L’assemblea generale della 'Caponnetto': 'ed ora il Sindaco denunci tutti noi', L’Associazione antimafia risponde al Sindaco di Tarquinia.
Fonte: maremmaoggi.it
"L’Assemblea Generale dell’Associazione Regionale per la lotta contro le illegalità e le mafie “A. Caponnetto”, riunita a Latina il 25 Aprile 2010, ascoltata e condivisa le relazione del suo Presidente Regionale, ha preso in esame, in particolare, la gravissima situazione in cui si trova il territorio della Regione Lazio alla luce delle più recenti azioni investigative e giudiziarie che attestano l’aggravarsi del fenomeno di espansione continua della criminalità organizzata in tutti i settori dell’economia, della società, della politica e delle istituzioni, così come comprovato dal provvedimento di scioglimento per condizionamenti mafiosi dell’Am-ministrazione comunale di Nettuno, in provincia di Roma, e dai risultati dell’inchiesta della DDA di Roma denominata “ Damasco” relativa a quella di Fondi, in provincia di Latina, autoscioltasi, com’è noto, proprio per evitare un analogo provvedimento governativo di scioglimento.
A fronte di tale inquietante situazione, sconcerta l’atteggiamento di molti amministratori pubblici ed esponenti politici del Lazio.
In quest’ottica, addolora il comportamento del Sindaco del PD di Tarquinia, in provincia di Viterbo, un comportamento che potrebbe essere interpretato come vera e propria censura del contenuto delle denunce fatte dal V. Presidente Regionale dell’Associazione, Luigi Daga, in ordine alla presenza ed alle attività sul territorio di Tarquinia, di Civitavecchia e della provincia di Viterbo di imprese provenienti da regioni, come la Sicilia, la Calabria e la Sicilia, storicamente infiltrate massicciamente dalle mafie.
Il V. Presidente della nostra Associazione sarebbe reo, secondo il predetto Sindaco, dei reati di diffamazione e di procurato allarme per aver messo in evidenza, senza aver mosso accuse specifiche nei confronti di chicchessia, alla stampa ed agli organi istituzionali competenti la presenza di imprese edili di Casal di Principe e del Casertano che si sono aggiudicati appalti dal Comune di Tarquinia e dalla Provincia di Viterbo e di aver chiesto, pertanto, le opportune verifiche.
Azione più che legittima e doverosa da parte di un’Associazione antimafia seria e non parolaia come la nostra che quotidianamente ed in tutto il Lazio assolve a tale compito.
Sul territorio di Tarquinia, Civitavecchia e nell’intero Viterbe-se da tempo si stanno concentrando presenze massicce di imprese, campane, calabresi e siciliane, un fenomeno in continua espansione e che sicuramente assumerà dimensioni maggiori in vista delle imponenti opere che si preannunciano con la realizzazione del progetto del “Terminal Asia” nel vicino porto di Civitavecchia.
Un progetto, quest’ultimo, verso il quale - secondo anche quanto accertato da indagini svolte dalla DDA di Reggio Calabria che ha già provveduto ad effettuare numerose azioni nei confronti di soggetti che si sono resi autori della costituzione di sodalizi misti fra cosche calabresi e clan laziali nel Porto di Gioia Tauro, - le medesime “famiglie “rivolgeranno sicuramente le loro attenzioni verso il Porto di Civitavec-chia, dove, peraltro, si sospetta anche la presenza della potente mafia cinese. Non va ignorato, inoltre, il forte interesse che hanno mostrato società provenienti, oltreché dalla Calabria, dalla Sicilia, a segmenti di territorio collocati sia a ridosso del porto di Civitavecchia che nel Comune di Tarquinia, dove, peraltro, già si sospetta un massiccio traffico di sostanze stupefacenti proveniente dal mare e di altri generi. Sempre a ridosso del comune di Tarquinia è in atto un’operazione economica volta alla costruzione di una centrale elettrica fra i cui attori ci sono soggetti rimasti coinvolti in serie vicende giudiziarie ad opera di alcuni Tribunali, fra cui quello di Palermo. Si tratta solo di alcuni esempi; quanto basta per allertare qualunque sindaco, anche fra quelli meno attenti a tali problemi.
A fronte di una situazione di tali gravità e pericolosità, in conseguenza della quale noi tutti siamo esposti a rischi di ogni genere (tanto che lo stesso Luigi Daga è stato già oggetto di iniziative giudiziarie, dal sapore intimidatorio, promosse nei suoi confronti da taluni di quei soggetti), il Sindaco di Tarquinia - espressione, peraltro, di una forza politica erede di martiri della mafia come Pio La Torre ecc. – mai avrebbe dovuto promuovere azioni che potrebbero essere interpretate come uno stimolo ad eventuali ritorsioni non solo ai danni di Gigi Daga ma di noi tutti.
Nel condividere quanto fatto al riguardo dal nostro V. Presidente Regionale e nell’invitare il Sindaco di Tarquinia ad estendere la denuncia fatta alla persona di Daga a noi tutti dell’Associazione, invitiamo i dirigenti regionali e nazionali del Partito Democratico –e, in particolare, la Presidente Nazionale del PD On. Rosy Bindi – a farci conoscere se condividono o meno l’azione ai nostri danni del Sindaco del PD di Tarquinia.
14 maggio 2010
Criminalità organizzata nel Lazio: risposta a Mazzola
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