Da Greenpeace.it, 9/12/2009
Roma, Italia — Confermiamo le notizie di stampa anticipate questa mattina dal Financial Times. Enel, il più grande emettitore di CO2 in Italia, alla vigilia del summit di Copenhagen, ci ha chiesto 1,6 milioni di euro per le azioni di protesta dei nostri attivisti presso le centrali a carbone.
Il carbone è la fonte energetica con le maggiori emissioni di CO2, sia in assoluto che in termini relativi, e i piani di Enel di espandere la produzione a carbone non faranno altro che accelerare i cambiamenti climatici.
Se Enel pensa di intimidirci o mettere pressione perché abbassiamo il tono della nostra campagna su quella che è la principale questione ambientale globale, i cambiamenti del clima, si sbaglia di grosso.
Invece di investire massicciamente in fonti rinnovabili, l'Enel è in Italia di gran lunga il primo produttore a carbone e solo il terzo nell'eolico (nel 2008, addirittura, si è classificato solo quinto).
Chiedere soldi a Greenpeace per aver protestato è come chiedere soldi al sindacato quando c'è uno sciopero. Abbiamo il diritto di protestare, a maggior ragione quando chiediamo misure per proteggere il pianeta, che è di tutti.
È il commento del nostro direttore esecutivo, Giuseppe Onufrio.
Gran parte della richiesta di risarcimento dell'Enel (80 per cento circa) è motivata da perdite di profitto dovute all'uso – al posto del carbone – di olio combustibile, che Enel sostiene di aver dovuto utilizzare durante le azioni condotte presso la centrale di Brindisi Cerano nel 2007 e nel 2009.
Pensiamo che se c'è qualcuno che deve pagare, in questa vicenda, è l'Enel, i cui piani di espansione del carbone ci porteranno ancora più vicini alla catastrofe climatica.
17 dicembre 2009
"NON CI FACCIAMO INTIMIDIRE DA enel" (minuscole sempre d'obbligo)
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