No al carbone Alto Lazio

6 luglio 2010

ANEV: dal Governo mazzata alle Rinnovabili

Da Repubblica Finanza
"Roma, 5 lug - La prossima approvazione del testo della manovra in Commissione Bilancio del Senato, rischia di sancire per il settore delle nuove rinnovabili, e per il Paese, un enorme danno. Lo si legge in una nota dell'associazione nazionale energia del vento( ANEV).
La decisione di penalizzare solo alcune tecnologie del settore delle rinnovabili, e peraltro quelle con le maggiori potenzialità, sembra essere una scelta discriminatoria e ingiustamente penalizzante per una piccola parte del settore più efficiente del comparto delle Fonti Rinnovabili di Energia.

Infatti l'aver introdotto l'abrogazione del meccanismo di salvaguardia del sistema di sostegno allo sviluppo del settore delle Fonti Rinnovabili, meccanismo delegato al GSE per il mantenimento dell'equilibrio di mercato tra domanda e offerta dei Certificati Verdi, se mantenuto penalizzerà in maniera drammatica il Paese per occupazione e penalità Comunitarie, le Aziende italiane del comparto che sono moltissime (l'Italia nell'eolico è diventata negli ultimi anni esportatrice di tecnologia e componentistica) e i cittadini per i mancati benefici occupazionali e ambientali connessi. Questo peraltro avviene in un momento storico in cui l'economia è in recessione, fatti salvi proprio quei settori, come la produzione di energia a basso impatto ambientale qual è l'eolico, nel mondo continuano a crescere riducendo i danni della crisi economica.

Il tutto peraltro a fronte di un supposto beneficio per le casse pubbliche che semplicemente non esiste, infatti tale onere o beneficio viene inserito o levato dalla componente A3 della bolletta elettrica.

Per chiarire meglio l'abbaglio che il Governo sta per prendere sul tema, la componente A3 della bolletta "vale" 2,5 miliardi di Euro all'anno dei quali 1,5 miliardi sono afferenti al CIP6/92 (meccanismo che incentiva le fonti "assimilate alle rinnovabili" quali gli scarti della raffinazione del petrolio per la quasi totalità), mentre il restante incentiva le vere fonti rinnovabili, di questo totale complessivo l'onere di "contribuire" alla Manovra per circa 500 milioni di Euro viene chiesto solo alle rinnovabili (non si capisce perché visto che sono la parte minore della componente) e peraltro solo ad una parte di queste (vengono escluse alcune tecnologie delle vecchie rinnovabili e tutto il fotovoltaico).

In questo quadro quindi non solo si sbaglia chiedendo ad un settore privato di contribuire alla riduzione della spesa pubblica con un "espropriazione coattiva della proprietà e degli investimenti" in stile illiberale a non di mercato, ma addirittura si arriva a colpire solo le vere fonti rinnovabili lasciando gli altri comparti più pesanti liberi da ogni gravame, e si ipotizza un prelievo nelle tasche delle aziende italiane del settore che comporta come saldo un risultato negativo per oltre 8 miliardi di € - senza considerare le salatissime penalità Comunitarie per l'inadempimento degli obiettivi assunti - come calcolato nella tabella allegata per mancate entrate fiscali al 2020 sulla base dei dati del Ministero dello Sviluppo Economico).

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No al carbone a Rossano, prosegue la mobilitazione

Da Dirittiglobali.com

"Cresce la protesta nella Sibaritide per la conversione dell´impianto
ROSSANO (COSENZA) - Cresce la protesta contro la riconversione a carbone (al 95%) della centrale di Rossano, in provincia di Cosenza. Per il Consiglio provinciale il progetto è «irricevibile perché contraddice non solo il piano energetico regionale, ma anche la vocazione e le potenzialità dello sviluppo della Sibaritide: il nostro obiettivo è la riconversione a ciclo combinato con fonti rinnovabili».
L´Enel e il Comitato per il sì replicano parlando di nuovi posti di lavoro e ricordando che «il carbone è il combustibile più utilizzato al mondo e in particolare in Europa: la media è il 31 per cento, con punte del 47 per cento in Germania e del 34 in Inghilterra, Danimarca e Spagna».
Ma il malumore si allarga. Il Pd di Cassano si chiede «a cosa serva una manciata di posti di lavoro in più se poi la riconversione causerà una drastica diminuzione dell´occupazione agricola e di quella turistica nonché un serio aumento di malattie a carico della popolazione residente. E´ dimostrato scientificamente che il processo di combustione del carbone produce innumerevoli elementi tossici inquinanti, tra cui i ben noti metalli pesanti, nonché elementi radioattivi e prodotti di scarto potenzialmente tossici con effetti cancerogeni». Anche Ferdinando Aiello, della Federazione della Sinistra, ha presentato un ordine del giorno al presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, chiedendo un impegno per il no. Sulla stessa posizione il consigliere regionale di Idv, Mimmo Talarico: «Il carbone costituisce l´archeologia delle fonti energetiche. Ragioni di ordine ambientale ed economico scoraggiano simili soluzioni, mentre sarebbe più logico concentrarsi sulle fonti rinnovabili che, com´è noto, danno garanzie non solo sul piano degli impatti ambientali, ma anche sul versante della capacità produttiva e dei costi di produzione dell´energia»

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Pulizia della Frasca: successo

Comunicato del Comitato Piazza pulita
"La pulizia della Frasca promossa da Italia nostra e Forum ambientalista, è andata benissimo!
Sia per il gruppo numeroso di volontari che armati di guanti e sacchi hanno partecipato con entusiasmo ed impegno, sia perché abbiamo trovato il luogo più pulito rispetto agli anni passati.
I frequentatori hanno imparato a non sporcare e a lasciare pulito.

Ciò significa che si accresce col tempo fra i cittadini la coscienza e la sensibilità verso la tutela del patrimonio ambientale e scatta la molla ad agire in prima persona quando l’ente pubblico è assente, per salvaguardare ciò che mantiene l’ equilibrio ecologico e la specificità naturalistica del proprio territorio.
Un messaggio chiaro è stato mandato ad amministratori e politici: la Frasca va tutelata!

Certo i problemi non mancano a cominciare dallo stato di salute delle acque: sono balenabili? C’è ancora l’inquinamento dovuto agli scarichi dell’allevamento ittico della centrale?
Sentiamo ancora parlare di progetti con colate di cemento che farebbero sparire la Frasca.
Sul suo futuro vorremmo che l’amministrazione comunale si pronunciasse senza ambiguità.

Comunque oggi registriamo un primo risultato positivo che è opera dei cittadini ma è anche merito delle associazioni ambientaliste che promuovono da anni iniziative per la Frasca, a cui va il nostro ringraziamento insieme a quello dei civitavecchiesi.

Comitato Piazza pulita

(ma leggete anche questo, NdR: http://www.centumcellae.it/leggi.php?id=28909)

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3 luglio 2010

Brindisi: i cittadini chiedono a Irene Grandi di NON esibirsi per enel

Pregevolissima iniziativa dei brindisini che provano a spiegare alla italica pop singer Irene Grandi, invitata a esibirsi presso la centrale a carbone di Cerano, la distruzione e i danni che questa arreca al territorio e alla sua gente (vedi qui), e di conseguenza la invitano a non esibirsi per una causa sporca che di più non si può.

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Rinconversione a carbone a Rossano calabro: le balle non passano

I cittadini calabresi non stanno a guardare: "Enel suona l’Arpa. Dopo Civitavecchia arrivano le fesserie su Brindisi". Leggi su difendiamolacalabria.it.

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2 luglio 2010

Fanghi tossici e radioattivi sotto il letto del fiume: lo smaltimento all'italiana. "4000 persone a rischio"

La storia è iniziata con un aumento evidente di decessi per tumori di svariate specie, tra la popolazione vicina al comune di Paola (Calabria).

Fonte
"AMANTEA - "Più di quattromila persone a rischio". Insomma, esiste un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello possano soffrire le conseguenze di un drammatico inquinamento. E' la conclusione della perizia della Procura di Paola eseguita dopo i rilievi nel fiume Oliva. Centomila metri cubi di fanghi industriali provenienti non si sa da dove e scaricati nel letto del fiume e dintorni.

La zona è quella circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta), letto nel quale sono stati riversati "contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non: metalli pesanti e radionuclidi artificiali".

Dai carotaggi ordinati dal Procuratore di Paola Bruno Giordano - che sta
indagando sulle cause dell'aumento dei tumori nella zona - emerge la presenza del cesio 137 "che rende il danno ambientale assai più grave". E poi berillio, cobalto, rame, stagno, mercurio, zinco e vanadio che superano i limiti consentiti dalla legge. Manganese nell'acqua del fiume. E ancora: "Antimonio, cadmio e altri radionuclidi di uso medicale e industriale".

Con che effetti sulla popolazione? "Un segno utile alla valutazione di effetti già evidenti sulla salute - scrive, nella sua relazione, il dottor Giacomino Brancati - è proprio determinato dalla presenza nei territori più prossimi ai siti di contaminazione di neoplasie maligne, ed in particolare della tiroide, per le quali in specie il cesio 137 è conosciuto in letteratura quale fattore etiologico". In pratica gli abitanti si ammalano di tumore in modo direttamente proporzionale alla vicinanza ai siti contaminati.

In cifre, nei Comuni di Amantea, San Pietro, Serra d'Aiello, Aiello, Cleto, Lago, Domanico, Grimaldi e Malito, tutti in provincia di Cosenza. dal 1996 al 2008 ben 1483 persone si sono ammalate di tumore. Ma è proprio in prossimità del fiume Oliva che si registra il picco: "Si conferma l'esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità rispetto al restante territorio, dal 1992 al 2001 in particolare nei comuni di Serra d'Aiello (tumori del colon, del retto, degli organi uro genilai e del seno), Amantea (con prevalenza di tumori del colon), Cleto e Malito (prevalenza tumori del colon). I dati sono stati estrapolati dalle schede di dimissione ospedaliere, sia in regione che fuori regione, relative ai ricoveri dei residenti nei comuni esaminati.

La perizia parla di "contaminanti radioattivi in quantità e collocazione che fa fortemente sospettare l'origine esogena". Cioè è roba che non è del luogo (non ci sono industrie ad Amantea), ma che è stata scaricata lì. In particolare nel comune di Serra d'Aiello e di Amantea i ricoveri sono aumentati, si legge nella relazione del dottor Brancati, con "un eccesso statisticamente significativo rispetto al rimanente territorio regionale dal 1996 ad oggi".

Cosa fare ora? Come togliere centomila metri cubi di sostanze che mettono a rischio la vita della gente? E chi risarcirà gli ammalati e le loro famiglie? "Tali analisi - conclude la perizia - confermano la necessità oramai improcrastinabile di approfondire il livello di analisi con indagini epidemiologiche di campo in uno con le attività di sorveglianza sanitaria, risk management e bonifica ambientale".

Ora bisogna capire chi ha scaricato queste sostanze nel fiume Oliva e quando. Secondo la Procura, ci sono materiali portati anche negli ultimi tre anni. Ma nelle vicinanze del fiume, lo ricordiamo, c'è la spiaggia di Formiciche dove nel 91 si arenò la famosa nave Jolly Rosso, sulla quale grava l'ombra delle "navi a perdere". La Procura di Paola sta cercando anche gli ipotetici fusti che, secondo alcuni testimoni, sarebbero stati portati di notte dalla nave fin nei pressi del fiume, con l'aiuto di camion. Ma finora di fusto non ne è stato trovato neanche uno. In compenso, è stata inaspettatamente trovata una colonna del VI secolo a. C che, secondo un primo sopralluogo archeologico effettuato questa mattina , apparterrebbe all'antica città di Themesa. Un gioiello buttato nella "discarica" dopo esser stato probabilmente ritrovato in altro luogo. Forse per evitare un blocco di lavori a causa del valore storico della colonna. Alle violenze contro l'ambiente e la salute si è dunque aggiunta oggi la scoperta di questa violenza contro l'arte e la storia. E probabilmente le sorprese del fiume Oliva non sono finite qui.

(01 luglio 2010)

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1 luglio 2010

COORDINAMENTO NAZIONALE CONTRO IL CARBONE

Nasce il Coordinamento nazionale dei comitati contro il carbone e per le
fonti rinnovabili

Dal 1° luglio 2010 sarà attivo il Coordinamento Nazionale dei comitati italiani che si battono contro le centrali a carbone e per le fonti rinnovabili. La decisione per un organismo unico di coordinamento e supporto legale e scientifico è stata presa a Tarquinia (Viterbo) dai rappresentanti dei comitati veneti, liguri, umbri, laziali, pugliesi e calabri, nell'ambito del convegno di presentazione dei risultati del 1° "Monitoraggio autonomo della qualità dell'aria", pagato interamente dai cittadini per fare in proprio dove le istituzioni hanno fallito.

Tarquinia è colpita dagli inquinanti rilasciati dalla centrale a carbone di Civitavecchia. Obiettivo dichiarato del Coordinamento Nazionale è far emergere le responsabilità politiche e penali che rendono ancora possibile in Italia l'uso del peggiore combustibile fossile, che libera sostanze tossiche pericolosissime anche
quando sono nei limiti di legge. Il Coordinamento varerà anche un programma
di sostituzione delle fonti fossili con fonti rinnovabili, per soddisfare i
fabbisogni energetici delle proprie comunità.

Coordinamento Nazionale No Coke

Per ulteriori notizie e informazioni: 329.7924124 335.8272742

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30 giugno 2010

TVN: l'aggiunta di un inceneritore per i rifiuti di Roma fa gola a molti

Eh già, l'idea di liquidare, nascondere il problema della gestione dei materiali post-consumo, dentro TVN gola profonda allettava ancora poco tempo fa anche Marrazzo, tra gli altri. Oggi è Alemanno che torna a spingere, e tanti son pronti a leccarsi i baffi: si mangia!

E noi a subire questa politica residuale scoria di un'incultura che produce rifiuti degradanti e non degradabili. Lo permetteremo?

Ecco le buone notizie:

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Miniere di carbone: nove nuovi morti in Cina

Da Adnkronos/Xinhua

"Pechino, 30 giugno - Nove persone sono rimaste uccise in Cina a seguito di un'esplosione avvenuta in una miniera di carbone nella provincia sud occidentale dello Yunnan. Secondo le autorita' locali, la deflagrazione nella miniera Goutou di Zhaotong, nella contea di Weixin, sarebbe avvenuta a causa di una fuga di gas intorno alle 11 ora locale."

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Riconversione a carbone a Rossano: interpellanza parlamentare

Riportiamo da Strill.it

"Centrale Rossano: domani i Ministri risponderanno ad interrogazione Elio Belcastro
Di seguito la nota diffusa da Noi Sud

L’on. Elio Belcastro, vice segretario nazionale del partito Libertà e Autonomia “noi Sud”, ha informato i sindaci dei Comuni di Corigliano e Rossano che domani, in Parlamento, i Ministri dell’Ambiente, per i Beni e le Attività Culturali e delle Attività produttive, risponderanno all’interpellanza urgente che ha presentato per sapere:

1) Cosa si intenda fare, di concerto con le amministrazioni locali e regionale, per far sì che l’Enel riveda le sue valutazioni e decisioni in merito alla ristrutturazione e riconversione al carbone della centrale sita nel territorio di Rossano e Corigliano.

2) Se non ritenga tale progetto totalmente inidoneo e in contrasto con ogni possibile ipotesi di sviluppo di quel territorio che ha nell’agricoltura e nel
turismo le leve fondamentali per puntare ad una propria autonomia economica.

3) Se non si ritenga necessari utilizzare questa situazione per una seria riflessione che ponga il territorio della Calabria al centro di produzioni di energie alternative che possano rappresentare un volano per nuove forme di sviluppo e, al contempo, che siano in armonia con le vocazioni naturali della Regione Calabria.

Secondo Belcastro, per l’ennesima volta i calabresi e nella fattispecie la popolazione dei due Comuni interessati dalla centrale dovrebbero subire, dopo aver manifestato il loro disaccordo, una decisione dell’Enel che contrasta con la vocazione del territorio.

Belcastro conclude dicendo che é ora di smetterla con le decisioni che si prendono a Roma e si ribaltano sui territori meridionali incuranti dei guasti che producono e senza avere riguardo per le peculiarità del territorio, per le sue potenzialità e per le aspettative della popolazione.

Il partito Libertà ed Autonomia “noi SUD” sarà a fianco delle amministrazioni locali e delle popolazioni per tutelare le legittime aspettative anche per le generazioni che verranno.

“noi SUD” Calabria

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La zappa sta ai piedi come il carbone alla salute

Riportiamo l'articolo "Carbone europeo, l'aiuto sporco continua" da QualEnergia.it

La Commissione avrebbe deciso di rinviare per la settima volta la fine degli aiuti di Stato al carbone. Dovevano cessare quest'anno, se ne riparlerà invece nel 2023. Miliardi di euro in nome di crescita e occupazione che faranno però aumentare le emissioni. Una decisione in contraddizione con l'impegno assunto al G20 di eliminare gli aiuti alle fonti fossili. L’Europa continuerà a finanziare il carbone, rinviando per la settima volta la fine dei sussidi? La notizia uscita giusto un paio di giorni prima del G20 di Toronto, dove i grandi hanno rinnovato l’impegno a mettere fine ai finanziamenti pubblici in favore delle fonti fossili. è appunto che la Commissione avrebbe intenzione di prolungare gli aiuti alla fonte più dannosa per il clima per altri 12 anni, Una contraddizione evidente.

Nel 2002, con la fine della Ceca (Comunità europea per il carbone e l’acciaio), l’Ue aveva adottato un regolamento che permetteva gli aiuti di Stato all’industria del carbone (facendone un’eccezione rispetto agli altri settori). Il regolamento, prorogato già per 6 volte, sarebbe dovuto decadere a fine 2010 ma – come detto - la Commissione pare propensa ad accogliere la proposta dello spagnolo Joaquín Almunia e rinviare al 2023 la chiusura dei rubinetti (anche se la pubblicazione della decisione definitiva avverrà solo il prossimo 6 luglio).

A spingere la Commissione verso il prolungamento dei sussidi – riporta Reuter che ha visionato il documento provvisorio – ci sono le preoccupazioni per sicurezza energetica ed occupazione: si parla di 100mila posti di lavoro a rischio se gli aiuti venissero tolti e problemi per paesi come la Polonia che contano su questo combustibile per il 95% del fabbisogno elettrico. Gli aiuti al carbone al 2020 arriverebbero così a 3,2 miliardi di euro, distribuiti soprattutto in Germania Spagna, Ungheria, Polonia e Slovacchia.

Soldi, non c’è bisogno di dirlo, spesi per allontanare l’Unione Europea dal suo obiettivo in materia di emissioni. Soprattutto una decisione che va in direzione opposta a quanto si sono impegnati a fare anche alcuni governi europei al G20 appena concluso. Contro i sussidi alle fonti fossili i 20 grandi si erano già espressi l’autunno scorso. Poche settimane fa un report della IEA rivelava che gli aiuti di Stato a petrolio, gas e carbone nel mondo ammontano a oltre 550 miliardi l’anno: il 75% in più di quanto si era stimato (Qualenergia.it, Quei 550 miliardi regalati ogni anno alle fonti fossili). Secondo l’agenzia eliminando gli aiuti pubblici alle fonti fossili le emissioni mondiali calerebbero del 7%.

Lo scorso week end a Toronto i G20 hanno così rinnovato questo impegno: la versione finale del testo approvato (pdf) – riporta Rueter - usa un linguaggio meno vago di quello che si era proposto in fase di redazione. Scomparso, ad esempio, ogni riferimento alla “volontarietà” dell’eliminazione, anche se si è ancora lontani dallo stabilire un obbligo. “Accogliamo con favore il lavoro dei Ministri delle finanze e dell’energia per definire tempi e strategie, basate su circostanze nazionali, per la razionalizzazione e l’eliminazione progressiva sul medio termine degli incentivi inefficienti ai combustibili fossili che incoraggiano lo spreco, sempre tenendo in considerazione i gruppi più vulnerabili e le loro esigenze di sviluppo”, vi si legge. Sarebbero stati gli Usa - gli stessi a promuovere la prima risoluzione anti-sussidi dell’anno scorso - a spingere per un testo più deciso.

La consapevolezza della distorsione provocata dagli aiuti ai combustibili nemici del clima, dunque, è ormai chiara anche ai massimi livelli. Più difficile il passaggio dalla teoria alla pratica, quando l’eliminazione dei sussidi si scontra con gli interessi economici e le esigenze di crescita economica e di mantenimento occupazionale. Che la strada per liberasi di questa distorsione sia lunga lo si capisce constatando che anche l’Europa, l’attore più impegnato a livello mondiale per la riduzione delle emissioni, stenta a liberarsi degli aiuti a una delle fonti energetiche più sporche.

GM
29 giugno 2010

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