recente l'avviso di conclusione delle indagini a carico dei quindici indagati, fra dirigenti Enel e imprenditori addetti al trasporto del carbone che alimenta la centrale, accusati di getto pericoloso di cose, danneggiamento delle colture e insudiciamento delle abitazioni. Sono le accuse che gravano tra gli altri sul direttore della centrale, i responsabili dell'area Ambiente e dell'impianto trasportatore. L'azienda, contattata da Repubblica, non rilascia dichiarazioni, ma in una nota si dice fiduciosa: "In merito alla decisione della Procura di Brindisi, Enel - si legge - nella piena convinzione di aver sempre operato nel rispetto delle leggi e nell'interesse della collettività, attende con fiducia i successivi sviluppi".

Le conclusioni del pubblico ministero poggiano su quelle del perito al quale è stato chiesto di verificare se è vero oppure no che quella polvere nera sia polvere di carbone. Nessun dubbio per il consulente tecnico della procura Claudio Minoia, direttore del laboratorio di misure ambientali e tossicologiche della Fondazione Maugeri di Pavia, nonché responsabile della scuola di specializzazione in Medicina del Lavoro dell'ateneo pavese: la fonte di contaminazione di terreni, colture, falda acquifera e atmosfera è la centrale termoelettrica, non i camini delle villette come pure qualcuno ha sostenuto, né il traffico automobilistico. E' il vento che solleva il pulviscolo dal deposito (scoperto) del combustibile, ammantando le colture: "Il consulente tecnico ritiene - scrive Minoia - che in aree prospicienti la centrale Federico II ubicata a Cerano si siano determinate, anche se non con carattere di continuità ma piuttosto come diretta conseguenza di fenomeni eolici, dispersioni significative di polveri di carbone dal deposito carbonile. Questa ha sicuramente rappresentato la principale via di contaminazione delle aree prospicienti".

E' esattamente quello che aveva sostenuto la Asl di Brindisi nel 2007, in una nota propedeutica al divieto di coltivazione emanato dal sindaco, avvertendo dei pericoli per la salute se ortaggi, frutta e polveri fossero arrivati dai campi alle tavole dei brindisini: "...è più che ragionevole sospettare la possibilità che le sostanze chimiche riscontrate possono entrare nel ciclo biologico di produzione sia vegetale che animale e, conseguentemente, passare nella catena alimentare con grave rischio per la salute dei consumatori".

Le stesse conclusioni a cui giunge l'equipe di ricercatori ai quali nel 2009 il Comune di Brindisi aveva commissioanto un'analisi di rischio, effettuata dall'Università del Salento e Arpa Puglia. Le analisi su prelievi e campionamenti rilevano la presenza di metalli pesanti nell'area, stigmatizzando come pericolosa per la salute dei coltivatori l'esposizione superiore ai sei mesi all'anno. Lo studio conclude individuando come "fonte potenziale più probabile" delle emissioni "la centrale Enel Federico II, con particolare riferimento alla gestione del carbonile". Nello stesso anno, un dossier divulgato da Medicina democratica avverte: "L'emissione di anidride carbonica è quindici volte superiore alla soglia nella centrale di Cerano. L'arsenico, il cadmio, il cromo, gli idrocarburi policiclici aromatici e il benzene, tutti cancerogeni in grado di provocare diversi tipi di tumori, superano abbondantemente la soglia".

A tutt'altre deduzioni giunge invece uno studio commissionato da Enel all'istituto di ricerca Erm (Environmental resources management spa, ndr), sempre nel 2009, secondo cui "le concentrazioni rilevate sono di origine naturale". "Lo studio ha dimostrato - scrivono i ricercatori Erm - che la concentrazione dei metalli nei terreni non è riconducibile ad alcuna sorgente puntuale e/o specifica attiva, nel presente e/o nel passato, sull'area di interesse. Tale concentrazione è invece riconducibile a quanto viene universalmente riconosciuto, anche da Apat, come valore di fondo o fondo naturale". Nessuna relazione, dunque, fra la mole della centrale elettrica, il deposito-carbonile scoperto e la dispersione di polveri di carbone su carciofeti e vigneti andati distrutti. Le conclusioni di Erm vengono supportate e avvalorate da tre docenti di altrettanti atenei italiani, Giacomo Lorenzini dell'Università di Pisa, Pierluigi Giacomello dell'Università di Roma e Luigi De Bellis, a capo del dipartimento di scienze e tecnologie biologiche e ambientali dell'Università del Salento.

Strano caso: l'università del Salento giunge dunque sul tema a esiti del tutto in antitesi. Anzi, è dalla stessa cattedra di Fisiologia vegetale dell'ateneo leccese che arrivano conclusioni opposte. Nello studio Erm-Enel il professore titolare del corso, Luigi De Bellis, dice che no, il livello di contaminazione da arsenico è del tutto nella norma. Nell'analisi di rischio condotta insieme ad Arpa, la stessa cattedra (sulla carta, altro ricercatore) dice che la quantità di arsenico è al limite del livello di guardia e che prudente per la salute dei lavoratori agricoli sarebbe non esporsi più di sei mesi all'anno. Una delle incognite alle quali dovrà rispondere il processo che verrà.

Quel che è certo è che, nel frattempo, al danno si è aggiunta la beffa. Nel giugno del 2009 Enel ricorre al Tar, per scongiurare la pioggia di richieste risarcitorie provenienti dagli agricoltori, sostenendo la illegittimità della ordinanza, fondata su termini "possibilistici ed eventuali" di nessuna evidenza scientifica. La magistratura amministrativa dà ragione al colosso energetico per una ragione su tutte: l'analisi di rischio commissionata ad Arpa e Università del Salento è stata condotta in ritardo, due anni dopo l'emanazione della ordinanza sindacale, il percorso avrebbe dovuto essere esattamente contrario. Potenzialmente insomma, nei terreni di Cerano oggi si potrebbe coltivare, ma se lo fai la Asl ti trascina in tribunale, come è successo a uno degli agricoltori. Uno di quelli che si sono rifiutati di accettare soldi dal colosso energetico in cambio della rinuncia all'azione penale.

Il punto resta un altro. I prodotti della terra maledetta non li vuole più nessuno, e i contadini stessi su quei campi hanno paura di lavorare, per timore di morire avvelenati dal cancro. Psicosi. Forse.

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9 dicembre 2011

Gli stabilimenti industriali più inquinanti in Italia, carbone ai primi posti


Dalla classifica recentemente stilata dall'Agenzia Europea per l'Ambiente (Revealing the costs of air pollution from industrial facilities in Europe), riportiamo la lista dei trenta stabilimenti industriali italiani più inquinanti:

  • enel - Centrale Federico II, Cerano, Brindisi (carbone)
  • ILVA Spa, stabilimento di Taranto
  • Saras Raffinerie Sarde S.P.A., Sarroch
  • Riva/Ilva - Centrali termoelettriche - Taranto (gas)
  • E.on - Centrale di Fiume Santo (olio, carbone, turbogas)
  • enel - Centrale "Andrea Palladio", Fusina (carbone, metano, olio, cdr)
  • Tirreno Power (Sorgenia) - Vado Ligure, Quiliano (carbone)
  • Edipower - Centrale di San Filippo del Mela (olio)
  • Esso italiana - Raffineria Esso Augusta
  • Eni - Raffineria di Sannazzaro De’ Burgondi
  • ISAB impianti - Raffineria Sud, Priolo Gargallo
  • enel - Centrale "Grazia Deledda" di Portovesme, Sulcis (olio)
  • enel - Centrale di "Torrevaldaliga Nord" TVN, Civitavecchia (carbone)
  • Raffineria di Milazzo S.C.p.A.
  • Eni - Stabilimento Di Ferrera Erbognone
  • enel - Centrale “Eugenio Montale”, La Spezia (carbone)
  • A2A - Centrale Termoelettrica Di Monfalcone (carbone, olio, biomasse)
  • S.A.R.P.O.M. S.r.l. - Raffineria di Trecate
  • Enipower S.P.A. - Stabilimenti di Brindisi (turbogas)
  • enel - Centrale "Pietro Vannucci", Bastardo (carbone)
  • Raffineria Api e impianto IGCC di Falconara Marittima
  • ERG - Centrali varie, Priolo Gargallo
  • enel - Centrale “Ettore Majorana”, Termini Imerese (olio)
  • Eni - Centrale di Ravenna (gas)
  • Eni - Centrale di Mantova (gas)
  • Tirreno power (Sorgenia) - Centrale "Torrevaldaliga Sud" TVS, Civitavecchia (turbogas)
  • enel "Tor del Sale", Piombino (olio)
  • ISAB IGCC, Centrale Priolo Gargallo
  • enel, Centrale Archimede, Priolo Gargallo (gas)

Neanche a dirlo, è folta la rappresentanza di centrali a carbone già in queste prime 30 posizioni, così come spicca l'aura pulita di enel, proprietaria di ben 9 stabilimenti sui 30 "primi" classificati.

Rispetto ai 622 stabilimenti europei presi in analisi, questi primi trenta ecomostri italiani si piazzano tra il 18esimo e il 401 esimo posto, con l'Italia quinta per emissioni in Europa, dietro Germania, Polonia, Regno Unito, Francia.

Per informazioni più dettagliate: Agenzia Europea per l'Ambiente (EEA), Registro Europeo delle emissioni

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19 novembre 2011

Brindisi, polvere di carbone su 400 ettari di colture agricole attorno alla centrale

Da bari.Repubblica.it
"Sono state le polveri di carbone della centrale disperse dai venti a contaminare i terreni di Cerano, a portare la cenere fin dentro le case, a far sì che i livelli di inquinamento fossero ben superiori a quelli dovuti al traffico. Lo dice il consulente della procura di Brindisi che indaga sulla dispersione di polveri di carbone intorno al nastro trasportatore e al deposito-carbonile, entrambi scoperti, della centrale Enel Federico II. Un'inchiesta arriva ormai al capolinea e partita dall'esposto degli agricoltori e delle associazioni ambientaliste brindisine, che chiedevano alla magistratura di accertare le cause dell'inquinamento.

Sarebbe la centrale elettrica, almeno secondo il consulente della procura, la fonte principale di contaminazione dei terreni sui quali un tempo germogliavano i frutti più generosi dell'agricoltura, prima che su sollecitazione del ministero dell'Ambiente l'ex sindaco di Brindisi vietasse categoricamente con una ordinanza del 28 giugno 2007 ogni forma di coltivazione, oltre che la distruzione dei frutti della terra: carciofi, uva, ma anche olive. La decisione del sindaco, che ha azzerato ogni forma di sostentamento per circa 60 aziende agricole, arrivò dopo che l'area era stata dichiarata Sito di interesse nazionale, e dopo che la caratterizzazione affidata a Sviluppo Italia aveva registrato una concentrazione di metalli pericolosa per l'ambiente e la salute pubblica.

Oggi i risultati delle analisi confermano i sospetti degli agricoltori. Lapidarie le conclusioni del consulente tecnico Claudio Minoia, direttore del laboratorio di misure ambientali e tossicologiche della Fondazione Maugeri di Pavia, nonché responsabile della scuola di specializzazione in Medicina del Lavoro dell'ateneo pavese. Scrive il perito incaricato dai pubblici ministeri Giuseppe De Nozza e Cristina Fasano: "In conclusione, si ritiene che in aree prospicienti la centrale si siano determinate, anche se non con carattere di continuità ma piuttosto come diretta conseguenza di fenomeni eolici, dispersioni significative di polveri di carbone dal deposito carbonile. Questa ha sicuramente rappresentato la prevalente via di contaminazione delle aree prospicienti e al contempo si sottolinea che non è noto il contributo derivante da possibili ricadute di emissioni convogliate. Gli effetti di tali eventi, protratti nel tempo, hanno contribuito a elevare i livelli aerodispersi di elementi in traccia a valori diversi da quelli normalmente rilevabili in aree urbane caratterizzate da elevata densità di traffico veicolare, nonché a produrre direttamente o indirettamente una contaminazione indoor presso le abitazioni dei soggetti residenti in aree prospicienti la centrale. Per ultimo è stata altresì rilevata un'influenza sulla contaminazione superficiale di frutti e colture vegetali (incluso il materiale fogliare)".

Dal canto suo, l'azienda fa sapere che "Enel esercisce i propri impianti e il nastro trasportatore nel pieno rispetto delle norme ambientali. Presenterà, nelle sedi opportune e nello spirito della massima collaborazione con la magistratura, le proprie osservazioni alla perizia anche sulla base delle risultanze di indagini condotte da organismi scientifici indipendenti che escludono dispersioni attribuibili alla logistica del carbone. Nel frattempo è già in fase di attuazione l’accordo concluso da Enel con le Associazioni agricole, in virtù del quale i singoli proprietari hanno già iniziato a ricevere le risorse previste nel programma di sviluppo per la realizzazione della barriera arborea e per il migliore e più redditizio utilizzo dei loro terreni adiacenti al nastro trasportatore”.

Dopo l'esposto di agricoltori e ambientalisti, la magistratura aprì un fascicolo per "getto pericoloso di cose e danneggiamento delle colture" a carico di dodici indagati ai quali furono notificati altrettanti avvisi di garanzia dai carabinieri del Noe di Lecce e dalla Digos di Brindisi. Quasi tutti i nomi finiti nel mirino dei sostituti procuratori sono di dirigenti dell'azienda elettrica. Si tratta di Mirko Luciano Pistillo, 50 anni, ex responsabile unità di business della centrale; Antonino Ascione, 43 anni, attuale responsabile della Federico II; Vincenzo Putignano, 57 anni, ex capo centrale; Calogero Sanfilippo, 53 anni, ex capo centrale, attualmente responsabile della filiera carbone per conto di Enel; Lorenzo Laricchia, 56 anni, responsabile logistica e approvvigionamento carbone; Giuseppe Varallo, 48 anni; Diego Baio, 51 anni, era il responsabile del settore ambiente, in procinto d' essere destinato ad altro incarico; Antonino Caprarotta, 63 anni, ex direttore, amministratore delegato di Enel produzione; Vittorio Vagliasindi, 54 anni, è stato responsabile delle produzioni termoelettriche, adesso si occupa sempre in seno ad Enel di energie rinnovabili; Sandro Fontecedro, 65 anni, ex direttore della divisione Generazione ed energy management di Enel; Aldo Cannone, 59 anni e Luca Screti, 40 anni, sono gli unici due indagati estranei all'azienda elettrica, entrambi legali rappresentanti di ditte appaltatrici per la movimentazione del carbone.

La risposta del consulente Minoia al quesito affidato dalla procura potrebbe essere oggi preludio alla conclusione delle indagini. Di fronte ai pm un doppio binario: o la richiesta di archiviazione del fascicolo, o la richiesta di rinvio a giudizio. Nel frattempo Enel corre ai ripari, accingendosi a investire una cifra pari a 6.100.000 euro per la "riconversione produttiva e azione ambientale delle aree dell'ambito territoriale omogeneo adiacente l'asse attrezzato e la centrale Federico II di Brindisi", in cambio della rinuncia da parte delle potenziali parti offese a procedere nell'azione penale.

All'alba del deposito della perizia, non si è fatta attendere la presa di posizione dei "No al carbone" il movimento a difesa dell'ambiente del capoluogo messapico: "Può un gigantesco carbonile scoperto, in grado di stoccare centinaia di migliaia di tonnellate di carbone, esposto quindi ai venti che con notevole frequenza spazzano le nostre terre, non inquinare rilasciando polveri di carbone estremamente pericolose per la salute?". E' la domanda scopertamente retorica degli ambientalisti, che chiedono a viva voce: "Si chiuda la centrale Edipower con il passaggio del personale all'Enel come previsto dagli accordi più volte presi. Si attui una immediata riduzione del consumo del carbone a Brindisi, si proceda alla conversione entro tre anni della centrale di Cerano a gas e si sequestri il carbonile scoperto con l'obbligo nel frattempo come per l'Edipower di rifornirsi di carbone direttamente senza sito di stoccaggio. Alla magistratura chiediamo di accertare le responsabilità e punire i colpevoli, Brindisi aspetta da anni giustizia".

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23 settembre 2011

Brindisi, record di neonati affetti da gravi anomalie congenite

Da un articolo di ItaliaNews un'ennesima triste conferma

"...La centrale a carbone dell'Enel “Federico II” è il primo impianto in Italia per emissioni di gas serra, con i suoi 15 milioni di tonnellate di Co2 l'anno. Oggi uno studio condotto dall'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce e Pisa presso il reparto di Neonatologia dell'Ospedale “A. Perrino” e della ASL di Brindisi, rivela un altro triste record: quello dei neonati affetti da gravi anomalie congenite.Tra il 2001 e il 2009, su 7664 neonati, 176 erano affetti da gravi malformazioni. Un dato che supera del 18% quello registrato nel resto d'Europa. Del 67% quello per le anomalie cardiovascolari. Un dato solo parziale, poiché riguardante i neonati, coloro cioè che ce l'hanno fatta a venire alla luce e che non include quindi quelle gravidanze interrotte proprio a causa delle anomalie cardiache complesse che colpiscono i feti prima della nascita. Che sono ben il 50%, secondo il dirigente di neonatologia di Brindisi Enrico Rosati, responsabile dell’Unità semplice di cardiologia fetale e neonatale."

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25 giugno 2011

Manovre sottobanco per bruciare i rifiuti a Cerano

Comunicato da Brindisi 22/06

"Per l'ennesima volta siamo costretti ad esprimere tutta la nostra preoccupazione davanti a scelte che potrebbero compromettere irrimediabilmente il futuro di questa città e di questo territorio.
Ci riferiamo evidentemente alla delibera di Giunta n°217 del 1/6/2011 in tema di gestione dei rifiuti, con la quale si apre la procedura per l'affidamento della gestione per l'impianto di produzione di Cdr (combustibile da rifiuti).
Abbiamo il timore fondato che questa decisione vada a fare il paio con quanto già previsto nella bozza di convenzione tra enti locali ed enel circa la combustione di rifiuti nella centrale di Cerano e che quindi, vista la mancanza di direttive precise sulla destinazione nella delibera in questione, possa essere proprio Cerano il terminale ultimo dove chiudere il ciclo.
Ci chiediamo come sia possibile che una decisione così importante non sia passata dal vaglio del consiglio comunale che, è nostro dovere ricordare, in tema di questioni energetiche latita da svariati mesi.
Come “No al Carbone” ribadiamo la nostra ferma opposizione a questa scelta devastante dell'incenerimento dei rifiuti e sarà anche su questo che avvieremo nei prossimi giorni una imponente campagna di sensibilizzazione della popolazione anche alla luce delle ultime vicende che vedrebbero imbarazzanti e strumentali accostamenti tra queste delicate questioni e la salvezza della squadra di calcio della città.
MOVIMENTO NO AL CARBONE - BRINDISI

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5 marzo 2011

Carbone, mortalità infantile, aspettativa di vita

Un contributo del dott. M. Portaluri, da Brindisium.net

"Alcuni ricercatori di varia nazionalità (USA, Svizzera, Nuova Zelanda) hanno recentemente (febbraio 2011) pubblicato un interessante lavoro scientifico in cui mettono in relazione i consumi elettrici, i consumi di carbone come combustibile e alcuni risultati di salute.
L'analisi è stata condotta su serie di dati relativi a 41 paesi nel mondo e sulle condizioni di salute in un periodo che va dal 1965 al 2005.
L'elettricità serve per ottenere acqua potabile e per riscaldare gli ambienti di vita senza inquinarne l'aria. Ma i costi sanitari esterni agli impianti di produzione di energia con combustibile fossile come il carbone rappresentano circa il 70% dei costi esterni totali e sono stati stimati negli USA, dalla Accademia Nazionale delle Scienze, in 120 miliardi di dollari solo per il 2005.

L'analisi ha evidenziato che l'aumentato consumo di elettricità è associato ad una riduzione della mortalità infantile per quei paesi in cui nel 1965 la stessa era superiore a 100 casi per 1000 nati vivi, e ad un aumento dell'aspettativa di vita se inferiore ai 57 anni nel 1965 (e non è il nostro caso per entrambi i parametri!).
Gli autori sostengono che i loro dati dimostrano che un crescente consumo di carbone è associato con un aumento della mortalità infantile e ad una riduzione dell'aspettativa di vita al netto dei vantaggi anzidetti.
Per questo concludono che l'aumento di consumo di elettricità in paesi con una mortalità infantile inferiore a 100 per 1000 nati vivi “non comporta a un maggior beneficio in termini di salute mentre il consumo di carbone produce significativi impatti negativi sulla salute”.

Continuano, quindi, ad essere prodotti lavori che confermano l'impatto negativo del consumo di carbone sulla salute delle popolazioni laddove viene impiegato.
Ogni nuovo lavoro consolida quanto è già ben noto e cioè che le centrali carbone, per quanto vantaggiose per il basso costo del combustibile, hanno un costo “esterno” all'impianto che viene addebitato alla collettività.
Altrove queste verità non si nascondono e gli stessi governi commissionano analisi approfondite per stabilire i vantaggi e gli svantaggi di manutenere, riconvertire o dismettere certi impianti.

Ma cosa succede da noi? Si confonde l'indubbio valore sociale del lavoro prodotto dall'industria energetica con la sua innocuità sanitaria ed ambientale.
Se su Torchiarolo incide il 10% di inquinanti provenienti da Cerano ed il 15% di quelli provenienti dal Petrolchimico, perché un rimedio per contenere gli sforamenti delle letture delle centraline di quel Comune si devono pagare al 100% con denaro pubblico? Valutiamo, pur con i limiti della scienza, l’impatto sulla qualità dell’aria delle singole componenti.
Ognuno paghi per quello che inquina, soprattutto se lo fa per profitto e non per riscaldarsi.

Il rigore scientifico paga sempre, la propaganda può nascondere la polvere sotto il tappeto, ma prima o poi, in termini di inquinamento o di danni alla salute, la verità emergerà. Bisognerebbe replicare gli studi che vengono effettuati in tutto il mondo vicino alle centrali a carbone anche a Brindisi.
Perché questo non si fa?
Il Servizio Sanitario Regionale, per quanto impegnato – come risulta dagli atti giudiziari pubblicati in questi giorni – in tutt'altre faccende, dovrebbe valutare più attentamente lo stato di salute della popolazione in rapporto ai più svariati fattori di rischio.
Altrimenti non ha molto senso sbracciarsi per il diritto alla salute quando la salute è già stata irrimediabilmente persa.

Maurizio Portaluri

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20 gennaio 2011

Art Mob contro l'ecomostro a carbone di Brindisi

Da Brundisium.net
"Oggi Giovedì 20 gennaio 2011 sulla spiaggia prospiciente la centrale "eco-mostro" Enel Federico II di Cerano prenderà forma un evento di denuncia singolare e dalla carica simbolica a dir poco suggestiva.
Un gruppo di artisti salentini e piemontesi (Pandemia 011, Franco G. Livera, Mina D'Elia) unendo le loro sensibilità artistiche darà vita ad un'originale e singolare Art Mob, un vero e proprio evento artistico di forte denuncia che prenderà vita alle ore 11.00 ai piedi dello sconcertante Orco di Cerano dispensatore di velenosissimi fumi per il Salento e la Puglia.

Seguendo una ritualità nata dalla rete degli ormai famosi Flash-Mob, vere e proprie performance artistiche di gruppo, artisti salentini e piemontesi costruiranno un ambiente decontestualizzato e di riappacificamento tra l'uomo e la natura ornando il territorio con ben 43 coloratissime cravatte che attraverso il gesto artistico, il simbolismo di innata eleganza e la potenza espressiva della vivacità e gioia di vivere dei loro colori daranno per la prima volta, dopo un lunghissimo periodo di buoi dell'anima e della sua felicità, un'autentica voce attraverso la performance a tutti quei cittadini che nel silenzio assordante delle Istituzioni e nell'arroganza delle Lobbies dell'Energia da anni subiscono ripetuti soprusi e angherie pagando pesantemente, sempre più spesso, con gravissime e letali patologie legate alla costante e devastante attività inquinante della Centrale elettrica a Carbone di Cerano, dispensatrice di fumi altamente tossici prodotti dalla combustione del Carbon Fossile, centrale devastante che si è meritata a livello internazionale lo sconcertante primato europeo di quantità di emissioni tossiche e inquinanti emesse, a seguito di emineti studi realizzati circa la tossicità ambientali e per questo oramai resa tristemente famosa quale l' "Orco di Cerano".
L'arte per pochi minuti ridarà vita purificando, concettualmente, quei luoghi di sofferenza e devastazione e dignità a tutti i cittadini salentini funestati e schiavizzati da questa "tirannia energetica" ridando dignità, bellezza e rispetto per una terra oramai divenuta luogo di scempio e di conquista da parte di disumane multinazionali dell'energia, sia essa energia prodotta da fonte fossile che energia prodotta da fonte rinnovabile selvaggia e industriale. Sarà proprio l'arte l'arma vincente di riscatto attraverso la quale far conoscere e dilvulgare tutte le sofferenze causate da scellerate politiche energetiche e industriali volute dalle tante Lobbies che hanno visto nella Puglia, e nel Grande Salento in particolare, quella terra tanto bella, quanto indifesa e vilipessa, abbandonata dall'intera classe politica e amministrativa pubblica, sempre più spesso collusa e in affari con gli scempiatori, che vede solo come suo obiettivo unico il nefasto "sviluppo" ad uso e consumo di pochissime Lobbies e potentati economici a totale danno di tutti i cittadini e di tutti i loro diritti e Beni Comuni, primo fra tutti il diritto alla vita e e il diritto alla salubrità del loro ambiente rurale, naturale e di vita.
L'esperimento di Art-Mob vuole essere, anche, un momento di contatto con tutti gli operatori della comunicazione e della Stampa affinché si sfati quell'ingiusta immagine che vuole redazioni e free-lance insensibili a temi di tale vitale portata sia per i cittadini la loro salute e la salubrità del loro territorio, pertanto si invitano giornalisti, redattori, cineoperatori, videoreporter, videodocumentaristi, fotografi, blogger, e chiunque abbia a cuore il futuro del nostro bellissimo Salento.

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17 novembre 2010

M. Portaluri: "Il mistero di Torchiarolo"

Da Brundisium.net
"Con il sequestro delle torce si è tornato a parlare della salute degli abitanti di Torchiarolo in rapporto al fenomeno degli sforamenti delle centraline. Torchiarolo è spesso salito alla ribalta dei media perché frequentemente le centraline facevano misurare superamenti del limite di legge.

Dal punto di vista ambientale le agenzie di controllo pubblico dicono che è tutto a posto.
L’ARPA afferma, dopo alcune campagne di monitoraggio:“I risultati del monitoraggio dimostrano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa (legna, ndr) sulle concentrazioni giornaliere di PM10 rilevate dalla centralina fissa..”. E ancora :“Il monitoraggio svolto ha consentito di fornire un interpretazione del dato riscontrato in relazione agli IPA, provenienti in concentrazioni di 3 ordini di grandezza maggiori dall’area urbana rispetto a quelle provenienti dall’area industriale, limitrofa al paese. I risultati di questo monitoraggio dimostrano e confermano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa sulle concentrazioni degli IPA, evidenziando quindi come la combustione della legna sia una sorgente emissiva in grado di influenzare significativamente lo stato della qualità dell aria urbana”.

Sul fronte della salute esiste una comunicazione di ricercatori di ARPA, Osservatorio epidemiologico, Registro Tumori Ionico Salentino e ASL Brindisi che riporta i seguenti risultati. “L’unico eccesso nel sesso maschile riguarda il tumore della laringe, ma basato su due soli casi verificatisi nel ventennio (1981-2001, ndr). Nelle donne si riscontrano eccessi per tutte le cause, per malattie ischemiche, per malattie respiratorie croniche e per tutti i tumori”. A fronte di questi dati le conclusioni di questo lavoro sono “i risultati dell’indagine portano a ritenere che il profilo di salute delle popolazioni residenti nei comuni di Cisternino e Torchiarolo in termini di mortalità per alcune patologie e di incidenza di alcune neoplasie non risulta apprezzabilmente influenzato, al momento, dall’esposizione ad inquinamento atmosferico”.

Su Torchiarolo ha lavorato qualche anno fa anche l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR. Nel 2007 ha presentato i risultati di un monitoraggio le cui conclusioni evidenziavano che gli strumenti a disposizione e le modellistiche usate dovrebbero essere molto migliorati. In altri termini, la misurazione del solo PM10 non è sufficiente e i diversi inquinanti possono presentarsi in forme fisiche molto differenti. Nello stesso studio si può leggere anche che le emissioni del petrolchimico sono maggiori di quelle delle centrali a carbone e che il contributo alle polveri sottili di origine industriale è di alcuni microgrammi. I ricercatori del CNR suggeriscono anche di verificare la tipologia degli inquinanti in tutta la provincia.

Siamo andati allora a vedere i dati di mortalità dell’ISTAT nel ventennio 1981-2001 pubblicati dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce. Considerando solo gli eccessi significativi rispetto alla media regionale, se ne rilevano di quattro tipi. Tutti per il sesso femminile. La mortalità generale, cioè quella per tutte le cause, dal 1981 al 1990, fa registrare 31 decessi in più e nel decennio successivo 23 decessi in più. Le morti in più per malattie del sistema vascolare e per malattie ischemiche sempre nelle donne e sempre nell’ultimo decennio sono rispettivamente 27 e 13. La cause tumorali sono in eccesso nel decennio 81-91, sempre nelle donne, per 14 casi. Ci sono anche altri eccessi non significativi dal punto di vista statistico ma significativi dal punto di vista sanitario. Ma per brevità sorvoliamo.

In effetti i dati dell’ISTAT sono gli stessi presi in considerazione dal lavoro delle agenzie locali, ma le conclusioni che possono ispirare sono molto diverse. Proprio il riscontro di questi eccessi nelle donne, per tutte le cause, per tutti i tumori e per malattie ischemiche e vascolari, doveva mettere in allerta sulla possibile origine ambientale anche se non prevalentemente industriale. Sì sa infatti che il riscontro di eccessi nelle donne rimanda a fonti ambientali più che negli uomini, perché le donne sono più stanziali degli uomini i quali, al contrario, si spostano per lavoro. Inoltre le malattie vascolari sono quelle che, più precocemente dei tumori, sono collegabili all’inquinamento ambientale.
Se le polveri di origine industriale costituiscono il 10% degli inquinanti oggi misurabili, questo dato è congruo con il 10% delle malattie e dei decessi in più. In ogni caso le autorità di Torchiarolo hanno il dovere di mettere in atto, sulla scorta del dato oggi disponibile, le misure di contenimento possibili anche attraverso ordinanze sulla combustione della legna e sullo stato dei camini. Poi si possono avere altri studi ed altri approfondimenti, ma sulla base di quello che si sa, si deve già agire. Altrimenti gli studi non servono a nulla.

Il caso Torchiarolo non è quindi archiviabile né sul piano sanitario né su quello ambientale e tanto meno su quello politico-amministrativo. Come d'altronde, quello di Ceglie Messapica..

Maurizio Portaluri

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21 ottobre 2010

Puglia: dal centrodestra dure critiche a Vendola su carbone e CDR

Da Brundisium.net
"Santoro (Pdl): "Vendola e CDR: ipocrisia allo stato puro"
Va evidenziato in modo inequivocabile che le uniche responsabilità per l’eventuale utilizzo di CDR (combustibile da rifiuto) nella centrale a carbone sono da attribuire totalmente al primo Governo Vendola.
Con l’allora assessore regionale Michele Losappio è stato elaborato un Pear (Piano energetico ambientale regionale) che di fatto consente di diminuire la quantità di carbone nelle centrali elettriche sostituendo il 5% di questo combustibile fossile proprio con il CDR. Una scelta che è stata ribadita anche nei giorni scorsi dallo stesso Vendola nel silenzio assordante e colpevole del PD.
Il rischio concreto, nel caso passi questa ipotesi, è di fare bruciare a Brindisi tutto il CDR proveniente dal resto della Puglia o addirittura dalla Campania.
Inoltre, Vendola e tutto il centrosinistra non possono fare finta di ignorare che la convenienza della parziale sostituzione del carbone con CDR è soltanto di tipo economico e a tutto vantaggio dell’Enel che, in questo modo, potrebbe incassare i cosiddetti certificati verdi.
Sul piano ambientale si deve tenere conto che sarebbero altre ben più gravi sostanze inquinanti ad uscire dalla ciminiera del centrale Enel di Cerano. A mio avviso l’unica strada da percorrere è esclusivamente quella della riduzione dei quantitativi di carbone.
Siamo all’ipocrisia allo stato puro. Da una parte il centrosinistra e il suo leader indiscusso vorrebbero spacciarsi per tutori dell’ambiente dichiarandosi contro i termovalorizzatori, come è accaduto anche in Campania per il caso Acerra, ma poi non indugiano neppure un istante quando c’è la proposta di bruciare CDR a Cerano, in impianto che è stato progettato per fare altro, quindi con tecnologia non specificatamente dedicata alla nuova attività.
Chi fornirà le garanzie di sicurezza ambientale. Vendola? No grazie, non riusciamo a fidarci di lui.
Troppe bugie e tante belle parole in una Puglia che merita concreta serietà e massimo impegno.

COMUNICATO STAMPA PIETRO SANTORO -COORDINATORE CITTADINO PDL

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19 ottobre 2010

Nuova assemblea di "Forum Energia e Territorio Beni Comuni", Puglia

Comunicato stampa -Forum Energia e Territorio Beni Comuni- Puglia
Lo scorso 9 ottobre si è tenuta a Bari nella chiesa di San Sabino la seconda assemblea regionale dei Comitati, Associazioni, Movimenti e Cittadini che ha avuto come tema centrale della discussione la questione energetica, le problematiche del ciclo dei rifiuti che si tenta di chiudere attraverso l’incenerimento.
Si è quindi evidenziato come oggi la Regione Puglia producendo energia in quantità doppia rispetto al proprio consumo è asservita ormai agli interessi di tutte quelle aziende che realizzano grossi profitti attraverso: impianti di incenerimento rifiuti, centrali a carbone e a gas, biomasse, rigassificatori, fotovoltaico e eolico selvaggio, petrolio e nucleare.
Nasce l’esigenza, di fronte a tale aggressione, da parte di tutti i movimenti e i comitati che da anni lavorano sul territorio, di mettere a punto, insieme, una piattaforma che abbia come comune denominatore i bisogni e le istanze delle popolazioni.
Quello che è emerso con forza dalle due assemblee che si sono tenute a Bari da parte di tutte le realtà presenti è quello di far uscire da una dimensione ristretta le vertenze portate avanti dalle realtà locali per cercare di portarle su una dimensione più ampia che è quella regionale.
Oggi non possiamo più rimandare la possibilità di aprire una nuova fase in cui emerga con forza la necessità di creare, sulle tematiche energetiche, quel conflitto sociale che di fatto rappresenta l’unica opportunità per far emergere quella cooperazione sociale tra soggettività diverse che è il punto focale per costruire una piena democrazia.
Vogliamo insomma aprire la strada ad una vera democrazia partecipata qui in Puglia in cui i movimenti possano “imporre” nell’agenda politica regionale la realizzazione di un nuovo modello di sviluppo basato sulla tutela dei beni comuni.
Per questo chiediamo una moratoria regionale su tutti gli impianti in fase di progettazione o realizzazione che distruggono il nostro territorio e compromettono la salute dei cittadini;inoltre vogliamo aprire una discussione sulle linee guida che la regione Puglia si appresta a varare in tema di energia; vogliamo che la Regione Puglia faccia decollare nelle nostre città una volta per tutte quella raccolta differenziata porta a porta che ci porterebbe finalmente fuori dall’emergenza rifiuti.
Per tutti questi motivi il Forum ha deciso di avviare un percorso di mobilitazione con assemblee e formazione di coordinamenti provinciali in ogni territorio e chiama a una grande mobilitazione tutte le forze sane della regione a Bari il 13 Novembre alle 16 per una grande manifestazione regionale con la quale non solo manifestare il nostro dissenso e l’inquietudine di fronte all’aggressione del nostro territorio ma anche sostenere le nostre proposte in tema di energia, rifiuti, ambiente e salute.
Seguirà a breve anche un sit-in da realizzarsi presso la sede della Regione Puglia con il quale presentare le nostre proposte .
Invitiamo quindi tutte e tutti i Pugliesi a partecipare alle prossime assemblee ed alla grande manifestazione Regionale del 13 Novembre a Bari

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Taranto va bonificata. Col carbone?

Da IlGiornale.it
"Ieri, nel corso della commissione Attività produttive in Regione, erano presenti anche i responsabili dell’Ilva che hanno spiegato come la realizzazione di una centrale a carbone viene fortemente richiesta proprio da quegli enti locali che invece fino ad ora hanno sempre negato, e anzi hanno alzato polveroni sul rispetto dell’accordo di programma da parte del gruppo Riva. «Da tempo vado dicendo che a Roma, anche in ambienti Enel, sanno di queste intenzioni e parlano apertamente di
150 assunzioni necessarie proprio per la nuova e più grande centrale che prenderà il posto di quella sotto la Lanterna la cui concessione è in scadenza - esplode il capogruppo della Lega Edoardo Rixi - La Tirreno Power di Vado Ligure, concorrente Enel, ha più volte denunciato che la Regione si opponeva al “revamping” della loro centrale, proprio perché ormai sta portando avanti il piano del carbone a Cornigliano. I rappresentanti Ilva, nel corso dell’audizione, hanno reso nota la questione e a quel punto Guccinelli ha dovuto ammettere che qualcosa sotto c’è, pur definendola un’ipotesi da valutare, mentre è ormai chiaro che proprio Regione e Comune stanno andando in pressing per fare la centrale».
Esplode subito la polemica a Cornigliano. Maurizio Amorfino, capogruppo della Lega Nord in Municipio, appena informato della novità, non nasconde la rabbia: «L’accordo prevedeva che al posto delle Acciaierie, in quelle aree, dovessero sorgere attività non inquinanti e in grado di offrire occupazione alla delegazione. Ora invece finalmente viene alzato il velo su quello che la sinistra riserva per l’ennesima volta a Cornigliano. Vedremo come ce la racconteranno questa volta».

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18 settembre 2010

L'autorizzazione a un sito energetico si decide tra poteri forti

Fonte: "Tatò al processo: “Berlusconi promise a Blair via libera al rigassificatore”" via No al carbone Brindisi

"BRINDISI – Il primo ministro inglese Blair voleva che si facesse il rigassificatore a Brindisi e il presidente del consiglio Berlusconi si era impegnato personalmente a che la richiesta del collega inglese andasse a buon fine. L’ha detto nella tarda mattinata odierna Francesco Tatò, amministratore delegato dell’Enel (voluto da Romano Prodi) dal 1996 al 2002, deponendo in qualità di testimone nel processo per le mazzette pagate dalla British Gas per realizzare in fretta e furia, senza la Valutazione di impatto ambientale, il rigassificatore a Capo Bianco, nel porto esterno di Brindisi.

Tatò ha fatto queste affermazioni rispondendo alle domande del sostituto procuratore Giuseppe De Nozza, pubblica accusa nel processo che si sta svolgendo dinanzi al collegio presieduto da Giuseppe Licci. A Fare queste rivelazioni a Tatò fu l’allora ambasciatore inglese in Italia. Tatò ha ricordato che, stando a quanto gli aveva riferito l’ambasciatore, Berlusconi aveva garantito che non ci sarebbero stati ostacoli nel realizzare a Brindisi l’impianto. “Era un pensiero strettamente personale – ha commentato Tatò –: io ritenevo che fare il rigassificatore a Brindisi fosse un’assurdità perché nel territorio c’erano già due centrali a carbone e un petrolchimico”.

L’interrogatorio è proseguito sui contatti tra Enel e British Gas, unite poi nella costituzione e nella partnership in Brindisi Lng. “Durante la mia presidenza all’Enel – ha ricordato – fu avviato solo un primo contatto. Dissi ai vertici di British Gas che Enel sarebbe stata disponibile a rinunciare al progetto di rigassificatore da realizzare a Taranto a patto che la Bg avesse favorito l’Enel nella distribuzione del gas in Inghilterra”. Ma su questo fronte, stando a quanto riferito da Tatò, la British Gas nicchiò, quasi non volesse prendere impegni.

L’onere economico dell’Enel per l’operazione rigassificatore a Brindisi fu enorme. Non ha fatto cifre. Ha detto: “Dovete pensare che il costo fu pari ai costi per la progettazione dei rigassificatori a Taranto, Trieste e Savona”. Nulla, invece, ha potuto dire Tatò sui motivi che hanno successivamente portato l’Enel a scendere dalla barca del rigassificatore a Brindisi.

Subito dopo Tatò è stato sentito Lorenzo Bronzi, amministratore delegato di Enel Ftl e direttore generale di Enel Trade. Lui sottoscrisse l’accordo con la multinazionale inglese. Al tribunale, rispondendo alla domanda del pm, ha detto: “L’Enel valutò i pro ed i contro. I contro di questa iniziativa erano il rischio che l’arrivo del metano in prossimità della centrale di Cerano costringesse l’Enel ad approvvigionarsi con questo combustibile, aggravando i costi per l’azienda avendo la necessità di procedere alle modifiche del ciclo produttivo. Ritenevamo che i brindisini ci avrebbero chiesto l’utilizzo del metano al posto del carbone. Io lo evidenziai assieme ad altri di cui non ricordo i nomi”. Nel 2004 l’Enel abbandonò il progetto. Come mai? ha chiesto De Nozza. “Non lo so – ha risposto -, ma posso immaginare che sia accaduto a seguito delle grane che si sono sviluppate a livello locale”.

Ennio Fano, responsabile delle Politiche ambientali dell’Enel, in proposito a spiegato: “L’interesse venne meno nell’inverno del 2002. Rammento che in quei mesi sollecitai altri incontri, conferenze di servizio, interventi necessari all’iter, interloquendo con Gilberto Dialuce del ministero delle Attività produttive. Ricevetti solo rinvii perché sosteneva che la Regione Puglia non dava la disponibilità ad una data per gli incontri”.

Massimo Romano, altro dirigente Enel, ha spiegato il motivo per cui la sua azienda, che aveva in progetto la realizzazione di un rigassificatore a Taranto, si spostò su Brindisi. “In particolare la Regione Puglia ebbe a rappresentarci che c’era una preferenza per Brindisi. Credo per motivi tecnici ma anche per volere delle istituzioni locali”. Ed a proposito della Regione Puglia ha detto: “L’interesse a farlo a Brindisi era del presidente della Regione, Raffaele Fitto”. L’udienza è stata aggiornata all’8 ottobre.Oltre ad Antonino sono imputati Franco Fassio, ex consigliere e amministratore delegato della Bg, Luca Scagliarini (all’epoca uomo ombra di Antonino, poi hanno litigato e le strade si sono divise), Fabio Fontana, Gianluca Rabitti, Antonio Manca, Mario Lorenzo Ravedati, Donato Caiulo, Alfonso Gallo, Armando de Azevedo Henriques, Giorgio Battistini, Stephen John Ricketts, David James Robottom e Gilberto Dialuce.

Già chiusa per prescrizione, invece, la posizione di Yvonne Barton, nativa di Manchester, tra il 1998 e il 2003 a capo della British Gas poi diventata Brindisi Lng, principale imputato in questo processo in quanto sarebbe stata lei a pagare la maggior parte delle mazzette ad Antonino. La posizione della Barton per un difetto procedurale, era stata stralciate e non è mai arrivata dinanzi al collegio. Il gup Valerio Fracassi dichiarò prescritti i reati contestati poiché arrivavano al 2002, per cui i sette anni e mezzo per la prescrizione erano già maturati. Parti civili sono costituiti il Comune di Brindisi, la Provincia, la Regione Puglia, Italia Nostra, Wwf, Legambiente e l’Autorità portuale.

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31 agosto 2010

Ancora suI ricatto (im)possibile by enel

Diamo spazio a due commenti su una notizia inquietante (leggi qui) che non ha forse guadagnato l'attenzione che meriterebbe.


    "Enel presenta agli agricoltori di Cerano una clausola identica a quella pretesa dal Comune, chiedendogli di rinunciare a "ogni diritto, pretesa, azione,ragione o reclamo nei suoi confronti, delle società che appartengono al gruppo e dei rispettivi dirigenti e dipendenti in relazione all'esercizio della centrale Federico II". La clausola è stata inserita nella bozza di protocollo che la società ha presentato alle associazioni dei redidenti dell'agro come presupposto per l'intesa che dovrebbe regolare le operazioni di bonifica e messa in sicurezza dell'area che rientra nel Sito d'interesse nazionale definito dal Ministero dell' Ambiente.L'efficacia del protocollo è "risolutivamente condizionata alla consegna ad Enel Produzione" di quegli atti, "ivi compresa la revoca delle querele e l'espressa rinuncia alla costituzione di parte civile nel procedimento penale intentato dalla Procura di Brindisi relativo al presunto inquinamento dei terreni limitrofi all'asse attrezzato e alla centrale.
    Il testo tornerà sul tavolo tecnico domani, 30 agosto, dopo il nulla di fatto di luglio. Nell'arco di trenta giorni non sembrano esserci state novità, nè da parte di Enel con la modifica dell'accordo, nè da parte dei comitati degli agricoltori ("codiansa" e "agricoltura, ambiente e natura")che non hanno rinunciato al procedimento penale e non hanno neppure abbandonato l'ipotesi di chiedere il ristoro dei danni. Non solo patrimoniali ma anche per patologie che ritengono legate all'esposizione alle polveri di carbone."


    "La centrale termoelettrica a carbone di Brindisi-Cerano, di proprietà dell’Enel, torna al centro delle polemiche. Dopo la storia del concertone di Irene Grandi e Patty Pravo, di cui vi abbiamo ampiamente parlato nelle settimane scorse, questa volta il problema sono i soldi.

    Un sacco di soldi: circa un milione e 200 mila euro che l’Enel dovrebbe dare al Comune, in base all’accordo di programma per la messa in sicurezza e la bonifica del Sic di Brindisi, oltre a quelli che la stessa azienda dovrebbe dare agli agricoltori che, dal 2007, in seguito ad una ordinanza del sindaco non possono coltivare le terre intorno la centrale a causa del pesante inquinamento da polveri di carbone.

    Enel, però, ha chiesto al Comune e agli agricoltori di accettare una clausola molto importante: niente soldi senza la rinuncia completa a costituirsi parte civile nel processo penale scaturito dalle indagini della Procura di Brindisi sul presunto inquinamento intorno alla centrale.

    Una pretesa assai strana: una cosa sono i processi penali, con le relative costituzioni di parte civile, un’altra sono gli accordi di programma che hanno a che fare con lo sviluppo delle attività di una azienda in collaborazione con il territorio circostante.

    E se, come in Italia è d’obbligo, nessuno è colpevole fino all’ultimo grado di giudizio allora per quale motivo Enel chiede, oggi, di rinunciare ad un eventuale risarcimento se, a fine processo penale, venisse accertato l’inquinamento?"

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    28 agosto 2010

    enel, Brindisi: vergogna su vergogna. Ennesimo tentativo di comprare il silenzio di una Amministrazione

    enel si scrive solo MINUSCOLO!
    Da Senzacolonne.it
    "Nero su bianco la “condizione” chiesta dall’Enel Produzione per dare il via alla messa in sicurezza e alla bonifica dell’area di Cerano: la società ha chiesto al Comune non solo di rinunciare al processo “Coke”, nato dall’inchiesta sul carbonile scoperto, ritirando la richiesta di risarcimento danni con una provvisionale di cinque milioni di euro, ma di abbandonare qualsiasi azione – presente e futura - legata al funzionamento della centrale, comprese quelle sul piano della giustizia amministrativa.
    L’adesione al programma delle bonifiche delineato nei giorni scorsi dal Ministero dell’Ambiente si configura in maniera differente sino ad assumere la natura di un “sì condizionato” al comportamento che l’Amministrazione terrà sul piano legale e che ha già avuto il primo riscontro con la decisione della Giunta di uscire dal processo in cui l’Enel è stata citata come responsabile civile in ragione dei danni per “getto pericoloso di cose”, ipotesi di reato che la Procura ha sostenuto arrivando a chiedere il sequestro del carbonile il 4 marzo 2005 sino a ottenere il rinvio a giudizio di 55 persone. Dai dirigenti della società a quelli di Edipower, la società proprietaria della centrale di brindisi Nord che si appoggiava al carbonile di Cerano, senza tralasciare i “padroncini”."

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    8 agosto 2010

    S-concerto e contestazione a Cerano



    Aggiornamento: disponibili atri due video





    RepubblicaBari racconta la mobilitazione

    "Accoglienza assordante, come promesso. Il popolo dei manifestanti sotto le insegne del “No al carbone”, almeno duecento, non ha mancato l’appuntamento con il concerto organizzato alla centrale Federico II di Cerano, armato di vuvuzelas, ma anche fischietti e tamburelli.

    I fan di Irene Grandi e Patty Pravo, le due artiste che hanno declinato l’invito degli ambientalisti a non cantare per Enel, sono stati ricevuti dal presidio armato delle infernali trombette, già schierato intorno alle diciannove di ieri all’ingresso della centrale. Le vuvuzelas hanno continuato a suonare fino all’arrivo dell’ultimo fan. Per quelli che sono arrivati sprovvisti, ma intenzionati a ingrossare le fila dei manifestanti, nessun problema: erano in vendita su un banchetto appositamente allestito, disponibili al prezzo minimo di sette euro l’una, di contributo volontario, naturalmente.

    I No al carbone hanno preso letteralmente d’assalto le auto che si approssimavano alla centrale, cariche soprattutto di famigliole e irriducibili aficionados delle due star della canzone italiana, nel tentativo di dissuadere il pubblico e dirottarlo nelle fila della protesta. Quasi tutti hanno reagito all’assalto rispondendo con un sorriso paziente malgrado il frastuono, leggendo i volantini e fermandosi a parlare con i manifestanti. Qualcun altro ha tirato dritto infastidito, premendo sull’acceleratore e aprendosi un varco nella folla, anche grazie alle forze dell’ordine, oltre l’ingresso. A questi ultimi è toccato defilarsi in mezzo a un coro di “vergogna, vergogna”, al quale si è unito anche qualche senatore della Repubblica, come Giuseppe Caforio di Italia dei Valori, in prima fila contro quella che è stata ribattezzata la “centrale della morte”.
    Manifestazione numerosa, rumorosissima, ma anche pacifica, a dispetto del sarcasmo sferzante di slogan e striscioni. Gli ambientalisti, a dirla tutta, sembrano aver risparmiato la signora Nicoletta Strambelli, in arte Patty Pravo, alla quale è toccato aprire le danze della tappa brindisina del tour “Correnti musicali”. Non si capisce se per riguardo alla lunga carriera o altro. Quella colpita al cuore dall’ironia dei No al carbone, non è stata lei. Ad avere la peggio è stata l’artista senese, ribattezzata dai manifestanti “Irenel”, con appendice di messaggi del tipo “Bruci la città”, facendo eco a uno dei refrain che hanno reso famosa la Grandi. Ma anche, in schietto dialetto brindisino: “Campagna avvelenata, no vi putimu tirare mancu li pumbitori”. Il riferimento è all’ordinanza del sindaco, che vieta la coltivazione nei campi intorno a Cerano, causa inquinamento. Di Simone Cristicchi, l’unico ad opporre il gran rifiuto di suonare per Enel, accogliendo l’invito degli ambientalisti, è rimasto solo il nome, scritto sulle magliette e le brochure in mano al service del concerto.
    Di tutto questo, nessuna eco sotto il palco della centrale, dove le artiste sono state accolte da un pubblico di almeno 1.200 partecipanti. Folla delle grandi occasioni dunque, fuori ma soprattutto dentro.

    Leggi anche_ Trentinoweb.it

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    7 agosto 2010

    Cerano: concerto di Vuvuzelas VS sconcerto enel

    Amici: FIATO ALLE TROMBE!


    Vedi anche Brundisium.net

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    5 agosto 2010

    WWF e IdV manifesteranno a Cerano contro il concerto pro-carbone

    • "Concerto Enel: Italia dei Valori sostiene la protesta", leggi qui: Brundisium.net

    • "Il WWF partecipa alla manifestazione del 7 agosto a Brindisi per chiedere l’immediata riduzione del 30% dell’utilizzo di carbone nella centrale di Cerano"  - comunicato stampa del WWF, fonte

    "Anche il WWF prenderà parte alla manifestazione organizzata il 7 agosto presso la centrale Enel Federico II a Brindisi, in assoluto una delle centrali più inquinanti d’Italia, in contemporanea con il concerto “correnti musicali” promosso dalla stessa ENEL a cui, tra l’altro, ha rinunciato il cantautore Simone Cristicchi proprio per le crescenti polemiche sull’attività della centrale, che è responsabile
    annualmente dell’emissione di circa 15.000.000 di tonnellate di CO2.
    Dei giganti inefficienti, tra cui primeggiano le centrali a carbone, la centrale Federico II assorbe da sola circa il 10% di tutte le quote di emissione disponibili per il settore termoelettrico ed è la capofila nella quantità di emissione di CO2 in Italia emettendo, nelle migliori delle condizioni, CO2 in misura più che doppia rispetto a quella di una centrale a ciclo combinato a gas di pari potenza, oltre ad essere tra le principali responsabili delle emissioni di mercurio, arsenico, polveri fini ed altri pericolosi inquinanti.

    Il WWF ritiene che solo l’applicazione urgente della riduzione del 30% del carbone, come previsto nel Piano Energetico Ambientale Regionale (PEAR) della Puglia, porterà ad un miglioramento delle condizioni ambientali e sanitarie.

    Il WWF chiede, quindi, che gli operatori del settore termoelettrico siano spinti ad innovare le tecnologie offrendo soluzioni compatibili con l’emergenza clima. Ed è fondamentale che questo avvenga a costi ambientali noti e pienamente contabilizzabili, aspetti che non sembrano collimare con il presupposto programma di “sequestro della CO2”, tanto più che il sequestro della CO2 non risponde alle esigenze immediate di riduzione delle emissioni, trattandosi di opzioni ancora puramente sperimentali che diverranno forse operative tra alcuni decenni.

    Manifestazioni quali “correnti musicali”, attraverso le quali forse l’ENEL vorrebbe acquietare le coscienze della popolazione locale, non possono far dimenticare le promesse ripetute da oltre 20 anni e ad oggi sostanzialmente inattuate, come la dismissione della vecchia centrale a carbone da 640 MW che l’Enel stessa ha ceduto all’Edipower, la copertura dei carbonili (depositi di carbone), l’utilizzo del calore prodotto dall’impianto, e la garanzia della cessazione della dispersione delle polveri lungo il nastro trasportatore oltre all’adozione di adeguate misure d’investimento per la riduzione (seria) degli inquinanti.

    Il WWF quindi auspica che le amministrazioni locali trovino un’adeguata intesa finalizzata alla sottoscrizione delle nuove convenzioni con le società energetiche senza svendere il territorio alle vecchie logiche del passato dove, da sempre, i grandi gruppi industriali frappongono il diritto alla salute e alla tutela ambientale al mantenimento dei livelli occupazionali nel più classico dei ricatti.

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    2 agosto 2010

    Concerto alla centrale a carbone di Cerano (Brindisi): diffida di Italia Nostra

    "Italia Nostra onlus venuta a conoscenza dell’organizzazione di un concerto pubblico da tenersi in data 07/08/2010, evento dal titolo “Correnti musicali”, promosso dall’Enel e da realizzarsi all’interno della sua Centrale Termoelettrica “Federico II” ubicata in contrada Cerano in agro di Brindisi,

    DIFFIDA
    l’Amministrazione comunale e tutti gli altri Enti territorialmente competenti dal consentire lo svolgimento di detto concerto per le sotto elencate motivazioni, tutte concernenti problematiche legate alla sicurezza pubblica e al principio di prevenzione.

    Chiede PERTANTO
    al Sindaco di Brindisi, sig. Domenico Mennitti, in qualità di massima autorità sanitaria locale, di emettere urgente ordinanza di revoca di ogni autorizzazione, eventualmente già imprudentemente concessa, in merito all’iniziativa.

    PER LE SEGUENTI MOTIVAZIONI

    Senza volere entrare nel merito di questioni prettamente concernenti il dibattito relativo alla connessione tra l’attività industriale di Cerano e l’aumento dell’incidenza di malattie tumorali e altre gravi patologie a carico degli abitanti del circondario, e le polemiche sorte in questi giorni tra ambientalisti ed Enel, ente gestore della centrale, in merito all’iniziativa ludico-musicale giudicata da molti inopportuna e discutibile, ci preme sottolineare, per motivi di pura sicurezza pubblica, tutta l’alta pericolosità che la sede prescelta per tale evento comporta intrinsecamente, dato che si tratta di un’area ricadente nel perimetro stesso di un impianto industriale, più precisamente in una centrale termoelettrica di enorme potenza (circa 3 GW).

    Alla pericolosità per la salute delle persone legata all’inquinamento elettromagnetico e all’inalazione delle sostanze tossiche comunque presenti in quei luoghi 24 h su 24 h e che saranno presenti durante lo svolgimento del concerto, dato che l’impianto, di importanza strategica nazionale, non potrà essere certamente spento durante il tempo necessario per lo svolgimento di tutto l’evento, si devono aggiungere tutti quegli altri elementi di pericolosità legati ad eventi accidentali, che sono altamente probabili all’interno di un tale vasto impianto industriale e che, pur in condizioni normali, potendo alcuni di essi risultare di lieve entità, possono divenire facilmente origini di problematiche dagli effetti catastrofici data l’eccezionalità dell’evento-concerto mai a priori presa in considerazione in nessuna delle progettazioni, né nei piani di sicurezza dell’impianto industriale medesimo.

    Il drammatico evento recentemente accaduto in Germania, a Duisburg, dove un pubblico concerto, organizzato per altro in uno spazio già predisposto ad ospitare concerti pubblici, si è trasformato in una trappola mortale per decine di giovani, e questo soltanto come conseguenza di una cattiva gestione dovuta ad una sottostima logistica dei luoghi, ci spinge a chiedere al Sindaco e a tutte le altre Autorità per la pubblica sicurezza e per la prevenzione cui inviamo questa diffida, di intervenire con la massima urgenza a scopo preventivo per evitare che anche altre famiglie salentine, e non, debbano piangere i loro cari, e invitiamo, infine, il Sindaco, di concerto con Enel, a concordare una differente sede per il medesimo evento; sedi opportune potrebbero essere piazze, palazzetti dello sport, stadi, o l’ampio spiazzo che ha adeguatamente ospitato Sua Santità Papa Benedetto XVI, non certamente le aree industriali attive progettate per tutt’altra destinazione proprio al fine di tutelare l’incolumità dei cittadini, né tanto meno l’interno stesso di industrie di connaturata alta pericolosità (scariche elettriche, incendi, fughe di sostanze tossiche, crolli, esplosioni, rottura di silos, autoclavi, etc.) quale proprio la Centrale di Cerano; meraviglia come agli studenti universitari durante le visite guidate alla centrale sia vietato aggirarsi lungo tutti gli spazi coperti o meno all’interno del perimetro della stessa senza indossare rigorosamente gli elmetti protettivi forniti negli spazi della portineria, mentre, durante l’evento del concerto, nei medesimi luoghi, a sole poche decine di metri dalle caldaie, dagli alternatori, dalle cabine elettriche di trasformazione, dai cavi di alta tensione, dalle condutture forzate e dalle alte ciminiere sia consentita liberamente la presenza, senza alcun elmetto e altra protezione, a migliaia di persone, bambini, donne e uomini, giovani e anziani, molti dei quali totalmente ignari dell’alta pericolosità del sito e del tutto impreparati ad affrontare eventuali situazioni di emergenza e/o di semplice panico potenziale causa di calche e resse.

    --
    Intanto "La fabbrica di Nichi" (Vendola) aderisce alla manifestazione che si terrà la sera del concerto a Cerano, vedi qui

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    30 luglio 2010

    enel divide per imporsi

    Riportiamo un bell'articolo di Pino De Luca datato 28 luglio, fonte originale: brundisium.net / via noalcarbone Brindisi

    "Enel, spettacoli e guerre fratricide. Di Pino De Luca

    Una delle cose più tristi che la vita ci costringe ad affrontare è la guerra fratricida. La necessità di combattere all'interno dei propri simili per decidere chi dovrà portare in battaglia lo scettro contro il nemico reale.
    E tuttavia la cruda analisi della realtà implica necessariamente la consapevolezza che questo momento deve arrivare, che sarà crudo e crudele, forse più violento della battaglia vera. A Brindisi sta accadendo. In questa estate torrida e ventosa, piena di circensem e scarsa di panem un uomo che ha vinto Sanremo, che canta canzoni che parlano di matti, di preti e di lavoro, ha dato retta a quanti pensano che i soldi non sono tutto, che la vita non ha prezzo e che chi avvelena il mondo non può lavarsi la coscienza con una serata di allegria.
    Simone Cristicchi lo ha fatto, altri non lo hanno fatto. Di ciò va tenuto conto nel rispetto di ciascuno.

    Questa scelta ha scatenato tante ire, tra queste quelle un sedicente “Comitato dei Lavoratori della Federico II”. Un comunicato di 382 parole: veleno a valanga. Trecentoottantadue parole fatte di livore e di rabbia, quel livore e quella rabbia che rendono la penna più veloce del pensiero e fanno dire sciocchezze a badilate.
    Sarebbe troppo semplice controbattere alle affermazioni propagandistiche esposte nel comunicato, spero che nessuno lo faccia. Sarebbe troppo semplice alzare il tono verso chi usa appellativi e attribuzioni insensate come “ecoterrorista” o gatto spelacchiato verso persone fisiche che hanno carne e sangue come tutti, con famiglie, sentimenti, valori e anche difetti. Come tutti. Esseri umani che, prima di eseguire ordini, di cedere alla scelta “mors tua vita mea”, immaginano un altro mondo possibile e se hanno solo le trombette per raccontarlo suonano le trombette.
    E le trombette le suonano per tutti, perché nel mondo nuovo che si immagina c'è posto anche per i Comitati dei Lavoratori della Federico II, perché è un mondo fatto di tolleranza e di comprensione per le esigenze di tutti.
    È certo però che delle scelte bisogna compierle e le scelte hanno un prezzo che bisogna pagare. Cristicchi lo ha fatto, altri non lo hanno fatto. Ne avranno i loro motivi.
    Ma dev'esser chiaro a tutti che chi è contro la pena di morte lo è senza se e senza ma, anche se chi ha scelto il mestiere del boia dovrà fare la fatica di riconvertirsi, non vi pare?

    Pino De Luca

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