No al carbone Alto Lazio

12 maggio 2010

Alto Lazio polo nazionale dell'energia sporca

Da terra.it

"Sperimentare energia sporca. Questa potrebbe diventare la vocazione dell’Alto Lazio nel giro di pochi anni. Mentre si avvia a diventare pienamente operativa, non senza problemi visti i ripetuti incidenti anche mortali, la centrale a carbone di Torrevaldaliga Nord, diventano sempre più consistenti le ipotesi che vedono Montalto di Castro diventare il più grande polo nucleare in Italia, con l’installazione di due reattori Epr, per un totale di 3.300 MWe.

E che la prima pietra del nucleare in Italia sarà posata proprio a Montalto lo indicano diversi indizi, come la disponibilità della rete elettrica, la disponibilità d’acqua e delle prese a mare già realizzate per i due vecchi reattori nucleari, la bassa, ma non nulla, sismicità del sito, la, relativamente, scarsa
densità di popolazione, e la disponibilità dei terreni da parte di Enel. Poi è arrivata anche la benedizione del numero uno di Edf, Pierre Gadonneix, che durante un tour per osservare i possibili siti nucleari italiani ha commentato: «Montalto è un ottimo sito per una centrale nucleare. Le centrali italiane sorgeranno innanzitutto accanto a quelle “storiche” ed è un peccato vedere i resti dei due reattori di Montalto non terminati». Ma l’offensiva delle vecchie energie nella zona non si ferma qui.

Ci sarebbe il tentativo di riattivare il gruppo rimasto inattivo di Torrevaldaliga sud, di proprietà di Tirreno Power, convertendolo a carbone, mentre troppo spesso si affaccia l’ipotesi di far funzionare gli impianti a carbone anche con i rifiuti. E a tutto ciò si aggiungono le ipotesi di sequestro sotterraneo della CO2 in zona, i cui studi di fattibilità sono già partiti, ma sulla cui affidabilità sono molti a puntare il dito visto che si tratta di una tecnologia mai utilizzata prima, costosa e sulla cui sicurezza non c’è nessuna certezza. L’Agenzia per la sicurezza nucleare, organo che in altri paesi fa le pulci ai progetti, bloccandoli come è successo nella filonucleare Francia, è a oggi un’entità astratta, finanziata poco e male e che non si sa quando vedrà la luce.

E i costi del nucleare aumentano anche sul fronte del combustibile. Se da un lato le stime circa le riserve accertate, le uniche su cui si può contare effettivamente, ci dicono che queste basteranno solo per i prossimi trenta anni, da un altro punto di vista si punta sull’estrazione assolutamente ipotetica di uranio dall’acqua marina, dalle rocce e, questa è la novità, dalle ceneri delle centrali a carbone come quella di Civitavecchia. E ovviamente, come in molti aspetti del nucleare, non si a quali costi. Comunque vadano le “nuove tecnologie” nucleari, sulle quali il mondo della finanza, Moody’s, Fitch e Citigroup in testa, è molto scettico, sembrano guidate più da un’armata brancaleone che da una strategia energetica degna di questo nome.

Prova ne è l’agitarsi della principale azienda nucleare francese, l’Areva, che dopo aver litigato in casa propria, esattamente per le questioni di prezzo legate al combustibile atomico con Edf, ora è alla disperata ricerca di nuovi mercati dove piazzare i propri ingombranti e pericolosi reattori, dopo aver perso in nazioni come il Sud Africa e gli Emirati Arabi. E purtroppo, per ora, uno dei luoghi dove l’atomo ha trovato un sito è proprio Montalto di Castro, ma la partita non è ancora chiusa.

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