Civitavecchia 22/06/2009
Al Sindaco di Civitavecchia
Gianni Moscherini
e.p. conoscenza
Alla Procura della Repubblica di Civitavecchia
Al Comando dei Carabinieri della Stazione di Civitavecchia
Il CNCMAS/L e l’ISDE/C, nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE – d.l. 19/08/2005/195), chiedono a Lei, tutore per eccellenza della salute pubblica, di informare prontamente la popolazione sulla natura dell’inquinamento (batteriologico o chimico/industriale) responsabile dell’emergenza relativa alla non potabilità dell'acqua in alcune zone a nord di Civitavecchia, interessate anche dal divieto dell'uso dell'acqua per il lavaggio e per la cucina.
Secondo la direttiva 2003/4/CE, il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).
Questa richiesta riveste un carattere di estrema urgenza poiché queste zone sono tra quelle già oggetto di un’ordinanza comunale del febbraio 2009 (Borgata Aurelia - Agricasa, Carcere Aurelia, Zona Ente Maremma Pantano - Sant’Agostino, La Scaglia, Enel – Area Portuale – Zona Industriale, Cimitero Vecchio – Via Tarquinia - Centro Storico – Zona Bassa della Città, Punton de Rocchi – Santa Lucia – Cimitero Nuovo) di avviso alle gestanti, ai soggetti di età inferiore ai 14 anni ed ai pazienti affetti da patologie conclamate a carico del fegato, reni ed apparato cardiovascolare, di evitare il consumo dell’acqua distribuita dal Comune di Civitavecchia per uso di bevanda a causa del superamento nella stessa del contenuto massimo ammissibile di arsenico.
Il portavoce
Dott. Giovanni Ghirga
CNCMAS/L
Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute / Lazio
ISDE/C
International Society of Doctor for Environment / Civitavecchia
23 giugno 2009
Civitavecchia: CNCMAS sull'inquinamento dell'acqua
Civitavecchia, la barzelletta dell'Osservatorio Ambientale: Manrico Coleine presidente
Coleine eletto presidente dell’ Osservatorio Ambientale: Marrazzo e i sindaci del comprensorio fanno tutelare la salute all’ ex consigliere comunale che nel 2003 ha detto si al carbone.
La nomina di Manrico Coleine a Presidente dell’Osservatorio Ambientale rende ancor più evidente, semmai ce ne fosse stato bisogno, di quanto poco rassicuranti, se non esplicitamente in mala fede, siano le garanzie fornite da Marrazzo e dai Sindaci circa le azioni di monitoraggio, controllo e tutela dell’ambiente del territorio e della salute dei cittadini che saranno poste in essere dallo stesso Osservatorio.
Senza in questa fase entrare nel merito del ruolo e dell’organizzazione di quest’ultimo, è infatti indubbio che gli atti politici passati del Dr. Coleine, inizialmente fra i più convinti oppositori alla riconversione a carbone ma dopo brevissimo tempo ravvedutosi (fu tra i consiglieri che votarono favorevolmente la riconversione a carbone di TVN) non costituiscono un curriculum che tranquillizza.
Se a ciò si aggiunge che lo stesso Coleine è stato, fino al 2005, vicedirettore di quello stesso Osservatorio Ambientale che il sindaco Moscherini ha più volte additato come emblema di inefficienza, che il Ministero della Salute ha definito un organismo improduttivo, che ha persino attirato l’interesse della procura della Repubblica allarmata dalla mancanza di controlli, non si comprende a quali specifici meriti sia da attribuire tale nomina (si fa per dire, NdR).
Una nomina che suona come un premio all’inefficienza fin qui dimostrata, una promozione per essere riuscito ad evitare che si realizzasse qualsivoglia studio o iniziativa sulla reale condizione ambientale e sanitaria del comprensorio,.
Riteniamo che dopo l’oltraggio della riconversione a carbone la popolazione dell’Alto Lazio abbia diritto a controlli sull’ambiente che siano rigorosi e credibilmente imparziali.
E quale imparzialità può garantire un Osservatorio presieduto da uno dei padri della riconversione a carbone?
Di tutto ciò: di un osservatorio inutile e fantoccio alla guida del quale è stato posto, all’unanimità, uno dei responsabili della riconversione a carbone di TVN, della mancanza di controlli e di garanzie per la salute della popolazione, di quanto sta avvenendo ed avverrà come conseguenza della manipolazione e della combustione del carbone, i Sindaci del comprensorio portano una responsabilità piena e totale, alla quale non ci stancheremo di richiamarli in ogni dove.
Il re è nudo: le colpe dei Sindaci, acceccati dal potere e degradati dai soldi, dimentichi di ogni etica e del proprio ruolo di massimi tutori della salute pubblica, sono sotto gli occhi di tutti.
Nessuno può, né potrà, dire di non sapere; alcun alibi è più consentito.
Movimento No Coke Alto Lazio
www.nocoketarquinia.splinder.com
www.noalcarbone.blogspot.com
21 giugno 2009
Torrevaldaliga Nord fuorilegge
Comunicato stampa del Movimento No Coke Alto Lazio
"A seguito della diffida circa la non validità della registrazione EMAS da noi presentata nell'ultima Conferenza dei Servizi svoltasi presso il Ministero dell'ambiente e grazie all'impegno della Procura della Repubblica che ha riconosciuto valide le argomentazioni da noi addotte, avviando un inchiesta, il Comitato Ecolabel Ecoaudit ha sospeso la certificazione EMAS della centrale di Torrevaldaliga Nord e, conseguentemente, il Ministero dell'Ambiente è stato costretto a sancire la necessità del rinnovo dell'autorizzazione.
Un fatto che rende giustizia alle nostre reiterate denunce di carenze e lacunosità nell'iter autorizzativo e che è stato reso possibile da cittadini e consiglieri comunali (molto pochi in verità) che si sono trasformati in tecnici per tutelare la salute e l'ambiente della propria terra e colmare la latitanza dei Sindaci del comprensorio, primo fra tutti Moscherini, che, proni davanti ai milioni di euro elargiti da ENEL, hanno abdicato al loro ruolo di garanti della salute dei cittadini.
La richiesta di rinnovo dell'autorizzazione, peraltro, evidenzia come l'accordo quadro stipulato tra la Regione Lazio, la provincia di Roma e i Comuni del comprensorio, propedeutico alla concessione dei contributi economici aveva la sua ragione di essere nella sola volontà di imbavagliare gli amministratori locali sulle gravi carenze della Valutazione d'impatto ambientale e dell'iter amministrativo della centrale, sulle grave situazione di sofferenza sanitaria delle popolazioni, sulle indecenti condizioni di mancanza di sicurezza sul cantiere e sulla non rispondenza delle modalità di carico e scarico dei materiali pulverulenti rispetto a quanto previsto nell'atto autorizzativo.
Ma la sospensione della certificazione EMAS, e la conseguente presa d'atto della necessità di rinnovo dell'Autorizzazione Integrata Ambientale sancisce anche, e soprattutto, quanto da noi più volte denunciato: dal 25 dicembre u.s la centrale sta funzionando, peraltro dal 7 giugno u.s. a pieno regime, in assenza di autorizzazione.
Ora la legalità deve essere ripristinata e il Ministero dell'Ambiente, autorità competente in materia, deve agire di conseguenza e, anche in virtù delle tante anomalie che emergono dai relativi carteggi, sospendere l'attività della centrale fino all'avvenuto rinnovo dell'Autorizzazione all'esercizio della centrale.
Le popolazioni dell'Alto Lazio continueranno a vigilare attentamente, pronte a denunciare ogni irregolarità e/o omissione sarà posta in essere sia da ENEL che da quanti sono istituzionalmente deputati al controllo.
L'arroganza di ENEL che ha definito il provvedimento del Ministero "illegittimo e gravemente lesivo degli interessi di ENEL produzione" non ci fermerà.
Ad oggi i fatti parlano chiaro: di illegittimo ci sono solo i tanti tentativi dell'ente energetico di aggirare norme, prescrizioni e limiti autorizzativi; gli unici interessi lesi sono quelli della popolazione privata del diritto di vivere in un ambiente che non venga ulteriormente avvelenato dalla combustione del carbone.
Quella centrale non deve entrare in funzione: sappia ENEL che su questo, in nome del futuro dei propri figli, le popolazioni dell'Alto Lazio non daranno tregua"
Gianni Mattioli sulle dichiarazioni di G. Alcetta
Il professor Gianni Mattioli corregge alcune inesattezze di Giuseppe Alcetta sul nucleare e carbone.
Ringrazio la stampa per lo spazio prezioso che rende disponibile, per far circolare un po' di informazione su scelte di grande importanza per tutti noi, come quelle in materia di energia.
Perciò approfitto ancora una volta dell'ospitalità per rispondere alla nota di Giuseppe Alcetta,
che contiene affermazioni inesatte e di ciò torno a stupirmi per il ruolo tecnico che ha rivestito, come egli stesso ci ricorda.
1) Nucleare ed emissioni di CO2 : è al corrente Alcetta che il consumo pro-capite di petrolio in Francia è superiore, nonostante il massiccio ricorso al nucleare, a quello che si ha in Italia?
2) Carbone e nucleare: è al corrente Alcetta che l'intero programma nucleare previsto dal governo per la produzione di elettricità apporterebbe nel 2020 un contributo ai nostri consumi di energia pari ad appena il 5%, contro il 40% che, per quella data, dovremo ottenere, secondo gli impegni contratti con l'Europa, da fonti rinnovabili e uso efficiente dell'energia? Per quella data, inoltre, noi dovremo ridurre la emissioni di CO2 del 20%: pensa Alcetta di farlo sostituendo impianti a gas con impianti a carbone, quando per produrre un kWh a carbone si ha un'emissione doppia di CO2 ?
3) Chi autorizza Alcetta a sostenere che Di Maio confonda energia e potenza? Il termine "produrre potenza" è ampiamente usato nel gergo degli elettrotecnici.
4) Posso comprendere la veemenza di Alcetta: capita a tutti noi di difendere il ricordo di un ruolo che ci ha impegnato in una fase della nostra vita. Fu la stessa veemenza che portò Edoardo Amaldi a darmi dell' "imbecille" durante quella notte televisiva nei giorni di Chernobyl: per uno, che aveva passato alcuni decenni tenendosi chiusi dentro i rimorsi per aver collaborato con Fermi a ricerche che avrebbero portato all'orrore di Hyroshima, il nucleare civile - "atoms for peace" - era stata una nuova prospettiva di vita! E ora arrivavano questi fisici giovinotti a dire che neppure questo andava bene! Suggerisco però prudenza ad Alcetta sull'orgoglio per il cantiere di Montalto di Castro: avendo io fatto parte della commissione per la sicurezza nucleare per quel cantiere, devo ricordargli i problemi sulla struttura delle gettate di cemento? Non è meglio tacere?
Gianni Mattioli
18 giugno 2009
Amazzonia: primi risultati della campagna di Greenpeace
"Sono passate solo due settimane dal lancio del nostro rapporto “Amazzonia, che macello!” e dalla cyberazione con la quale abbiamo chiesto a marchi globali come Geox, Timberland, Clark’s, Adidas e Nike di non acquistare pelle che proviene dalla distruzione dell’Amazzonia. In queste due settimane sono successe diverse cose di cui ho piacere di mettervi a parte e Greenpeace ha già ottenuto dei successi importanti: vi chiedo quindi di leggere quanto segue, e, se possibile, di continuare a sostenerci, magari anche con una donazione.
In seguito alle denunce di Greenpeace, l’International Finance Corporation, l’agenzia della Banca Mondiale che sostiene gli investimenti privati nei Paesi in via di sviluppo, ha cancellato il prestito di 90 milioni di dollari concesso al gigante brasiliano Bertin. Come dimostriamo nel rapporto, questa azienda acquista carne e pelle da allevamenti illegali in Amazzonia, deforestando, occupando territori indigeni e impiegando i lavoratori come schiavi.
La giustizia brasiliana ha aperto un'indagine e si appresta a richiedere a Bertin e ai proprietari degli allevamenti illegali un indennizzo milionario per danni ambientali. Le principali catene di supermercati in Brasile – come Wal Mart, Pao de Azucar e Carrefour – hanno cancellato i propri contratti con Bertin in seguito a una azione civile del Ministerio Publico Federal, che ha imposto multe di circa 200 euro per ogni chilo di carne proveniente dalla distruzione dell’Amazzonia.
Anche in Europa, Greenpeace ha lavorato perché il rapporto e le nostre richieste vengano presi considerazione dalle aziende coinvolte. Di seguito la situazione nel momento in cui ti scrivo:
Geox: dopo l’azione diretta a Milano, abbiamo incontrato Geox nella nostra sede, presentando una lista di punti da chiarire e obiettivi da rispettare; l’azienda si è impegnata a rispondere entro cinque giorni a partire da oggi.
Clark’s: continua a non rispondere alle richieste di Greenpeace, nonostante abbia inviato a tutti quelli che hanno partecipato alla cyberazione una mail nella quale, mentendo, asserisce di averci cercato per trovare una soluzione.
Adidas, Nike e Timberland: hanno partecipato a un incontro insieme a Greenpeace e Bertin nel corso del quale si sono detti sensibili ai problemi sollevati dal nostro rapporto; dall’incontro, però, non è ancora scaturito nessun tipo di impegno formale.
Noi, e spero anche voi, crediamo invece che Clarks, Geox, Nike, Timberland, Adidas e Reebok debbano interrompere immediatamente i loro rapporti commerciali con le aziende che deforestano, fanno uso di lavoro schiavile e occupano territori indigeni.
Queste aziende devono decidere se vogliono essere parte del problema o parte della soluzione. E anche voi potete fare la vostra parte per convincerle a prendere la decisione giusta. Come? Partecipando alla cyberazione, se non l’avete già fatto, e inviando questo messaggio ai vostri amici!
Continueremo a tenervi informati su quanto facciamo e riusciamo a ottenere per la difesa dell’Amazzonia e delle foreste in genere. Vi ricordo che questo è l’anno della Conferenza di Copenhagen, nella quale si decideranno le misure per combattere i cambiamenti climatici. E niente come le foreste antiche svolge un ruolo positivo per stabilizzare il clima del pianeta.
Chiara Campione
Responsabile campagna Foreste
Da oggi l'atmosfera è considerata un patrimonio di interesse mondiale.
Italiadecide: affari e politica stanno dalla stessa parte
http://archiviostorico.corriere.it/2009/maggio/04/tavolo_Egidio_con_Violante_Tremonti_ce_0_090504025.shtml
Difficile immaginare qualcosa di peggiore,qualcosa di più dannoso per la nostra fragile democrazia. Infrastrutture, appalti, cemento, inceneritori: i grandi affaristi e i maggiori attori della politica italiana stanno da una parte sola.
Appello del coordinamento Nazionale contro il Carbone
Sono anni che i medici, preoccupati per la salute dei cittadini e per l'ambiente, chiedono alle istituzioni preposte, dove siano state conservate le ceneri e i fanghi della combustioni delle centrali elettriche di Civitavecchia (presenti circa dal 1950)e Montalto di Castro.
Visto cosa è accaduto per le ceneri e i fanghi della Federico II, dove "I rifiuti tossici, provenienti dalla più grande centrale termoelettrica d'Italia a carbone e una delle più grandi d'Europa, venivano occultati in una cava di argilla adiacente un'industria di laterizi nella preziosa area sottoposta oltretutto a vincolo idrogeologico e paesaggistico. Gli scarti, classificati come rifiuti pericolosi, venivano declassificati e trasformati, con certificati di analisi ad hoc, in rifiuti non pericolosi ed avviati, apparentemente, al recupero per la produzione dei laterizi".
I cittadini del comprensorio, anche se orfane delle istituzioni, continuano la loro ricerca della legalità.
Commissario dell'Agenzia regionale protezione e ambiente (Arpa Lazio)
e p.c. conoscenza
Alla Procuratore della Repubblica
Dott. Gianfranco Amendola di Civitavecchia
Al Comando dei Carabinieri della
Stazione di Civitavecchia
Al Presidente della Regione Lazio
All’Assessore all’Ambiente della
Regione Lazio
Alla Commissione Europea
Gli esponenti come di seguito generalizzati:
Nel rispetto della direttiva sull'accesso del pubblico all'informazione ambientale (dir. 2003/4/CE), i firmatari di questo documento chiedono a codesta Agenzia Regionale per l'Ambiente la sede e le modalità di messa in sicurezza, la eventuale corrispondenza con le quantità dichiarate dal gestore dei luoghi del conferimento, delle decine e decine di milioni di tonnellate di fanghi e ceneri, generate dalla combustione dell’olio combustibile nelle centrali elettriche di Civitavecchia e di Montalto, dal momento della loro entrata in esercizio a tutt’oggi.
In seguito al traffico illecito di rifiuti pericolosi provenienti dalla centrale termoelettrica dell'Enel Federico II di Brindisi (La Repubblica 12 maggio 2009) che ha portato recentemente all'arresto di dieci persone nell'ambito di una vasta operazione del Corpo forestale, la popolazione del comprensorio di Civitavecchia è preoccupata e chiede di conoscere dove può aver trovato posto una quantità cumulativa così enorme di rifiuti tossici prodotti dal polo energetico di Civitavecchia.
Chiedono inoltre di essere messi a conoscenza del destino delle migliaia di tonnellate di fanghi tossici prodotte ogni anno dalla combustione del carbone nella centrale di Torre Valdaliga Nord di Civitavecchia (V.I.A.).
Secondo la direttiva 2003/4/CE, il non rendere disponibili al pubblico tali informazioni rappresenta la violazione di un diritto sancito dalla Commissione Europea e riconosciuto dallo stato italiano (decreto legislativo 19 agosto 2005, n. 195).
Nel rispetto della suddetta normativa, i dati richiesti devono essere consegnati ai firmatari non oltre un mese dalla presente.
Qualora ciò non avvenisse, si procederà alla richiesta della riparazione del torto per violazione del diritto ambientale all’ente od alla persona fisica che ne sarà responsabile (dir. 2003/4/Ce - dl 19/08/2005/195).
Indirizzo dove ricevere la risposta:
Comitato cittadini liberi di Tarquinia
Piazza Matteotti 13
01016 Tarquinia VT
comitatocittadiniliberi@yahoo.it
Tarquinia 21 Maggio 2009
Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra
Esposto del CO.RE.Ri. sull'inceneritore di Acerra
Comunicato Stampa
Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi ; non ha nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né l'AIA, né una vera e propria VIA; funziona da quasi tre mesi in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che al momento non sappiamo dove vengano smaltite. Per questo il CO.RE.Ri dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura penale.
16 giugno 2009 - Coordinamento Regionale Rifiuti
Brucia rifiuti non a norma, probabilmente anche quelli speciali pericolosi (che molto spesso sono stati abusivamente "infilati", con la compiacenza di chi doveva controllare, nelle oramai famose ecoballe campane); non ha nessuna delle autorizzazioni previste dalla normativa comunitaria (né l'AIA, l'Autorizzazione integrata ambientale, concessa "legislativamente" in deroga, senza consultare la popolazione interessata, né una vera e propria VIA, Valutazione d'Impatto Ambientale); funziona da quasi tre mesi in "esercizio provvisorio" senza scadenza e senza collaudo e senza tutti i necessari sistemi di monitoraggio dei fumi; produce ceneri pericolose che al momento non sappiamo dove vengano smaltite. D'altro canto gli unici dati disponibili sulle concentrazioni di inquinanti nell'aria, rilevate nei primi due mesi di funzionamento dell'inceneritore dalle centraline ARPAC di Acerra e San Felice a Cancello, dicono che su 60 giorni di funzionamento (teorici, visto che diversi sono stati in questi mesi i giorni di fermo dell'impianto) ci sono stati ben 17 sforamenti.
Comitati e associazioni ambientaliste campane già da anni denunciano l'inadeguatezza e la pericolosità dell'impianto di Acerra, ma oggi, dopo meno di tre mesi dalla farsesca inaugurazione in pompa magna, il dato è lampante.
Per questo il CO.RE.Ri (Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania), dopo il ricorso straordinario al Capo dello Stato contro le ordinanze che, in deroga al parere VIA del 2005, hanno illegittimamente autorizzato la combustione di qualsiasi tipo di rifiuto, in luogo del CDR, ha deciso di rivolgersi anche alla magistratura penale affinché faccia luce, una volta per tutte, sulle responsabilità di chi ostinatamente ha voluto la realizzazione di quell'impianto, nonostante sapesse che era del tutto incompatibile con la realtà del territorio acerrano, sproporzionato, obsoleto, pericoloso per la salute della popolazione; questo al solo scopo di lucrare parassitariamente sui finanziamenti pubblici CIP6, concessi nel 1992 dal governo italiano, in violazione della normativa europea, a chi dovrebbe produrre energia bruciando rifiuti, generando di fatto una distorsione del libero mercato che ha penalizzato il riciclo dei rifiuti e ha boicottato la raccolta differenziata.
Stamattina, dunque, tramite lo Studio legale Adinolfi di Caserta, punto di riferimento ormai irrinunciabile in Campania per le azioni giudiziarie a difesa dell'ambiente, è stato depositato presso la Procura della Repubblica di Napoli l'esposto che diversi cittadini campani hanno sottoscritto a nome del CO.RE.Ri.
Ci aspettiamo che la magistratura napoletana tutta, lasciando da parte le preoccupazioni sull'impatto “politico” dell'emergenza rifiuti, sappia trovare la serenità necessaria per accertare le responsabilità fino ai più alti livelli di governo disponendo, nel frattempo, il sequestro preventivo dell'impianto.
CO.RE.Ri. - Coordinamento Regionale Rifiuti della Campania
Sito: www.rifiuticampania.org
17 giugno 2009
Il formidabile masochismo dei civitavecchiesi
Al civitavecchiese medio occorre dire proprio tutto. E neanche serve.
Otto gennaio 2008, il Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente chiede INVANO l’istituzione di un Registro dei Tumori. La sua istituzione permetterebbe di legare alla residenza la raccolta dei dati relativi al numero dei casi di cancro. In questo modo la casistica ottenuta rifletterebbe la reale condizione del nostro territorio e permetterebbe di conoscere l'incidenza, la prevalenza, la sopravvivenza e la mortalità per neoplasie di anno in anno.
Tre febbraio 2009, avviso alle gestanti, ai soggetti di età inferiore ai 14 anni ed ai pazienti affetti da patologie conclamate a carico del fegato, reni ed apparato cardiovascolare, di evitare il consumo dell’acqua distribuita dal Comune di Civitavecchia per uso di bevanda a causa del superamento nella stessa del contenuto massimo ammissibile dell’arsenico.
Quattro febbraio 2009, il Coordinamento Nazionale dei Medici per l’Ambiente presenta un esposto alla Procura della Repubblica di Civitavecchia perché in questo comprensorio l’ozono, inquinante molto tossico, avrebbe dovuto e dovrebbe essere monitorizzato. I dati ottenuti sulle sue concentrazioni avrebbero dovuto e dovrebbero essere messi regolarmente a disposizione del pubblico
Giugno 2009, il Ministero della Salute informa sulle numerose aree della costa di Civitavecchia ove vige il divieto di balneazione.
Ci hanno levato l’aria, l’acqua e adesso neanche un tuffo per rinfrescarsi.
Ma quanta è la pazienza, la sottomissione, la rassegnazione, l’abitudine al sopruso della popolazione di questo comprensorio e, soprattutto,
cosa rimane della speranza che un domani per i nostri figli le cose cambino in meglio?
La sporca striscia di inquinamento che tutte le mattine si mostra a noi all’orizzonte, sembra ammonirci di prepararsi al peggio
Giovanni Ghirga
Coordinamento Nazionale dei Comitati dei Medici per l’Ambiente e la Salute (Lazio)
14 giugno 2009
Suffolk (UK), incidente nucleare
Fonte: ANSA
LONDRA - Disastro nucleare sventato grazie ad un impiegato che aveva deciso di farsi il bucato: è successo in una centrale nel Suffolk, dove un dipendente che si era recato nella lavanderia automatica a disposizione nell'impianto, si è accorto di una perdita di materiale radioattivo e ha dato l'allarme.
Nonostante decine di migliaia di litri di liquido radioattivo fosse già fuoriuscito da un condotto difettoso, nessuno dei sistemi d'allarme aveva captato la perdita e parte del materiale si era già riversato nel mare del Nord.
Il primo controllo di sicurezza sarebbe stato fatto soltanto dopo 10 ore e in quell'arco di tempo l'impianto avrebbe potuto surriscaldarsi a causa della fuoriuscita del liquido. Se avesse preso fuoco, sarebbe stato il disastro.
L'incidente si è verificato nel gennaio del 2007, ma i giornali ne danno notizia soltanto oggi dopo che John Large, un ex consulente dell'industria nucleare che ora si batte per la chiusura dei reattori nucleari Sizewell sulla costa del Suffolk, é riuscito ad ottenere i documenti relativi all'incidente grazie alle leggi sulla libertà d'informazione. Sizewell A, l'impianto dove si è verificato l'incidente è in fase di smantellamento. A parte uno, tutti gli altri verranno chiusi entro il 2023.
ANSA - tutti i diriti riservati
12 giugno 2009
Coste di Civitavecchia: 13 Km NON BALNEABILI
Fonte
“A Civitavecchia quest’anno dei tredici chilometri di costa nessun tratto risulta balneabile. Questo secondo i dati forniti dal Ministero della Salute sulle rilevazioni eseguite da Arpa Lazio. Di questi, dieci chilometri e mezzo di costa sono non balneabili per motivi diversi dall’inquinamento, cioè la presenza del porto, di molte servitù energetiche e per motivi di conformazione geologica della costa. I restanti due chilometri e mezzo non sono balneabili, invece, per la presenza di fattori inquinanti: depuratore delle acqua reflue urbane, attività industriali di piccole e medie imprese e di grandi impianti industriali, e per il sistema di collegamento dello scalo marittimo”. A dichiararlo in una nota è Gino De Paolis, capogruppo della Sinistra l’Arcobaleno in Provincia.
“Sul depuratore, in particolare, si è scritto molto negli ultimi tempi, a seguito della denuncia che siamo stati costretti a presentare – continua - ma il dato attuale è che il depuratore ancora non funziona come dovrebbe: gran parte della città non è addirittura collegata con il sistema di depurazione. Inspiegabilmente ancora oggi, dopo cent’anni, il ‘Fognone’ è vivo e vegeto. Tutti i fossi, quelli sì, che funzionano da raccolta degli scarichi, perché non collegati all’inutile depuratore. Persiste, inoltre, un rimpallo di responsabilità tra Regione e Comune e l’indagine della Guardia di Finanza è ancora in corso”.
“Questa situazione è ancora più allarmante – dice ancora De Paolis – se si confrontano i dati nazionali, regionali e soprattutto provinciali. La media nazionale delle spiagge inquinate è del 8,7%. Il Lazio è la regione d’Italia con la percentuale più alta di chilometri costieri non idonea alla balneazione (21%). E la Provincia di Roma (44,7%) è la seconda Provincia d’Italia, dopo Caserta (67,1%), per chilometri di costa non balneabili. Su quest’ultimo dato il Comune di Civitavecchia incide in maniera preponderante, insieme al Comune di Fiumicino. Tutta la costa della città, potenzialmente balneabile, risulta inquinata: dal Porto di Traiano al Fosso Scarpatosta, tutta l’area del Fosso dell’Infernaccio, e dal Pirgo fino alla zona di Sant’Agostino (Provincia di Viterbo)”.
“Il divieto di balneazione che incide su tutta la costa di Civitavecchia, è uno dei peggiori biglietti da visita per uno dei Comuni più importanti della Provincia di Roma. - prosegue De Paolis - E nulla cambia se, poi, a stagione iniziata, l’ordinanza di divieto venga o meno revocata. Rimane il fatto che mancando l’elemento essenziale, ossia l’acqua pulita, tutti i progetti faraonici, sbandierati dall’amministrazione comunale, non hanno senso, come, ad esempio, il rifacimento del Pirgo e del tratto della Marina. Se aggiungiamo, inoltre, che nel tratto della Frasca, sono previste opere, alcune in itinere, altre nel programma della Giunta Moscherini (Darsena Grandi Masse, Porticciolo, Terminal Cina), che andranno ancora di più a deturpare e a inquinare quello che rimane della costa, lo scempio è compiuto”.
“I progetti di sviluppo della città e del comprensorio devono passare attraverso scelte sostenibili e non scellerate – conclude De Paolis - che non tengano conto solo di interessi privati, mascherandoli magari con il miraggio di un lavoro, che il più delle volte è precario e non per i residenti, ma, al contrario, devono considerare la tutela dell’ambiente e i diritti alla salute dei cittadini. I due chilometri e mezzo di coste vanno, pertanto, risanati, salvaguardati, valorizzati e restituiti alla città, che deve tornare a essere una città di mare e non solo di porto. E’ paradossale e penoso che una città che cerca di attrarre milioni di croceristi, che transitano attraverso il porto, non riesce neanche a dare ai cittadini un minimo di dignità e di vivibilità. L’unica attrazione che Civitavecchia riesce a offrire ai turisti è la puzza, il fetore nauseabondo che si avverte in tutta la zona costiera a Nord della città, e maggiormente all’interno dello scalo marittimo. Quest’estate tutti al mare, senza mare!”.
10 giugno 2009
enel, 50 miliardi di debito.
Riportiamo da http://www.greenpeace.org/italy/news/enel-debito-nucleare
"In un video su YouTube l'amministratore delegato di Enel – Fulvio Conti – chiede agli azionisti di supportare l'aumento di capitale. Ma in che modo l'azienda investirà le nuove risorse finanziarie? Con un video blog il nostro direttore (di Greenpeace, ndr) – Giuseppe Onufrio - spiega le ragioni delle nostre critiche e chiede chiarezza sugli investimenti futuri nel nucleare.
La ricapitalizzazione per quasi 8 miliardi di euro servirà ad Enel per poter rifinanziare una parte del debito accumulato negli ultimi mesi. Un debito salito da 50 a 61 miliardi di euro soprattutto per l’acquisizione della società spagnola Endesa. Di Endesa, Enel non ha comprato le fonti rinnovabili. Solo nucleare e centrali a carbone!
Ad aprile abbiamo lanciato il rapporto finanziario "ENEL: prospettive e rischi degli investimenti in energia nucleare" - elaborato dal Prof. Stephen Thomas dell'Università di Greenwich a Londra – che dimostra come i debiti di Enel crescerebbero di oltre 30 miliardi di euro, se la società concretizzasse le intenzioni dichiarate in questi mesi sullo sviluppo del nucleare.
Riguardo ai nuovi reattori Epr – che Enel vorrebbe costruire in Italia – nessun impianto è già in funzione. Esistono solo due cantieri: uno in Finlandia e uno in Francia. Nel cantiere finlandese si stanno accumulando enormi ritardi e i costi sono già raddoppiati. L'autorità di sicurezza nucleare finlandese, inoltre, ha riscontrato 2100 non conformità nel corso della costruzione.
Durante il passaggio in Senato del ddl "sviluppo", il ministero del Tesoro ha appena dichiarato che l'intero provvedimento sul nucleare è "in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione". Nella lettera indirizzata alla commissione Bilancio della Camera si legge che le misure potrebbero determinare "incrementi delle tariffe a carico dei consumatori".
C’è un altro punto critico. Enel ha investito in vecchi reattori di epoca sovietica in Slovacchia e Romania e decide di vendere quote di Enel Green Power, la divisione specializzata in energie rinnovabili, non solo la più redditizia ma anche la più strategica per l’ambiente.
vedi anche http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/enel-nucleare-sintesi
9 giugno 2009
Elezioni
Forse pregustiamo lo sgretolarsi del monoduopolio pd/pdmenoelle.
Possiamo sorridere, almeno poco poco...Una smorfia, dài.
5 giugno 2009
Guarda "Home" su YouTube
versione coi sottotitoli inglesi (da attivare in basso a destra):
http://www.youtube.com/watch?v=jqxENMKaeCU
Da: http://www.cinemambiente.it/cinema_acqua/438_HOME_-_Italian_Premiere_by_CinemAmbiente.html
Il film 'HOME - La nostra Terra' è stato girato da Yann Arthus-Bertrand e co-prodotto da Elzévir Films e EuropaCorp, compagnia di Luc Besson.
Yann Arthus-Bertrand è un fotografo, giornalista e ambientalista francese, già autore de La Terre vue du Ciel, un progetto di fotografie aeree del nostro pianeta, poi diventato un film, presentato in esclusiva in Italia al Festival CinemAmbiente nel 2005.
La sua passione per la fotografia naturalista ha inizio in Africa, durante un lungo soggiorno nel Masai Mara. Si innamora della fotografia aerea, di cui scopre ed esplora tutte le potenzialità arrivando a fondare Altitude, la prima agenzia specializzata in fotografia aerea nel mondo.
Dal 2007 ha iniziato, in collaborazione con Luc Besson, le riprese dello straordinario lungometraggio che verrà presentato contemporaneamente in più di 100 stati del mondo in occasione della Giornata Mondiale dell’Ambiente, a testimonianza di un rinnovato impegno globale per la salvaguardia del pianeta. Il film mostra lo stato di salute della Terra e dei problemi cui l'umanità deve fare fronte.
Il film è composto da immagini aeree filmate in più di cinquanta paesi del mondo. Una voce fuori campo commenta il filmato, mostrando i grandi cambiamenti ambientali e sociali che la Terra sta subendo. Un progetto ambizioso e di grande impatto, che rende ancora una volta possibile scoprire la meraviglia di un pianeta magnifico, sottolineandone al tempo stesso l’evidente fragilità.
Il film, che è stato prodotto senza fini di lucro, si pone come obiettivo quello di essere visto dal maggior numero di persone possibili. Non saranno solo tradizionali proiezioni quelle che avverranno contemporaneamente il 5 giugno, ma Home sarà trasmesso anche da molte televisioni e, grazie ad una partnership con Youtube, anche su internet.
Più di un semplice film questa produzione rappresenta un vero e proprio evento ambientalista globale, per il carattere simultaneo, gratuito e multipiattaforma che ne caratterizza la diffusione.
Accrescere il livello di consapevolezza sulla responsabilità di ogni individuo nei confronti del Pianeta è l’ambizioso progetto del regista e dei produttori. I guadagni verranno donati a Goodplanet.org, mentre le emissioni di gas serra, causate dai viaggi aerei e dalle ore impiegate negli scatti fotografici in elicottero verranno compensate attraverso il sostegno di progetti non inquinanti.
I MESSAGGI DI YANN ARTHUS-BERTRAND E LUC BESSON
“Questo film era un progetto che avevo in mente da 15 anni. Tutto ciò che ho visto e imparato mentre volavo sopra la Terra mi ha cambiato. Oggi voglio condividere tutto quello che ho acquisito. Questo film sarà eccezionale e intelligente ma, soprattutto, assolutamente costruttivo. Per farvi un esempio: la cosa importante non è che il 50% delle foreste sia scomparso, ma che il 50% ci sia ancora. Quello che è importante oggi è che siamo 6 bilioni di esseri intelligenti che possono agire. Attraverso la qualità delle immagini e dei suoi contenuti, questo film permetterà alle persone di capire che TUTTI abbiamo delle responsabilità e che tutti possiamo agire nel nostro piccolo. Come disse il mio amico Albert Jacquard “essere coscienti che il domani è in arrivo e che ognuno può avere un effetto su di esso è specifico dell’Uomo”.
Yann Arthus-Bertrand
“Sono sempre stato un amante del Pianeta, e più volte ho provato a mostrare alle persone i suoi aspetti più belli attraverso i miei film, Le Grand Bleu, Atlantis e Arthur and the Minimoys. È stato quindi naturale per me unirmi a Yann nella produzione di questo fantastico progetto.”
Luc Besson
4 giugno 2009
Mafia e camorra a Civitavecchia: cosa ha da dire Moscherini?
Comunicato dell'Associazione Antonino Caponnetto
"Cosa dice il sindaco Moscherini dopo l'ultima relazione della DIA che ha confermato le nostre preoccupazioni sulla presenza della mafia nel territorio?". A porre il quesito è l'associazione "Caponnetto" che ricorda le polemiche successive ad un convegno organizzato nelle scorse settimane dove erano stati espressi concetti analoghi. Leggi la nota. Le invettive, il turpiloquio, le reciproche accuse e finanche le intimidazioni indirette che hanno caratterizzato le reazioni alla vicenda dell'informazione di garanzia ricevuto dal Primo Cittadino sono emblematiche del degrado politico e della miseria etica e culturale in cui si avviluppa la classe politica cittadina, ma non solo.
Ci saremmo aspettati una riflessione approfondita sull'etica di coloro che amministrano la cosa pubblica, un'analisi sugli eventuali meccanismi perversi che sono, o potrebbero in futuro, radicarsi nel contesto economico locale e, soprattutto, un impulso al senso di responsabilità di quanti hanno l'onere del governo e della rappresentanza del territorio, ai vari livelli, nell'individuare gli anticorpi da attivare in seno alla società civile e nel tessuto economico cittadino per far fronte al crescendo di allarmi di cui è oggetto il comprensorio.
Un silenzio spettrale ha, invece, avviluppato il merito della vicenda, così come era accaduto con quanto emerso con la presentazione del nostro dossier reso pubblico nel convegno del 20 aprile scorso.
Non una parola di alcuno, infine, tantomeno del Primo cittadino, sui contenuti dell'ultima relazione presentata dalla Dia e relativa al secondo semestre 2008, in cui si legge testualmente: "Sul litorale nord della capitale (in special modo nei comuni di Ladispoli, Cerveteri, S. Marinella, e Civitavecchia) si riscontra la presenza di alcune ramificazioni dei sodalizi GALLO, MISSO, MAZZARELLA E VENERUSO, attivi nel narcotraffico. La potente alleanza MISSO-MAZZARELLA ha manifestato segnali di infiltrazione nelle dinamiche commerciali del porto di Civitavecchia, ove, a seguito dei numerosi sequestri operati nel porto di Napoli, si sta concentrando la maggior parte delle operazioni di sdoganamento dei container contenenti merce prodotta in Cina ed introdotta in regime di contrabbando".
Il contrasto alle infiltrazioni mafiose rappresenta un dovere civico, che diviene vero e proprio obbligo per quanti ricoprono incarichi pubblici e/o istituzionali.
L'ignavia degli amministratori e il vuoto istituzionale consequenziale all'inazione di questi ultimi, non possono costituire certo un alibi, per questo pensiamo sia necessario uno scatto di orgoglio civico da parte della società civile cittadina.
Per questo la nostra Associazione si farà promotrice di incontri con rappresentanze categoriali e sindacali operanti sul territorio per proporre, similmente a quanto fatto in Sicilia dal Centro Studi Pio La Torre in sinergia con le grandi organizzazioni sociali ed economiche, un patto per la legalità e la sicurezza che veda nell'azione congiunta di queste ultime un argine concreto a quella che ormai è una certezza da più parti denunciata, quella, appunto, delle infiltrazioni della criminalità organizzata nel nostro territorio e della nefasta influenza di quest'ultima nei processi economici locali.
Associazione Antonino Caponnetto
Aeroporto di Viterbo: studi sulle ricadute dannose
Pubblichiamo una nota del comitato tecnico scientifico di S.T.A.S.A. (Centro Studi Tuscia per lo Sviluppo e la Sicurezza del Trasporto Aereo nel rispetto dell'Ambiente)
"Il Centro Studi continua la sua intensa attività di approfondimento sull’impatto che produrrebbe sul nostro territorio una grande infrastruttura aeroportuale – in sedime T.Fabbri – a soli 2 km da Viterbo, in zona archeologica e termale, infrastruttura destinata ad accogliere, in prima battuta, tutti i movimenti aerei attuali di Ciampino (5 mln. passeggeri /anno), per giungere ad ospitare, a regime, fino a 20 mln passeggeri /anno.
Il presente saggio è il terzo di una collana iniziata con l’indicare - con una analisi scientifica multi criterio - il sito ideale (in Provincia di Viterbo tra Montalto di Castro e Tarquinia) qualora fosse stato risolutorio, per il sistema aeroportuale romano, realizzare un secondo grande aeroporto mirato ad ospitare tutto il traffico low cost destinato alla Regione Lazio e quant’altro (aspetto tutto ancora da verificare).
Ha fatto seguito a questo primo saggio, un confronto, in tema di emissioni nocive, tra la Centrale Elettrica a carbone di Torre Valdaliga Nord e il realizzando grande aeroporto di "Viterbo" (15 ottobre 2008). Con una successiva iniziativa il Centro Tuscia ha reso pubblico un elaborato scientifico, dal quale si desume quale potrebbe essere l’impatto ambientale sull’auspicato sviluppo delle terme e dell’agricoltura della prospettata realizzazione.
Alla luce dell’interesse suscitato – in particolare presso gli agricoltori viterbesi – da questo 2° studio che ha messo a nudo gli effetti di una imponente opera aeroportuale sul patrimonio agricolo e termale della Città dei Papi, S.T.A.S.A. ha ritenuto opportuno completare le proprie analisi con una approssimativa stima delle esternalità causate (rispettivamente per attività umane, salute e cambiamenti climatici) dalle emissioni aeroportuali, quantificate in danni economici. Sono stati selezionati i medesimi scenari del precedente studio sulle emissioni, diversificati dal numero di passeggeri annui ( 290.000 p/a; 1.000.000 p/a; 2.900.000 p/a; 5.800.000 p/a; 10.000.000 p/a; 20.000.000 p/a).
È importante precisare che questo 3° studio rappresenta solo una stima dell’ordine di grandezza delle esternalità causate dai danni e, inoltre, che i dati ottenuti riguardano la sola Italia, senza sommare i danni causati ai Paesi membri della U.E. Comunque detti costi risulterebbero sensibilmente inferiori qualora il grande aeroporto venisse localizzato nell’area territoriale compresa tra Montalto di Castro e Tarquinia (così come individuata dall’analisi multi criterio di S.T.A.S.A. - studio 1) in quanto sicuramente meno popolata ed ubicata lungo la costa per cui almeno la metà delle emissioni nocive, invece che su terreni e coltivazioni, si disperderebbe sul mare.
Tale studio andrebbe approfondito con analisi più dettagliate, nel caso fosse ritenuto di una certa utilità, per prendere decisioni definitive in materia di pianificazione aeroportuale. S.T.A.S.A. ritiene che le scelte strategiche mirate allo sviluppo economico e sociale della Tuscia debbano essere fatte in modo sistemico ed accompagnate dagli indispensabili approfondimenti tecnici.
Per fare un esempio, non si può da un lato dare un giusto segno di attenzione a favore del patrimonio agricolo nostrano affrontando il problema del cinipide galligeno, il parassita del castagno che ha colpito la Tuscia, senza considerare poi minimamente i danni che deriverebbero poi all’agricoltura da questa opera.
L’opera di S.T.A.S.A. nel rendere alla comunità viterbese e nazionale un contributo volontario e “no cost” di indispensabili analisi multi tematiche si concluderà, probabilmente entro l’anno in corso, con la pubblicazione e la stampa di un testo dedicato non solo a quanto fino ad oggi prodotto dal centro, ma contenente anche lineamenti progettuali di quella che potrebbe essere una realizzazione aeroportuale compatibile, se ubicata in sedime T.Fabbri ed, in alternativa, la prospettazione dell’area più adatta da impegnare – per la costruzione di un eventuale improbabile grande aeroporto (se ritenuto indispensabile da Stato ed U.E.) - dai minimi impatti ambientali/danni economici/costi per collegamenti ferroviari e stradali con la capitale.
Per accedere agli elaborati sopra menzionati si forniscono i seguenti link:
Studio 1 analisi multi criterio
http://www.csaeroportotuscia.it/download.php?view.1
Studio 2 impatto su terme ed agricoltura
http://www.csaeroportotuscia.it/page.php?15
Studio 3 stima esternalità (danni economici)
http://www.csaeroportotuscia.it/download.php?view.265
Inquinamento elettromagnetico: allergici ai dispositivi elettronici
Interessantissimo articolo da Repubblica.it del 19/05:2009.
RIUSCIRESTE a vivere una vita intera lontani da tv, cellulare, pc e altri apparecchi elettronici? Questa è una condizione che oggi viene scelta da milioni di persone, e non per scoprire romanticamente se stessi come nel film Into the Wild ma per fuggire a una malattia, la cosiddetta "elettrosensibilità". Secondo una stima dell'Organizzazione Mondiale della Sanità questo disturbo interessa dall'1 al 3% della popolazione mondiale, ma fino ad oggi non è mai stato riconosciuto come una patologia vera e propria.
Una ricerca svedese condotta dal dipartimento di neuroscienze del Karolinska Institute di Stoccolma dimostra però che esiste una forma di "allergia" alle onde elettromagnetiche emesse dagli apparecchi che usiamo ogni giorno. Il dottor Olle Johansson, che da 20 anni studia il fenomeno, è diventato una sorta di portavoce per tutti coloro che nel mondo si dichiarano elettrosensibili, persone che accusano emicranie, sudorazione, tachicardia, vertigini e stanchezza tutte le volte che ad esempio usano il cellulare o cuociono un cibo al microonde. "Una chiamata al telefonino un giorno mi ha portato alle convulsioni", racconta Sergio Crippa, membro dell'Associazione Italiana Elettrosensibili e coordinatore dei malati in Lombardia.
La Svezia, grazie al lavoro del dottor Johansson, è oggi l'unico Paese al mondo a riconoscere questo disturbo come forma di handicap e Paesi come Canada, Usa, Regno Unito, Svizzera stanno valutando l'ipotesi di riconoscere la malattia. Secondo lo studioso chi si dichiara elettrosensibile soffre di una forma di allergia vera e propria: in un articolo che verrà pubblicato in questi giorni sulla rivista "Pathophysiology", Johansson raccoglie i risultati di dozzine di studi condotti sul sistema immunitario umano e sull'iterazione tra questo e le onde magnetiche degli apparecchi elettronici. La sua speranza è che questa documentazione stimoli i politici a dettare nuovi limiti di sicurezza nello sviluppo delle tecnologie del futuro. "Si tratta di un rapporto che mette in guardia su rischi che tutti corriamo - spiega a PhysOrg. com - In una risoluzione UE del 4 settembre 2008, il Parlamento Europeo ha riconosciuto che l'esposizione ai livelli di radiazione deve basarsi su fattori biologici, non solo sugli effetti del surriscaldamento. Una posizione sottolineata anche da un rapporto dello scorso 23 febbraio".
Nel suo resoconto, Johansson spiega che il nostro sistema immunitario si è sviluppato in sintonia con nemici riconosciuti, e che non è pronto a fronteggiare gli "allergeni" elettromagnetici contenuti in segnali tv, onde radio, microonde di telefonini e WiFi, segnali radar, raggi-X e radioattività artificiale. Sarebbero questi i nuovi "nemici" del nostro corpo, di fronte ai quali ci troveremmo senza difese. Lo studioso svedese spiega anche che gli antigeni sono sostanze che portano il sistema immunitario a reagire in maniera eccessiva, fino a trasformarlo in un nemico per noi stessi, portandolo a danneggiare i tessuti locali e l'organismo in generale. Queste reazioni ipersensibili possono essere provocate, secondo lo scienziato, da interferenze ambientali impercettibili, che possono avere effetti disastrosi sul nostro equilibrio.
L'intensità del disturbo varia a seconda dei casi e Johansson è riuscito, nel corso dei suoi studi, ad analizzare le varie tipologie e a classificarle. Per farlo ha messo dei soggetti davanti a dei monitor, registrando in alcuni casi reazioni di rossore, prurito e infiammazioni gravi. Dopo una serie di prelievi di lembi di pelle, ha osservato la comparsa di fibre venose superficiali sottilissime, tipiche delle reazioni allergiche, e la migrazione di alcune cellule, i mastociti, capaci di liberare istamina, una sostanza che gioca un ruolo chiave in tanti processi immunitari, neurovegetativi e cardiaci. Secondo lui la percentuale di persone malate è più alta di quella dichiarata dall'OMS e oscillerebbe fra il 3 e il 10% della popolazione mondiale. Spesso, conclude, è proprio questa la causa di rallentamenti nella produttività sul luogo di lavoro.
La questione è ovviamente dibattuta e se da una parte l'Associazione Italiana Elettrosensibili e quella per le Malattie da Intossicazione Cronica e/o Ambientale (MCS) lottano per vedere riconosciuta la propria verità, dall'altra le istituzioni non riconoscono i sintomi e la Società Italiana di Elettromagnetismo appoggia la posizione dell'OMS, che appunto considera la malattia una sorta di suggestione psicologica. "Mancano dati di laboratorio precisi - spiega il professor Guglielmo D'Inzeo, ordinario di Interazione bioelettromagnetica presso La Sapienza di Roma - e numerosi esperimenti "a doppio cieco" (né il paziente né il medico sanno se il campo magnetico è presente o no) hanno dimostrato che i pazienti non sanno distinguere tra quando le onde elettromagnetiche ci sono o meno. Pur avendo il massimo rispetto per chi lamenta tali disturbi, sono certo che non vi sia alcun legame tra questi e i campi elettromagnetici".
Secondo il dottor Angelo Levis, ex ordinario di Mutagenesi ambientale presso l'università di Padova e fondatore di Apple (Associazione per la Prevenzione e la Lotta all'Elettrosmog), il mancato riconoscimento della malattia è invece dovuto al conflitto di interessi tra la realtà istituzionale internazionale e le compagnie che gestiscono i servizi di telefonia mobile: "Questa situazione provocherà, nei prossimi anni, gli stessi danni che il tabacco ha fatto al '900 e la sua effettività è dimostrata da studi epidemiologici, geografici e dal lavoro di Johansson, che ha aperto uno spiraglio di luce per tutti malati. Ma finché i gestori di telefonia continueranno a finanziare la ricerca e le istituzioni, l'elettrosensibilità non verrà mai riconosciuta come tale".
(19 maggio 2009) Tutti gli articoli di Scienze
3 giugno 2009
Coordinamento dei Medici e Farmacisti su Marrazzo
"Finalmente, dopo più di quattro anni di equilibrismo verbale, di politichese ermetico e di furbesche promesse dilatorie, il Governatore MARRAZZO getta la maschera e lo fa in pubblico alcuni giorni orsono a Tarquinia non sapendo cosa rispondere al popolo inquinato al quale aveva fatto nel 2005, a pagina 52 del programma elettorale, questa promessa: “…occorrerà un intervento per impedire la riconversione a carbone della centrale di Civitavecchia…”
Ma non c’è da sorprenderci più di tanto, infatti già il 6 febbraio 2006, a margine di un convegno sull’energia all’Università “La Sapienza”, il NOSTRO partorì un diktat esplicito e machiavellico: “non posso fermare il carbone… perché le procedure della riconversione di TVN sono ad uno stadio troppo avanzato e non è nei poteri della Regione bloccare i lavori in stato di avanzamento irreversibile”. La realpolitik va a braccetto con i poteri forti della finanza energetica, sotto l’occhio benevolo e benedicente del Presidente NAPOLITANO, che invita i sudditi del comprensorio (Ladispoli, Civitavecchia, Tarquinia e Montalto di Castro) a sacrificare per altri trent’anni il loro campanilismo anacronistico sull’altare del progresso tecnologico e dell’edonismo consumistico nazionale. Noi manifestiamo indignazione per il cinismo con cui la Regione sta gestendo le nostre vite, anteponendo al diritto alla salute (art. 32 della costituzione) i bisogni energetici (art. 43 della costituzione)… nel silenzio assordante del Ministro dell’ambiente PRESTIGIACOMO che ha tanto a cuore le sorti dei cittadini al punto di non proferire parola!
Ma il nostro (??) Governatore non è da meno. Quasi, si macchia del delitto di falsità ideologica poiché durante la campagna elettorale della primavera del 2005 tuonò da tutti i palchi, coram populo: “ribadisco il NO alla conversione a carbone”, con ciò illudendo e carpendo il voto a quasi 12.000 elettori che avevano già espresso un voto contrario all’inquinamento ulteriore da parte delle polluzioni dell’orrenda ciminiera di TVN.
La doccia fredda che Marrazzo ci ha gettato addosso non potrà soffocare il nostro risentimento per l’offesa alle promesse violate. E ci chiediamo:
1. egli è semplicemente un uomo di spettacolo che non sa distinguere la realtà fattuale dagli artefatti dei giochi politici di basso profilo?
2. è già caduto nella rete dei poteri forti e milita (armi e bagagli) nell’establishment dei palazzi d’oro, dove si baratta l’oro nero o il carbone “pulito” con la salute di centomila cittadini che da più di cinquant’anni pagano un tributo di lacrime e sangue sull’altare “delle magnifiche sorti e progressive” d’un popolo prono?
Noi, che non abbiamo posti di potere da conquistare né utopie populiste da soddisfare, chiediamo agli esponenti politici del centrosinistra di “gettare a mare” l’idolo falso e bugiardo insediatosi furbescamente sullo scranno più alto della Regione e di esprimersi senza infingimenti e senza eufemismi contro i tatticismi dilatori della compagine Marrazzo.
Come se non bastasse, stigmatizziamo anche il comportamento subalterno, omissivo, vacuo e verboso dei Signori Bonelli e Brachetti i quali, nel settembre 2005, lancia in resta e cuor di leone, tuonarono che “la conversione a carbone avrebbe leso il trattato di Kyoto e compromesso le agricolture a causa delle ricadute delle polveri inquinanti e del C02”; e che “Marrazzo e l’intera giunta diranno un secco ed inappellabile NO ad ogni ipotesi di utilizzazione del carbone”.
Ora siamo qui a costatare l’ennesimo flatus vocis delle Istituzione le quali, cronicamente e penalmente omissive riguardo ai controlli sul tasso degli inquinanti e dei relativi e frequenti sfondamenti dei parametri di legge, blaterano di coniugare il diritto alla salute con il diritto al lavoro, pur sapendo che senza il rispetto dell’ambiente e della qualità di vita ogni lavoro è inutile e specioso.
2 giugno 2009 “Festa della Repubblica ma non per tutti”
Coordinamento intercomunale dei Medici e dei Farmacisti per la tutela dell’Ambiente e della Salute
1 giugno 2009
Marrazzo contestato, offende le nostre città
Marrazzo: "Verranno fatti i monitoraggi, la salute verrà tutelata, ci sono le centraline dell'Arpa". Falso. Vergogna: a Tarquinia non esistono centraline dell'Arpa e il Presidente della Regione Lazio non lo sa.
Il 30 maggio, durante uno spettacolo nella Piazza del Comune a Tarquinia, il Presidente della Regione Lazio Piero Marrazzo è stato contestato da sotto il palco da alcuni Cittadini che gli hanno ricordato che non sta facendo nulla, mentre la centrale a carbone viene accesa in assenza di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), essendo quest'ultima scaduta
il 24 dicembre scorso. Marrazzo, che aveva già concluso il proprio intervento, ha cercato di gestire la situazione invitando sul palco un "No Coke", che è salito per un confronto. Il governatore però, dimostrandosi inaffidabile, non ha "concesso" il microfono al cittadino di Tarquinia, che ciò nonostante è riuscito ad avvicinarsi quanto basta per far riecheggiare nella piazza parole di denuncia per l'inerzia sua, e dei politici seduti in prima fila, per quanto accade a Civitavecchia: si sta bruciando carbone senza AIA e in contrasto con quanto prescritto dalla Valutazione d'Impatto Ambientale (VIA) e senza aver attivato l'Organismo di Controllo previsto dall'Autorizzazione Unica del 2003, per vigilare durante le fasi di collaudo. Marrazzo per tranquillizzare i presenti ha affermato che non c'è nulla da temere, che si faranno i monitoraggi, che ci sono le centraline dell'ARPA.
La verità è che non esistono centraline Arpa a Tarquinia e, fatto grave, il Presidente della Regione non lo sa.
La verità è che nonostante le tante denunce sulla mancanza totale di rilevamenti ufficiali da parte dell'Arpa, in un comprensorio così esposto all'inquinamento, non esistono dati sulla qualità dell'aria che respiriamo.
Tarquinia, per una questione di venti dominanti, rimane il paese più esposto all'inquinamento del carbone senza tutela nè tantomeno amministratori responsabili.
Le affermazione del Presidente della Regione hanno offeso l'intelligenza dei cittadini e mortificato la loro speranza di essere difesi dall'attuale amministrazione Regionale sul tema della tutela della salute e dell'ambiente.
La centrale è stata costruita e funzionerà in base ad una Valutazione d'Impatto Ambientale contestata a suo tempo anche dalla Regione Lazio che ne richiedeva addirittura una nuova; una Valutazione d'Impatto Ambientale piena di "lacune, anomalie e omissioni" come affermato dai periti del Tribunale di Civitavecchia che se ne sono occupati.
Questi sono fatti. Il resto è storia, quella che vede il Presidente della Regione Lazio primo firmatario degli accordi che hanno portato i sindaci del comprensorio ad accettare il carbone e i soldi, in nome di una tutela della salute e dell'ambiente che non c'è.
Gli accordi economici sono considerati dai cittadini, che ogni giorno vedono quel maledetto fumacchio del carbone, un tentativo di tacitare le popolazioni in nome delle ingenti somme che l'inquinatore sta riversando su una politica resa sempre più cieca dal denaro e dal potere.
Marrazzo ci ha offeso.
Comitato dei Cittadini Liberi di Tarquinia
Movimento No Coke Alto Lazio
www.nocoketarquinia.splinder.com
www.noalcarbone.blogspot.com
www.slegalitalia.eu