Il Movimento No Coke si rivolge con una lettera ai lavoratori e ai loro rappresentanti sindacali, perché il dibattito sull’occupazione e sui vantaggi che la trasformazione a carbone di Torre Nord porterebbe a Civitavecchia sia affrontato in termini realistici; attraverso la medesima, il Movimento chiede anche un incontro alle rappresentanze sindacali CGIL-CISL-UIL e di base.
Spettabili sindacati, cari lavoratori dell’Enel e delle ditte appaltatrici impegnate nelle opere di riconversione,
siamo semplici cittadine e cittadini, lavoratrici e lavoratori che sin dal lontano 2000, da quando cioè nessun cantiere era aperto a TVN, abbiamo manifestato la contrarietà alla riconversione organizzandoci sul territorio. Da quella data abbiamo utilizzato tutte le modalità democratiche che la Repubblica Italiana consente e tutela per informare la popolazione di Civitavecchia e del comprensorio circa le conseguenze che bruciare 5.000.000 di tonnellate all’anno di carbone, tanto più in un ambiente già gravemente compromesso, avrebbe significato sul piano sanitario, ambientale ed economico.
Abbiamo valutato l’arretratezza del progetto, gli innumerevoli svantaggi a cui la presenza del polo energetico più grande d’Europa ha asservito il mercato del lavoro e il modo di fare impresa a Civitavecchia.
Abbiamo considerato quanti svantaggi subirebbe l’economia agricola, particolarmente quella di qualità di tutto l’Alto Lazio, così come quella turistica in particolare della Tuscia e di Cerveteri.
Abbiamo ragionato a lungo sull’avvenire che desideriamo per i nostri figli: è davvero possibile pensare che Civitavecchia affidi la sua economia solo alla costruzione di centrali elettriche? È davvero credibile che le imprese civitavecchiesi sappiano solo esaurire la loro iniziativa nel raccattare appalti e sub-appalti da infinite riconversioni Enel? Dal lontano 1952 la progettualità delle imprese locali ha saputo declinarsi in un’opera di asservimento della nostra costa all’ Ente Elettrico, che ha prodotto occupazione solo nei periodi di costruzione degli impianti, mentre sul lungo periodo ha alimentato in modo drammatico una disoccupazione di ritorno con cui tutti facciamo i conti, in particolare le giovani generazioni.
Se la stragrande maggioranza delle Istituzioni e degli abitanti dell’Alto Lazio la pensano come noi, crediamo, è per la ragionevolezza delle nostre argomentazioni. Basterebbe che tutti osservassero i bambini preda di attacchi d’asma o ricordassero i cari che piangiamo, i compagni di lavoro affetti da malattie gravi per aver trattato l’amianto; è sufficiente osservare lo stato in cui è ridotta la nostra costa, come pure basta leggere con attenzione il progetto di riconversione e lo studio Fara-Giovannozzi-Naso, che pur la autorizzano, per capire che il nemico non possono davvero essere i tanti cittadini dell’Alto Lazio che aderiscono al Movimento NoCoke.
Molte categorie sindacali condividono le nostre opinioni, molti lavoratori della stessa Enel e delle ditte appaltatrici si fermano ai nostri tavoli e condividono con noi le loro preoccupazioni per quanto accade a TVN. Per questi motivi Vi chiediamo di incontrarci: probabilmente ci troveremo a constatare come le nostre rispettive opinioni siano reciprocamente più vicine di quanto all’Enel e alle imprese appaltatrici faccia comodo dire.
Movimento No Coke Alto Lazio- Civitavecchia
3 maggio 2007
Lettera ai lavoratori Enel e ai loro rappresentanti sindacali
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