No al carbone Alto Lazio

19 marzo 2011

Civitavecchia, a volte respirare è un rischio per la salute

Civitavecchia, commento del Consigliere Comunale Manuedda al comunicato diramato dal dott. Coleine rispetto ai gravi dati di inquinamento emersi nella scorsa settimana a Civitavecchia

L’infelice comunicato del dott. Manrico Coleine, presidente del consorzio per la gestione del milione di euro elargito annualmente dall’Enel, impone alcune precisazioni.

Non solo nella giornata di lunedì, come sostenuto da Coleine, ma per due giorni, lunedì 14 e martedì 15, sia la centralina di Arpalazio, unica valida ai fini di legge, sia quelle del consorzio moscheriniano, hanno registrato a Civitavecchia significativi superamenti del limite giornaliero previsto per le polveri sottili, in particolare per il PM10.

È bene ricordare che nella giornata di martedì lo sforamento ha riguardato anche Tolfa e Allumiere, mentre in entrambi i giorni hanno rilevato valori superiori al limite le centraline di Santa Severa, Tarquinia e Monte Romano.

Per capire, poi, come abbia fatto il presidente Coleine a comunicare l’assenza di superamenti dei limiti per il PM2,5, bisognerebbe rivolgersi ad un esperto del paranormale, non essendo installati sul nostro territorio rilevatori per questo tipo di inquinante.

Nelle giornate di lunedì e martedì, dunque, abbiamo respirato aria malsana, come accade spesso, del resto, ma con l’unica differenza che stavolta risulta da qualche parte.

Una situazione in cui, per usare le parole dell’Arpa, “aumenta la probabilità di accusare sintomi per i soggetti particolarmente sensibili. Anche gli adulti sani possono manifestare difficoltà respiratorie e cardiache, soprattutto durante attività fisiche intense e prolungate all’aperto”. Se invece vogliamo seguire la definizione di qualità dell’aria “scadente”, usata dal consorzio del dott. Coleine, il concetto non cambia: “Tutti possono cominciare ad avvertire effetti sulla salute. I membri dei gruppi sensibili possono invece avvertire effetti più seri”.

Chiarito che per “soggetti sensibili” si intendono le persone anziane, quelle con malattie cardiocircolatorie e polmonari, i neonati e i bambini, a Civitavecchia, nelle giornate di lunedì e martedì siamo stati tutti esposti a rischi o ad effetti negativi sulla salute senza essere avvertiti in tempo utile.

Licenziare, a due giorni di distanza, un comunicato come quello del dott. Coleine, equivale a rivolgersi a un cadavere dicendo: “A proposito! L’altro ieri ti hanno sparato in fronte, ma non ti preoccupare… Adesso ce ne siamo accorti”.

Preso atto dell’irreparabile ritardo, il signor Coleine, come medico prima che come presidente del consorzio finanziato dall’Enel, avrebbe fatto meglio a rimanere in silenzio e, magari, anche se ormai si tratta di una pratica mitologica, rassegnare le dimissioni.

Al contrario, solo dopo che le foto dei pannelli che definivano “scadente” l’aria già respirata hanno iniziato a circolare su internet, il dott. Coleine ha ritenuto doveroso intervenire, rispolverando, è proprio il caso di dirlo, la leggendaria teoria della sabbia del Sahara portata nei nostri polmoni e, soprattutto, nelle centraline dal provvidenziale scirocco. Peggio ancora, il presidente ci comunica che il fenomeno era stato previsto dall’Arpa, senza che per questo abbia sentito il bisogno di avvisare la popolazione in anticipo.

In effetti, nel bollettino del 14 marzo l’Arpa aveva previsto “l’influenza di eventi di trasporto da lunga distanza di PM10 provenienti dalle regioni nord-africane”. Peccato, per gli ineffabili sostenitori della teoria della sabbia assassina, che la stessa situazione, se non peggiore, si può riscontrare, ad esempio, per il 2010, nelle date del 13 e 14 giugno, 26 marzo e 19 febbraio, senza che le nostre centraline abbiano mai registrato un superamento dei limiti di PM10.

Escluso, quindi, che le polveri provenienti dall’Africa abbiano causato lo schifo che ci siamo respirati, sarebbe giusto trovare le cause. Mi sembra chiaro che non potrà essere il consorzio presieduto dal dott. Coleine a farlo e, probabilmente, neanche l’Arpa, che si può annoverare tra i sostenitori della prima ora della “pista africana” e per la quale a Civitavecchia l’aria è invidiabile, come dimostra l’inesorabile centralina del Parco della Resistenza, che nel 2010, in una città di 50.000 abitanti con il suo traffico veicolare e un’autostrada, due centrali termoelettriche di cui una a carbone e un porto che inquina come una centrale, ha registrato 0 (ZERO) superamenti del limite per il PM10.

Temo che quello del 14 e 15 marzo 2011 sarà l’ennesimo delitto perfetto, anche se, considerato che il traffico non è stato più intenso del solito, non c’è stato un gran premio di Formula Uno, le navi da crociera non sono ancora arrivate, il cementificio dovrebbe essere spento, non ci sono stati incendi, la soluzione sembra proprio a portata di mano. Potrebbero essere le centrali, magari quella a carbone… Ma no, è impossibile… Quelle emettono condensa dal vago profumo di violetta. Ma allora, non rimangono che i caminetti a legna… Certo! I caminetti a legna, come ho fatto a non pensarci subito!

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Rinnovabili, subito.

Da L'Espresso a firma di Ignazio Marino
"Le emozioni suscitate dal terribile disastro che sta sconvolgendo il Giappone, con gravi ripercussioni su tutto il pianeta, hanno risvegliato incubi. Certo è che in Italia oggi il nucleare non piace a nessuno. e le ragioni non sono affatto emotive. Si pensi anzitutto al problema di maggiore attualità: il rischio di incidenti. I fautori del nucleare sostengono che i più moderni sistemi di costruzione sono assolutamente sicuri e non c'è dubbio che le centrali più recenti abbiano standard di sicurezza molto elevati ma poi ci sono i fatti che, evidentemente, dimostrano come un incidente non si possa mai escludere e, come si dice, 'a nuclear accident anywhere is an accident everywhere'. Ma incidente non è il termine adatto perché le parole per descrivere le conseguenze dell'esposizione alle radiazioni sono leucemia, cancro, sterilità, anemia, infezioni, malformazioni, alterazioni genetiche e cromosomiche, e il rischio di tali terribili malattie perdura molti anni dopo l'esplosione di un reattore.

D'altra parte, la crescita del consumo di energie ottenute da combustibili fossili (carbone, gas e petrolio) ha creato a sua volta enormi problemi all'umanità, dall'inquinamento al surriscaldamento, dalle instabili relazioni con i paesi produttori di petrolio ai vincoli economici legati al prezzo del greggio. E poi nemmeno le fonti di origine fossile sono esenti dal rischio incidenti, basti pensare all'incendio di Centralia, in Pennsylvania, quando nel 1962 andò a fuoco una miniera di carbone producendo emissione di gas tossici e voragini nel terreno, rendendo necessaria l'evacuazione permanente di tutta l'area, una superficie pari a quattro volte lo Stato del Vaticano. Dunque servono nuove fonti di energia: ma non sarebbe più sensato concentrarsi su quelle che pongono meno problemi? Nel caso del nucleare, oltre ai rischi legati a disastri naturali o incidenti, ci sono altri elementi pieni di incognite.

Le parole del Nobel Carlo Rubbia non dovrebbero lasciare indifferenti: «Si sa dove costruire gli impianti? Come smaltire le scorie? Si è consapevoli del fatto che per realizzare una centrale occorrono almeno dieci anni? Ci si rende conto che quattro o otto centrali non risolvono il problema, perché la Francia per esempio va avanti con più di cinquanta impianti? Se non c'è risposta a queste domande, diventa difficile anche solo discutere del nucleare italiano. E se non si riesce a risolvere il problema della costruzione di un inceneritore per bruciare l'immondizia, come riusciremo a sistemare queste grandissime quantità di scorie nucleari che nessuno al mondo sa ancora smaltire?».

Perché le scorie, ovvero i rifiuti del nucleare, sono estremamente tossiche e destinate a restare attive per migliaia di anni. Nessuno ha ancora trovato il modo per smaltirle e anche il progetto americano più ambizioso (tunnel profondi nel deserto del Nevada) dopo vent'anni di studi e 7,7 miliardi di dollari spesi dal governo federale con le tasse dei contribuenti, alla fine è stato sospeso perché non abbastanza sicuro.

Per non parlare dello smantellamento delle centrali nucleari che hanno terminato il ciclo di produzione, operazione complessa, pericolosa e molto costosa, che oggi in genere viene rimandata in attesa che la radioattività diminuisca e nella speranza che il progresso tecnologico renda più facili le operazioni. La Gran Bretagna, per esempio, non sapendo come affrontare la questione ha deciso di posticiparla di cento anni. Con tanti auguri a chi verrà dopo.

Quanto al nostro Paese, possiamo solo riconoscere che non abbiamo petrolio, né metano, né carbone ma non abbiamo nemmeno uranio dunque, anche sviluppando il nucleare, cambieremo fornitori ma resteremo dipendenti. Dovremo comprare l'uranio da chi lo possiede, considerando che si tratta comunque di una fonte di energia destinata ad esaurirsi prima del 2100.

Di fronte alla domanda crescente, la risposta della politica è stata sempre quella di aumentare le importazioni mentre la prima cosa da fare sarebbe consumare meno, risparmiare energia e, soprattutto, usarla in modo più efficiente. � possibile con il migliore isolamento delle case, con l'energia geotermica attraverso l'estrazione del calore dalle rocce profonde, il potenziamento dei mezzi pubblici, lo spostamento delle merci su rotaie e via nave, come del resto chiede anche l'Europa che obbliga a ridurre i consumi del 20 per cento entro il 2020.

Le energie alternative sono il settore in cui investire e costruire il futuro. Soprattutto perché l'Italia ha una grande risorsa naturale che è il sole, una fonte energetica che durerà per i prossimi 4 miliardi di anni e che, come sostiene il professor Vincenzo Balzani, chimico molecolare di fama mondiale, «rappresenta una stazione di servizio sempre aperta che invia una quantità di energia diecimila volte superiore a quella che l'intera umanità consuma».

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Carbone a Saline Ioniche, intervengono le Associazioni dell’Area Grecanica

Comunicato stampa del Coordinamento delle Associazioni dell’Area Grecanica

Senza chiedere il permesso a nessuno. Sulla centrale a carbone abbiamo delle opinioni diverse. Rappresentiamo interessi diversi. Noi vogliamo rappresentare gli interessi veri di questa terra. Senza dover chiedere il permesso a qualcuno. Senza che qualcuno voglia imporci i segni del suo dominio: anche culturale. Abbiamo una idea diversa dello sviluppo per la nostra Area Grecanica. Infatti, dopo la prima, assemblea del No al carbone, nessuno degli appartenenti al Coordinamento delle Associazioni, si è esaltato per la grande partecipazione che si è registrata all’evento.

Tantomeno ci abbattiamo oggi, che c’è stata una minore partecipazione, comunque non dovuta disinteresse, ma all’accavallarsi di eventi che non stiamo qui ad elencare.

Notiamo, comunque, che il Sig.D’Aquaro è un ragioniere meticoloso che scrive pagelle e assegna voti. Lo ringraziamo per la sua magnanima attenzione. A lui non sfugge nulla, salvo che rispondere alle domande sulle quantità dei veleni che verranno sparsi dalla centrale a carbone, che loro definiscono pulita, sulle conseguenze che questi veleni avranno per la salute di noi tutti e sui livelli di riscaldamento del mare nell’area circostante?

Ci sono degli studi che valutino le possibili conseguenze sulle persone e sull’ambiente?

O queste domande hanno un sapore ideologico?

Ci risparmi, la Sei, di ripetere che la Co2 non è un veleno. Lo sappiamo. E’ il suo eccesso nell’atmosfera che provoca conseguenze sul clima. A Cancun qualche mese fa, di questo hanno parlato i capi di governo del Pianeta Terra. Il carbone è il primo accusato. L’Onu da tempo insiste sui pericoli per il clima sulla Terra, e chiede interventi decisi. Lo stesso fa l’UE; il 2020 è una data vicina e importante. Il Sig. D’Aquaro, però, non parla di tutti i veleni che saranno emessi, a tonnellate, dalla centrale. Bontà sua, invece, il Dr Bocchiola, in una intervista, ammette che qualcosa c’è. Posso dire che questo non ci tranquillizza per niente? Anzi! E quale sicurezza può dare il costruire una centrale a carbone, in un area a forte rischio sismico, come la nostra terra. Sappiamo già che la tecnologia adottata ha previsto tutto; quindi nessun pericolo come in Giappone per il nucleare.

Il Sig. D’Aquaro si concede di dire, davanti a tutti, che la dignità della nostra Gente, di cui noi siamo figli, per noi è sconosciuta. Difenda pure, da consigliere pagato qual è, il progetto Sei, ma ricordi, questo caro Signore, che non tocca a lui elargire patenti di dignità.

Legga, o rilegga, Corrado Alvaro, sul senso della dignità dei Calabresi. Quegli scritti hanno un valore anche per l’oggi.

Nella assemblea ultima, noi, si voleva fare il punto della situazione relativa al progetto della Sei. Ribadendo il nostro No,anche perché idee e progetti per uno sviluppo diverso di questa area ce ne sono.

Progetti che partono dalle nostre risorse naturali, paesaggistiche, culturali e dai nostri antichi paesi; nonché dal mare e dalla montagna. Il carbone per tutto ciò non ci interessa. Vogliamo pensare e agiamo,alla luce del sole, per farne a meno.

Vorremmo ricordare, che il Gal Area Grecanica ha avuto un progetto finanziato con fondi UE, da parte della nostra Regione. Sono circa 8 milioni di euro, comprensive della quota parte dei privati.

Il Gal è una agenzia per lo sviluppo, promossa dalla UE, di cui fanno parte i Comuni dell’area, associazioni, camera di commercio, privati ecc. Per dire che ci sono professionalità e talenti anche dalle nostre parti. Vorremmo ricordare Portus, un progetto di riqualificazione dell’area ex Liquichimica premiato alla biennale di Venezia, frutto dell’ingegno e talento di professionisti Reggini. Abbiamo espresso il nostro apprezzamento sulla decisione del nostro governo Regionale su un finanziamento per rendere agibile il porto di Saline.

Che cos’è? In Svizzera, nel Cantone dei Grigioni, molti sono contro le centrali a carbone che la Sei Repower vorrebbe costruire a Saline e ad Amburgo e stanno proponendo un referendum popolare. Ad aprile si voterà per il rinnovo del governo cantonale e la Repower è una società con il 46 % di azioni detenuto dal Cantone. Quindi utilizza, anche, soldi dei cittadini contribuenti di quel Cantone. Non era una società del tutto privata?!

La Sei Repower di queste cose non parla. Noi SI.

O, forse, ha un sapore di ideologia porre, anche da parte della libera stampa, queste domande alla Sei?

Perché la stampa, non tutta, ha qualche impaccio, forse, nel porre, anche queste domande alla Sei Repower?
E magari parlando del No al carbone dice che è un no ideologico.

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Fulvio Conti (a.d. enel) sul nucleare: "non fidatevi dell'emotività". Anzi sì...Beh, ogni tanto.

Fidatevi della vstra emotività, ma solo quando guardate gli spot menzogneri di enel, stracolmi di fiorellini, verde, sole, ed energia pulita. Vi fanno sentire bene? Era quello lo scopo dell'operazione, farvi dimenticare che Enel è il primo inquinatore sul suolo italiano.

Ma non fidatevi della vostra emotività quando vi prende il panico di fronte a un disastro nucleare che sta devastando un'area del Giappone e la renderà inabitabile per sempre. Enel sta investendo in nucleare: non va bene mettergli i bastoni tra le ruote.

Una sola parola come risposta: VERGOGNA

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Potenziamento S.S. Aurelia o autostrada a pagamento?

Continua l’impegno del Movimento Nocoke Alto Lazio, di Italia Nostra e di tutti i comitati promotori della costa tosco-laziale, da Livorno a Gaeta, che esprimeranno ragioni del dissenso e proposte alternative all’iniziativa di Sabato 19 marzo nel Palazzo della Provincia di Grosseto in Piazza Dante, dalle 9 alle 14, dove si terrà un dibattito coordinato da Paolo Conti del Corriere della Sera.

Il territorio è in allarme per il pericolo della sciagura dell’autostrada Tirrenica, un’opera inutile e troppo costosa, che non tiene conto delle necessità delle popolazioni che vogliono solo, la messa in sicurezza dell’Aurelia, opera che consentirebbe di evitare altre vittime di incidenti, ma soprattutto salvaguardare il nostro meraviglioso paesaggio della Maremma.

I cittadini impegnati da sempre per la salvaguardia della salute e dell’economia del territorio, sono fermamente decisi ad andare avanti contro la realizzazione di un’autostrada, che ora in maniera ingannevole fanno credere meno impattante, perché realizzata sopra l’Aurelia.

Niente di più bugiardo, visto che oltre allo scempio di cemento asfalto e muri impattanti che taglieranno in due la Maremma, ci vogliono fregare anche una strada statale, per farcela pagare come Autostrada!!

Svegliamoci!

Per questo da domani saremo nelle Piazze per la raccolta firme per sostenere una petizione che chiede la messa in sicurezza dell’Aurelia, gratuita al posto dell’Autostrada a pagamento.

Se ci lasceremo rubare la S.S. Aurelia, perderemo il diritto di spostarci senza prendere l’autostrada, perché le strade secondarie non le faranno per costringere il più possibile anche i residenti a pagare il pedaggio.
La sciagura nucleare in Giappone dimostra la gravità dei pericoli che la Maremma deve affrontare. E' già in funzione una centrale a carbone a Civitavecchia. Si continua a parlare di una centrale nucleare a Montalto di Castro. E di un'autostrada- Corridoio Tirrenico- destinata a stravolgere il paesaggio e l'economia della zona.
Speriamo che dopo la tragedia di Fukushima anche il Governo italiano finisca col capire che non si può proporre il nucleare né a Montalto né altrove in Italia.

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18 marzo 2011

...E i colossi del carbone preparano il banchetto

In una situazione in cui tutti i novelli sostenitori del nucleare danno a vedere un certo interessato pentimento,

"Andrea Clavarino, presidente Assocarboni, assicura che in Italia “il carbone è pronto a fare la sua parte”. A patto che il governo “riprenda in mano la barra della politica energetica”. Oggi, spiega, “l’unica alternativa reale, pronta, per produrre energia elettrica è il carbone [...] certamente si farà ricorso al carbone per compensare gli stop alle centrali nucleari in Giappone e in Europa”.

Da IlfattoQuotidiano

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Ministro Prestigiacomo: "Fermiamo il nucleare o rischiamo alle prossime elezioni"

"PRESTIGIACOMO: "E' FINITA, USCIAMONE" - "E' finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate". Nell'aula di Montecitorio e' finita da poco la cerimonia di celebrazione del 150o anniversario, e nel corridoio di fronte alla sala del governo il ministro dell'Ambiente, Stefania Prestigiacomo, si sfoga, lontana da occhi indiscreti, con Paolo Bonaiuti e Giulio Tremonti. Il dibattito sul progetto nucleare del governo si e' infiammato dopo il terremoto in Giappone, ma il ministro ha gia' le idee chiare. A sentire lei, il nucleare italiano non ha
futuro: "E' finita, non possiamo mica rischiare le elezioni per il nucleare. Non facciamo cazzate. Bisogna uscirne- dice rivolta a Bonaiuti e soprattutto a Tremonti- ma in maniera soft. Ora non dobbiamo fare nulla, si decide tra un mese". Al colloquio, che e' durato una decina di minuti, s'aggiunge poi anche il ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani."
Da Agenzia Dire

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17 marzo 2011

La qualità dell'aria a Civitavecchia


Foto diffuse su Facebook da liberi cittadini.

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Lettera di un giovane civitavecchiese

Da TrcGiornale.it
"Noi giovani inquinati

La situazione ambientale di Civitavecchia è imbarazzante, la mia città non rispetta l'ambiente, non rispetta la salute, la mia città sembra destinata a cacciarci via o a ucciderci. Per il Sindaco: ancora aspettiamo un incontro per avere maggiori delucidazioni sull'aspetto ambientale e soprattutto per capire che fine ha fatto il nostro bosco, il famosissimo bosco che doveva realizzare l'Enel, forse lo hanno perso? La favola racconta che cappuccetto rosso caminava nel bosco, mentre noi cittadini camminiamo sotto un cielo di PM10 provocati da TVN o meglio dalla centrale a carbone . Forse non ha letto i dati rilevati il 15 marzo, se vuole può leggerli con maggior tranquillità presso questo link http://www.ambientale. org/dati/15032011.pdf , li riassumo velocemente, su 11 centraline 11 sforamenti delle PM10. Al Dottor Molina: si si sicuramente è vapore, mischiato alle polveri di Maga Magò? O forse sarà il caso di rivedere il tutto e impegnarsi in qualcosa che possa migliorare questa situazione così assurda? Sicuramente cambiare nome ad un palazzetto dello sport è molto più semplice che migliorare lo stato attuale della centrale. Per l'assessore all'ambiente: Lei rappresenta l'istituzione più importante anche se non se ne è reso conto, l'ambiente equivale alla vita, è la risorsa più importate, è l'unica ricchezza che non possiamo sprecare o danneggiare e quindi la invito a prendere una posizione netta e a difendere il nostro il suo ambiente la ua vita. Oggi 17 marzo mi sono svegliato come ogni mattino, ho fatto colazione, mi sono vestito ed ho indossato la maschera a gas per festeggiare l'Unità d'Italia, mentre io muoio".

LETTERA FIRMATA

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"L'atomo e i costi troppo alti: non conviene"

Ci voleva una catastrofe, per riflettere su quanto già sapevamo?
Dal Corriere.it
"Il nucleare, questo nucleare, non convince per diversi motivi. Innanzitutto non sono escludibili eventi catastrofici a causa di fattori esterni o di errori umani. Si spera nella quarta generazione che, verso il 2030, dovrebbe portare a reattori intrinsecamente sicuri. C'è poi una valutazione economica, in quanto i costi tendono costantemente ad aumentare. Nell'ultima valutazione del Dipartimento dell'Energia Usa (Energy Outlook 2010) sugli impianti da costruire nei prossimi due decenni, l'elettricità da nucleare risulta la più cara. È il motivo per cui negli Stati Uniti sono previsti dei meccanismi di incentivazione per le nuove centrali, altro che riduzione della bolletta... Infine pesa una considerazione etica. A quasi cinquant'anni dalla prima centrale, non esiste un solo Paese al mondo che abbia realizzato un deposito definitivo per le scorie altamente radioattive. Per tutti gli oggetti che noi conosciamo - un frigorifero, un'automobile, una bottiglia - è prevista la chiusura del ciclo. Per i rifiuti nucleari, la cui pericolosità ha tempi di dimezzamento di decine di migliaia di anni, non abbiamo ancora trovato una soluzione, lasciando in questo modo alle generazioni future un velenoso regalo.

I fautori di questa tecnologia sostengono che però consente di ridurre i consumi di combustibili fossili e le emissioni dei gas serra. Vero, ma è possibile ottenere lo stesso risultato in modo più efficace e meno rischioso. Le fonti rinnovabili, considerate marginali fino a poco tempo fa, stanno crescendo a ritmi imprevedibili e i loro costi si stanno rapidamente riducendo. L'elettricità producibile dagli impianti solari ed eolici installati nel mondo tra il 2005 e il 2010 è tre volte maggiore rispetto a quella dei reattori nucleari entrati in servizio negli stessi anni. La metà della potenza elettrica installata in Europa lo scorso decennio è rinnovabile. E l'accelerazione della crescita è formidabile. La potenza fotovoltaica globale installata nel 2010 è, ad esempio, aumentata del 120% rispetto all'anno prima.

Grazie al contesto energetico così drasticamente mutato, la riflessione internazionale che seguirà all'incidente di Fukushima avrà un decorso diverso rispetto all'impatto che si ebbe dopo Chernobyl. Allora l'effetto fu quello di bloccare la crescita del nucleare senza innescare però una vera alternativa. Le fonti rinnovabili erano all'inizio del loro sviluppo e non rappresentavano un'opzione credibile, anche se le esperienze californiane, danesi, giapponesi già facevano intuire le enormi potenzialità di queste tecnologie. La potenza eolica oggi è cento volte superiore, quella solare addirittura mille volte più ampia. E i costi sono scesi drasticamente.

Tutto ciò fa ritenere che altri Paesi seguiranno la strada della Germania che aveva deciso, già prima dell'incidente giapponese, di uscire dal nucleare puntando a soddisfare nel 2050 almeno l'80% della richiesta elettrica con le rinnovabili. Una strategia lungimirante che negli ultimi anni ha consentito di raddoppiare l'elettricità verde grazie a un milione di impianti solari, eolici, a biomassa e di creare un comparto che conta 340.000 addetti, un pilastro ormai dell'economia tedesca.
Dunque, le riflessioni dopo la tragedia giapponese possono portare ad un drastico ripensamento delle strategie energetiche con un rilancio delle politiche dell'efficienza energetica e dell'utilizzo delle rinnovabili. Una strada fortemente innovativa che garantisce maggiore sicurezza energetica, riduce i rischi di cambiamenti climatici, crea imprese ed occupazione. L'Italia, che ultimamente ha ottenuto risultati interessanti nelle rinnovabili, farebbe bene a seguire questa strada.

Gianni Silvestrini

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16 marzo 2011

Yunnan (Cina) 9 i morti in miniera

Fonte
Una grave incidente si è verificato questa notte in una miniera cinese ed ha provocato circa una decina di vittime.
Nella provincia cinese sud occidentale dello Yunnan, a causa di una fuga di gas avvenuta in una miniera di carbone, sono morte nove persone e due sono rimaste ferite.
Quando è avvenuto l'incidente nella miniera c'erano 85 operai. Settantaquattro sono riusciti a fuggire, tre hanno riportato gravi ferite ed otto sono morti sul colpo.
Poco dopo uno degli operai rimasti feriti è deceduto in ospedale. L'incidente si è verificato nella città di Huangnihe, nella contea di Fuyuan all'una di notte ora locale.
di Claudia Peruggini

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