No al carbone Alto Lazio

17 novembre 2010

M. Portaluri: "Il mistero di Torchiarolo"

Da Brundisium.net
"Con il sequestro delle torce si è tornato a parlare della salute degli abitanti di Torchiarolo in rapporto al fenomeno degli sforamenti delle centraline. Torchiarolo è spesso salito alla ribalta dei media perché frequentemente le centraline facevano misurare superamenti del limite di legge.

Dal punto di vista ambientale le agenzie di controllo pubblico dicono che è tutto a posto.
L’ARPA afferma, dopo alcune campagne di monitoraggio:“I risultati del monitoraggio dimostrano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa (legna, ndr) sulle concentrazioni giornaliere di PM10 rilevate dalla centralina fissa..”. E ancora :“Il monitoraggio svolto ha consentito di fornire un interpretazione del dato riscontrato in relazione agli IPA, provenienti in concentrazioni di 3 ordini di grandezza maggiori dall’area urbana rispetto a quelle provenienti dall’area industriale, limitrofa al paese. I risultati di questo monitoraggio dimostrano e confermano l’impatto a Torchiarolo della combustione della biomassa sulle concentrazioni degli IPA, evidenziando quindi come la combustione della legna sia una sorgente emissiva in grado di influenzare significativamente lo stato della qualità dell aria urbana”.

Sul fronte della salute esiste una comunicazione di ricercatori di ARPA, Osservatorio epidemiologico, Registro Tumori Ionico Salentino e ASL Brindisi che riporta i seguenti risultati. “L’unico eccesso nel sesso maschile riguarda il tumore della laringe, ma basato su due soli casi verificatisi nel ventennio (1981-2001, ndr). Nelle donne si riscontrano eccessi per tutte le cause, per malattie ischemiche, per malattie respiratorie croniche e per tutti i tumori”. A fronte di questi dati le conclusioni di questo lavoro sono “i risultati dell’indagine portano a ritenere che il profilo di salute delle popolazioni residenti nei comuni di Cisternino e Torchiarolo in termini di mortalità per alcune patologie e di incidenza di alcune neoplasie non risulta apprezzabilmente influenzato, al momento, dall’esposizione ad inquinamento atmosferico”.

Su Torchiarolo ha lavorato qualche anno fa anche l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del CNR. Nel 2007 ha presentato i risultati di un monitoraggio le cui conclusioni evidenziavano che gli strumenti a disposizione e le modellistiche usate dovrebbero essere molto migliorati. In altri termini, la misurazione del solo PM10 non è sufficiente e i diversi inquinanti possono presentarsi in forme fisiche molto differenti. Nello stesso studio si può leggere anche che le emissioni del petrolchimico sono maggiori di quelle delle centrali a carbone e che il contributo alle polveri sottili di origine industriale è di alcuni microgrammi. I ricercatori del CNR suggeriscono anche di verificare la tipologia degli inquinanti in tutta la provincia.

Siamo andati allora a vedere i dati di mortalità dell’ISTAT nel ventennio 1981-2001 pubblicati dall’Istituto di Fisiologia Clinica del CNR di Lecce. Considerando solo gli eccessi significativi rispetto alla media regionale, se ne rilevano di quattro tipi. Tutti per il sesso femminile. La mortalità generale, cioè quella per tutte le cause, dal 1981 al 1990, fa registrare 31 decessi in più e nel decennio successivo 23 decessi in più. Le morti in più per malattie del sistema vascolare e per malattie ischemiche sempre nelle donne e sempre nell’ultimo decennio sono rispettivamente 27 e 13. La cause tumorali sono in eccesso nel decennio 81-91, sempre nelle donne, per 14 casi. Ci sono anche altri eccessi non significativi dal punto di vista statistico ma significativi dal punto di vista sanitario. Ma per brevità sorvoliamo.

In effetti i dati dell’ISTAT sono gli stessi presi in considerazione dal lavoro delle agenzie locali, ma le conclusioni che possono ispirare sono molto diverse. Proprio il riscontro di questi eccessi nelle donne, per tutte le cause, per tutti i tumori e per malattie ischemiche e vascolari, doveva mettere in allerta sulla possibile origine ambientale anche se non prevalentemente industriale. Sì sa infatti che il riscontro di eccessi nelle donne rimanda a fonti ambientali più che negli uomini, perché le donne sono più stanziali degli uomini i quali, al contrario, si spostano per lavoro. Inoltre le malattie vascolari sono quelle che, più precocemente dei tumori, sono collegabili all’inquinamento ambientale.
Se le polveri di origine industriale costituiscono il 10% degli inquinanti oggi misurabili, questo dato è congruo con il 10% delle malattie e dei decessi in più. In ogni caso le autorità di Torchiarolo hanno il dovere di mettere in atto, sulla scorta del dato oggi disponibile, le misure di contenimento possibili anche attraverso ordinanze sulla combustione della legna e sullo stato dei camini. Poi si possono avere altri studi ed altri approfondimenti, ma sulla base di quello che si sa, si deve già agire. Altrimenti gli studi non servono a nulla.

Il caso Torchiarolo non è quindi archiviabile né sul piano sanitario né su quello ambientale e tanto meno su quello politico-amministrativo. Come d'altronde, quello di Ceglie Messapica..

Maurizio Portaluri

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