No al carbone Alto Lazio

19 maggio 2008

Polveri sottili, trombosi venosa ed embolia polmonare



Uno studio pubblicato sulla nota rivista 'Archives of Internal Medicine', ha messo in evidenza che ogni volta che il particolato fine presente in un metro cubo d'aria aumenta di 10 microgrammi, il pericolo di trombosi venosa cresce del 70% (Arch Intern Med. 2008;168(9):909-911).
La ricerca è stata effettuata dagli esperti della Clinica del lavoro della Fondazione Policlinico del capoluogo lombardo. Gli autori hanno preso in esame i livelli di esposizione a polveri sottili di 870 persone, cui era stata diagnosticata la trombosi venosa tra il 1995 e il 2005. I ricercatori hanno inoltre valutato 1.210 cittadini sani residenti in varie zone della Lombardia.
Per misurare i livelli di inquinamento il team ha utilizzato 53 centraline Arpa posizionate in altrettanti punti della regione. Dal confronto emerge la netta associazione tra elevati livelli di esposizione al particolato e rischio di trombosi.
Mentre è già noto che l'inquinamento atmosferico aumenta il rischio di infarto e ictus, questo studio mette in relazione per la prima volta le polveri sottili e la formazione di trombi nelle vene, soprattutto delle gambe.
La trombosi venosa è l’anticamera dell’embolia polmonare. Il 79 % dei pazienti con embolia polmonare sono affetti da trombosi venosa profonda e, viceversa, il 50 % dei soggetti affetti da trombosi venosa profonda hanno un’embolia polmonare. Ogni anno, negli USA, 300.000 persone muoiono per embolia polmonare (NEJM 388;10,208).
Viste le dimensioni di questi effetti e l'enorme diffusione del particolato inquinante, i risultati della ricerca introducono un nuovo diffuso fattore di rischio per la patogenesi della trombosi.
Per quanto riguarda le polveri sottili, si sottolinea che i risultati di uno studio patrocinato dall’ACI elaborando dati istituzionali, ha confermato quello che accade in Europa, vale a dire che solo una percentuale inferiore al 30 % delle polveri rilevate nelle città italiane viene prodotta dal traffico stradale (http://webpress.unraeservizi.com/unrae_giornalisti/bk_o/file_pdf_unrae/Studio.pdf)
La produzione di energia, le industrie ed gli inceneritori sono responsabili complessivamente dell’emissione nell'aria di una quota di polveri fini superiore a quella prodotta dal traffico.


L'interpretazione dei risultati dello studio è veramente semplice. Infatti è sufficiente osservare come spesso i livelli delle polveri fini siano rimasti alti anche dopo numerosi giorni di blocco totale del traffico e, viceversa, si riducessero anche senza interventi di limitazione del traffico ed in assenza di condizioni meteorologiche favorenti la dispersione degli inquinanti.
L'ovvia conseguenza è che tutte le iniziative volte alla sola limitazione del traffico per abbassare i livelli delle polveri sono e saranno sempre insufficienti al fine del controllo dell'inquinamento e, soprattutto, delle gravissime patologie ad esso correlate.

Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l'Ambiente e la Salute (Lazio)
G. Ghirga

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