No al carbone Alto Lazio

19 luglio 2010

Una nota nera come il carbone, pessima figura di Irene Grandi


Giorni fa i cittadini del Brindisino avevano chiesto (vedi) a Irene Grandi di non prestare la sua immagine per le losche operazioni di makeup di enel, che l'ha inserita nel solito cartellone estivo con una esibizione presso la più velenosa centrale a carbone d'Italia, quella di Cerano.

La risposta della cantante toscana è arrivata tramite Facebook, e parla con molte delle solite parole d'ordine by enel, al punto che pare concordata con l'azienda. La Grandi declina la richiesta dei cittadini e se ne lava le mani con una nota stracolma di sciocchezze, ingenuità assortite, luoghi comuni. Il senso della risposta è chiaro: non le interessano certe faccende, e per togliersi la patata bollente dalle mani, si sarà probabilmente affidata alla società che cura la comunicazione pubblica per enel. In Italia anche gli artisti tengono famiglia, zia enel è troppo ricca e forte per contrariarla.

Agli occhi di chiunque sia minimamente informato sui fatti in oggetto, la cantante s'è giocata faccia e credibilità. Lo testimoniano i 130 e più commenti critici che la cantante ha già ricevuto in risposta alla sua nota.

1 commento:

No al carbone Alto Lazio ha detto...

Enel nel 2005 ha prodotto il 50% della CO2 prodotta in Italia. Ecco, che un artista si presti a questa operazione di makeup è cosa di cattivo gusto.
Se lo fa per ignoranza, non è mmissibile per uno nella sua posizione, per la sua responsabilità. Se lo fa per soldi peggio ancora. Se un FAN VERO riesce ad andare per un attimo al di là del suo "amore", dovrebbe
vedere che semplicemente, stavolta ha preso un granchio, e spingerla a migliorare. Per fare un esempio, Irene Grandi è lei una pacifista, giusto? Se Condoleezza Rice (USA) a suo tempo l'avesse invitata a celebrare "gli eroi in Iraq per la "libertà", avrebbe accettato?

Ecco, in linea di principio la faccenda è simile. Qui ha sposato una causa sbagliata, facendo ripulire la faccia a un inquinatore di prim'ordine, in cambio di qualche albero piantato, che è cosa ridicola.