Comunicato dell'Arci Civitavecchia
In ricordo di Chehari Behari Diouf
02-02-2009 14:03
"Diouf , un immigrato senegalese, è stato ucciso da una mano folle per futili motivi. Sembra una “normale” storia di violenza, ma rappresenta invece un dramma complesso che non va dimenticato ma approfondito.
Era in Italia da vent’anni, aveva trascorso metà della sua vita nella nostra città ed era amico di molti civitavecchiesi. Le circostanze della sua morte ci lasciano profondamente scossi e ci spingono ad interrogarci sui motivi che hanno innescato una reazione così violenta in chi gli ha sparato. Vogliamo che la magistratura faccia presto chiarezza su questa triste e inquietante vicenda, e che sia fatta giustizia.
L’Arci di Civitavecchia vuole esprimere la sua solidarietà e la vicinanza al dolore dei cugini di Diouf qui in Italia, della famiglia in Senegal e della comunità senegalese, ricordando chi era Chehari Behari Diouf.
Diouf era un ragazzo che aveva scelto, come tanti suoi connazionali, di emigrare dal Senegal da giovanissimo affrontando le difficoltà che questa scelta comporta. A Civitavecchia si era battuto per vivere e lavorare con onestà. Era conosciuto in città per la sua attività, che dopo aver praticato porta a porta era arrivato a gestire – finalmente - in un suo banco al mercato.
Durante il suo percorso di vita in Italia ha avuto modo, attraverso l'Arci di Civitavecchia, di dare un ulteriore senso alla sua condizione di cittadino immigrato. Partecipò infatti, alla realizzazione di iniziative per favorire sia l'integrazione che la valorizzazione dell’identità culturale della comunità senegalese ( e più in generale africana) presente nella città. Con lui nacquero il progetto “Civitavecchia Città Cosmopolita” attuato tra il 1998 e il 2002, lo Sportello Immigrati, e una serie di eventi :incontri culturali (il Griot, la Korà!), cene etniche , che hanno fatto conoscere a molti civitavecchiesi la straordinaria cultura di Diouf e dei suoi connazionali.
Ma di Diouf va ricordato l'impegno e la costanza a voler perseguire, per se e per gli altri, la ricerca di una degna condizione lavorativa e sociale. Promosse con noi decine di incontri con l'amministrazione Comunale e i rispettivi Funzionari con lo scopo di definire una più utile e onorevole collocazione degli immigrati nel mondo del lavoro autonomo, nel commercio e nell’accesso agli alloggi popolari. Collaborò affinché le esigenze dei suoi concittadini trovassero nella nostra Associazione un punto di riferimento. Lo stesso Diouf era il primo mediatore per accedere ad una rete di sostegno culturale, sociale e di assistenza legale. Era un nostro socio da 10 anni e ogni volta che poteva offriva il suo aiuto ai connazionali appena arrivati in Italia. La scelta di dare un contributo era un tratto fondamentale di Diouf; era un onesto cittadino straniero che voleva affermare la propria dignità .Questo va ricordato in aggiunta alla stima e alla simpatia che nutrivamo nei suoi confronti.
Diouf aveva una famiglia splendida con tanti figli che mandava a studiare per fargli avere un futuro diverso dal suo. Con i risparmi maturati negli anni aveva costruito una casa dignitosa in Senegal dove un giorno si sarebbe ritirato. La storia di Diouf è simile a quella di milioni di italiani che in passato sono andati per il mondo a cercare lavoro e fortuna. Ricordare chi eravamo e da dove veniamo deve farci riflettere di fronte agli stranieri oggi in Italia. Il mondo degli immigrati viene spesso presentato attraverso casi limite legati alla criminalità, alla violenza e all’emarginazione; raramente si parla dei milioni di stranieri che svolgono i lavori più duri dando un contributo fondamentale all’economia di questo Paese e delle tante famiglie che vivono integrate nelle città italiane.
Dietro ogni volto straniero c’è una storia come quella di Diouf, la storia di una persona che ha avuto il coraggio di lasciare la propria terra, pur di offrire ai propri familiari rimasti in patria la speranza di un futuro migliore. Crediamo che i cittadini stranieri meritano il rispetto che spesso non viene loro concesso.
Speriamo sinceramente che la morte di Diouf non sia legata al clima di sospetto e paura dello straniero che qualcuno vuole alimentare nel nostro Paese. Siamo convinti che questo clima sia solo in grado di perpetrare un circolo vizioso fatto di pregiudizi e atti di violenza deleteri per tutti. Crediamo inoltre che per contribuire alla costruzione di una società sana e armoniosa sia necessaria una vera conoscenza e un confronto sereno con il prossimo ed a questo ci dedicheremo con più convinzione nel futuro perché Diouf non venga dimenticato.
Occorre che la nostra comunità testimoni a Diouf ed alla sua famiglia una generosa solidarietà riconoscendogli i diritti di un cittadino esemplare. Come Arci saremo tra i promotori di una reale partecipazione al dramma della famiglia di Diouf e di tutta la comunità senegalese affinché non si sentano più soli in una terra che si dimostra troppe volte poco ospitale. Riteniamo che il Comune possa dare alla famiglia un concreto sostegno assicurandole un futuro dignitoso per il quale Diouf stava lavorando.
Sarà ricordato da chi lo conosceva come un simpatico e generoso amico che ti faceva sempre piacere incontrare."
Arci Civitavecchia
2 febbraio 2009
"In ricordo di Chehari Behari Diouf"
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