No al carbone Alto Lazio

4 novembre 2010

Allontanato per ora il carbone da Rossano calabro, "A volte si vince!"

Da difendiamolacalabria.it due commenti a caldo:

"Non sappiamo per quanto, ma le continue denunce, le inchieste, le iniziative di sensibilizzazione, le reti territoriali ed i coordinamenti nazionali, la controinfomazione continua che ha scoperchiato sistematicamente le menzogne di enel, le conseguenti pressioni che direttamente ed indirettamente sono passate tra gli uffici degli apparati sindacali, quelli manageriali dell’Enel e quelli burocratizzati del Ministero, hanno vinto.

Niente VIA positivo per il carbone a Rossano. Non v’è nessuna motivazione per ritenere differente il progetto attuale da quello del 2005. Disastro era, disastro è, ma disastro che non si fa.

Un grazie a tutti quelli che ci hanno dato una mano. La lotta non finisce. Venerdì il No Carbone si sposta a Saline. Un abbraccio.

Flavio, orgogliosamente RDT Franco Nisticò e Coordinamento Nazionale No Carbone.



COSA INSEGNA LA BATTAGLIA DI ROSSANO SUL CARBONE

LA conclusione positiva della vicenda Enel di Rossano va letta bene ed analizzata in maniera non superficiale: bisogna riflettere su: quali erano le forze in campo; cosa chiedeva l’Enel; quale è la strategia messa in campo dal comitato locale; come si è mossa la società locale, come si è mossa la politica locale. Qual è il significato da attribuire alla conclusione della vicenda.

1)L’Enel ha messo in campo un progetto che si proponeva di utilizzare la Calabria come “colonia” per i suoi interessi. Un progetto completamente avulso dalle necessità regionali e locali. ( in più d’una occasione sono stati espressi dubbi su chi fossero i reali sponsor politici dell’operazione, che per varie ragioni, non sono mai sembrate un interesse strategico dell’Enel, mentre appariva più comprensibile un interesse di quei politici che hanno stretto legami con le zone di produzione internazionale del carbone)

2)Gli interessi favorevoli all’Enel erano sostanzialmente extraregionali, localmente solo qualche appiglio di tipo clientelare o opportunistico politico poteva costituire eccezione( com’è apparso chiaro anche dalla assai contraddittoria presa di posizione di Confindustria di Cosenza).

3)L’opposizione ha cercato di riunire un fronte vasto senza nessuna distinzione politica. Un buon gruppo di imprenditori turistici e commerciali danneggiati dalla riconversione si è messo in prima fila. Tutte le forze politiche sono state chiamate. Il metodo di lavoro del comitato è stato corretto e rispettoso delle differenze , puntando sempre a cercare i motivi di unità, piuttosto che quelli di divisione.( nel comitato, oltre ad un nutrito gruppo di imprenditori, qualche bravo tecnico,ricordo che si andava dai no global, agli ambientalisti,a forze sociali che hanno peso istituzionale nella destra e nella sinistra locale, ma non c’erano esponenti politici ).

4)Le amministrazioni comunali in primis Rossano e Corigliano, ma non bisogna dimenticare la pronunzia negativa degli oltre cinquanta comuni della zona , hanno costituito un fronte comune, trovando un baluardo insormontabile nel No fermo delle amministrazioni comunali di Rossano e Corigliano: il primo parere si è rivelato determinante sotto il profilo istituzionale e giuridico per il prosieguo dell’iter, il secondo determinante sotto il profilo logistico, perché togliere l’approdo portuale di Corigliano al progetto di trasbordo del carbone e dei residuati, significa togliere l’appoggio logistico base.

5)In entrambe le occasioni nel 2004 e nel 2010 il comitato ha prodotto un buon lavoro di documentazione tecnico-scientifica documentando anche le pronunzie negative di molte associazioni di categoria e forze politiche ed economiche. In sostanza se il ministero ha preso atto che nessuna reale modifica è stata introdotta rispetto al vecchio progetto di riconversione( è stata solo ridotta la potenza da 1300 megawatt a 850), lo si deve anche all’analisi puntuale del comitato, che si è avvalsa anche di diversi specialisti. L’argomentazione determinante sul piano politico-sociale-economico, è stata la dimostrazione della negatività dell’investimento del carbone per l’economia turistica , marittima ed in parte agricola della zona, che conta già un discreto livello ed ha buone potenzialità.( cosa che non avviene invece a Saline dove non c’è un fertile retroterra economico come nella piana di Sibari e nella costa jonica con tanti insediamenti turistici di un certo livello).

6)Gli interessi dell’Enel alla fine degli anni ’70 trovarono appiglio a Rossano( che era allora un centro storico e non aveva sviluppo costiero), con l’appoggio determinante del sindacato e della sinistra( per motivi occupazionali), per una centrale termoelettrica che venne rifiutata da Corigliano. Oggi la città di Rossano ha capito perfettamente che la riconversione a carbone non porta vantaggi economici reali e porta solo conseguenze negative. Solo una fascia ristretta di persone, la fascia del precariato operaio legato alla clientela politica( ma non il ceto medio che a Rossano determina l’opinione pubblica), si è manifestata favorevole all’ipotesi Enel, aggiungendo le maestranze Enel ed il sindacato.

7)Il fronte della contrarietà politica ha riflesso la sostanziale contrarietà sociale, unendo trasversalmente la rappresentanza politica. Il Comitato contro il carbone , per lo sviluppo sostenibile della Sibaritide( notare la denominazione) ha saputo rappresentare bene nella realtà di lotta, ma anche nel confronto istituzionale questa posizione.

QUALI OSSERVAZIONI POSSONO ESSERE TRATTE DA QUESTA ESPERIENZA?

A mio avviso la cosa può essere letta in più chiavi:

a)C’è un deficit nella pianificazione energetica nazionale che si dimostra poco attento ai territori.

b)C’è una coscienza socio-politica locale nel rifiutare operazioni coloniali,( cioè nel dire NO ad ipotesi negative) ma non c’è ancora un’ipotesi di politica economica ed energetica sostenibile alternativa, e questo alla lunga si paga, perché la Calabria soffre terribilmente.

c)C’è un grande vuoto di pianificazione che corrisponde al vuoto totale della classe politica nazionale e locale.

d)L’unità dei produttori e delle forze economiche locali, pur se deboli, insieme ai cittadini ed alla rappresentanza politica ed istituzionale paga.

e)La battaglia contro le sudditanze energetiche ed economiche coloniali si vince con una mobilitazione attiva in prima persona delle forze sociali ed economiche locali, che, se riescono ad interloquire positivamente con la politica e le istituzioni, diventano portatori d’interesse che hanno un peso nelle decisioni istituzionali.

INVITO GLI AMICI DEL FORUM AMBIENTALISTA A COMMENTARE QUESTE INDICAZIONI ANCHE IN RIFERIMENTO ALLA STRATEGIA CHE COME FORUM CI SIAMO DATI.

FABIO MENIN

Nessun commento: