No al carbone Alto Lazio

30 settembre 2008

Petizione per l'istituzione del Monumento naturale alla Frasca.

Petizione a sostegno della richiesta di Istituzione del Monumento Naturale alla Frasca presentata dalle associazioni per la tutela dell’ambiente: “WWF Lazio”, “Italia Nostra Onlus”, “Forum Ambientalista” e “TNT”.
Si invita la cittadinanza a stampare il documento della petizione (clicca qui) e farlo firmare.

Segue la Relazione relazione presentata in Regione per motivare la richiesta di istituzione del Monumento naturale.


"Il litorale nord della Regione Lazio è particolarmente soggetto a pressione antropica, tanto da risultare quasi completamente gravato da servitù industriali, portuali, turistiche o urbane.
Uno dei tratti liberi da azione antropica di maggior estensione è l’area occupata dalla pineta denominata “La Frasca” e dal sistema marino antistante che si estende per ca. 3,2 km nel territorio di Civitavecchia e per altri 700 m circa nel territorio di Tarquinia costituendo, di fatto, la prima importante interruzione di un continuum fortemente antropizzato ed alterato e, sotto questo profilo, oltre che per l’intrinseco valore naturalistico ed archeologico, è sicuramente un patrimonio la cui preservazione si impone come di fondamentale importanza.
Nonostante l’area, di proprietà dell’Arsial, e la pineta impiantata in loco negli anni 50, si presentino attualmente piuttosto degradate, la Frasca rappresenta un’importante e documentata zona di rispetto di biodiversità, tanto da essere inserita nel PTP, ambito territoriale n.2, fra le aree boscate “Beni A5 – Boschi di tutela integrale” e sottoposta, relativamente all’entroterra e alla fascia costiera, a vincolo di inedificabilità ai sensi dell’art. 1 ter della L. 431/85.
Nonostante i danni al patrimonio selviculturale, la flora e la fauna della Frasca sono estremamente vari.
Inoltre il fondale antistante, è costituito da un Habitat prioritario per Natura 2000, ossia una prateria di Posidonia Oceanica e a tal fine perimetrato nel SIC IT6000005 – “Fondali tra Punta Sant'Agostino e Punta della Mattonara”.
Dal punto di vista archeologico, notevolissima è la rilevanza del sito, qualificato, nel citato PTP, ambito territoriale n.2, come “zona archeologica a tutela orientata”.
Sono documentate testimonianze relative all’epoca preistorica e protostorica e soprattutto all’età romana
Purtroppo la pressione industriale del porto e degli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga mettono a rischio un biotopo di straordinaria importanza.
Proprio per tutelare quest’ultimo la Frasca è inserita nelle prescrizioni delle varie Valutazioni d’impatto ambientale relative al porto e alla centrale.
Nel decreto via 2935/97, relativo al piano regolatore portuale, si prescrive un progetto di riqualificazione ambientale che preveda, un sistema di opere a verde da realizzarsi attraverso la messa a dimora di specie arboree ed arbustive rispettose dei caratteri fitoclimatici locali raccomandando che “dovrà essere evitata l’eccessiva infrastrutturazione“ anche “in riferimento alla localizzazione dei previsti interventi di supporto alla balneazione (aree di sosta, nuclei di servizio, piattaforme e pontili)”.
Nel decreto Via 6923/2002 la Frasca viene definita l’elemento di maggior pregio ambientale sull’area e per la quale si evidenziano l’inserimento nel PTP con la definizione di Area boscate “Beni A5 – Boschi a tutela integrale” e l’esistenza di diversi vincoli ambientali e di inedificabilità ai sensi dell’Art. 1 ter della Legge 431/85 e si ribadiscono le prescrizioni contenute nel precedente decreto Via 2935/97.
Infine nel decreto Via 680/03, relativo alla riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord la Frasca viene nominata solamente per rendere noto che è sito SIC e viene definita Parco Urbano.
I lavori di riconversione a carbone della centrale di Torre Valdaliga Nord hanno già causato la distruzione di lembi di pineta per trasformarli in aree cantieristiche e la realizzazione delle opere a mare per la costruzione del molo carbonifero ha già, di fatto, concretizzato un’importante erosione del SIC.
L’ipotizzato sviluppo del Porto in direzione nord, con la realizzazione di un “Terminal Asia o Cina” (una cassa di colmata a mare di 3.000.000 di m3, una banchina lunga ca. 1 Km e 700 m e larga tra i 400 e i 600 m, per una superficie di 1.000.000 di m2,un nuovo antemurale di ca. 2 Km, una bretella stradale di 5 KM e un tronco ferroviario di 1 Km e 600 m. Il tutto collocato immediatamente a nord di Torre Valdaliga fino a occupare per qualche centinaio di metri la costa prospiciente al primo tratto superstite della pineta,un cinema multisala, discoteche e opere varie di urbanizzazione.) e di un porticciolo turistico (950 posti barca, 1000 parcheggi più un area variabile da un minimo di 8 ettari a un massimo di 16 ettari ricavata interrando materiale d'escavo, dove saranno collocati due cantieri navali ed annesse infrastrutture), comporterebbe la pressoché totale e definitiva cancellazione dei fondali protetti dalla Comunità Europea e della pineta, tristemente sostituiti con banchine in mare e piazzali per deposito di container nell'entroterra, di cui, peraltro, non vi è alcun bisogno, anche a detta di molti operatori portuali.

Per difendere il territorio e la popolazione da tale opera di distruzione che priverebbe Civitavecchia dell’ultimo tratto di costa fruibile, salvaguardare il tessuto economico e sociale dell'alto Lazio e valorizzare l’unico e ultimo polmone verde della città, le associazioni ambientaliste Forum Ambientalista, Italia Nostra e WWF, unitamente all’associazione locale TNT, hanno proposto apposizione di un vincolo di protezione tramite l'istituzione di un Monumento Naturale che perimetri l'intera area, dal confine con gli impianti termoelettrici di Torre Valdaliga Nord, per tutta l'estensione verso nord della pineta “La Frasca”.
Tale richiesta sta venendo supportata da una petizione già sottoscritta dalle firme di centinaia di cittadini, ed è stata sposata anche dalla IV Circoscrizione, nella cui competenza rientra l’area in questione, peraltro unica circoscrizione cittadina di centrosinistra.

A tale istituzione i comuni di Civitavecchia e Tarquinia, senza discutere con alcuno della vicenda, con lettera congiunta a firma Moscherini Mazzola, si sono dichiarati contrari.

E bene tenere presente è che l’area è di proprietà dell’Arsial che presto la dovrebbe passare al comune di Civitavecchia, vicenda che chiaramente ci trova d’accordo ma che si deve fare in maniera che avvenga o a Monumento Naturale istituito, oppure dopo il “regno Moscherini”.

Per comprendere bene quali siano i molteplici interessi che si muovono dietro questa operazione è bene sapere che:

1. La realizzazione del porticciolo, al di là del grande giro di affari che si muove dietro strutture di questo tipo, assume particolare valenza per mettere a dimora i 500.000mc di materiale di risulta proveniente dai dragaggi della citata darsena petroli grandi masse nonché dei moli carboniferi, materiale di risulta che avrebbe un costo enorme depositare in apposite discariche; non a caso Enel e Gavio, i cui sono ben note le tendenze “filantropiche” accettano di costruire il porticciolo a loro spese;

2. realizzare questa struttura serve anche a tacitare le centinaia di Civitavecchiesi che ad oggi hanno il loro posto barca all’interno della Darsena Romana, posta all’interno del Porto Storico visto che quest’ultimo vorrebbero darlo, con una concessione novantenovvenale, in gestione alla Porto del Tirreno S.p.a,, una società dietro cui si muovono gli interessi dei soliti noti del quartierino (Caltagirone, Beatrice Parodi Cozzi, Marcellino Gavio, On. Bonsignore, Sen Luigi Grillo, etc….).
Una grande operazione speculativa che, espropriando i civitavecchiesi del porto storico, prevede la realizzazione di una Marina Yachting per grandi panfili: 250 posti barca per maxi yacht e centocinquanta milioni di investimento privato per le opere a terra, che vanno dall’albergo sull’acqua al Molo del Bicchiere, alle superfici commerciali, agli spazi per l’Università ed alla grandiosa ricostruzione dell’Arsenale del Bernini, sopra il quale nascerà una piazza collegata alle mura e al lungo porto e che occuperà, fino al mare, tutta l’area dove oggi sorge la Capitaneria di Porto.

3. Anche il Terminal Asia risponde all’esigenze di posizionare gli enormi quantitativi di materiali proveniente dall’escavo dei fondali a tutto vantaggio dei grandi privati che devono realizzarli; inoltre sul Terminal Asia vi è grande interesse da parte di non ben precisati capitali di società cinesi, fatto che desta notevole preoccupazione visto che il 16 luglio 2008 il Corriere della Sera pubblicava un intervista in cui il sostituto procuratore del D.N.A, oggi sostituto procuratore di Tivoli, Dr. De Ficchy evidenziava i forti interessi della mafia cinese sul territorio ed il porto di Civitavecchia ed esprimeva preoccupazione per le relazioni che sarebbero potuto intercorrere tra questa nuova inquietante presenza e la costruzione di un terminal container nell’area civitavecchiese".

Simona Ricotti

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