No al carbone Alto Lazio

20 luglio 2010

USA: scalano il vulcano contro il carbone



Climb against coal!
"Decisamente coraggiosi: sette persone, tra uomini e donne di Washington, si sono arrampicati sulla cima del monte Rainer (un vulcano dormiente a circa 90 chilometri da Seattle) per protestare contro la locale centrale a carbone gestita da Transalta, azienda canadese attiva nella produzione di energia elettrica. Di queste sette persone, solo due avevano mai fatto qualcosa del genere..." (ecoblog.it)
Fonte originale
Sito ufficiale dell'iniziativa

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19 luglio 2010

Una nota nera come il carbone, pessima figura di Irene Grandi


Giorni fa i cittadini del Brindisino avevano chiesto (vedi) a Irene Grandi di non prestare la sua immagine per le losche operazioni di makeup di enel, che l'ha inserita nel solito cartellone estivo con una esibizione presso la più velenosa centrale a carbone d'Italia, quella di Cerano.

La risposta della cantante toscana è arrivata tramite Facebook, e parla con molte delle solite parole d'ordine by enel, al punto che pare concordata con l'azienda. La Grandi declina la richiesta dei cittadini e se ne lava le mani con una nota stracolma di sciocchezze, ingenuità assortite, luoghi comuni. Il senso della risposta è chiaro: non le interessano certe faccende, e per togliersi la patata bollente dalle mani, si sarà probabilmente affidata alla società che cura la comunicazione pubblica per enel. In Italia anche gli artisti tengono famiglia, zia enel è troppo ricca e forte per contrariarla.

Agli occhi di chiunque sia minimamente informato sui fatti in oggetto, la cantante s'è giocata faccia e credibilità. Lo testimoniano i 130 e più commenti critici che la cantante ha già ricevuto in risposta alla sua nota.

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" Permessi di inquinare: problemi per Enel"

I dieci impianti che utilizzano maggiormente i crediti di emissione CER per compensare le emissioni di CO2:

Articolo da: IlFatto quotidiano.it

"Nel 2009 la centrale termoelettrica Enel a Montalto di Castro (VT) ha emesso un milione di tonnellate di CO2. Si sono disperse nell’atmosfera, ma, da un punto di vista contabile, è come se non ci fossero mai state. Enel le ha infatti compensate interamente, investendo in un progetto che prevede la distruzione di tonnellate di Hfc-23, un potentissimo gas serra, da parte della Limin Chemical Co., una società chimica cinese. L’investimento ha permesso ad Enel di acquisire un milione circa di CER (Certified Emission Reductions) o crediti di emissione generati nei paesi in via di sviluppo. In pratica Enel ha sostenuto un progetto di riduzione di CO2 in Cina per poter emettere CO2 a Montalto. E’ il cosiddetto Clean Development Mechanism (CDM), previsto dall’articolo 12 del protocollo di Kyoto e controllato dalle Nazioni Unite.

Oltre ad Enel lo usano decine di altre compagnie, come le tedesche Salzgitter, RWE Power, la svedese Vattenfall, o la polacca PGE Elektrownia. Secondo quanto riportato questa settimana da Sandbag, un gruppo ambientalista con sede a Londra specializzato nel mercato delle emissioni, le società industriali ed energetiche europee hanno speso almeno 860 milioni di euro nel 2009 per comprare “permessi di inquinare” dai paesi in via di sviluppo. Anche perché i CER costano meno rispetto alle quote di emissione europee (EUA), assegnate direttamente dai governi e scambiate tra le imprese.

Il 59% dei crediti di emissione CER – spiega Sandbag in un rapporto – deriva da progetti per l’incenerimento del famigerato gas Hfc-23, sottoprodotto (indesiderato) dell’Hcfc-22, un refrigerante contenuto nei condizionatori e nei frigoriferi. Per CDM Watch, una coalizione di Ong che vigila sul Clean Development Mechanism, “è uno scandalo”. Prima di tutto perché le compagnie europee pagherebbero per la distruzione dell’Hfc-23 “65-75 volte in più rispetto al vero costo di smantellamento”. E poi perché ci sarebbero “prove schiaccianti” del fatto che le imprese (cinesi e indiane) starebbero manipolando il sistema di compensazione, “producendo maggiori quantità di gas serra pericolosi in modo da essere pagate di più per distruggerli”, spiega CDM Watch in un comunicato stampa. Particolare non trascurabile, lo stato cinese applica una tassa del 65% sulla vendita di crediti di emissione da progetti sull’Hfc-23. Alla fine, quindi, sembra che ci siano guadagni per tutti, tranne che per l’ambiente.

Ma forse non per molto. O almeno questo è ciò che si augura CDM Watch: “se le Nazioni Unite vogliono ristabilire la serietà del meccanismo CDM, dovranno cessare immediatamente l’assegnazione di crediti di emissione basati sull’Hfc-23″, ha dichiarato la direttrice Eva Filzmoser. “Si potrà riprendere solo dopo che sarà stata effettuata un’indagine che porti a una revisione della metodologia di assegnazione”.

Intanto dall’Onu arrivano segnali confortanti. Alla fine di giugno Clifford Mahlung, presidente del CDM Executive Board, ha fatto sapere che “la metodologia potrebbe essere rivista se le irregolarità saranno confermate”. Il processo di revisione potrebbe essere completato già in agosto.

E mentre gli industriali delle energie rinnovabili fanno il tifo per nuove regole, che “sposterebbero gli investimenti dove ce n’è veramente bisogno”, Enel e Deutsche Bank, tra i maggiori sostenitori dei progetti sull’Hfc-23, corrono ai ripari intensificando le attività di lobby sull’Unione Europea. “I progetti sono stati approvati con effetti fino al 2014″, ha dichiarato Giuseppe Deodati, risk manager di Enel Trade, in un’intervista a Business Week. “Dobbiamo evitare qualsiasi tipo di cambio retroattivo delle regole altrimenti potrebbe venir meno la fiducia delle imprese, necessaria per far funzionare correttamente i mercati delle emissioni in futuro”.

Ma la retroattività di eventuali nuove regole sembra essere improbabile. “Fino al 2012 gli impatti sul mercato delle emissioni saranno minimi”, ha spiegato Urs Brodmann di First Climate, una società finanziaria che gestisce crediti di emissione. “Il CDM Executive Board dell’ONU segue un principio fondamentale: le metodologie non possono essere cambiate retroattivamente per progetti che sono già stati registrati.

I cittadini di Montalto di Castro possono quindi dormire sonni tranquilli. Dall’altra parte del mondo, in un’oscura industria cinese, c’è qualcuno che sta lavorando (e continuerà a lavorare) per loro.

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13 minatori intrappolati in miniera di carbone cinese

Le notizie dei lavoratori che a migliaia ogni anno perdono la vita nelle miniere di carbone cinesi (e non solo) giungono ormai previste e prevedibili.

"Cina: miniera carbone allagata nel Gansu, 13 in trappola.Lanzhou, 18 lug. - (Adnkronos/Xinhua) - Tredici minatori sono intrappolati nel sottosuolo in Cina, dove si e' allagata una miniera di carbone vicina a Jib, localita' della provincia nord-occidentale di Gansu. Lo hanno riferito le autorita' locali, precisando che altri tre minatori sono stati tratti in salvo dalle squadre di soccorso."

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Provocatori prezzolati aggrediscono Goletta Verde e i manifestanti contro il carbone a Rossano

Riportiamo la notizia di un grave atto di inciviltà:

"Si è sfiorata la rissa a Rossano in occasione della manifestazione promossa stamattina da Goletta Verde di Legambiente per dire no alla riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Rossano, che è stata interrotta. A bloccare i manifestanti recatisi davanti ai cancelli della centrale sono stati alcuni sostenitori del Sì alla riconversione che, in seguito ad un’accesa discussione, hanno anche tentato di aggredire fisicamente i rappresentanti di Legambiente. Sul posto è intervenuta la Polizia, che dopo aver sedato gli animi, ha permesso ai sostenitori del No al carbone di allontanarsi per manifestare sul litorale adiacente la zona della centrale. Da tempo si fronteggiano due opposti schieramenti a sostegno della riconversione a carbone dell’impianto secondo il progetto dell’Enel e contro tale ipotesi. Lo scorso 15 luglio a Roma si é svolta anche una Conferenza dei servizi al Ministero dello sviluppo economico per il procedimento di autorizzazione.(ANSA)."
Fonte: ReggioTv

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Cerano, sulla copertura del carbonile e le convenzioni

"Comunicato stampa: Italia Nostra, Legambiente, WWF Brindisi, Fondazione “Dott. Antonio Di Giulio”, Fondazione “Prof. Franco Rubino”, A.I.C.S., ARCI, Forum ambiente salute e sviluppo, Medicina Democratica, Lipu, Comitato per la Tutela dell’Ambiente e della Salute del Cittadino, Comitato cittadino “Mo’ Basta!”, Comitato Brindisi Porta d’Oriente, Salute Pubblica.

Brindisi, 18/07/2010

La notizia dell’autorizzazione da parte del Ministero alla copertura del carbonile è un atto doveroso che auspichiamo dia luogo ad una rapida costruzione del manufatto. Meglio tardi che mai.
E’ un primo passo sulla strada, ancora lunga, dell’impegno rivolto a rendere, in qualche misura, ambientalmente compatibile il colosso energetico di Cerano. Un cammino verso la necessaria compatibilità che richiede, come abbiamo più volte sottolineato, la seria riduzione del carbone bruciato in detta centrale.
Un argomento questo che si lega alla questione delle convenzioni con l’Enel e col polo energetico in generale.

Il problema non è se le convenzioni debbano essere o no firmate, perché un accordo tra il territorio e le aziende elettriche è indispensabile e urgente, ma solo se questa intesa comporta un’apprezzabile riduzione del rischio per la salute dei cittadini.
Questa condizione è irrinunciabile, in mancanza della quale qualunque contropartita risulterebbe inaccettabile dal momento che il diritto alla salute non può essere oggetto di alcuna contrattazione.
Sinora vi è stato solo l’annuncio della volontà di firmare al più presto le convenzioni, ma chi si attivato a fare queste sollecitazioni non ha accompagnato le medesime all’indicazione degli obiettivi da perseguire.
Certo, sono importanti le cosiddette ricadute positive sul territorio ma esse vengono dopo le esigenze della tutela della salute e devono essere specificate e rese note perché i cittadini possano, in qualche modo, far sentire la loro voce su problemi che li riguardano direttamente.
Il PEAR stabilisce un abbattimento del 30% del carbone usato, ed è proprio da questa indicazione che occorre partire. La riduzione del carbone deve essere effettiva e consistente perché non sono ipotizzabili, in materia, “compensazioni” di sorta anche in considerazione che la Puglia è la prima regione italiana nella produzione di energia fotovoltaica con 161 megawatt installati e primeggia anche nell’eolico. Primati questi che non hanno prodotto la benché minima riduzione, neanche simbolica, di carbone.

Attendiamo, quindi, non ulteriori dichiarazioni sulla necessità di firmare il prima possibile le convenzioni, ma auspichiamo invece che vengano resi noti i presupposti irrinunciabili per la firma delle medesime.
Le istituzioni non devono giocare di rimessa ma svolgere un ruolo indispensabile di proposta facendo capire alle aziende elettriche che il no al carbone non è solo uno slogan, ma esprime l’esigenza che esse rinuncino ad ingiuste pretese, rifiutate come si è visto anche durante la grande manifestazione del 19 giugno da una coscienza collettiva non più disposta a subire arroganze ed abusi.
Ed intanto è necessario che le strutture pubbliche preposte, a partire dall’ARPA, intensifichino i controlli che sino ad oggi sono stati gravemente carenti sia sotto l’aspetto quantitativo che qualitativo.
E’ questo un discorso che le nostre associazioni vogliono seriamente fare con la Regione Puglia e le Amministrazioni locali.

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17 luglio 2010

Il pericolo della combustione di CDR nella centrale a carbone

Da Savonaeponente.com In riferimento alla realtà tragica del savonese della “gestione rifiuti” in regime di monopolio, con i continui conferimenti nella discarica del Boscaccio di Vado di rifiuti provenienti anche da fuori provincia e relativi paradisi fiscali nelle Isole Vergini ecc., ed in riferimento all’ ipotesi di pericolosi inceneritori proposti anche dal vice Sindaco di Savona, il MODA vuole sottolineare e ribadire ancora una volta che attualmente il Piano Rifiuti in vigore approvato nel 2007 da Provincia e Regione, pur non prevedendo l’inceneritore provinciale, purtroppo consente l’incenerimento subdolo del CDR (CONTINUA QUI)

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"Carbone. parlano i medici" a Rossano, sabato 17 luglio

Nell'ambito del Forum Ambientale Calabrese segnaliamo l'iniziativa



Ore 22:30 _ INCONTRO PUBBLICO
“CARBONE: PARLANO I MEDICI”
Interverranno:

Ferdinando Laghi
Primario Medicina Interna Ospedale di Castrovillari
Membro ISDE ITALIA – Medici per l’ambiente

Maurizio Portaluri
Medico – Associazione SALUTE PUBBLICA – BRINDISI


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Ricoversione a carbone Rossano: rinviata la Conferenza dei Servizi

Fonte: Sibarinet.it

"Roma - Si è conclusa nel primo pomeriggio di ieri la prima riunione della Conferenza dei Servizi sul progetto policombustibile di riconversione della centrale Enel di Rossano.

Alla riunione hanno partecipato per la Regione Calabria il responsabile del Settore Ambiente ed Energia dott. Ilario De Marco, per la Provincia di Cosenza il Presidente Mario Oliverio, l’Assessore Leonardo Trento e il Dott. Toscano Dirigente del Settore Ambiente ed Energia e per il Comune di Rossano Il Sindaco Franco Filareto, l’Assessore Giuseppe Lavia e il Dirigente del Giuseppe Graziani. La Conferenza dei Servizi è stato sospesa ed aggiornata a data da destinarsi poiché manca la VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) del Ministero dell’Ambiente. Enel, che ha dichiarato la sua volontà di andare avanti, in sede di Conferenza ha

illustrato un progetto leggermente diverso rispetto a quello presentato ad aprile al Comune di Rossano. I responsabili di Enel pur definendo il progetto policombustibile, poi nella loro illustrazione non hanno potuto fare a meno di dire che il progetto prevede un 95% di polverino di carbone. Ilario de Marco, parlando a nome del Presidente Scopelliti, ha ribadito che la Regione, che ha già detto di no al progetto di Saline Joniche, esprime parere negativo anche per il progetto di riconversione della centrale di Rossano, presentato dall’Enel. Le Istituzioni calabresi si sono presentate con una posizione unitaria e univoca, ferma, forte e chiara: il carbone non è compatibile con l’ambiente, con la salute dei cittadini, con il modello di sviluppo ecosostenibile del nostro territorio, basato sull’agricoltura, sul turismo, sul commercio, sulla pesca sulle piccole e medie imprese locali. Si è trattato di un fronte compatto nel difendere le ragioni del territorio e della Calabria da ogni tentativo di colonizzazione del nostro territorio da parte di Enel. Il Sindaco di Rossano ha chiesto che alla prossima Conferenza dei Servizi partecipino anche il Sindaco di Corigliano, L’Arpacal e l’Asp della Provincia di Cosenza ed alla fine ha depositato un documento dettagliato con delle osservazioni (che trasmettiamo in allegato). Inoltre tutti coloro i quali hanno un qualche interesse sulla riconversione della centrale di Rossano e faranno richiesta scritta saranno sentiti dal Ministero dello Sviluppo Economico secondo un calendario di audizioni che sarà comunicato con netto anticipo. Il Sindaco Filareto, per informare al meglio l’opinione pubblica e per fornire maggiori dettagli su questa prima riunione ha convocato una conferenza stampa che si terrà sabato 17 luglio alle ore 10 nella sala rossa di palazzo San Bernardino.

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enel, posti di lavoro ai parenti di politici locali

Da TrcGiornale.it
"enel o alcune aziende collegate al gruppo starebbero per assumere alcuni giovani che hanno rapporti di parentela con gli amministratori comunali di Civitavecchia. È quanto denuncia Vittorio Petrelli in una lettera indirizzata all'amministratore delegato dell'Enel, Fulvio Conti, al quale chiede una smentita pubblica, per sgomberare anche il campo dal timore che il sistema gelatinoso al centro delle cronache giudiziarie possa aver attecchito a Civitavecchia. La lettera:

“Egr. Amministratore [...] Da qualche tempo, nei corridoi di Palazzo del Pincio circolano voci che si fanno sempre più insistenti, secondo cui Enel o alcune aziende comunque collegate al gruppo (come ad esempio Terna), sarebbero in procinto di assumere alcuni giovani, che, e qui il condizionale è d’obbligo, potremmo definire “amici degli amici”, ovvero, familiari e parenti di amministratori comunali di Civitavecchia. Mi perdonerà se cerco da Lei una chiara e pubblica smentita, ma il timore che il "sistema gelatinoso" balzato agli onori delle cronache giudiziarie possa riguardare Civitavecchia, è un pensiero che leva il sonno, se non altro perché se queste voci fossero anche solo parzialmente vere, la coincidenza sarebbe difficilmente giustificabile e le conseguenti implicazioni per il territorio, per la politica locale e per l'Enel, di portata apocalittica: non Le nego che sarebbe poi persino lecito sospettare che si fa mercimonio della salute delle persone! Dott. Conti, procedere all’assunzione di personale senza che venga avviata una pubblica selezione, a meno che non si tratti di personale altamente specializzato, è eticamente poco corretto a fronte degli interessi in gioco, tanto più se trattasi di figli, nipoti e parenti di questo o quel politico locale, ma questo Lei lo sa bene, ed è per tali ragioni che spero Vorrà prendere una posizione netta e confermare pubblicamente che queste voci non sono altro che un chiacchiericcio estivo privo di qualunque fondamento.

Prima di salutarLa vorrei abusare ancora un pò della Sua disponibilità e chiederLe quando inizieranno i lavori del parco di 40 ettari che il Decreto VIA 680 ha inserito a titolo di prescrizione per la riconversione della centrale, tenuto conto che quelle aree, fino ad ora occupate dal cantiere, sono ormai in dismissione per buona parte. In attesa di un Suo cortese riscontro, Le porgo i miei più cordiali saluti”.

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Da Ladispoli a Civitavecchia, liquami e rifiuti nel mare. Intervento di Legambiente

Riportiamo da UnoNotizie.it

"LAZIO LITORALE NORD / La marea nera dell’alto Lazio
Legambiente chiede che i sindaci di Ladispoli, Cerveteri e Santa Marinella, l'assessore all'Ambiente della Regione Lazio e la Capitaneria di porto di Roma dispongano ordinanze di divieto balneazione. Avviare subito disinquinamento con imbarcazioni specifiche e squadre protezione civile

Disporre divieti temporanei di balneazione ove necessario, avviare subito pulizia mare con imbarcazioni antinquinamento e squadre protezione civile: sono queste le urgentissime richieste inviate da Legambiente Lazio ai Sindaci di Ladispoli, Cerveteri e Santa Marinella, all'Assessore all'Ambiente della Regione Lazio e alla Capitaneria di porto di Roma, dopo le numerose segnalazioni giunte ancora in queste ore rispetto alla situazione di inquinamento delle acque marine del litorale Lazio nord.

Sono trascorsi ormai dieci giorni dalle prime comunicazioni pervenute a seguito di quella che è stata chiamata la “scia di liquami e rifiuti” identificata sul litorale a nord della Capitale, ma la situazione non sembra essere migliorata. Diversi cittadini evidenziano rifiuti di svariata natura galleggiare sulle acque del mare, pannolini, escrementi, addirittura carcasse di piccoli animali morti.

Serve un intervento urgente, mentre si identifica il responsabile di un così grave inquinamento, per garantire la sicurezza e la salute dei bagnanti e degli operatori, istituendo dei temporanei divieti balneazione ove necessario, con ordinanza urgente dei Sindaci dei territori coinvolti, e cartelli affissi sulle spiagge e negli stabilimenti per informare i cittadini sconcertati.

Allo stesso tempo va rilanciata l'opera di pronto intervento dei servizi antinquinamento, ad esempio attraverso le Navi Castalia Ecolmar per le quali non risulta rinnovata la convenzione con il Ministero dell'Ambiente, ma anche attraverso l'intervento di squadre di protezione civile.

Ufficio stampa Legambiente Lazio 06.85358051-77
www.legambientelazio.it
legambiente.comunica@email.it

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