Apprendiamo dai media locali che
"C'è un primo indagato nell'indagine relativa all'incendio de trasformatore della centrale di Torre Valdaliga Nord avvenuto il 26 agosto scorso. Ad essere stato raggiunto da avviso di garanzia è il responsabile della centrale (quindi l'ing. Molina, NDR), accusato di incendio colposo. E' una prima svolta nell'inchiesta della procura della Repubblica di Civitavecchia, anche se l'impressione è che si tratti più di un atto dovuto.
La magistratura inquirente infatti sta proseguendo il lavoro per cercare di individuare le cause dell'incendio. Alcune di queste verifiche peraltro sono irripetibili, e solo dopo le relazioni conclusive dei periti si saprà dire se esiste una responsabilità umana. Una prima relazione è già stata consegnata nei giorni scorsi alla procura, dove si chiedeva soprattutto l'autorizzazione allo spostamento del trasformatore incendiato, allo scopo di poter individuare meglio le cause dell'incidente, ma soprattutto per capire se gli oli bruciati erano nocivi o meno. Sotto questo aspetto qualche novità potrebbe già emergere a breve. I periti nominati dalla procura infatti, pare siano già piuttosto avanti con il proprio lavoro. Nel frattempo vanno avanti anche le indagini di tipo tradizionale, condotte direttamente dalla polizia giudiziaria della stessa procura.
Fonte: bignotizie.it
22 settembre 2011
Molina indagato per l'incendio a Torrevaldaliga nord
L'azienda del carbone paga 9000 franchi per manifestare a suo favore
Deja-vù? Noi dell'Alto Lazio sappiamo con quale facilità certi sindacalistucoli del comparto elettrico siano pronti a bivaccare in piazza con improbabili striscioni come "Sì al carbone pulito" ogniqualvolta mammaenel chiami, magari con al seguito una dozzina di ingenue (o rassegnate) tute blu, non troppo dispiaciute di trovarsi la giornata pagata per una gita fuori porta. "Cosa fate qui?" abbiamo chiesto agli operai in più occasioni: molti non sapevano cosa dire oltre che "Ci hanno pagato la giornata".
Siamo avvezzi a sorbirci pagine di pseudoscienziati che sbavano sofismi per confondere la gente comune; sulle pagine comprate dai potentati per cui lavorano, o in salotti televisivi blindati, vanno sostenendo che "il carbone riduce l'inquinamento e non fa poi così male alla salute, oggi che è 'pulito'".
Quindi no, non ci sorprende sapere che Repower, azienda svizzera interessata a costruire un impianto a carbone a Saline Joniche (RC), ha pagato il soggiorno in Svizzera per i suoi sostenitori calabresi, nell'occasione della manifestazione internazionale contro il carbone tenutasi a Coira nello scorso agosto. Chissà quanti di questi "sostenitori" avevano idea di cosa stessero facendo in terra elvetica, quel giorno. La notizia di seguito, direttamente dai notiziari svizzeri.
Dalla RSI-Radiotelevisione svizzera
"L'azienda elettrica grigionese ha finanziato la trasferta a Coira dei sostenitori calabresi della centrale a carbone
I dimostranti favorevoli al carbone hanno ricevuto dalla direzione 9'000 franchi, somma confermata ieri sera durante la trasmissione "Rundschau" dallo stesso CEO di Repower Kurt Bobst.
Un mese fa alcune centinaia di oppositori della centrale a carbone in Calabria - progettata da una filiale della società con sede a Poschiavo - avevano sfilato pacificamente per le vie del centro cittadino di Coira. In quell'occasione un gruppetto di sostenitori del carbone, anch'essi giunti dall'Italia, aveva indetto una contro-manifestazione. Ora si sa che per quell'evento la trasferta in terra retica è stata finanziata direttamente dall'azienda elettrica.
Dura critica dei socialisti: azione indegna
Il gesto dei vertici della società - 9'000 franchi in totale - non è passato inosservato e oggi ha scatenato dure critiche degli ambientalisti e dei partiti di sinistra, che da tempo hanno nel mirino il produttore d'energia grigionese per il suo impegno nell'impianto a carbone calabrese e anche in un'altro sito analogo nel nord della Germania. Il cantone dei Grigioni è azionista di maggioranza di Repower con il 46% del capitale azionario.
In un comunicato il PS grigionese si dice sorpreso: che Repower paghi dei manifestanti è "imbarazzante e indegno di una società solitamente rispettabile".
Inquinamento atmosferico e rischio di infarto
La ricerca medica spiega in modo sempre più chiaro la relazione tra patologie umane e inquinamento. E' doveroso preoccuparsi per le conseguenze dell'inquinamento originato dalle centrali, dal porto, nonché dall'ultimo incendio avvenuto a TVN.
"Concentrazioni elevate di inquinanti atmosferici aumentano le probabilità di avere un infarto entro 6 ore dall'esposizione alle polveri sottili (Pm10).
La ricerca è firmata da Krishnan Bhaskaran e colleghi della London School of Hygiene and Tropical Medicine ed è stata pubblicata sull’ultimo numero della nota rivista internazionale: The British Medical Journal (BMJ 2011;343:d5531 doi: 10.1136/bmj.d5531).
Gli autori hanno esaminato una casistica di 79.288 attacchi di cuore registrati dal 2003 al 2006 e, parallelamente, hanno indagato sull'esposizione oraria allo smog. In particolare, utilizzando i dati del UK National Air Quality Archive è stato analizzato l'andamento di particolato Pm10, monossido di carbonio (CO), biossido d'azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2) e ozono (O3).
Livelli elevati di questi inquinanti sono prodotti dalla combustione dei fossili nelle centrali elettriche (carbone, olio combustibile e gas), dal traffico navale/autoveicolare/aereo e dalla combustione dei rifiuti.
Il nuovo studio ha voluto vedere gli effetti dell’ inquinamento in un ristretto lasso di tempo. Gli effetti sono stati studiati entro intervalli di tempo di 1-6, 7-12, 13-18, 19-24, 25-72 ore dall’esposizione.
I risultati hanno messo in evidenza che il rischio di infarto aumenta nelle sei ore successive all’esposizione.
L'associazione fra elevate concentrazioni di inquinanti e morte prematura è stata comunque già ampliamente dimostrata, così come sono già emerse con chiarezza evidenze scientifiche sul rapporto diretto tra l'inquinamento e vari indicatori di salute, compresa "la mortalità per tutte le cause e per cause respiratorie e cardiovascolari".
Quanto sopra giustifica nel modo più assoluto la preoccupazione della popolazione sia per l’inquinamento causato dalle navi che per la nube sprigionatasi in seguito all’incendio a Torre Valdaliga Nord ma, in particolare, motiva l’intervento della Procura della Repubblica di Civitavecchia a salvaguardia della salute pubblica.
Giovanni Ghirga
International Society of Doctors for the Environment (Alto Lazio) It
Porto: "Le nuove banchine vanno elettrificate per legge"
Elettrificazione delle banchine del porto di Civitavecchia, intervento di S. Ricotti (Forum Ambientalista). Da centumcellae.it
"Le nuove banchine che verranno realizzate nel porto dovranno essere per legge elettrificate. Lo afferma la portavoce del Forum ambientalista Simona Ricotti in merito ai nuovi attracchi annunciati dal Presidente dell’Authority Pasqualino Monti e relativi al traffico nazionale, alla darsena servizi e al prolungamento dell’antemurale, ricordando come i decreti ministeriali di Valutazione dell’Impatto Ambientale 2935/1997, 6923/2002 e 4/2010 prescrivono, quale “condicio sine qua non” per l’autorizzazione dei lavori di ampliamento del porto, la realizzazione dei “collegamenti elettrici per le navi in banchina”, il che significa, ribadisce, che le sopracitate banchine devono essere progettate e realizzate con l’annessa elettrificazione prescritta.
“La mancata ottemperanza di tale prescrizione nell’ambito dei lavori realizzati negli scorsi anni – afferma la Ricotti – ha avuto quale logica conseguenza il lievitare dei costi dell’elettrificazione da effettuarsi a lavori ultimati. E’ appena il caso di sottolineare, invece, che i costi di elettrificazione di ogni singola banchina, proprio in quanto prescrizione autorizzativa, dovevano, e devono, essere parte integrante del capitolato d’oneri che sottende la realizzazione della stessa. Al fine, quindi, di evitare che si ripeta l’incresciosa situazione sopra descritta, che ha determinato la necessità, per l’Autorità Portuale, di ricercare ulteriori fondi per finanziare opere che invece avrebbero dovuto essere parte integrante della originaria realizzazione, auspichiamo che il Presidente Monti tenga in debita considerazione detti obblighi prescrittivi dimostrando, nel contempo, rispetto per le regole e volontà tangibile di agire a tutela dell’ambiente, operando concretamente per la minimizzazione dell’inquinamento dovuto alle emissioni delle navi, un obiettivo per il quale la realizzazione di banchine elettrificate è atto imprescindibile”.
21 settembre 2011
"Quelli che" vogliono l'autostrada Tirrenica: Antonio Bargone
Eccone uno, tra "quelli che" lavorano alla realizazione dell'autostrada Tirrenica anche detta "Spaccamaremma". Come insegna la nota filosofa morale Terry De Nicolò, per avere così tanto difficilmente puoi aver agito nella legalità. Liberi cittadini hanno diffuso su Facebook le seguenti notizie su tale "onorevole", noto uomo-crocevia di loschi affari bipartisan:
- una pensione a vita di euro 6.590 al mese (esentasse?) dalla Camera pagata con soldi pubblici http://www.publice.it/pensionicamera.htm
- un compenso come Commissario straordinario del Governo per la costruzione della Tirrenica (nominato dal nostro ex sindaco Matteoli) di euro 232.884 annui pagati con soldi pubblici http://www.facebook.com/note.php?note_id=130268917035124
- uno stipendio di euro 61.000 annui come presidente Società Autostrade http://www.facebook.com/note.php?note_id=130271463701536
20 settembre 2011
Mangiare carbone per produrre gas da bruciare
"Scienziati cinesi hanno clonato un maiale considerato un 'eroe' per essere sopravvissuto 36 giorni sotto le macerie [...] Zhu Jianqiang - il 'Maiale dalla forte volonta'' - un esemplare castrato di 150 kg, sopravvisse mangiando carbone e bevendo acqua piovana. [...] Ora e' diventato 'padre' di sei maialini, da lui clonati."Per gli scettici, questa è la dimostrazione definitiva che la a Cina è davvero avanti.
Dunque se investiamo per clonare su vasta scala quel maiale castrato che può nutrirsi di carbone, potremo facilmente ricavare da questo inquinante materiale del gas metano da bruciare, come prodotto della sua digestione. Immaginate: mai più giganteschi ecomostri come Torrevaldaliga Nord, al loro posto un meno impattante, enorme porcile mandato avanti a carbone, che distribuisce in tutte le case il prodotto della digestione. O nel caso di paesi con giacimenti carboniferi, basterà far pascolare i suini sulle miniere a cielo aperto.
Non solo, c'è chi si spinge oltre: se gli stessi uomini arrivassero a mangiare carbone potrebbero produrre da loro il gas per gli usi domestici! C'è tuttavia preoccupazione perché non si è accertato quanto abbia influito il fattore della castrazione del maiale sulla sua capacità di digerire carbone.
18 settembre 2011
Da Liquichimica al carbone, i drammi e le lotte dei cittadini di Saline Joniche
Con le parole degli autori: nel video che segue c'è "la storia dell'area portuale di Saline, con le sue ilusioni, promesse mancate, sperpero di denaro pubblico, tutto sotto l'ombra nera della mafia. Dallo smantellamento dell'ex Liquichimica all'ultimo dramma che la nostra amata terra sta vivendo, l'ipotesi sciagurata della costruzione di una Centrale a Carbone. Ripercorre altresì le tappe principali della resistenza del Coordinamento delle Associazioni dell'Area Grecanica fino all'ultima grande manifestazione del 27 agosto 2011 a Coira, in Svizzera, che ha inferto un colpo durissimo ai signori del carbone". Documento presentato al Pentedattilo Film Fest 2011
La Spezia, cittadini in assemblea sul problema carbone
Continua la mobilitazione degli spezzini per far fronte all'incipiente pericolo di una riconversione a carbone voluta da enel.
"Domani a partire dalle ore 18 la sezione spezzina della Lipu organizza nella Sala Arci di Via XXIV Maggio, un dibattito sul tema “Il futuro della centrale Enel di Vallegrande e le ricadute sanitarie sull'ambiente e sulla salute dei cittadini” Interverranno anche gli esponenti del comitato di cittadini “Spezia via dal carbone” , a sua volta impegnato nell’organizzazione di un successivo incontro. (cittadellaspezia.com)
Infatti per il prossimo sabato 24 settembre alle ore 17.00, è prevista un’assemblea pubblica sul tema “Autorizzazione Integrata Ambientale CTE enel, prove tecniche di partecipazione", per saperne di più vedi Speziapolis
Tributo di sangue al dio carbone: quattro minatori morti in Galles
Una miniera di carbone ha inghiottito quattro vite umane in Galles, a Gleision.
Civitavecchia: cieli cancrini di fine estate
Una carrellata di immagini per chi fosse partito in vacanza, in quest'ultimo scampolo d'estate 2011. Cosa vi siete persi lontani dalla vostra amata Civitavecchia:
Affaire Saline Joniche: critiche dal mondo scientifico
Pubblichiamo una lettera aperta alle aziende Repower SA e a SN Energie SA da parte di esponenti del mondo scientifico svizzero, per il loro coinvolgimento in nuovi progetti di centrali a carbone: "Chiarimento sulla redditività e compatibilità ambientale di nuove centrali a carbone all’estero" - Agosto 2011
(Via noalcarbonesaline.it)
"I gestori di centrali sono sempre più confrontati con difficili decisioni inerenti i loro investimenti. Se da una parte la pianificazione di grandi centrali esige un investimento ambientale stabile e a lungo termine, dall’altra i cambiamenti a livello politico e di mercato causano insicurezze a livello di costi e profitti delle diverse tecniche di produzione d’energia. Questo concerne particolarmente le centrali a carbone che, non solo a causa del loro impatto climatico e ambientale sono causa di critiche, ma che anche in confronto a fonti energetiche più flessibili e meno dannose per l’ambiente si profilano economicamente infruttuose .
Con questa dichiarazione i firmatari desiderano indicare le prospettive economiche della produzione elettrica tramite carbone e ammonire dall’investire in nuove centrali a carbone.
Energia dal carbone – rischio per il clima
Produrre energia elettrica con centrali a carbone è il modo più inquinante che ci sia. Solo le emissioni delle pianificate centrali a carbone di Brunsbüttel (D) e di Saline Joniche (I) rappresentano, con 17,5 milioni di tonnellate di CO2 annuali, circa il 40% delle emissioni prodotte in Svizzera. A causa della prevista durata di servizio di oltre 40 anni, le odierne decisioni d’investimento determineranno strutturalmente il Mix elettrico delle risorse energetiche per molti decenni. Con i loro investimenti all’estero nella produzione di elettricità tramite carbone esse precludono una veloce transizione verso un approvvigionamento energetico sostenibile.
I costi delle “quote di emissione di CO2”
Un importante fattore economico per la produzione di energia elettrica con il carbone sono i costi per le quote di emissione di CO2 del mercato delle emissioni Europeo. Siccome l’UE ha approvato che la quantità autorizzata di queste quote venga gradualmente ridotta e a partire dal 2013 l’assegnazione gratuita dei certificati per i produttori d’energia abrogata, anche i gestori di centrali a carbone dovranno assumersi i costi derivanti. I futuri costi di mercato sono quasi impossibili da valutare perché sottostanno a condizioni non valutabili a lungo termine.
Con costi crescenti per le quote di emissione di CO2 le centrali a carbone non possono affermarsi contro supporti energetici meno inquinanti – tipo le energie rinnovabili o gas naturale. Solo con uno sfruttamento superiore alle 5000/6000 ore annuali le centrali a carbone possono essere redditizie in confronto alle concorren-ziali centrali a gas. Anche la molto discussa possibilità della separazione dell’ CO2 e dell’immagazzinamento (CSS), con la quale di ridurrebbero le emissioni del 70-80%, non può essere considerata come soluzione per le centrali costruite oggigiorno. A tutt’oggi è ancora completamente aperta la questione con quali costi aggiuntivi possa esser realizzata su grande scala una CCS e se ci sia un sufficiente consenso tra la popolazione inerente l’immagazzinamento dell’CO2.
Costi di capitale
Gli investimenti in centrali termiche a carbone per la produzione di energia elettrica si profilano mediante alti costi di capitale che spesso vengono coperti da finanziamenti esterni, p.es da banche. La crescente insicurezza nella redditività, con il possibile obbligo di costruire una CSS, si riflette anche nei costi di capitale: istituti finanziari richiedono in confronto a progetti di centrali precedenti, interessi maggiori o si ritirano dal finanziamento di centrali a carbone; così accanto ai costi variabili anche i costi di capitale delle centrali aumentano.
Prospettive di reddito insicure
Le condizioni citate rincarano l’esercizio delle centrali a carbone. Gli investimenti nelle centrali restano redditizi solo se la media dei ricavi per l’energia prodotta è sopra la media dei costi di produzione (inclusi i costi d’investimento). Allora per coprire i costi superiori del combustibile, CO2 e costi di capitale, occorre aumentare lo sfruttamento della centrale durante la sua durata di vita e/o aumentare il prezzo dell’energia elettrica.
Tuttavia proprio queste ore d’esercizio annuali necessariamente alte non si lasciano prevedere a lungo termine. In Germania, sulla base dell’accesso privilegiato alla rete delle energie rinnovabili, l’entrata in azione delle centrali a produzione continua sarà in futuro nettamente limitata. Soprattutto la crescente quantità d’energia elettrica prodotta con energia eolica esige una flessibilità da parte delle altre centrali che si devono adeguare alle oscillazioni di produzione delle energie rinnovabili. Le centrali a carbone, che sono tipicamente orientate alla produzione continua, sono troppo goffe e non riescono a essere abbastanza flessibili e a reagire prontamente alle oscillazioni di domanda. È da attendersi di conseguenza, nonostante l’uscita dall’atomo della Germania, un’eccessiva offerta da centrali a produzione continua e una sottoutilizzazione delle centrali a carbone. Che i prezzi dell’energia elettrica saranno per un lungo lasso di tempo sufficentamente alti per contrastare i citati rischi economici, anche con un tempo ridotto di utilizzo della centrale, è più che discutibile.
Anche le strategie di commercializzazione alternative, come il possibile “raffinamento” dell’energia ottenuta dal carbone con l’aiuto di centrali ad accumulazione, sono economicamente molto rischiose. Solo una sufficiente differenza dei prezzi tra l’energia prodotta da centrali a produzione continua e l’energia prodotta nei momenti di grande richiesta può attuire i costi di trasporto e la perdita di rendimento di una centrale ad accumulazione. Anche con la crescente liberalizzazione dei mercati dell’energia, con la sovraproduzione delle centrali a produzione continua, con le stra-tegie per l’adeguamento della domanda d’energia e l’annessione di centrali a gas flessibili, si riscontrano tuttavia delle differenze di prezzo sempre più ridotte. Quando durante il 2008 si potevano osservare alla borsa energetica tedesca ancora dei prezzi massimi di 160 Euro per Megawatt/ora, nel 2010 il prezzo di mercato più alto si situava solo ancora a 80 Euro.
In conclusione si può affermare che l’insicurezza relativa ai costi e ai ricavi futuri sia un grave rischio per la redditività di nuove centrali a carbone.
La costruzione e l’esercizio di centrali a carbone è così non solo controproducente dal punto di vista di politica ambientale e climatica, ma anche dubbiosa a livello economico. Perciò i firmatari di questa dichiarazione sconsigliano fortemente a Repower SA e a SN Energie SA di investire in nuove centrali a carbone.
Firmatari:
Dr. Irene Aegerter, Vice Presidente dell’ Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche
Prof. Dr. Andrea Baranzini, Haute École de Gestion Genève
Prof. Dr. Thomas Beschorner, Istituto di Etica Economica, Università di San Gallo
Prof. Dr. Lucas Bretschger, Center of Economic Research, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Stephanie Engel, Istituto per le Scelte Ambientali, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Jürg Fuhrer, Dirigente del gruppo Pulizia dell’aria/Clima, Agroscope Reckenholz-Tänikon, Research Station ART
Dr. Justus Gallati, Istituto di Economia Aziendale e Regionale, Scuola Superiore di Economia, Lucerna
Prof. Dr. Martin Grosjean, Istituto di Geografia dell’Università di Berna
Prof. Nicolas Gruber, Istituto di Biochimica e Dinamica degli Agenti Inquinanti, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Heinz Gutscher, Professore di Psicologia Sociale, Presidente ProClim (Forum for Climate and Global Change), Accademia Svizzera delle Scienze
Dr. Rolf Hügli, Segretario Generale dell’Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche SATW
Dr. Rolf Iten, Dirigente INFRAS
Prof. (em.) Dr.-Ing. Eberhard Jochem, CEPE (Centre for Energy Policy and Economics), Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Gebhard Kirchgässner, Istituto Svizzero per l’Economia Estera e Ricerca Economica Applicata, Università di San Gallo
Roger Nordmann, Consigliere Nazionale, Membro della Commissione per l’Ambiente, Pianificazione Territoriale ed Energia, Losanna
Prof. Dr. Thomas Nussbaumer, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ) e Scuola Superiore di Lucerna - Proprietario di Verenum (Studio d’ingegneria per procedimenti tecnici, energetici e ambientali)
Prof. Dr. Thomas Peter, Istituto per l’Atmosfera e il Clima, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Dr. Rudolf Rechsteiner, Studioso indipendente, Pubblicista e proprietario dell’
Ufficio di consulenza re-solution.ch
Dr. Christoph Ritz, Dirigente ProClim (Forum for Climate and Global Change), Accademia Svizzera delle Scienze
Prof. Dr. Sergio Rossi, Titolare della Cattedra di Macroeconomia e economia monetaria, Università di Friborgo
Prof. Dr. Roland Scholz, Institute for Environmental Decisions, Politecnico Federale di Zurigo (ETHZ)
Prof. Dr. Philippe Thalmann, Research Group on the Economics and Management of the Environment, Politecnico Federale di Losanna (EPFL)
Dr. Frank Vöhringer, Politecnico Federale di Losanna (EPFL), Dirigente dell’azienda di consulenza Econability
Prof. Dr. Andreas Zuberbühler, Presidente del Comitato Scientifico dell’Accademia Svizzera delle Scienze Tecniche