4 agosto 2010
Due incidenti mortali nelle miniere di carbone cinesi
L'incidente è avvenuto stamattina intorno alle 09:30 nella provincia sud occidentale del Guizhou, nei pressi della città di Guiyang.
Stamattina era stato annunciato un incidente simile in un'altra miniera di carbone, con nove vittime e sette dispersi, mentre 24 minatori sono ancora intrappolati a causa delle inondazioni da sabato in fondo alla miniera la miniera Hengxinyuan a Jixi, città della provincia dell'Heilongjiang.
AGGIORNAMENTO: tutti morti i 16 minatori
(ANSA) - SHANGHAI, 3 AGO - Nove persone sono morte e 7 sono ancora intrappolate in una miniera nella regione centrale cinese dell'Henan a causa di una fuga di gas. Ieri sera dopo la mezzanotte 127 minatori erano a lavorare nella miniera di carbone Sanyuandong a Baiping, nella citta' di Defeng, quando c'e' stata una fuga di gas. Tra i minatori, 111 sono riusciti a mettersi in salvo uscendo dalla miniera. Per nove non c'e' stato nulla da fare, mentre i soccorritori cercano di portare in salvo 7 ancora intrappolati.
Rossano calabro, il carbone minaccia il settore agricolo
Comunicato nocarbonerossano.org
"IL SOSPETTOSO SILENZIO DELLE CONFEDERAZIONI AGRICOLE CALABRESI SUL PROGETTO DI RICONVERSIONE A CARBONE DELLA CENTRALE ENEL DI ROSSANO: CHI DIFENDERA’ LA NOSTRA AGRICOLTURA DI ECCELLENZA DAL CARBONE?
Mentre ormai l’Italia si accinge a “chiudere per ferie” con il solleone d’agosto, sul tema della riconversione a carbone della centrale termoelettrica ENEL di Rossano non ci può permettere di andare in vacanza buttandosi tutto alle spalle: la Conferenza dei Servizi ha ormai aperto i battenti e si attende da parte del Ministero per l’Ambiente il pronunciamento circa la Valutazione d’Impatto Ambientale, tassello importantissimo per decidere sul futuro dell’impianto rossanese. Come se non bastasse, da sempre in Italia è proprio col favore della disattenzione dovuta alla “febbre delle vacanze” che spesso sono stati confezionati provvedimenti legislativi poi fortemente criticati e a volte addirittura rispediti al mittente.
In questo quadro continua l’attività di sensibilizzazione del CODIS³ (COMITATO PER LA DIFESA E LO SVILUPPO SOSTENIBILE DELLA SIBARITIDE) per allargare il fronte del NO al carbone, fronte sul quale è mancato, finora, un pronunciamento deciso e ufficiale da parte delle confederazioni agricole calabresi. In data 21 luglio scorso il nostro Comitato ha recapitato ai Presidenti regionali di CONFAGRICOLTURA CALABRIA (Dottor Nicola Cilento), COLDIRETTI CALABRIA (Dottor Pietro Santo Molinaro), CONFEDERAZIONE ITALIANA AGRICOLTORI DELLA CALABRIA C.I.A. (Dottor Giuseppe Mangone), UNIONE COLTIVATORI ITALIANI U.C.I. CALABRIA (Dottor Salvatore Saccà) e CONFEDERAZIONE PRODUTTORI AGRICOLI CO.P.AGRI. CALABRIA (Dottor Carmelo Vazzana) una lunga missiva nella quale si denunciava la loro totale astensione dal dibattito sulla riconversione a carbone della centrale ENEL di Rossano. Mentre moltissimi operatori economici, liberi cittadini e tutte le istituzioni pubbliche del territorio si sono ormai mobilitati per esprimere il loro dissenso su un progetto che porterebbe gravissimi danni all’equilibrio economico e sociale della Piana di Sibari, sconvolgendone, per sempre, l’economia basata principalmente sull’agricoltura, sulla pesca e sul turismo ed arrecando altresì serie minacce alla salute dell’intera cittadinanza, nessuna delle confederazioni agricole suddette ha finora apertamente denunciato i pericoli insiti in un simile progetto. Meraviglia non poco che, ad oggi, le grandi organizzazioni agricole non abbiano messo al servizio della causa della difesa del tessuto agricolo del comprensorio della Sibaritide minacciato dall’arrivo del carbone, la loro riconosciuta forza organizzativa, morale e politica. In particolare è venuta meno la consapevolezza che la battaglia che si sta conducendo è per la difesa dello sviluppo del comparto agro alimentare e per assicurare un futuro alla legge regionale istitutiva del relativo Distretto Agroalimentare di Qualità di Sibari.
In modo particolare nella missiva ai Presidenti delle Confederazioni agricole calabresi abbiamo rilevato come non sia stata intrapresa alcuna azione informativa nei confronti delle migliaia di associati per metterli al corrente dei rischi derivanti dalla realizzazione di quel progetto. Oltre a questo, stupisce come non siano apparse sui media le doverose prese di posizioni sul tema della riconversione a carbone, se non con sporadici interventi e soprattutto ci si è chiesti come mai non si sia minimamente reagito contro le posizioni di quanti hanno dileggiato il ruolo dell’agricoltura nella Piana asserendo, tra l’altro, che i dipendenti agricoli sarebbero tutti sotto pagati e brutalmente sfruttati. Dura critica è stata espressa ai vertici delle Confederazioni agricole calabresi per il loro
silenzio circa gli effetti delle polveri ultrafini che ricadono al suolo e che nessun filtro ad oggi conosciuto, è in grado di trattenere; ma anche perché nessuna di queste confederazioni si è finora preoccupata di raccogliere tesi e pareri dal mondo agricolo nei luoghi d’Italia in cui vi sono già centrali elettriche a carbone (Vado Ligure, Cerano a Brindisi – Civitavecchia, ecc.) e dove, - lo sappiamo – non sono più commerciabili, verso la grande distribuzione, i prodotti agricoli coltivati nelle aree limitrofe, o anche solo vicine alle centrali stesse. Ciò è a conoscenza di tutti coloro che in quei luoghi ci sono andati e a quegli operatori agricoli e grossisti di prodotti agricoli si sono rivolti raccogliendone le preziose testimonianze. Proprio lì è andato anche il nostro Comitato, chiedendo lumi sulle ordinanze emesse da alcuni sindaci sul divieto della coltivazione di prodotti agricoli ad uso alimentare nelle zone vicine alle centrali a carbone.
Infine, il nostro Comitato ha espresso tutta la propria preoccupazione ai Presidenti delle Confederazioni agricole calabresi in merito il convegno promosso dalla Camera di Commercio in collaborazione con varie altre Organizzazioni che è in corso di organizzazione per il mese di settembre prossimo, incentrato proprio sul tema del carbone per la produzione elettrica e che la stessa ENEL pare aver sollecitato. Un convegno su questo tema può anche costituire una buona idea, purché il dibattito resti nell’ambito delle politiche economiche strategiche della Regione e del comparto della Sibaritide, già delineate negli strumenti di programmazione esistenti e che si possa giungere ad una sintesi circa l’incompatibilità del Progetto Enel di riconversione a carbone della Centrale di Rossano, con le scelte territoriali. Per quanto concerne invece l’impatto ambientale e socio sanitario, le molteplici pubblicazioni di carattere epidemiologico e più in generale ambientale ormai assai note sul tema e tutte negative, sono bastevoli a rimarcare la pericolosità dell’uso di questo combustibile fossile, senza che queste tesi debbano essere nuovamente ribadite in un convegno.
Questa nota stampa è per ricordare non soltanto alle Confederazioni Agricole e ai loro Presidenti, che siamo tuttora in attesa di una risposta alla nostra lettera che consegnamo unitamente a questo comunicato ai media, con l’obiettivo di conoscere direttamente con quali modalità e mezzi vorranno procedere ad assumere una posizione ufficiale in merito dalla pericolosità del carbone come combustibile per la produzione energetica, ma anche per sollecitare una presa di posizione da attuarsi senza indugi, nonostante l’imminente “chiusura per ferie” del nostro paese, perché ENEL – è inutile dirlo - non manderà i propri interessi in vacanza.
Per maggiori informazioni contattate CO.DI.S ³ :
Luigi Pisani - Vice Presidente CO.DI.S³ cel. 3474740892
Ing. Pierluigi Colletti – Segretario CO.DI.S³ cel 340 3763362
info@nocarbonerossano.org
3 agosto 2010
Nuova marina di Civitavecchia, come funzionano gli appalti
Qualche notizia sul modus operandi della CRICCA MOSCHERINI
"All’indomani dell’inaugurazione della piazza degli Eventi e dopo una prima denuncia, qualche mese fa, per gli appalti alla Marina, l’esponente del Pd Marietta Tidei torna alla carica chiedendo chiarezza all’amministrazione comunale sugli aspetti procedurali relativi alla realizzazione delle opere pubbliche. “Dando una semplice occhiata ai documenti, quei pochi che questa Amministrazione rende pubblici, alla faccia della trasparenza, ci si rende immediatamente conto di quante anomalie ci siano nelle procedure per l’assegnazione dei lavori e delle progettazioni. La tattica – ha spiegato - è più o meno sempre la stessa: si contattano i soliti costruttori e progettisti ed insieme si decide come dividere le competenze. La regola numero uno è modulare il quadro economico in modo da mantenersi sempre almeno un euro sotto soglia. Alla gara chiaramente vengono invitati più o meno sempre gli stessi in barba al Codice dei Contratti del 2006. Ecco perchè chi non vince da una parte deve solo pazientare per essere accontentato dall'altra”. Tidei ha poi riportato i dati di un recente resoconto dell'Autorità per la Vigilanza dei Lavori Pubblici al Parlamento dove si legge:"Al pari di quanto accade per i contratti di lavori, il criterio del massimo ribasso se confrontato con quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa, fa emergere sconti medi più alti. In generale, sia per i contratti di forniture sia per quelli di servizi (progettazione) il ribasso medio di aggiudicazione è del 16,4%. Per i servizi è nelle regioni del centro Italia e delle isole che si registrano i ribassi più alti, intorno al 18%”. Secondo lo stesso esponente del Pd, ad esempio, la progettazione dell’arredo della trincea ferroviaria sarebbe stata assegnata con un ribasso ben oltre al di sotto della media nazionale, così come quella del nuovo mercato. “Facendo un calcolo dei soldi spesi o comunque stanziati finora per la progettazione, siamo arrivati a contare 1.643.545 euro di cui quasi un terzo assegnato allo stesso gruppo di progettisti che appaiono in quasi tutte le gare, in barba a qualsiasi regolamento. Stesso discorso andrebbe fatto per le imprese – ha aggiunto - tra i 12.133.040 euro contati per appalti di lavori si registrano gare o assegnazioni dirette rivolte per buona parte alle stesse ditte. Anche qui i ribassi prospettati dal rapporto dell’Authority sono una chimera. In alcuni casi si ricorre ad un altro dei trucchetti di questa Amministrazione: la cosiddetta polverizzazione dei lavori: frammentare un’opera di una certa entità in lavori più piccoli. Questo consente di procedere a più gare e far uscire soldi più facilmente rispetto alle grandi gare che dovrebbero avere invece evidenza comunitaria. Insomma frammentare e cercare di portare il più possibile le gare verso una procedura negoziata che faciliti l'assegnazione ai soliti noti. Qualcuno dovrebbe spiegare alla città se trasparenza e rotazione sono ancora principi ai quali questa Amministrazione ispira la propria azione”.
Fonte: Civonline.it
2 agosto 2010
Impatto sanitario dell'inquinamento, i cittadini di Andria chiedono risarcimenti milionari
Fonte: Andrialive.it
Inceneritori e cementifici nella Bat, "I cittadini-cavie chiedano 2mln come risarcimento danni" Clamorosa iniziativa del Coordinamento comitati per Città sana di Andria
"Un certificato di buona salute che, in caso di malattia diventa una sorta di assicurazione per il risarcimento del danno. L'idea-appello ai cittadini dei comuni di Barletta, Andria e Trani è del coordinamento delle associazioni "Andria città sana".
Una presa di posizione forte che le associazioni riassumono così: «Cavie umane involontarie che riceveranno due milioni di euro se si ammaleranno di cancro. A pagare saranno i responsabili degli impianti inquinanti e gli amministratori locali che ne avranno permesso l'attività, compresi i consiglieri che votano a favore degli stessi».
«Invitiamo - si legge nella nota sottoscritta da Giovanni Del Mastro, Antonio Carbone, Roberto Ria, Domenico Damiano Piscardi, Antonio Caldarone, Riccardo Pugliese e Dino Leonetti - i cittadini di Andria, compresi quelli della frazione di Montegrosso, di Trani, di Barletta, di Canosa, di San Ferdinando e di tutte le città in cui sono previsti carichi inquinanti dovuti a cementifici, inceneritori, impianti a biomasse e industrie chimiche a dotarsi di un "certificato di buona salute" e di farlo registrare dal proprio medico di fiducia documentandolo con esami ematochimici e altri esami strumentali».
«Le cavie siamo noi cittadini - aggiungono - esposti alle polveri cancerogene del cementificio di Barletta, che ha chiesto di poter bruciare una maggiore quantità di gomme e plastiche, ad esempio. Le cavie saremo noi quando entrerà in funzione il nuovo cementificio che verrà costruito a poca distanza da Andria (4,5 km) , Trani (4,5 km) , Barletta (7 km) e Corato (12 km). Le cavie saremo noi cittadini di Montegrosso, di Canosa, di Andria e di Trani, di San Ferdinando e di altre comunità in cui sorgeranno impianti a biomasse. Prepariamoci a questo assalto del territorio e della nostra salute, assalto vissuto tra l'indifferenza (quasi totale) degli amministratori e l'ignoranza (totale) delle popolazioni».
Ma cosa farne di questo certificato di buona salute? «Informiamo i cittadini - spiegano nella nota - che abbiamo un’opportunità: chiedere il risarcimento dei danni. Con i nostri "certificati di buona salute" redatti in data precedente all'esposizione e con quelli redatti in data successiva alla stessa, che invece attesteranno l’eventuale malattia, sarà possibile addebitare all'attività industriale la causa della patologia senza l'onere della prova e uno studio di verifica. L’ European Commission Environment ha prodotto, infatti, una relazione sulle stime delle esternalità per l'inquinamento atmosferico nell'UE, fornendo i costi esterni in termini di euro/ton per SO2, NOx, COV, ammoniaca e particelle. Questa sorta di "tariffario" stabilisce l'ammontare del risarcimento dei danni dell'inquinamento alla salute, dunque».
«Qualche esempio: cancro (mortale o no) due milioni di euro; morte prematura un milione di euro; valore per ogni anno perso a causa di una malattia mortale cinquantamila euro. Tutto questo è stato recentemente dichiarato anche dalla dott.ssa Gentilini dell'Associazione Internazionale Medici per l'Ambiente (ISDE) su http://www.aamterranuova.it/article3227.htm. Facciamoci fare i certificati, dunque, visto che non possiamo essere certi di fermare l'inquinamento».
«Ricordiamo - conclude la nota - che su questo fronte abbiamo già organizzato dieci conferenze cittadine, di cui cinque ad Andria , due a Canosa, una a Minervino, una a Trani ed una a Bisceglie, siamo intervenuti in due convegni a Barletta, abbiamo fatto parte dell’Altro Forum per l’Energia a Barletta con manifestazioni e cortei lungo le strade di Barletta, abbiamo promosso uno studio epidemiologico per la ricerca di diossine nel latte materno, abbiamo chiesto ed ottenuto un invito di moratoria sugli impianti inquinanti da parte del Presidente dell’Ordine dei Medici dott. Delvecchio, abbiamo avuto un incontro con il Sindaco di Andria ed uno con quello di Barletta, abbiamo dato una serie di contributi agli organi di informazione».
Incremento carbone a Vado, Tirreno Power inaugura operazione "credibilità zero"
"Impatto zero"? macché. "Emissioni zero"? Figuriamoci! "Credibilità zero" semba essere lo slogan di questa estate 2010 per Tirreno Power (controllata Sorgenia, quella dell'energia pulita, verde etc...)
Via UnitiPerLaSalute, fonte originale IlSecolo:
Non è una pietra tombale sul progetto di ampliamento della Centrale ma poco ci manca: ieri il segretario Pd Livio Di Tullio è uscito allo scoperto sul progetto vadese e non avrebbe potuto usare toni e parole più dure per definire il comportamento e la “strategia” dell’azienda.
«Tirreno Power sta dicendo e facendo di tutto meno che l’unica cosa che dovrebbe fare: i monitoraggi, la copertura dei parchi e in generale investimenti per diminuire l’impatto del carbone sul territorio - ha tuonato Di Tullio Prima lo capisce meglio è che “porte aperte in azienda”, finanziamenti di iniziative sportive e sociali e tutto il resto che ha messo in campo finora non servirà per far passare un progetto di cui non c’è bisogno e non è in sintonia con i tempi»
Sembra una pietra tombale.
«Dico solo che da anni continuiamo a parlare di cose che avrebbero già dovuto essere fatte e l’azienda non ha fatto. È questione di credibilità: mi spiace ma quest’azienda non è più un’interlocutore affidabile».
Si spieghi meglio.
«Io credo che il carbone, ad oggi, non sia il futuro e non vada incrementato in assoluto ma sul progetto di Vado dico che se l’azienda vuole parlarne deve prima sgombrare il campo dagli elementi negativi che si trascina da troppi anni».
Forse questi “elementi” sono interventi molto costosi da fare.
«È chiaro che gli interventi di tipo ambientale sono costosi ma è anche vero che produrre energia elettrica dal carbone è il sistema più conveniente e inquinante in assoluto. E quindi sono interventi imprescindibili, precondizioni di ogni discorso».
E se rispondono: “allora andiamo a investire altrove?!”
«Non è con questi argomenti che cambieremo atteggiamento. Anche la Fiat vuole andare in Serbia, c’è un generale impazzimento che non porta da nessuna parte. E comunque voglio vederli portare carbone altrove»
Eppure i sindacati nazionali e genovesi sono pro-Tirreno Power
«È stata un’intrusione fastidiosa. La mia lettura? Ansaldo è in difficoltà, non vende, ed è chiaro che se l’azienda chiama i sindacati e gli dice che devono tagliare lavoratori, da li intervengono a favore dei principali fattori che possono riattivare gli affari, come i lavori per una nuova centrale. É umano, fossi in loro farei lo stesso [E BRAVO!! NDR], ma il punto è che qui Tirreno Power, invece di questi “aiuti”, deve fare quello che da anni attendiamo».
La Regione la pensa come lei?
«Io so che la Regione finora ha chiuso la porta come lo hanno fatto giustamente i Comuni di Vado e Quiliano. Loro come azienda finora hanno continuato a confidare sul Governo, su Scajola, poi sulla Provincia, non rendendosi conto che sono state tutte scelte sbagliate e l’unica strada possibile era ed è dare segnali concreti di impegno, ovvero interventi».
Anche a Cairo hanno problemi ambientali.
«Per Italiana Coke è la stessa cosa: la cokeria è una risorsa occupazionale importante ma è da tempo che dicono che devono spendere 30 milioni di euro per adeguarla e non l’hanno mai spesi. Probabilmente non sarebbero stati ugualmente decisivi ma oggettivamente sarebbe stato un impegno forte agli occhi della comunità locale. E invece niente, si usa sempre la logica ricattatoria occupazionale per non fare! È ora di finirla. A cominciare da Cairo e da Vado».
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Via UnitiPerLaSalute, fonte originale IVG:
Tirreno Power, Mara Giusto (Pd): “Sostegno alla linea della Giuliano”
Pieno sostegno alla linea di Monica Giuliano sul dibattito in corso per l’ampliamento della centrale Tirreno Power di vado Ligure da parte della consigliere provinciale del Pd Mara Giusto, che in una nota afferma:
“E’ innegabile che Tirreno Power non abbia mai dimostrato, se non a parole, la volontà di dare risposte serie e sostenibili, come stabilito nella convenzione del 2005, rispetto alla riduzione delle polveri di carbone con l’eventuale realizzazione del carbonile e al teleriscaldamento”.
“Pertanto – prosegue la nota – la mia posizione non può che essere quella già espressa dal Pd a livello locale e provinciale e dalle amministrazioni di Quiliano e Vado Ligure, e cioè una ferma contrarietà al progetto di ampliamento della centrale attraverso la realizzazione di un nuovo gruppo a carbone in quanto insostenibile sotto il profilo dell’impatto ambientale in un territorio già pesantemente compromesso.
Ritengo che l’azienda debba rivedere i propri progetti rinunciando al potenziamento e intervenendo in modo radicale sui due gruppi esistenti”.
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Via UnitiPerLaSalute, fonte originale Albenga Corsara
Tirreno Power, Giuliano (Pd): “Se non cambia radicalmente l’obiettivo mancano condizioni per avviare un tavolo serio e produttivo”
di Monica Giuliano – Le dichiarazioni rilasciate dalle Segreterie genovesi di FIM, FIOM e Uilm non fanno altro che alimentare il clima di scontro tra le diverse parti coinvolte. Il vero problema è che Tirreno Power in questi ultimi mesi non ha fatto il minimo sforzo per rivedere la sua posizione alla luce del chiaro e determinato no al progetto di ampliamento da parte delle Istituzioni locali e della Regione Liguria.
È chiaro a tutti che c’è bisogno di aprire un tavolo serio ma devono cambiare i termini del confronto, si deve tornare e discutere di progetti di ristrutturazione e riqualificazione dell’esistente; l’obiettivo primario non può essere quello dell’aumento della produttività e la conseguente realizzazione dei nuovi gruppi ma la riduzione delle emissioni attuali e la definizione di un nuovo sistema di monitoraggio ambientale innovativo e coordinato dalle parti pubbliche.
Se non cambia radicalmente l’obiettivo non credo ci siano le condizioni per poter avviare un tavolo serio e produttivo.
...questo progetto rischia soltanto di aggravare il peso ambientale dell’impianto sui territori di Vado e Quiliano e pertanto non può essere oggetto di discussione.
È troppo semplice da parte dei sindacalisti genovesi scaricare la responsabilità sui Comuni, considerata la contrarietà a quel progetto;
sarebbe più opportuno che si sforzassero di individuare percorsi alternativi che sicuramente esistono in grado di far sopravvivere l’impianto, migliorarne le condizioni ambientali, renderlo moderno e nello stesso tempo inquadrare un percorso di crescita occupazionale con l’azienda
, questo credo sia il loro lavoro e se ancora non conoscono le specificità di Vado e Quiliano li invito a farsi un giro tra i nostri siti produttivi per valutare
quanto è stato fatto e quanto ancora bisogna fare per far si che il concetto di sviluppo sostenibile resti sempre e comunque il nostro obiettivo primario.
Monica Giuliano-Capogruppo PD di Vado Ligure
Inquinamento dell'aria e riscaldamento globale: nuovo studio
Nell’ambito dei mutamenti climatici la fuliggine ha un ruolo non trascurabile nel contribuire al riscaldamento globale. È questa la conclusione alla quale si è arrivati in seguito ad uno studio condotto presso l’Università di Stanford, il quale ha messo in evidenza quanto possa essere dannosa per l’ambiente la fuliggine prodotta dalla combustione dei carburanti fossili e dai biocombustibili solidi. Diesel, carbone, benzina, legno e letame e biomasse utilizzate per il riscaldamento domestico sono fonti che incidono a livello climatico. E non è una questione da sottovalutare.
Gli esperti infatti hanno avuto modo di appurare che la fuliggine derivata da queste fonti di combustione contribuisce in modo determinante all’effetto serra. Si può anzi affermare che essa può essere considerata la seconda causa del riscaldamento globale dopo le emissioni di anidride carbonica. Le emissioni di fuliggine, oltre a contribuire in maniera sostanziosa all’inquinamento atmosferico, fanno male alla salute.
Esse sono infatti responsabili di diversi disturbi cardiovascolari e respiratori. L’unico aspetto positivo in tutta questa faccenda è costituito dal fatto che le particelle di fuliggine si soffermano per poco tempo nell’atmosfera. Questo potrebbe consentire di fare in modo che si rallenti il riscaldamento globale, riducendo la produzione delle particelle stesse.
Si tratta di trovare e di mettere in atto strategie alternative, che possano fare in modo che si giunga alla realizzazione di un impatto zero che possa definirsi veramente tale. Provvedere in modo responsabile alla salvaguardia dell’ambiente è un’esigenza che non può essere trascurata.
Concerto alla centrale a carbone di Cerano (Brindisi): diffida di Italia Nostra
"Italia Nostra onlus venuta a conoscenza dell’organizzazione di un concerto pubblico da tenersi in data 07/08/2010, evento dal titolo “Correnti musicali”, promosso dall’Enel e da realizzarsi all’interno della sua Centrale Termoelettrica “Federico II” ubicata in contrada Cerano in agro di Brindisi,
DIFFIDA
l’Amministrazione comunale e tutti gli altri Enti territorialmente competenti dal consentire lo svolgimento di detto concerto per le sotto elencate motivazioni, tutte concernenti problematiche legate alla sicurezza pubblica e al principio di prevenzione.
Chiede PERTANTO
al Sindaco di Brindisi, sig. Domenico Mennitti, in qualità di massima autorità sanitaria locale, di emettere urgente ordinanza di revoca di ogni autorizzazione, eventualmente già imprudentemente concessa, in merito all’iniziativa.
PER LE SEGUENTI MOTIVAZIONI
Senza volere entrare nel merito di questioni prettamente concernenti il dibattito relativo alla connessione tra l’attività industriale di Cerano e l’aumento dell’incidenza di malattie tumorali e altre gravi patologie a carico degli abitanti del circondario, e le polemiche sorte in questi giorni tra ambientalisti ed Enel, ente gestore della centrale, in merito all’iniziativa ludico-musicale giudicata da molti inopportuna e discutibile, ci preme sottolineare, per motivi di pura sicurezza pubblica, tutta l’alta pericolosità che la sede prescelta per tale evento comporta intrinsecamente, dato che si tratta di un’area ricadente nel perimetro stesso di un impianto industriale, più precisamente in una centrale termoelettrica di enorme potenza (circa 3 GW).
Alla pericolosità per la salute delle persone legata all’inquinamento elettromagnetico e all’inalazione delle sostanze tossiche comunque presenti in quei luoghi 24 h su 24 h e che saranno presenti durante lo svolgimento del concerto, dato che l’impianto, di importanza strategica nazionale, non potrà essere certamente spento durante il tempo necessario per lo svolgimento di tutto l’evento, si devono aggiungere tutti quegli altri elementi di pericolosità legati ad eventi accidentali, che sono altamente probabili all’interno di un tale vasto impianto industriale e che, pur in condizioni normali, potendo alcuni di essi risultare di lieve entità, possono divenire facilmente origini di problematiche dagli effetti catastrofici data l’eccezionalità dell’evento-concerto mai a priori presa in considerazione in nessuna delle progettazioni, né nei piani di sicurezza dell’impianto industriale medesimo.
Il drammatico evento recentemente accaduto in Germania, a Duisburg, dove un pubblico concerto, organizzato per altro in uno spazio già predisposto ad ospitare concerti pubblici, si è trasformato in una trappola mortale per decine di giovani, e questo soltanto come conseguenza di una cattiva gestione dovuta ad una sottostima logistica dei luoghi, ci spinge a chiedere al Sindaco e a tutte le altre Autorità per la pubblica sicurezza e per la prevenzione cui inviamo questa diffida, di intervenire con la massima urgenza a scopo preventivo per evitare che anche altre famiglie salentine, e non, debbano piangere i loro cari, e invitiamo, infine, il Sindaco, di concerto con Enel, a concordare una differente sede per il medesimo evento; sedi opportune potrebbero essere piazze, palazzetti dello sport, stadi, o l’ampio spiazzo che ha adeguatamente ospitato Sua Santità Papa Benedetto XVI, non certamente le aree industriali attive progettate per tutt’altra destinazione proprio al fine di tutelare l’incolumità dei cittadini, né tanto meno l’interno stesso di industrie di connaturata alta pericolosità (scariche elettriche, incendi, fughe di sostanze tossiche, crolli, esplosioni, rottura di silos, autoclavi, etc.) quale proprio la Centrale di Cerano; meraviglia come agli studenti universitari durante le visite guidate alla centrale sia vietato aggirarsi lungo tutti gli spazi coperti o meno all’interno del perimetro della stessa senza indossare rigorosamente gli elmetti protettivi forniti negli spazi della portineria, mentre, durante l’evento del concerto, nei medesimi luoghi, a sole poche decine di metri dalle caldaie, dagli alternatori, dalle cabine elettriche di trasformazione, dai cavi di alta tensione, dalle condutture forzate e dalle alte ciminiere sia consentita liberamente la presenza, senza alcun elmetto e altra protezione, a migliaia di persone, bambini, donne e uomini, giovani e anziani, molti dei quali totalmente ignari dell’alta pericolosità del sito e del tutto impreparati ad affrontare eventuali situazioni di emergenza e/o di semplice panico potenziale causa di calche e resse.
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Intanto "La fabbrica di Nichi" (Vendola) aderisce alla manifestazione che si terrà la sera del concerto a Cerano, vedi qui
Nuove vittime nelle miniere di carbone cinesi
"Almeno quindici persone sono morte in seguito ad un'esplosione in una miniera di carbone nel nord della Cina. Lo ha annunciato l'agenzia Nuova Cina, citando fonti di sicurezza locali. L'esplosione e' avvenuta nella miniera di Liugou, vicino alla citta' di Linfen, nella provincia settentrionale dello Shanxi.
Secondo le autorita' cinesi, il bilancio delle vittime dello scoppio in miniera potrebbe aumentare, dal momento che tra gli oltre venti feriti ci sono alcuni in gravi condizioni."
Tratto da: RaiNews24.it
31 luglio 2010
Monitoraggio dell'aria Alto Lazio: i risultati
Comunicato del Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia
"Il monitoraggio autonomo dell'aria pagato dai cittadini di Tarquinia ha evidenziato livelli d'inquinamento insopportabili per una popolazione già segnata da una situazione sanitaria poco invidiabile. Tra gli aspetti critici rilevati figurano le concentrazioni di polveri sottili. La normativa vigente fissa una soglia massima media annua di 20 microgrammi di polveri per metro cubo d'aria. Il valore rilevato nei 21 giorni di campagna di monitoraggio autonomo nelle postazioni di Tarquinia, Santa Marinella e Civitavecchia è stato mediamente più alto del 50% ed ha raggiunto almeno una volta in ciascuna località l'ulteriore valore soglia di 50 microgrammi per metro cubo.
La relazione peritale ha evidenziato bassi livelli di sostanze marker del traffico veicolare (ossido di azoto e monossido di carbonio), aumentando di fatto la responsabilità a carico delle centrali termoelettriche. Una copia della relazione è stata depositata il 14 luglio al Ministero dell'Ambiente, durante l'audizione della Conferenza dei Servizi che deciderà i limiti emissivi della centrale di Torre Valdaliga Sud; il Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia era presente a rivendicare che ogni licenza rilasciata per inquinare l'aria che si respira da queste parti deve considerare l'effetto cumulato delle fonti che emettono sostanze tossiche.
La consegna sarà ripetuta ovunque si decida sulla salute degli abitanti dell'Alto Lazio, come nel caso del tracciato autostradale, che sovrapponendosi all'Aurelia lambirà le case di Tarquinia. Chi conosce gli studi dell'Università di Brescia, sa che questa decisione da sola aumenterà l'inquinamento medio per chi vive nei primi 100 metri dal nastro d'asfalto di almeno 5 volte rispetto all'attuale Aurelia, a causa dell'aumento del numero di veicoli che passeranno da 17.000 a oltre 40.000 al giorno, alla maggiore velocità e al fenomeno di risollevamento del particolato.
I risultati del monitoraggio autonomo consentono di mettere di fronte alle proprie responsabilità chi s'occupa della Valutazione d'Impatto Ambientale della A12 e tutti quelli che, come il sindaco di Tarquinia Mazzola, hanno assecondato il sì di Marrazzo all'autostrada di Matteoli. Un sì inspiegabile; solo poco prima Marrazzo s'era dichiarato favorevole a quella messa in sicurezza dell'Aurelia che molti auspicavano, fattibile e poco costosa. Quelli che non riescono a rimuovere in altro modo le proprie responsabilità chiamano “quelli del no” chi si batte per salvaguardare la propria salute; meschinità; a proposito dell'autostrada, nel depositare i risultati del monitoraggio il pensiero sarà per quanti saranno costretti ad averla dentro casa e alla scuola materna costruita lì vicino.
Ernesto Cesarini
I sussidi a fonti fossili 10 volte superiori a fonti verdi (!!)
Fonte: LaStampa
"Spesi 557 mld dollari nel 2009 contro 46 miliardi
Roma, 30 lug. (Apcom) - Nonostante i proclami da più parti, i governi di tutto il mondo stanno spendendo di più per i sussidi a fonti di energia "sporche" che in rinnovabili. Lo affermano i dati preliminari di un rapporto di Bloomberg New Energy Finance citati dal sito environmentalexperts.com. Secondo i calcoli degli analisti per il 2009 nel mondo i governi hanno speso per rinnovabili e biocarburanti 43-46 miliardi di dollari, suddivisi in crediti fiscali, certificati verdi e altri sussidi diretti. Per carbone, petrolio e altri combustibili fossili invece la spesa è stata di 557 miliardi di dollari, come stimato dall'agenzia Internazionale per l'Energia. Al primo posto per i sussidi alle energie verdi ci sono gli Usa, con 18,2 miliardi di cui il 40 per cento destinato ai biocarburanti. Copyright APCOM (c) 2008"
Rossano calabro, interrogazione di Di Pietro sul carbone
"Rossano Calabro (Cosenza). L’Italia dei Valori ha presentato al ministro dello Sviluppo Economico e al ministro dell'Ambiente e della tutela del territorio una interrogazione a risposta scritta, a prima firma dell’onorevole Antonio Di Pietro e sottoscritta anche da Cimadoro, Piffari e Scilipoti. L’interrogazione è stata sollecitata anche dal Commissario regionale della Calabria, Ignazio Messina, per sapere se i ministri interrogati non intendano valutare la possibilità di negare l’autorizzazione alla riconversione a carbone della centrale di Rossano Calabro e come, in caso contrario, intendano tutelare la salute dei cittadini,l'impatto ambientale, specificatamente nella tutela del territorio. Tutto ciò, premesso che nel 2005 l’Enel aveva avviato un progetto sulla centrale termoelettrica di Rossano Calabro che aveva trovato la netta opposizione di tutti gli Enti Locali, direttamente e indirettamente interessati, che ritenevano il carbone una delle forme più importanti di inquinamento. Infatti, nel processo di combustione, il carbone produce ben 67 elementi tossici inquinanti tra cui l’arsenico, il cromo, il cadmio nonché elementi radioattivi come il piombo 210. Inoltre, il progetto integrato policombustibile presentato dall’Enel non analizza concretamente l'impatto sanitario ed ecosostenibile della zona presa in considerazione e non valuta i costi socio-economici per il territorio caratterizzato da attività agricole, turistico alberghiere e di pesca. Nel testo dell’interrogazione si sottolinea che la Regione Calabria con il piano energetico ambientale regionale (PEAR) approvato con delibera n.315 del 14 febbraio 2005 dispone, tra l'altro, che "è vietato, su tutto il territorio regionale calabrese, l'utilizzo del carbone per alimentare centrali per la produzione di energia elettrica". "Fino ad ora -si legge- l'Enel ha richiesto solo le autorizzazioni ai ministeri, bypassando le strutture regionali, provinciali e comunali, avvalendosi del decreto-legge n. 78 del 2009 per il quale, però, in data 11 maggio 2010, la Corte costituzionale ne ha dichiarato l'illegittimità costituzionale. Con questa sentenza, l'Enel dovrà tener in maggior conto tutte le indicazioni degli enti locali, nonché sottoporre il progetto a tutte le autorizzazioni degli enti preposti che non potranno essere sostituiti da commissari governativi
Fonte: newz.it