Da IlRestodelCarlino
"L'ormai annosa questione relativa alla riconversione della centrale di Polesine Camerini sta assumendo aspetti davvero surreali". Lo scrive il coordinamento polesano della federazione della sinistra. Poi prosegue: "I difensori del carbone non vogliono nemmeno sentir parlare di altre soluzioni, che permetterebbero maggior attenzione per il territorio e la salute della popolazione, nonché il rispetto della legge. Si difendono a spada tratta le indicazioni di ENEL, anche se da 10 anni a questa parte (ricordiamo la vicenda dell'orimulsion) quest'azienda non ha dimostrato particolare rispetto per questo territorio".
"Dall'altra parte c'è chi, preoccupato per i danni all'ambiente, alla salute e alle attività economiche legate al Parco, quali la pesca, l'agricoltura, il turismo e il commercio, dice no al carbone e propone alternative diverse, tra cui il metano.Come uscire positivamentedaquesta situazione? Modificando frettolosamente la Legge Regionale sul Parco per cercare di rendere quasi inutile la sentenza del Consiglio di Stato? Cosa probabimente inutile, perché tale sentenza dice chiaramente che l'unico problema non è costituito dalla legge regionale, ma da normative superiori e da un'incompatibilità sostanziale del carbone con quest'area. Senza contare la pessima immagine che la legge si piega all'interesse dei potenti".
"Che ricorda un po' le classiche situazioni all'italiana in cui, quando si riscontrano superamenti dei parametri ambientali in una data area, anziché intervenire sugli inquinanti... si alzano i parametri! Il modo migliore, insomma, per far perdere ulteriore fiducia nelle Istituzioni da partedei cittadini. Piuttosto, visto che, fortunatamente, siamo ancora in democrazia, invece di forzature perlomeno discutibili, invece di affrettare audizioni in cui si darà inevitabilmente ragione a chi "conta" di più a livello economico e politico, perché non si chiede il parere ai cittadini, che con quella centrale dovranno convivere?"
"Si promuova subito un referendum che coinvolga, oltre alla popolazione polesana, anchegli abitanti del Basso Veneziano e del Delta del Po Ferrarese. Chiediamo a loro se sono d'accordo nel modificare la legge sul Parco, ovvero se sono disponibili ad accettare combustibili più inquinanti del metano per compiacere agli azionisti ENEL.Potremmo anche porre il quesito sotto forma di due alternative: volete che la centrale sia riconvertita a carbone o a metano? O, meglio ancora, volete che la centrale sia riconvertita a carbone o che diventi un polo di ricerca, sviluppo e prosuzione di energie rinnovabili?Alla volontà popolare chiediamo a tutti di inchinarsi, ENEL e governo compresi.E se dal referendum l'ipotesi carbone dovesse risultare sconfitta, il governo dovrebbe costringere ENEL (che in parte è anche sua!), nell'interesse nazionale, ad avviare una riconversione che metta insieme l'esigenza di un approvvigionamento energetico sicuro e sostenibile con lo sviluppo e la salvaguardia di un'area che potrebbe diventare strategica per il Paese."
26 giugno 2011
Riconversione a carbone Polesine Camerini (Porto Tolle), proposta di referendum popolare
25 giugno 2011
L'Ass. "Fare ambiente" propone l'eliminazione di ogni limite di emissioni dalla legge del parco Delta del Po
"Fare ambiente" si chiama, ma si legge "Lobbismo mascherato". Ovvero come un soldatino dei poteri forti indossa una falsa maglietta ambientalista per servire il padrone.
"Renzo Marangon, in qualità di coordinatore di Fare Ambiente di Rovigo, ma anche ex assessore regionale all'urbanistica, propone l'abrogazione completa del primo comma dell'articolo 30 della legge costituiva l'Ente parco Delta del Po, quello che il DDL di Zaia intende modificare per spiianare la strada all'approvazione della riconversione a carbone di Porto Tolle.
La delibera di giunta secondo Marangon è infatti "troppo artificiosa" (SIC).
Fonte: Rovigooggi
Modifiche all'art. 30 della legge regionale 8 settembre 1997, n. 362 Norme per l'istituzione del parco regionale del Delta del Po
Ecco come il presidente della Regione Veneto Zaia si è mosso per modificare quella Legge che impedisce alla riconversione a carbone di Porto Tolle di essere approvata.
Nell'Allegato A al DDL "Modifiche all'art. 30 della legge regionale 8 settembre 1997, n. 362 Norme per l'istituzione del parco regionale dei Delta del Po" si legge:
"Il presente disegno di legge risponde all'esigenza di aggiornare la nomiativa regionale relativa alla realizzazione di impianti di produzione di energia elettrica nell'ambito delle aree afferenti ai comuni ricadenti nel Parco regionale del Delta del Po a seguito della sentenza del Consiglio di Stato n. 3107 dei 2011 riguardante la realizzazione della centrale termoelettrica di Porto Tolle, alimentata a carbone e biomasse vergini.
La decisione del Consiglio di Stato, che ha annullato il giudizio di compatibilità ambientale sul progetto di trasformazione a carbone della centrale termoelettrica di Porto Tolle, rilasciato dal Ministero dell'Ambiente nel 2009, si fonda sulla previsione dell'articolo 30, della legge regionale 8 settembre 1997, n. 36, che, a parere del giudice, "si limita ad esprimere - in considerazione delie esigenze di protezione die la specificità del territorio considerato evidentemente pone - un'opzione del legislatore regionale di preferibilità per gli impianti alimentati a gas metano, ammettendo una differente alimentazione solo a condizione che siano utilizzate fonti altemative di pari o minore impatto ambientale".
E noto che il gas metano è tra i combustibili fossili meno inquinanti, se non il meno inquinante di tutti, date le sue basse produzioni di diossido dì carbonio e di ossido di nitrogeno e le basse emissioni di particelle solide e di ceneri; risulta pertanto evidente la difficoltà di applicare la nomnativa regionale laddove si vogliano utilizzare, come prevede l'articolo 30, altre fonti alternative al gas metano purché di pari o minore impatto ambientale. Peraltro, trattasi di disposizione di legge datata nel tempo che non tiene conto delle nuove tecnologie di abbattimento degli inquinanti per impianti diversi dal metano.
Stante quanto sopra, si propone pertanto un'integrazione alla normativa ìn parola che, pur mantenendo le previsioni di particolare restrizione per i nuovi impianti, consenta, ove vi siano impiantì già esistenti, di poter applicare una disciplina meno rigida ma altrettanto garantista del rispetto delle emissioni in atmosfera e della qualità ambientale, in osservanza alle nonne statali già esìstenti.
Va, infine, rilevato come il presente disegno di legge sia il frutto, a seguito di un percorso concordato con le partì socialì/sindacali/istituzìonali, di un approfondimento operato dalle competenti strutture regionali costituite in Gruppo dì Lavoro ex Dgr n. 711 del 24 maggio 2011, con le direzioni dei competenti Ministeri."
Porto di Savona, nuvole di polvere di carbone invadono l'aria
Leggi qui
Fenomeno già osservato anche da noi a Civitavecchia, dove sul litorale da qualche anno, periodicamente le imbarcazioni ormeggiate vengono sporcate da polvere nera di indubbia provenienza.
Le centrali di Civitavecchia nella classifica di Mare Monstrum 2011
Mare Monstrum 2011, il report annuale di Legambiente sullo stato di salute delle nostre coste, include tra le dieci peggiori minacce per l’immagine, la conservazione e l’integrità paesaggistica del mare italiano, le centrali elettriche, come quelle di Civitavecchia.
Nella lista:
- scarichi fognari non depurati,
- cementificazione selvaggia delle spiagge,
- trivellazioni,
- intenso traffico marittimo,
- plastica in mare,
- pesca illegale e spadare,
- navi cariche di sostanze tossiche, affondate,
- inquinamento industriale,
- centrali termoelettriche
Manovre sottobanco per bruciare i rifiuti a Cerano
Comunicato da Brindisi 22/06
"Per l'ennesima volta siamo costretti ad esprimere tutta la nostra preoccupazione davanti a scelte che potrebbero compromettere irrimediabilmente il futuro di questa città e di questo territorio.
Ci riferiamo evidentemente alla delibera di Giunta n°217 del 1/6/2011 in tema di gestione dei rifiuti, con la quale si apre la procedura per l'affidamento della gestione per l'impianto di produzione di Cdr (combustibile da rifiuti).
Abbiamo il timore fondato che questa decisione vada a fare il paio con quanto già previsto nella bozza di convenzione tra enti locali ed enel circa la combustione di rifiuti nella centrale di Cerano e che quindi, vista la mancanza di direttive precise sulla destinazione nella delibera in questione, possa essere proprio Cerano il terminale ultimo dove chiudere il ciclo.
Ci chiediamo come sia possibile che una decisione così importante non sia passata dal vaglio del consiglio comunale che, è nostro dovere ricordare, in tema di questioni energetiche latita da svariati mesi.
Come “No al Carbone” ribadiamo la nostra ferma opposizione a questa scelta devastante dell'incenerimento dei rifiuti e sarà anche su questo che avvieremo nei prossimi giorni una imponente campagna di sensibilizzazione della popolazione anche alla luce delle ultime vicende che vedrebbero imbarazzanti e strumentali accostamenti tra queste delicate questioni e la salvezza della squadra di calcio della città.
MOVIMENTO NO AL CARBONE - BRINDISI
22 giugno 2011
Porto Tolle, se il carbone è fuorilegge si modifica la legge!
Modificato il regolamento del Parco regionale del Delta del Po. Nell'allegra combriccola tutti a cantar vittoria:
"Approvando la modifica dell’ articolo 30 della legge istitutiva del parco regionale del Delta del Po, la Giunta del Veneto ha mosso un passo decisivo per chiudere a favore della riconversione a carbone la centrale Enel di Porto Tolle (Rovigo) bloccata dal Consiglio di Stato. Lo ha annunciato oggi il presidente del Veneto Luca Zaia particolarmente soddisfatto per avere in tal modo salvaguardato «almeno il 90% della procedura fin qui attuata, vale a dire senza perdere ulteriori cinque anni di lavoro».
Secondo il governatore, che sulla questione ha provveduto a ricorrere al Consiglio di Stato, ora i tempi «saranno ravvicinati poiché abbiamo già trasmesso la delibera di modifica al consiglio regionale che con la massima velocità darà corso alla votazione». Zaia ha ricordato che «la partita è stata concordata con i massimi funzionari dei ministeri dell’ambiente e dello sviluppo economico. Ricordo che la riconversione a carbone della centrale di Porto Tolle vale 2,5 miliardi di opere e darà lavoro per cinque anni a tremila lavoratori». (Ansa, via Corriere.it)
Davanti agli affari dei potentati, il diritto non conta.
21 giugno 2011
Osservatorio ambientale: il controllato siede ancora al tavolo dei controllori
18 giugno 2011
enel vuol portarci altro carbone
fulvio conti, ad enel, intervistato sul DowJones Newswires afferma che in Italia, a seguito del referendum sul nucleare "dall'attuale 14% il carbone salirà al 20% del mix energetico nazionale".
Scontato.
17 giugno 2011
Estate 2011 a Civitavecchia, sponsorizza enel
![]() |
| Foto condvisa da liberi cittadini civitavecchiesi |
Ricordiamo che il copioso "vapor acqueo", secondo enel, era causato dall'aria gelida del rigido gennaio? E poi di febbraio? E poi anche di marzo? E poi...Ops, siamo a giugno ma il "vapore" continua a incontrare aria gelida.
Ah, natura maligna che si dileggia nel mostrarci forme spaventevoli...
Bambini come ratti nelle miniere di carbone, documentario di Pierre Monégier
"Les enfants rats des mines", documentario vince il Premio Luchetta 2011, "Per aver descritto con la forza delle immagini e l’efficacia del linguaggio il dramma dei bambini costretti a lavorare nelle miniere di carbone otto ore al giorno per meno di un euro.
Clicca qui per vedere un estratto
E’ la storia dei “bambini talpa” di Meghalaya, una remota provincia del nord est dell’india. E’ il lato oscuro della nuova fiorente economia Indiana. In questo territorio dimenticato, circa 70.000 bambini dai 9 ai 14 anni vengono costretti a lavorare nelle miniere di carbone in condizioni estremamente pericolose. Le stime delle ONG riferiscono che circa una cinquantina di bambini hanno perso la vita nelle miniere nel 2009. Lavorano sette giorni su sette, otto ore al giorno, 70 metri sotto terra in tunnel strettissimi che i minatori chiamano le “tane dei topi”. Questi bambini provengono dalle aree più povere del Nepal e del Bangladesh e vengono portati a Meghalaya (India) da intermediari che promettono loro di guadagnare molti soldi, ma poi invece rischiano la vita per 1 euro al giorno. La presenza di organizzazioni internazionali come l’Unicef in quest’area è vietata, c’è soltanto una piccola organizzazione locale che sta lottando per i loro diritti e ha portato il caso davanti alla Corte Suprema dell’India."
Fonte
