Slegalitalia ha raggiunto un primo grande risultato. 2 luglio 2009, Alessio De Sio, uno dei padri della centrale a carbone di Civitavecchia, che da sindaco della città portuale aveva detto no, no, no e poi sì al carbone e pochi mesi dopo siedeva nel consiglio d'amministrazione di un'importante ente elettrico, ha ritirato la querela contro la donna di Tarquinia attivista del Movimento No Coke Alto Lazio che ad ANNOZERO, nell'aprile 2007, ospite da Michele Santoro, raccontò coraggiosamente il repentino “si al carbone” del primo cittadino di Civitavecchia e venne denunciata.
Ma nell'estate 2009 il denunciante non ha avuto il coraggio di sostenere l'accusa ed ha cercato la rapida chiusura del processo, trasformato dai cittadini in un'opportunità per accendere ancora di più i riflettori sul mostro in costruzione. Ogni giorno che passa la centrale di TVN ha bisogno di un'illegalità in più per continuare a funzionare. Chi vuole lucrare bruciando il combustibile fossile più inquinante che esiste, nonché killer del pianeta per le emissioni di CO2, sente che le protezioni di destra e di sinistra non bastano più a coprire lo sporco del carbone; non basta chiamare carbone pulito quei cumuli neri tolti alla vista, ma che finiranno bruciati eliminando sostanze velenossime; si vorrebbero emettere alcuni composti tossici in quantità maggiori anche di 10 volte i limiti europei rivendicati e ottenuti dai cittadini con una presenza assidua e assillante al Ministero dell'Ambiente per il riesame dell'AIA. È questo il caso dei 39.000 quintali di acido cloridrico, che si volevano riversare su Tarquinia e dintorni ogni anno, in nome della “possibilità di accesso ad importanti aree di mercato”. Ma non è finita qui, ENEL ci riprova, confidando nel silenzio dei politici locali, e non solo, anche di quelli che ogni giorno rinnegano il giuramento d'Ippocrate.
In questo momento la sostanza tossica che marca l'illegalità è il monossido di carbonio, quello che ammazza la gente nel sonno: la società elettrica ne vorrebbe emettere 58.500 quintali l'anno, tre volte oltre la soglia da norme europee. Stavolta ENEL afferma che se non potrà emetterne 58.500 quintali l'anno, dovrà spegnere l'impianto. Messaggi in codice per i politici? La gallina dalle uova d'oro non ne farà più? I rubinetti si potrebbero chiudere? Sta nascendo un'Italia senza feudatari e sanguisughe, corrotti al punto di dare in pasto anche i propri figli pur di esserci a spartire; un'Italia senza parassiti millenari.
I cittadini dell'Alto Lazio ringraziano per la solidarietà ricevuta i fratelli di Vicenza, della Val di Susa, di San Pietro di Donà, della Valle di Ledro, di Fossano, di Brindisi, di Gualdo Cattaneo, di Albano, di Acerra e tanti altri che hanno avuto la pazienza di ascoltare un dramma come il loro. Il 4 luglio saremo col cuore a Vicenza dove i cittadini stanno per affrontare un altro processo per aver difeso la propria libertà. Qualcuno di noi cercherà di esserci anche fisicamente.
Slegalitalia a tutti.
Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia
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7 luglio 2009
SLEGALITALIA VINCE, FINE DEL PROCESSO INIZIATO DOPO ANNOZERO
6 luglio 2009
il Ministero dell’Ambiente impone all’ENEL il rinnovo dell’AIA della centrale a carbone di TVN
Movimento no coke Alto Lazio: Grazie alla determinazione dei cittadini, il Ministero dell’Ambiente impone all’ENEL il rinnovo dell’AIA della centrale a carbone di TVN che sta funzionando a pieno regime pur in assenza di autorizzazione. Si ripristini la legalità,la centrale va fermata!
A seguito della diffida circa la non validità della registrazione EMAS da noi presentata nell’ultima Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero dell’ambiente e grazie all’impegno della Procura della Repubblica che ha riconosciuto valide le argomentazioni da noi addotte,avviando un inchiesta,il Comitato Ecolabel Ecoaudit ha sospeso la certificazione EMAS della centrale di Torrevaldaliga Nord e, conseguentemente, il Ministero dell’Ambiente è stato costretto a sancire la necessità del rinnovo dell’autorizzazione.
Un fatto che rende giustizia alle nostre reiterate denunce di carenze e lacunosità nell’iter autorizzativo e che è stato reso possibile da cittadini e consiglieri comunali (molto pochi in verità) che si sono trasformati in tecnici per tutelare la salute e l’ambiente della propria terra e colmare la latitanza dei Sindaci del comprensorio, primo fra tutti Moscherini, che, proni davanti ai milioni di euro elargiti da ENEL, hanno abdicato al loro ruolo di garanti della salute dei cittadini.
La richiesta di rinnovo dell’autorizzazione, peraltro, evidenzia come l’accordo quadro stipulato tra la Regione Lazio, la provincia di Roma e i Comuni del comprensorio, propedeutico alla concessione dei contributi economici aveva la sua ragione di essere nella sola volontà di imbavagliare gli amministratori locali sulle gravi carenze della Valutazione d’impatto ambientale e dell’iter amministrativo della centrale, sulle grave situazione di sofferenza sanitaria delle popolazioni, sulle indecenti condizioni di mancanza di sicurezza sul cantiere e sulla non rispondenza delle modalità di carico e scarico dei materiali pulverulenti rispetto a quanto previsto nell’atto autorizzativo.
Ma la sospensione della certificazione EMAS, e la conseguente presa d’atto della necessità di rinnovo dell’Autorizzazione Integrata Ambientale sancisce anche, e soprattutto, quanto da noi più volte denunciato: dal 25 dicembre u.s la centrale sta funzionando, peraltro dal 7 giugno u.s. a pieno regime, in assenza di autorizzazione.
Ora la legalità deve essere ripristinata e il Ministero dell’Ambiente, autorità competente in materia, deve agire di conseguenza e, anche in virtù delle tante anomalie che emergono dai relativi carteggi, sospendere l’attività della centrale fino all’avvenuto rinnovo dell’Autorizzazione all’esercizio della centrale.
Le popolazioni dell’Alto Lazio continueranno a vigilare attentamente, pronte a denunciare ogni irregolarità e/o omissione sarà posta in essere sia da ENEL che da quanti sono istituzionalmente deputati al controllo.
L’arroganza di ENEL che ha definito il provvedimento del Ministero “illegittimo e gravemente lesivo degli interessi di ENEL produzione” non ci fermerà.
Ad oggi i fatti parlano chiaro: di illegittimo ci sono solo i tanti tentativi dell’ente energetico di aggirare norme, prescrizioni e limiti autorizzativi; gli unici interessi lesi sono quelli della popolazione privata del diritto di vivere in un ambiente che non venga ulteriormente avvelenato dalla combustione del carbone.
Quella centrale non deve entrare in funzione: sappia ENEL che su questo, in nome del futuro dei propri figli, le popolazioni dell’Alto Lazio non daranno tregua.
Movimento No Coke Alto Lazio
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"Comune Civitavecchia: Moody's taglia rating da A1 ad A2"
Interessante notizia, riportiamo integralmente da MF DOw Jones - Borsa Italiana.
Comune Civitavecchia: Moody's taglia rating da A1 ad A2
ROMA (MF-DJ)--Moody's ha rivisto al ribasso il rating dell'emittente e sul debito del Comune di Civitavecchia da A1 ad A2. L'outlook e' stabile.
La valutazione, spiega l'analista di Moody's, tiene conto del deterioramento della performance di bilancio e del crescente indebitamento dell'amministrazione comunale. Negli ultimi anni il Comune di Civitavecchia ha registrato importanti risultati finanziari, sostenuta da contributi straordinari da Enel legati alle conseguenze ambientali della conversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord. Escludendo questi contributi straordinari, la performance operativa della citta' appare debole. red/ren
(END) Dow Jones Newswires
July 01, 2009 12:15 ET (16:15 GMT)
Copyright (c) 2009 MF-Dow Jones News Srl.
Gianni Mattioli a Giuseppe Alcetta: Chicco Testa sostiene il ritorno al Nucleare non certo da posizioni “Ambientaliste”.
Gianni Mattioli a Giuseppe Alcetta: Chicco Testa sostiene il ritorno al Nucleare non certo da posizioni “Ambientaliste”.
"Temo che i lettori non siano più molto appassionati alla lettura di un dibattito – quello tra me e Giuseppe Alcetta – che ormai rischia di scadere nello scambio di punzecchiature tra due vecchi tignosi.
Non ho certo la presunzione luciferina di convincere Alcetta e, se sono intervenuto, lo ho fatto per la opportunità che la stampa ci dà, di far circolare un po’ di informazione.
Ma, se vogliamo portare avanti, pure da sponde opposte, questo nobile obiettivo, dovremmo attenerci al tema e fornire, appunto, osservazioni puntuali.
A che serve, allora, l’inno a Chicco Testa con cui Alcetta apre il suo ultimo contributo? Prenda esempio Mattioli – questo è il messaggio – da un ambientalista come Testa che ha guidato la lotta antinucleare ed ora dichiara – nel suo libro “Tornare al nucleare?...” - di essersi pentito. Ma lo ha letto, Alcetta, il libro di Testa? Immagino di no, altrimenti non mi inviterebbe ad “approfondire con Testa le argomentazioni che lo hanno portato sulla nuova via”. Mi limito a due esempi.
Ancora nel 2007 la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni ionizzanti (ICRP), nella sua pubblicazione 103, dopo aver ricordato che dosi comunque piccole di radiazioni possono causare tumori e danni genetici, indica ai governi la dose massima ammissibile di radiazioni per i lavoratori e per le popolazioni dei siti nucleari, valide in condizioni di routine: si tratta di dosi alle quali – come spiega ICRP - è associato un rischio ben determinato, ma esse non possono essere abbassate, a meno di rinunciare alle attività nucleari. Quale rischio? Se questo rischio fosse legittimato in altri settori, si avrebbe che, ad esempio, alla Fiat si avrebbero 50 morti all’anno. Come tratta questo argomento cruciale Testa nel suo libro?
“Argomento sparso a piene mani dalle campagne antinucleari. Il modo più semplice per verificare questa ipotesi mi è parso quello di domandare ai miei ex-colleghi di EDF i dati sulla mortalità dei lavoratori nelle centrali nucleari francesi”. Su una problematica su cui lavorano gruppi di ricerca di radioprotezionisti di tutto il mondo, Testa inaugura un nuovo metodo di ricerca scientifica: andare a chiedere ai dirigenti di EDF quanti sono i morti per tumore tra i lavoratori.
E ancora, in materia di stoccaggio affidabile di rifiuti nucleari. E’ problema per il quale non esiste oggi nessuna soluzione e negli USA o in Francia è in atto un grande sforzo di ricerca fondamentale, ma Testa scrive: “Da tempo i diversi Stati, che utilizzano l’energia nucleare e le organizzazioni scientifiche, sia nazionali che internazionali ad essi collegati, hanno individuato le soluzioni idonee.”
Non voglio avanzare supposizioni sui motivi che hanno indotto Chicco a cambiare posizione, ma prego Alcetta almeno di non propormelo come modello di scientificità.
Certo , che in quegli anni alla presidenza di Enel vi fosse un ambientalista, nessuno se ne è accorto e Chicco resta per il posto che occupava, uno dei massimi responsabili dell’enorme ritardo accumulato dall’ italia nel decollo di energie rinnovabili.
Per il resto, prendo atto 1) che Alcetta convenga con me che in Francia il consumo pro capite di petrolio è maggiore che in Italia (ma non doveva il nucleare ridurre significativamente i consumi di combustibili fossili?) e 2) che il contributo dell’intero programma nucleare del Governo inciderà più che marginalmente (5%) sui nostri consumi, ma distogliendo lo sforzo del Paese da quella corsa per le fonti rinnovabili che già vede protagonisti l’Europa e Obama. 3) Quanto a Di Maio, mi pare di aver già indicato il fraintendimento che Alcetta fa delle sue parole.
E ricordo infine ad Alcetta la visita che facemmo con la commissione al cantiere di Montalto di Castro. Si trattava dell’edificio Reattore, nel quale ci furono mostrate vistose discontinuità della gettata. Non ricorda?
Gianni Mattioli
23 giugno 2009
Civitavecchia: CNCMAS sull'inquinamento dell'acqua
Civitavecchia 22/06/2009
Al Sindaco di Civitavecchia
Gianni Moscherini
e.p. conoscenza
Alla Procura della Repubblica di Civitavecchia
Al Comando dei Carabinieri della Stazione di Civitavecchia
Il CNCMAS/L e l’ISDE/C, nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE – d.l. 19/08/2005/195), chiedono a Lei, tutore per eccellenza della salute pubblica, di informare prontamente la popolazione sulla natura dell’inquinamento (batteriologico o chimico/industriale) responsabile dell’emergenza relativa alla non potabilità dell'acqua in alcune zone a nord di Civitavecchia, interessate anche dal divieto dell'uso dell'acqua per il lavaggio e per la cucina.
Secondo la direttiva 2003/4/CE, il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).
Questa richiesta riveste un carattere di estrema urgenza poiché queste zone sono tra quelle già oggetto di un’ordinanza comunale del febbraio 2009 (Borgata Aurelia - Agricasa, Carcere Aurelia, Zona Ente Maremma Pantano - Sant’Agostino, La Scaglia, Enel – Area Portuale – Zona Industriale, Cimitero Vecchio – Via Tarquinia - Centro Storico – Zona Bassa della Città, Punton de Rocchi – Santa Lucia – Cimitero Nuovo) di avviso alle gestanti, ai soggetti di età inferiore ai 14 anni ed ai pazienti affetti da patologie conclamate a carico del fegato, reni ed apparato cardiovascolare, di evitare il consumo dell’acqua distribuita dal Comune di Civitavecchia per uso di bevanda a causa del superamento nella stessa del contenuto massimo ammissibile di arsenico.
Il portavoce
Dott. Giovanni Ghirga
CNCMAS/L
Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute / Lazio
ISDE/C
International Society of Doctor for Environment / Civitavecchia
Civitavecchia, la barzelletta dell'Osservatorio Ambientale: Manrico Coleine presidente
Coleine eletto presidente dell’ Osservatorio Ambientale: Marrazzo e i sindaci del comprensorio fanno tutelare la salute all’ ex consigliere comunale che nel 2003 ha detto si al carbone.
La nomina di Manrico Coleine a Presidente dell’Osservatorio Ambientale rende ancor più evidente, semmai ce ne fosse stato bisogno, di quanto poco rassicuranti, se non esplicitamente in mala fede, siano le garanzie fornite da Marrazzo e dai Sindaci circa le azioni di monitoraggio, controllo e tutela dell’ambiente del territorio e della salute dei cittadini che saranno poste in essere dallo stesso Osservatorio.
Senza in questa fase entrare nel merito del ruolo e dell’organizzazione di quest’ultimo, è infatti indubbio che gli atti politici passati del Dr. Coleine, inizialmente fra i più convinti oppositori alla riconversione a carbone ma dopo brevissimo tempo ravvedutosi (fu tra i consiglieri che votarono favorevolmente la riconversione a carbone di TVN) non costituiscono un curriculum che tranquillizza.
Se a ciò si aggiunge che lo stesso Coleine è stato, fino al 2005, vicedirettore di quello stesso Osservatorio Ambientale che il sindaco Moscherini ha più volte additato come emblema di inefficienza, che il Ministero della Salute ha definito un organismo improduttivo, che ha persino attirato l’interesse della procura della Repubblica allarmata dalla mancanza di controlli, non si comprende a quali specifici meriti sia da attribuire tale nomina (si fa per dire, NdR).
Una nomina che suona come un premio all’inefficienza fin qui dimostrata, una promozione per essere riuscito ad evitare che si realizzasse qualsivoglia studio o iniziativa sulla reale condizione ambientale e sanitaria del comprensorio,.
Riteniamo che dopo l’oltraggio della riconversione a carbone la popolazione dell’Alto Lazio abbia diritto a controlli sull’ambiente che siano rigorosi e credibilmente imparziali.
E quale imparzialità può garantire un Osservatorio presieduto da uno dei padri della riconversione a carbone?
Di tutto ciò: di un osservatorio inutile e fantoccio alla guida del quale è stato posto, all’unanimità, uno dei responsabili della riconversione a carbone di TVN, della mancanza di controlli e di garanzie per la salute della popolazione, di quanto sta avvenendo ed avverrà come conseguenza della manipolazione e della combustione del carbone, i Sindaci del comprensorio portano una responsabilità piena e totale, alla quale non ci stancheremo di richiamarli in ogni dove.
Il re è nudo: le colpe dei Sindaci, acceccati dal potere e degradati dai soldi, dimentichi di ogni etica e del proprio ruolo di massimi tutori della salute pubblica, sono sotto gli occhi di tutti.
Nessuno può, né potrà, dire di non sapere; alcun alibi è più consentito.
Movimento No Coke Alto Lazio
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21 giugno 2009
Torrevaldaliga Nord fuorilegge
Comunicato stampa del Movimento No Coke Alto Lazio
"A seguito della diffida circa la non validità della registrazione EMAS da noi presentata nell'ultima Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero dell'ambiente e grazie all'impegno della Procura della Repubblica che ha riconosciuto valide le argomentazioni da noi addotte, avviando un inchiesta, il Comitato Ecolabel Ecoaudit ha sospeso la certificazione EMAS della centrale di Torrevaldaliga Nord e, conseguentemente, il Ministero dell'Ambiente è stato costretto a sancire la necessità del rinnovo dell'autorizzazione.
Un fatto che rende giustizia alle nostre reiterate denunce di carenze e lacunosità nell'iter autorizzativo e che è stato reso possibile da cittadini e consiglieri comunali (molto pochi in verità) che si sono trasformati in tecnici per tutelare la salute e l'ambiente della propria terra e colmare la latitanza dei Sindaci del comprensorio, primo fra tutti Moscherini, che, proni davanti ai milioni di euro elargiti da ENEL, hanno abdicato al loro ruolo di garanti della salute dei cittadini.
La richiesta di rinnovo dell'autorizzazione, peraltro, evidenzia come l'accordo quadro stipulato tra la Regione Lazio, la provincia di Roma e i Comuni del comprensorio, propedeutico alla concessione dei contributi economici aveva la sua ragione di essere nella sola volontà di imbavagliare gli amministratori locali sulle gravi carenze della Valutazione d'impatto ambientale e dell'iter amministrativo della centrale, sulle grave situazione di sofferenza sanitaria delle popolazioni, sulle indecenti condizioni di mancanza di sicurezza sul cantiere e sulla non rispondenza delle modalità di carico e scarico dei materiali pulverulenti rispetto a quanto previsto nell'atto autorizzativo.
Ma la sospensione della certificazione EMAS, e la conseguente presa d'atto della necessità di rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale sancisce anche, e soprattutto, quanto da noi più volte denunciato: dal 25 dicembre u.s la centrale sta funzionando, peraltro dal 7 giugno u.s. a pieno regime, in assenza di autorizzazione.
Ora la legalità deve essere ripristinata e il Ministero dell'Ambiente, autorità competente in materia, deve agire di conseguenza e, anche in virtù delle tante anomalie che emergono dai relativi carteggi, sospendere l'attività della centrale fino all'avvenuto rinnovo dell'Autorizzazione all'esercizio della centrale.
Le popolazioni dell'Alto Lazio continueranno a vigilare attentamente, pronte a denunciare ogni irregolarità e/o omissione sarà posta in essere sia da ENEL che da quanti sono istituzionalmente deputati al controllo.
L'arroganza di ENEL che ha definito il provvedimento del Ministero "illegittimo e gravemente lesivo degli interessi di ENEL produzione" non ci fermerà.
Ad oggi i fatti parlano chiaro: di illegittimo ci sono solo i tanti tentativi dell'ente energetico di aggirare norme, prescrizioni e limiti autorizzativi; gli unici interessi lesi sono quelli della popolazione privata del diritto di vivere in un ambiente che non venga ulteriormente avvelenato dalla combustione del carbone.
Quella centrale non deve entrare in funzione: sappia ENEL che su questo, in nome del futuro dei propri figli, le popolazioni dell'Alto Lazio non daranno tregua"
Gianni Mattioli sulle dichiarazioni di G. Alcetta
Il professor Gianni Mattioli corregge alcune inesattezze di Giuseppe Alcetta sul nucleare e carbone.
Ringrazio la stampa per lo spazio prezioso che rende disponibile, per far circolare un po' di informazione su scelte di grande importanza per tutti noi, come quelle in materia di energia.
Perciò approfitto ancora una volta dell'ospitalità per rispondere alla nota di Giuseppe Alcetta,
che contiene affermazioni inesatte e di ciò torno a stupirmi per il ruolo tecnico che ha rivestito, come egli stesso ci ricorda.
1) Nucleare ed emissioni di CO2 : è al corrente Alcetta che il consumo pro-capite di petrolio in Francia è superiore, nonostante il massiccio ricorso al nucleare, a quello che si ha in Italia?
2) Carbone e nucleare: è al corrente Alcetta che l'intero programma nucleare previsto dal governo per la produzione di elettricità apporterebbe nel 2020 un contributo ai nostri consumi di energia pari ad appena il 5%, contro il 40% che, per quella data, dovremo ottenere, secondo gli impegni contratti con l'Europa, da fonti rinnovabili e uso efficiente dell'energia? Per quella data, inoltre, noi dovremo ridurre la emissioni di CO2 del 20%: pensa Alcetta di farlo sostituendo impianti a gas con impianti a carbone, quando per produrre un kWh a carbone si ha un'emissione doppia di CO2 ?
3) Chi autorizza Alcetta a sostenere che Di Maio confonda energia e potenza? Il termine "produrre potenza" è ampiamente usato nel gergo degli elettrotecnici.
4) Posso comprendere la veemenza di Alcetta: capita a tutti noi di difendere il ricordo di un ruolo che ci ha impegnato in una fase della nostra vita. Fu la stessa veemenza che portò Edoardo Amaldi a darmi dell' "imbecille" durante quella notte televisiva nei giorni di Chernobyl: per uno, che aveva passato alcuni decenni tenendosi chiusi dentro i rimorsi per aver collaborato con Fermi a ricerche che avrebbero portato all'orrore di Hyroshima, il nucleare civile - "atoms for peace" - era stata una nuova prospettiva di vita! E ora arrivavano questi fisici giovinotti a dire che neppure questo andava bene! Suggerisco però prudenza ad Alcetta sull'orgoglio per il cantiere di Montalto di Castro: avendo io fatto parte della commissione per la sicurezza nucleare per quel cantiere, devo ricordargli i problemi sulla struttura delle gettate di cemento? Non è meglio tacere?
Gianni Mattioli
18 giugno 2009
Amazzonia: primi risultati della campagna di Greenpeace
"Sono passate solo due settimane dal lancio del nostro rapporto “Amazzonia, che macello!” e dalla cyberazione con la quale abbiamo chiesto a marchi globali come Geox, Timberland, Clark’s, Adidas e Nike di non acquistare pelle che proviene dalla distruzione dell’Amazzonia. In queste due settimane sono successe diverse cose di cui ho piacere di mettervi a parte e Greenpeace ha già ottenuto dei successi importanti: vi chiedo quindi di leggere quanto segue, e, se possibile, di continuare a sostenerci, magari anche con una donazione.
In seguito alle denunce di Greenpeace, l’International Finance Corporation, l’agenzia della Banca Mondiale che sostiene gli investimenti privati nei Paesi in via di sviluppo, ha cancellato il prestito di 90 milioni di dollari concesso al gigante brasiliano Bertin. Come dimostriamo nel rapporto, questa azienda acquista carne e pelle da allevamenti illegali in Amazzonia, deforestando, occupando territori indigeni e impiegando i lavoratori come schiavi.
La giustizia brasiliana ha aperto un'indagine e si appresta a richiedere a Bertin e ai proprietari degli allevamenti illegali un indennizzo milionario per danni ambientali. Le principali catene di supermercati in Brasile – come Wal Mart, Pao de Azucar e Carrefour – hanno cancellato i propri contratti con Bertin in seguito a una azione civile del Ministerio Publico Federal, che ha imposto multe di circa 200 euro per ogni chilo di carne proveniente dalla distruzione dell’Amazzonia.
Anche in Europa, Greenpeace ha lavorato perché il rapporto e le nostre richieste vengano presi considerazione dalle aziende coinvolte. Di seguito la situazione nel momento in cui ti scrivo:
Geox: dopo l’azione diretta a Milano, abbiamo incontrato Geox nella nostra sede, presentando una lista di punti da chiarire e obiettivi da rispettare; l’azienda si è impegnata a rispondere entro cinque giorni a partire da oggi.
Clark’s: continua a non rispondere alle richieste di Greenpeace, nonostante abbia inviato a tutti quelli che hanno partecipato alla cyberazione una mail nella quale, mentendo, asserisce di averci cercato per trovare una soluzione.
Adidas, Nike e Timberland: hanno partecipato a un incontro insieme a Greenpeace e Bertin nel corso del quale si sono detti sensibili ai problemi sollevati dal nostro rapporto; dall’incontro, però, non è ancora scaturito nessun tipo di impegno formale.
Noi, e spero anche voi, crediamo invece che Clarks, Geox, Nike, Timberland, Adidas e Reebok debbano interrompere immediatamente i loro rapporti commerciali con le aziende che deforestano, fanno uso di lavoro schiavile e occupano territori indigeni.
Queste aziende devono decidere se vogliono essere parte del problema o parte della soluzione. E anche voi potete fare la vostra parte per convincerle a prendere la decisione giusta. Come? Partecipando alla cyberazione, se non l’avete già fatto, e inviando questo messaggio ai vostri amici!
Continueremo a tenervi informati su quanto facciamo e riusciamo a ottenere per la difesa dell’Amazzonia e delle foreste in genere. Vi ricordo che questo è l’anno della Conferenza di Copenhagen, nella quale si decideranno le misure per combattere i cambiamenti climatici. E niente come le foreste antiche svolge un ruolo positivo per stabilizzare il clima del pianeta.
Chiara Campione
Responsabile campagna Foreste