No al carbone Alto Lazio

10 luglio 2008

Considerazioni sull'accordo Enel - Comuni

Segue una Relazione sull'"accordo quadro" relativo alle iniziative per la tutela della salute, dell’ambiente, e lo sviluppo territoriale nell’area della centrale ENEL di Torrevaldaliga Nord stipulato tra Enel e Regione Lazio, provincie di Roma e Viterbo e Comuni di Civitavecchia, Allumiere, Santa Marinella, Tarquinia, Tolfa. Clicca qui per scaricare il file in formato .doc

La firma dell’accordo quadro in epigrafe, al di là delle vuote dichiarazioni d’intenti su tutela della salute, sulla volontà e l’impegno di favorire lo sviluppo ed incrementare la piccola e media impresa, di perseguire “ottimali condizioni di sicurezza” e favorire la formazione, mortifica ancora di più, semmai possibile, le popolazioni dell’Alto Lazio isolandole dagli Enti locali, ammorbiditi dai cospicui contributi economici e raggiungendo, attraverso la monetizzazione del rischio, alcuni importanti obiettivi che ENEL da anni tentava di raggiungere ovvero il riconoscimento della validità e della legittimità dell’iter amministrativo e l’imbavagliamento degli amministratori locali sulle gravi carenze della Valutazione d’impatto ambientale, sulle grave situazione di sofferenza sanitaria delle popolazioni e sulle indecenti condizioni di mancanza di sicurezza sul cantiere.

Una prima considerazione non può che riguardare la mortificazione della democrazia posta in essere dai firmatari (rappresentanti di Regione, province e comuni) che hanno stralciato ogni precedente impegno programmatico e, finanche, gli atti da loro stessi approvati nelle massime assisi decisionali ( consigli e giunte) e portati avanti in questi anni senza che alcunché si sia modificato rispetto il progetto iniziale come approvato nel Decreto autorizzativo n.55 n.55/02/2003 del 24 dicembre 2003 rilasciato dal Ministero dello Sviluppo economico.

In particolare si evidenzia che :

Nel programma dell’attuale maggioranza della Regione Lazio, eletta nell’aprile del 2005, a pag 72, si legge la frase “impedire la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia”. A tale impegno, ribadito in vari incontri, fu dato seguito approvando in data 5/10/05 la memoria presentata dall’Assessore Bonelli che esprimeva testualmente: “la propria contrarietà all’utilizzo del carbone nella centrale di Torre Valdaliga Nord….”, successivamente, approvando in data 9/02/06 una nuova delibera di giunta che esprimeva la contrarietà all’uso del carbone sia a TVN sia a Montalto ed infine con Ordinanza n° Z001/2006-02-15 del 10/02/06 avente ad oggetto “Sospensione dei lavori di realizzazione delle opere a mare per la riconversione della centrale termoelettrica Torrevaldaliga Nord sita in Civitavecchia ex art. 10 L.R. 18/11/1991 n° 74” con la quale Il Presidente Marrazzo sospendeva i lavori delle infrastrutture a mare a servizio della centrale che, dopo un contenzioso davanti al TAR del Lazio su ricorso ENEL, veniva solo in parte annullata. Da allora nulla è cambiato se non, evidentemente, l’atteggiamento del Presidente Marrazzo che, evidentemente, piuttosto che alle istanze della popolazione ha preferito ubbidire a Bersani e dare priorità agli interessi ENEL.

Le province di Roma e Viterbo si sono pronunciate varie volte contro la riconversione già a partire dal 2001; in particolare la provincia di Roma, oltre ad appoggiare i ricorsi dei vari comuni presso il TAR, avanza al Tribunale di Civitavecchia, unitamente al comune di Ladispoli, ricorso ex art. 700 per sospetto di grave e imminente pericolo per la salute pubblica. La causa verrà annullata perché l’allora governo Berlusconi approvò la legge 30/12/04 n. 311 (finanziaria 2005) che al comma 552 demandò alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo tutte le controversie aventi ad oggetto le procedure ed i provvedimenti in materia d’impianti di generazione di energia elettrica di cui al DL 7/2/02 n.7, convertito con modificazione nella legge 9/4/02 n.55, e le relative questioni risarcitorie, ma le conclusioni a cui addivenne la relazione del Collegio peritale disposto dal Tribunale di Civitavecchia furono sconvolgenti:

“In conclusione, l’omessa valutazione della letteratura scientifica anche corredata dalla necessaria valutazione critica, la sola analisi della mortalità per altro confinata a periodi temporali lontani, e la mancanza delle analisi sulla morbosità hanno reso la procedura VIA incompleta, poco informativa e dunque non affidabile. La diagnosi epidemiologica della comunità indica un eccesso di morbosità e mortalità rilevante da un punto di vista di sanità pubblica” (p.19);

“Civitavecchia soffre e ha sofferto di effetti sanitari a causa delle centrali termoelettriche” (pag.21) ……”La speranza di vita dei cittadini che vivono in aree con livelli di inquinamento elevato è diminuita”…..”I più colpiti dall’inquinamento ambientale sono gli anziani e le persone in condizioni di salute più compromesse come i malati di patologie cardiache e respiratorie”….”I bambini tendono ad ammalarsi più frequentemente per cause respiratorie” (pag.22) …..”I neonati sembrano essere a particolare rischio di morte per effetto dell’inquinamento ambientale” (pag. 23);

“l’omissione delle valutazioni di impatto nell’area regionale, la mancata trattazione del trasporto a distanza delle polveri fini, la mancata valutazione degli inquinamenti secondari (articolato secondario e ozono) rende la valutazione di impatto ambientale lacunosa ed incompleta e non significative le conclusioni sul presumibile non effetto sulla salute umana” (pag. 41);

“Nella procedura VIA il contributo all’inquinamento ambientale derivante dall’aumento considerevole del traffico navale (adibito al trasporto del carbone, calce e residui) è stato ignorato” … “Le conclusioni sulle previsioni di impatto sanitario sono infondate” (pag. 43);

“La situazione sanitaria della popolazione residente a Civitavecchia, per quanto riguarda alcune patologie per le quali è accertato dal punto di vista scientifico il ruolo delle esposizioni ambientali (tumore polmonare, tumore della pleura, malattie renali e patologia respiratoria in ambito pediatrico), appare compromessa. La valutazione dell’impatto sulla salute del progetto di riconversione appare incompleta, di ridotta significatività e non rappresentativa della reale situazione” (p. 43).

“La valutazione dell’impatto sulla salute del progetto di riconversione appare incompleta, di ridotta significatività e non rappresentativa della reale situazione” (pag. 44);

“Gli elementi disponibili per la valutazione dell’impatto del progetto sulla qualità dell’aria e della salute della popolazione non sono sufficienti per un giudizio di non nocività date le carenze riscontrate nella procedura d’impatto ambientale” (pag. 46);


La provincia di Viterbo, (che ad oggi sembra non aver firmato l’accordo in questione) con atto di consiglio del 14/01/08, fece propria la richiesta di riesame del decreto autorizzativo Map 55/2003 formulata dall’Arpa Lazio, ribadendo dettagliatamente le argomentazioni di quest’ultima ed impegnandosi a “rigettare in toto la logica delle compensazioni al danno ambientale e alla salute umana, invitando quindi i comuni e gli enti locali del territorio a rifiutare proposte compensative in denaro, beni o servizi, da parte del soggetto produttore dell’impatto ambientale stesso.”


Infine, tanto per la cronaca, il 21/05/07 I consigli delle Provincie di Roma e Viterbo, riuniti in seduta congiunta, deliberano la richiesta di riapertura della conferenza dei servizi per una nuova VIA. Il Presidente della Regione Lazio Marrazzo, presente a tale seduta assunse impegno pubblico a formulare medesima richiesta.




I consigli comunali di Tarquinia, Allumiere, Tolfa e Santa Marinella più volte si sono espressi contro la riconversione; di più il comune di Tarquinia con delibere di Consiglio n. 60 del 29.11.2006 e n. 1 del 12.04.07, tutt’oggi in vigore, ha espresso “in maniera inequivoca la contrarietà alla politica bieca delle “compensazioni” per i danni provocati al territorio dall’uso del carbone.” Ed ha impegnato “il Sindaco e la Giunta a rifiutare ogni tipo di contribuzione diretta ed indiretta volta a catturare il consenso con una sorta di monetizzazione del rischio a cui è sottoposta la popolazione dell’intero comprensorio”;

Con quale legittimità i rappresentanti Regione, Province e Comuni hanno firmato contravvenendo i loro stessi atti?

Entrando nel merito dell’accordo, che è da evidenziare non far riferimento ad alcuna normativa nazionale, regionale e/o comunitaria si ritiene doveroso porre in evidenza alcuni passaggi.

A Pag.2, al punto c) si legge:

“i firmatari, alcuni dei quali hanno espresso nel passato osservazioni contrarie e forti riserve sulla scelta di riconvertire a carbone la centrale di Torrevaldaliga Nord, prendono atto che ENEL ha adempiuto agli obblighi autorizzativi di legge, nonché preso impegno in base alle richieste pervenute dal Ministero dello Sviluppo Economico, per ridurre ulteriormente ridurre l’impatto ambientale della centrale al di sotto della soglia fin qui raggiunta e autorizzata; peraltro la validità delle autorizzazioni richiamate è stata confermata dalle sentenze del TAR Lazio e dal Consiglio di stato, nonché dagli esiti delle verifica sull’autorizzazione integrata ambientale (AIA) del 13 giugno 2008 da parte del Ministero Sviluppo Economico. Inoltre i firmatari ritengono che la verifica ed il monitoraggio dell’impatto ambientale ( prima, nella fase di avviamento e durante l’esercizio della nuova centrale), sono le attività da svolgere con la più alta priorità nell’interesse delle popolazioni dell’area”;

Oltre a smentire quanto approvato e sostenuto, come sopra detto, dagli enti locali, tale passaggio contiene affermazioni che mistificano la realtà dei fatti. Ancora una volta alla metodologia mistificatoria, che dimostra l’inaffidabilità dell’ente energetico e dei fautori della riconversione, contrapponiamo la realtà dei fatti e dei vari atti documentali:

Il Consiglio di Stato (Sezione Sesta) dichiarò irricevibile il ricorso in appello proposto dai Comuni di Ladispoli, Tolfa, Allumiere, Santa Marinella, Tarquinia avverso la sentenza del Tar che aveva respinto i ricorsi proposti dai sopra citati comuni in relazione alle decisioni assunte dal comune di Civitavecchia in favore della riconversione a carbone della centrale termoelettrica di Torrevaldaliga Nord per mere questioni procedurali e non perché entrò nel merito, quindi tanto meno sancendo la validità dell’iter autorizzativo. L’unica causa che entrò nel merito fu quella già citata presso il Tribunale di Civitavecchia, che fu bloccata ope legis dall’allora governo Berlusconi che approvò all’interno della finanziaria 2005 (L. 311/04) il comma 552 che demanda alla giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo tutte le controversie aventi ad oggetto le procedure ed i provvedimenti in materia d’impianti di generazione di energia elettrica di cui al DL 7/2/02 n.7, convertito con modificazione nella legge 9/4/02 n.55 (sblocca centrali), e le relative questioni risarcitorie.

Tantomeno la completezza dell’iter autorizzativo viene sancita dall’andamento della conferenza circa il riesame del decreto autorizzativo per quanto concerne gli aspetti relativi all’AIA.

Infatti il provvedimento finale di tale conferenza dei servizi recita testualmente:

” La prevalenza delle posizioni espresse e la considerazione degli specifici interessi pubblici tutelati da ciascuna Amministrazione porta a ritenere che …si proceda ad un aggiornamento del provvedimento di autorizzazione unica per quanto attiene alla materia dell’AIA, suscettibile anche, come comunicato da codesto dicastero con nota prot. N. DSA -2008-0010465 del 15/04/2008 ….e come ritenuto più opportuno anche d’ARPA Lazio, a poter essere parte di una più esaustiva procedura di rinnovo del provvedimento di AIA.”

In particolare la nota in questione sottolinea che: ” Sul tema dell’individuazione degli inquinanti, si è rilevata la mancata indicazione nel provvedimento di autorizzazione di alcuni inquinanti ritenuti significativi nell’assetto di esercizio a carbone, con fissazione dei relativi valori limite” e che ” L’aggiornamento dovrebbe intervenire ed avere efficacia con specifico riferimento agli inquinanti ritenuti significativi nell’esercizio della centrale nel suo normale funzionamento con alimentazione a carbone – tra cui certamente l’arsenico, il cloro ed il fluoro, unitamente ai rispettivi composti – entro la fase di avviamento degli impianti nel nuovo assetto a carbone”.

Ed ancora nella conferenza dei servizi “ è emerso che il produttore in data 16 aprile u.s. ( a conferenza dei servizi avviata ndr) ha presentato all’APAT il Piano di monitoraggio e controllo ……” e “che la stessa APAT intende procedere alla valutazione in concreto del Piano in questione, evidenziando anche quali eventuali aspetti dovranno essere recepiti nell’autorizzazione, in quanto non ricompresi in essa”.

E continuando, solo per citarli, si fa riferimento alla necessità di aggiornare l’autorizzazione, sempre in riferimento all’AIA, per quanto riguarda la partecipazione del pubblico al procedimento, cosi come alla necessità di dare seguito agli impegni assunti di riduzione del 30% dei limiti di emissione”.

A dimostrazione che, ad oggi, quelli impegni sulla riduzione del 30% dei limiti di emissione, che vengono ribaditi anche Pag. 4 - art. 3 dell’accordo quadro, sono di fatto solo enunciati e che potranno essere presi in considerazione solo quando saranno inseriti come limiti emissivi, peraltro certi, all’interno del decreto autorizzativo.

Infine relativamente al monitoraggio dell’impatto ambientale “prima, nella fase di avviamento e durante l’esercizio della nuova centrale” è bene chiarire che non risulta essere previsto da nessun documento ufficiale l’avvio di un monitoraggio nella fase di avviamento che, peraltro come riportato dalla stampa, ha già avuto inizio.

Relativamente alla salute delle popolazioni a Pag. 3, al Capo 1, art 1 si legge “.. Il tavolo della salute e dell’ambiente di seguito denominato tavolo, promuoverà ed analizzerà indagini, studi, monitoraggi, screening sia sulla salute dei cittadini che sull’ambiente secondo programmi di attività concordati con l’osservatorio ambientale di seguito denominato” l’Osservatorio” e volti all’analisi di tutte le fonti di emissioni insistenti sull’area dei comuni interessati, considerando gli apporti emissivi del sistema civile industriale e dei trasporti al fine di tutelare al meglio la salute della comunità dell’area e le produzioni agricole, zootecniche e biologiche tipiche del territorio".

Tali analisi verranno individuate dal Tavolo ed effettuate attraverso l’Osservatorio con una cadenza periodica, allo scopo di verificare le incidenze sulla salute dei cittadini e sull’ambiente di tutte le possibili fonti d’inquinamento del territorio nonché quelle connesse all’esercizio della centrale a carbone di Torrevaldaliga nord.”

Sarebbe bene comprendere cosa si intende con programmi di monitoraggio e cosa ancora si vuole dimostrare.

E’ bene tenere presente che i risultati del “lecito” inquinamento causato da cinquanta anni di servitù energetica sono, secondo quanto rilevato in numerosi e autorevoli studi, allarmanti e sono sotto gli occhi di tutti tanto che lo stesso decreto di autorizzazione rileva che (pag.17 riga 25) la riconversione avviene “ in un’area dove non è possibile escludere che le emissioni avvenute nel passato abbiano comportato un impatto sulla salute umana che non si sia ancora completamente manifestato”.

A tale riguardo, in una sintesi certamente non esaustiva, è opportuno ricordare che:

* Nel comprensorio di Civitavecchia si muore il 26% in più rispetto alla media di patologie neoplastiche,
* il comprensorio di Civitavecchia è al 1° posto nel Lazio ed al terzo in Italia per mortalità per tumori ai polmoni, alla trachea e ai bronchi,
* è stato riscontrato un eccesso di leucemie e linfomi,
* nel biennio 1990-1991 l’Osservatorio Epidemiologico Regionale (OER) rileva a Civitavecchia un incidenza di mortalità per tumori ai polmoni, bronchi e trachea superiore al 35% della media regionale
* nel 1996 l’OER nell’analizzare i dati relativi al triennio 1990/1992 rileva che Civitavecchia (comprensiva di Tolfa Allumiere e Santa Marinella) e al secondo posto nel Lazio per mortalità per tumori e al primo per quella relativa ai tumori ai polmoni),
* Nell’ottobre 1999 una ricerca dell’Osservatorio Epidemiologico Regionale ha riscontrato una mortalità delle donne nel territorio di Civitavecchia (comprensivo di Allumiere, Santa Marinella e Tolfa) superiore del 12% rispetto alla media della Regione Lazio. Notevolissime le incidenze di mortalità per cancro alla trachea, ai bronchi ed ai polmoni (+23%)
* Il centro pneumologico Conti Curzia di Civitavecchia, in una ricerca effettuata nel 2001 su ragazzi tra gli 11 e i 14 anni ha riscontrato che il 56,3 % dei soggetti (di gran lunga la più alta del Lazio) è affetto da asma, allergie ed altre sindromi dell’apparato respiratorie,
* Uno studio commissionato dal National Institute of environmetal Health Sciences ( NIEHS) -funded extension of the acs studi (Pope et al 2002) - ha chiaramente messo in relazione l’aumento del rischio di avere il cancro al polmone con l’esposizione cronica alle polveri provenienti dalla combustione dei fossili. Ad ogni aumento di 10 mcg/m3 delle polveri PM 2,5 corrisponde un eccesso di rischio di avere il cancro ai polmoni dell’8%.
* La rivista Ocupational Envirinmental Medicine nel settembre 2004 pubblica una ricerca in cui si dimostra che nell’area di Civitavecchia il rischio di cancro al polmone sarebbe al 20/30% superiore rispetto alla media regionale.
* Nel settembre 2004 la rivista Medical British Journal in un lavoro di sette pagine interamente dedicato a Civitavecchia afferma che il dato più allarmante riguarda un aumento della mortalità per cancro del polmone che raggiunge un livello del 20/30% superiore rispetto alla popolazione italiana e sottolinea che ad essere colpiti da questa temibile patologia non sono solo gli individui addetti alle lavorazioni industriali ed impiegati negli opifici, per cui più esposti agli inquinanti carcinogeni professionali, ma anche tutta la popolazione residente con un incremento significativo dell’incidenza nella zona a sud della città, in relazione alle maggiori ricadute degli inquinanti atmosferici dovuti alla direzione degli enti prevalenti.
* Infine nell’ottobre 2006 la rivista “Epidemiologia & prevenzione” ha pubblicato lo studio “Mortalità e ricoveri ospedalieri nell’area industriale di Civitavecchia” (V.Fano, F.Forastiere, P.Papini, V.Tancioni, A.Di Napoli, C.A.Pertucci), nel quale si afferma che

“L’analisi dei ricoveri ospedalieri aggiunge informazioni al quadro epidemiologico dell’area, con risultati coerenti con quelli di mortalità e che confermano i risultati di studi precedenti: tumore polmonare pleurico e asma bronchiale sono chiaramente in eccesso. Una novità rispetto alle conoscenze già note è costituita dall’aumento incidenza di insufficienza renale cronica, rilevato dal Registro Regionale dialisi”.

In questo stesso studio, infine , si legge che “ i risultati hanno rilevanza rispetto alle politiche di riconversione energetica e al potenziale inquinante di nuovi impianti per quanto riguarda la salute della popolazione locale. Le decisioni strategiche rspetto ai piani di riconversione devono tener conto dello stato di salute della popolazione residente.

Cosa altro si vuole monitorare, se non il numero dei morti?

Facciamo presente che utilizzando un software (http://www.externe.info) messo a disposizione di tutti dalla Commissione Europea nel quale si possono immettere i dati relativi a centrali di varia entità e una volta in possesso di dati quali NOx, SO2, PM 10 (le polveri PM 10 sono circa il 70 % di quelle totali, Guidelines for Air Quality, WHO, Geneva, 1999) e CO2, è possibile quantificare economicamente i danni alle persone ed all’ambiente. Il software a questo punto elabora una serie di proiezioni sulle conseguenze economiche e sanitarie a carico delle popolazioni che ospitano tali impianti.

Inserendo i dati ufficiali (certo non sovrastimati) della Valutazione di Impatto Ambientale per la riconversione a carbone di Civitavecchia, ipotizzando un periodo di funzionamento di 25 anni, ne risulta l'amaro conto di 200 milioni di euro che verranno spesi per accompagnare alla morte i futuri malati terminali, ma anche 100 milioni per chi sarà colpito da patologie meno gravi. Risulterebbero poi circa 500 milioni di euro che il popolo italiano dovrà pagare sotto forma di sanzioni, per il relativo sforamento del protocollo di Kyoto.

Abbiamo una legislazione a “tutela” della salute che consente di mettere in conto un certo numero di morti in nome del profitto. Ciò permette dunque ad una ristretta platea di padroni (politici ed economici) la singolare facoltà di cancellare altri esseri umani per legge di mercato, senza per questo essere riconosciuti come assassini.

Veramente gli amministratori che hanno firmato l’accordo quadro pensano di poter tutelare la salute delle popolazioni limitandosi a tenere il conto dei morti e delle patologie gravi, senza per questo essere considerati complici in tale tragedia?

Relativamente a quanto scritto a pag. 4 - art. 3 “Enel si impegna, altresì, ad applicare anche per il futuro, nell’ambito della normativa AIA (autorizzazione integrata ambientale) idonee soluzioni tecniche per il miglioramento delle condizioni ambientali del territorio”; si rileva che tale “gentile concessione” da parte di ENEL è obbligo di legge nazionale e comunitario previsto nel D.Lgs 18.02.2005 n. 59 “Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell’Inquinamento”, ovvero della direttiva IPCC che norma l’Autorizzazione Integrale Ambientale”.

Per un gioco del destino, o per profonda malafede dell’ente energetico ben consapevole del proprio operato, si rileva che le maggiori carenze del decreto autorizzavo e della valutazione di impatto ambientale riguardano proprio i limiti emissivi come previsti nell’attuale documento di riferimento delle migliori tecnologie disponibili (BREF) (proprio quelle che ENEL afferma i voler osservare) per i grandi impianti di combustione ovvero il Draft-2 emanato dall’ufficio IPPC di Siviglia della Commissione europea a marzo 2003 correlato all’allegato 1 della direttiva 96/61, nella quale rientra la centrale di TVN.

Infine il paragrafo inserito a Pag 4, Capo II, “ENEL si impegna, al fine di instaurare un nuovo e diverso rapporto tra le parti firmatarie del presente accordo, così come indicato anche dal Ministero dello Sviluppo Economico, a promuovere e ad attuare interventi socio- economici a favore dei comuni dell’area attraverso la stipula di specifici accordi bilaterali, in base ai rispettivi piani di sviluppo.” è un capolavoro di ipocrisia per affermare, come più volte apparso sulla stampa, e come già messo in atto con il Comune di Civitavecchia, che l’ ENEL si impegna a versare contributi economici ai Comuni.

Su tale aspetto non si può tralasciare la vicenda normativa:

Fino al 1987 i contributi economici da parte dell’Enel erano normati dalla Legge 10 gennaio 1983, n. 8 recante “Norme per l’erogazione di contributi a favore dei Comuni e delle Regioni sedi di centrali elettriche alimentati con combustibili diversi dagli idrocarburi”.

Tale legge è stata abrogata con D.P.R. 9 dicembre 1987, n. 499 (all. 5)

Su tale questione il D.L. 7 febbraio 2002, n.7 convertito in legge dall’art.1 Legge 9 aprile 2002 n. 55, in base al quale è stata approvata la riconversione a carbone della centrale Torrevaldaliga Nord, in relazione alle misure di compensazione recita:

art.2 comma 3 “……..La regione competente può promuovere accordi tra il proponente e gli enti locali interessati dagli interventi di cui al comma 1 per l’individuazione di misure di compensazione e riequilibrio ambientale”

Solo nel 2004 fu approvata la Legge 23 agosto 2004, n. 239 che recita:

Art.5 ”le regioni e gli enti locali territorialmente interessati dalla localizzazione di nuove infrastrutture energetiche ovvero dal potenziamento o trasformazione di infrastrutture esistenti hanno diritto di stipulare accordi con i soggetti proponenti che individuino misure di compensazione e riequilibrio ambientale, coerenti con gli obiettivi generali di politica energetica nazionale, fatto salvo quanto previsto dall’articolo 12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.387”

Art.36 “i proprietari di nuovi impianti di produzione di energia elettrica di potenza termica non inferiore a 300 Mw che sono autorizzati dopo la data di entrata in vigore della presente legge corrispondo alla regione sede degli impianti, a titolo compensativo per il mancato uso alternativo del territorio e per l ‘impatto logistico dei cantieri, un importo pari a 0,20 euro per ogni Mwh di energia elettrica prodotta, limitatamente ai primi sette anni di esercizio degli impianti. La regione sede degli impianti provvede alla ripartizione del contributo compensativo tra i seguenti soggetti:

1. il comune sede dell’impianto, per un importo non inferiore al 4 per cento del totale
2. i comuni contermini, in misura proporzionale per il 50 per cento all’estensione del confine e per il 50 per cento alla popolazione, per un importo non inferiore al 40 per cento del totale
3. la provincia che comprende il comune sede dell’impianto.



Ed ancora

Art. 37 ”…………Il contributo di cui al presente comma e al comma 36 non è dovuto in tutti quei casi in cui vengono stipulati gli accordi di cui al comma 5 o risultino comunque già stipulati, prima di della data in vigore della presente legge, accordi volontari relativi a misure di compensazione…………”

E’ bene ricordare che la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord è stata autorizzata con decreto MAP 24/12/2003 n. 55/02/2003
Tentando di fare un’analisi comparativa tra i vari accordi e le varie normative risulta ben evidente che gli accordi economici Enel/Comune di Civitavecchia, ed a maggior ragione quelli con gli altri comuni, non hanno i presupposti di legge, e comunque sono di un entità tale che non trovano giustificazione nemmeno se paragonati ai contributi economici che deriverebbero dall’applicazione delle normative preesistenti comunque inapplicabili nel caso specifico per effetto del referendum dell’87 o perché, nel caso della L.239/04, la riconversione è stata autorizzata prima della legge stessa ed è quindi esclusa la procedura di assegnazione dei contributi descritta ai commi 36 e 37 della stessa.


Inoltre in ogni caso si tratterebbe di contributi da destinare in senso stretto ad interventi di compensazione ambientale o in ragione del mancato utilizzo del territorio e dei disagi causati dal punto di vista della logistica e della viabilità.

E’ da evidenziare, invece, che le cifre erogate, fino ad ora solo a Civitavecchia, sono state inserite nel bilancio comunale per la gestione corrente costituendo un evidente interferenza nell’autonomia decisionale del Comune.

Nello specifico va innanzitutto considerato che il referendum del 1987 con il quale viene abrogata quasi per intero la Legge 10 gennaio 1983, n. 8 aveva come quesito specifico:

“Volete che venga abrogato il compenso ai comuni che ospitano centrali nucleari o a carbone?
(la norma a cui si riferisce la domanda è quella riguardante “l’erogazione di contributi a favore dei comuni e delle regioni sedi di centrali alimentate con combustibili diversi dagli idrocarburi”, previsti dai commi 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11,12 della citata Legge 10 gennaio 1983, n. 8 )”

Con questo intento viene quindi abrogata detta legge dal D.P.R. 9 dicembre 1987, n. 499 che non può, quindi, essere assolutamente presa a riferimento come norma base degli accordi sottoscritti tra ENEL e Comune di Civitavecchia tra il 2003 e il 2008.

Peraltro risulta evidente, come già detto, la sproporzione quantitativa tra quanto previsto negli accordi sottoscritti e quanto era normato da tale legge che, in caso di centrali a carbone, prevedeva:

1. lire o,50 per ogni KWh di energia elettrica prodotta con combustibili diversi dagli idrocarburi;
2. lire 0,25 per ogni KWh di energia elettrica prodotta dagli impianti termici convenzionali previsti ad olio combustibile e carbone, dalla data di autorizzazione alla trasformazione dell’impianto a carbone e fino a quando l’impianto stesso non sarà alimentato a carbone
3. ……………………
4. un contributo per ciascun Kw di potenza nominale degli impianti in corso di costruzione alla data di entrata in vigore della presente legge o che saranno successivamente autorizzati pari a :



Lire/Kw 8.000 per gli impianti termici convenzionali a carbone

…………………….

Lire/Kw 2.50 per gli impianti o sezioni di impianti autorizzati alla trasformazioni a carbone.

Come detto, invece, la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord viene autorizzata sulla base del D.L. 7 febbraio 2002, n.7 convertito in legge dall’art.1 Legge 9 aprile 2002 n. 55 (all.6), che prevede, come sopra citato, accordi per “l’individuazione di misure di compensazione e riequilibrio ambientale”. Orbene se taluni interventi contenuti nei tre accordi in questione risultano rispondere a tali requisiti (istituzione osservatorio ambientale, interramento elettrodotti, limiti più restrittivi delle emissioni, uso di energie rinnovabili, etc) non può invece essere considerata in tale fattispecie l’erogazione non finalizzata di fondi che vanno esclusivamente a contribuire alla gestione corrente dell’ente locale.

Tale tesi è rafforzata da quanto previsto dall’art. 5 del D.L. 7 febbraio 2002, n.7 che decreta che :

“ fino al 31 dicembre 2003 è sospesa l’efficacia dell’allegato IV al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 dicembre 1988, pubblicato nella Gazzetta ufficiale n. 4 del 5 gennaio 1989, dell’articolo 15 della legge 2 agosto 1975, n. 393, del regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 11 febbraio 1998, n.53, relativamente alle centrali termoelettriche e turbogas, alimentate da fonti convenzionali, di potenza termica complessiva superiore a 300 Mw. Restano fermi gli obblighi di corresponsione dei contributi dovuti sulla base delle convenzioni in essere.”

In tali norme, che si ribadisce risultavano sospese sia il 6 giugno 2003, data in cui veniva sottoscritto il primo Accordo Enel/Comune di Civitavecchia, sia il 24 dicembre 2003, data di emissione del decreto autorizzativo della riconversione, in relazione alla materia di interesse si legge:

Allegato IV al decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 27 dicembre 1988 (all. 8)

Articolo 9

“1. L’ENEL, ……….., svolge l’istruttoria sugli interventi socio-economici connessi con la costruzione e l’esercizio della centrale proposta e definisce i relativi accordi con la regione, la provincia ed il comune per gli oneri da assumere a carico dell’ENEL e delle altre parti contraenti;

2. L’ENEL, con tali accordi, oltre a disciplinare la corresponsione del contributo di cui all’art. 15 ella legge 2 agosto 1975, n. 393, può assumere oneri per interventi di natura infrastrutturale e riequilibrio economico e ambientale connessi con la costruzione e l’esercizio della centrale proposta.

……………………………………”

Art.15 della legge 2 agosto 1975, n. 393 (all. 9):

“Per le opere di urbanizzazione secondaria che il comune deve eseguire in relazione alla costruzione di centrali termiche di qualsiasi tipo ………….L’Enel è tenuto a corrispondere, in sostituzione degli obblighi previsti dalla legge 17 agosto 1942, n.1150 e successive modificazioni, al comune nel cui territorio deve essere installato l’impianto , un contributo di L. 2.200 per chilowatt di potenza nominale dell’impianto stesso…………..

Il pagamento della somma è effettuato gradualmente in relazione allo stato di avanzamento delle opere di urbanizzazione”

Ad ulteriore conferma, quindi che per le centrali autorizzate sulla base del D.L. 7 febbraio 2002, n.7 convertito in legge dall’art.1 Legge 9 aprile 2002 n. 55 non potevano essere concessi nemmeno oneri per interventi di natura infrastrutturale e riequilibrio economico e ambientale connessi con la costruzione e l’esercizio della centrale proposta e/o opere di urbanizzazione secondaria da eseguire in relazione alla stessa, e quindi, tanto meno potevano essere corrisposti contributi non finalizzati.

Infine leggendo l’articolato della Legge 23 agosto 2004, n. 239 appare evidente che gli accordi previsti dalla stessa, come ben chiarito all’art. 36, riguardano solo impianti che sono autorizzati dopo la data di entrata in vigore della legge, ovvero il 23 agosto 2004, ben oltre, quindi, la data di autorizzazione della riconversione a carbone di Torrevaldaliga Nord (24.12.2003 ndr).

Peraltro anche volendo farne un uso retroattivo, la legge norma chiaramente entità e modalità del contributo che viene versato e successivamente ripartito dalla Regione ai comuni interessati e comunque viene corrisposto a solo titolo compensativo per il mancato uso alternativo del territorio e per l’impatto logistico dei cantieri. E se i primi due accordi possono corrispondere a tale motivazione, l’ultimo accordo sottoscritto il 14 aprile 08 non può assolutamente rientrare in tale fattispecie costituendo di fatto un palese tentativo di limitare l’autonomia decisionale dell’ente locale ed, anzi, di utilizzare lo stesso come grimaldello per superare ipotetici ostacoli procedurali.

A tal proposito è emblematico che in detto accordo si legga che “le Parti concordano che la prima erogazione avverrà decorsi trenta giorni dalla data di avvio dell’esercizio della centrale…………” quasi a voler forzare i tempi per l’entrata in esercizio dell’impianto e che lo stesso accordo sia stato stilato il 14 aprile 08 in concomitanza con lo svolgersi presso il Ministero delle Attività Produttive della Conferenza dei servizi per il riesame del decreto autorizzativo ai sensi dell’art.9 comma 4 lettere a) e d) del d.lgs. 59/05; conferenza nella quale, in prima seduta, il Comune di Civitavecchia era assente e che solo dopo le notizie di stampa relative all’avvenuto accordo, ha inviato nota con la quale si esprime la più decisa contrarietà al riesame del decreto MAP.

Altrettanto emblematico è il fatto che a seguito dell’adesione del Sindaco e del Comune di Tarquinia alla manifestazione indetta dai comitati popolari contro la riconversione a carbone della centrale, l’Enel che con tale Amministrazione stava trattando per un contributo compensativo tra i 10 (dieci) e i 15 ( quindici) milioni di euro, abbia emesso comunicato nel quale si annunciava la rottura delle trattative.

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