No al carbone Alto Lazio

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31 marzo 2012

Enel primo inquinatore in Italia, nei suoi piani ancora carbone



Direttamente da Greenpeace, un'iniziativa degna di nota e partecipazione. Leggi, partecipa, diffondi:


"Questo video contiene le immagini della prima operazione dei R.I.C., il Reparto Investigazioni Climatiche di Greenpeace, che ha iscritto Enel al registro degli indagati. Ieri mentre i R.I.C. consegnavano l’ “avviso di garanzia” presso la sede dell’azienda a Roma, più di 8 mila investigatori online lo mandavano via mail ai suoi dirigenti. Dobbiamo continuare a fare pressione.
Enel sta uccidendo il clima con i suoi piani di investimento nel carbone ed è il principale ostacolo alla rivoluzione energetica di cui l’Italia ha bisogno. La centrale Enel di Brindisi, che produce danni ambientali e sanitari stimati fino a 700 milioni di euro l’anno (fonte AEA), è solo una delle otto centrali a carbone che il colosso dell’energia possiede in Italia. Non è tutto. Vuole realizzarne altre due.
Secondo l’ultimo dato presentato dall’azienda stessa, nel 2011 la sua produzione da carbone in Italia è salita dal 34,1% al 41%. Le nuove rinnovabili sono salite, invece, da un misero 7,1% a un poco meno misero 7,8%.
Con le sue pubblicità Enel fa di tutto per mostrarsi un’azienda che investe in energia pulita e, invece, è solo greenwashing: il modo con cui Enel produce energia è un’eredità dei nostri nonni.
Dobbiamo convincerla a cambiare. E lo faremo raccogliendo indizi e reclutando nuovi investigatori nel R.I.C. Dobbiamo essere migliaia per riuscire a fermare gli sporchi piani di Enel. Tu sei già nella nostra squadra? Compila il form alla tua destra e fai sapere a Enel che anche tu sei sulle sue tracce" 

27 dicembre 2011

Facebook dichiara: tolgo l'amicizia al carbone

Da IlFattoQuotidiano
"Da oggi Greenpeace e Facebook sono alleati contro il carbone. Ci sono voluti venti mesi di campagna ambientalista ma alla fine ne è valsa la pena: il gigante dei social media si è schierato a fianco dell’associazione nella lotta alle fonti di energia fossile. Com’è stato possibile? Semplice, energia pulita altrimenti “ti tolgo l’amicizia”.

Il passo fatto da Facebook in questi giorni, con l’annuncio di alimentare i suoi data center con energia pulita e non con il carbone nonché di aiutare Greenpeace a promuovere le rinnovabili e a incoraggiare le grandi aziende che erogano energia a puntare sulle fonti pulite, è il risultato di un tam-tam di quasi due anni sul social media stesso, dove oltre 700mila utenti in tutto il mondo hanno aderito ad Unfriend Coal (Togli l’amicizia al carbone). Venti mesi di post, video e commenti per dire basta ad una delle fonti fossili più sporche al mondo.

Tutto inizia nel gennaio 2010, quando trapela la “notizia” che Facebook usa il carbone per alimentare il suo data center in Oregon, Stati Uniti. Il 19 febbraio sono già migliaia gli utenti del social media che si uniscono in gruppi inglesi (We want Facebook to run on 100% renewable energy) e spagnoli (Queremos que Facebook utilice 100% energía renovable) per chiedere a Facebook di convertirsi al 100 per cento alle rinnovabili.

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La via cinese al greenwashing?

Da Greenreport
Intervenendo a Pechino alla settima Conferenza nazionale sulla protezione dell'ambiente, il vice-primo ministro cinese Li Keqiang (Nella foto) ha detto che «Il governo si sforzerà di offrire al popolo un ambiente più vivibile, acqua pulita ed un cielo blu. Il governo deve mantenere l'equilibrio tra sviluppo economico e salvaguardia dell'ambiente».

Secondo quanto riferisce l'agenzia ufficiale Xinhua, Li ha spiegato che «un ambiente di buona qualità è un bene pubblico che il governo deve assicurare al suo popolo. Il governo deve lavorare maggiormente per controllare i livelli di PM2,5, particolato di un diametro uguale o inferiore a 2,5 micron presente nell'aria».

Il vice-premier cinese ha reso noti anche gli obiettivi del governo centrale: «durante il periodo del 12esimo Piano quinquennale (2011-2015), le città cinesi devono realizzare un tasso di trattamento delle acque reflue dell'85%. Rafforzare la protezione dell'ambiente contribuirà a promuovere la trasformazione del modello di crescita economica cinese ed alla cooperazione internazionale del Paese, dato che un numero crescente di barriere commerciali vengono erette in nome dell'ambiente».

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13 dicembre 2011

Durban fallisce (come previsto), Clini: servono rinnovabili e generazione distribuita

Durban: nulla di fatto, una Conferenza planetaria sul clima perfettamente inutile, che non porta risultati se non il prolungamento del trattato di Kyoto fino al 2020 e un rimandare di fatto ogni tipo di accordo. Non possiamo permettercelo.

Il nostro Ministro dell'ambiente Clini, nel commento post conferenza afferma:

"Non sono i target globali che salveranno il pianeta, ma le misure concrete prese dalle comunità locali
...
L’efficienza di una grande centrale alimentata con i combustibili fossili arriva nella migliore delle ipotesi al 50 per cento. Un altro 15 per cento va perso nella trasmissione sulle reti ad alta tensione. La generazione distribuita di energia con le fonti rinnovabili raggiunge invece livelli di efficienza almeno del 30 per cento più alti e quindi ha molto più senso dal punto di vista industriale. Il sistema dei grandi monopoli che hanno dominato il mondo dell’energia negli ultimi cinquant’anni non è più compatibile con la necessità di uno sviluppo sostenibile"

Una piccola, buona notizia, che va tradotta in politica fattiva in tempi brevi.

9 dicembre 2011

Il clima cambia, la politica?

Da Greenpeace.it il resoconto di un'azione dimostrativa davanti a Palazzo Chigi

"Mentre il Ministro dell’Ambiente sta arrivando a Durban per la conferenza Onu sul clima, una cartolina dal caos climatico formato 14x5 metri è stata piazzata dai nostri climber davanti a Palazzo Chigi. Una tragica foto dell’alluvione di Genova accompagnata dalla scritta: "Il clima cambia. La politica deve cambiare".
zoom
In Piazza Colonna altri attivisti si sono arrampicati sui lampioni con il messaggio "A Durban salviamo il clima" e due attori hanno messo in scena la rappresentazione della politica che si rifiuta di cambiare. Vestiti e truccati come se fossero in un film in bianco e nero, hanno risposto alle domande dei giornalisti come se il problema del caos climatico non li riguardasse.

Quest’autunno una serie di tragiche alluvioni hanno martoriato l’Italia, da Nord a Sud. Genova, Roma e poi Messina. La morte di decine di persone e miliardi di euro di danni. Questi sono chiari segnali che i cambiamenti climatici stanno avendo un effetto sempre più grave anche a casa nostra.

L’azione di stamattina davanti alla sede del Governo rilancia quella che abbiamo promosso la settimana scorsa sul nostro sito: “Manda a Clini una cartolina dal caos climatico”. Più di 15 mila persone hanno già chiesto al Ministro dell’Ambiente di assumere a Durban una posizione forte e ambiziosa per la salvaguardia del clima e per il rinnovo del protocollo di Kyoto. Il Ministro darà ascolto ai cittadini o alle multinazionali dell’inquinamento?

Il governo precedente ha guidato l'Italia verso posizioni, a livello internazionale, sempre più di retroguardia nella lotta alle emissioni dei gas serra. Il Senato, in questa legislatura, ha addirittura approvato un atto che nega l'esistenza dei cambiamenti climatici e prende le distanze dalle politiche comunitarie a difesa del clima.

Da Piazza Colonna chiediamo al Ministro Clini e al nuovo Governo di cambiare la politica climatica del Paese. Con due mosse. La prima: impegno forte a Durban per ridurre le emissioni di gas serra. La seconda: difesa degli incentivi alle rinnovabili, un investimento per il futuro occupazionale e ambientale del Paese."

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In seguito all'azione dimostrativa non violenta, Salvatore Barbera, Responsabile della Campagna Clima ed Energia di Greenpeace, è stato espulso dal Comune di Roma per due anni

Polvere di carbone fin sul Tetto del mondo

Fonte: Adnkronos
"Se l'inquinamento riesce ad arrivare a oltre 5.000 metri di altitudine, allora c'è davvero di che preoccuparsi. Secondo i dati contenuti nel progetto "Share" (Stations at high altitude for research on the environment), frutto di cinque anni di lavoro del comitato Ev-K2-Cnr e presentati a Durban, dal 2006 al 2010 nella regione dell'Everest si sono registrati oltre 150 giorni caratterizzati da picchi di inquinamento.

Coordinato da Paolo Bonasoni dell'Istituto di Scienze dell'atmosfera e del clima del Consiglio nazionale delle ricerche (Isac-Cnr), il progetto "Share" ha costantemente monitorato la presenza di composti inquinanti e clima-alteranti presso la stazione globale Gaw-Wmo ''Nepal Climate Observatory - Pyramid'', a 5.079 metri di quota in Nepal, alle pendici del Monte Everest.
Il risultato è che tra marzo 2006 e dicembre 2010 ci sono stati oltre 164 giorni di inquinamento acuto, pari al 9% del totale del periodo analizzato, per lo più localizzati durante la stagione pre-monsonica (primaverile) quando si verifica il 56% dei giorni caratterizzati da picchi di inquinamento. Rispetto alla normalità, in questi giorni le concentrazioni dell'ozono aumentano

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26 novembre 2011

Conferenza sui cambiamenti climatici a Durban, un altro fallimento annunciato

"Dal 28 novembre 2011 al 9 dicembre 2011 si terrà la conferenza sui cambiamenti climatici delle Nazioni Unite. Questa conferenza annuale, la 17° sul clima in sede Onu, segue ai precedenti vertici di Copenaghen (2009) e Cancun, Messico (2010) entrambi conclusosi mettendo in evidenza la mancanza di volontà politica dei governi di farsi carico della principale minaccia che l'umanità sta affrontando: i cambiamenti climatici.
Anche Durban, al di là di ogni ragionevole dubbio, sarà un fallimento annunciato. Mentre le piccole isole-stato sprofondano a causa dei cambiamenti climatici, i paesi industrializzati continuano a eludere il raggiungimento di un accordo vincolante. Stati Uniti e Cina, i due paesi più inquinanti a livello mondiale, negano le loro responsabilità.
Già a Cancun un anno fa è stato rafforzato l'impianto che vuole trattare la crisi ecologica e climatica attraverso un processo di ulteriore mercificazione della natura, rafforzando i mercati del carbonio, costituendo un paradossale diritto ad inquinare da parte dei paesi ricchi e creando, a garanzia di questi, un fondo gestito dalla Banca Mondiale. Presente con una folta delegazione alle mobilitazioni e al forum alternativo di discussione che hanno accompagnato i lavori del vertice ufficiale, RIGAS ha denunciato la firma di un accordo non vincolante che ha il solo fine di tutelare il sistema capitalistico e condurre alla finanziarizzazione delle risorse naturali."

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8 novembre 2011

CO2 da combustibili fossili: record nel 2010

dal Corriere.it


"Mai le attività umane avevano emesso in un anno nell'atmosfera una quantità simile di anidride carbonica. Il 2010 ha battuto ogni record, secondo i dati premilinari del Centro di informazione e analisi del diossido di carbonio (CDIAC) del dipartimento dell'Energia statunitense: sono stati immessi nell'atmosfera 33,5 miliardi di tonnellate di CO2, con un aumento del 5,9% rispetto al 2009 e del 4,5% rispetto al record del 2008. Il livello complessivo raggiunto lo scorso anno, sottolineano gli esperti, è più alto di quello usato dall'Ipcc, l'organismo Onu sui cambiamenti climatici, per descrivere lo scenario peggiore dal punto di vista dei cambiamenti climatici.

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Quanti schiavi lavorano per alimentare il business del carbone?

Interessante lettura da Blogeko (vedi anche: SLAVERY FOOTPRINT)
"Negli ultimi giorni un giochetto di autocoscienza (non so come altrimenti chiamarlo) è molto in voga sul web. Si tratta di calcolare quanti schiavi ciascuno di noi “possiede”: il numero di persone sfruttate in modo disumano in qualche parte del mondo per produrre i beni che ci sono in casa e che usiamo ogni giorno.

L’esercizio, sebbene meritorio, non è esaustivo. Non dal punto di vista ecologico, almeno. C’è un ulteriore esercito di schiavi (ma stavolta virtuali) al servizio di ciascuno di noi.

Le “braccia” di questi schiavi virtuali sono contenute nell’energia che consumiamo. Energia perlopiù non rinnovabile, energia perlopiù fossile estratta dalle viscere del pianeta – cioè dalle risorse naturali – e destinata prima o poi ad esaurirsi. Anzi, già in esaurimento. Allora, vogliamo completare il giochetto di

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ONU: fermare l'inquinamento da mercurio con un trattato globale

Fonte
"E' stato catalogato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come uno degli elementi chimici più pericolosi per la salute perché può causare danni al sistema nervoso e disordini comportamentali. Quando immesso nell'ambiente, inquina acqua, aria, sedimenti e suolo, entrando comodamente nella catena alimentare di uomo e animali. Eppure continua a circolare indiscriminatamente.

L'elemento incriminato è il mercurio, fino a qualche tempo fa presente in quasi tutte le case europee all'interno dei termometri.

La sua pericolosità è tanta da aver spinto l'Agenzia delle Nazioni Unite per l'Ambiente (UNEP) a

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7 ottobre 2011

Quanto costa il carbone alla collettività: le nuove stime dagli USA

Da Qualenergia.it
"Ogni dollaro speso in carbone ne causa 2 di danni e, senza contare l'impatto sul clima e le relative conseguenze, le centrali a carbone Usa costano all'ambiente e alla salute degli statunitensi circa 53 miliardi all'anno.

Il carbone è una fonte di elettricità economica solo perché i danni che provoca all'ambiente, al clima e alla salute umana vengono scaricati sulla collettività. A sostegno di questo concetto sono stati pubblicati diversi studi che cercano di quantificare economicamente le esternalità negative di questa fonte.

L'ultimo, intitolato “Environmental Accounting for Pollution in the United States Economy”, arriva appunto dagli Usa ed è stato pubblicato sull'American Economic Review di agosto. Le

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29 settembre 2011

Consultazione EU sulla qualità dell'aria, partecipa anche tu

E’ on-line la procedura di consultazione della Commissione europea finalizzata alla revisione delle policy sulla qualità dell’aria nei Paesi membri "Consultation on EU air quality legislation – Questionnaire 1 for interested citizens".

Tutti i cittadini interessati possono partecipare all’iniziativa, compilando, entro il 30 settembre, il questionario che trovate qui (clic)

Grazie a Vanni Destro per la segnalazione

OMS: due milioni di morti all'anno per inquinamento

Fonte "Ogni anno oltre due milioni di persone nel mondo muoiono a causa dell’inalazione di particelle fini che inquinano l’aria. Questa la cifra allarmante, diffusa dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, delle vittime dell’inquinamento: la maggioranza, secondo le ultime stime dell’Oms, nelle zone urbane dove il numero di decessi prematuri daattribuire all’inquinamento è stimato a 1,34 milioni (dati del 2008). Di questi più di un milione potrebbero essere evitati se i valori delle linee guida dell’Oms fossero rispettati, ma in media solo poche città hanno valori conformi alle raccomandazioni ed il numero di decessi riferibili all’inquinamento atmosferico in città è in aumento.
L’Oms ha fissato la soglia a 20 microgrammi per metro cubo, ma in alcune città la concentrazione

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25 settembre 2011

Riscaldamento globale, il problema è sempre più grave.

Da ipsnotizie.it "Gli scienziati tedeschi hanno scoperto un’altra “arma letale” che conferma i cambiamenti climatici: l'estensione del ghiaccio marino dell'Artico ha raggiunto un nuovo minimo storico.

Questo fenomeno sta accelerando la velocità del cambiamento climatico al di là dell’azione umana con ogni barile di petrolio, tonnellata di carbone o metro cubo di gas bruciato.

Secondo alcuni ricercatori dell'Università di Brema in Germania, lo scioglimento del ghiaccio artico avrebbe superato il livello minimo storico del 2007, mentre altri centri di ricerca che fanno uso di diversi satelliti e strumenti di analisi ritengono che l’eccezionale riduzione del ghiaccio del 2007 non sia ancora stata superata nel 2011.

"Noi crediamo che arriverà poco al di sotto dei livelli del 2007 - ma non è importante", ha detto Mark Serreze, direttore del Centro Nazionale dati della Neve e del Ghiaccio con sede nella

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23 settembre 2011

Dalla UE proposte per un approccio globale alle emissioni antropiche

Riportiamo da Ecodallecitta.it

"Il Parlamento europeo ha varato un nuovo provvedimento che va nella direzione della lotta contro i cambiamenti climatici. Strasburgo ha infatti approvato una risoluzione che chiede alla Commissione Ue di adoperarsi per la riduzione delle emissioni dei gas serra diversi dalla Co2, a cominciare dai cosiddetti gas fluorurati (Hfc) e dal protossido di azoto. Si tratta di sostanze ancora in parte utilizzate in frigoriferi, impianti di condizionamento, frigoriferi, apparecchiature mediche, schiume isolanti e bombolette. Introdotti negli anni '90 per sostituire alcune sostanze responsabili del buco dell'ozono, questi gas hanno in realtà mostrato un impatto sul clima molto pericoloso, e dal momento che resistono in atmosfera molto a lungo, sono di fatto dei gas serra molto

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14 agosto 2011

"Come frullatori di pesce": centrali a carbone fanno strage di fauna ittica

Fonte: greenreport
Il nuovo rapporto "Giant Fish Blenders: How Power Plants Kill Fish & Damage Our Waterways (And What Can Be Done to Stop Them)" di Sierra Club, la più grande e diffusa associazione ambientalista americana, denuncia che «miliardi di pesci ed altri organismi acquatici vengono uccisi ogni anno dai sistemi delle prese d'acqua delle centrali elettriche obsolete, tra le quali le centrali elettriche a carbone». Il rapporto, molto dettagliato, prende in esame gli impianti di raffreddamento delle centrali elettriche presenti nel Golfo del Messico, lungo i fiumi Mississippi ed Hudson, nella baia di New York e a Long Island Sound, sulla costa della California, nei

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Carbone e carburante in mare a Mumbai

Fonte: ANSA - 06 AGO - E' allarme ecologico al largo delle coste di Mumbai in India dopo l'affondamento di un mercantile con a bordo oltre 60 mila tonnellate di carbone e 340 tonnellate di carburante e lubrificanti. La nave Mv Rak, battente bandiera panamense, si era inabissata due giorni fa. Una larga chiazza di olio lubrificante e' comparsa intorno al relitto e sta minacciando la costa gia' danneggiata in passato da diverse maree nere. Sul posto sono state inviate delle speciali unita' anti inquinamento.

28 luglio 2011

ONU: allo studio una forza per contrastare il riscaldamento globale

Da LaStampa

L’emergenza climatica non è più solo un fatto ambientalistico, e neppure economico: si sta trasformando in problema di sicurezza. L’innalzamento dei mari minaccia di far sparire interi Paesi, e già riduce i terreni agricoli e quindi le risorse alimentari. I fiumi che si asciugano, le siccità come quella esplosa in Somalia, provocano nuovi conflitti o inaspriscono quelli già in corso. La diminuzione di risorse essenziali come l’acqua e il cibo, poi, favorisce l’emigrazione, creando una nuova categoria: i rifugiati del riscaldamento globale.

Dopo i caschi blu, arrivano anche i caschi verdi dell’Onu? Per ora l’idea di una forza incaricata di proteggere l’ambiente, per frenare il riscaldamento globale ed evitare le sue ricadute sulla sicurezza internazionale, è ancora uno slogan più che un progetto. Però il Palazzo di Vetro ci sta pensando, se non altro come strumento per richiamare tutti i Paesi membri alla responsabilità di affrontare l’emergenza.

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27 luglio 2011

Bloomberg dona 50 milioni di dollari alla lotta contro il carbone

Secondo il multimilionario statunitense Michael Bloomberg
il carbone, è un rischio per la salute pubblica, poiché inquina l’aria e acqua ed è responsabile dei cambiamenti climatici

Per questo Bloomberg ha donato 50 milioni di dollari a sostegno dell'iniziativas del Sierra Club denominata "Beyond Coal" (Oltre il carbone) che propone di sostituire le centrali a carbone con impianti ad energie pulite, come quella eolica e quella solare.

16 luglio 2011

Investimenti in fonti fossili, una bolla finanziaria piena di Co2

Secondo Carbon Tracker gli investimenti in fonti fossili di energia sono eccessivi rispetto alle quantità effettivamente estraibili e utilizzabili nel prossimo futuro.
Fonte: Qualenergia
Gli investimenti nelle fonti fossili potrebbero esser i nuovi subprimes. C'è un rischio sistemico profondo, ma trascurato nel mercato finanziario mondiale, che potrebbe portare danni peggiori di quelli dell'ultima crisi economica e finanziaria. Una quantità enorme di denaro è infatti impegnata in carbone, petrolio e gas che in futuro probabilmente non potranno essere estratti. Investimenti spesso a medio e lungo termine nelle fonti fossili compiuti anche da grandi fondi pensione e Stati, senza guardare al quadro macro della situazione: con le politiche necessarie a limitare il riscaldamento globale, circa l'80% delle riserve su cui si è finora investito non potrà essere sfruttato.

E' questo il sunto estremo di un interessante studio appena pubblicato da Carbon Tracker Initiative (vedi allegato). Se nel mondo crescono gli investimenti in tecnologie pulite (si veda l'ultimo report REN 21 su Qualenergia.it, Le fonti

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