Da greenreport.it
"Science pubblica uno studio di un gruppo di ricercatori della New York University guidato da Martin Hoffer, secondo il quale per tagliare davvero i gas serra «Occorre uno sforzo economico per finanziare la ricerca di base sulle energie rinnovabili, tagliando al contempo i sussidi allo sfruttamento dei combustibili fossili. Le attuali tecnologie energetiche non sono sufficienti ad abbassare il rischio associato al cambiamento climatico». Gli scienziati dicono che per evitare i rischi del cambiamento climatico, occorrono ancora ulteriori progressi per limitare l'incremento di temperatura a circa 2°C oltre i livelli preindustriali.
Secondo le stime dell'Ipcc per tenere l'aumento della temperatura globale entro i 2 gradi bisognerebbe limitare la CO2 in atmosfera a meno di 450 parti per milione, quindi con una forte riduzione dei gas serra prodotti dai combustibili fossili. Attualmente siamo a circa 385 ppm, 100 ppm oltre il livello pre-industriale, ma i livelli sono in incremento.
In un altro studio pubblicato da Science Steven Davis, dell'università di Stanford, calcola cosa succederebbe se dovessimo utilizzare solo i combustibili inquinanti già esistenti e mantenere l'aumento della temperatura media a 1,3 gradi: «Per riuscirci senza intaccare la produttività bisognerebbe avere a disposizione fonti rinnovabili che producano almeno 30 Terawatt di energia entro metà secolo».
«Finora, gli sforzi per tagliare le emissioni non hanno funzionato - dice Hoffert, professore emerito del dipartimento di fisica della Nyu - Le emissioni stanno crescendo con una velocità maggiore che in qualunque altro periodo storico, e i programmi per invertire la tendenza sviluppando fonti energetiche che non producano CO2 stanno procedendo a rilento, nel migliore dei casi». Secondo lo scienziato sono due i principali "intoppi" per i quali le tecnologie energetiche esistenti non sarebbero sufficienti per ridurre le emissioni al livello indicato dall'Ipcc. Il solare e l'eolico, nonostante la loro grande crescita «non hanno dimostrato finora la capacità di penetrazione massiccia nel mercato, soprattutto per la necessità di impianti in grado di immagazzinare l'energia prodotta in modo intermittente da queste due fonti energetiche».
Il secondo ed eterno problema riguarda i combustibili fossili il cui utilizzo cresce invece di diminuire: «Quando il gas naturale e il petrolio si avvicinano alla produzione di picco, la produzione di carbone aumenta, e in Cina, India e Stati Uniti vengono costruiti nuovi impianti. Solo massicci investimenti consentirebbero di sviluppare la ricerca di base al punto da arrivare presto a prodotti adatti a essere commercializzati. E soprattutto occorrerebbe ridurre drasticamente i sussidi ai combustibili fossili che, secondo le stime, ammontano a circa 12 volte quelli elargiti alle energie rinnovabili».
Una conferma che gli sforzi attuali non bastano arriva dalla Thailandia: il direttore del Southeast Asia Start regional research centre, Arnon Sanidwong na Ayudhaya, ha spiegato al giornale The Nation che «Nei prossimi 35 anni, la temperatura in Thailandia umenterà di 4 gradi Celsius, il che porterà le province orientali ad essere sempre sommersi da 300 millimetri di pioggia ogni anno».
L'analisi dello Start sui basa su otto modelli climatici per i prossimi 35 - 55 anni e che dividono la Thailandia otto zone geologiche e geografiche e analizzano fattori come temperature, precipitazioni e variazioni del livello del mare: «Nei prossimi 35 anni le temperature medie del paese aumenterebbero di 3 - 4 gradi, in particolare nelle zone di montagna del Nord. Le temperature aumenterebbero nella stagione delle piogge e nei mesi invernali, restringendo così ulteriormente la differenza tra estate e inverno».
Ma ci sono problemi anche per le città e soprattutto per la metropoli Bangkonk perché il cambiamento climatico funziona anche come un fattore di incremento delle isole urbane di calore.
Secondo Arnon Sanidwong na Ayudhaya «L'aumento della temperature inciderebbe sui sistemi metabolici delle persone e causerebbe morti. I modelli hanno inoltre dimostrato che il livello del mare aumenterebbe di 14-15 centimetri, interessando le zone costiere, da Bangkok a Rayong e Phetchaburi, fino a Narathiwat».
I livelli delle precipitazioni potrebbero essere diversi nelle varie zone della Thailandia: nel nord-est e nell'ovest ci sarebbero 70 -100 mm di pioggia, mentre ad est si raggiungerebbero i 300 millimetri, con gravi inondazioni. Secondo Arnon «Entro il 2100, il numero di gravi inondazioni aumenterà e si verificheranno 3 - 6 volte ogni 100 anni rispetto alla frequenza precedente che era di un'alluvione simile ogni secolo. Dato che la Thailandia è sensibile alle inondazioni e alle frane, gli insediamenti sulle rive e nelle zone costiere dovrebbe essere rivisti, perché queste aree in futuro saranno esposte ad un grave rischio di inondazioni. Se non si fa nulla per evitare questo, il Paese subirà perdite economiche e sociali. Dato che molti governi stanno cercando l'aiuto di esperti ambientali, il rapporto di quest'anno dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) è in linea con questi fatti».
Chaowalit Silpathong, direttore della Geo-Informatics and space technology development agency ha confermato che la Thailandia «sarebbe colpita dal riscaldamento globale sotto forma di inondazioni». Le foto satellitari scattate dal 2005 ad oggi «Dimostrano che le inondazioni sono più frequenti e di solito nelle stesse aree. In Thailandia livello del mare è aumentato di 2,8 - 4,3 centimetri, un livello molto più elevato del tasso medio mondiale di 1,8».
Il cambiamento climatico in Thailandia non è solo una remota previsione: accade sotto li occhi disperati della gente. L'8 settembre le case e le scuole lungo il fiume Chao p'ya nel distetto di Pathum Thani Sam sono state messe in salvo con una diga di sacchi di sabbia a causa di una piena eccezionale, intanto più a valle 60 case di Tambon Phong Pheng, nel distretto di Pa Moke Angthong, sono state inondate,: I sacchi di sabbia sono ormai diventati parte dell'arredo delle povere case dei Thailandesi che vivono lungo il fiume.
12 settembre 2010
Nuovi studi sul riscaldamento globale: per evitare il peggio, stop subito a ogni nuova fonte di inquinamento
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