Il professor Gianni Mattioli corregge alcune inesattezze di Giuseppe Alcetta sul nucleare e carbone.
Ringrazio la stampa per lo spazio prezioso che rende disponibile, per far circolare un po' di informazione su scelte di grande importanza per tutti noi, come quelle in materia di energia.
Perciò approfitto ancora una volta dell'ospitalità per rispondere alla nota di Giuseppe Alcetta,
che contiene affermazioni inesatte e di ciò torno a stupirmi per il ruolo tecnico che ha rivestito, come egli stesso ci ricorda.
1) Nucleare ed emissioni di CO2 : è al corrente Alcetta che il consumo pro-capite di petrolio in Francia è superiore, nonostante il massiccio ricorso al nucleare, a quello che si ha in Italia?
2) Carbone e nucleare: è al corrente Alcetta che l'intero programma nucleare previsto dal governo per la produzione di elettricità apporterebbe nel 2020 un contributo ai nostri consumi di energia pari ad appena il 5%, contro il 40% che, per quella data, dovremo ottenere, secondo gli impegni contratti con l'Europa, da fonti rinnovabili e uso efficiente dell'energia? Per quella data, inoltre, noi dovremo ridurre la emissioni di CO2 del 20%: pensa Alcetta di farlo sostituendo impianti a gas con impianti a carbone, quando per produrre un kWh a carbone si ha un'emissione doppia di CO2 ?
3) Chi autorizza Alcetta a sostenere che Di Maio confonda energia e potenza? Il termine "produrre potenza" è ampiamente usato nel gergo degli elettrotecnici.
4) Posso comprendere la veemenza di Alcetta: capita a tutti noi di difendere il ricordo di un ruolo che ci ha impegnato in una fase della nostra vita. Fu la stessa veemenza che portò Edoardo Amaldi a darmi dell' "imbecille" durante quella notte televisiva nei giorni di Chernobyl: per uno, che aveva passato alcuni decenni tenendosi chiusi dentro i rimorsi per aver collaborato con Fermi a ricerche che avrebbero portato all'orrore di Hyroshima, il nucleare civile - "atoms for peace" - era stata una nuova prospettiva di vita! E ora arrivavano questi fisici giovinotti a dire che neppure questo andava bene! Suggerisco però prudenza ad Alcetta sull'orgoglio per il cantiere di Montalto di Castro: avendo io fatto parte della commissione per la sicurezza nucleare per quel cantiere, devo ricordargli i problemi sulla struttura delle gettate di cemento? Non è meglio tacere?
Gianni Mattioli
21 giugno 2009
Gianni Mattioli sulle dichiarazioni di G. Alcetta
18 giugno 2009
Amazzonia: primi risultati della campagna di Greenpeace
"Sono passate solo due settimane dal lancio del nostro rapporto “Amazzonia, che macello!” e dalla cyberazione con la quale abbiamo chiesto a marchi globali come Geox, Timberland, Clark’s, Adidas e Nike di non acquistare pelle che proviene dalla distruzione dell’Amazzonia. In queste due settimane sono successe diverse cose di cui ho piacere di mettervi a parte e Greenpeace ha già ottenuto dei successi importanti: vi chiedo quindi di leggere quanto segue, e, se possibile, di continuare a sostenerci, magari anche con una donazione.
In seguito alle denunce di Greenpeace, l’International Finance Corporation, l’agenzia della Banca Mondiale che sostiene gli investimenti privati nei Paesi in via di sviluppo, ha cancellato il prestito di 90 milioni di dollari concesso al gigante brasiliano Bertin. Come dimostriamo nel rapporto, questa azienda acquista carne e pelle da allevamenti illegali in Amazzonia, deforestando, occupando territori indigeni e impiegando i lavoratori come schiavi.
La giustizia brasiliana ha aperto un'indagine e si appresta a richiedere a Bertin e ai proprietari degli allevamenti illegali un indennizzo milionario per danni ambientali. Le principali catene di supermercati in Brasile – come Wal Mart, Pao de Azucar e Carrefour – hanno cancellato i propri contratti con Bertin in seguito a una azione civile del Ministerio Publico Federal, che ha imposto multe di circa 200 euro per ogni chilo di carne proveniente dalla distruzione dell’Amazzonia.
Anche in Europa, Greenpeace ha lavorato perché il rapporto e le nostre richieste vengano presi considerazione dalle aziende coinvolte. Di seguito la situazione nel momento in cui ti scrivo:
Geox: dopo l’azione diretta a Milano, abbiamo incontrato Geox nella nostra sede, presentando una lista di punti da chiarire e obiettivi da rispettare; l’azienda si è impegnata a rispondere entro cinque giorni a partire da oggi.
Clark’s: continua a non rispondere alle richieste di Greenpeace, nonostante abbia inviato a tutti quelli che hanno partecipato alla cyberazione una mail nella quale, mentendo, asserisce di averci cercato per trovare una soluzione.
Adidas, Nike e Timberland: hanno partecipato a un incontro insieme a Greenpeace e Bertin nel corso del quale si sono detti sensibili ai problemi sollevati dal nostro rapporto; dall’incontro, però, non è ancora scaturito nessun tipo di impegno formale.
Noi, e spero anche voi, crediamo invece che Clarks, Geox, Nike, Timberland, Adidas e Reebok debbano interrompere immediatamente i loro rapporti commerciali con le aziende che deforestano, fanno uso di lavoro schiavile e occupano territori indigeni.
Queste aziende devono decidere se vogliono essere parte del problema o parte della soluzione. E anche voi potete fare la vostra parte per convincerle a prendere la decisione giusta. Come? Partecipando alla cyberazione, se non l’avete già fatto, e inviando questo messaggio ai vostri amici!
Continueremo a tenervi informati su quanto facciamo e riusciamo a ottenere per la difesa dell’Amazzonia e delle foreste in genere. Vi ricordo che questo è l’anno della Conferenza di Copenhagen, nella quale si decideranno le misure per combattere i cambiamenti climatici. E niente come le foreste antiche svolge un ruolo positivo per stabilizzare il clima del pianeta.
Chiara Campione
Responsabile campagna Foreste
Da oggi l'atmosfera è considerata un patrimonio di interesse mondiale.
Italiadecide: affari e politica stanno dalla stessa parte
http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/04/tavolo_Egidio_con_Violante_Tremonti_ce_0_090504025.shtml
Difficile immaginare qualcosa di peggiore,qualcosa di più dannoso per la nostra fragile democrazia. Infrastrutture, appalti, cemento, inceneritori: i grandi affaristi e i maggiori attori della politica italiana stanno da una parte sola.
Appello del coordinamento Nazionale contro il Carbone
Sono anni che i medici, preoccupati per la salute dei cittadini e per l'ambiente, chiedono alle istituzioni preposte, dove siano state conservate le ceneri e i fanghi della combustioni delle centrali elettriche di Civitavecchia (presenti circa dal 1950)e Montalto di Castro.
Visto cosa è accaduto per le ceneri e i fanghi della Federico II, dove "I rifiuti tossici, provenienti dalla più grande centrale termoelettrica d'Italia a carbone e una delle più grandi d'Europa, venivano occultati in una cava di argilla adiacente un'industria di laterizi nella preziosa area sottoposta oltretutto a vincolo idrogeologico e paesaggistico. Gli scarti, classificati come rifiuti pericolosi, venivano declassificati e trasformati, con certificati di analisi ad hoc, in rifiuti non pericolosi ed avviati, apparentemente, al recupero per la produzione dei laterizi".
I cittadini del comprensorio, anche se orfane delle istituzioni, continuano la loro ricerca della legalità.
Commissario dell'Agenzia regionale protezione e ambiente (Arpa Lazio)
e p.c. conoscenza
Alla Procuratore della Repubblica
Dott. Gianfranco Amendola di Civitavecchia
Al Comando dei Carabinieri della
Stazione di Civitavecchia
Al Presidente della Regione Lazio
All’Assessore all’Ambiente della
Regione Lazio
Alla Commissione Europea
Gli esponenti come di seguito generalizzati:
Nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE), i firmatari di questo documento chiedono a codesta Agenzia Regionale per l'Ambiente la sede e le modalità di messa in sicurezza, la eventuale corrispondenza con le quantità dichiarate dal gestore dei luoghi del conferimento, delle decine e decine di milioni di tonnellate di fanghi e ceneri, generate dalla combustione dell’olio combustibile nelle centrali elettriche di Civitavecchia e di Montalto, dal momento della loro entrata in esercizio a tutt’oggi.
In seguito al traffico illecito di rifiuti pericolosi provenienti dalla centrale termoelettrica dell'Enel Federico II di Brindisi (La Repubblica 12 maggio 2009) che ha portato recentemente all'arresto di dieci persone nell'ambito di una vasta operazione del Corpo forestale, la popolazione del comprensorio di Civitavecchia è preoccupata e chiede di conoscere dove può aver trovato posto una quantità cumulativa così enorme di rifiuti tossici prodotti dal polo energetico di Civitavecchia.
Chiedono inoltre di essere messi a conoscenza del destino delle migliaia di tonnellate di fanghi tossici prodotte ogni anno dalla combustione del carbone nella centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia (V.I.A.).
Secondo la direttiva 2003/4/CE, il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).
Nel rispetto della suddetta normativa, i dati richiesti devono essere consegnati ai firmatari non oltre un mese dalla presente.
Qualora ciò non avvenisse, si procederà alla richiesta della riparazione del torto per violazione del diritto ambientale all’ente od alla persona fisica che ne sarà responsabile (dir. 2003/4/Ce - dl 19/08/2005/195).
Indirizzo dove ricevere la risposta:
Comitato cittadini liberi di Tarquinia
Piazza Matteotti 13
01016 Tarquinia VT
comitatocittadiniliberi@yahoo.it
Tarquinia 21 Maggio 2009
Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra
Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra
Comunicato Stampa
Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi ; non ha nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né l'AIA, né una vera e propria VIA; funziona da quasi tre mesi in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che al momento non sappiamo dove vengano smaltite. Per questo il CO.RE.Ri dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura penale.
16 giugno 2009 - Coordinamento Regionale Rifiuti
Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi (che molto spesso sono stati abusivamente "infilati", con la compiacenza di chi doveva controllare, nelle oramai famose ecoballe campane); non ha nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, concessa "legislativamente" in deroga, senza consultare la popolazione interessata, né una vera e propria VIA, Valutazione d'Impatto Ambientale); funziona da quasi tre mesi in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che al momento non sappiamo dove vengano smaltite. D'altro canto gli unici dati disponibili sulle concentrazioni di inquinanti nell'aria, rilevate nei primi due mesi di funzionamento dell'inceneritore dalle centraline ARPAC di Acerra e San Felice a Cancello, dicono che su 60 giorni di funzionamento (teorici, visto che diversi sono stati in questi mesi i giorni di fermo dell'impianto) ci sono stati ben 17 sforamenti.
Comitati e associazioni ambientaliste campane già da anni denunciano l'inadeguatezza e la pericolosità dell'impianto di Acerra, ma oggi, dopo meno di tre mesi dalla farsesca inaugurazione in pompa magna, il dato è lampante.
Per questo il CO.RE.Ri (Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania), dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro le ordinanze che, in deroga al parere VIA del 2005, hanno illegittimamente autorizzato la combustione di qualsiasi tipo di rifiuto, in luogo del CDR, ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura penale affinché faccia luce, una volta per tutte, sulle responsabilità di chi ostinatamente ha voluto la realizzazione di quell'impianto, nonostante sapesse che era del tutto incompatibile con la realtà del territorio acerrano, sproporzionato, obsoleto, pericoloso per la salute della popolazione; questo al solo scopo di lucrare parassitariamente sui finanziamenti pubblici CIP6, concessi nel 1992 dal governo italiano, in violazione della normativa europea, a chi dovrebbe produrre energia bruciando rifiuti, generando di fatto una distorsione del libero mercato che ha penalizzato il riciclo dei rifiuti e ha boicottato la raccolta differenziata.
Stamattina, dunque, tramite lo Studio legale Adinolfi di Caserta, punto di riferimento ormai irrinunciabile in Campania per le azioni giudiziarie a difesa dell'ambiente, è stato depositato presso la Procura della Repubblica di Napoli l'esposto che diversi cittadini campani hanno sottoscritto a nome del CO.RE.Ri.
Ci aspettiamo che la magistratura napoletana tutta, lasciando da parte le preoccupazioni sull'impatto “politico” dell'emergenza rifiuti, sappia trovare la serenità necessaria per accertare le responsabilità fino ai più alti livelli di governo disponendo, nel frattempo, il sequestro preventivo dell'impianto.
CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Sito: www.rifiuticampania.org
17 giugno 2009
Il formidabile masochismo dei civitavecchiesi
Al civitavecchiese medio occorre dire proprio tutto. E neanche serve.
Otto gennaio 2008, il Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente chiede INVANO l’istituzione di un Registro dei Tumori. La sua istituzione permetterebbe di legare alla residenza la raccolta dei dati relativi al numero dei casi di cancro. In questo modo la casistica ottenuta rifletterebbe la reale condizione del nostro territorio e permetterebbe di conoscere l'incidenza, la prevalenza, la sopravvivenza e la mortalità per neoplasie di anno in anno.
Tre febbraio 2009, avviso alle gestanti, ai soggetti di età inferiore ai 14 anni ed ai pazienti affetti da patologie conclamate a carico del fegato, reni ed apparato cardiovascolare, di evitare il consumo dell’acqua distribuita dal Comune di Civitavecchia per uso di bevanda a causa del superamento nella stessa del contenuto massimo ammissibile dell’arsenico.
Quattro febbraio 2009, il Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia perché in questo comprensorio l’ozono, inquinante molto tossico, avrebbe dovuto e dovrebbe essere monitorizzato. I dati ottenuti sulle sue concentrazioni avrebbero dovuto e dovrebbero essere messi regolarmente a disposizione del pubblico
Giugno 2009, il Ministero della Salute informa sulle numerose aree della costa di Civitavecchia ove vige il divieto di balneazione.
Ci hanno levato l’aria, l’acqua e adesso neanche un tuffo per rinfrescarsi.
Ma quanta è la pazienza, la sottomissione, la rassegnazione, l’abitudine al sopruso della popolazione di questo comprensorio e, soprattutto,
cosa rimane della speranza che un domani per i nostri figli le cose cambino in meglio?
La sporca striscia di inquinamento che tutte le mattine si mostra a noi all’orizzonte, sembra ammonirci di prepararsi al peggio
Giovanni Ghirga
Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)
14 giugno 2009
Suffolk (UK), incidente nucleare
Fonte: ANSA
LONDRA - Disastro nucleare sventato grazie ad un impiegato che aveva deciso di farsi il bucato: è successo in una centrale nel Suffolk, dove un dipendente che si era recato nella lavanderia automatica a disposizione nell'impianto, si è accorto di una perdita di materiale radioattivo e ha dato l'allarme.
Nonostante decine di migliaia di litri di liquido radioattivo fosse già fuoriuscito da un condotto difettoso, nessuno dei sistemi d'allarme aveva captato la perdita e parte del materiale si era già riversato nel mare del Nord.
Il primo controllo di sicurezza sarebbe stato fatto soltanto dopo 10 ore e in quell'arco di tempo l'impianto avrebbe potuto surriscaldarsi a causa della fuoriuscita del liquido. Se avesse preso fuoco, sarebbe stato il disastro.
L'incidente si è verificato nel gennaio del 2007, ma i giornali ne danno notizia soltanto oggi dopo che John Large, un ex consulente dell'industria nucleare che ora si batte per la chiusura dei reattori nucleari Sizewell sulla costa del Suffolk, é riuscito ad ottenere i documenti relativi all'incidente grazie alle leggi sulla libertà d'informazione. Sizewell A, l'impianto dove si è verificato l'incidente è in fase di smantellamento. A parte uno, tutti gli altri verranno chiusi entro il 2023.
ANSA - tutti i diriti riservati
12 giugno 2009
Coste di Civitavecchia: 13 Km NON BALNEABILI
Fonte
“A Civitavecchia quest’anno dei tredici chilometri di costa nessun tratto risulta balneabile. Questo secondo i dati forniti dal Ministero della Salute sulle rilevazioni eseguite da Arpa Lazio. Di questi, dieci chilometri e mezzo di costa sono non balneabili per motivi diversi dall’inquinamento, cioè la presenza del porto, di molte servitù energetiche e per motivi di conformazione geologica della costa. I restanti due chilometri e mezzo non sono balneabili, invece, per la presenza di fattori inquinanti: depuratore delle acqua reflue urbane, attività industriali di piccole e medie imprese e di grandi impianti industriali, e per il sistema di collegamento dello scalo marittimo”. A dichiararlo in una nota è Gino De Paolis, capogruppo della Sinistra l’Arcobaleno in Provincia.
“Sul depuratore, in particolare, si è scritto molto negli ultimi tempi, a seguito della denuncia che siamo stati costretti a presentare – continua - ma il dato attuale è che il depuratore ancora non funziona come dovrebbe: gran parte della città non è addirittura collegata con il sistema di depurazione. Inspiegabilmente ancora oggi, dopo cent’anni, il ‘Fognone’ è vivo e vegeto. Tutti i fossi, quelli sì, che funzionano da raccolta degli scarichi, perché non collegati all’inutile depuratore. Persiste, inoltre, un rimpallo di responsabilità tra Regione e Comune e l’indagine della Guardia di Finanza è ancora in corso”.
“Questa situazione è ancora più allarmante – dice ancora De Paolis – se si confrontano i dati nazionali, regionali e soprattutto provinciali. La media nazionale delle spiagge inquinate è del 8,7%. Il Lazio è la regione d’Italia con la percentuale più alta di chilometri costieri non idonea alla balneazione (21%). E la Provincia di Roma (44,7%) è la seconda Provincia d’Italia, dopo Caserta (67,1%), per chilometri di costa non balneabili. Su quest’ultimo dato il Comune di Civitavecchia incide in maniera preponderante, insieme al Comune di Fiumicino. Tutta la costa della città, potenzialmente balneabile, risulta inquinata: dal Porto di Traiano al Fosso Scarpatosta, tutta l’area del Fosso dell’Infernaccio, e dal Pirgo fino alla zona di Sant’Agostino (Provincia di Viterbo)”.
“Il divieto di balneazione che incide su tutta la costa di Civitavecchia, è uno dei peggiori biglietti da visita per uno dei Comuni più importanti della Provincia di Roma. - prosegue De Paolis - E nulla cambia se, poi, a stagione iniziata, l’ordinanza di divieto venga o meno revocata. Rimane il fatto che mancando l’elemento essenziale, ossia l’acqua pulita, tutti i progetti faraonici, sbandierati dall’amministrazione comunale, non hanno senso, come, ad esempio, il rifacimento del Pirgo e del tratto della Marina. Se aggiungiamo, inoltre, che nel tratto della Frasca, sono previste opere, alcune in itinere, altre nel programma della Giunta Moscherini (Darsena Grandi Masse, Porticciolo, Terminal Cina), che andranno ancora di più a deturpare e a inquinare quello che rimane della costa, lo scempio è compiuto”.
“I progetti di sviluppo della città e del comprensorio devono passare attraverso scelte sostenibili e non scellerate – conclude De Paolis - che non tengano conto solo di interessi privati, mascherandoli magari con il miraggio di un lavoro, che il più delle volte è precario e non per i residenti, ma, al contrario, devono considerare la tutela dell’ambiente e i diritti alla salute dei cittadini. I due chilometri e mezzo di coste vanno, pertanto, risanati, salvaguardati, valorizzati e restituiti alla città, che deve tornare a essere una città di mare e non solo di porto. E’ paradossale e penoso che una città che cerca di attrarre milioni di croceristi, che transitano attraverso il porto, non riesce neanche a dare ai cittadini un minimo di dignità e di vivibilità. L’unica attrazione che Civitavecchia riesce a offrire ai turisti è la puzza, il fetore nauseabondo che si avverte in tutta la zona costiera a Nord della città, e maggiormente all’interno dello scalo marittimo. Quest’estate tutti al mare, senza mare!”.