No al carbone Alto Lazio

7 aprile 2008

Dagli USA la lieta novella: tramonta l'era del carbone!

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Comunicato stampa

Evento storico
Stati Uniti: l’inizio della fine del carbone

La preoccupazione del riscaldamento del pianeta ed il fatto che la combustione del carbone emetta una quantità enorme di anidride carbonica, il più importante gas serra, danno il via negli Stati Uniti all’inizio della fine del suo uso nella produzione di energia.

Un documento del Dipartimento USA dell’Energia, pubblicato i primi mesi del 2007, elencava 151 nuove centrali a carbone in via di autorizzazione.
Tuttavia, nel corso dell’anno, 59 progetti di queste centrali in parte non sono stati approvati o sono stati ritirati dalle aziende che li avevano proposti, altri 50 progetti sono stati contestati presso vari tribunali americani e circa altri 50 saranno probabilmente contestati a vari livelli non appena riceveranno l’approvazione.

L’opposizione al carbone, iniziata dai comitati dei cittadini, si è ormai trasformata in una marea montante. Organizzazioni sanitarie, di agricoltori, i più importanti climatologi e, soprattutto, vari stati americani hanno preso una netta posizione contro il carbone.

I gruppi finanziari più importanti hanno espresso la preoccupazione per le spese accessorie legate alle emissioni di anidride carbonica.

L’11 marzo 2008, la California ed il Massachusetts hanno presentato una proposta di legge per la messa al bando delle centrali a carbone senza meccanismi di interramento della CO2.

Tuttavia, le preoccupazioni economiche legate all’aumento del prezzo del kWh causato dall’enorme spesa per gli interventi di segregazione della CO2 stessa, anche senza ancora una legge dedicata, hanno già segnato negli USA l’inizio della fine del carbone nella produzione di energia.

Con la diffusione della possibilità della valutazione globale del danno causata dalla combustione del carbone, oggi possibile per mezzo della Commissione Europea (CE), i gruppi finanziari si guarderanno bene dal continuare ad investire nel carbone.

Infatti, secondo
Ecosenseweb (http://ecosenseweb.ier.uni-stuttgart.de/index.html) il software specifico della CE, una centrale a carbone di circa 2000 MW ogni anno causa danni legati alle morti premature, alle malattie, all’agricoltura, agli edifici ed i patrimoni archeologici ed all’effetto serra per una somma pari a oltre 100 milioni di euro.

La possibilità reale della commercializzazione su larga scala della segregazione della CO2 inoltre potrebbe essere realistica non prima di un decennio… “This technology is at least a decade away from commercial viability”.

Fonte: Earth Policy Institute, www.earthpolicy.org, April 2008. http://www.earthpolicy.org/Updates/2008/Update70_timeline.htm


Coordinamento Dei Comitati Italiani dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)

Dr. Giovanni Ghirga (portavoce)



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NDR, vedi anche:

"Niente carbone senza sequestro della CO2"
In attesa che il governo britannico stabilisca regole precise per la cattura e il sequestro della CO2, un progetto di una centrale a carbone in Inghilterra si ferma. Una sorta di moratoria alle centrali a carbone?
Articolo comparso pochi giorni fa su QualEnergia.it, visibile interamente qui




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6 aprile 2008

Appello dalla Puglia all'Alto Lazio: "non fate accendere TVN, dopo non sarete più in tempo"



Appello dalla Puglia all’Alto lazio :” tvn non la fate accendere, dopo non sarete più in tempo”.

Davanti ad una numerosa platea estremamente attenta si è svolta a Tarquinia, presso il TOP 16, la prima proiezione del documentario su come si vive all’ombra di una centrale a carbone.

Uomini e donne, agricoltori, commercianti, semplici cittadini hanno visto scorrere con sconcerto le testimonianze di altri uomini, donne, agricoltori, madri, cittadini del brindisino che narravano degli enormi danni alla salute e all’economia del territorio causati dalla mega centrale a carbone Federico II di Brindisi.

Preoccupazione, indignazione, ma anche commozione, erano quello che esprimevano i volti attoniti di quanti erano presenti.

Indignazione che si è trasformata in volontà di mobilitazione dinanzi alle testimonianze degli amministratori, ma anche dei medici brindisini che, raccontando dell’inutilità dei monitoraggi e dei controlli, del loro sentirsi impotenti dinanzi al colosso energetico che, interessato solo ai propri guadagni, ha trasformato un intero territorio in area di saccheggio della salute, dell’ambiente e dell’economia, raccomandavano “Tvn non la fate accendere, dopo non sarete più in tempo”.

Dalla necessità di difendere il proprio territorio e la propria economia, dal diffusamente sentito dovere di difendere la salute e il futuro dei propri figli, dalla comune volontà di evitare che la storia si ripeta e dalla triste consapevolezza che la maggior parte della classe politica, di cui basta guardare i programmi, è colpevolmente succube della menzogna del carbone pulito, ci si è lasciati con la decisione di dare vita ad una grande manifestazione che, probabilmente, si svolgerà nella seconda metà di maggio, e verrà preparata ripetendo la proiezione del documentario su tutto il territorio dell’Alto Lazio.

Perché una certezza era comune a tutti i presenti: non permetteremo all’ENEL ed ai suoi accoliti di aggredire ulteriormente il nostro territorio.

E’ questione di legittima difesa.

Comitato Cittadini Liberi in difesa della Salute e dell’Economia

Com.difedasalute@difesa.it

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3 aprile 2008

IMPORTANTE: appuntamento VENERDÌ 4/3/08

Conoscere il problema non può che aiutarci a capire la verità.

Agricoltori, commercianti, artigiani, medici e abitanti di Tarquinia si sono riuniti nel COMITATO DEI CITTADINI LIBERI CONTRO IL CARBONE
per ribadire la contrarietà della nostra Città alla riconversione a carbone della centrale elettrica di Civitavecchia. Perché la nostra salute e il nostro lavoro non si comprano. L’imbarazzante immobilismo dell’Amministrazione Comunale ci rammarica perché s’intravvedono linee di comando diverse dalla volontà popolare. Punto e a capo, i cittadini faranno da soli. Perciò chiediamo a tutti i cittadini di partecipare attivamente aderendo al COMITATO DEI CITTADINI LIBERI. Sarà allestita una SEDE OPERATIVA ED UN PUNTO DENUNCE ED INFORMAZIONI in Piazza Matteotti (di fronte al Comune).
Vi aspettiamo.


Per info scrivete a: com.difesasalute@virgilio.it
Comitato dei cittadini liberi

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Il nostro premio Nobel Rubbia: no al petrolio, no al carbone, ma quale nucleare. "Soltanto il sole può darci energia"

Pubblichiamo alcuni estratti da un'intervista di Repubblica (vedi qui per l'articolo intero) al premio Nobel per la fisica C. Rubbia.

"GINEVRA - Petrolio alle stelle? Voglia di nucleare? Ritorno al carbone? Fonti rinnovabili? Andiamo a lezione di Energia da un docente d'eccezione come Carlo Rubbia, premio Nobel per la Fisica: a Ginevra, dove ha sede il Cern, l'Organizzazione europea per la ricerca nucleare.

[...]

Che cosa significa tutto questo, professor Rubbia? Qual è, dunque, la sua visione sul futuro dell'energia?
"Significa che non solo il petrolio e gli altri combustibili fossili sono in via di esaurimento, ma anche l'uranio è destinato a scarseggiare entro 35-40 anni, come del resto anche l'oro, il platino o il rame. Non possiamo continuare perciò a elaborare piani energetici sulla base di previsioni sbagliate che rischiano di portarci fuori strada. Dobbiamo sviluppare la più importante fonte energetica che la natura mette da sempre a nostra disposizione, senza limiti, a costo zero: e cioè il sole che ogni giorno illumina e riscalda la terra".

[...]

Ora c'è anche il cosiddetto "carbone pulito". La Gran Bretagna di Gordon Brown ha riaperto le sue miniere e negli Usa anche Hillary Clinton s'è detta favorevole...
"Questo mi ricorda la storia della botte piena e della moglie ubriaca. Il carbone è la fonte energetica più inquinante, più pericolosa per la salute dell'umanità. Ma non si risolve il problema nascondendo l'anidride carbonica sotto terra. In realtà nessuno dice quanto tempo debba restare, eppure la CO2 dura in media fino a 30 mila anni, contro i 22 mila del plutonio. No, il ritorno al carbone sarebbe drammatico, disastroso".

E allora, professor Rubbia, escluso il petrolio, escluso l'uranio ed escluso il carbone, quale può essere a suo avviso l'alternativa?
"Guardi questa foto: è un impianto per la produzione di energia solare, costruito nel deserto del Nevada su progetto spagnolo. Costa 200 milioni di dollari, produce 64 megawatt e per realizzarlo occorrono solo 18 mesi. Con 20 impianti di questo genere, si produce un terzo dell'elettricità di una centrale nucleare da un gigawatt. E i costi, oggi ancora elevati, si potranno ridurre considerevolmente quando verranno costruiti in gran quantità".

Ma noi, in Italia e in Europa, non abbiamo i deserti...
"E che vuol dire? Noi possiamo sviluppare la tecnologia e costruire impianti di questo genere nelle nostre regioni meridionali o magari in Africa, per trasportare poi l'energia nel nostro Paese. Anche gli antichi romani dicevano che l'uva arrivava da Cartagine. Basti pensare che un ipotetico quadrato di specchi, lungo 200 chilometri per ogni lato, potrebbe produrre tutta l'energia necessaria all'intero pianeta. E un'area di queste dimensioni equivale appena allo 0,1 per cento delle zone desertiche del cosiddetto sun-belt. Per rifornire di elettricità un terzo dell'Italia, un'area equivalente a 15 centrali nucleari da un gigawatt, basterebbe un anello solare grande come il raccordo di Roma".

[...]

Se è così semplice, perché allora non si fa?
"Il sole non è soggetto ai monopoli. E non paga la bolletta. Mi creda questa è una grande opportunità per il nostro Paese: se non lo faremo noi, molto presto lo faranno gli americani, com'è accaduto del resto per il computer vent'anni fa"."

Più chiaro di così?
Chissà se F. Conti (AD Enel), U. Veronesi (l'oncologo pro-nucleare e pro-inceneritori), Scaroni (AD Eni), e tutto il seguito di gentaglia così impegnata a lucrare a discapito dell'interesse e della salute pubblica, se la sentirebbero di rispondere alle parole di Rubbia (s'intende entrando nel merito dei problemi, senza attestarsi sulla solita demagogia strumentalizzante e disinformativa). Ci piacerebbe ascoltare anche Veltroni o Bersani, in merito. Visto che che molti, in vista di un presunto "voto utile", si apprestano a concedere loro una fiducia immeritata.





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"Negli Usa il business delle “rinnovabili” è già iniziato. 1.000.000.000.000 di dollari e un boom di nuove industrie"


"Addio Wall Street: meglio i deserti e le le onde dei mari"
Invitiamo alla lettura di un interessante articolo su lastampa.it. Fai clic QUI

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Enel fa conoscere la sua generosità anche ad Ischia

Enel ci regala un'altra bella storia emblematica. Che ce ne ricorda altre, tante altre.

Nell'"isola verde", come la chiamano affettuosamente gli abitanti, l'estate scorsa, si rompe uno dei 4 cavi ad alta tensione che alimentano la cabina di trasformazione dell'Enel... una centrale, come viene definita semplicisticamente. L'Enel ammette la rottura, interviene per riparare il cavo, ma durante le operazioni di ripristino si registra una continua fuoriuscita di olio, che è contenuto nel cavo, funziona da isolante e serve per mantenerlo a pressione. L'azienda ammette anche la perdita di olio. Ma dov'è il nodo? 33 giorni dopo la rottura, l'Agenzia regionale per l'ambiente della Campania preleva, in quello stesso tratto di mare, un campione di acqua. I risultati sono chiarissimi: vengono rilevati valori di Policlorobifenili, una sostanza cancerogena e altamente tossica, 186 volte superiori ai limiti fissati dalla legge. L'area, pero', non viene bonificata, i turisti continuano a bagnarsi in quelle acque e i pescatori buttano le reti, ignari di tutto. Chi doveva intervenire e non l'ha fatto? E soprattutto perche'? Capitaneria di Porto, Comune di Lacco Ameno, Asl di NA2... Tra chi nega di aver ricevuto i risultati delle analisi e chi temeva di mettere a rischio l'intera stagione turistica, abbiamo cercato di capire dove fossero le responsabilità e le menzogne, e se è possibile stabilire un rapporto di causa-effetto tra la rottura del cavo Enel di giugno e le sostanze inquinanti trovate a luglio.

Vedi qui per l'articolo originale (Rai News 24)


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Incontro con la popolazione brindisina. La dura realtà supera ogni più cupa fantasia


Il Movimento No Coke Alto Lazio ha incontrato le popolazioni di Brindisi:


"Abbiamo pianto con loro, per loro e per noi"

Che fosse una centrale maledetta lo sapevamo. La decisione di portare nei nostri territori una testimonianza diretta di quanto accadeva intorno alla centrale a carbone Federico II di Brindisi nasceva proprio dalle tante denunce di cui avevamo avuto eco. Ma quando siamo partiti, insieme a una delegazione del "Comitato dei Cittadini Liberi" giovedì 27 marzo, alle quattro della mattina, non avevamo la piena consapevolezza di quello che avremmo trovato, della crudezza delle testimonianze che avremmo raccolto. Non potevamo certo sapere la rabbia, mista a dolore ed incredulità, che avremmo trovato negli occhi degli agricoltori che ci hanno mostrato i loro ortaggi, tra cui il famoso carciofo brindisino, intrisi dei veleni emessi dal carbone, lasciati a marcire sui campi a migliaia.

Né il grido di dolore delle madri che ci hanno incitato a lottare e non mollare per difendere il futuro dei nostri figli; loro con bambini in braccio di pochi anni e già il futuro compromesso da gravi malattie legate all'inquinamento.

Non potevamo sapere che avremmo pianto con loro, per loro e per noi.
E non potevamo sapere che il monito unanime lanciatoci da amministratori, medici, oncologi, semplici cittadini fosse uno solo: non la fate accendere, dopo non sarete più in tempo. Questa esperienza è stata dura, perché ci ha sbattuto in faccia la concretezza di quanto andiamo denunciando da anni, e insieme bellissima per la generosità di coloro che abbiamo incontrato. Uomini e donne che hanno messo a disposizione la loro testimonianza di sofferenza di persone e di territorio nel tentativo di fornire un contributo alla nostra lotta, che è poi la loro. Questo ci da una certezza in più: dobbiamo continuare a lottare contro un mostro che devasta territori e coscienze perché abbiamo, dalla nostra, la forza della ragione. I campi bruciati, il mare morto per i miliardi di litri di acqua calda che vi è riversata quotidianamente dentro, il dolore di quanti stanno pagando con la vita loro e dei loro cari la protervia dell'ENEL di attribuire ai "caminetti" e ai "falò delle potature di ulivo" i picchi enormi di PM10, ed ancora la denuncia dura degli oncologi, l'inutilità di ogni forma di controllo e monitoraggio denunciato dagli amministratori, le decine di promesse non mantenute dall'ENEL e dalla politica e lo scoprire che il tutto è stato irrorato da tangenti versate addirittura per ogni tonnellata di carbone scaricata al porto di Brindisi, ci hanno dato la certezza che la storia rischia di ripetersi.
Anche a Brindisi l'ENEL aveva raccontato del suo grande impegno a tutela dell'ambiente, di un ingente incremento dell'occupazione, di diminuzione del costo dell'elettricità, aveva firmato convenzioni, promesso riconversione a metano della centrale dopo pochi anni. Ed invece complice una politica che, come raccontatoci dal Presidente della Provincia di Brindisi Michele Errico, si è piegata ed adattata agli interessi economici abdicando al suo ruolo di governo degli stessi, per anni l'ENEL ha immesso, e continua ad immettere, centinaia di tonnellate di veleni sul territorio. Oggi i terreni e le falde acquifere sono inquinati da arsenico mercurio e benzene, la cui principale fonte antropica è la combustione dei combustibili fossili, i campi limitrofi al nastro trasportatore sono sotto ordinanza di blocco delle coltivazioni per centinaia di metri e nessuno acquista più i prodotti, una volta di eccellenza, di Cerano e dell'area del Brindisino ormai riconosciuta sito inquinato nazionale. Gli oncologi sono concordi: il monitoraggio conta solo i danni; che il carbone emetta numerose sostanze cancerogene è ormai evidenza scientifica. Unica soluzione è il non utilizzare questo combustibile e chiunque ignora tale assunto si rende responsabile delle gravissime percentuali di mortalità e morbilità che affliggono quanti hanno la disgrazia di vivere attorno a tali impianti. Ancora di più oggi possiamo affermare che la volontà di portare al 50% la produzione di energia derivante dal carbone, come preannunciato dall'ENEL nel proprio piano industriale, è una volontà criminale, e criminale è chi, nelle istituzioni, acconsentendo a tale scelta, si rende complice della devastazione di interi territori, con le loro popolazioni e le loro economie. E ciò senza fare riferimento alcuno all'incremento di produzione di anidride carbonica, e il conseguente aggravamento dell'effetto serra, che la combustione del carbone comporta.

Di questa nostra esperienza abbiamo voluto farne un documentario, che sarà proiettato il 4 aprile a Tarquinia, (Top 16 ore 17) e in seguito a Civitavecchia
, perché la sofferenza delle popolazioni di Brindisi, di Torchiarolo e dei paesi attorno sia da monito e da stimolo a quanti per rassegnazione, stanchezza o sfiducia pensano non ci sia più niente da fare per fermare la riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia o altri mostri simili.
Ancora di più oggi ne siamo convinti: la nostra è una battaglia di legittima difesa; non vi e non ci daremo tregua finché non riusciremo a scongiurare questa ipoteca sul futuro dei nostri figli e del nostro territorio. Vogliamo infine ringraziare gli abitanti di Torchiarolo e di Cerano, ed in particolare Giovanni Liaci, senza i quali ogni cosa non sarebbe stata la stessa, nemmeno la forza che abbiamo riportato a casa.

Movimento No Coke Alto Lazio


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1 aprile 2008

Scioccante documentario appena realizzato nei territori della centrale ENEL - Brindisi

Carbone: venerdì 4 aprile, alle 17, presso il TOP 16 di Tarquinia presentazione dei risultati della missione del “Comitato dei Cittadini Liberi”, ritornato da Brindisi, e dello scioccante documentario appena realizzato nei territori della centrale ENEL.

Tarquinia dispone di due armi per bloccare la centrale a carbone: la lotta popolare non violenta, pacata, ma decisa e le denunce alla magistratura.

Non la bloccherà invece il Sindaco di Tarquinia che teorizza un “no al carbone” che è invece un “Si al carbone” basato su controlli fatti dopo che la centrale di TVN avrà inquinato il territorio, aggravato la già pesante situazione sanitaria e distrutto l'agricoltura e il turismo. E non la bloccherà il Sindaco di Allumiere che il 14 febbraio scorso è intervenuto al Consiglio Comunale aperto di Tarquinia dicendo che è inutile girare attorno alla questione; la verità è che i sindaci trattano con Enel perchè così vogliono in alto.

Due posizioni identiche: entrambi hanno scelto la strada degli accordi e abbandonato quella della lotta popolare non violenta
. Il disimpegno è avvenuto nonostante che il Ministero della Salute abbia riscontrato una grave situazione sanitaria nell'Alto Lazio e chiesto una nuova Valutazione d'Impatto Ambientale della centrale a carbone e nonostante che l'ARPA abbia segnalato gravi carenze e lacune dell'autorizzazione rilasciata dal Ministero dello Sviluppo Economico.

Che le carte della centrale a carbone non fossero come alcuni vogliono far credere lo aveva già accertato il collegio di periti nominati dal Tribunale di Civitavecchia nella causa intentata dal Comune di Ladispoli. Prima di una probabile sentenza sfavorevole ad Enel, la competenza a giudicare in tema di centrali fu sottratta al Tribunale Civile con un provvedimento governativo su misura per la centrale a carbone di Civitavecchia, infatti fu trasferita al TAR dal governo Berlusconi, con il comma 552 della Legge Finanziaria 2005. Ma il lavoro del collegio peritale rimane come un macigno e solo chi lo ignora può fare accordi con Enel.

I cittadini sono più determinati che mai a lottare per fermare la centrale a carbone. Per essere bene informati una loro delegazione si è recata in Puglia a conoscere direttamente cosa succede attorno alla centrale Enel di Brindisi Sud, nota alle recenti cronache per i danni ambientali ed economici provocati alle comunità locali del Salento. I risultati della missione verranno presentati venerdì prossimo, 4 aprile, alle ore 17,00 nello spazio centrale del TOP 16 a Tarquinia.

“Comitato dei Cittadini Liberi” in Difesa della Salute e dell’Economia

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Il nuovo fascismo è nel controllo dell'informazione. V-2-DAY. Noi ci siamo.

Dal blog di B. Grillo, post del 25/04/08
Morfeo Napolitano ha dichiarato che la stampa deve difendersi dalla Rete. E’ il miglior viatico per i tre referendum del 25 aprile per una libera informazione in un libero Stato. Il presidente della Repubblica è il nostro testimonial. Si è spinto là dove non osano neppure le aquile e Mastella. Persino oltre Hu Jintao. L’informazione è il nostro Piave. La nostra linea rossa. La Rete è l’antidoto, la cura a un’informazione degna di Ceaucescu e di Pol Pot. Il re è nudo e per difendersi non ha più paura del ridicolo.
Dal blog di B. Grillo, post del 24/04/08
Il V2 Day vuole restituire l’informazione ai legittimi proprietari: ai cittadini italiani. I nostri padri e nonni hanno ripulito l’Italia, ma non hanno finito il lavoro.Il nuovo fascismo è il controllo dell’informazione. I nuovi fascisti sono coloro che controllano l'informazione.Firmate i tre referendum: abolizione dell'ordine dei giornalisti, abolizione dei finanziamenti pubblici di un miliardo di euro all'anno all'editoria, abolizione della legge Gasparri e del duopolio Partiti-Mediaset.Libera informazione in libero Stato. V2-day. 25 aprile.

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Berlusconi: "Mi spiace ma non conosco internet, forse sono davvero troppo vecchio per governare"


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31 marzo 2008

VideoCartolina da Gualdo Cattaneo

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