No al carbone Alto Lazio

10 settembre 2010

Dopo la combustione del carbone: centinaia di milioni di tonnellate annue di ceneri residue, e dove finiscono?

Si parla spesso dell'impressionante quantità di Co2 che le centrali a carbone emettono annualmente nell'atmosfera, un'ammontare insostenibile per l'equilibrio del Pianeta.

Ma delle ceneri del carbone, vogliamo parlarne? La Environmental Protection Agency (EPA) statunitense ha appena indetto sette audizioni pubbliche in tutto il Paese per sondare l'opinione pubblica sulla sua proposta di regolamentare la gestione delle ceneri prodotte dalla combustione del carbone nelle centrali elettriche.
Queste ceneri rappresentano un rischio sanitario e ambientale. Si vedano le catastrofi ambientali del 2008 a Kingston (Tennessee)



e quella del 2000 a Martin County Kentucky



anche se causate da un tipo di impianti con gestione delle ceneri differente da quelli nostrani).

Eppure in molti Stati la loro gestione è ancora svincolata da disposizioni specifiche, e in Italia sono considerate rifiuti speciali non pericolosi e utilizzate nei calcestruzzi, nonostante la loro radioattività e la presenza di metalli pericolosi per la salute umana. Ricordiamo ai nostri lettori come l'industria del carbone abbia da sempre fatto pressione affinché questa assenza di regolamentazione rimanesse tale, poiché uno smaltimento in discariche speciali avrebbe costi piuttosto alti.

E' così che una grande parte di questi residui prodotti dalla combustione del carbone, che ammontano a centinaia di milioni di tonnellate annue in tutto il mondo, finisce ad alimentare cementifici (come quello che si vorrebbe costruire a Tarquinia e che consumerebbe 8 Megawatt di energia per smaltire le ceneri di TVN. Come dite? C'è già un grosso cementificio a Montalto di Castro? Lo chiamano progresso, lo chiamano sviluppo.)


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