No al carbone Alto Lazio

11 giugno 2010

Esposto alla Procura di Spoleto sulla centrale di Bastardo

Comunicato stampa - riceviamo e pubblichiamo:
Questa mattina, alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Spoleto, è stato depositato un esposto-denuncia inerente all'attività della centrale a carbone "Pietro Vannucci" di Gualdo Cattaneo.

Il documento, articolato in 20 punti, richiama l'attenzione della magistratura non solo sull'aspetto ambientale e sanitario connesso con la presenza di quello che ai sensi di legge è un'impianto insalubre di prima classe, sui risultati dei due biomonitoraggi ambientali effettuati su commissione del Minstero dell'Ambiente e dai quali risulta che la situazione ambientale non è certamente delle migliori, sui disagi conseguenti all'inquinamento acustico e alla situazione dei carbonili scoperti, ma anche sulle problematiche connesse con la sicurezza dei lavoratori impiegati. Si chiede, ad esempio, se la centrale sia a norma dal punto di vista anstisismico e se i tecnici effettuino lo screening periodico degli inquinanti contenuti nel carbone, in particolar modo per l'arsenicosi cronica.
Inoltre viene chiamato in causa il sindaco Pensi il quale, nel gennaio scorso, ha espresso parere favorevole al rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale (AIA) senza tuttavia avvalersi del parere del tecnico appositamente nominato (con nomina all'epoca ancora in corso di validità, dato che è scaduto nell'aprile 2010) dalla precedente amministrazione (di cui Pensi era parte integrante) per lo studio dell'insorgenza di tumori e leucemie sul territorio in relazione all'inquinamento derivante dalla combusione del carbone, il Prof. Federico Valerio, chimico ambientale dell'Istituto Nazionale Tumori.
Si chiedono, fra l'altro, ragguagli circa la destinazione dei fanghi di risulta, sullo smaltimento delle ceneri, sui controlli delle acque prelevate e reimmesse nel torrente Puglia, sul trattamento delle acque reflue di scolo dei carbonili e sulla co-combustione delle ceneri inesauste da OCD provenienti da Montalto di Castro, ai sensi di legge classificate come rifiuto speciale ma che - cosa ampiamente documentata e verificabile - negli anni '90 sono state bruciate insieme al carbone presso la centrale di Ponte di Ferro.

Il Comitato intende porre l'accento sul fatto che, nel 2010, le alternative per la produzione energetica sono ormai una realtà consolidata, considerando anche il fatto che le eccellenze nella ricerca e nello sviluppo di simili tecnologie sono presenti anche sul territorio (basti pensare alla Angelantoni solo per citare un esempio).
Insistere sul carbone, con la connivenza miope delle amministrazioni locali e soprattutto dei sindacati confederali, significa voler ancorare il territorio al passato remoto. Ci si preoccupa di qulache posto di lavoro per persone prossime alla pensione e che in ogni caso non verrebbero di certo licenziate dal gestore del sito, ci si preoccupa degli interessi di una ristretta elite di autotrasportatori senza pensare a quante opportunità di sviuppo alternativo preclude la sola presena di una centrale a carbone, fra le più inquinanti d'Europa ed oltretutto l'unica in Italia situata nell'entroterra.
Voler mantenere il carbone ad ogni costo per tutelare l'interesse di venti camionisti sarebbe come boicottare la stampa digitale per non far perdere il lavoro ai produttori dei vecchi ciclostili girati a mano: o siamo in un'economia di mercato e ne accettiamo le regole, oppure si parli chiaramente e si dica che c'è un'aristocrazia da tutelare ad ogni costo. Costo che in ogni caso viene pagato dal contribuente, dal piccolo risparmiatore e dal giovane costretto ad andarsene a lavorare fuori per mancanza di alternative oltre all'asse centrale-trasporti.

Questo è un territorio che ha abbondantemente e pesantemente pagato il suo prezzo, in termini di inquinamento, di dequalificazione e di arretratezza derivante da un modello di sviluppo vecchio di sessant'anni. Basti pensare alla differenza del valore degli immobili fra Gualdo Cattaneo e Comuni limitrofi come ad esempio Todi o Bevagna. Basti pensare al fatto che, anche a livello internazionale, i consumatori iniziano a venire a conoscenza del fatto che l'olio extravergine d'oliva DOP ed il Sagrantino DOCG vengono prodotti nel raggio di pochi chilometri da una centrale a carbone costruita negli anni '60.

E' quindi ora che si decida una volta per tutte se a Gualdo Cattaneo vogliamo il prodotto agroalimentare di pregio ed il turismo oppure vogliamo rimanere ancorati al Medioevo industriale. E' ora che gli amministratori inizino ad assumersi delle responsabilità invece di glissare nella speranza di scaricare tutto il peso di un'azione improrogabile sulle amministrazioni future. E' ora che i sindacati, da parte loro, inizino a tutelare realmente gli ineteressi dei lavoratori invece di esibirsi in comparsate mediatiche con proclami sensazionalistici per poi trattare sottobanco con le consorterie affaristiche.

In ogni caso noi contineremo la nostra battaglia a tutela del territorio, e ci dichiariamo pronti a ricorrere ad ogni mezzo lecito necessario, fino ai più alti gradi di giudizio, portando la nostra battaglia fino alla Corte Europea e sensibilizzando l'opinione pubblica a tutti i livelli.

Chi ci conosce sa che facciamo sul serio.

Enrico Cerquiglini e Raoul Mantini
Portavoce del Comitato per l'ambiente di Gualdo Cattaneo"

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