No al carbone Alto Lazio

31 maggio 2011

Nuovo triste record per l'ecosistema terrestre. Carbone tra i principali responsabili

Adnkronos:
"Aumentano le emissioni di anidride carbonica nell’aria; nel 2010 è stato raggiunto un livello record che supera del 5% il picco massimo raggiunto nel 2008. A certificarlo è l’Agenzia internazionale per l’energia che registra una inversione di tendenza legata alla ripresa dei consumi post crisi economica."

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29 maggio 2011

Sette omonimi firmarono la VIA per Vado Ligure e altre centrali liguri.

Nel mirino della Procura della Repubblica di Rovigo i 7 componenti della Commissione di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA) del Ministero dell' "Ambiente". Tutti e sette omonimi dei firmatari di analoga pratica per la centrale di Vado Ligure  

"A pochi giorni dal no del Consiglio di Stato che ha fermato i progetti per la centrale Enel di Porto Tolle (Rovigo) spuntano i nomi degli indagati nel filone d'inchiesta della Procura rodigina sulla riconversione a carbone dell'impianto. Tra componenti della commissione Via nazionale, di quella regionale e vertici dell'Enel - l'ad Fulvio Conti e il responsabile di Enel Produzione Leonardo Arrighi - sono 12 le persone iscritte nel registro delle indagini dai magistrati polesani."

Lo scrive oggi Il Gazzettino ripreso anche dall'agenzia ANSA, che continua come sotto. Leggendo la copia cartacea dello storico quotidiano veneto troviamo anche i nomi di altri indagati, tutti facenti parte della commissione VIA del Ministero dell' "ambiente". Lo stesso organo che firmò la Valutazione di Impatto Ambientale per la nostra centrale di Vado Ligure - Tirreno Power, disponibile QUI

Scorrendo quel documento casualmente troviamo una serie di curiose omonimie, come nientemeno che:

il Presidente della Commissione VIA Claudio De Rose

- il Prof. Gian Mario Baruchello,

Andrea Lazzari

Michele Mauceri

Siro Corazzi (o Corezzi)

Guido Bellomo

e Guido Monteforte Specchi


I nomi e le firme sono in calce al documento disponibili
QUI, QUI e QUI

Tutti omonimi dei neoiscritti nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Rovigo secondo quanto scrive oggi il Gazzettino, disponibile QUI

Scrive il Gazzettino: "i PM hanno formalizzato i reati (ma si è in attesa di una perizia conclusiva) sospettando che Enel abbia prodotto documenti ideologicamente falsi per sostenere che il carbone non avrebbe avuto impatto negativo sul delta del Po con prestazioni migliori rispetto ad altre fonti di energia. I componenti delle commissioni VIA avrebbero avvalorato (d'intesa con i vertici dell'Enel) la stessa linea."



Nel mirino del procuratore Dario Curtarello e della pm Manuela Fasolato, che hanno chiesto e ottenuto dal gip Carlo Negri la notifica agli indagati di un avviso di proroga delle indagini, vi sarebbero le procedure e i documenti che hanno permesso alle commissioni Via (Valutazione di impatto ambientale) di dare l'ok al progetto di riconversione a carbone. Si tratta in sostanza di un fascicolo giudiziario separato rispetto all'altro, già noto, sulle conseguenze negative per la salute derivanti dalla produzione ad olio combustibile portata avanti finora dalla centrale, e che anche in quel caso vede indagati alcuni dei vertici presenti e passati dell'Enel.

Per il nuovo filone, le ipotesi di accusa sono di abuso d'ufficio a carico di dieci pubblici ufficiali - per la commissione Via del Veneto il nome più in vista è quello di Silvano Vernizzi - in concorso con gli amministratori delegati di Enel, Fulvio Conti, ed Enel Produzione, Leonardo Arrighi. Gli stessi pm Curtarello e Fasolato, proprio per l'inchiesta sul progetto di riconversione a carbone, sono al centro di un'indagine disciplinare avviata nei loro confronti dal ministro della Giustizia Angelino Alfano, che a dicembre aveva inviato gli ispettori ministeriali negli uffici della Procura rodigina. I due magistrati sono stati tuttavia riconfermati nell'incarico dal Procuratore generale.

(Il Gazzettino)

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Incredibile enel?

Civitavecchia e dintorni,
dopo decenni di inquinamento enel ci ha regalato la riconversione a carbone. Ma anche:
Perdita di olio dai serbatoi del parco oli di Torre Nord.
Linee dell'alta tensione non interrate (pericolo per la salute).
Discarica abusiva nel cantiere di TVN.
Numerose violazioni delle prescrizioni VIA.
Operai morti e feriti nel cantiere.
Caporalato, appalti al massimo ribasso che rendono pericolo il lavoro degli operai.
Etc, etc...

Enel
E' tra i primissimi inquinatori italiani.
Ha ignorato la volontà del nostro territorio.
Ha promesso posti di lavoro oggi volatilizzati.
Mente sostenendo il falso scientifico del "carbone pulito", qualcosa di inesistente
Mente proponendo lo stoccaggio dell'anidride carbonica per sdoganare le centrali sporche
E' corresponsabile delle migliaia di morti nelle miniere di carbone.
E' corresponsabile del riscaldamento globale.
E' corresposabile della distruzione ambientale portata dalle miniere di carbone
Ha debiti spaventosi.
Paga artisti e volti televisivi per ripulirsi artificialmente la faccia
Crea pubblicità che parlano di energia rinnovabile mentre nel presente costruisce distruzione.
Frena l'economia sostenibile investendo in carbone e nucleare
Nasconde i veri costi del carbone (sanitari e ambientali)
Etc, etc...

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28 maggio 2011

La Micronesia, minacciata dal riscaldamento globale, porta in tribunale il carbone europeo

Stabilito un interessantissimo precedente nel diritto internazionale: per la prima volta un paese la cui sopravvivenza è direttamente minacciata dal cambiamento climatico ha intrapreso un’azione legale contro l’inquinamento di una nazione dall’altra parte del mondo

Da Rinnovabili.it

"Gli Stati Federati di Micronesia (FSM), una nazione insulare sparsa per il Pacifico settentrionale, si sono già trovati costretti ad affrontare le maree del cambiamento climatico, che hanno divorato le coste e lasciato la sicurezza alimentare e l’approvvigionamento idrico nel caos. Quindi quando hanno sentito che la Repubblica ceca aveva intenzione di estendere la licenza alla sua più grande centrale elettrica a carbone, l’impianto di Prunéřov, i leader della federazione hanno deciso che non sarebbero rimasti a guardare, pronti a portare la nazione europea in sede legale con l’accusa di mettere in serio pericolo la sopravvivenza dell’arcipelago. Per la prima volta nella storia dell’umanità una delle prime vittime del Climate Change si fa avanti e punta il dito contro l’inquinatore, nonostante a dividerli ci siano oltre 11mila km. La storia in realtà comincia nel gennaio del 2010 quando la Micronesia era intervenuta nell’ampliamento dello stabilimento ceco chiedendo una Valutazione d’Impatto Ambientale Transfrontaliero in considerazione dell’incidenza del progetto sull’ambiente; la centrale di Prunéřov con i suoi 1.490 MW di potenza produce emissioni 40 volte superiori a tutte quelle emesse dall’intero arcipelago. La richiesta era una prima assoluta dal momento che la Valutazione d’Impatto Ambientale Transfrontaliero è stato uno strumento giuridico precedentemente utilizzato solo dagli Stati confinanti.

Il governo di Praga ha finito per concedere la propria approvazione alla centrale prolungando la vita dello stabilimento fino all’anno 2035 (la centrale si sarebbe dovuta chiudere nel 2020), ma ha concesso alla Federazione lo status di “paese colpito” e il Ministero dell’Ambiente ha richiesto a CEZ, la società di servizi statali, di compensare 5 milioni di tonnellate di CO2 nel tentativo di mitigare l’impatto ambientale del progetto. La Micronesia ha presentato in questi giorni il documento base dell’azione legale internazionale, avanzata in collaborazione con Greenpeace e con l’Associazione Environmental Law Service, nella speranza di incoraggiare altre nazioni a prendere un atteggiamento più proattivo. L’occasione, non a caso è stata quella della “Conferenza delle nazioni insulari minacciate dai cambiamenti climatici” tenutasi a New York e apre ufficialmente un nuovo fronte nel diritto internazionale e nei rapporti diplomatici tra le nazioni stabilendo a tutti gli effetti un precedente. “Questo passo avanti – ha fatto sapere il ministro della Giustizia della Micronesia, Maketo Robert – mostra che i paesi minacciati come il nostro hanno ormai il sostegno del diritto internazionale, per pesare in modo più efficace sulle scelte energetiche”.

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Cina, ora cancro prima causa di morte. Il carbone tra i principali responsabili

Tradotto in italiano da Comedonchisciotte.org / Di J. Larsen http://www.earth-policy.org

Il cancro è ora la principale causa di morte in Cina. I dati del Ministero della Salute cinese riporta che le morti per tumori sono quasi un quarto del totale dei decessi in tutto il paese. Mentre nei paesi in via di industrializzazione sono comuni le piaghe della povertà - malattie infettive e alta mortalità infantile – in questo caso siamo di fronte a patologie associate ai paesi più ricchi, come le malattie del cuore, gli infarti e il cancro.

Anche se ci si aspetterebbe che tutto ciò avvenga nella città più ricche della Cina, dove le biciclette sono state rottamate per le auto e il consumo di carne è in aumento, invece vale anche per le aree rurali. Infatti, gli studi dalle zone di campagna rivelano un’epidemia di “paesi dei tumori” collegati all’inquinamento di alcuni dei settori industriali che danno la spinta all’esplosiva economia cinese. Ma, nel porre la crescita economica al di sopra di qualsiasi altra cosa, la Cina sta sacrificando la salute della sua gente, mettendo a rischio la sua prosperità nel futuro.

Il cancro ai polmoni è la più comune patologia tumorale in Cina. Le morti per questa malattia spesso fatale sono cresciute quasi di cinque volte rispetto agli anni ’70. Nelle tentacolari città cinesi, come Shanghai e Pechino, dove il particolato nell’aria è spesso quattro volte più alto che a New York, circa il 30 per cento delle morti per cancro derivano dal tumore ai polmoni (Vedere i dati.)

L’aria inquinata non è associata solamente con varie patologie tumorali, ma anche alle malattie del cuore, all’infarto e alle malattie dell’apparato respiratorio, con oltre l’80 per cento delle morti nella aree agricole. In base ai dati del Centro Cinese per il Controllo delle Malattie e la Prevenzione, l’utilizzo del carbone è responsabile del 70 per cento delle emissioni di fuliggine che oscurano il sole in gran parte del paese, dell’85 per cento di quelle di biossido di zolfo, che provoca le piogge acide e lo smog, e il 67 per cento di quelle di monossido di azoto, un precursore del pericoloso livello dell’ozono nell’atmosfera. L’utilizzo del carbone è responsabile anche delle maggiori emissioni di cancerogeni e di mercurio, una potente neurotossina. Le ceneri del carbone, che contengono materiali radioattivi e metalli pesanti tra cui il cromo, l’arsenico, il piombo, il cadmio e il mercurio, sono la principale fonte dei rifiuti solidi industriali. Le ceneri tossiche, che non vengono più usate dagli impianti o ritrasformate, vengono stipate nei depositi, da dove possono essere portate via dalle correnti d’aria o percolare i contaminanti nelle falde acquifere.

L’inquinamento da carbone combinato alle emissioni delle fiorenti industrie cinese e le rottamazioni del numero sempre più alto di veicoli sono già sufficienti per ostacolare il respiro e mettere a repentaglio la salute. Ma ciò non impedisce alla metà degli uomini cinesi di fumare. Il fumo è molto meno comune tra le donne: meno del 3 per cento si accende una sigaretta. Ma quasi il 10 per cento del milione di cinesi che muoiono ogni anno per malattie collegate al fumo sono esposti al fumo passivo, ma non sono fumatori.

Nelle zone rurali, i cancri al fegato, ai polmoni e allo stomaco raggiungono ciascuno quasi il 20 per cento dei decessi riferiti alle patologie tumorali. Il cancro al fegato ha una possibilità tre volte maggiore di uccidere un agricoltore cinese rispetto a un cittadino del resto del mondo; per quanto riguarda il tumore allo stomaco, i cinesi che vivono in campagna hanno il doppio della probabilità di contrarlo rispetto a qualsiasi altro terrestre. Questi tumori sono provocati dalle acque inquinate dai prodotti chimici e dagli scarichi, insieme ad altri contaminanti ambientali.

Mentre le industrie, gli stabilimenti industriali e le miniere scaricano senza sosta gli inquinanti, i fiumi e i laghi stanno prendendo delle colorazioni malaticce. Anche le risorse acquifere sotterranee sono state contaminate. I dati del governo indicano che metà dei fiumi cinesi e più di tre quarti dei laghi sono troppo inquinati per poter utilizzare l’acqua per l’alimentazione, anche dopo i trattamenti. Tuttavia, rimangono la principale fonte di acqua per molte persone.

Sono stati individuati più di 450 “villaggi dei tumori” negli anni recenti, secondo i dati di un analisi condotta dal geografo Lee Liu, pubblicata nel 2010 sulla rivista Environment. Queste comunità – dove un insolito numero di persone sono state colpite dalle stesse patologie tumorali – tendono ad ammassarsi nelle aree più povere lungo corsi d’acqua inquinati o lungo i canali di scarico delle zone industriali. Anche se la gran parte dell’iniziale sviluppo industriale cinese è avvenuto lungo la costa, ultimamente le industrie vengono ubicate dove il lavoro costa meno e la sorveglianza ambientale è meno accurata, spingendo la cosiddetta “cintura del cancro” verso l’interno.

Per i villaggi un tempo largamente autosufficienti, l’avvelenamento dell’acqua e del suolo è devastante. I ragazzi e le persone in forze spesso vanno a cercarsi da vivere altrove. I troppo vecchi, i troppo poveri e i troppo ammalati restano, lottando per lavorare la terra avvelenata.

Liu ha notato che in alcuni casi estremi, come nel villaggio di Huangmengying nella provincia di Henan, “il tasso di morte è più alto di quello delle nascite e sta aumentando rapidamente” e non a causa dell’invecchiamento della popolazione. In questo villaggio, che riceve l’acqua annerita da un affluente del famigerato fiume Huai, circa l’80 per cento dei giovani del villaggio sono malati cronici. Persino a un bambino di un anno gli è stato diagnosticato un cancro. Circa la metà dei decessi tra il 1994 e il 2004 sono stati causati da tumori al fegato, al retto e allo stomaco. I dati più recenti non sono ancora disponibili perché il dirigente governativo che rese i dati pubblici fu accusato di “rivelazione del segreto di stato”, fu licenziato dal suo posto di segretario del Partito del villaggio e ora non vuole parlarne, in base al resoconto del Global Times.

A causa del lasso di tempo che intercorre la diagnosi e la morte, oltre alla mancanza di prevenzione per molte delle persone povere che vivono nelle zone più inquinate, l’intensità dell’epidemia tumorale in Cina potrebbe anche essere più alta di quanto finora immaginato. E non tutto l’inquinamento ambientale è endogeno. La contaminazione riguarda sia la geografia - le tossine nei prodotti e nei raccolti vengono veicolate dal flusso commerciale o sono letteralmente trasportate dalle correnti al di là degli oceani — che le nuove generazioni.

La gioventù cinese, il futuro del paese, è a rischio. Negli ultimi anni i tassi di anormalità infantile sono incrementati rapidamente nelle più grandi città e nelle campagne. I funzionari della pianificazione familiare cinese collegano questa “crescita allarmante” alla contaminazione ambientale. Le miniere di carbone e le aree per la sua trasformazione nella provincia di Shanxi sono il luogo dove il tasso di anormalità infantile è più alto al mondo: più dell’8,4 per cento. Del milione di neonati affetti ogni anno in Cina, un 20 o 30 per cento può essere trattata, ma il 40 per cento avrà invalidità permanenti. Il resto muore poco dopo la nascita.

Negli ultimi anni, migliaia di bambini che vivono nei pressi delle miniere di piombo, delle fonderie o degli impianti per la produzione delle batterie sono stati avvelenati. Mortale se assunto in gran quantità, il piombo nel sangue è comunque considerato dannoso in qualsiasi concentrazione. L’esposizione a questo metallo può ostacolare lo sviluppo del sistema nervoso e l’apprendimento, il blocco della crescita e un calo del QI. Ci sono storie toccanti sui bambinin che perdono la capacità di andare a scuola o che non riescono a stare in buona salute a causa dell’esposizione a alti livelli di contaminazione da piombo.

Per il paese che ha imposto un figlio per famiglia, non è strano assistere a sempre più frequenti “incidenti di massa” (il termine del governo per le proteste) provocati dalle ricadute sulla salute dell’inquinamento. In alcuni casi, l’attività di industrie irresponsabili è cessata dopo le proteste; in altre, il governo ha traslocato intere comunità per consentire agli inquinatori di continuare nelle loro operazioni. E in molte circostanze, la contaminazione prosegue con la stessa intensità.

È facile puntare il dito contro le industrie senza scrupoli e i funzionari governativi che guardano da un’altra parte, ma una qualche responsabilità per l’ambiente malsano della Cina proviene dal di fuori dei confini. I rifiuti sono spesso caricati in container oltre oceano e scaricati direttamente in Cina. Insidiosamente, i consumatori occidentali si tuffano sui componenti artificialmente economici “made in China” e hanno poi esternalizzato l’inquinamento in direzione della fabbrica planetaria.

Ancora quest’anno in concomitanza con la pubblicazione del piano quinquennale cinese, il New York Times ha citato il proclama del Primo Ministro, Wen Jiabao: “Non dobbiamo più pregiudicare l’ambiente per il bene della crescita e per i lanci scriteriati sul mercato.” E mentre la retorica dei funzionari riconosce l’importanza della preservazione dell’ambiente e della salute della sua gente, il governo cinese ha ancora molta strada da fare per aumentare la trasparenza e il rafforzamento dei controlli ambientali esistenti, per non menzionare il rafforzamento della protezione. Se così non fosse, il fardello tossico che schiaccia il paese minaccia di interrompere o di far arretrare i cospicui miglioramenti ottenuti nella tutela della salute negli ultimi 60 anni, che hanno portato l’aspettativa di vita da 45 a 74 anni e ha abbattuto la mortalità infantile da 122 morti per 1.000 nascite a meno di 20. I profitti economici possano andare perduti se la produttività declina e se si dovranno pagare conti salati per la salute. In ultima analisi, un paese malato può prosperare solo a breve termine.

Principali Cause di Morte nella Cina urbana e rurale, 2009

Morti per 100.000 abitanti.


Tumori maligni - Urbana 167.6 Rurale 159.1
Patologie cardiache - Urbana 128.8 Rurale 112.9
Patologie cerebrovascolari - Urbana 126.3 Rurale 152.1
Patologie dell’apparato respiratorio - Urbana 65.4 Rurale 98.2
Cause esterne di ferimento o avvelenamento - Urbana 34.7 Rurale 54.1
Patologie endocrine, nutrizionali e metaboliche - Urbana 20.3 Rurale 11.3
Patologie dell’apparato digerente - Urbana 16.6 Rurale 14.6
Altre patologie - Urbana 10.7 Rurale 7.7
Patologie dell’apparato urogenitale - Urbana 7.3 Rurale 7.2
Patologie del sistema nervoso - Urbana 6.9 Rurale 5.1
Malattie infettive (non includono la tubercolosi respiratoria) - Urbana 4.4 Rurale 5.0
Malattie non diagnosticate - Urbana 4.1 Rurale 2.8
Disordini mentali - Urbana 3.6 Rurale 3.1
Malformazioni congenite, deformazioni e anormalità cromosomiche - Urbana 2.3 Rurale 2.2
Tubercolosi respiratoria - Urbana 1.9 Rurale 2.3
Patologie del sistema muscolo-scheletrico e del tessuto connettivo - Urbana 1.8 Rurale 1.3
Patologie del sangue, degli organi che lo formano e immunodeficienza - Urbana 1.6 Rurale 1.0
Malattie perinatali - Urbana 1.5 Rurale 2.5
Malattie portate dai parassiti - Urbana 0.5 Rurale 0.1
Gravidanza, parto e puerperio - Urbana 0.1 Rurale 0.2

Fonte: Earth Policy Institute from National Bureau of Statistics of China



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Fonte: http://www.earth-policy.org/plan_b_updates/2011/update96

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Il greenwashing non ripulisce la sporca faccia di "mammaenel"

"Ieri pomeriggio, alle 16.30 circa, dei cittadini civitavecchiesi, spontaneamente, si sono incontrati a piazza degli Eventi alla Marina per manifestare contro l’iniziativa “Incredibile Enel” partita lo scorso giovedì 26 maggio e che terminerà domenica 29. Muniti di megafono, manifesti e materiale informativo contro il carbone, si sono posizionati davanti l’entrata dello stand illustrando alle persone che si avvicinavano curiose, l’incongruenza dell’Enel sulla sua attività quotidiana a Civitavecchia e quella della manifestazione. “Parlano di energie rinnovabili, per esempio, il ‘diamante’ che cattura i raggi del sole e li trasforma in energia – denuncia un manifestante – peccato che poi a Civitavecchia ci fanno respirare il carbone”. Esibendo le foto della centrale che la notte produce un ingente quantità di nubi non certo sane, ben visibili a occhio nudo la mattina presto, i dimostranti illustravano anche i motivi principali per i quali il carbone è uno dei combustibili fossili più pericolosi al giorno d’oggi. Dopo qualche minuto, però, la Polizia si è recata sul posto, contattata dal personale del padiglione espositivo, chiedendo ai manifestanti di allontanarsi da di fronte l’entrata dello stand, cosa che però non ha scoraggiato i cittadini che hanno continuato la loro camgna informativa."

"Con il tour “Incredibile Enel” arrivano anche le prime polemiche. Si sono, infatti, posizionati proprio all’ingresso dello stand dell’Enel, nella giornata di ieri, alcuni manifestanti che con cartelloni ritraenti le varie foto scattate nel corso dell’anno sui fumi emessi dalla centrale a carbone di Tvn hanno cercato di mettere in luce anche l’aspetto meno pubblicizzato dall’azienda elettrica, quello con cui la nostra città però, purtroppo, deve fare i conti quotidianamente.
“Una vera e propria provocazione – ha dichiarato Ismaele De Crescenzo, da sempre attivista nei vari movimenti NoCoke – Possibile che le uniche centrali e macchine alimentate da energie rinnovabili che Civitavecchia deve vedere sono quelle dei modellini giocattolo per i bambini in questi eventi? Ci vogliono prendere in giro?”. Indignati si sono detti anche Davide Stella, Valeria Barletta e Andrea, indignati anche molti cittadini che considerano quasi un’offesa l’organizzazione di questo evento dato l’abuso che l’Enel fa da decenni del nostro territorio. Scarsa, infatti, la partecipazione all’evento almeno per quanto riguarda la prima giornata.
In compenso mamma Enel ha trovato qualche fan pronto a lodarla, evitando qualsiasi commento sull’inquinamento, tra i “casaccari” del Consiglio comunale. I Consiglieri del Gruppo misto Daniel Perello e Luigi Di Marco hanno infatti espresso forte apprezzamento per l’iniziativa in corso a Piazza degli eventi...

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25 maggio 2011

L'Australia gigante del carbone prova a immaginare una via d'uscita

Da Greenreport
"La Climate Commission di scienziati istituita dal governo australiano ha reso noto il rapporto "The Critical Decade" che evidenzia i terribili effetti che il cambiamento climatico potrebbe avere sull'Australia, e chiede che il settore energetico, dominato dal carbone, diventi "green" e che il governo cerchi di ottenere subito il sostegno parlamentare per il "carbon price", come una delle soluzioni per ridurre l'inquinamento.

Il rapporto evidenzia che le città costiere australiane sono minacciate dall'innalzamento del livello del mare, in Sydney, mentre l'acidificazione dell'oceano, causata dall'assorbimento della CO2 prodotta dai combustibili fossili, non risparmierà la Grande Barriera Corallina.

Le regioni costiere vicine alle più grandi città australiane, come Sydney e Melbourne, sono estremamente vulnerabili all'aumento del livello del mare, ad alluvioni e maree. Secondo la Climate Commission australiana «Il livello del mare potrebbe aumentare da 0,5 a 1 metro (da 1,64 piedi e 3,3 piedi) entro il 2100», minacciando le aree più abitate dell'Australia. Anche un aumento del livello del mare di 0,5 metri, che potrebbe avvenire entro il tempo di vita medio di un essere umano, potrebbe portare al susseguirsi di eventi climatici estremi e il riscaldamento degli oceani e dell'atmosfera, lo scioglimento dei ghiacci marini, potrebbero comportare «Enormi rischi» per l'economia australiana.

"The Critical Decade", punta a cambiare i termini dell'attuale dibattito politico in Australia, dove la politica climatica del governo della laburista Julia Gillard ha polarizzato l'elettorato ed è sotto costante attacco dell'opposizione conservatrice del partito liberale. Gli scienziati al momento di consegnare il rapporto alla Gillard hanno avvertito che «Questo è il decennio critico. Le decisioni che prenderemo da ora al 2020, determineranno la gravità dei cambiamenti climatici. Per minimizzare questo rischio, dobbiamo decarbonizzare la nostra economia e per passare alle fonti di energia pulita entro il 2050. Le emissioni di carbonio devono raggiungere il picco entro i prossimi anni e quindi declinare fortemente».

Realizzare tutto questo non sarà affatto facile. I 22 milioni di australiani sono responsabili di ben l'1,5% dei gas serra prodotti dagli oltre 6 miliardi di esseri umani, il che li rende i maggiori emettitori pro-capite di CO2 dell'intero pianeta. L'Australia è anche il maggiore esportatore di carbone del mondo e utilizza il carbone per produrre circa l'80% della sua elettricità. Inoltre la sua grande industria petrolifera, gasiera e mineraria (con il nuovo Eldorado del gas liquefatto che promette miliardi di dollari), porta ad ulteriormente aumento delle emissioni di gas serra.

Per provare a diminuire e compensare le emissioni il governo ha provato a mettere un prezzo sul carbonio prodotto dall'industria e ad organizzare un mercato delle emissioni sul modello europeo entro il 2012 che potrebbe prendere il via già nel 2015.

Secondo Will Steffen, uno dei membri della Climate Commission, la politica del governo dovrebbe essere più decisa per avviare davvero investimenti per la riconversione ecologica dell'industria e della produzione di energia. Il governo Gillard prevede un prezzo del carbonio tra i 20 e i 30 dollari australiani a tonnellata, ma l'Australia avrebbe bisogno di 100 miliardi di dollari in investimenti nel prossimo decennio per sostituire la vecchie centrali a carbone.

La situazione reale la spiega bene alla Reuters Richard McIndoe, l'amministratore delegato di TRUenergy: «L'incertezza sulla politica climatica ha affamato gli investimenti nel settore energetico australiano negli ultimi 3-5 anni. Carenze di potenza del carico energetico di base sono previsti per il 2013 - 2016. La dipendenza dell'Australia dalle centrali a carbone non potrà essere cambiata entro il 2020, dato che ci vorranno da 50 a 60 anni per costruire la rete energetica. Come investitori del settore siamo in un vicolo cieco e, come risultato, il capitale non viene investito, così non abbiamo visto la costruzione di nuove centrali Al momento abbiamo una proposta di carbon tax che in realtà non cambierà molto. A 20 dollari australiani a tonnellata non vediamo alcun cambiamento davvero tra il carbone e la gas-fired generation».

Il rapporto analizza anche i dati dei rapporti Ipcc e di altre organizzazioni internazionali e sottolinea i fortissimi rischi che corre l'Australia a causa di siccità ancora più estreme, inondazioni e incendi mortali: «Gli impatti del cambiamento climatico si fanno già sentire in Australia e in tutto il mondo con meno di 1 grado di riscaldamento globale. I rischi di futuri cambiamenti climatici, per la nostra economia, la società e l'ambiente, sono gravi, e crescono rapidamente con ogni grado in più di aumento della temperatura».

Per limitare gli aumenti della temperatura a 2 gradi centigradi, «Le emissioni di carbonio devono raggiungere il picco entro il 2020 e poi scendere, altrimenti il ​​mondo avrà di fronte un compito quasi impossibile per evitare cambiamenti climatici pericolosi».

Il rapporto non è affatto piaciuto all'opposizione conservatrice australiana che si oppone a qualsiasi tipo di carbon tax, profetizzando perdita di posti di lavoro e bollette alle stelle., Il powerbroker del Partito Liberale, Nick Minchin, ha definitogli scienziati che hanno redatto il rapporto «Allarmisti del riscaldamento globale».

Un'opinione che sembra condivisa da circa il 60% degli elettori, mentre solo il 30% è favorevole a tassare le emissioni. Ma la Gillard ha risposto seccamente: «Noi non abbiamo tempo... per le false dichiarazioni in questo dibattito. La scienza è chiara, l'inquinamento da anidride carbonica antropica sta facendo la differenza per il nostro pianeta e il nostro clima. Dobbiamo trovare il modo di andare avanti con il compito di ridurre l'inquinamento di carbonio e con un dibattito razionale su questo».

Secondo la senatrice dei Verdi Christine Milne «Il rapporto è una richiesta agli australiani ad andare oltre la "discussione facile" se il cambiamento climatico esista».

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Solidarietà all'amico Flavio

Flavio Stasi, giovane scintilla di coraggio e passione civile, amico e collega di battaglie, è stato assalito da tre vigliacchi. Pubblichiamo la lettera che ha diramato per metterci a conoscenza dell'accaduto. Flavio ti siamo vicini,

No al Carbone Alto Lazio


"Erano lì, sedute comodamente a tavola in una pizzeria nei pressi dell’Università, le bestie che una settimana fa mi hanno massacrato per strada senza motivo, in tre.
I delicatoni ordinavano un’insalata, ben pettinati, curati, uno di loro di certo lampadato. Io ho il naso fratturato, me lo hanno rotto con pugni e gomitate, e da poco ho rimosso i punti all’arcata sopraccigliare. Mi trovavo lì solo per prendere una pizza da portar via. Dopo avermi visto ed aver sussurrato qualcosa sottovoce tra loro, ghignando, il lampadato si è alzato venendo fuori, nei pressi del forno a legna dove stavo aspettando la mia pizza. Lentamente mi è passato vicino, ha dato un’occhiata fuori dalla pizzeria, dove era parcheggiata la mia macchina, come a dirmi che la stava tenendo d’occhio, dopo di che è tornato al tavolo.
Li ho denunciati, sono stati identificati, e credo che non abbiano apprezzato granché la cosa. Di ritorno a casa, tra rabbia e paura, mi sono chiesto se è ancora il caso di restare qui, vivendo fianco a fianco con questi guappetti da quattro soldi ma talmente vigliacchi da poter fare qualsiasi cosa se solo hanno la certezza di poter vincere facilmente o di poter scappare al momento giusto.
Funziona così: ti massacrano e tu passi i giorni seguenti tra ospedali e caserme, a lavare il sangue dalla macchina, a tranquillizzare chi ti sta vicino mentre allo specchio tranquillizzi te stesso. Loro nel frattempo vanno dall’estetista, spacciano coca e mangiano insalate.
Non c’è una volante a proteggerti in ogni luogo. Gli angoli deserti e bui nelle città ad immagine di questa società, fatte di lustri in centro e giungle in periferia, sono tanti. Ricordo che ci abbiamo provato, tempo fa, a spiegare che non servono le telecamere e gli eserciti per garantire sicurezza, ma servono luoghi vivi e sociali, colmi di discussioni e di vigili occhi umani, non di inutili occhi elettronici nel deserto. Ricordo che parlavamo proprio del luogo in cui sono stato picchiato per una ventina di minuti, senza che passasse nessuno per aiutarmi in qualche modo. Ricordo che lo abbiamo fatto invano.
Io non ho il denaro per permettermi una scorta, figuriamoci, e neanche una porta blindata. Non ho il porto d’armi per autodifesa e dovrei comunque essere davvero incazzato per sparare a qualcuno.
E allora ti dici: quasi quasi me ne vado, per paura o per quieto vivere. Hanno vinto, perché non sei stato il primo, e non sarai l’ultimo, e sulle piccole vigliaccherie impunite, le violenze di strada, le sopraffazioni di quartiere e le conseguenti paure ed omertà, si costruiscono le grandi mafie e questa società di sudditi e sovrani.
Allora non me ne vado più. Mi armo di parola. Non conosco nomi e cognomi, ed in verità non voglio conoscerli. So che i vili sanno di esserlo, e dovranno guardarsi allo specchio per quello che sono, e saranno riconosciuti e derisi per quello che sono. Non parlo solo di quei tre, ma di tutti quelli come loro.
Si aggirano per le città come saprofagi, ma a differenza di questi non hanno nè un’utilità naturale nè una dignità sociale.
Io non mi credo né Falcone né Impastato, non state leggendo “l’Idea Socialista”, anche perché non ho a che fare con Rina e Badalamenti, ma con poveretti che la società ha trasformato in aspiranti tronisti con troppi film di Tomas Milian alle spalle. E del resto se potessi scegliere, non li metterei in galera, mi basterebbe che si guardassero allo specchio schifati.
Tanta gente in questi giorni, per strada o nei negozi, mi confessa la propria disavventura, esperienza diretta o da genitori, fratelli, amici, quasi come se solo chi ha vissuto qualcosa di simile avesse la pazienza di ascoltare. La mia gente, che avrebbe dovuto avere uno sguardo rabbioso e determinato nei confronti di chi deturpa e condanna con la propria bassezza la nostra terra, che amo più di ogni altra cosa, invece mi guarda con occhi rassegnati e compatenti. No, non me ne vado più.
In pizzeria sono passato quasi tre ore fa, due ore fa mi sentivo debole, mentre ora, pur avendo letto solo io ciò che ho scritto, mi sento forte e circondato da miei simili.
Allora a voi tre ed a tutti quelli come voi, dico: venite a massacrarmi ora, anche in dieci contro uno. Potete spaccarmi tutte le ossa, potete sfigurare il mio volto e sfasciare la mia auto, potete accoltellarmi o spararmi, ma non farete neanche un graffio a quello che ho scritto, a quello che penso, e resterete comunque delle ignobili bestie senza dignità.
A tutti gli altri, alla mia gente, imploro di non avere paura, di non restare in silenzio nei confronti delle ingiustizie e delle violenze, di avere il coraggio di vivere liberi, di essere Uomini.
Flavio Stasi

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23 maggio 2011

Sentenza Porto Tolle, pressioni sui giudici rei di far rispettare la legge

Da Agenparl.it
"Con riferimento alla fiaccolata indetta per oggi alle 17:30 a Roma in Piazza Farnese dai lavoratori della Centrale Enel di Porto Tolle, Greenpeace e WWF ritengono che esercitare pressioni di piazza mentre il Consiglio di Stato scrive le motivazioni di una sentenza sia inaccettabile, e che costituisca un'azione intimidatoria da parte di soggetti disinformati che ancora credono alle bugie di ENEL sul carbone pulito.
Oltre che essere la maggiore fonte di inquinamento da mercurio, il carbone è il principale responsabile del cambiamento climatico che è tra i peggiori nemici del delta del Po. Secondo un rapporto pubblicato dal Vaticano la scorsa settimana, il cambiamento climatico causa due milioni di morti l'anno.
Le emissioni inquinanti della centrale del Po - 7 mila tonnellate di ossidi di zolfo e di azoto - si aggiungerebbero a un "panorama" tra i più inquinati d'Italia, che già oggi è responsabile di grave impatto sanitario nella popolazione di una vasta area. Questi gas sono all'origine del particolato ultrafine, la parte più pericolosa del PM10. Ben 30 delle 48 città fuorilegge per il PM10 sono localizzate nella pianura padana (tra esse: Rovigo, Venezia, Padova, Bologna e Ferrara) e sul tema l'Italia è oggetto di una procedura d'infrazione in sede comunitaria.
I rischi posti del carbone sono quindi evidenti, senza contare che il carbone è tra i fattori che ritardano il lancio, in Italia, di una seria politica di investimenti sulle rinnovabili e l'efficienza che secondo numerose stime (nazionali, internazionali e persino sindacali) porterebbe nel nostro Paese migliaia di posti di lavoro in più di questi pericolosi progetti di riconversione.
Le Associazioni e i comitati che si sono battuti contro il carbone sono certi della serenità dei giudici che hanno valutato la cosiddetta "compatibilità ambientale" della riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle avendo a disposizione la moderna letteratura scientifica internazionale e ridando una speranza a una delle aree più fragili del Paese dal punto di vista ambientale.

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Ennesimo tributo di sangue per il business del carbone

Da Blitzquotidiano
SHANGHAI – Sei lavoratori sono morti e 27 feriti nello scoppio in una miniera nella provincia sudoccidentale cinese del Sichuan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Erano 192 i minatori al lavoro nella miniera di carbone Xinsheng, di proprieta' della Sichuan Hongxin mining, nella citta' di Zigong, nella contea di Xinsheng, quando si e' registrata l'esplosione. Mentre 186 minatori sono riusciti a scappare, sei erano rimasti intrappolati. Nonostante i soccorritori abbiano lavorato tutta la notte, non e' stato possibile salvare la loro vita e i corpi sono stati recuperati poco fa. La polizia ha aperto una inchiesta sulle cause dell'incidente, che comunque viene attribuito ad una fuga di gas. Alcuni dei 27 feriti ricoverati nell'ospedale di Zigong, alcuni sono in gravi condizioni e si teme per la loro vita.

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22 maggio 2011

L'Azienda Elettrica Ticinese censura documenti scomodi

AET è l'azienda elettrica che gli abitanti dei cantoni del Ticino e dei Grigioni avversano per la sua volontà di espandere il business in direzione carbone. Da Ticinolibero un resoconto saporito.

"Fate una figuraccia ad un dibattito televisivo? Nessun problema, Teleticino cancella repliche e podcasting su internet. Ma non per tutti, soltanto se siete dei fautori del carbone. La denuncia viene dalla Lega dei Ticinesi, che non usa mezzi termini: “per un’azienda che dovrebbe essere di tutti la trasparenza dimostrata e il rispetto della libertà di informazione sono degni di un governo sovietico”. La puntata cancellata (effettivamente non è possibile vedere il video) è quella di mercoledì scorso, 18 maggio, quando da Bazzi erano ospiti Sergio Savoia, Raoul Ghisletta, Giuliano Bignasca e Fabio Regazzi.

La Lega condanna quindi con fermezza “questo ennesimo tentativo di imbrogliare i ticinesi e di impedire loro di sapere la verità sui maneggi e sui trucchi usati dal CdA di AET e dai suoi mandanti politici”. Nel comunicato stampa della Lega dei Ticinesi non ci si dimentica certo che Teleticino è una partecipata di AET. Infatti l’Azienda elettrica ticinese detiene l’11% della quota azionaria di Teleticino, una partecipazione acquistata ancora nell’epoca Paolo Rossi. Con quale scopo questo non è mai stato chiaro.

La Lega dei Ticinesi rivendica chiarezza, che a suo dire non è mai stata fatta. “Così come il popolo non ha potuto sapere nulla del contratto stipulato per il carbone di Lünen, o dei traffici in Albania e in Grecia, né degli investimenti vergognosi alle Cayman” – si tuona da Via Monte Boglia – “allo stesso modo adesso AET cerca di impedire un dibattito aperto e trasparente sui rischi dell’investimento nel carbone”.

“Non temiamo certo questa ennesima ridicola manovra di un management screditato” – conclude il comunicato – “e continueremo la battaglia per la trasparenza e la chiarezza, con tutti i mezzi necessari e senza farci intimidire”.

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Civitavecchia museo (a cielo aperto) dell'amianto?

Comunicato di G. Pedrini - Segretario Fiamma
"Apprendiamo, oggi, con viva soddisfazione da una parte e con disappunto dall’altra che i Militari della Tenenza della GdF di Piedimonte Matese (Ce), sotto la guida del Procuratore Capo della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere (Ce), in ottemperanza al Protocollo d’intesa, sottoscritto tempo addietro presso la Prefettura di Caserta alla presenza dei Ministri dell’Interno, della Giustizia e dell’Ambiente, nell’ambito delle attività finalizzate alla prevenzione e contrasto delle violazione in materia di salvaguardia ambientale, hanno proceduto al sequestro dei capannoni di alcune aziende, per un totale di 27.000 mq, tutti ricoperti con lastre di amianto. Nel corso dell’attività ed in particolare dell’operazione “Aria pulita”, inquadrata in una più vasta e complessa attività di controllo del territorio, i militari delle Fiamme Gialle hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria, i proprietari dei capannoni per “inosservanza del divieto di abbandono”, “attività di gestione di rifiuti non autorizzata” regolamentate e sanzionate dal Testo Unico in materia ambientale, per “omessa denuncia di materiale infiammabile”, “assenza del certificato di prevenzione incendi”, “inottemperanza di un provvedimento emesso dall’Autorità”, “getto pericoloso di cose” e “violazioni in materia di sicurezza sul lavoro”! Tutti sappiamo che l’amianto, di cui la nostra “ridente” città riteniamo costituisca l’unico esempio di museo all’aperto di numerosissimi reperti archeologici di epoca post-industriale, con l’andar del tempo degrada inesorabilmente “sfarinandosi” letteralmente ed integralmente nell’ambiente circostante con grave pregiudizio tanto per lo stesso quanto per l’uomo nel quale provoca una terribile ed inesorabile patologia tumorale conosciuta come “meselioma”. La Caserma De Carolis senza un presidio medico, le casette di legno, gli articoli 90, l’appalto delle Terme della Ficoncella , lo stato deficitario del comune, l’uso “leggero” delle carte aziendali, e tanti e tanti altri episodi dipingono un deprimente quadro in cui si tratteggia la fisionomia di una dirigenza politica tuta presa da problemi sicuramente degni di nota ma che non sembrano affrontare i grandi temi del sociale, nell’ambito di un’efficace gestione della “res publica”, ma piuttosto un proprio interesse politico immediato a scapito di quello del Popolo in nome e per conto del quale dicono, bontà loro, di esprimersi. Non possiamo non plaudire all’operato del Procuratore Capo di Santa Maria Capua Vetere e delle Fiamme Gialle della Tenenza di Piedimonte Matese per l’operazione condotta a tutela della legalità e soprattutto dell’incolumità e della salute dei cittadini e vorremmo che anche a Civitavecchia, dove l’amianto da decenni la fa da padrone nonostante i ripetuti appelli lanciati dallo scrivente tramite i mezzi di comunicazione, le coscienze dei Pubblici Amministratori, una volta tanto compissero un volo degno delle aquile e non i soliti svolazzamenti da quaglia fini a sé stessi e speriamo che il vecchio adagio latino: “ repetita iuvant” ovvero “ le cose ripetute giovano” ci aiutino a svegliare “le belle addormentate” che profondamente riposano al Pincio sognando di volare alto come normalmente fanno le aquile…..quelle vere!

Gabriele Pedrini – Segretario Federale Fiamma Tricolore

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Futuro della centrale di Bastardo, cittadini sul piede di guerra

Comunicato da Cittadini Uniti per il Territorio - Gualdo Cattaneo (Pg)
"Negli ultimi mesi hanno iniziato a circolare notizie alquanto preoccupanti circa il futuro della centrale a carbone di Ponte di Ferro.

Da un lato il gestore ha annunciato la chiusura del carbonile di Ancona, per cui finalmente la prospettiva di una riconversione dell’impianto verso le energie rinnovabili ed ecosostenibili è diventata reale.

Da un altro, però, politici, sindacati confederali ed autotrasportatori si oppongono a tutto ciò in quanto vedono minacciati gli interessi di alcune consorterie affaristiche che da 40 anni hanno ancorato questo territorio al passato, ad una sorta di medioevo industriale senza futuro (basta guardare lo sviluppo dei Comuni limitrofi per rendersi conto delle opportunità che questo territorio continua a perdere grazie alla persistenza dell’unico impianto a carbone in Italia situato nell’entroterra).

La tanto declamata “autosufficienza energetica” non è che una BALLA strumentale, in quanto sappiamo bene che l’energia prodotta a Gualdo Cattaneo non è mai stata consumata sul territorio, ne’ tantomeno gli abitanti del comprensorio hanno mai avuto alcun beneficio pratico (sconti in bolletta, investimenti sul territorio, etc.) derivante dalla presenza dell’impianto.

Ora qualcuno sta tornando alla carica con le “biomasse”, e tanto più si dimostra con autorevoli dati alla mano che le biomase sono soltanto un bluff, una cosa senza prospettiva, un pretesto per bruciare qualcos’altro (grazie ad una legge fatta da Bersani nel 2003, la n. 387 ), tanto più questi insistono nel tentativo di voler far inghiottire la pillola amara alla cittadinanza con il solito spauracchio del ricatto occupazionale.

L’assessore socialista all’Ambiente, Silvano Rometti dice “..non possiamo far morire il polo energetico…”.

Allora facciamo morire il territorio, continuando ad inquinarlo con le emissioni altamente cancerogene dell’unica centrale d’Italia situata in fondo ad una valle.

Facciamo morire il prodotto tipico agroalimentare del luogo: non basteranno le messe in scena presso la “centrale aperta” per far credere alla gente che agricoltura di pregio e carbone o altre schifezze possano convivere. Tantopiù che, questa volta, la “biomassa” si vorrebbe ricavare da un’erba notoriamente infestante come la volgarmente detta “canna di fosso”. Ma CHI VOGLIONO PRENDERE IN GIRO?

Questa gente se la deve piantare di ripetere le stesse BALLE con cui da 40 anni giustifica uno stato di cose che arreca danno al territorio e ai suoi abitanti.

NON PERMETTERMO L’ENNESIMO SCEMPIO DELLA NOSTRA TERRA.

SIAMO PRONTI ALLA MOBILITAZIONE.

Cittadini Uniti per il Territorio

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"Il parco dei serbatoi (TVN) va realizzato"

Da ViterboOggi, comunicato da cinque consiglieri del Pdl Tarquinia
"Il parco dei serbatoi deve essere realizzato.” Lo dicono cinque consiglieri di opposizione che hanno presentato un ordine del giorno che sarà esaminato nel prossimo consiglio comunale.

I consiglieri del popolo della libertà, Marco Fiaccadori, Marcello Maneschi, Cristiano Minniti e Silvano Olmi, e il rappresentate del partito socialista Marco Pacchelli, hanno sottoscritto un documento nel quale riassumono la storia di questo parco di quaranta ettari che doveva essere realizzato dietro la centrale a carbone di Civitavecchia, nell’area occupata dai vecchi serbatoi del combustibile.

Infatti, con il decreto del ministero delle attività produttive del 24 dicembre 2003, con il quale è stata autorizzata la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord, è fatto obbligo a ENEL, quale opera compensativa, di provvedere alla realizzazione di un’area boscata dell’estensione di circa 40 ettari denominata "Parco dei Serbatoi".

Nel parere di valutazione di impatto ambientale 680/2003, costituente parte integrante del citato decreto autorizzativo, viene stabilito che le prescrizioni andavano ottemperate con "modalità atte ad anticipare almeno parte della loro realizzazione prima della chiusura del cantiere della centrale”;

Ad oggi, non risulta che si sia in alcun modo proceduto alla realizzazione di detto parco.
Eppure le aree a verde rappresentano, per ogni città e il per il territorio circostante, una necessità fisiologica per la rigenerazione dell'atmosfera e del terreno e un fattore di grande importanza per la vivibilità dell’ambiente urbano. Esse sono indispensabili fattori di equilibrio ecologico che svolgono diverse funzioni tra le quali la produzione di ossigeno attraverso la fotosintesi clorofilliana; il contenimento dell’inquinamento atmosferico e il contenimento dell’inquinamento acustico.

La realizzazione del "Parco dei Serbatoi" nell’area retrostante la centrale di Civitavecchia trova la sua ragione, peraltro, proprio nella mitigazione dei gravi effetti ambientali della riconversione a carbone sul territorio.

“Non è più procrastinabile la realizzazione dell’area verde di quaranta ettari – scrivono i cinque consiglieri – che va realizzata nel più breve tempo possibile. Chiediamo – concludono – che copia della delibera di consiglio sia inviata a Enel Spa, al ministero dell’ambiente, al ministero dello sviluppo economico, alla regione lazio, alla provincia di Viterbo, alla provincia di Roma, al comune di Civitavecchia e alla procura della repubblica di Civitavecchia.”

I consiglieri comunali del popolo della libertà, Marco Fiaccadori, Marcello Maneschi, Cristiano Minniti e Silvano Olmi, e il rappresentate del partito socialista Marco Pacchelli.

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Una macabra "Festa" ai prodotti tipici

Creato dai ragazzi dell'Istituto Calamatta di Civitavecchia, un incisivo corto che illustra l'impatto dell'inquinamento su aspetti importanti della cultura locale, ma anche sulla nostra salute.

Prodotto dagli allievi dele classi IV T.d.M e V T.I.E.N. Istituto ISIS "L. Calamatta" - Civitavecchia

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20 maggio 2011

12 e 13 giugno, tre SI' per un'Italia migliore

Ai referendum di domenica 12 e lunedì 13 giugno vota SI'

Vota SI' per dire NO AL NUCLEARE.

Vota SI' per dire NO ALLA PRIVATIZZAZIONE DELL'ACQUA.

Vota SI' per dire NO AL LEGITTIMO IMPEDIMENTO.

Ricorda che il referendum passa solo se viene raggiunto il quorum, è indispensabile che vadano a votare almeno 25 milioni di italiani.

Ricorda che i poteri sporchi stanno operando per scoraggiare i cittadini a recarsi alle urne, così da rendere nullo l'esito del Referendum. In TV non se ne parla appostiamente, a maggior ragione abbiamo il dovere di diffonderne la notizia in modo autonomo.

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Inghilterra, piano per dimezzare le emissioni di gas serra entro il 2025

Da ecologiae.com
"Per mesi si è dibattuto in Europa se porre il limite al taglio delle emissioni di gas serra al 20 o al 30% entro il 2020, con l’obiettivo di portarlo dal 50 all’80% entro il 2050. L’Italia è sempre stata tra i Paesi che cercavano di tirare verso il basso la valutazione, considerando troppo già il 20%, ma visto ciò che ha intenzione di fare la Gran Bretagna, tutte le nazioni dovrebbero impallidire.

L’idea è del Primo Ministro David Cameron che ha deciso di dimezzare le emissioni del suo Paese entro il 2025. Si tratterebbe così del progetto più ambizioso del mondo e che fa sembrare i nostri governanti piccoli piccoli. Il periodo di riferimento del taglio è il 1990, considerato anno cruciale in tutte le misurazioni, e su cui si basa anche il calcolo dell’Ue sul taglio auto-imposto e che, almeno per come stanno attualmente le cose, obbliga ogni Paese a raggiungere un -20% di emissioni entro il 2020, lasciando la possibilità di migliorare ulteriormente tale obiettivo su base volontaria.

Il Regno Unito va oltre e così, mentre l’Europa litiga, ha deciso di far da solo e, dopo questo importante obiettivo, ne ha posto altri come il taglio del 60% delle emissioni entro il 2030 e dell’80% entro il 2050. In pratica arriverà a metà secolo quasi senza più emettere gas serra, una gran bella impresa. Ma come faranno a raggiungere tali obiettivi? La commissione parlamentare sul cambiamento climatico ha stilato il quarto “Carbon Budget”, un piano su cui basare la politica energetica, e non solo, dei prossimi anni.

Un piano semplice e facile da capire: entro il 2030 la Gran Bretagna spera di ottenere il 30% del suo fabbisogno energetico dalle rinnovabili, aumentandolo del 3% all’anno sin dal 2012. Il piano prevede anche uno scenario ottimistico in cui la tecnologie si evolvano maggiormente e diventino più economiche a tal punto da raggiungere il 45% del fabbisogno entro la stessa data. Poi si punterà sull’economia carbon-free, cioè si aiuteranno quelle aziende che non hanno emissioni o le colmano con azioni complementari, ma poco spazio viene dato ai biocarburanti, considerati marginali, mentre l’unica nota dolente del piano è che si calcola che il 40% del fabbisogno energetico venga ottenuto con il nucleare, mentre il 15% da gas e carbone la cui CO2 venga stoccata. Ma come abbiamo visto in passato, questa tecnologia è solo una favola.

Per fortuna il nucleare non sarà la risposta a tutto. Infatti, stando al piano del Parlamento britannico, entro il 2030 le rinnovabili dovranno pareggiare la quantità di energia prodotta dal nucleare, e dall’anno successivo effettuare un sorpasso che, nel giro di qualche decennio, dovrebbe definitivamente soppiantare l’atomo.

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Carbone a Vado Ligure, perizia della Procura sui danni alla salute

Fonte: Repubblica
"Sarà un’indagine della procura di Savona affidata ad un pool di super investigatori della salute, a tentare di capire se i tassi di mortalità e di malattia della popolazione residente in alcuni comuni sia influenzata, in qualche modo, dalle emissioni della centrale a carbone Tirreno Power, ex Enel. La settimana scorsa, il procuratore capo Francantonio Granero e il pm Danilo Ceccarelli hanno affidato a tre consulenti un perizia che avrà il compito di fare chiarezza su un tema che negli ultimi anni ha provocato durissime polemiche e discussioni."

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V. Destro: ora rinnovabili per il Polesine

Da RovigoOggi
"È un buon momento per il Movimento 5 Stelle, indubbiamente. Prima il buon successo alle amministrative di Adria e Rovigo, per il quale rinnoviamo ancora i ringraziamenti a chi ci ha sostenuto e votato, non se ne pentiranno, ed ora la sentenza del Consiglio di Stato che riporta a zero le autorizzazioni ministeriali al carbone Enel.
A dire il vero ci sentiamo soddisfatti a metà sull'ultima questione anche perché ci sarebbe piaciuto che i lavori di demolizione della centrale di Polesine Camerini fossero eseguiti, senza ulteriori lavori di costruzione a seguire, ovvio, ma fermare il carbone è vitale per il Delta del Po e il Polesine intero.
E non parliamo solo degli aspetti ambientali o della salvaguardia della salute, ma anche e soprattutto del modello di sviluppo economico che il Polesine, attraverso le istituzioni politiche ed economiche, sarà ora costretto a rivedere.
Sì, perché, se da un lato quell'Enel che, ricordiamolo, non prevede un soldo da destinare alla riconversione fino al 2014 nel proprio piano economico, sappiamo che non mollerà la presa, nonostante le minacce di portare l'investimento fuori dal nostro Paese, dall'altro consideriamo non sia ulteriormente procrastinabile la rimozione dalla prospettiva futura dell'equivoco riconversione, alibi per pochi e ostacolo per tanti, per ridare spinta e vigore ad un'economia polesana che attraversa un periodo di pesante crisi.
Tra le troppe voci dolenti su Polesine Camerini, individuiamo comunque qualche segno di concreto risveglio.
Pensiamo a quanto affermato da Unindustria sulla necessità, considerato perlomeno l'ulteriore allungamento dei tempi Enel, di avviare un ragionamento su un modello di sviluppo diverso, lontano dall'ipotesi di un polo energetico polesano che, oltretutto, finora ha portato più beffe che vantaggi (pensiamo al rigassificatore) e vada nel senso di una valorizzazione delle peculiarità del nostro territorio e ne sviluppi le potenzialità finora bloccate utilizzando le risorse disponibili, fondi per le aree di crisi, finanziamenti europei e altro, con un indirizzo preciso: la creazione di un'economia basata sullo sviluppo delle rinnovabili, sulla filiera del riciclo, sul settore agroindustriale, pesca e sul turismo che, vista anche la bassa antropizzazione della nostra provincia, sia bastante a creare occupazione e benessere diffusi.
In questo senso pensiamo di proporre a breve un tavolo di confronto e ragionamento tra gli attori economici, politici e le parti sociali che possa rappresentare l'embrione di un modo nuovo e diverso di operare per il Polesine e i suoi abitanti.
Noi, cittadini del Movimento 5 Stelle, crediamo sia la via necessaria: andare oltre gli steccati di piccolo interesse per operare nell'interesse collettivo.

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18 maggio 2011

Inquinamento e centrali elettriche: quello che i cittadini devono sapere

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Weekend di mobilitazione per il nostro territorio

Agisci!

Tarquinia: sabato 21 maggio presso il Palazzo dei Priori sede della STAS, verrà presentato il volume “NON VI DAREMO TREGUA”, che contiene i risultati del monitoraggio dell'aria realizzato per disporre di un termine di paragone precedente l'avvio della centrale a carbone di Civitavecchia. È quell'anno zero da tanti promesso e mai realizzato.
Vedi qui
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Montalto di Castro (Marina): domenica 22 maggio catena umana contro il nucleare a Montalto Marina (Lungomare Harmine), organizzata dal comitato antinucleare di Montalto di Castro. Concentramento ore 10:00 alla Foce del Fiora.
Coloriamo la spiaggia di Montalto Marina di bandiere “Vota SI’ per fermare il nucleare” e diamo visibilità ai referendum!
Invitiamo all’iniziativa tutti i comitati, le associazioni e i cittadini del Lazio.
Il comitato Lazio organizza dei pullman che partiranno da Roma (app.to ore 8 metro Cipro, si riparte per Roma alle 14 circa). Costo circa 10 euro. Per adesioni comunicate al più presto nome, cognome e numero di cellulare al 347 2310122.

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17 maggio 2011

Dalla Corte di giustizia UE, uno strumento nuovo per combattere i grandi inquinatori

Comunicato stampa dal WWF Cantone dei Grigioni, Svizzera.

Una decisione della Corte di giustizia dell’Unione Europea (CGUE) da più potere alle cause intentate da associazioni ecologiste contro grandi progetti industriali come le centrali a carbone. Per le centrali a carbone di Repower l’aria si fa sempre più rarefatta.


Il retroscena della sentenza di massima della CGUE è una causa intentata dalla Federazione dell’ecologia e della protezione dell’ambiente tedesca BUND contro la costruzione della centrale a carbone della Trianel a Lünen (Nord Reno-Westfalia). Secondo il diritto tedesco, i controlli giuridici fin ora eseguiti si sono limitati a prendere in considerazione violazioni notificate da privati cittadini direttamente lesi. Secondo la CGUE questo però contraddice il diritto europeo che prevede il diritto di querela per tutti i progetti con un impatto ambientale rilevante, anche per quelli che toccano gli interessi della collettività. Gli stati comunitari membri devono dare al publicco la possibilità di
poter richiedere una verifica ampia ed esaustiva a livello giudiziale su progetti a grande impatto ambientale come le centrali a carbone.
Secondo Jürgen Quentin, responsabile della campagna anti-carbone presso la Deutsche Umwelthilfe (Associazione tedesca di aiuto per l’ambiente), i diritti delle cause intentate dalle associazioni ecologiste verranno rafforzati in maniera generale grazie a questa decisione. “Licenze per centrali a carbone dannose per l’ambiente ed il clima, come il progetto a Brunsbüttel, dovranno in futuro sottostare ad una verifica legale in toto. La Deutsche Umwelthilfe ha già intentato causa contro la licenza edilizia per la centrale di Brunsbüttel e prossimamente provvederà ad intentare un’altra causa contro il parziale benestare inerente le emissioni nocive. “Siamo fiduciosi di poter vincere la lotta giuridica contro la maggiore centrale a carbone europea, questo perché l’impianto previsto viola diverse leggi europee e nazionali inerenti la protezione delle acque e della natura”, così Quentin.
Per i progetti inerenti le centrali a carbone di Repower l’aria si fa sempre più rarefatta, siccome tramite lunghi procedimenti legali la certezza di ottenere ragione si fa sempre più esile ed i costi aumentano. “Il pericolo, che da questi progetti si arrivi a degli investimenti non redditizi, è grande”, così Anita Mazzetta, responsabile di WWF Grigioni. Mazzetta invita Repower ed il Governo Retico, a prendere finalmente le distanze dai progetti di Brunsbüttel e Saline Joniche e al loro posto ad investire in energie rinnovabili e sostenibili per l’ambiente. Esattamente questo rivendica il WWF Grigioni assieme a 13 ulteriori partner tramite un’iniziativa cantonale. La raccolta delle firme è iniziata a metà febbraio. Dopo 2 mesi sono già state raccolte più della metà delle 4000 firme

Anita Mazzetta, direttrice WWF GR, Coira

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Il Consiglio di Stato blocca la riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle

Fonte: qualenergia.it (da comunicato WWF) Leggi anche qui

"Il Consiglio Stato ha annullato il decreto con cui il 29 luglio 2009 il ministero dell'Ambiente aveva dato parere positivo sulla compatibilita' ambientale al progetto di riconversione a carbone della centrale Enel di Porto Tolle. La Sesta sezione del Consiglio di Stato, presieduta dalla Dott.ssa Rosanna De Nictolis, ha annullato il decreto firmato dal Ministro Prestigiacomo, accogliendo un ricorso presentato dal WWF Italia, Greenpeace, Italia Nostra e numerose associazioni di operatori economici e del turismo della zona di Porto Tolle. La sentenza del Consiglio di Stato ha ribaltato l'esito della decisione del Tar del Lazio, che il 6 giugno 2010 aveva invece respinto il ricorso delle associazioni ambientaliste e degli operatori del turismo .

In attesa di leggere le motivazioni della sentenza il WWF intanto dichiara, con grandissima soddisfazione, che finalmente sono state accolte le argomentatissime ragioni giuridiche ed ambientali portate dinanzi al giudice amministrativo dall’Avv Matteo Ceruti di Rovigo, quelle stesse ragioni che avrebbero dovuto indurre il Ministro dell’Ambiente a dire di no alla compatibilità ambientale della riconversione a carbone di Porto Tolle.
Ora dovrà essere revocato anche il successivo decreto del Ministero dello Sviluppo economico del 5 gennaio 2011 recante Autorizzazione Unica alla società ENEL che consente l’apertura dei cantieri per la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle.

“Il carbone è il combustibile fossile che maggiormente contribuisce alle emissioni di anidride carbonica e, quindi, ad aggravare il fenomeno dei cambiamenti climatici –ha detto Stefano Leoni, presidente del WWF Italia- E’ inoltre molto dannoso per la salute della popolazione e per le attività economiche, dall’agricoltura al turismo. E’ ora che la politica energetica italiana si affranchi dagli interessi di parte, che siano il nucleare o il carbone. Il futuro è nell’efficienza energetica e nelle rinnovabili”.

LA STORIA
La centrale termoelettrica Enel situata a Porto Tolle - una delle più grandi d’Europa e nel cuore di una delle aree naturali più importanti delicate quali il Delta del Po - ancor prima del progetto di conversione a carbone è già stata oggetto di condanne penali per gravi episodi di inquinamento attraverso due processi in cui i vertici amministrativi e tecnici dell’Enel sono stati condannati per violazione della normativa in tema di tutela delle risorse idriche e per danno ambientale.

Si tratta di una vicenda grave, poco chiara, in cui ancora una volta a prevalere erano stati gli interessi leciti ma privati di un’azienda l’Enel - che peraltro non ha neanche più il monopolio in Italia sulle questioni energetiche – a grave danno dei ben più rilevanti interessi pubblici – salute, ambiente, scelte energetiche oculate - che dovrebbero essere tutelate dal Governo ad iniziare dal Ministro dell’Ambiente. Neanche la crisi economica (accompagnata dal solito ricatto occupazionale per i dipendenti della centrale) può giustificare una scelta così miope. Ed ancora una volta , solo grazie alla mobilitazione di associazioni ambientaliste (unite ai cittadini ed agli imprenditori locali) si è riusciti a bloccare un progetto nefasto per ambiente, salute ed economia


I 4 punti ‘dolenti’ della vicenda Porto Tolle secondo il WWF:

- UNA CENTRALE ‘SOTTO OSSERVAZIONE DELLA PROCURA’ - La Procura di Rovigo ha avviato nuove indagini anche sul progetto di riconversione e ha disposto una consulenza-perizia, inviata nel giugno 2008 dalla Procura al Ministero dell’Ambiente. La perizia ha evidenziato numerose e gravi carenze nel progetto in ordine agli impatti ambientali (aria, acque, rifiuti, biodiversità per le ricadute negative sull’area naturale e Parco delta del Po). Il documento critica aspramente la scelta dell’Enel per il carbone, giustificata perché il carbone è “economicamente competitivo” rispetto ad altre scelte possibili (ad esempio gas-ciclo combinato).

- VALUTAZIONE IMPATTO AMBIENTALE INEVITABILE: Le perizie della Procura sono così dettagliate ed articolate, ed evidenziano tali contraddizioni e lacune da far ritenere sorprendente che la Commissione VIA presso il Ministero dell’Ambiente potesse sostenere argomenti contrari ,vista l’evidente incompatibilità ambientale del progetto.

- RISCHIO VIOLAZIONE NORME UE: Il Governo inoltre ben conosceva i problemi che potrebbero sorgere con l’Unione Europea, che potrebbe pronunciarsi se il progetto dovesse essere andare avanti , poiché molte aree del Delta del Po sono vincolate da direttive comunitarie.

- IL CARBONE PULITO NON ESISTE: Il WWF, che segue da anni le vicende processuali ed amministrative della centrale Enel di Porto Tolle , ritiene che la riconversione di Porto Tolle a carbone sia del tutto sbagliata perché questo è tra i combustibili fossili quello che presenta le maggiori emissioni di anidride carbonica, il gas ad effetto serra maggiormente responsabile del riscaldamento climatico globale. Occorre infatti rammentare che anche avvalendosi delle migliori tecnologie gli impianti a carbone hanno emissioni più che doppie rispetto a quelle di un ciclo combinato a gas: all’atto pratico per ogni kWh di energia elettrica prodotta da carbone si emettono oltre 770 gCO2 contro i 365 di un ciclo combinato a gas. Il nostro Paese che già sta andando in direzione opposta rispetto al Protocollo di Kyoto e ai nuovi impegni di riduzione delle emissioni (di almeno il 20% entro il 2020) farebbe meglio a investire in efficienza e fonti rinnovabili di energia che non solo ci permetterebbero di affrancarci dalla dipendenza energetica ma permetterebbero un rilancio dell’economia in chiave sicuramente più sostenibile rispetto al puntare su combustibili fossili e nucleare.
Peraltro tutte le performance ambientali di una centrale a carbone sono estremamente più negative: dalle emissioni di sostanze inquinanti (ossidi di zolfo, ossidi d’azoto, polveri fini, mercurio, arsenico, ecc. ecc.), consumi di acqua e materie prime, produzione di rifiuti, ecc., a dimostrazione che il carbone pulito non esiste…"

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Nucleare, la Sardegna lo boccia all'unanimità

Alle urne il 60% dei sardi, che votano il "Sì" (anti-nucleare) al 97,14%, No al 2,85%. Dal referendum in Sardegna un messaggio chiarissimo.

Mellu su sole, s'abba, su 'entu!

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16 maggio 2011

Carbone a Lunen? Speculazione sulla pelle dei cittadini

Da tempo seguiamo le vicende degli amici del Ticino (Svizzera), che con noi condividono la battaglia per una politica energetica lungimirante e non autodistruttiva, contro il carbone. Intervento di P. Zanchi, fonte

"Diciamolo chiaramente: il Ticino e i suoi abitanti hanno bisogno dell’energia prodotta nella centrale a carbone di Lünen? L’investimento è una pura speculazione, come lo sono stati altri investimenti che AET ha fatto nel gas in Albania (una decina di milioni persi) o quello nell’olio di palma in Malesia (altri milioni buttati al vento). Ma non per questo la tariffa della bolletta elettrica dei consumatori ticinesi è aumentata. Da 23 anni sono titolare di un’azienda artigianale di 5 impiegati e se dovessi fare un investimento sbagliato dove non ci guadagno, so che l’investimento viene contabilizzato come perdita. Dunque non faccio utili, ma non è per questo che chiudo la ditta. E se faccio un investimento è perché prima ho accantonato degli utili. Lo sbaglio dovrebbe però consigliarmi maggiore prudenza. Dunque la questione della perdita di soldi, tutto sommato, non è una grande ragione per appoggiare il controprogetto. Mentre votare sì all’iniziativa permette di mandare un segnale politico forte: errori come quelli commessi all’estero da AET non se ne devono più fare; e le ragioni per uscire dall’investimento nel carbone sono molte. Eccone alcune:

il prezzo del carbone continua ad aumentare e dal 2013 aumenteranno pure i certificati d’emissioni di CO2; ciò renderà l’energia prodotta più cara di quello che i fautori e sostenitori del controprogetto vogliono far credere;
se l’energia dovesse servire ai ticinesi ci sono da considerare le perdite di energia dovute al trasporto in rete (8-10%) e il costo non indifferente caricato dai gestori delle reti da Lünen fino in Ticino; una centrale a carbone “moderna” che rende solo il vantato 45% è un insulto per una tecnologia che viene spacciata per moderna; tenuto conto che alla fine si dovrebbero pure conteggiare le perdite energetiche per l’estrazione, il trasporto del carbone dalla Colombia, cosi come il trasporto dell’energia prodotta. Qualcuno ha già fatto questi conti?
i costi ambientali e sociali (inquinamento e aumento dei costi sanitari, sfruttamento minorile e minatori sottopagati) dovrebbero far riflettere se dal punto di vista umano e sindacale sia una scelta pulita e coerente. Le soluzioni alternative (efficienza ed energie rinnovabili) sviluppate nel nostro cantone danno più sicurezza in posti di lavoro (e a lungo termine), ci rendono più indipendenti dall’estero e migliorano la nostra e altrui qualità di vita.

Se ad AET, al Governo Ticinese e al Gran Consiglio stanno a cuore un vero futuro energetico per il nostro Cantone, con meno implicazioni negative, i soldi proposti nel controprogetto ci sarebbero comunque; è una questione di buon senso e di volontà ad agire e a voltare pagina verso un modo nuovo di investire, di fare economia, come pure quello di fare politica.

Pertanto il prossimo 5 giugno voterò un chiaro sì all’iniziativa per un’AET senza carbone e NO al controprogetto ingannevole dei fautori del carbone.

Pierluigi Zanchi, titolare d’azienda Gerra Piano

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Ricorso al Tar contro l'ipotesi "Malagrotta II" ad Allumiere

Da Bignotizie.it
"Continua la protesta del comitato cittadino "Nomegadiscarica di Allumiere" che insieme al Forum Ambientalista, ha annunciato di aver presentato il 29 aprile scorso un ricorso al Tar per chiedere l'annullamento del protocollo d'intesa, firmato dal Ministro Ignazio La Russa e dal sindaco di Roma Gianni Alemanno, e che vedrebbe la costruzione di una discarica e di un impianto per lo smaltimento dei rifiuti, provenienti dalla capitale, con annesso gassificatore nel nostro territorio. Nel ricorso, gli avvocati, forniscono argomenti a favore della loro causa e fanno appello al rispetto delle norme comunitarie e dei vincoli a cui è sottoposta la zona. Vincoli, che come si precisa nel ricorso, erano a conoscenza dei contraenti visto che in un passo del protocollo si legge "l'immobile è inserito in un contesto paesaggistico caratterizzato da vincoli ambientali, essendo in parte inserito nella zona di Protezione Speciale di cui alla direttiva comunitaria "Uccelli". Le richieste del Forum non si fermano all'annullamento del protocollo, ma arrivano a chiedere una revisione del piano rifiuti promosso dalla Regione. "Nel novembre scorso – riporta il ricorso – la giunta regionale ha adottato un nuovo piano rifiuti che prevede una diversa organizzazione delle Ato. Ha creato un unico ATO che coincide con l'intero territorio regionale, diviso in cinque sub-Ato corrispondenti ai territori delle cinque province laziali, ognuno dei quali dovrà garantire l'autosufficienza, assorbendo il relativo ciclo dei rifiuti. In tale contesto normativo, il Comune di Roma e la Provincia vengono in sostanza ricondotte in un unico sub-Ato, mentre in precedenza la città di Roma costituiva di per se una struttura a parte, essendo tenuta a smaltire i suoi rifiuti necessariamente all'interno dei propri confini". Sull'argomento, comunque, ci sono già alcune novità che il comitato e il Forum presenteranno alla città giovedì alla Compagnia portuale.

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14 maggio 2011

IPCC - nuovo rapporto mostra l'enorme potenziale delle fonti rinnovabili

Da Ecoalfabeta

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"E' finalmente on line il nuovo rapporto IPCC sulle energie rinnovabili e i cambiamenti climatici.

Il rapporto, curato da una quarantina di scienziati da tutto il mondo (detto per inciso, tra questi non c'è neanche unitaliano) è piuttosto ottimista.

Come è possibile vedere dal grafico in alto ognuna delle diverse fonti rinnovabili potrebbe, da sola, soddisfare gli attuali consumi dell'umanità, sia elettrici che termici.

(1) A sinistra sono riportate le fonti utilizzabili per l'energia elettrica: geotermica, idroelettrica, mareale/ondosa, eolica: l'altezza della barra blu rappresenta l'incertezza sulla stima della potenzialità, mentre la linea rossa indica la domanda globale del 2008 (più o meno uguale a quella di oggi, a causa della crisi del 2009).

Sommando le potenzialità minime di queste quattro fonti, si ottiene un valore pari a 4,2 volte la domanda elettrica attuale (pari a 61 EJ, exajoule).

(2) Al centro il confronto è tra domanda termica e geotermico (altra tecnologia rispetto a quella di prima). La potenzialità potrebbe soddisfare da un minimo del 6% a un massimo del doppio della domanda.

(3) A destra infinie la domanda globale di energia (somma di elettrica, termica, trasporti ecc) di 492 EJ è confrontata con la potenzialità dell'energia solare diretta che potrebbe soddisfare da 3 a 100 volte i nostri consumi. L'IPCC ha messo nel grafico anche le biomasse, per le quali secondo me occorre molta prudenza, perchè, a causa delle storture di un mercato globalizzato e dominato dalla finanza, rappresentano una seria minaccia per l'agricoltura.

Allora cosa aspettiamo? Tutti gli investimenti dovrebbero essere in queste fonti, perchè il resto è roba del passato: basta trivellazioni nell'artico e nei mari, basta nuovo carbone, basta uranio.

Investendo massicciamente nel rinnovabile si possono ottenere migliori risultati che grattando il fondo del barile delle vecchie fonti esauribili. Ma vallo a spiegare a chi ha solo una trivella in mano e conosce solo il verbo trivellare...

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Aver cura della Frasca conviene

Da TrcGiornale.it
"Si profila un'edizione record per la pulizia straordinaria della costa e della pineta della Frasca, organizzata per il sesto anno dalla sezione locale di Italia Nostra. L'appuntamento è per domenica alle 9 e già sono tanti quelli che hanno dato la loro adesione per una manifestazione che si prefigge più obiettivi. "Anche alla luce della recente approvazione del Pot - dichiara il presidente di Italia Nostra, Roberta Galletta - è ancora più importante difendere la Frasca".

"La Comunità Europea - continua Galletta - ha vincolato la costa della Frasca apponendo il vincolo di Sito di Interesse Comunitario, motivo per il quale è completamente fuori luogo e soprattutto non ha senso pensare di realizzare proprio qui il mega porticciolo turistico e il Terminal Cina/Asia, opere che comprometterebbero per sempre il naturale habitat marino vincolato e soprattutto la libera fruizione di questo ultimo, straordinario tratto di costa. Per questo l'associazione Italia Nostra invita tutta la popolazione a non credere a chi sostiene che alla Frasca il mare è morto, perché non è vero. Se domenica i civitavecchiesi saranno presenti alla Frasca potranno vedere con i propri occhi quale è la verità sullo stato di salute della Frasca. Fidatevi delle associazioni ambietaliste. Non mentono mai, perché amano veramente il nostro Paese. E la nostra città".

Domenica al fianco di Italia Nostra ci saranno Forum Ambientalista, Quarta Circoscrizione, Pro Loco, Scout Agesci, Città d'Incanto-Gli Antivandali, Buena Vista Social Bar, Mojoli, Ferramenta Fas, Seaport, Città Pulita e le pasticcerie Bocchi e Chalet del Pincio che offriranno la colazione a tutti i partecipanti. Ci saranno anche i subacquei dell'associazione I Tirreni, che esporranno le foto scattate lungo il tratto di costa della Frasca, tra coralli e molte specie marine protette.

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Dismissione del quarto gruppo TVS: un passo nella giusta direzione.

Tirreno Power non ottiene il rilascio dell'Autorizzazione Integrata Ambientale per il quarto gruppo della centrale di TVS.

Per due anni abbiamo seguito l’iter burocratico del rilascio dell’Aia, presso il Ministero dell’Ambiente, partecipando più volte alle conferenze dei servizi che per legge devono intervenire prima del rilascio.

Due mesi fa abbiamo scritto alla ministra Stefania Prestigiacomo chiedendo i motivi del ritardo nel rilascio dell’AIA, che consentiva a Tirreno Power di utilizzare il quarto gruppo di cui invece si chiedeva la dismissione.

Il 20 Settembre, infatti l’assessore all’ambiente Roscioni, del comune di Civitavecchia aveva prodotto in sede di conferenza dei servizi, una delibera del consiglio comunale risalente ad Aprile del 2010 N.5 prescrivendo per motivi sanitari il divieto di funzionamento della sezione TV4 di Tirreno Power, ritenendo pericoloso il funzionamento anche per un periodo transitorio della sezione medesima.

Da oggi l'aria che respiriamo avrà una fonte in meno di emissioni inquinanti, grazie alla disattivaazione del vecchio quarto gruppo di Torre Sud (quello, per intenderci, con il camino più alto).

Secondo il provvedimento ministeriale, entro sei mesi Tirreno Power dovrà presentare un progetto per lo smantellamento di quella parte dell'impianto che da oggi non è più autorizzata.

L’intervento del comune di Civitavecchia è stato determinante per ottenere questo ottimo risultato in termini di tutela ambientale e sanitaria.

Occorre qui dare il giusto risalto all’impegno dei cittadini che non hanno mai smesso di pretendere il rispetto della legalità in un territorio aggredito dalle servitù energetiche, ma anche per far riflettere sull’importanza ed il peso che ha un comune nella scelta di tutela di un comprensorio grande come l’Alto Lazio.

I cittadini ringraziano tutti coloro che hanno contribuito per questo importante risultato.

No al carbone / Nocoke Alto Lazio

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13 maggio 2011

Niente Autorizzazione per TVS - il vecchio gruppo va smantellato. Una conquista da difendere!

Comunicato di Alessandro Manuedda, consigliere comunale a Civitavecchia - Gruppo Verdi
"Il mancato rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale alla centrale Torrevaldaliga Sud di Tirreno Power rappresenta una buona notizia per la città e per il comprensorio. Da oggi, infatti, l’aria che respiriamo avrà una fonte in meno di emissioni inquinanti, ovvero l’antico quarto gruppo di Torre Sud, quello, per intenderci, con il camino più alto.

Secondo il provvedimento ministeriale, entro sei mesi Tirreno Power dovrà presentare un progetto per lo smantellamento di quella parte dell’impianto che da oggi, come si è detto, non è più autorizzata.

Potrebbe essere l’inizio di una programmazione mirata a realizzare nei prossimi anni un tessuto economico diverso e non inquinante che possa consentire a Civitavecchia e al comprensorio di uscire da uno stato di sofferenza ambientale e sanitaria causata da decenni di sfruttamento demenziale.

Purtroppo il condizionale è d’obbligo, anche perché l’azienda ha tenuto subito a ribadire che presenterà un “progetto di rinnovamento e rilancio” del quarto gruppo, notizia, peraltro, ben nota e che rischia di vanificare il risultato ambientale ottenuto con la chiusura del quarto gruppo disposta dal Ministero dell’Ambiente.

Come era già emerso nei mesi scorsi si tratterà presumibilmente di produzione di energia tramite la combustione di carbone, combustibile da rifiuti e biomasse. In ogni caso, anche se si trattasse di altri combustibili, sarebbe comunque una proposta inaccettabile perché collocherebbe a Civitavecchia una nuova, importante, fonte di emissioni in un contesto dove tutti ormai hanno capito che bisogna ridurre drasticamente il carico inquinante.

Auspico che il Comune sappia resistere ad eventuali ricorsi amministrativi di Tirreno Power contro la dismissione del quarto gruppo e, soprattutto, alle probabili offerte di compensazioni economiche per accettare il nuovo impianto. Certo è che l’inquinamento economico dei bilanci comunali causato dagli accordi con Enel per il carbone a Torre Nord non mi rende particolarmente fiducioso.

È necessario che tutta la città difenda questo primo, significativo, passo verso un’aria più pulita. Da oggi, dal camino più alto di Torrevaldaliga Sud non potrà uscire più niente, né fumo, né “condensa” e, se qualcuno non svenderà per l’ennesima volta la nostra salute, tra qualche mese quel camino scomparirà, lasciando il ricordo di una strada sbagliata e l’indicazione di quella giusta."

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"Malagrotta II", si pensa al territorio di Fiumicino

Comunicato stampa dall'Ass. "Non bruciamoci il futuro"

"Nell'apprendere dell'ipotesi di una localizzazione della nuova discarica di Roma nel comprensorio di Castel Campanile - Fiumicino, ribadiamo la nostra assoluta contrarietà a questa indicazione ed al Piano rifiuti adottato dalla giunta Polverini che, sulla stessa falsariga di quello precedente di Marrazzo, ricorre ancora una volta a discariche ed inceneritori.

Impianti oltretutto che ALEMANNO HA CHIESTO DI PIAZZARE FUORI DAL COMUNE DI ROMA, facendone pagare in termini di nocività ambientale e di salute pubblica il prezzo ai Comuni limitrofi.

Oggi sulla spinta di una situazione preemergenziale, DETERMINATA DALLA INCAPACITA' ED IMPOTENZA POLITICA, non si rispetta nè la legge italiana nè le direttive europee.

Infatti il nuovo decreto legislativo della ministra PDL Prestigiacomo n° 205/2010 (che recepisce la Direttiva 98720087CE) ribadisce in modo categorico la gerarchia di trattamento dei rifiuti in cui occorre fare PRIMA la riduzione/prevenzione, il riuso, la raccolta differenziata, il recupero ed il riciclo e SOLO POI lo smaltimento in discarica ed incenerimento.

Questo viene del tutto stravolto illeggittimamente da un Piano rifiuti adottato che se DESCRIVE solo teoricamente le fasi precedenti mentre DIMENSIONA di fatto gli impianto di smaltimento finali, arrivando a prevedere inceneritori per un milione di tonnellate/annue.

Si precisa che un milione di tonnellate/annue di C.D.R. (Combustibile Derivato da Rifiuti in pratica CARTA+PLASTICA selezionate in discarica) EQUIVALE A TRATTARE ALMENO L'85% DEI RIFIUTI URBANI PRODOTTI, IN BARBA A QUALSIASI OBIETTIVO DI RACCOLTA DIFFERENZIATA CHE SUPERI IL RESIDUO 15% ( livello attuale e probabilmente futuro FUORI LEGGE in quanto dobbiamo arrivare al 65% di raccolta diff. entro il 31/12/2012).

NBF ha costituito insieme a molte associazioni-movimenti-comitati-partiti un tavolo operativo che ha già presentato in merito un esposto alla C.E. e stà preparando il ricorso al TAR sulla base di quanto previsto dal Piano rifiuti adottato dalla giunta Polverini.

Segnaliamo inoltre che a breve si discuterà nel Consiglio regionale Lazio della nostra PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE SUI RIFIUTI, che ha registrato oltre 10.000 firme valide, e che ESCLUDE pregiudizialmente L'INCENERIMENTO come sistema di smaltimento.
Abbiamo infatti predisposto un PIANO RIFIUTI ALTERNATIVO basato sull' avvio GENERALIZZATO della RACCOLTA PORTA A PORTA e su IMPIANTI DI RICICLO E DI COMPOSTAGGIO, esistenti da anni e perfettamente testati AD IMPATTO ZERO e con costi pari ad UN DECIMO di quelli previsti.


Associazione Non Bruciamoci il Futuro (NBF)

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11 maggio 2011

La città fantasma di Centralia

Centralia, Pennsylvania (USA), oggi paese fantasma a causa di un incendio avvampato nel 1962 nella vicina miniera di antracite (carbone puro). La combustione emise -ed emette tuttora- in atmosfera enormi quantità di gas velenosi e calore, tali da costringere gli abitanti all'evacuazione definitiva. Si stima che l'incendio sotterraneo non si estinguerà prima di qualche centinaio d'anni. Fonte

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"Non vi daremo tregua": il monitoraggio dell'aria documentato in un volume

Il 21 maggio a Tarquinia, presso il Palazzo dei Priori sede della STAS, verrà presentato il volume “NON VI DAREMO TREGUA”, che contiene i risultati del monitoraggio dell'aria realizzato per disporre di un termine di paragone precedente l'avvio della centrale a carbone di Civitavecchia. È quell'anno zero da tanti promesso e mai realizzato.

Un primo esito del monitoraggio è aver misurato un livello di polveri critico, già prima della messa a regime della centrale a carbone. Una situazione che peggiorerà perché il limite emissivo di TVN è superiore a quello comunitario, come afferma la risposta, pure inserita nel volume, del Parlamento Europeo alla petizione popolare. Il monitoraggio è stato finanziato con il sostegno finanziario di oltre 3000 famiglie, di cooperative agricole e imprenditori e del Consorzio di Bonifica, per denunciare chi inquina l'aria impunemente e danneggia la salute e l'economia agricola e turistica di questa terra, complice il silenzio degli amministratori che hanno scelto le compensazioni.

Il 21 maggio verranno proiettati dei video che mostrano il sindaco di Tarquinia che relativizza la centrale a carbone e mette sotto la lente d'ingrandimento gli agricoltori, che con l'inquinamento dell'aria hanno veramente poco a che fare. Quell'aria, che respiriamo 15.000 volte al giorno e che il carbone riempie di schifezze. Il sindaco di Tarquinia il 10 maggio andrà alla riunione dell'Autorità Portuale con il collega di Civitavecchia per chiedere che il porto industriale si sviluppi verso Tarquinia. Insieme si batteranno per una delibera che approvi il porto dei cinesi al posto delle opere di mitigazione ambientale della “Darsena Grandi Masse” e della centrale a carbone. Intanto marcisce a Tarquinia lo stabilimento per la lavorazione del pomodoro. I cittadini continuano a lottare per spegnere la centrale.

Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia

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10 maggio 2011

Dal comitato MODA Savona critiche a Burlando e ai sindaci di Vado e Quiliano

Da SavonaNews
"Esattamente come Tirreno Power il presidente della Regione (PD) propone il potenziamento a carbone della centrale di Vado - Quiliano. I sindaci dei due paesi interessati? Tollerano i gruppi obsoleti che dovrebbero invece immediatamente far chiudere. In 25 anni dimezzati i posti di lavoro ma nessuna protesta sindacale... Che dirà il futuro Sindaco di Savona capoluogo?

"Ormai tutti riconoscono che per la Legge Italiana e le Direttive della Ue "almeno" GLI OBOSOLETI GRUPPI A CARBONE 3 E 4 RISALENTI AGLI ANNI ’60 DOVREBBERO ESSERE SUBITO CHIUSI DALL’AUTORITA’ COMPETENTE (Comuni, Regione, Provincia, Ministeri competenti) in quanto ormai da almeno 5 anni funzionano senza la obbligatoria AIA (Autorizzazione integrata ambientale) la cui concessione è vincolata obbligatoriamente all’impiego delle BAT (Migliori tecniche disponibili)

Queste le normative in vigore che dovrebbero essere applicate:

La Legge Italiana vigente(art. 29-bis, comma 1 del D.lgl. 128/2010), pone precisi valori di emissione a camino per poter considerare un impianto esistente a carbone rispettoso delle BAT (Migliori tecnologie disponibili).

I valori di emissione al camino sono stabiliti da documenti della Commissione UE di Siviglia 2005 sulle BREF (Linee guida per le BAT), che sono punto di riferimento della Legge italiana (D.lgl. 128/2010) ed Europea.

OGGI NON VENGONO RISPETTATI DAI GRUPPI 3 E 4 A CARBONE I VALORI TABELLARI PER LE BAT CHE NON VERREBBERO NEMMENO RISPETTATI DAI GRUPPI 3 e 4 ANCHE SE VENISSERO RISTRUTTURATI (vedi allegato) E QUINDI L’AUTORIZZAZIONE AIA NON PUO’ ESSERE CONCESSA.

Articolo 29-decies (Rispetto delle condizioni dell'autorizzazione integrata ambientale). In caso di inosservanza delle prescrizioni autorizzatorie, o di esercizio IN ASSENZA DI AUTORIZZAZIONE (AIA), L'AUTORITA' COMPETENTE PROCEDE secondo la gravità delle infrazioni:

c) alla revoca dell'autorizzazione integrata ambientale e ALLA CHIUSURA DELL'IMPIANTO, …. IN CASO DI REITERATE VIOLAZIONI CHE DETERMININO SITUAZIONI DI PERICOLO E DI DANNO PER L'AMBIENTE.

CI CHIEDIAMO ALLORA

PERCHE’ la Regione propone apertamente di violare la legge consentendo a T. Power ancora per almeno 5 anni di far funzionare gli obsoleti gruppi 3 e 4 a carbone (fino a che non sia realizzato nel 2016 un nuovo gruppo a carbone da 460 mw), gruppi che invece dovrebbe immediatamente far chiudere perchè non a norma?

PERCHE’ Burlando in contrasto con quanto promesso durante la campagna elettorale vuole oggi potenziare la centrale con 2 gruppi da 460 Mw al posto di 2 da 330 Mw e quindi 260 Mw in più rispetto ad oggi?

PERCHÉ Burlando definisce "strategico" per Savona - Vado il carbone visto che non lo è per Genova dove invece lascia tranquillamente (e ci sembra con "piacere") chiudere la piccola centrale Enel a carbone del porto?

PERCHÉ i Sindaci di Vado e Quiliano insieme a Provincia e Regione vogliono contro ogni "logica" e contro la legge mantenere gli obsoleti gruppi a carbone che producono più dell’80% dell’inquinamento dell’intera centrale in un territorio devastato dall’inquinamento della combustione del carbone?

NON SARÀ MICA PER AVERE LA GARANZIA DI POTER BRUCIARE IL CDR (Combustibile Derivato dai Rifiuti) nei gruppi a carbone in quantità di 36.000 – 48.000 tonnellate/anno come pianificato da Provincia e Regione avendolo tranquillamente deliberato e approvato nel Piano Provinciale Rifiuti a pag. 170 con la pericolosissima formazione nei fumi di diossine e metalli pesanti?

Riguardo poi all’occupazione, invocata oggi dai Sindacati a favore del potenziamento a carbone, ricordiamo il disastro occupazionale avvenuto durante il passaggio della centrale da ENEL (1985) alla T. Power (2006) con un crollo di occupati da 556 a 224 unità. Perché allora non si è levata nessuna protesta sindacale, mentre oggi certi sindacati sono alleati di Tirreno Power nel difendere il potenziamento, svendendo la salute pubblica, in cambio di una manciata di posti di lavoro?

Vogliamo infine ricordare a certi sidacati schierati con l’Unione Industriali e Tirreno Power quanto ci costa questo degrado ambientale sull’occupazione principale di questa provincia savonese che è basata sul turismo già in fase di grave crisi, sull’agricoltura di qualità e sui prodotti ittici i cui settori verranno irrimediabilmente colpiti (come già avviene oggi) dalle ricadute degli inquinanti sul territorio (vedi ad es. il ciclo di mercurio, cromo, nikel in pesci, frutta, ortaggi e vegetali, piogge acide sui boschi, mutamenti sul clima locale con aumento documentato dei giorni di nuvolosità ecc. ).

Ma a proposito dei "costi esterni" (per malattie, morti, eccesso di CO2, danni alle coltivazioni ecc.) dovuti all’inquinamento oggi prodotto dalla centrale a carbone e valutati secondo i criteri della Comunità Europea in almeno 140 milioni di euro/anno (vedi allegato) ….chi li paga alla comunità savonese?

La T. Power o la Regione Liguria visto che non solo ha permesso alla T. Power di funzionare nonostante le norme Europee ed italiane ma addirittura oggi si dichiara pericolosamente a favore del carbone e del relativo potenziamento voluto da T. Power?

Intanto i Savonesi (vedi delibere dei Comuni di Vado, Quiliano, Spotorno, Pietra L., Savona , Provincia ecc.) attendono da più di 20 anni il

DEPOTENZIAMENTO E LA COMPLETA METANIZZAZIONE

di questa "CENTRALE IN CITTÀ" come richiesto autorevolmente dall’Istituto Superiore di Sanità, dall’Ordine dei Medici della Provincia di Savona e come sostenuto con coerenza e determinazione dagli "Amici di Grillo" di Savona…ma al contrario i Sindaci Caviglia di Vado e Ferrando di Quiliano "solidarizzano" con Burlando: ma non erano anche loro contro il "potenziamento"?

Che cosa racconteranno ai loro concittadini?

Infine cosa potremo aspettarci dal futuro Sindaco di Savona?"



Com. MODA Savona,

Agostino Torcello, Medico Pneumologo

Virginio Fadda, Biologo

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Carbone e sfruttamento minorile nelle miniere

Pierluigi Zanchi (Verdi), consigliere comunale a Locarno. Fonte: Ticinolibero

"Basterebbe chiederci se, invece di mandare i nostri figli a scuola, saremmo disposti a farli lavorare nelle miniere di carbone del Terzo Mondo in cambio di energia sporca (sotto tutti i punti di vista), sovente inutilmente sprecata. Allora il 5 giugno prossimo un netto si all’iniziativa e un altrettanto netto no al controprogetto sarebbero la risposta giusta, inequivocabile, al nostro interrogativo di cittadini, elettori, ma soprattutto di papà e mamme. Dopo tutto quei bambini sono in qualche modo anche figli nostri.

E’ francamente vergognoso che si è disposti a sacrificare sull’altare delle creature, per qualche milioncino di franchi perso in un investimento che non avrebbe mai dovuto essere fatto e manco votato dal Gran Consiglio; politici che hanno fatto di tutto per non decidere in tempo, sapendo di perdere quei milioni, ora messi sul tavolo quale scambio insulso e vergognoso a scapito di piccole vite umane.

Quei milioni che, se investiti in Ticino, avrebbero invece potuto permettere ai nostri giovani, in cerca di una formazione o di un impiego, di trovare un posto di lavoro in settori delle energie rinnovabili e del risparmio energetico.

Ci vantiamo di vivere nell’era moderna e della tecnologia ma continuiamo, malgrado le possibilità esistano, a fare scelte da medioevo tecnologico, accompagnate da una sensibilità umana pari a quella dei dinosauri.

Ci indigniamo se vengono venduti bambini per asportarne gli organi, per prostituirli o perché usati come carne da cannone; ma ci va bene che li usiamo per spalare carbone affinché possiamo permetterci di continuare a sprecare energia.

Non siamo nemmeno disposti a pensare che potremmo pagare facilmente la corrente elettrica (pulita e rinnovabile), senza sovrattassa, riducendo semplicemente la metà dei consumi con facili soluzioni, praticabili e alla portata di tutti. Nessun cittadino ci perderebbe; e una parte di quei soldi potrebbero pure essere usati per migliorare le condizioni esistenziali di migliaia di bambini meno fortunati dei nostri figli.

Votare si all’iniziativa “contro il carbone” è un atto prima di tutto umanitario; votare no al controprogetto è un atto civile, responsabile dal punto di vista del referente cristiano, coerente sindacalmente siccome si oppone allo sfruttamento minorile; infine manda un messaggio chiaro dal punto di visto politico.

Cerchiamo allora di accendere le nostre coscienze, affinché il futuro sia veramente luminoso e pulito per tutti, sotto ogni punto di vista.

Pierluigi Zanchi
consigliere comunale Locarno
membro comitato cantonale dei Verdi
ma soprattutto un papà

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