A Civitavecchia e a Montalto di Castro, l'Enel sta riconvertendo (nel secondo caso è in procinto di riconvertire) a carbone due centrali, situate a soli 30 km di distanza l'una dall'altra, che insieme formeranno il più grosso polo energetico d'Europa. Civitavecchia subisce già da 40 anni gli effeti della presenza di una centrale a Olio combustibile, con tassi assai superiori alla media nazionale di patologie respiratorie e tumori.
La popolazione di tutti i comuni circostanti ha già fermamente espresso il suo dissenso riguardo alla riconversione, ma le autorità politiche -nel migliore dei casi- finora non hanno saputo rappresentare questa volontà nei confronti dei meri interessi speculativi dell'Enel.
Ieri, sabato 21 aprile, abbiamo occupato il Comune di Civitavecchia per istituire un luogo d'incontro e discussione per la cittadinanza, dove rimettere insieme il movimento locale contro il carbone e mantenere viva l'attenzione dei media sul problema. IL NOSTRO OBIETTIVO PIU' IMMEDIATO E' FERMARE LA RICONVERSIONE A CARBONE DELLA CENTRALE DI CIVITAVECCHIA, E LA PROSSIMA RICONVERSIONE DI QUELLA DI MONTALTO DI CASTRO.
In questo particolare momento, grazie allo sciopero della fame sostenuto da liberi cittadini in Tarquinia (http://nocoketarquinia.splinder.com/) contro la conversione a carbone delle centrali di Civitavecchia e Montalto di Castro, i media nazionali hanno diffuso largamente -pur in modo discutibile- notizie sulla protesta locale in atto.
Quello che serve ora è lottare affinché si affermi a livello governativo la volontà di modificare subito la politica energetica del nostro paese. E' intollerabile che nel 2007 si costruiscano centrali a carbone, ovunque esse si trovino.
IL CARBONE PULITO NON ESISTE.
L'incremento di emissioni di Co2 -principale responsabile dei mutamenti climatici- ci provocherà -tra l'altro- pesanti sanzioni per la violazione del Trattato di KYOTO. Nelle valutazioni di impatto ambientale sin qui effettuate (si fa per dire, visto che sono state spesso bloccate dai ricorsi dell'Enel) non si prendono attualmente in considerazione le conseguenze dell'esposizione alle NANOPARTICELLE risultato della combustione del carbone.
L'applicazione del protocollo di Kyoto è un primo passo -in sé- tutt'altro che sufficiente ad affrontare seriamente l'emergenza climatica. Tuttavia essa costituisce un passo importante dal punto di vista politico. Se noi in Italia, con la nostra storia, orgogliosamente (?) appartenenti a questo "faro di civiltà" che l'Europa afferma di voler essere sullo scenario mondiale, diffondiamo questo messaggio: "ricorrere al carbone, anche oggi, si può" è perché non vogliamo farci carico della nostra responsabilità verso la costruzione di un futuro possibile, migliore! Sarà ben difficile proporre ancora a giganti come India e Cina della necessità di ridurre le emissioni di Co2, con questa nostra testimonianza.
Le alternative esistono. ORA! Vedi ad esempio le interviste al premio Nobel Carlo Rubbia:
http://www.enel.it/eventi/priolo/leggiInterview.asp?m=4&wInt=2 http://www.repubblica.it/2004/e/sezioni/scienza_e_tecnologia/archicentrale/archicentrale/archicentrale.html
Dobbiamo riuscire ad imprimere alla protesta una caratterizzazione non solo locale. Questa lotta interessa tutti, è indispensabile che si riveda l'intera politica energetica italiana. Mobilitiamoci.
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