Riceviamo e pubblichiamo:
Ecco quello che il carbone della Federico II scarica nelle acque di Brindisi
In una cosa i dirigenti di Arpa Puglia, al cospetto dei dirigenti Enel, sono stati chiari: le falde acquifere della provincia di brindisi sono «inquinate e compromesse al 90%». In pratica sono tossiche. Allo stesso tempo, però, la stessa agenzia regionale precisa che la causa non è da attribuirsi all'Enel, bensì è da ricercare nel petrolchimico e nelle industrie farmaceutiche del territorio.
Anche in questo caso non mettiamo in dubbio la parola di nessuno, saranno i cittadini a giudicare, ci prendiamo semplicemente la briga di sottolineare quanto riportato dai dati degli autorevoli registri europei, di pubblico dominio, quali Registro Europeo delle Emissioni Inquinanti (EPER, fino al 2005) e Registro Europeo Emissioni e Trasferimenti di Sostanze Inquinanti (E-PRPT) istituito dal parlamento europeo nel 2006. Anche per le falde acquifere, facendo riferimento esclusivamente agli scarichi della centrale a carbone Federico II, le scoperte sono sorprendenti. Partiamo dai floruri, altamente tossici: Enel ne ha scaricato nel 2005 più di 6,5 tonnellate, mentre gli ultimi dati attestano 5,3 tonnellate: in qualche anno sono centinaia le tonnellate riversate dall'impianto a carbone. L'arsenico, vero e proprio veleno prodotto dalla combustione del carbone, dovrebbe essere scaricato per una quantità massima di 5 kg l'anno secondo gli organi europei: una quantità che comunque ha degli effetti pesanti sulla salubrità dell'acqua. Nel 2005 Enel ne ha versato 134,4 kg, mentre oggi ne versa circa 42,2 kg l'anno. Il mercurio ha degli effetti terrificanti: con una soglia massima di un chilo l'anno, nel 2005 ono stati versati 2,7 kg, ad oggi sappiamo che vengono scaricati 3,8 kg di mercurio l'anno. Ecco altri dati interessanti: Nichel, con una soglia massima di 20 kg, nel
2005 ne sono stati versati 120 kg, gli ultimi dati riportano 75,7 kg l'anno; cadmio, nel 2005 15 kg versati, ad oggi 7 kg l'anno; Rame, con una soglia di 50 kg, viene riversato per quasi 80 kg l'anno; Zinco, con una soglia di 100 kg, viene riversato per 150 kg l'anno; quasi 40 kg di piombo l'anno; quasi 70 kg di Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA). Stiamo parlando di sostanze altamente tossiche e cancerogene, le cui soglie massime stabilite definiscono comunque delle quantità pesantissime per la salute. Tali soglie vengono abbondantemente e costantemente superate da Enel ormai da decenni. Se il il petrolchimico è molto inquinante, la centrale a carbone di brindisi non ci sembra un miracolo sanitario, come sanno bene i reparti oncologici degli ospedali pugliesi. Le falde acquifere della sibaritide non saranno avvelenate dal carbone per il solo profitto di Enel e dei suoi faccendieri. Il carbone pulito non esiste, il futuro della nostra terra si.
Flavio Stasi
Forum Ambientalista Calabrese
Coordinamento Nazionale Contro il Carbone
9 luglio 2010
Carbone e inquinamento delle falde acquifere
Sviluppo sostenibile per la Sibaritide: l'Amministrazione di Rossano calabro si mobilita
Riportiamo da Sibarinet.it (con la speranza che non siano solo chiacchiere)
'Il Comune contro gli "attacchi" al territorio. In programma per la prossima settimana due importanti manifestazioni
"Il Sindaco Franco Filareto, per come annunciato nei giorni scorsi, ha convocato due importati iniziative istituzionali per la settimana prossima. Si tratta di due presidi pubblici in cui si manifesterà il disaccordo delle popolazioni del nostro territorio su alcune decisioni imposte dall’alto.
Il primo presidio si svolgerà, lunedì 12 luglio alle ore 19, sulle strade comunali presso la discarica di Bucita per manifestare il forte, civile, democratico, dissenso contro le vessatorie e illegittime ordinanze del Commissario per il Superamento dell’Emergenza Rifiuti, tese a realizzare un ulteriore sovrabbanco di rifiuti provenienti dall’intera regione sulla discarica di Bucita, giunta ormai all’esaurimento, con conseguenze devastanti sulla salute dei cittadini, sul turismo e sull’economia locale. Il secondo presidio si terrà, mercoledì 14 luglio alle ore 9, nella zona di contrada Cutura, presso la centrale Enel di Rossano per manifestare, il netto, civile, democratico, inequivocabile, dissenso contro la pretesa neocolonialista della società Enel Spa di riconvertire a carbone il sito elettrico di contrada Cutura, in spregio alle volontà decisamente contraria, manifestata ripetutamente dai 57 Comuni dell’Area Urbana Rossano Corigliano e della Sibaritide-Pollino, della Provincia di Cosenza, della Regione Calabria, dalle associazioni dell’agricoltura e del commercio, della pesca, dell’ambientalismo, della cultura e dal “Comitato dei cittadini per il No al carbone e per il SI allo sviluppo sostenibile”. Alle due importanti manifestazioni sono stati invitati, nella mattinata, i Sindaci e i Presidenti dei Consigli Comunali dei Comuni della Calabria del Nord est, il Presidente della Giunta Regionale Scopelliti, il Presidente della Provincia di Cosenza Oliverio, i Parlamentari e i Consiglieri Regionali del territorio, i Consiglieri Comunali di Rossano, i comitati di Bucita e quello per il No al carbone, le associazioni e i cittadini. L’intento del Sindaco e dell’Amministrazione Comunale è quello di dare vita a due presidi, sereni, dimostrativi in cui le Istituzioni e i cittadini possano manifestare il loro dissenso verso posizioni e progetti calati dall’alto".
L'Amministrazione comunale di Rossano
7 luglio 2010
Centrali a carbone che diventano inceneritori
Eh già, cementifici e centrali a carbone si prestano più spesso di quanto si pensi -in deroga a qualsiasi legge- alla combustione di certi rifiuti, magari nelle occasioni in cui la popolazione è meno vigile.
Da savonaeponente.com
"Dopo il “cornuto” arriva sempre il “mazziato”. E quindi, dopo la splendida notizia che il nostro splendido Comune ha fatto pappa&ciccia con Tirreno Power per – ci dicono – 50.000 miseri euro di sponsorizzazioni estive, ecco il comunicato che invita a partecipare alla conferenza stampa di presentazione della campagna “Io lo riciclo e tu?”. Comune di Savona, Ata, Tetra Pak, in collaborazione con Centrale Latte Savona e Legambiente, tutti insieme appassionatamente a spiegare che i tetrapak (quelli minuscoli: insomma, i cartocci del latte) vanno raccolti insieme a carta e cartone per essere poi avviati al riciclaggio.
MADDAI?
Sembra una spiegazione adeguata ad un Comune con un’alta ed efficiente raccolta differenziata : ma a Savona la differenziata non si fa, se non in minima parte e pure male.
Quindi? Se mi dicono di raccogliere carta, cartone e tetrapack io lo faccio…dopodiché? Abitando in corso Mazzini (pieno centro di Savona), dove NON esistono neppure i bidoni per la differenziata, o mi faccio qualche chilometro con la mia rumenta e vado a cercarmeli, oppure, dopo averli raccolti, piegati e messi accuratamente via, li ficco in un bel saccone nero e li butto nel cassonetto multirumenta che sta sotto casa mia. Però da lì, se sono fortunata e se esco all’ora giusta, posso sentire i concerti sponsorizzati da Tirreno power, che paga perché il Comune continui a non rompere troppo le scatole anche se inquina un filino… anche se, dai dati della Comunità Europea, risulterebbe che ammazzi 30 persone all’anno e che gravi sui cittadini per 133 milioni di euro in costi sociali.
Ma che vuoi che siano: 50.000 euro e passa tutto. Anche il cancro, come cantava il buon Jannacci.
Ma perché, secondo voi, la Tirreno Power vuole tenersi così buona e così cara la nostra amministrazione comunale? Perché non vuole chiudere i due gruppi a carbone degli anni ‘60, quelli che – alla faccia delle “migliori tecnologie disponibili” imposte dall’Europa e pure pubblicizzate su tutti i media (e i muri) locali? Perché non vuole passare al metano, che inquinerebbe un quarto?
Sorge il vaghissimo dubbio che quei due gruppi obsoleti servano non tanto a bruciare il carbone, quanto a bruciare i rifiuti prossimi venturi, così come sembra siano stati bruciati “sperimentalmente” quelli passati (v. articolo del Sole24 ore riportato dal MODA qui).
L’ingegnere della Tirreno power che intervistai il 19 giugno, a una domanda specifica sul CDR, rispose “Mi coglie impreparato perché non è nei nostri programmi”. Ma quando domandai: “E se qualcuno vi chiedesse di bruciarlo?” rispose, molto vagamente: “Be’, in tal caso dovremmo valutare la cosa”.
Un “NON SE NE PARLA PROPRIO” sarebbe stato sicuramente più gradito… però non l’ha detto.
E allora, magari, lo chiederemo a Gosio, o a chiunque altro possa/voglia rispondere:
E’ nei programmi futuri della centrale a carbone bruciare ANCHE CDR?
SI – NO
Basta mettere una crocetta, non è difficile. Così, almeno, sapremo regolarci… e sapremo anche se varrà la pena di piegare, conservare e metter via accuratamente i tetrapak… o se potremo portarli direttamente alla Tirreno Power, in attesa che vengano imballati nel mucchio selvaggio di plastica, umido e magari qualche bella sostanzina tossica, che non fa mai male…e poi bruciati allegramente tutti insieme.
6 luglio 2010
"Poesia per l'ambiente" - 09/07/2010 Civitavecchia
Energia dal Nord Africa all'Europa
(vedi anche progetto DESERTEC, NdR)
Da LaStampa.it
Progetto per trasportare energia verde in Europa dal Sud
Parigi, 5 lug. (Apcom-Nuova Energia) - Varato oggi a Parigi il consorzio Transgreen, composto da una dozzina di società europee, che studierà la fattibilità di una rete elettrica sotto il mediterraneo che consenta di trasportare verso nord l'energia prodotta a sud del bacino. L'iniziativa rientra nel Piano solare mediterraneo, che prevede la costruzione entro il 2020, sulle sponde sud e est del Mediterraneo, di impianti per la produzione di energia solare della capacità di 20 gigawatt. Del totale circa un quarto verrà esportato in Europa. Il consorzio, guidato dal colosso francese Edf, conta tra i partecipanti le francesi Areva e Alstom, le spagnole Abengoa e RED eletrica, la tedesca Siemens. L'obiettivo di Transgreen, che in un primo tempo avrà un budget modesto "2 o 3 milioni di euro", non è di investire nelle infrastrutture, ma di promuovere questo genere di interconnessioni, ha spiegato André Merlin, presidente del Consiglio di Sorveglianza di ERDF e RTE, controllate di Edf. "L'obiettivo è la piena operatività dell'ufficio studi entro fine anno" ha detto Merlin, secondo il quale il costo del progetto, per la sola parte di trasporto dell'elettricità, è di otto miliardi di euro. Concretamente, Transgreen ha l'obiettivo di proporre uno schema per l'attuazione tecnica ed economica della rete e di promuovere un quadro istituzionale favorevole agli investimenti e alla loro redditività degli investimenti sulla riva sud del Mediterraneo. Secondo i promotori Transgreen è complementare a Desertec, l'iniziativa tedesca con una ventina di partner che mira a creare nel giro di 40 anni una vasta rete di impianti solari ed eolici in Africa del nord e nel Medio oriente, destinati a coprire il 15% dei consumi eelettrici europei. (fonte Afp) Copyright APCOM (c) 2008
ANEV: dal Governo mazzata alle Rinnovabili
Da Repubblica Finanza
"Roma, 5 lug - La prossima approvazione del testo della manovra in Commissione Bilancio del Senato, rischia di sancire per il settore delle nuove rinnovabili, e per il Paese, un enorme danno. Lo si legge in una nota dell'associazione nazionale energia del vento( ANEV).
La decisione di penalizzare solo alcune tecnologie del settore delle rinnovabili, e peraltro quelle con le maggiori potenzialità, sembra essere una scelta discriminatoria e ingiustamente penalizzante per una piccola parte del settore più efficiente del comparto delle Fonti Rinnovabili di Energia.
Infatti l'aver introdotto l'abrogazione del meccanismo di salvaguardia del sistema di sostegno allo sviluppo del settore delle Fonti Rinnovabili, meccanismo delegato al GSE per il mantenimento dell'equilibrio di mercato tra domanda e offerta dei Certificati Verdi, se mantenuto penalizzerà in maniera drammatica il Paese per occupazione e penalità Comunitarie, le Aziende italiane del comparto che sono moltissime (l'Italia nell'eolico è diventata negli ultimi anni esportatrice di tecnologia e componentistica) e i cittadini per i mancati benefici occupazionali e ambientali connessi. Questo peraltro avviene in un momento storico in cui l'economia è in recessione, fatti salvi proprio quei settori, come la produzione di energia a basso impatto ambientale qual è l'eolico, nel mondo continuano a crescere riducendo i danni della crisi economica.
Il tutto peraltro a fronte di un supposto beneficio per le casse pubbliche che semplicemente non esiste, infatti tale onere o beneficio viene inserito o levato dalla componente A3 della bolletta elettrica.
Per chiarire meglio l'abbaglio che il Governo sta per prendere sul tema, la componente A3 della bolletta "vale" 2,5 miliardi di Euro all'anno dei quali 1,5 miliardi sono afferenti al CIP6/92 (meccanismo che incentiva le fonti "assimilate alle rinnovabili" quali gli scarti della raffinazione del petrolio per la quasi totalità), mentre il restante incentiva le vere fonti rinnovabili, di questo totale complessivo l'onere di "contribuire" alla Manovra per circa 500 milioni di Euro viene chiesto solo alle rinnovabili (non si capisce perché visto che sono la parte minore della componente) e peraltro solo ad una parte di queste (vengono escluse alcune tecnologie delle vecchie rinnovabili e tutto il fotovoltaico).
In questo quadro quindi non solo si sbaglia chiedendo ad un settore privato di contribuire alla riduzione della spesa pubblica con un "espropriazione coattiva della proprietà e degli investimenti" in stile illiberale a non di mercato, ma addirittura si arriva a colpire solo le vere fonti rinnovabili lasciando gli altri comparti più pesanti liberi da ogni gravame, e si ipotizza un prelievo nelle tasche delle aziende italiane del settore che comporta come saldo un risultato negativo per oltre 8 miliardi di € - senza considerare le salatissime penalità Comunitarie per l'inadempimento degli obiettivi assunti - come calcolato nella tabella allegata per mancate entrate fiscali al 2020 sulla base dei dati del Ministero dello Sviluppo Economico).
No al carbone a Rossano, prosegue la mobilitazione
Da Dirittiglobali.com
"Cresce la protesta nella Sibaritide per la conversione dell´impianto
ROSSANO (COSENZA) - Cresce la protesta contro la riconversione a carbone (al 95%) della centrale di Rossano, in provincia di Cosenza. Per il Consiglio provinciale il progetto è «irricevibile perché contraddice non solo il piano energetico regionale, ma anche la vocazione e le potenzialità dello sviluppo della Sibaritide: il nostro obiettivo è la riconversione a ciclo combinato con fonti rinnovabili».
L´Enel e il Comitato per il sì replicano parlando di nuovi posti di lavoro e ricordando che «il carbone è il combustibile più utilizzato al mondo e in particolare in Europa: la media è il 31 per cento, con punte del 47 per cento in Germania e del 34 in Inghilterra, Danimarca e Spagna».
Ma il malumore si allarga. Il Pd di Cassano si chiede «a cosa serva una manciata di posti di lavoro in più se poi la riconversione causerà una drastica diminuzione dell´occupazione agricola e di quella turistica nonché un serio aumento di malattie a carico della popolazione residente. E´ dimostrato scientificamente che il processo di combustione del carbone produce innumerevoli elementi tossici inquinanti, tra cui i ben noti metalli pesanti, nonché elementi radioattivi e prodotti di scarto potenzialmente tossici con effetti cancerogeni». Anche Ferdinando Aiello, della Federazione della Sinistra, ha presentato un ordine del giorno al presidente del Consiglio regionale, Francesco Talarico, chiedendo un impegno per il no. Sulla stessa posizione il consigliere regionale di Idv, Mimmo Talarico: «Il carbone costituisce l´archeologia delle fonti energetiche. Ragioni di ordine ambientale ed economico scoraggiano simili soluzioni, mentre sarebbe più logico concentrarsi sulle fonti rinnovabili che, com´è noto, danno garanzie non solo sul piano degli impatti ambientali, ma anche sul versante della capacità produttiva e dei costi di produzione dell´energia»
Pulizia della Frasca: successo
Comunicato del Comitato Piazza pulita
"La pulizia della Frasca promossa da Italia nostra e Forum ambientalista, è andata benissimo!
Sia per il gruppo numeroso di volontari che armati di guanti e sacchi hanno partecipato con entusiasmo ed impegno, sia perché abbiamo trovato il luogo più pulito rispetto agli anni passati.
I frequentatori hanno imparato a non sporcare e a lasciare pulito.
Ciò significa che si accresce col tempo fra i cittadini la coscienza e la sensibilità verso la tutela del patrimonio ambientale e scatta la molla ad agire in prima persona quando l’ente pubblico è assente, per salvaguardare ciò che mantiene l’ equilibrio ecologico e la specificità naturalistica del proprio territorio.
Un messaggio chiaro è stato mandato ad amministratori e politici: la Frasca va tutelata!
Certo i problemi non mancano a cominciare dallo stato di salute delle acque: sono balenabili? C’è ancora l’inquinamento dovuto agli scarichi dell’allevamento ittico della centrale?
Sentiamo ancora parlare di progetti con colate di cemento che farebbero sparire la Frasca.
Sul suo futuro vorremmo che l’amministrazione comunale si pronunciasse senza ambiguità.
Comunque oggi registriamo un primo risultato positivo che è opera dei cittadini ma è anche merito delle associazioni ambientaliste che promuovono da anni iniziative per la Frasca, a cui va il nostro ringraziamento insieme a quello dei civitavecchiesi.
Comitato Piazza pulita
(ma leggete anche questo, NdR: http://www.centumcellae.it/leggi.php?id=28909)
3 luglio 2010
Brindisi: i cittadini chiedono a Irene Grandi di NON esibirsi per enel
Pregevolissima iniziativa dei brindisini che provano a spiegare alla italica pop singer Irene Grandi, invitata a esibirsi presso la centrale a carbone di Cerano, la distruzione e i danni che questa arreca al territorio e alla sua gente (vedi qui), e di conseguenza la invitano a non esibirsi per una causa sporca che di più non si può.
Rinconversione a carbone a Rossano calabro: le balle non passano
I cittadini calabresi non stanno a guardare: "Enel suona l’Arpa. Dopo Civitavecchia arrivano le fesserie su Brindisi". Leggi su difendiamolacalabria.it.
2 luglio 2010
Fanghi tossici e radioattivi sotto il letto del fiume: lo smaltimento all'italiana. "4000 persone a rischio"
La storia è iniziata con un aumento evidente di decessi per tumori di svariate specie, tra la popolazione vicina al comune di Paola (Calabria).
Fonte
"AMANTEA - "Più di quattromila persone a rischio". Insomma, esiste un pericolo attuale per la popolazione residente nei territori dei comuni di Amantea, San Pietro in Amantea e Serra d'Aiello possano soffrire le conseguenze di un drammatico inquinamento. E' la conclusione della perizia della Procura di Paola eseguita dopo i rilievi nel fiume Oliva. Centomila metri cubi di fanghi industriali provenienti non si sa da dove e scaricati nel letto del fiume e dintorni.
La zona è quella circostante al letto del fiume Oliva a sud della località Foresta (centri di Campora San Giovanni, Coreca e Case sparse comprese tra il mare e la località Foresta), letto nel quale sono stati riversati "contaminanti ambientali capaci di indurre patologie tumorali e non: metalli pesanti e radionuclidi artificiali".
Dai carotaggi ordinati dal Procuratore di Paola Bruno Giordano - che sta
indagando sulle cause dell'aumento dei tumori nella zona - emerge la presenza del cesio 137 "che rende il danno ambientale assai più grave". E poi berillio, cobalto, rame, stagno, mercurio, zinco e vanadio che superano i limiti consentiti dalla legge. Manganese nell'acqua del fiume. E ancora: "Antimonio, cadmio e altri radionuclidi di uso medicale e industriale".
Con che effetti sulla popolazione? "Un segno utile alla valutazione di effetti già evidenti sulla salute - scrive, nella sua relazione, il dottor Giacomino Brancati - è proprio determinato dalla presenza nei territori più prossimi ai siti di contaminazione di neoplasie maligne, ed in particolare della tiroide, per le quali in specie il cesio 137 è conosciuto in letteratura quale fattore etiologico". In pratica gli abitanti si ammalano di tumore in modo direttamente proporzionale alla vicinanza ai siti contaminati.
In cifre, nei Comuni di Amantea, San Pietro, Serra d'Aiello, Aiello, Cleto, Lago, Domanico, Grimaldi e Malito, tutti in provincia di Cosenza. dal 1996 al 2008 ben 1483 persone si sono ammalate di tumore. Ma è proprio in prossimità del fiume Oliva che si registra il picco: "Si conferma l'esistenza di un eccesso statisticamente significativo di mortalità rispetto al restante territorio, dal 1992 al 2001 in particolare nei comuni di Serra d'Aiello (tumori del colon, del retto, degli organi uro genilai e del seno), Amantea (con prevalenza di tumori del colon), Cleto e Malito (prevalenza tumori del colon). I dati sono stati estrapolati dalle schede di dimissione ospedaliere, sia in regione che fuori regione, relative ai ricoveri dei residenti nei comuni esaminati.
La perizia parla di "contaminanti radioattivi in quantità e collocazione che fa fortemente sospettare l'origine esogena". Cioè è roba che non è del luogo (non ci sono industrie ad Amantea), ma che è stata scaricata lì. In particolare nel comune di Serra d'Aiello e di Amantea i ricoveri sono aumentati, si legge nella relazione del dottor Brancati, con "un eccesso statisticamente significativo rispetto al rimanente territorio regionale dal 1996 ad oggi".
Cosa fare ora? Come togliere centomila metri cubi di sostanze che mettono a rischio la vita della gente? E chi risarcirà gli ammalati e le loro famiglie? "Tali analisi - conclude la perizia - confermano la necessità oramai improcrastinabile di approfondire il livello di analisi con indagini epidemiologiche di campo in uno con le attività di sorveglianza sanitaria, risk management e bonifica ambientale".
Ora bisogna capire chi ha scaricato queste sostanze nel fiume Oliva e quando. Secondo la Procura, ci sono materiali portati anche negli ultimi tre anni. Ma nelle vicinanze del fiume, lo ricordiamo, c'è la spiaggia di Formiciche dove nel 91 si arenò la famosa nave Jolly Rosso, sulla quale grava l'ombra delle "navi a perdere". La Procura di Paola sta cercando anche gli ipotetici fusti che, secondo alcuni testimoni, sarebbero stati portati di notte dalla nave fin nei pressi del fiume, con l'aiuto di camion. Ma finora di fusto non ne è stato trovato neanche uno. In compenso, è stata inaspettatamente trovata una colonna del VI secolo a. C che, secondo un primo sopralluogo archeologico effettuato questa mattina , apparterrebbe all'antica città di Themesa. Un gioiello buttato nella "discarica" dopo esser stato probabilmente ritrovato in altro luogo. Forse per evitare un blocco di lavori a causa del valore storico della colonna. Alle violenze contro l'ambiente e la salute si è dunque aggiunta oggi la scoperta di questa violenza contro l'arte e la storia. E probabilmente le sorprese del fiume Oliva non sono finite qui.
(01 luglio 2010)