1 ottobre 2010
IdV prepara le cartoline "Salute da Civitavecchia"
Da BiGnotizie.it
"Da domani il partito distribuirà 6.000 cartoline con raffigurati i problemi ambientali della città
CIVITAVECCHIA - "Salute... Da Civitavecchia". L'Italia dei Valori usa un gioco di parole per introdurre la sua iniziativa che da domani vedrà arrivare in tutte le sedi istituzionali comunali, provinciali, regionali e nazionali delle cartoline particolari.
Si tratta di quattro tipi di cartoline che raffigurano i diversi problemi ambientali che vive, secondo l'Idv, la nostra città e quindi si vedono chiaramente nelle immagini i fumi del porto ("quasi tutti provenienti dai traghetti" hanno precisato), quelli della centrale Enel, la raccolta differenziata che non c'è e il taglio degli alberi.
Una provocazione, certo, ma che il partito vuole utilizzare per sensibilizzare la cittadinanza e soprattutto le istituzioni circa i problemi che riguardano la salute pubblica di Civitavecchia. "Ne abbiamo stampate circa 6.000 - spiega il consigliere Vittorio Petrelli - e da domani le distribuiremo ai cittadini. Potranno spedirle a chi vogliono. La prima noi la manderemo al sindaco Giovanni Moscherini ma le spediremo anche al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano".
"Crediamo che le nostre preoccupazioni - ha aggiunto Cristina Riccetti - siano del tutto giustificate e lo dimostra ad esempio la recente presa di posizione del Ministero dello Sviluppo Economico nei confronti di Enel. Senza contare il taglio indiscriminato degli alberi e con l'occasione confermiamo il nostro supporto agli ambientalisti per la realizzazione del boschetto Enel".
Autore di alcune delle immagini sulle cartoline, Massimiliano Di Grado. "Quel che mi stupisce - ha detto - è che negli stessi giorni in cui si vedeva quella coltre nera a Civitavecchia sui pannelli che forniscono i dati sulla qualità dell'aria si leggeva 'buono'. Al massimo ho letto 'discreto' e solo ieri ho letto 'scarso'. Non mi sembra normale...
I savonesi al presidente Burlando: il 95% dei cittadini è contro il carbone
Da SavonaNews.it
"La Libreria Ubik di Savona invia una lettera al Presidente della Regione Liguria Claudio Burlando e alla sua giunta per illustrare i risultati del sondaggio effettuato sull'ampliamento della Tirreno Power:
"Il sondaggio effettuato attraverso i 7.000 indirizzi mail della libreria UBIK di Savona, (benchè per una serie di ragioni non soddisfi i criteri standard di scientificità), in soli 3 giorni ha già dato comunque un esito incontrovertibile: il 95,3 % si è dichiarato Contrariio all’ampliamento con nuovi gruppi a carbone, sia in aggiunta a quelli esistenti (proposta Tirreno Power), sia in sostituzione a quelli esistenti ma di maggiore potenza (proposta Partito Democratico).
E ci rivolgiamo a Lei perché, in quanto Presidente della Regione, non è soltanto il gestore di esigenze e interessi economici contrapposti, ma soprattutto il ‘garante’ del volere una comunità, in particolar modo quando questa comunità vuole, anzi pretende di decidere sul suo principale diritto inalienabile: quello della salute e della propria vita.
E’ vero che viviamo in una democrazia rappresentativa, per cui deleghiamo ed eleggiamo persone che ci rappresentano nelle attività ordinarie. Ma come Lei ben sa, è altresì vero che la nostra Costituzione è ispirata al principio secondo il quale, su temi di grande rilevanza, il potere decisionale torna alla comunità.
Questo sondaggio, benchè non abbia valore istituzionale, ha un forte valore politico, e ci dice questo: la comunità savonese ha deciso, in modo fermo e nettissimo. E ha deciso da tempo e in modo evidente, anche se diverse forze in campo, portatrici di interessi particolari e non generali, fingono di non accorgersene (la Tirreno Power ha dichiarato un mese fa che il progetto gode nella comunità di un “generale consenso”).
Questa posizione contro l’ampliamento della centrale è peraltro in sintonia alle prese di posizioni istituzionali (hanno deliberato contro l’ampliamento tutti i comuni interessati: Vado Ligure, Quiliano, Savona, Bergeggi, Spotorno, Noli, Finale Ligure, Balestrino, Vezzi Portio, Albissola Marina, Celle Ligure, Altare, Carcare, Cairo Montenotte), e a quelle della società civile (tutto l’associazionismo provinciale, l’Ordine dei Medici, la Curia, i Comitati civici, molti partiti, le circoscrizioni, le principali personalità della società civile, ecc).
E’ ora che il Presidente della Regione si erga a garante di questo volere.
Alle forze politiche, sindacali, industriali coinvolte non resta che prenderne atto, qualsiasi siano gli interessi particolari in campo, qualsiasi sia il motivo del contendere. Ogni altra discussione nel merito è nulla.
In questo caso vale l’interesse generale.
L’interesse generale di una popolazione che, dopo 40 anni, ha deciso finalmente di non voler più vedere uscire dalle ciminiere (già allora installate senza consultare il proprio volere) decine di tonnellate di ossidi di azoto, di ossidi di zolfo, di metalli pesanti, di polveri sottili ogni giorno, per avere qualche decina di posti di lavoro in più.
Lei ha certo presente cosa vuol dire polveri di 0,1, 1 o 2,5 micron, invisibili a occhio nudo, e quante ce ne vogliono per arrivare a farne una tonnellata, 100, 1.000, 10.000 tonnellate, e così per anni e decenni, polveri che da generazioni si riversano nelle nostre terre, nelle nostre coltivazioni, nella nostra pelle e nei nostri polmoni.
Ci chiediamo: è forse per questo che, secondo studi incontrovertibili, a Savona muoiono migliaia di persone in più rispetto alla media regionale e nazionale?
Perché invece non viene commissionato uno studio epidemiologico su un territorio tanto devastato come quello vadese (e che ha ripercussioni su tutta la Provincia)?
Le chiediamo quindi di fare Sua la posizione espressa dalla nostra comunità.
In caso diverso, si porrebbe una ‘questione democratica’.
In caso di una Sua risposta negativa, o peggio di una sua non risposta, tale questione verrebbe portata a tutti i mezzi di informazioni nazionali, a tutto il mondo della cultura del nostro paese, fino anche alla Presidenza della Repubblica.
Si ha un problema di democraticità in una comunità in cui, benchè essa ha già deciso in modo netto in una direzione, questa decisione non viene rispettata.
Si ha un problema di democraticità quando si manifestano assieme (e non singolarmente) molti di questi fattori:
quando un’azienda spende centinaia di migliaia di euro per ‘lavorare’ sul consenso dei cittadini: attivando una massiccia opera di pubblicità (un’informazione senza contraddittorio lasciata a chi ha i mezzi per farlo), sponsorizzando squadre, sostenendo attività culturali e comuni, finanziando i principali mezzi di informazione, creando quindi una situazione di ‘dipendenza’ per cui le scelte degli operatori locali della politica, della cultura, dell’editoria (in una situazione di crisi come questa) sono inevitabilmente e comprensibilmente condizionate nelle scelte (tecniche emerse in alcuni manuali d’uso della ‘gestione del consenso’ e normalmente applicate da queste aziende energetiche in tali contesti, manuali che Le consigliamo vivamente di leggere).
Tutto al fine di ‘comprare’ il consenso, al pari di qualsiasi altra merce.
Ma, spero Lei ne convenga, il consenso non è in vendita.
E il sondaggio lo dimostra quando alcuni sindacati e alcuni partiti prendono posizione non seguendo il volere dei propri elettori o iscritti, ma le decisioni prese dagli organi dirigenti di Roma; quando l’esito di alcune ricerche scientifiche viene ‘interpretato’ ai propri fini; quando si decide che il controllo delle emissioni dalle ciminiere della centrale a carbone sia eseguito dalla stessa Tirreno Power (per cui gli inquinatori sono i controllori di se stessi, senza che sia prevista alcuna verifica da parte di enti terzi) e non invece da un Ente Pubblico, il quale finalmente dopo decenni potrebbe garantire la cittadinanza sui reali livelli di inquinamento; quando per far approvare un grande progetto che avrebbe pesantissime ricadute sulla salute (142 milioni di euro all’anno di costo per la comunità, senza contare il danno delle migliaia di morti), ci si appella ai limiti di legge, ben sapendo che ‘la giurisprudenza è molto indietro alla scienza’, e che per le dannosissime e letali polveri ultrasottili non è prevista per legge la misurazione, per cui si inquina e si muore ‘a norma di legge’ (ricordiamo anche ai sindacalisti che, come dicono tutti gli esperti in materia, non esistono filtri al mondo che possano limitare significativamente le pericolosissime polveri ultrasottili, e che quindi non esiste centrale a carbone che riduce in modo sensibile gli inquinanti); quando probabilmente si è già deciso di usare i gruppi a carbone anche per bruciare i combustibili derivati da rifiuti (CDR), utilizzando quindi la centrale anche come inceneritore aggravando in modo devastante la situazione, e questo senza comunicarlo alle popolazioni interessate; quando si fa leva sul ricatto occupazionale “o si ampia, o si chiude”, ben sapendo che non è vero, e che è una tipica tecnica di pressione già ripetutamente utilizzata in altre città e contesti simili;
si ha un problema di democraticità quando un’azienda che vuole inquinare per altri 50 anni un territorio, rifiuta per anni qualsiasi confronto con la comunità che ne subirà i danni, e con gli organi medici competenti.
Ecco, sig. Burlando, non si crea un problema democratico quando si manifestano soltanto una o alcune delle componenti sopra esposte.
Quando invece si crea una miscela silenziosa e connivente di tutte queste componenti, e quando alla fine a una comunità non è più concesso di decidere di se stessa, allora si crea un ‘deficit di democrazia’.
Nel merito politico, rincresce peraltro dover constatare che il principale partito, il PD (che è anche il suo partito) 10 giorni fa abbia preso una posizione a favore del carbone, posizione che, come si evince dal sondaggio odierno, risulta contraria al volere della quasi totalità della cittadinanza.
E’ proprio da questi piccoli ma grandi segnali a livello locale (ovvero il non essere in sintonia con i reali voleri della quasi totalità della comunità di riferimento su un tema così rilevante) che nasce la crisi della dirigenza di un partito nazionale di cui si parla molto nei giornali del paese, e di cui ci rammarichiamo, appartenendo a quel mondo culturale.
E’ invece da salutare con entusiasmo lo sforzo propositivo emerso in questi giorni dalla società civile (in particolare ARCI e ACLI, che insieme rappresentano 20.000 iscritti a Savona, sforzo sostenuto anche dalla Curia – vedi allegato) per una “Terza via”, ovvero una soluzione di compromesso che preveda anche un leggero ampliamento della centrale, ma a gas naturale, riducendo addirittura dell’80-90% gli inquinanti, e andando incontro a 5 dei 6 punti richiesti insistentemente per tanti anni dalla dirigenza Tirreno Power e dai sindacati (aumento potenza, mantenimento dimensioni di produzione, maggior efficienza produttiva, consolidamento occupazionale, commesse per la costruzione del nuovo gruppo).
L’unico punto su cui non si potrà andare verso la direzione prospettata dall’azienda (e a cui l’azienda dovrà rinunciare per arrivare a un accordo) è di utilizzare ancora il carbone come combustibile, e quindi su questo punto l’azienda non potrà ottenere un miglioramento del mix dei costi di produzione (che comunque rimarrà ben al di sotto del prezzo di mercato dell’energia, permettendo quindi a Tirreno Power di ottenere comunque un significativo margine di profitto).
D’altronde Sorgenia (la controllante di Tirreno Power) sta ultimando entro l’anno l’apertura in Italia di altre 3 centrali da 800 mw, tutte a gas naturale (e non a carbone).
La dirigenza Tirreno Power dovrà quindi rinunciare a una parte del suo cospicuo utile annuo di esercizio (negli ultimi anni ha anche superato i 100 milioni annui) per arrivare a tale compromesso con la comunità savonese (Regione, Comuni, associazioni, Ordine dei medici, ecc), e per poter ridurre i dati drammatici di mortalità e i costi esterni per il territorio.
Giriamo anche a Lei le conclusioni che già abbiamo posto all’ing. De Benedetti, proprietario (attraverso Sorgenia) di Tirreno Power: non conviene con noi, sig. Burlando, che il rispetto per la vita e per l’ambiente non può e non deve far parte di un mero gioco di interessi politici ed economici, ma deve invece far parte dei valori primari ed inalienabili di ogni popolo civile?
Produrre energia non è un fine ma un mezzo per far funzionare la società in cui viviamo: è etico e doveroso investire capitali per produrre energia con le metodiche meno inquinanti possibili, compatibili con la salute dei cittadini, evitando il più possibile il combustibile più inquinante di tutti che è il carbone.
Nessun calcolo economico può giustificare la richiesta di perpetuare e addirittura incrementare lo scempio ambientale e le morti premature causate dalla combustione del carbone.
Certi di una sua Risposta, Le porgiamo distinti saluti
McKibben: il riscaldamento globale è reversibile, agire possibile
Da TerraNews.it
"E' uscito il nuovo libro di Bill McKibben. L’abbiamo incontrato per fare il punto della situazione e per raccogliere l’invito per la nuova campagna 10/10/10 concepita dall’organizzazione 350.org.
'Il riscaldamento globale non è più un’ipotesi scientifica ma una consapevolezza globale. Da anni non abitiamo più lo stesso pianeta, non la cara vecchia terra, ma un posto più inospitale, ostile, con un nuovo nome Terraa. E questo neologismo, assonante con un grido dall’allarme, è il titolo del nuovo libro di Bill McKibben, Terraa - Come farcela in un pianeta più ostile, in uscita il 29 settembre per i tipi di Edizioni Ambiente. Attivista e scritttore americano, McKibben è autore di La fine della Natura, uno dei primi testi di denuncia di quel fenomeno che allora si chiamava effetto serra, oggi conosciuto come riscaldamento globale, e uno dei punti di riferimento dell’attivismo ambientale globale.
Vent’anni fa suonava il campanello d’allarme intuendo la catastrofe. Oggi invece, davanti al fatto compiuto e alla dimostrazione scientifica prende atto del mondo “globalmente riscaldato”, come lo chiama lui, e spiega quali procedure d’urgenza adottare per salvarci. «Perché il fenomeno è reversibile se si agisce ora, e agire è possibile», testimonia lo stesso McKibben con la sua campagna 350.org, che lo scorso anno ha mobilizzato milioni di persone in 190 stati in tutto il mondo intorno al numero 350, la soglia massima di parti per milione di CO2 nell’atmosfera per evitare l’innalzamento della temperatura. Terra (il nostro giornale con una A sola) l’ha incontrato per farsi raccontare il suo nuovo libro, i suoi piani di attivista e per discutere del futuro di “Terraa”.
«Ho scritto il primo libro sul cambiamento climatico 20 anni fa. Allora già sapevamo i fondamenti, che i combustibili fossili producono CO2 che a sua volta genera l’effetto serra. Quello che non sapevamo era quanto velocemente questo processo stesse sviluppandosi. Negli ultimi 20 anni i cambiamenti sono avvenuti molto più rapidamente di quanto ci aspettassimo. Terraa è basato dunque sul fatto che siamo già dentro il mondo “globalmente riscaldato”. La prima parte del libro insiste sullo stato attuale, sul fatto che il global warming non è un problema del futuro ma sta succedendo adesso. È una parte molto cupa, che mostra la nostra realtà ambientale. Il resto del libro cerca invece soluzioni alla questione: dato che abbiamo creato questo nuovo mondo, dobbiamo trovare nuove abitudini per viverci e affrontare quanto sta succedendo. Per questo servono sistemi economici più piccoli e decentrati, meno interdipendenti, seguendo la via tracciata da movimenti local come Slow food, per riformare l’agricoltura. E dobbiamo cambiare il nostro sistema per generare energia, passando da enormi centrali elettriche concentrate in alcuni luoghi a sistemi per generare energia localmente, impiegando solare ed eolico».
Può funzionare, o sono azioni destinate solo ad alleggerire la coscienza dei singoli?
Beh questo non servirà interamente a raffreddare il pianeta – seppure spero possa aiutarci – ma quello che importa è la lotta politica per fermare il flusso di CO2 nell’atmosfera, una battaglia che stiamo perdendo in questo momento».
Quindi c’è speranza, come vuole la seconda parte di Terraa?
La buona notizia è che oggi conosciamo molte tecnologie che ci potranno aiutare nella lotta contro i cambiamenti climatici. Io sono appena tornato da un viaggio alla Casa Bianca in cui portavo un pannello solare che era stato posto 31 anni fa sul tetto della residenza presidenziale da Jimmy Carter e che ancora oggi funziona benissimo (per ragioni politiche lo staff di Barack Obama ha rifiutato il dono, temendo l’associazione con Carter, uno dei presidenti più impopolari della storia americana, ndr). Noi però possiamo farne e installarne migliaia di pannelli e in maniera economicamente sostenibile. Lo hanno capito i cinesi che stanno sviluppando al massimo questo tipo di industria. Lo stanno sviluppando in maniera velocissima, installando sistemi per energie rinnovabili più velocemente di qualsiasi altro paese sulla terra.
Cosa si può fare invece nel campo dell’economia politica?
Quello che ci manca è un sistema di prezzi sulle energie rinnovabili che ne incentivi l’uso. Dobbiamo sconfiggere il netto vantaggio del prezzo di carbone e petrolio, nel quale non vengono conteggiati i costi legati alla distruzione del pianeta. Se fossimo capaci di innalzare il prezzo dei combustibili fossili, le nuove tecnologie pulite potrebbero ricevere un grande stimolo.
Non può essere rischioso in un momento di instabilità economica?
Può esserlo, ma nulla è più rischioso di innalzare la temperatura terrestre di vari gradi. La fonte energetica più pericolosa sono le centrali termoelettriche a carbone, e da li a scendere. Le rinnovabili hanno rischi limitati, per i pannelli solari dobbiamo semplicemente avere un piano economico di sviluppo ordinato. Dobbiamo imparare a convivere con queste tecnologie. Per esempio io ho un pannello solare sulla mia casa, e quindi per certe azioni quotidiane, come passare l’aspirapolvere, aspetto che ci siano giornate di sole, in modo da essere sicuro da avere sempre a disposizione l’energia che necessito. Dobbiamo solo prestare un po’ di attenzione al mondo intorno a noi.
Cosa ne pensi dei biocarburanti?
La prima generazione, quelli basati sul mais, è stata una stupidata. Adesso stiamo sviluppando nuovi tipi. Ma la cosa importante per i biocarburanti è chiedersi costantemente: è questo l’impiego migliore che si può fare di questo appezzamento di terra?
La geoingegneria, ovvero le super-opere a grande scala, come gli scudi solari e il controllo meteorologico saranno in futuro una soluzione che molti governi adotteranno per fermare il global warming. Panacea o truffa?
Per molti è una soluzione facile. Ma queste tecnologie non dovrebbero essere la prima scelta, visto che molti dei progetti in questo campo sono a dir poco folli. Come riversare grandi quantità di zolfo nell’atmosfera attraverso vulcani. I modelli informatici mostrano che queste tecnologie potrebbero anche non funzionare. Inoltre gli effetti collaterali potrebbero essere immensi, come ad esempio monsoni in aree che non hanno mai subito questo tipo di fenomeni. Sono progetti così, che potrebbero mettere a rischio milioni di persone. Dobbiamo fermare l’emissione di Co2 nell’atmosfera non aggiungere altri elementi chimici nell’atmosfera.
Quindi la tua prossima mossa da attivista?
Beh tra pochissimo! Si chiama 10/10/10 [10 ottobre 2010], giorno di azione globale dove si svolgeranno migliaia di azioni di volontariato per fermare il riscaldamento globale. Ci sono azioni nuove ogni giorno, ad esempio in Zambia verranno distribuite migliaia di pentole ad energia solare. Ad Auckland, Nuova Zelanda, stanno insegnando a migliaia di persone a diventare ciclisti. In Michigan stano scavando orti urbani di fronte a decine di case abitate da famiglie a basso reddito, in modo da mostrare l’importanza del cibo locale. Il 10 Ottobre non resta che rimboccarsi le maniche!
29 settembre 2010
La dott.ssa Litta sulle emergenze ambientali e sanitarie della Tuscia
Da UnoNotizie.it
"La dottoressa Antonella Litta, medico di medicina generale e referente per Viterbo dell'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) e' stata invitata a partecipare al Congresso nazionale della Società Italiana di Medicina Generale - Simg - che si svolgerà ad Arezzo dal primo al 2 ottobre 2010.
La dottoressa Litta interverrà sul tema: "Fattori di rischio ambientali emergenti: ruolo dei medici di medicina generale nelle istituzioni, nella professione e nelle ong per la tutela dell'ambiente e la promozione della salute".
Nella sua relazione la dottoressa Litta illustrerà le attuali criticità ambientali del territorio viterbese e i connessi rischi sanitari per la popolazione insieme al ruolo di prevenzione, informazione e denuncia dei danni ambientali che possono e debbono svolgere i medici di medicina generale.
Queste figure professionali, che come previsto dal Sistema sanitario nazionale operano diffusamente su tutto il territorio italiano, sono anche i primi interlocutori dei cittadini e possono interagire con le istituzioni sanitarie e amministrative, locali e nazionali, sollecitando scelte e programmi di difesa dell'ambiente e quindi della salute.
Un ruolo che spetta a tutti i medici e che e' stato riconosciuto come fondamentale anche dal nuovo codice di deontologia medica che all'art. 5 afferma: "I medici debbono considerare l'ambiente nel quale l'uomo vive e lavora come elemento determinante e fondamentale per la salute dei cittadini".
Di seguito una breve sintesi della relazione
Il territorio viterbese e' un' area di grande rilevanza per il suo prezioso patrimonio naturalistico, paesaggistico, artistico, storico e culturale. Questo territorio custodisce importantissimi siti archeologici noti in tutto il mondo ed e' ricco di paesaggi caratterizzati da vaste aree verdi, laghi e da un bel litorale marino che si estende fino alla Toscana. E' una terra che conserva numerosi preziosi monumenti etruschi, romani e medioevali, tra cui tratti dell'antica via Francigena una via di devozione percorsa dai pellegrini che da tutta Europa si recavano a Roma. Viterbo, il capoluogo della provincia, e' una bella città medievale, famosa anche per la pregiata area naturalistica e termale del Bulicame, un'area di particolare bellezza e fascino ricordata da Dante Alighieri nella Divina Commedia.
Questo territorio così particolare e suggestivo e' purtroppo sottoposto ad una vera e propria aggressione dal punto di vista ambientale e ciò genera le condizioni di un concreto pericolo per la salute della sua popolazione.
La qualità dell'aria e' infatti già compromessa dalla presenza del più grande polo energetico d' Europa, costituito dalle centrali di Civitavecchia e Montalto di Castro, alle quali ora si e' aggiunta la centrale riconvertita a carbone di Torre Valdaliga Nord.
I poteri criminali hanno sversato tonnellate di rifiuti tossici in cave e discariche abusive, non ancora bonificate.
Molti Comuni del viterbese, e particolarmente quelli più prossimi alla capitale, sono sottoposti ad ampie, violente, dissennate cementificazioni.
Il sottosuolo per le sue peculiari caratteristiche geologiche presenta una elevata radioattività dovuta al gas radon.
Le acque destinate a consumo umano, anche per le tipiche caratteristiche geologiche dell'area, presentano valori elevati di sostanze tossiche e cancerogene tra cui l'Arsenico (un cancerogeno di classe 1, secondo l'Agenzia Internazionale di Ricerca sul Cancro - Iarc) e sono perlopiù dichiarate potabili solo in virtù di continue deroghe alle vigenti disposizioni di legge e senza alcuna considerazione degli obiettivi di qualità indicati a garanzia della salubrità delle acque dalla comunità scientifica internazionale.
Uno dei più importanti bacini lacustri viterbesi, il lago di Vico, che fornisce la maggior parte delle acque erogate negli acquedotti dei comuni di Caprarola e Ronciglione, presenta ormai da anni un documentato degrado del suo ecosistema: marcata riduzione dell'ossigeno disciolto nelle acque, eutrofizzazione con notevole incremento della biomassa algale, periodiche e consistenti fioriture del cianobatterio Plankthotrix rubescens, denominato comunemente "alga rossa", che produce una microcistina dannosa per la salute delle persone, per la flora e per la fauna, e classificata sempre dall'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro come elemento cancerogeno di classe 2b.
Le acque di questo lago, anche per la sua origine vulcanica, presentano inoltre elevati livelli di arsenico; elemento cancerogeno di classe 1, come già detto, e con azione di interferente endocrino.
Il territorio viterbese proprio per queste problematiche ambientali dovrebbe essere difeso e in alcune aree risanato, invece si preannunciano ulteriori minacce di danni ambientali: quella rappresentata dalla costruzione di una centrale nucleare a Montalto di Castro e quella, ventilata ormai da anni, della realizzazione di un mega-aeroporto per voli low cost nella città di Viterbo.
Non occorre ripetere qui le formidabili argomentazioni scientifiche per opporsi alla centrale nucleare: la popolazione di Montalto e del viterbese sono già state protagoniste negli anni '70 e '80 di una tenace ed infine vittoriosa opposizione al nucleare, culminata nel referendum del 1987.
Quanto al mega-aeroporto a Viterbo, se quest'ultimo dissennato progetto avesse seguito si devasterebbe irreversibilmente l'area termale viterbese e sarebbero compromesse irreparabilmente le attività' economiche legate all'agricoltura e alla zootecnia di qualità con il conseguente inquinamento della catena alimentare e l'incremento del rischio per la salute delle persone e in particolare per quella dei bambini. La realizzazione di questa infrastruttura, proprio a ridosso di popolosi quartieri di Viterbo, devasterebbe per sempre l'area del Bulicame, dell'orto botanico e delle terme, e imporrebbe ai cittadini di Viterbo un gravissimo inquinamento dell'aria, acustico ed elettromagnetico.
L'azione dei medici, e in particolare dei medici di medicina generale, può costituire - e in molti casi ha già costituito - un sicuro argine a questi progetti di devastazione ambientale, e rappresenta un'azione concreta tra le più importanti in materia di prevenzione primaria e tutela della salute che si esplica attraverso lo studio e la documentazione delle problematiche ambiente-salute e una corretta informazione dei propri pazienti e di tutti i cittadini.
Lester Brown dalla W5S: "Fate chiudere le centrali a carbone"
Da BeppeGrillo.it
"Il mondo è nelle nostre mani, le soluzioni per evitare una catastrofe ecologica esistono, applicarle è solo questione di volontà politica. Questa è un'ottima notizia. Il tempo che ci rimane per intervenire è però molto limitato, ci spiega Lester Brown uno dei più influenti ambientalisti del mondo. Se non interviene la nostra generazione, i nostri figli non ne avranno più la possibilità. Di questo si dovrebbe occupare la politica, non di puttane in Parlamento e della casa di Tulliani a Montecarlo. Le centrali elettriche a carbone vanno chiuse, ora e per sempre, sta già succedendo nel mondo, che si inizi anche in Italia. Organizzatevi, collegatevi ai movimenti internazionali che hanno già ottenuto la cancellazione di decine di centrali a carbone. Informatevi e agite per i vostri figli.
Intervista a Lester R. Brown, ambientalista, economista, scrittore:
Una coda di auto lunga cento miglia
Salve Cesena e congratulazioni per il lancio di Woodstock Five-Star. Anche se non fisicamente, sono con voi con lo spirito. Il mio nome è Lester Brown. Lavoro alla ricerca e alla produzione di testi sulle questioni ambientali e sono il presidente dell'Earth Policy Institute, un istituto di ricerca ambientale no-profit a Washington, DC.
Poco tempo fa, abbiamo letto sui giornali e visto in televisione, un ingorgo stradale in Cina. C’era una fila di macchine lunga 100 miglia e durò nove giorni. Non potete neanche immaginare. Può sembrare comico, ma le persone bloccate in quell’ingorgo, per nove giorni, non l’hanno trovato per nulla divertente. Ciò che stiamo iniziando a vedere è una crescente richiesta delle risorse del pianeta, che si tratti di terra, acqua, sistema climatico o pesca. Tutto è sotto stress. Stiamo creando una situazione in cui il disboscamento delle foreste, lo sfruttamento dei pascoli, la pesca e la coltivazione della terra hanno raggiunto livelli molto elevati, aumentando le emissioni di CO2 rilasciate nell’atmosfera e generando così cambiamenti climatici a una velocità e con dimensioni mai viste prima e che, fino a pochi anni fa, erano inimmaginabili. La nostra sfida è di stabilizzare la relazione tra l’uomo e il sistema terrestre e questo sforzo coinvolge molte componenti. Io sto già attuando una possibile soluzione. Questo sforzo coinvolge molte componenti. Noi, all’Earth Policy Institute, lo chiamiamo Piano B. Il Piano A è business, come al solito. Il Piano A non sta funzionando molto bene. Il Piano B richiede riduzioni di emissioni di anidride carbonica derivanti dalla combustione di combustibili fossili dell’80%, non entro il 2050, che è ciò che i politici amano dichiarare, ma entro il 2020. Stiamo cercando di stabilizzare la popolazione mondiale a un numero non superiore agli 8 miliardi. Un terzo elemento è eliminare la povertà: stabilizzare la popolazione ed eliminare la povertà sono elementi che vanno di pari passo. Più riusciamo a rallentare la crescita della popolazione e accelerare il passaggio a famiglie più ristrette, più facile sarà eliminare la povertà. Più eliminiamo la povertà, più facile sarà avere famiglie meno numerose e stabilizzare la popolazione mondiale. Il quarto componente del Piano B è ripristinare il naturale sistema di supporto all’economia: foreste, campi, terreni, falde acquifere, riserve di pesca. Questa è un’enorme sfida che la nostra generazione si trova a dover affrontare. Se non affrontiamo questa sfida, le prossime generazioni non avranno nemmeno la possibilità di farlo. Quando parliamo di ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2020, la gente è piuttosto attonita perché si tratta di un risultato decisamente ambizioso. Perchè non ci siamo mai fatti questa domanda: “Cosa pensiamo che sia politicamente realizzabile?”. Al contrario, noi siamo partiti dalla scienza e abbiamo chiesto: “Cosa dobbiamo fare, e quanto poco tempo abbiamo, per ridurre le emissioni di anidride carbonica se vogliamo salvare il ghiacciaio continentale della Groenlandia? Quanto tempo abbiamo per chiudere, per esempio, gli stabilimenti alimentati a carbone se vogliamo salvare il ghiacciaio della Groenlandia?”. Il ghiacciaio continentale della Groenlandia si sta sciogliendo a una velocità sempre crescente. Se continuiamo con le nostre solite attività, quasi sicuramente perderemo il ghiacciaio groenlandese. La sfida è chiudere velocemente le centrali alimentate a carbone così da poter salvare il ghiacciaio continentale della Groenlandia. Se continua il disgelo, il livello del mare aumenterà di 7 metri. Questo significa che l’aumentare del livello del mare causato dallo scioglimento del ghiacciaio groenlandese potrebbe inondare molte delle città costiere di tutto il mondo, centinaia di città costiere, da Londra, a Shanghai, a New York.
L'energia solare dell'Algeria
Dobbiamo pensare a come porre un freno al nostro utilizzo di carburanti fossili, in primo luogo il carbone, ma anche il petrolio. Stiamo assistendo a una situazione in cui l’innalzamento del livello del mare, causato dallo scioglimento dei ghiacciai, da solo può inondare molte città costiere, ma anche tutte le risaie sul delta dei fiumi asiatici. A pensarci è sorprendente, ma l’idea che lo scioglimento dei ghiacci su un’isola nel lontano Nord Atlantico possa minacciare la coltivazione del riso in Asia non è immediatamente ovvio. Ma questa è la situazione in cui ci troviamo oggi. La buona notizia è che stiamo assistendo ad alcuni progressi straordinari nel mondo, sia nello sviluppo delle fonti di energia rinnovabili – come l’eolico, il solare e il geotermico – ma anche nella prevenzione della costruzione di nuovi stabilimenti alimentati a carbone, e cominciare a chiudere quelli esistenti. Con l’eolico, per esempio, abbiamo visto che lo stato americano del Texas, uno dei produttori leader di petrolio da almeno un secolo, è oggi il leader nella produzione dell’elettricità dal vento. Se il Texas ultimasse tutti gli impianti eolici previsti, o in costruzione, genererebbe più energia di quanto i 24 milioni di abitanti del Texas potrebbero consumare. Perciò il Texas potrebbe esportare l’energia generata dall’eolico al resto degli Stati Uniti nello stesso modo in cui, tradizionalmente, esportava il petrolio. Ma oggi la storia più eclatante sull’eolico appartiene alla Cina. Nel 2009, la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti nella capacità addizionale installata in quell’anno. La Cina ha installato 12.000 megawatt contro i 10.000 degli Stati Uniti. Ma oltre a ciò, il governo Cinese ha annunciato un programma basato sull’eolico, un programma di sviluppo dell’energia eolica su larga scala, mai visto finora. Hanno pianificato 7 mega complessi eolici che, tutti insieme, avranno una capacità di generazione di oltre 130.000 megawatt. Sarebbe l’equivalente della costruzione di un nuovo stabilimento a carbone al giorno per i prossimi due anni e mezzo. È smisurato. Non abbiamo mai visto uno sviluppo di tali dimensioni prima d’ora. Ma ancora più impressionante è il risultato di un inventario che un team cinese e americano ha fatto delle risorse eoliche della Cina: il team ha pubblicato un articolo sulla rivista “Science” in cui mostra che la Cina ha sufficiente energia eolica accumulata da poter aumentare l’attuale consumo elettrico di 18 volte. Ho voluto fare questo esempio solo per dare un’idea della dimensione dell’energia eolica accumulata. Negli Stati Uniti abbiamo 50 Stati. Tre di questi stati – North Dakota, Kansas e Texas – hanno sufficiente energia eolica accumulata da poter facilmente soddisfare i bisogni elettrici nazionali. Perciò non si tratta di capire se c’è abbastanza energia eolica o meno. Esiste una riserva enorme di energia eolica. C’è inoltre una riserva enorme di energia solare, e il più importante sviluppo in questo campo fu annunciato nel luglio del 2009, quando una dozzina di società europee annunciò un nuovo progetto per lo sviluppo delle risorse del solare del Nord Africa, e per l’integrazione del Nord Africa e dell’Europa in un’unica rete di distribuzione. Questo gruppo di aziende, dirette da Munich REA, Munich Re Insurance, insieme alla Deutsch Bank, Siemens, ABB e un discreto numero di altre aziende ben conosciute, crearono questa nuova organizzazione. Lo scopo era sviluppare una strategia per accumulare le risorse del solare del Nord Africa, con un relativo piano finanziario. L’aspetto impressionante di tutto ciò è ancora una volta la dimensione del progetto. Come ha fatto notare l’Algeria, nel loro deserto, che è la parte più vasta del loro paese, hanno accumulato sufficiente energia solare da poter alimentare l’economia mondiale. Non solo l’economia algerina o quella europea: bensì l’economia mondiale. Questa affermazione potrebbe suonare come un errore matematico, ma non lo è. È un indicatore di quanta energia solare c’è nel mondo. Nella letteratura energetica si sottolinea questo punto e si evidenzia che il sole che scalda la terra produce in un’ora abbastanza energia per alimentare l’economia mondiale per un anno. Anche se abbiamo considerato solo l’energia eolica o solare, non abbiamo nemmeno menzionato l’energia geotermica, che ha un enorme potenziale di per sé. Stiamo guardando a un futuro in cui possiamo alimentare l’economia mondiale attraverso l’energia eolica, l’energia solare e l’energia geotermica e prevedere un futuro più radioso e più pulito di quello che conosciamo ora. Possiamo farlo senza distruggere il sistema climatico della terra. Un’altra interessante nuova tecnologia è sul lato dell’efficienza. Infatti esistono due nuove tecnologie che ci permettono di aumentare drasticamente l’efficienza con cui utilizziamo l’energia. Nel campo dell’illuminazione, per la maggior parte dell’ultimo secolo, abbiamo tutti utilizzato lampadine ad incandescenza, che sono notoriamente inefficienti. Non sono cambiate di molto dalla loro prima realizzazione per mano di Thomas Edison, ormai più di un secolo fa. Ma ciò che abbiamo ora, dopo parecchi anni, è un bulbo fluorescente compatto, che riduce l’uso dell’elettricità del 75% se comparato a un’incandescente. Ma abbiamo una tecnologia ancora più efficiente, chiamata LED, o diodi a emissione luminosa. I LED, se utilizzati correttamente, combinati anche a sensori di movimento, spegneranno le luci in una stanza in assenza di persone. Inoltre stiamo puntando a una potenziale riduzione dell’uso dell’elettricità per l’illuminazione del 90% rispetto al livello di utilizzo della stessa con le lampadine a incandescenza. È un enorme vantaggio. Vediamo un simile potenziale anche nell’industria automobilistica dove, per la maggior parte dell’ultimo secolo, l’unica opzione possibile era rappresentata da un motore interno a combustione, sia esso a benzina o diesel. Ora, improvvisamente vediamo auto ibride ed elettriche apparire sul mercato. La cosa eccitante è che un motore elettrico usa solamente un terzo dell'energia adoperata da un motore a combustione interna. Così ancora, abbiamo un salto qualitativo che otteniamo se cambiamo i motori delle nostre macchine da motori a combustione interna in motori elettrici. Se siete interessati a risparmiare energia, e ad aumentare l'efficienza energetica, questo è un grande momento da vivere. Perché noi ora abbiamo nuove tecnologie che ci permettono riduzioni enormi nell'uso dell'energia. Ho fatto solo due esempi, parlando di illuminazione di trasporto. Ma potremmo parlare degli elettrodomestici per i quali sono possibili anche risparmi incredibili.
Chiudere tutte le centrali elettriche a carbone
Nel complesso dell'intera economia possiamo ridurre drasticamente l'uso di energia e le emissioni di carbonio e nel frattempo stabilizzare il clima per le generazioni future. Spesso mi sono posto questa domanda: “Visto tutti i problemi che affrontiamo nel mondo, come può uno essere ottimista? Come potete essere speranzosi per il futuro?”. Io spesso torno indietro e rileggo la storia economica della seconda guerra mondiale. 7 dicembre 1941. Attacco a sorpresa dei giapponesi a Pearl Harbor, nelle Hawai. Una grande parte della flotta del Pacifico degli Stati Uniti era ancorata a Pearl Harbor nel momento dell'attacco. Quasi tutte quelle navi vennero affondate. Fu un'iniziativa militare molto riuscita per i giapponesi. Ma quello che fece realmente fu portare gli Stati Uniti nella seconda guerra mondiale, sia in Asia che in Europa. Il 6 gennaio 1942, un mese dopo l'attacco a Pearl Harbor, il presidente Roosevelt, nel suo "Discorso sullo Stato dell’Unione" tracciò lo schema degli obiettivi di produzione delle armi negli Stati Uniti. Egli disse: “Noi stiamo per produrre 45.000 carri armati, 60.000 aeroplani e migliaia di navi”. Gli americani non si interessarono alla cosa perché eravamo ancora nel 1942, in piena depressione economica. Quello che Roosevelt ed i suoi consulenti sapevano era che, a quel tempo, la più grande concentrazione del potere industriale nel mondo era nell'industria automobilistica degli Stati Uniti. Così dopo il suo discorso sullo Stato dell'Unione, quando presentò questi obiettivi straordinari per la produzione di armi egli chiamò i capi dell'industria e disse: “Poiché voi rappresentate una così grande parte della nostra capacità industriale, vogliamo contare molto su di voi per raggiungere questi obiettivi nella produzione di armi”. E loro dissero: “Bene Signor Presidente, noi faremo tutto quello che possiamo ma sta diventando difficile produrre automobili e anche tutte queste armi…” e lui disse: “Non capite. Stiamo per vietare la vendita delle automobili negli Stati Uniti”. Ed è quello che esattamente accadde. A partire dall'inizio del 1942 fino alla fine del 1944, sostanzialmente, non ci furono automobili prodotte negli Stati Uniti. Ma abbiamo superato ognuno di quegli obiettivi per la produzione di armi. L'obiettivo era di produrre 60.000 aerei. In realtà, producemmo 229.000 aerei. Aerei da combattimento, aerei per il trasporto delle truppe, aerei per il trasporto di merce, aerei da ricognizione, voglio dire, fu straordinario. Anche oggi, l'idea di un Paese che produce 229.000 aerei è difficile da immaginare. Il punto di questa storia è che non ci vollero decine di anni per ristrutturare l'economia industriale degli Stati Uniti. Non ci vollero anni. Fu una questione di mesi. Se quindi noi potessimo fare lo stesso, se noi potessimo ristrutturare totalmente l'economia industriale degli Stati Uniti in una manciata di mesi, allora potremmo ristrutturare l'economia energetica del mondo nei prossimi dieci anni, per stabilizzare il clima della Terra. Quello che ora è nuovo è che noi siamo in una situazione dove dobbiamo andare oltre, facendo solo dei cambiamenti nel modo di vivere. Le persone spesso mi chiedono: "Cosa posso fare?" E loro si aspettano che io dica: "Ricicli i suoi giornali, cambi le sue lampadine...". E così via. Queste cose sono importanti, ma noi adesso dobbiamo cambiare il Sistema. Dobbiamo diventare politicamente coinvolti. Scegliete un argomento che è importante per voi. Lavorate per la chiusura della centrale elettrica a carbone nella vostra comunità. Unitevi a una delle organizzazioni che lavorano per stabilizzare la popolazione nel mondo. Sviluppate un programma sistematico di riciclaggio totale nella vostra comunità, perché, se abbiamo un riciclaggio completo, riduciamo drasticamente il nostro consumo di energia. Scegliete un argomento che è importante per voi. Trovate alcuni amici che condividono quell'interesse e lavorateci sopra. Negli Stati Uniti questo è successo negli ultimi tre anni, da quando è nato un movimento potente che vieta la costruzione delle centrali elettriche a carbone. Più di 120 centrali elettriche a carbone, che erano state progettate, ora sono state cancellate dalle liste a causa di questo sforzo. Infatti, non potremo mai più concedere una licenza per un'altra centrale elettrica a carbone negli Stati Uniti. Ora questo movimento sta entrando nella fase due del programma, che prevede di chiudere le attuali centrali elettriche a carbone. C'è una lunga lista probabilmente di almeno 30, forse più, centrali elettriche a carbone negli Stati Uniti che verranno chiuse nei prossimi anni e l'obiettivo è di chiuderle tutte, non solo negli Stati Uniti, poiché questo movimento sta diventando internazionale. Così, se volete lavorare ad un obiettivo importante, lavorate per chiudere le centrali elettriche a carbone. Possiamo rimpiazzarle con i parchi eolici, con l'energia solare, con le centrali elettriche di energia geotermica, con le centrali elettriche solari. È completamente realizzabile, ma voi ed io dobbiamo esserne coinvolti. La cosa è in questione per salvare la civiltà stessa e questo non è uno sport per spettatori. Tutti dobbiamo venirne coinvolti.
PS: Il 29 settembre gli Amici di Beppe Grillo di Roma sono in sit in davanti Montecitorio dalle ore 10 alle 20 per ricordare che la DEMOCRAZIA NON SI COMPRA e che l'8 settembre 2007 350.000 cittadini hanno firmato una proposta di legge per un PARLAMENTO PULITO che da troppo tempo è opportunamente dimenticata in un cassetto."
TVN a carbone: in funzione un impianto fuorilegge
Comunicato stampa No al Carbone Alto Lazio
Siamo profondamente costernati dal constatare che avevamo ragione nel denunciare che la centrale Enel di Torrevaldaliga Nord, oltre ad essere un impianto antistorico per la tipologia di combustibile usato, è soprattutto in esercizio in violazione di molte delle norme vigenti e, finanche, delle prescrizioni inserite nel decreto autorizzativo.
Tutte le denunce e/o segnalazioni da noi presentate - da quella del gennaio 2009 relativo alla modalità di carico/scarico del carbone, a quella del novembre dello stesso anno circa i cumuli di rifiuti e ceneri presenti in aree non idonee e di lavoratori costretti ad operari in nuvole di material pulvirulento, a quella relative all’utilizzo di combustibile con contenuto di zolfo superiore allo 0,3% in difformità del piano di qualità dell’aria della Regione Lazio - hanno trovato riscontro.
La replica dell’ENEL che, negando l’evidenza, afferma di essere in perfetta regola, conferma, l’inaffidabilità dell’ente energetico che evidentemente spera di continuare impunito ad agire a proprio piacimento, mortificando il territorio, e la popolazione che in esso vive,
Sentiamo il dovere di ringraziare la Procura della Repubblica che con la propria sensibilità e determinazione, portando avanti una seria e competente azione di controllo, ha indotto gli enti competenti a farsi carico delle proprie responsabilità facendo si, nel contempo, che le popolazioni dell’Alto Lazio riacquistassero un minimo di fiducia nelle istituzioni e si sentissero meno sole in questa lotta impari per la difesa della propria terra.
Grave, invece, che il Ministero dello Sviluppo Economico, nonostante fosse ben edotto da tempo sulle violazioni e sul mancato rispetto delle prescrizioni poste in essere dall’Enel, abbia sentito il dovere di intervenire solo dopo le comunicazioni del Noe e della Procura della Repubblica.
E’ appena il caso di evidenziare, inoltre, che in materia di mancata ottemperanza delle prescrizioni il Codice dell’Ambiente - D.lgs n. 152/06 – all’art. 29 comma 3 recita “Qualora si accertino violazioni delle prescrizioni impartite …… tali da incidere sugli esiti e sulle risultanze finali ….di valutazione, l'autorità competente, previa eventuale sospensione dei lavori, impone al proponente l'adeguamento dell'opera o intervento, stabilendone i termini e le modalità. “dove per autorità competente si intende l’ente che ha rilasciato la Valutazione d’impatto Ambientale (Minambiente nds.) e, conseguentemente, impartito le prescrizioni. E vista la gravita delle prescrizioni non ottemperate, e le gravi ricadute che tale mancato rispetto può causare alla salute della popolazione, attendiamo che il Ministero dell’Ambiente, che non mancheremo comunque di richiamare alle proprie responsabilità, proceda in base alle proprie specifiche competenza ad emettere gli idonei e prescritti provvedimenti, anche di natura cautelare, quale la sospensione dell’attività della centrale.
Sconcertante, infine, l’inettitudine ad adempiere al proprio ruolo di “Primo responsabile della salute dei cittadini“ in primis del Sindaco Moscherini, ma anche dei suoi omologhi dei comuni limitrofi, in prima fila quando si è trattato di spartire le cospicue compensazioni economiche, ma assenti e silenti dinanzi alle reiterate denuncie di violazione delle norme esistenti, alla mancata ottemperanza delle prescrizioni e ai conseguenti possibili danni alla salute della popolazione e dei lavoratori addetti che da tali violazioni possono scaturire, finanche ora davanti alla presa di posizione del Ministero.
Personaggi squallidi, non degni di ricoprire il ruolo di rappresentanti della comunità e che, se mantenessero un minimo senso del pudore, dovrebbero avere il buon senso di dimettersi.
Milioni di posti di lavoro dalle fonti rinnovabili
Da rinnovabili.it
"Le rinnovabili fanno bene all’occupazione. In tempi di crisi e recessione mondiale le prospettive lavorative offerte da tutti i comparti delle rinnovabili sembrano essere un solida certezza. A certificare il buon trend di crescita dell’indotto occupazione offerto in tutto il mondo dalle energie pulite ci aveva pensato già qualche mese fa l’Energy [ R]evolution , un rapporto presentato da Greenpeace e dall’ European Renewable Energy Council che aveva stimato in 12 milioni i posti di lavoro creati a livello mondiale tra vent’anni dalla “green economy”, di cui 8,5 milioni solo nelle rinnovabili. Stime che
ora la International Renewable Energy Agency (IRENA) ha rivisto al rialzo, ipotizzando una crescita totale degli occupati nel campo della produzione delle energie pulite fino a 20 milioni di lavoratori in tutto l’indotto al 2030. A riferire le stime è stato il quotidiano Khaleej Times Online che ha riportato la notizia dello svolgimento della International Conference on Renewable Energy, in calendario da domenica 26 a giovedì 30 settembre ad Abu Dhabi, a cui ha preso parte ieri anche il direttore generale dell’IRENA, Helene Pelosse.
Una conferenza in cui ieri è stato proprio il direttore generale dell’IRENA a riferire che sarebbero circa 20 milioni gli occupati stimati al 2030 in tutti i comparti delle rinnovabili. Una crescita vertiginosa, quindi, che farebbe pensare a quello delle energie pulite come ad un mercato occupazionale in forte ascesa se si pensa, ad esempio, che solo nel 2008, sempre secondo le stime di IRENA, gli occupati in questo settore erano 2.332.000 in tutto il mondo.
Nel suo intervento di ieri il direttore Pelosse ha sottolineato come anche nel mix energetico mondiale lo scenario potrebbe cambiare rapidamente: entro il 2050 circa il 50% dell’energia sarà prodotta da fonti non inquinanti. Buona anche la crescita di alcuni specifici settori, come l’eolico e il fotovoltaico, che hanno fatto registrare incrementi a due cifre negli ultimi due anni, potendo anche contare su un aumento del 60% della nuova capacità di generazione elettrica pulita nella sola Europa. Ma se il trend di crescita europeo sembra essere abbastanza consolidato, Pelosse ha anche evidenziato come attualmente, a livello mondiale, sono 85 le nazioni impegnate a raggiungere obiettivi energetici più green e altri 75 Paesi hanno sistemi di incentivazione delle tariffe elettriche.
Il mercato delle energie verdi, secondo quanto ha riferito ieri il direttore generale dell’IRENA, ha fatto registrare solo nel periodo 2004-2008 una crescita considerevole degli investimenti, pari a circa quattro volte il volume iniziale, mentre nel 2009 il volume di investimenti nelle energie rinnovabili è stato pari a 162 miliardi di dollari. Nel consumo finale di energia a livello globale le energie rinnovabili rappresentano una percentuale decisamente interessante, circa il 18%, ma secondo Pelosse saranno necessari nei prossimi anni ulteriori cambiamenti nelle politiche energetiche dei differenti Paesi, considerando anche la “crisi” dei mercati delle fonti fossili, come carbone e petrolio.
28 settembre 2010
Jeremy Rifkin e la società dell'energia distribuita
Da IlSole24ore.com
«Un secondo Rinascimento: il mondo verso la civiltà dell'empatia». È il tema della lectio magistralis che il professor Jeremy Rifkin, economista, pacifista e ambientalista americano, ha tenuto oggi alla Camera dei deputati, trasmessa in diretta sul sito del Sole 24 Ore. Ha introdotto il presidente della Camera dei deputati, Gianfranco Fini, ricordando l'importanza delle teorie del professor Rifkin sull'avvenire della civiltà dell'uomo. Per Rifkin carbone, petrolio, gas e uranio sono al tramonto e il futuro è nell'energia distribuita, prodotta e diffusa da ampie reti sul modello di Internet.
«Quello che maggiormente colpisce nel pensiero di Rifkin - ha detto Fini - è lo sforzo di offrire una visione unitaria dell'uomo e della sua civiltà», in un momento in cui «s'avverte sempre più forte l'esigenza di uscire dall'unidimensionalità e dalla settorialità per offrire visioni globali della vita sociale». Per Fini «non si può non essere d'accordo con Rifkin quando ci avverte che viviamo in un'epoca di grandi opportunità, sconosciute alle generazioni precedenti ma, nello stesso tempo, anche di grandi rischi e di pericolose tendenze dissolutive».
Quello dell'empatia è un tema caro al professor Rifkin. Nel suo libro "La civiltà dell'empatia", uscito quest'anno, Rifkin considera lo sviluppo della società in relazione allo sviluppo della capacità di empatia tra individui. È proprio l'empatia, per Rifkin, a dare un vantaggio evolutivo all'uomo. Un ingrediente fondamentale, dunque, per la società, una sorta di collante sociale. Ma l'empatia può anche avere effetti perversi, aumentando l'entropia.
Rifkin ha iniziato il suo intervento parlando della fine della grande rivoluzione industriale, di quando il prezzo d'acquisto del petrolio ha raggiunto i 147 dollari al barile, picco della globalizzazione, seguito 60 giorni dopo dal crollo dei mercati finanziari. Il problema reale, per Rifkin, è che carbone, petrolio, gas e uranio sono al tramonto. Che «il futuro sta nell'energia distribuita», prodotta con fonti rinnovabili e diffusa tramite reti ampie e orizzontali, stile Internet. Ha detto che nei prossimi 30 anni ogni singolo edificio sarà convertito in una micro-centrale energetica, che produce più di quanto consuma. Una vera rivoluzione economica per tutto il mondo, dalle occasioni di lavoro alle possibilità di business per le piccole e medie imprese, alla valorizzazione degli edifici che porterà a una riscrittura del mercato immobiliare. Ogni edificio dovrebbe essere collegato in rete per offrire il surplus, mettendo in atto una rivoluzione energetica.
L'economista ha parlato dell'ecosistema del mondo che non è più in grado di tenere il passo, del cambiamento climatico nel golfo del Messico che avviene con uragani raddoppiati di intensità, dell'Artico dove oggi si può andare in kajak. «E non si tratta di un aggiustamento stagionale, ha spiegato come hanno sospenuto alcuni. Si rischia così l'estinzione del 70% delle specie della terra. E la perdita di biodiversità è difficile da recuperare».
Ha ricordato che per Hegel «la felicità sono le pagine bianche della storia» e ha sottolineato che i «grandi cambiamenti sono un'evoluzione della coscienza e dell'empatia». La potente rivoluzione di Internet ha dato una struttura open source ai giovani che comunicano in rete con grandi poteri, superiori a quelli delle tv. Questo, per Rifkin, porterà a una potente terza rivoluzione industriale. Nella sua introduzione Fini aveva ricordato che per Rifkin il futuro é il "mondo dell'empatia" perché «la società umana é arrivata a un alto grado di interconnessione grazie allo sviluppo tecnologico». Un processo particolarmente evidente presso i giovani che si sono formati nel primo decennio degli anni 2000, che Rifkin definisce «generazione del millennio», la «prima cresciuta con internet».
Nel suo libro l'economista parla anche del "nuovo consumatore" che la crisi ha contribuito a plasmare, ma che probabilmente sarebbe emerso comunque: un consumatore che pretende di essere al centro dei pensieri delle aziende che volgiono indurlo ad acquistare. Un consumatore che chiede una maggiore attenzione all'ambiente, più servizi, più offerte su misura. Insomma, chiede empatia.
Qualcuno si muove per il carbone a Saline Joniche
"Una centrale a ‘carbone pulito ‘dalla potenza di 1300 megawatt nel sito abbandonato della ex Liquichimica di Saline Joniche. Un progetto cui sarebbero contrarie le istituzioni locali e regionali, oltre che cittadini e associazioni. Eppure oggi si è svolto un incontro a porte chiuse, cui la stampa non è stata ammessa, tra alcuni consiglieri comunali dell’amministrazione di Melito Porto Salvo e una delegazione della Sei, la società elvetica cha sta investendo un miliardo di euro di capitale privato per la costruzione di una centrale che produrrà energia, in una regione quale la Calabria che ha deliberato contro questo progetto, seppur tardivamente, e che nel suo piano regionale energetico ha un espresso veto verso questa fonte non rinnovabile."
Fonte: Strill.it
Vedi anche qui
27 settembre 2010
Carbone a colazione
FOTO BY WWW.FLYBIBO.IT |
Da Centumcellae.it
"Bolle di sapone? Zucchero filato? Panna montata? Difficile capirlo perché i regali di mamma Enel giungono sempre improvvisi e inaspettati. Come stamattina, quando poco dopo l’alba dal camino di Torre Valdaliga Nord è comparso d’improvviso quest’ennesimo pacco dono per i civitavecchiesi. Una nuvoletta gustosa da inalare e ingerire, magari come prima colazione perché l’azienda elettrica ci tiene che i cittadini, e soprattutto i bambini, possano cominciare la giornata in modo nutriente e salutare. E con prodotti genuini ovviamente, con quel marchio “doc” in cui l’Enel è sapientemente specializzata; perché tutto ciò che esce dalla torre biancorossa delle centrale è assolutamente innocuo; anzi, è nutritivo e ricco di fibre. Ce l’hanno raccontato così tante volte quei sant’uomini che dirigono l’azienda elettrica in questi anni, per convincerci che la riconversione a carbone era benefica per la città, che ormai ci crediamo veramente. Chi mai, infatti, potrebbe dubitare delle loro rassicurazioni? Chi mai potrebbe pensare che dentro quella nuvola candida che stamane si è levata verso il cielo non c’erano ingredienti balsamici? Troppo buona mamma Enel, che abbuffate ci fa fare…
26 settembre 2010
No all'Alto Jonio pattumiera d'Italia, no al carbone a Rossano
Da Dirittodicronaca.it:
"Si allarga il fronte del No sulla riconversione Enel"
“La riconversione a carbone della centrale Enel di Rossano è una questione che coinvolge anche l’Alto Jonio”. A sostenerlo è l’assopec, di cui è presidente Walter Astorino, che sta organizzando un incontro con i leader del Comitato No al carbone allo scopo di allargare il fronte di lotta e scrive: “Futuro nero per l’Alto Jonio e la Sibaritide. Siamo la pattumiera d’Italia. E lo saremo ancora di più, con la riconversione a carbone della centrale dell’ENEL di Rossano. Non bastavano le ferriti di zinco di Cerchiara e Cassano, l’inquinamento dei fondali marini nel crotonese, le scorie radioattive di Policoro, gli scarichi aerei e marini di Taranto. Siamo circondati da sterco, che non abbiamo prodotto noi, e che a noi non ha portato nulla di buono. Viviamo al centro di una pattumiera. Ora, con l’aggiunta della centrale a carbone nel golfo di Corigliano, il cerchio si chiude, così come le prospettive di sviluppo e resistenza di un territorio martoriato ed abbandonato da tutti, in primo luogo dai nostri politici ed amministratori. Che intervengano, che intervenga l’ARPACAL, i vari Ministeri… ma questa speranza, forse, significa affidare le pecore al lupo: perché non sono già intervenuti? La centrale a polverino di carbone darà circa 60 posti di lavoro. Ma ne distruggerà forse 5mila, fra agricoltura, pesca, commercio, nonché turismo, che verrà praticamente azzerato. Un prezzo troppo caro, per produrre energia sporca da mandare al nord, dato che la Calabria produce già molta più energia di quante ne consumi. L’ASSOPEC, associazione degli operatori economici, a seguito di un incontro con i leader del Comitato No al Carbone di Rossano-Corigliano, Casciaro, Falsetta, Turone, Morfù, per citarne alcuni, è in procinto di organizzare un incontro a Trebisacce al fine di allargare il fronte di lotta a tutto l’Alto Jonio. Questo mostro non ci serve. Non ci serve il disastro ambientale di 2milioni di tonnellate di polverino di carbone l’anno, movimentati con chiatte gigantesche, su nastri trasportatori, con svariate decine di navi inquinanti e poi da 17mila camion sulla 106! Taranto è coperta da una coltre rossa mortale. Noi saremo coperti, a breve da una coltre nera, altrettanto mortale. Tumori, leucemie, malattie del sistema respiratorio, allergie: ecco cosa ci darà, purtroppo, la nuova centrale, in cambio di nulla. Un disastro economico ed ambientale terminale. Questo non è un problema solo di Rossano, è un problema di tutta la Sibaritide, e gli imprenditori di Trebisacce sono pronti alla lotta estrema. Basta con la svendita della nostra pelle. Basta con il colonialismo nazionale”.