No al carbone Alto Lazio

12 aprile 2011

Agenzia internazionale dell'energia: tagliare i sussidi ai combustibili fossili

Dal Sole24 ore:

"...«Ma la rivoluzione delle tecnologie pulite è possibile? Riusciranno i Paesi a mobilitare in tempo i rilevanti capitali necessari?». La domanda se la pone Nobuo Tanaka, direttore generale dell'Aie, l'Agenzia internazionale dell'energia, nella prefazione di un rapporto pubblicato giovedì scorso, alla vigilia del vertice ministeriale dei 22 Paesi più energivori (l'Ocse più Cina, India e Brasile) che si è tenuto ad Abu Dhabi.

La battaglia contro il tempo descritta dall'Aie, nata in seno all'Ocse in risposta al primo shock petrolifero, origina da una doppia premessa: bisogna riconvertire il sistema energetico mondiale per evitare i danni estremi del riscaldamento atmosferico. Tanto più che è un passaggio obbligato: la disponibilità di combustibili fossili facili da estrarre sta diminuendo, proprio ora che il mondo deve sostenere la crescita demografica e industriale dei Paesi emergenti.

In questo che è il suo primo rapporto sulle energie pulite, l'Aie dice che le tecnologie rinnovabili «stanno facendo grandi progressi su scala globale, ma i consumi di combustibili fossili vanno più veloci». Per essere sulla buona strada, il mondo deve raddoppiare l'uso delle rinnovabili da qui al 2020. L'Agenzia dell'energia ha raccomandato ai ministri riuniti ad Abu Dhabi di tagliare rapidamente i sussidi ai combustibili fossili: perché tutti dicono che il solare e l'elico non vivono, senza sussidi. Ma, su scala globale, petrolio, gas e carbone ne ricevono di più."

E fin qui, tutto condivisibile.

"Secondo l'agenzia parigina, il carbone, la fonte di energia che negli ultimi anni è cresciuta di più, deve essere rapidamente controbilanciato da nuovi impianti Ccs.

Il Ccs, che sta per "Carbon capture and storage", è la complicata tecnologia da applicare agli impianti di generazione elettrica per "catturare" l'anidride carbonica e poi immagazzinarla sottoterra. Nel mondo ci sono già numerosi impianti-pilota (come quello dell'Enel a Brindisi), ma poco o nulla su grande scala. Il primo problema è che è costosissima. Il secondo è che un conto è iniettare la CO2 dentro ai bacini petroliferi esausti per recuperare l'ultimo greggio rimasto (come fanno in Texas), un conto è seppellirla in giacimenti geologici poco adatti a sigillarla per sempre.

Ad Abu Dhabi dodici Paesi hanno promesso di spingere per risolvere il problema dei finanziamenti e quello dei rischi geologici, al fine di sostenere lo sviluppo del Ccs. Ma sulle altre raccomandazioni dell'Aie non si è fatta parola. A cominciare dai sussidi: tanto per dare un'idea, fra il 2002 e il 2008, gli Stati Uniti hanno assicurato 72 miliardi di sussidi alle energie fossili e 29 alle rinnovabili. Che poi petrolio e carbone crescano più velocemente di sole e vento non deve far troppa meraviglia.

L'Europa celebra la sua settimana delle energie sostenibili in un particolare momento storico: il consenso politico al suo impegno solitario verso un taglio del 20% dell'anidride carbonica entro il 2020 vacilla, mentre la Cina la supera per installazioni eoliche e solari. E intanto la Germania, prima economia continentale, vuol disfarsi del nucleare."

Ma si può proporre di tagliare i sussidi alle fossili, e poi di incentivare le CCS, mostruosamente costose e per nulla sicure, con l'effetto di mantenere in vita i business più inquinanti?

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9 aprile 2011

Se il carbone frena l'economia sostenibile

"Le rinnovabili crescono, ma il carbone pesa troppo: 47% della potenza elettrica installata dal 2000, dice il Clean Energy Progress Report della IEA. L'Agenzia propone la cattura della CO2, attualmente a zero, e nel suo 'scenario Blue', prevede stranamente per le fonti pulite tassi di crescita molto al di sotto di quelli attuali.

Continua su "L'ombra del carbone sulle rinnovabili"

NDR: le statistiche non comprendono gli ultimi due anni

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6 aprile 2011

Tarquinia Democratica: continueremo a batterci

TarquiniaDemocratica replica ad ArpaLazio. Fonte

"È con una certa sorpresa che abbiamo appreso, leggendo la nota che sembrerebbe diffusa dall’Arpa Lazio su diverse testate on-line, la notizia per la quale l’osservatorio ambientale di Civitavecchia sta provvedendo alla pubblicazione di un report ambientale della centrale di Torre Valdaliga Nord relativo all’anno 2010.

Siamo grati ai responsabili dell’Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale del Lazio poiché questa notizia, per quanto non esaustiva rispetto alle precise domande da noi formulate in prima battuta al sindaco di Tarquinia, Mauro Mazzola, e poi dallo stesso girate all’agenzia, è pur sempre una notizia di un qualche positivo interessamento.

Tuttavia, avendo noi già preso visione il 1° aprile, presso la segreteria del sindaco, di una nota simile a quella diffusa ieri, 4 aprile 2011, abbiamo potuto riscontrare che, della notizia annunciante l’elaborazione del report sopra indicato, nel documento Arpa del 14 marzo 2011, allegato a quello comunale datato 30 marzo 2011, non vi è traccia alcuna. Dovremmo perciò dedurre che la notizia della prossima pubblicazione del report è stata acquisita dall’Arpa solo successivamente e recentissimamente?

Ci è apparso abbastanza singolare il fatto per il quale la nota esplicativa, che l’Arpa aveva inviato in risposta alle richieste del sindaco via fax venti giorni or sono, sia stata aggiornata e resa pubblica solamente dopo l’avvio della raccolta delle firme per l’iniziativa di deliberazione popolare da noi promossa e finalizzata a delegare il primo cittadino tarquiniese a presentare un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia, teso a chiarire le eventuali responsabilità sulle già dovute, e non ancora note, pubblicazioni dei report annuali sulle emissioni di inquinanti, tra i quali il mercurio, allo stato di vapore dalla centrale Tvn a carbone.

La nota dell’Arpa, pur sottolineando la continuità e la congruità dei controlli effettuati dagli enti preposti e rinviando la reperibilità di ulteriori informazioni all’Osservatorio ambientale di Civitavecchia, non specifica in nessun passaggio se questi siano o meno riferibili alle precise richieste che già formulammo al sindaco né una singola volta cita il nome dell’elemento mercurio o un dato che lo riguardi.

In entrambe le versioni della nota non è neanche citato il passaggio riportato, a pag. 33, nelle prescrizioni del decreto V.I.A. a proposito di misurazioni dei microinquinanti inorganici: “Particolare attenzione dovrà essere posta nella misurazione di quei composti che possono essere presenti sia in associazione al particolato che allo stato di vapore. Dovrà essere assicurata la diffusione dei dati alla popolazione tramite un report annuale da concordare con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e l’Arpa Lazio”.

Ricordiamo che la centrale Enel di Tvn venne inaugurata il 30 luglio 2008 e tra quattro mesi la centrale riconvertita a carbone compirà il terzo anno di attività. Ci chiediamo se è giusto e se sia normale che in questo breve lasso di tempo la popolazione, a cui dovevano essere obbligatoriamente divulgati e diffusi – non “da richiedere” - i report sulle emissioni, debba trasformarsi in un caparbio esercito di investigatori per ottenere ciò che gli è dovuto, come da prescrizioni, da quasi tre anni?

Per nulla rassicurati dalla diffusione dai dati sulla generica qualità dell’aria dalle centraline posizionate a terra, che possono monitorare complessivamente l’incidenza atmosferica di vari fattori inquinanti (emissioni industriali, traffico portuale e automobilistico) del comprensorio, ma non le specifiche emissioni di Tvn dei microinquinanti allo stato di vapore poiché, queste, possono essere misurate solo al camino della ciminiera della centrale in questione; ancor più preoccupati dal rimpallo delle competenze e dal fatto che nelle pieghe dell’elefantiaca burocrazia degli apparati si potrebbero celare lacune e omissioni; continuiamo, insieme alle centinaia di persone che hanno già sottoscritto e condiviso l’iniziativa popolare di deliberazione, a batterci per difendere la salute pubblica del nostro territorio

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5 aprile 2011

CODACONS: l'Italia non ha bisogno di importare energia dall'estero

Fonte

"L'associazione Codacons, ha presentato un esposto alla Corte dei Conti, alla Procura della Repubblica di Roma e al Tribunale dei Ministri, che ha come obiettivo l'apertura di una indagine sull'approvvigionamento di energia, da parte dell'Italia, all'estero, per ravvisare l'eventuale esistenza di sprechi di denaro pubblico per degli approvvigionamenti non necessari.

Secondo il Codacons infatti "In Italia la produzione di energia elettrica avviene in gran parte grazie all'utilizzo di fonti non rinnovabili (come il carbone, il petrolio e il gas naturale) e in misura minore con fonti rinnovabili (come lo sfruttamento dell'energia geotermica, dell'energia idroelettrica e dell'energia eolica); il restante fabbisogno viene coperto con l'acquisto di energia dall'estero, trasportata nel paese tramite l'utilizzo di elettrodotti". Fin qui nulla di nuovo, ma la questione verte proprio sul fabbisogno energetico che il nostro Paese è in grado di soddisfare, che secondo i calcoli del Codacons, è tale da non necessitare di nessuna necessità di approvvigionamento, ma "Per quanto riguarda la potenza installata (ovvero la potenza massima erogabile dalle centrali), l'Italia è tecnicamente autosufficiente; le centrali esistenti a tutto il 2009 sono infatti in grado di erogare una potenza massima netta di circa 101 GW contro una richiesta massima storica di circa 56,8 GW (picco dell'estate 2007) nei periodi più caldi estivi.

Secondo i dati 2009 tale potenza massima teorica non è quindi stata sfruttata interamente e la potenza media disponibile alla punta stimata è stata di 67 GW".

Emerge quindi l'esistenza una "sovrabbondanza di impianti di produzione, già cresciuti del 28,8% fra il 2002 ed il 2008".
Questi dati rendono difficilmente comprensibile le motivazioni che spingono l'Italia ad approvvigionarsi all'estero, eppure, prosegue l'esposto " Ancor più paradossale è che a fronte della potenza installata l'Italia è fra i maggiori importatori al mondo di energia elettrica (secondi i dati dell'International Energy Agency, nel 2008 è stata seconda solo al Brasile), e proprio la Francia è tra i nostri maggiori fornitori: considerando la quantità complessiva consumata in un anno in Italia, l'energia proveniente dalla Francia s'aggira intorno al 5 per cento, per una spesa superiore al miliardo di euro".

Ma la causa non è sconosciuta, infatti Codacons la individua come conseguenza "del "dumping nucleare' praticato dalla Francia e permesso dal meccanismo di immissione dell'energia elettrica in rete, mediante la borsa dell'energia e a seguito della privatizzazione dell'ENEL, meccanismo che deve ritenersi anti-industriale e in ultima analisi antieconomico per il Paese.

Il "dumping', infatti, penalizza l'industria italiana, gettando fuori dal mercato gran parte della potenza installata dall'ENEL e inducendo un forzato declino industriale del Paese anche nel settore energetico".

Cristina Iadeluca

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Riduzione delle emissioni: gli impegni dei Paesi "in via di sviluppo"

Fonte
"Il Segretariato delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico ha pubblicato la raccolta delle informazioni sulle azioni assunte dai Paesi emergenti e in via di sviluppo per ridurre le proprie emissioni di gas serra.

Il documento fa seguito a quanto deciso nella conferenza di Cancun dello scorso dicembre, dove, nell'ambito della Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (UNFCCC), anche i governi non firmatari dell'Allegato 1 (cioè quelli che non hanno assunto impegni vincolanti) dichiararono i propri obiettivi di riduzione delle emissioni. Le indicazioni contenute nella pubblicazione (relative a 47 Paesi) , e le azioni di supporto che dovranno essere attuate per portare a buon fine questi programmi volontari, saranno discussi in occasione degli incontri preparatori della Conferenza UNFCCC che si terrà a Bangkok dal 5 all'8 aprile. Riguardo al dettaglio delle azioni, in un comunicato l'ONU sottolinea il rilievo degli obiettivi dichiarati dalla Cina, che intende ridurre le emissioni di CO2 del 40-45% entro il 2020 rispetto ai livelli del 2005, portando entro questa data al 15% il contributo complessivo delle fonti non fossili alla copertura del fabbisogno energetico del Paese.

Rilevante anche l'obiettivo del Sudafrica, che mira a ridurre del 34% le proprie emissioni al 2020 e del 42% al 2025 (da notare che il Sudafrica parte molto penalizzato, perché produce circa il 95% dell'elettricità con il carbone) Altri Paesi puntano fortemente sulle fonti rinnovabili. È il caso della Colombia e del Marocco, per fare solo due esempi. Nel primo caso l'obiettivo è di portare al 77% il contributo delle rinnovabili alla generazione elettrica entro il 2020. Nel secondo caso l'impegno è di realizzare entro il 2020 circa 2.000 MW solari, ed entro il 2030 un centinaio di impianti idroelettrici e parchi eolici per 5.000 MW. Per contro, sono giudicati modesti gli obiettivi annunciati da altri Paesi. Solo a titolo di esempio il comunicato dell'ONU cita il caso di Israele, che si è impegnata a ridurre le proprie emissioni del 20% al 2020, aumentando del 10% il contributo delle fonti rinnovabili e riducendo del 20% la domanda di elettricità.

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3 aprile 2011

No alla megadiscarica ad Allumiere, prossimo incontro ufficiale 12 Aprile

Da BigNotizie
"Discarica. Battilocchio convoca un incontro per il 12 aprile

L'amministrazione comunale di Allumiere ha richiesto alla presidente della Regione Lazio, Renata Polverini, ed alla V Commissione Ambiente della Regione, la modifica del Piano Regionale dei Rifiuti per la ridefinizione degli ambiti territoriali ottimali, così come proposto dalle Osservazioni presentate dall'Assessorato alle Politche del Territorio e tutela ambientale della Provincia di Roma.
In più ha richiesto al Ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ed al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, la revoca del protocollo di intesa sottoscritto dalle parti il 13 dicembre 2010 inerente la realizzazione di un polo integrato dei rifiuti presso "La Farnesiana"

"In attesa della risposte - afferma il sindaco di Allumiere, Augusto Battilocchio - da parte delle Istituzioni citate, si ritiene opportuno fare il punto della situazione ed incontrarci martedì 12 aprile alle 17,30 presso il Salone dell'Oratorio Parrocchiale, per delineare le azioni e le iniziative che insieme vogliamo portare avanti per tutelare il nostro comprensorio da decisioni le cui conseguenze ricadono pesantemente sulla nostra salute e sulla vivibilità del territorio. Si ricorda agli Enti istituzionali in indirizzo che ancora non hanno aderito al comitato "NO alla Megadiscarica", che possono farlo attraverso una comunicazione ufficiale da far pervenire al Comune. Auspico la presenza massiccia ed unitaria di tutte le Istituzioni e di tutti i cittadini di Allumiere e del comprensorio".

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2 aprile 2011

Cartoline notturne




Martedì 29 verso le 9,30 di sera su via Terme di Traiano, ho trovato le "cartoline notturne" della nostra città, il biglietto da visita che meglio ci rappresenta.
Mentre la popolazione dorme rassegnata, la notte i poteri forti ci rubano i sogni di una città migliore, in cambio di incubi reali.
Non siamo in Giappone a Fukushima, quì non ci sono stati incidenti, ma una precisa volontà di immettere nell'aria polveri sottili,
che nessun osservatorio fantasma conosce meglio dei nostri polmoni e dei nostri occhi.
Da noi nessun allarme, ma solo il comune destino di conoscere con nome e cognome le statistiche anomale con percentuali elevate di malati di malattie alle vie respiratorie e morti di tumore.
In tutto questo non c'è alcuna consolazione ma la certezza che il silenzio di occupa le istituzioni in questo momento è complice ed autore
delle nostre "cartoline" così invitanti ad avvelenare ulteriormente il nostro territorio, per speculare con nuove megadiscariche, inceneritori e centri chimici e cementificazioni della costa.
L'indignazione è solo il primo passo, un altra città è possibile se ogni cittadino si sveglierà da questo incubo ad occhi aperti, quando la rassegnazione cederà il passo alla volontà di cambiamento.

Marco Iacomelli

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Il carbone fa più morti del nucleare? Rinnovabili unica via

Un articolo tratto da ecologiae.com

Dopo tutto quello a cui stiamo assistendo in questi giorni proveniente dal Giappone, nessuno più si permette di dire (se non i più testardi) che il nucleare è sicuro. Ma per essere onesti, bisogna anche ammettere che il nucleare non è la forma energetica più pericolosa di tutte.

Bisogna partire da un assioma, e cioè che ogni centrale può esplodere, solo che quando accade ad una nucleare, i tassi di mortalità risultanti, per non considerare il terrore generato, sono di gran lunga superiori a tutte le altre fonti messe insieme. Ma se volessimo contare i morti che provoca ogni fonte energetica, considerando anche quando funziona normalmente, scopriremmo che il carbone è più pericoloso persino di una bomba atomica.
Tutti sembrano dimenticare che la combustione del carbone emette continuamente un flusso incontrollato di mercurio e radionuclidi. Ci sono infatti degli impatti diretti e indiretti sulle vie respiratorie dovuti al flusso costante di emissioni di particelle provenienti dal camino durante la combustione del carbone. Come spiega Phil McKenna su New Scientist: Le particelle fini delle centrali elettriche a carbone uccidono circa 13.200 persone ogni anno solo negli Stati Uniti, secondo il Boston Clean Air Task Force. Gli incidenti mortali provengono dall’estrazione e il trasporto di carbone, e altre forme di inquinamento connesse. Al contrario, l’Agenzia internazionale dell’energia atomica e le Nazioni Unite stimano che il tributo di morte per cancro dopo la catastrofe di Chernobyl del 1986 raggiungerà i circa 9000 morti.
I Governi nazionali e le organizzazioni scientifiche stanno cercando il modo per rendere sicuro il nucleare, ma dovrebbero rendersi conto che, se non passiamo alle rinnovabili, anche le altre forme che dovrebbero accompagnare l’atomo sono altrettanto o più pericolose. Perché non si fa lo stesso con il carbone? Questa fonte fornisce oggi al mondo più energia di quanta ne fornisca il nucleare, eppure a nessuno sembra importare delle vittime che fa.

Il discorso diventa ancora peggiore se si prende in considerazione l’altra forma energetica più diffusa al mondo dopo il carbone, e cioè il gas naturale. Anch’esso infatti contiene una certa quantità di mercurio che, una volta evaporato, diventa nocivo per gli esseri umani. Il mercurio è generalmente rimosso dal gas naturale che viene inviato ai nostri fornelli, ma rimane in molte delle centrali elettriche che lo utilizzano.

In definitiva, osservando i dati della IEA pubblicati sopra, viene da chiedersi se è così giusto concentrarsi solo sulla sicurezza del nucleare quando carbone e gas creano più morti con il funzionamento normale rispetto ad un evento eccezionale come l’esplosione di una centrale atomica. Discorso diverso per l’idroelettrico, considerato come secondo più pericoloso, ma sempre in relazione alla distruzione di una diga di enormi dimensioni, evento ancor più raro di un disastro nucleare. Ancora una volta il ricorso alle rinnovabili si dimostra la scelta più saggia.

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31 marzo 2011

Arsenico nell'acqua - il problema non si può ignorare

Da repubblica.it
"Arsenico, inchieste a Viterbo e Velletri

ROMA - Un fascicolo contro ignoti, relativo alla presenza di arsenico nell'acqua oltre i limiti consentiti, è stato aperto dalla Procura della Repubblica di Viterbo. L'inchiesta sarebbe scaturita dagli esposti presentati nei giorni scorsi da alcune associazioni di tutela dei consumatori e dai Verdi. Il pubblico ministero Massimiliano Siddi, titolare del procedimento, ha ascoltato per oltre due ore, come persona informata sui fatti, il sindaco di Viterbo Giulio Marini. Mentre accertamenti sono stati disposti anche dalla procura di Velletri dopo le denunce presentante dal Comitato per l’acqua pubblica dei Castelli, nei prossimi giorni saranno ascoltati i 33 sindaci del Viterbese nei cui acquedotti è stata rilevata una concentrazione d'arsenico oltre i 10 milligrammi/litro consentiti.

VITERBO, 9 I COMUNI «FUORILEGGE» - Tra questi, 24 sono rientrati nei limiti per decreto comunitario. Vale a dire grazie alla proroga fino a 20 milligrammi/ litro concessa giorni fa dalla Commissione Ue alla Regione Lazio. Nove, nei quali la concentrazione di arsenico supera i 21 milligrammi, con punte di 50-55, restano «fuorilegge». Si tratta di Capranica con 42, Carbognano con 30, Castel Sant’Elia, Civita Castellana che va da 19 a 49, Farnese con una media di 26, Ronciglione con un minimo di 28 a un massimo di 32, Sutri che, a seconda della zona, oscilla tra i 16 ai 40, Vetralla compresa tra i 20 e 48 e Villa San Giovanni in Tuscia con 22. Problemi anche a Viterbo nella frazione Carcarelle, dove è stato registrato un picco di 40 microgrammi per litro, Tobia e San Martino al Cimino (zona piazza Doria Pamphilji e strada Erodiano).

MARINI: « NECESSITA’ DI FONDI REGIONALI» - «Il pm mi ha chiesto chiarimenti circa i provvedimenti adottati dalla mia giunta – dice il sindaco di Viterbo Marini - con particolare riferimento alle iniziative mirate a sensibilizzare la cittadinanza sul problema arsenico». Il magistrato ha chiesto al primo cittadino notizie anche sui provvedimenti che intende adottare per risolvere definitivamente la questione. «Ho risposto - aggiunge - che l'obiettivo finale è l'installazione di dearsenificatori ai vari pozzi che alimentano i nostri acquedotti. Ma per raggiungerlo abbiamo bisogno di appositi finanziamenti dalla Regione Lazio». Altre domande hanno riguardato l'attuazione dei provvedimenti richiesti dalla Regione Lazio e lo stato dell'arte sull' installazione di fontanelle con acqua dearsenificata. «Ho ribadito - conclude Marini - che stiamo lavorando per allestirle nei tre punti del capoluogo in l'arsenico è fuori norma».

L’OPPOSIZIONE: « RIDURRE LE BOLLETTE» - Intanto in consiglio regionale è ancora polemica tra l’opposizione e l’assessore all’Ambiente Marco Mattei. Claudio Bucci (Idv) chiede la «riduzione delle bollette sinchè l’acqua non rientrerà nei valori previsti dalla legge» mentre Nando Bonessio (Verdi) osserva che «il problema è che i cittadini subiscono gli effetti dell'arsenico, che è bene ricordarlo si accumula nell'organismo, da molto prima dell'entrata in vigore della direttiva europea nel 2003. Siamo convinti che nonostante la deroga arrivata da Bruxelles l'emergenza non sia finita e sia necessario intervenire subito». Infine le accuse di Sel, per bocca del Guglielmo Abbondati, coordinatore regionale, e Claudio Pelagallo, dell'Assemblea nazionale: «La deroga Ue non cambia gli effetti sulla salute umana perchè l'acqua non si depura con le norme, ma con interventi di risanamento».

«IL CENTROSINISTRA CONSENTI’ ARSENICO A 50 MG/L» - Mattei però ribadisce che la «deroga rientra nei limiti, in accordo con le linee guida dell’Organizzazione mondiale per la sanità, per l'acqua potabile che può essere somministrata per brevi periodi in tutta sicurezza, evitando ovviamente l'utilizzo da parte dei soggetti a rischio e in particolare ai bambini sotto i tre anni”». L’assessore alla Sanità infine puntualizza polemico: «Non dimentichiamo che negli anni in cui Verdi e Sel avevano responsabilità di governo, con Marrazzo prima e Montino poi, è stata autorizzata l'erogazione di acqua potabile con concentrazione di arsenico a 50 milligrammi per litro e che persino la loro ultima richiesta di deroga alla Ue, che risale al 2009, si attestava su tale valore».

IL COMMISSARIO UE : «ITALIA INADEMPIENTE» - Secondo Janez Potocnik, il commissario Ue all’ambiente che l’ha firmata, la deroga «è stata valutata sulla base di dati scientifici dell'Organizzazione Mondiale della Sanità». Fino al 31 dicembre 2012, il limite massimo ammesso passa da 10 milligrammi/litro a 20 milligrammi/litro ma non sono concessi limiti superiori ai 20 milligrammi, «perchè - ha aggiunto Potocnik - potrebbero causare danni alla salute». Il Commissario ha poi sottolineato che ogni Stato membro deve fornire un rendiconto triennale relativo alla presenza di sostanze nell'acqua e per quanto riguarda l'esercizio 2005-2006, «l'Italia non ha ancora fornito la sua documentazione».

Alessandro Fulloni
30 marzo 2011(ultima modifica: 31 marzo 2011)

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Per evitare una Malagrotta II ad Allumiere serve restare uniti

Da civonline.it
"Il consigliere provinciale di SeL preoccupato per il silenzio del Ministro La Russa, Moscherini pensa ad un consiglio comunale congiunto per il 18 aprile a Civitavecchia

Torna sul tema rifiuti il consigliere provinciale di Sinistra Ecologia e Libertà Gino De Paolis. Non vuole entrare nel merito delle critiche avanzate dal movimento politico Freedom e, in particolare, dalla coordinatrice Fabiana Attig, facendo intendere che qualcuno non ha letto bene i documenti prodotti in due anni dal partito e, in particolare, da lui stesso. Ma non ci sta a vedere vanificato proprio questo lavoro di ferma contrarietà all’ipotesi dei rifiuti sul territorio, in termini di discarica o di qualsiasi tipo di incenerimento. «Impossibile che una frase male interpretata - ha spiegato - possa cancellare la storia politica di due anni». E ha ricordato così le mozioni del 2009, del 2010 e l’ultima della scorsa settimana, con la Provincia di Roma che ha ribadito il proprio ‘‘no’’ a questo tipo di ipotesi. «Un’ipotesi che - ha aggiunto - più passa il tempo e più sembra essere tutt’altro che remota». Il silenzio di queste settimane, soprattutto da parte del ministro Ignazio La Russa e dei vertici militari, secondo De Paolis sembra essere più eloquente di qualsiasi altro discorso. «Entro il 28 febbraio scorso - ha ricordato il consigliere - il protocollo di intesa tra il Ministero della Difesa e il sindaco di Roma Gianni Alemanno sarebbe dovuto entrare nella sua fase operativa. Che fine ha fatto? Non lo sappiamo. Nessuno risponde. Nessuno ha chiarito questo importante aspetto. Su questo abbiamo chiesto accesso agli atti anche attraverso un cosnigliere comunale di Roma; ma non siamo riusciti ad avere ancora nulla. Eppure giungono voci preoccupanti che il protocollo stia andando avanti. Alemanno ha detto che entro aprile verrà individuato il sito per la discarica, che malagrotta sarà chiusa e che l’alternativa non sarà l’area dei Monti dell’Ortaccio: queste dichiarazioni ci fanno tremare e ci preoccupano». Da qui l’invito del consigliere Gino De Paolis alla mobilitazione del territorio. «Basta con le divisioni - ha aggiunto - e con le polemiche che non fanno altro che distogliere l’attenzione del problema: la politica locale deve mostrare unità e senso di responsabilità. In questo senso il comune di Civitavecchia sia capofila per un un’azione concreta e forte: venga chiesto un incontro con la Russa, venga disposto un documento di contrarietà. Ladispoli e Santa Marinella lo hanno già fatto, approvando una mozione in consiglio comunale. E Civitavecchia? I sindaci del comprensorio devono alzare la voce». Intanto sembra proprio che il sindaco Moscherini voglia convocare per la metà di aprile, forse per lunedì 18, un consiglio comunale congiunto all’aula Pucci.
DaGe

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30 marzo 2011

Civitavecchia, i luoghi da bonificare

Sono anni che andiamo ripetendo cose come queste, non può che farci piacere se ogni tanto qualcun altro se ne ricorda. Da BigNotizie, un intervento di Guerrini e Cosimi
"a proposito di amianto [...] ci sorprende quindi che, nel caso Italcementi, visibilmente molto più grave, nessuno finora si sia mosso.
Riteniamo che la questione vada presa subito in considerazione al fine di predisporre una apposita normativa (al momento assente) che preveda l'obbligo di bonificare aree ed impianti dismessi, a carico delle imprese che hanno utilizzato i siti.
Rammentiamo che giace inascoltata a tutt'oggi una mozione urgente presentata dal sottoscritto oltre cinque mesi fa riguardante i rischi ecologici che gravano impunemente sulla nostra città, che oltre a quella ITALCEMENTI segnalava altre "bombe ecologiche" disseminate in città, come:
i Depositi Costieri, che a detta di molti, attraverso perdite o versamenti hanno inquinato in Profondi à il terreno circostante;
i Sili all'interno dell'area portuale delle cui colonie di ratti si favoleggia in città;
il Parco nafta di TVN recentemente dimesso, del quale ci chiediamo se è stato bonificata l'area su cui sorgeva;
Fiumaretta, sulla cui area non siamo certi che non vi sia ancora presenza di amianto".

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