Da ipsnotizie.it "Gli scienziati tedeschi hanno scoperto un’altra “arma letale” che conferma i cambiamenti climatici: l'estensione del ghiaccio marino dell'Artico ha raggiunto un nuovo minimo storico.
Questo fenomeno sta accelerando la velocità del cambiamento climatico al di là dell’azione umana con ogni barile di petrolio, tonnellata di carbone o metro cubo di gas bruciato.
Secondo alcuni ricercatori dell'Università di Brema in Germania, lo scioglimento del ghiaccio artico avrebbe superato il livello minimo storico del 2007, mentre altri centri di ricerca che fanno uso di diversi satelliti e strumenti di analisi ritengono che l’eccezionale riduzione del ghiaccio del 2007 non sia ancora stata superata nel 2011.
"Noi crediamo che arriverà poco al di sotto dei livelli del 2007 - ma non è importante", ha detto Mark Serreze, direttore del Centro Nazionale dati della Neve e del Ghiaccio con sede nella città americana di Boulder, Colorado.
"L’elemento straordinario è che quest'anno non c'è stato un andamento climatico atipico tale da creare le condizioni per il record di scioglimento del 2007", ha detto Serreze.
Quest'anno il clima in estate è stato normale, eppure il ghiaccio è scomparso nelle stesse quantità del 2007.
"Questo ci fa capire che adesso il ghiaccio marino è troppo sottile per resistere anche alle normali condizioni meteorologiche".
Sia il Passaggio a Nord Ovest, sia la rotta del Mare del Nord che attraversano l'Artico, sono di nuovo aperti, come accade quasi ogni anno dal 2007. Una petroliera ha recentemente attraversato l'Oceano Artico nel tempo record di otto giorni, viaggiando da Houston, in Texas a Map Ta Phut, Thailandia.
Lo scioglimento estivo dei ghiacci è raddoppiato rispetto a quello di 30 o 40 anni fa. Un bambino nato con l'avvento dell'era satellitare, quando l'uomo ha potuto contemplare per la prima volta l'immensità ghiacciata, oggi avrebbe 32 anni; e quest’estate constaterebbe che più di tre milioni di chilometri quadrati di ghiaccio - la superficie dell'India - sono scomparsi rispetto all’estate in cui è nato.
Oggi è ormai quasi accertato che il ghiaccio dell’Artico in estate sarà scomparso quando un bambino nato nel 1979 avrà 50 anni. È un rapido cambiamento su scala planetaria con conseguenze di vasta portata che gli scienziati hanno appena cominciato a capire.
Una delle conseguenze è l'accelerazione del riscaldamento globale, mentre l'Artico passa dal bianco al blu scuro, e l'oceano assorbe enormi quantità di calore nelle 24 ore di sole estive. Si prevede che a questo cambiamento si aggiungerà una quantità supplementare di energia termica di circa 0,3 watt per metro quadrato sulle terre emerse e sull’intera superficie d'acqua del pianeta, afferma Stephen Hudson dell'Istituto Polare Norvegese.
È una quantità di energia sufficiente ad accendere una luce notturna Led per ogni metro quadrato dei 510 milioni di metri quadrati che compongono la superficie terrestre. Questo aumenterà le temperature globali di circa 0,25 gradi centigradi, ha detto a IPS John Abraham dell'Università di St. Thomas in Minnesota.
Naturalmente, la maggior parte di quell'enorme quantità di calore si concentrerà prima nell'Artico, dove le temperature sono già in media superiori di 3-5° C a quelle di 30 o 40 anni fa. Lo scorso inverno, alcune parti dell'Artico sono state per un mese di 21° C al di sopra della media.
Tutta questo calore supplementare minaccia di accendere la miccia della più grande "bomba al carbonio" del mondo, la vasta regione del permafrost che si estende per 13 milioni di chilometri quadrati tra Alaska, Canada, Siberia e alcune aree del Nord Europa.
Il permafrost contiene almeno il doppio del carbonio che è attualmente presente nell'atmosfera. Se solo una piccola percentuale verrà rilasciata, le conseguenze per il cambiamento climatico saranno catastrofiche, dicono gli esperti. Il permafrost si è lentamente sciolto negli ultimi vent'anni e la velocità del disgelo sta accelerando con l'aumento delle temperature, ha detto l' esperto mondiale di permafrost Vladimir Romanovsky dell'Università dell'Alaska a Fairbanks.
Questo avrà un profondo impatto sull'intera popolazione mondiale. Secondo i dati della Global Governance Project, entro il 2050 nel mondo ci saranno 200 milioni di profughi ambientali, la maggior parte dei quali provenienti dalle basse aree costiere, a causa dell'innalzamento dei livelli dei mari.
Mentre la tragedia climatica si aggrava, gli Stati Uniti e la maggior parte del mondo industrializzato sono distratti dalla minaccia relativamente trascurabile del terrorismo e spendono miliardi di dollari nella sicurezza e nelle guerre in Afghanistan e in Iraq.
Gli Stati Uniti potrebbero generare il 100 per cento della propria elettricità dall'eolico, dal solare, delle maree e dalla geotermia spendendo meno di quanto investito nella sicurezza e nelle guerre negli ultimi dieci anni, ha detto Richard Heinberg, esperto di energia e alto funzionario del Post Carbon Institute in California.
Tuttavia, l'economia americana è in uno stato talmente drammatico, ha detto Heinberg, autore del nuovo libro "La fine della crescita", che il paese non è più finanziariamente in grado di assumersi questi costi, né può permettersi di continuare a bruciare combustibili fossili.
" Prima o poi saremo costretti a utilizzare una quantità notevolmente minore di energia". @ IPS (FINE/2011)
25 settembre 2011
Riscaldamento globale, il problema è sempre più grave.
23 settembre 2011
Dalla UE proposte per un approccio globale alle emissioni antropiche
Riportiamo da Ecodallecitta.it
"Il Parlamento europeo ha varato un nuovo provvedimento che va nella direzione della lotta contro i cambiamenti climatici. Strasburgo ha infatti approvato una risoluzione che chiede alla Commissione Ue di adoperarsi per la riduzione delle emissioni dei gas serra diversi dalla Co2, a cominciare dai cosiddetti gas fluorurati (Hfc) e dal protossido di azoto. Si tratta di sostanze ancora in parte utilizzate in frigoriferi, impianti di condizionamento, frigoriferi, apparecchiature mediche, schiume isolanti e bombolette. Introdotti negli anni '90 per sostituire alcune sostanze responsabili del buco dell'ozono, questi gas hanno in realtà mostrato un impatto sul clima molto pericoloso, e dal momento che resistono in atmosfera molto a lungo, sono di fatto dei gas serra molto più potenti della famigerata anidride carbonica. Di qui la decisione di metterli progressivamente al bando da varie applicazioni, ma ora l'Europarlamento chiede uno sforzo politico ancora maggiore.
La risoluzione, approvata con 578 voti a favore, 51 contrari e 22 astensioni, sottolinea infatti i limiti del regolamento sugli Hfc attualmente in vigore e chiede alla Commissione di adottare misure più rigide contro l'uso di questi composti. L'obiettivo, secondo i deputati di Strasburgo, è quello di ottenere risultati relativamente veloci sugli equilibri climatici, con un investimento economico tutto sommato contenuto. Il costo pubblico previsto per la riduzione degli idrofluorocarburi, infatti, è compreso tra i 5 e i 10 centesimi per tonnellata, al contrario dei 13 euro a tonnellata necessari per ridurre l'uso del carbone. «Il potenziale di riscaldamento globale dei gas diversi dalla Co2 è superiore a quello dell'anidride carbonica - ha commentato il greco Theodoros Skylakakis co-autore della risoluzione – È molto importante ridurre questi gas perché essi rappresenteranno il 20% del totale delle emissioni globali entro il 2050».
Il provvedimento, in sostanza, sottolinea che il Protocollo di Kyoto trascura in qualche modo gas climalteranti come il monossido di carbonio (Co), gli ossidi di azoto (Nox) e altri composti organici volatili responsabili della produzione di ozono negli strati più bassi dell'atmosfera. Per questo il Parlamento chiede alla Commissione di elaborare una revisione della normativa vigente sui gas fluorurati e di formulare proposte per ridurne immediatamente la produzione e il consumo. L'utilizzo di idroclorofluorocarburi (Hcfc), invece, dovrebbe essere definitivamente interrotto, e si dovrebbe estendere, su scala globale, l'impiego delle tecnologie già disponibili per ridurre le emissioni di monossido di carbonio e ossidi di azoto. «La riduzione delle emissioni dei gas non Co2 deve fare parte della politica europea sul cambiamento climatico – ha dichiarato l'eurodeputato austriaco Richard Seeber, l'altro autore della risoluzione - Oggi possiamo intervenire in maniera efficace, in tempi ragionevoli e con le risorse già esistenti».
Il testo approvato a Strasburgo, infine, sottolinea l'urgenza di ridurre le emissioni legate al cosiddetto “black carbon”, il particolato carbonioso prodotto da motori diesel, stufe a legna, incendi boschivi e altri tipi di combustione. Quest'ultimo risultato, in particolare, potrebbe essere raggiunto introducendo controlli più severi sulle emissioni degli autoveicoli. A questo punto non resta che aspettare di capire se la Commissione accetterà le richieste dei parlamentari.
Brindisi, record di neonati affetti da gravi anomalie congenite
Da un articolo di ItaliaNews un'ennesima triste conferma
"...La centrale a carbone dell'Enel “Federico II” è il primo impianto in Italia per emissioni di gas serra, con i suoi 15 milioni di tonnellate di Co2 l'anno. Oggi uno studio condotto dall'Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce e Pisa presso il reparto di Neonatologia dell'Ospedale “A. Perrino” e della ASL di Brindisi, rivela un altro triste record: quello dei neonati affetti da gravi anomalie congenite.Tra il 2001 e il 2009, su 7664 neonati, 176 erano affetti da gravi malformazioni. Un dato che supera del 18% quello registrato nel resto d'Europa. Del 67% quello per le anomalie cardiovascolari. Un dato solo parziale, poiché riguardante i neonati, coloro cioè che ce l'hanno fatta a venire alla luce e che non include quindi quelle gravidanze interrotte proprio a causa delle anomalie cardiache complesse che colpiscono i feti prima della nascita. Che sono ben il 50%, secondo il dirigente di neonatologia di Brindisi Enrico Rosati, responsabile dell’Unità semplice di cardiologia fetale e neonatale."
Falsi comitati per il "sì al carbone" finanziati da Repower, ricostruzione della vicenda
Il quotidiano Terra ricostruisce l'accaduto col suo articolo "Centrale di Saline. Creati ad arte i comitati per il sì", che riportiamo di seguito.
IL CASO. Un dipendente della multinazionale svizzera Repower scriveva nel suo ufficio milanese i comunicati stampa per due associazioni pro impianto. Svelato un finanziamento di 7.500 euro.La centrale a carbone di Saline Joniche targata Repower Italia per adesso esiste solo sulla carta. Ma lontano da sguardi indiscreti, abilmente occultata da sedicenti “comitati per il sì”, la macchina del consenso messa in piedi dalla multinazionale svizzera lavora già a pieno regime. E da tempo. Non ha avuto alcuno scrupolo il colosso svizzero dell’energia a sostenere sottobanco le associazioni pro carbone “Vedere chiaro” e “Trasparenza”, che sul territorio si limitavano a diramare i comunicati stampa che proprio un dipendente della Repower Italia scriveva dal suo ufficio milanese. A stanarlo, Luigi Palamara, editore di Mnews, un sito di informazione locale, che è rimasto a dir poco stupito quando si è reso conto che i comunicati diramati dai due comitati locali pro centrale – ufficialmente autonomi e indipendenti tanto da Repower, come dal Gruppo Sei, il braccio operativo del colosso svizzero sul territorio – venivano confezionati direttamente dagli uffici milanesi della multinazionale svizzera.
«Andando a verificare l’autore e il proprietario dei documenti word abbiamo notato con stupore e incredulità che quasi tutti fanno riferimento ed hanno come autore un dipendente della Repower Italia», scrive in una nota Palamara, chiedendo con forza alle due associazioni pro carbone di fare chiarezza. «Fino ad oggi i due comitati hanno rivendicato con forza l’assoluta indipendenza, e che nessun legame vi era con la SEI e tantomeno con Repower Italia. è incredibile allora andare a capire come mai invece i comunicati stampa siano di un dipendente dalla Repower». Una rivelazione sconcertante, ma che non stupisce chi come Nuccio Barillà, presidente della locale sezione di Legambiente, denuncia da tempo l’oscura origine di queste associazioni.
«Gli ultimi avvenimenti non fanno che dimostrare quello su cui noi insistiamo da tempo: i comitati pro-centrale, che non hanno né storia né radicamento sul territorio, non sono che la scialuppa d’appoggio della corazzata del Gruppo Sei, disposto a tutto pur di portare a termine l’affare della centrale». Dai due presidenti di “Vedere chiaro” e “Trasparenza”, Leandro Fisani e Domenico Foti, ex uomo di punta di Sel alle ultime comunali, non è ancora giunto alcun commento. Del resto, pochi sono i pretesti che potrebbero accampare: la conferma della strategia di “comunicazione” della Repower è arrivata direttamente dalla Svizzera. Da uno degli uomini di punta della multinazionale dell’energia. Ai microfoni della televisione pubblica Rf, Kurt Bobst, uno dei soci fondatori della multinazionale, ha ammesso, non senza imbarazzo, di aver finanziato la partecipazione dei comitati del sì, alla manifestazione contro le centrali a carbone tenutasi a Coira, in Svizzera.
Una provocazione non andata a buon fine – il corteo è infatti sfilato, senza che nessuno degli ambientalisti che vi hanno partecipato si lasciasse trascinare in liti o diverbi - ma costata alla Repower novemila franchi svizzeri, circa 7mila e 500 euro. «Il candore con cui il sig. Kurt Bobst ha confessato di aver elargito una notevole somma di denaro a favore dei i comitati pro-centrale è semplicemente sconvolgente», ha commentato una delle attiviste del comitato “No alla centrale a carbone di Saline Joniche”, ma siamo soprattutto profondamente indignati per la campagna diffamatoria portata avanti da un anno a questa parte contro il coordinamento delle associazioni dell’area grecanica, che oggi si scopre portare la firma “Repower”. Negli ultimi mesi, racconta ancora Barillà, mentre il territorio veniva invaso da manifesti e affissioni sui supposti benefici del centrale e della CO2, gli uomini della Sei si sarebbero prodigati in un serie di incontri a porte chiuse con le autorità locali, alle quali avrebbero proposto una lunga lista di opere compensative in cambio dell’assenso alla costruzione dell’impianto. «Repower deve prendere atto che il suo gioco è stato scoperto. Se la multinazionale svizzera, leader mondiale delle rinnovabili, vuole investire a Saline non può farlo eludendo leggi e Costituzione, ma soprattutto senza il consenso dei cittadini».
Dipendenti prezzolati dietro i comitati sì al carbone per Saline Joniche, le Associazioni dell'Area Grecanica intervengono
Comunicato del Coordinamento Associazioni Area Grecanica sull'incresciosa vicenda di cui ci siamo occupati ieri, e che continua a far discutere anche in terra elvetica.
"Il Coordinamento delle Associazioni dell'Area Grecanica esprime profonda indignazione per il comportamento ingiustificabile della RePower, socia di maggioranza della SEI s.p.a., che cerca di acquisire consensi foraggiando i comitati "spontanei" per il si al carbone.
Ai microfoni del programma Rundschau, della tv svizzera SF, Kurt Bobst, CEO di Repower, ha confessato di aver finanziato con 9000 franchi svizzeri i comitati pro carbone, affinchè gli aderenti e i simpatizzanti degli stessi potessero presenziare alla manifestazione tenutasi il 27 agosto 2011 a Coira in Svizzera.
Questi comitati, pertanto, rappresentano l’unico esempio di organizzazione “spontanea” in cui la “spontaneità” sembrerebbe essere incentivata da finanziamenti di scopo. Stando a quanto emerso da un’altra inchiesta giornalistica condotta da Mnews.it, la Repower, inoltre, avrebbe anche “supportato” la comunicazione istituzionale degli attivisti del SI, facendo redigere i comunicati stampa dei comitati direttamente da propri dipendenti.
Il Coordinamento è fortemente sdegnato per i metodi a dir poco censurabili usati dalla RePower che, mentre ufficialmente, parla di dialogo e confronto con la popolazione poi, adotta comportamenti che Irene Aegerter, vicepresidente dell'Accademia svizzera delle scienze tecniche e co-firmataria di una lettera aperta contro le centrali a carbone, definisce ASSOLUTAMENTE IMMORALI.
Quello che le due inchieste hanno portato alla luce è a dir poco indecoroso. Le popolazioni dell’Area Grecanica sono state raggirate per tre anni dai comitati "spontanei" del si che, alla luce dei fatti emersi, di spontaneo sembrano avere ben poco.
Tutto questo, ironia della sorte, è accaduto mentre alcuni comitati del Si e qualche consulente della SEI, lanciavano una campagna denigratoria nei confronti del Coordinamento, al fine di smentire, attraverso dichiarazioni palesemente contrastanti con la realtà dei fatti, la buona riuscita della manifestazione No Carbone di Coira, in Svizzera.
Il Coordinamento, a questo punto, non può che chiedersi come mai una multinazionale come RePower, che si dichiara sicura della bontà del proprio progetto, abbia deciso di ricorrere a questi mezzucci per creare consenso e soprattutto: cosa ancora potrebbe emergere da tutta questa torbida vicenda?
Il Coordinamento continuerà con sempre maggiore determinazione a vigilare e a lottare in difesa del territorio, informando in modo chiaro, onesto e trasparente, affinchè il NO espresso ripetutamente a gran voce da tutta la popolazione e dalle istituzioni, sia un NO consapevole!"
Intanto i media svizzeri continuano ad occuparsi della vicenda Repower/centrale a carbone a Saline Joniche: Power für Klimaerwärmung - Graubünden setzt auf Kohlekraftwerk in Kalabrien
Leggi l'articolo di ReggioTv
22 settembre 2011
Molina indagato per l'incendio a Torrevaldaliga nord
Apprendiamo dai media locali che
"C'è un primo indagato nell'indagine relativa all'incendio de trasformatore della centrale di Torre Valdaliga Nord avvenuto il 26 agosto scorso. Ad essere stato raggiunto da avviso di garanzia è il responsabile della centrale (quindi l'ing. Molina, NDR), accusato di incendio colposo. E' una prima svolta nell'inchiesta della procura della Repubblica di Civitavecchia, anche se l'impressione è che si tratti più di un atto dovuto.
La magistratura inquirente infatti sta proseguendo il lavoro per cercare di individuare le cause dell'incendio. Alcune di queste verifiche peraltro sono irripetibili, e solo dopo le relazioni conclusive dei periti si saprà dire se esiste una responsabilità umana. Una prima relazione è già stata consegnata nei giorni scorsi alla procura, dove si chiedeva soprattutto l'autorizzazione allo spostamento del trasformatore incendiato, allo scopo di poter individuare meglio le cause dell'incidente, ma soprattutto per capire se gli oli bruciati erano nocivi o meno. Sotto questo aspetto qualche novità potrebbe già emergere a breve. I periti nominati dalla procura infatti, pare siano già piuttosto avanti con il proprio lavoro. Nel frattempo vanno avanti anche le indagini di tipo tradizionale, condotte direttamente dalla polizia giudiziaria della stessa procura.
Fonte: bignotizie.it
L'azienda del carbone paga 9000 franchi per manifestare a suo favore
Deja-vù? Noi dell'Alto Lazio sappiamo con quale facilità certi sindacalistucoli del comparto elettrico siano pronti a bivaccare in piazza con improbabili striscioni come "Sì al carbone pulito" ogniqualvolta mammaenel chiami, magari con al seguito una dozzina di ingenue (o rassegnate) tute blu, non troppo dispiaciute di trovarsi la giornata pagata per una gita fuori porta. "Cosa fate qui?" abbiamo chiesto agli operai in più occasioni: molti non sapevano cosa dire oltre che "Ci hanno pagato la giornata".
Siamo avvezzi a sorbirci pagine di pseudoscienziati che sbavano sofismi per confondere la gente comune; sulle pagine comprate dai potentati per cui lavorano, o in salotti televisivi blindati, vanno sostenendo che "il carbone riduce l'inquinamento e non fa poi così male alla salute, oggi che è 'pulito'".
Quindi no, non ci sorprende sapere che Repower, azienda svizzera interessata a costruire un impianto a carbone a Saline Joniche (RC), ha pagato il soggiorno in Svizzera per i suoi sostenitori calabresi, nell'occasione della manifestazione internazionale contro il carbone tenutasi a Coira nello scorso agosto. Chissà quanti di questi "sostenitori" avevano idea di cosa stessero facendo in terra elvetica, quel giorno. La notizia di seguito, direttamente dai notiziari svizzeri.
Dalla RSI-Radiotelevisione svizzera
"L'azienda elettrica grigionese ha finanziato la trasferta a Coira dei sostenitori calabresi della centrale a carbone
I dimostranti favorevoli al carbone hanno ricevuto dalla direzione 9'000 franchi, somma confermata ieri sera durante la trasmissione "Rundschau" dallo stesso CEO di Repower Kurt Bobst.
Un mese fa alcune centinaia di oppositori della centrale a carbone in Calabria - progettata da una filiale della società con sede a Poschiavo - avevano sfilato pacificamente per le vie del centro cittadino di Coira. In quell'occasione un gruppetto di sostenitori del carbone, anch'essi giunti dall'Italia, aveva indetto una contro-manifestazione. Ora si sa che per quell'evento la trasferta in terra retica è stata finanziata direttamente dall'azienda elettrica.
Dura critica dei socialisti: azione indegna
Il gesto dei vertici della società - 9'000 franchi in totale - non è passato inosservato e oggi ha scatenato dure critiche degli ambientalisti e dei partiti di sinistra, che da tempo hanno nel mirino il produttore d'energia grigionese per il suo impegno nell'impianto a carbone calabrese e anche in un'altro sito analogo nel nord della Germania. Il cantone dei Grigioni è azionista di maggioranza di Repower con il 46% del capitale azionario.
In un comunicato il PS grigionese si dice sorpreso: che Repower paghi dei manifestanti è "imbarazzante e indegno di una società solitamente rispettabile".
Inquinamento atmosferico e rischio di infarto
La ricerca medica spiega in modo sempre più chiaro la relazione tra patologie umane e inquinamento. E' doveroso preoccuparsi per le conseguenze dell'inquinamento originato dalle centrali, dal porto, nonché dall'ultimo incendio avvenuto a TVN.
"Concentrazioni elevate di inquinanti atmosferici aumentano le probabilità di avere un infarto entro 6 ore dall'esposizione alle polveri sottili (Pm10).
La ricerca è firmata da Krishnan Bhaskaran e colleghi della London School of Hygiene and Tropical Medicine ed è stata pubblicata sull’ultimo numero della nota rivista internazionale: The British Medical Journal (BMJ 2011;343:d5531 doi: 10.1136/bmj.d5531).
Gli autori hanno esaminato una casistica di 79.288 attacchi di cuore registrati dal 2003 al 2006 e, parallelamente, hanno indagato sull'esposizione oraria allo smog. In particolare, utilizzando i dati del UK National Air Quality Archive è stato analizzato l'andamento di particolato Pm10, monossido di carbonio (CO), biossido d'azoto (NO2), biossido di zolfo (SO2) e ozono (O3).
Livelli elevati di questi inquinanti sono prodotti dalla combustione dei fossili nelle centrali elettriche (carbone, olio combustibile e gas), dal traffico navale/autoveicolare/aereo e dalla combustione dei rifiuti.
Il nuovo studio ha voluto vedere gli effetti dell’ inquinamento in un ristretto lasso di tempo. Gli effetti sono stati studiati entro intervalli di tempo di 1-6, 7-12, 13-18, 19-24, 25-72 ore dall’esposizione.
I risultati hanno messo in evidenza che il rischio di infarto aumenta nelle sei ore successive all’esposizione.
L'associazione fra elevate concentrazioni di inquinanti e morte prematura è stata comunque già ampliamente dimostrata, così come sono già emerse con chiarezza evidenze scientifiche sul rapporto diretto tra l'inquinamento e vari indicatori di salute, compresa "la mortalità per tutte le cause e per cause respiratorie e cardiovascolari".
Quanto sopra giustifica nel modo più assoluto la preoccupazione della popolazione sia per l’inquinamento causato dalle navi che per la nube sprigionatasi in seguito all’incendio a Torre Valdaliga Nord ma, in particolare, motiva l’intervento della Procura della Repubblica di Civitavecchia a salvaguardia della salute pubblica.
Giovanni Ghirga
International Society of Doctors for the Environment (Alto Lazio) It
Porto: "Le nuove banchine vanno elettrificate per legge"
Elettrificazione delle banchine del porto di Civitavecchia, intervento di S. Ricotti (Forum Ambientalista). Da centumcellae.it
"Le nuove banchine che verranno realizzate nel porto dovranno essere per legge elettrificate. Lo afferma la portavoce del Forum ambientalista Simona Ricotti in merito ai nuovi attracchi annunciati dal Presidente dell’Authority Pasqualino Monti e relativi al traffico nazionale, alla darsena servizi e al prolungamento dell’antemurale, ricordando come i decreti ministeriali di Valutazione dell’Impatto Ambientale 2935/1997, 6923/2002 e 4/2010 prescrivono, quale “condicio sine qua non” per l’autorizzazione dei lavori di ampliamento del porto, la realizzazione dei “collegamenti elettrici per le navi in banchina”, il che significa, ribadisce, che le sopracitate banchine devono essere progettate e realizzate con l’annessa elettrificazione prescritta.
“La mancata ottemperanza di tale prescrizione nell’ambito dei lavori realizzati negli scorsi anni – afferma la Ricotti – ha avuto quale logica conseguenza il lievitare dei costi dell’elettrificazione da effettuarsi a lavori ultimati. E’ appena il caso di sottolineare, invece, che i costi di elettrificazione di ogni singola banchina, proprio in quanto prescrizione autorizzativa, dovevano, e devono, essere parte integrante del capitolato d’oneri che sottende la realizzazione della stessa. Al fine, quindi, di evitare che si ripeta l’incresciosa situazione sopra descritta, che ha determinato la necessità, per l’Autorità Portuale, di ricercare ulteriori fondi per finanziare opere che invece avrebbero dovuto essere parte integrante della originaria realizzazione, auspichiamo che il Presidente Monti tenga in debita considerazione detti obblighi prescrittivi dimostrando, nel contempo, rispetto per le regole e volontà tangibile di agire a tutela dell’ambiente, operando concretamente per la minimizzazione dell’inquinamento dovuto alle emissioni delle navi, un obiettivo per il quale la realizzazione di banchine elettrificate è atto imprescindibile”.
21 settembre 2011
"Quelli che" vogliono l'autostrada Tirrenica: Antonio Bargone
Eccone uno, tra "quelli che" lavorano alla realizazione dell'autostrada Tirrenica anche detta "Spaccamaremma". Come insegna la nota filosofa morale Terry De Nicolò, per avere così tanto difficilmente puoi aver agito nella legalità. Liberi cittadini hanno diffuso su Facebook le seguenti notizie su tale "onorevole", noto uomo-crocevia di loschi affari bipartisan:
- una pensione a vita di euro 6.590 al mese (esentasse?) dalla Camera pagata con soldi pubblici http://www.publice.it/pensionicamera.htm
- un compenso come Commissario straordinario del Governo per la costruzione della Tirrenica (nominato dal nostro ex sindaco Matteoli) di euro 232.884 annui pagati con soldi pubblici http://www.facebook.com/note.php?note_id=130268917035124
- uno stipendio di euro 61.000 annui come presidente Società Autostrade http://www.facebook.com/note.php?note_id=130271463701536
20 settembre 2011
Mangiare carbone per produrre gas da bruciare
"Scienziati cinesi hanno clonato un maiale considerato un 'eroe' per essere sopravvissuto 36 giorni sotto le macerie [...] Zhu Jianqiang - il 'Maiale dalla forte volonta'' - un esemplare castrato di 150 kg, sopravvisse mangiando carbone e bevendo acqua piovana. [...] Ora e' diventato 'padre' di sei maialini, da lui clonati."Per gli scettici, questa è la dimostrazione definitiva che la a Cina è davvero avanti.
Dunque se investiamo per clonare su vasta scala quel maiale castrato che può nutrirsi di carbone, potremo facilmente ricavare da questo inquinante materiale del gas metano da bruciare, come prodotto della sua digestione. Immaginate: mai più giganteschi ecomostri come Torrevaldaliga Nord, al loro posto un meno impattante, enorme porcile mandato avanti a carbone, che distribuisce in tutte le case il prodotto della digestione. O nel caso di paesi con giacimenti carboniferi, basterà far pascolare i suini sulle miniere a cielo aperto.
Non solo, c'è chi si spinge oltre: se gli stessi uomini arrivassero a mangiare carbone potrebbero produrre da loro il gas per gli usi domestici! C'è tuttavia preoccupazione perché non si è accertato quanto abbia influito il fattore della castrazione del maiale sulla sua capacità di digerire carbone.