Sartori per il Corriere della Sera,
"Venerdì mattina ho partecipato alla trasmissione "Facciamo Bene" del Tg3. Mi permetto di pregare il Consiglio di amministrazione della Rai di visionarla, o meglio di farla visionare a chi di competenza. Il tema - mi avevano detto - era l'ambiente, il riscaldamento della Terra. Il tema, secondo me, è serio, molto serio. Ho invece assistito a una pochade, a una commedia spiritosa, o anche a un musical (con tanto di musica e canto <>) i cui conduttori puntavano soltanto a rendere il pubblico incredulo e contento. Tant'è vero che mi hanno quasi impedito di parlare (forse per timore che lo rattristassi).
Il mio contraddittore di rito, un certo professor Battaglia a me non meglio noto, ha sostenuto che il problema ecologico era soprattutto una bufala inventata da scienziati e affaristi per vendere nuove tecnologie e arricchirsi. Il che è come sostenere che noi siamo tutti costretti a morire per arricchire le pompe funebri. Il programma era di più di un'ora; ma saltabeccando a vanvera tra filmini e argomenti che non c'entravano per niente, i conduttori non hanno trovato il tempo per consentirmi di affrontare l'argomento e di rispondere al professor Battaglia.
Quando ho protestato a fine trasmissione, la conduttrice mi ha risposto con sicura saccenza: <>, la tv è così (a quanto pare ignara che di televisione so qualcosa anche io). No: è fatta così soprattutto dalle sue nuove sacerdotesse. In verità io sono stato coinvolto in una trasmissione di disinformazione gestita da incompetenti come peggio non si potrebbe, che ha soltanto confuso le idee del povero pubblico bue che lo ha visto. Se così (visionare per credere), allora mi permetto di sottoporre alla dirigenza Rai una proposta e un quesito.
La proposta è che il programma si chiami per rispetto della verità, "Facciamo Male"; e la domanda è che razza di servizio pubblico sia quello del suddetto programma. Come si sa, io ho sempre difeso il servizio pubblico inteso, doverosamente inteso, come un servire un interesse generale, una necessità di corretta informazione. Ma ora sono in crisi. Perché certo non saprei difendere un servizio pubblico che sia ancora peggiore del servizio privato."
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