Da Savonaeponente.com
di VALERIA ROSSI, in rappresentanza dell’U.C. Savona – Qualche lettore, commentando articoli che su questo giornale accusano la centrale a carbone Tirreno Power di Vado Ligure di inquinare causando gravi danni alla salute, ogni tanto ci chiede: “Ma se la situazione fosse davvero così grave, perché non ne parlerebbe nessuno?”
Ecco: oggi ve lo spieghiamo, il perché.
25 gennaio 2011
L’Unione Cittadini e Comitati savonesi, dopo aver presentato esposto alla Procura di Savona, pensa sia necessario fare un ulteriore passo per spiegare
ai concittadini le proprie motivazioni, e cioè la reale situazione dell’aria che respiriamo, che viene spesso ignorata o addirittura travisata dai media.
I membri dell’U.C. quindi si autotassano per poter pubblicare, a pagamento, una serie di mezze pagine non aggressive, ma semplicemente informative, sulle domande che da troppi anni attendono risposte sul territorio e sulla consapevolezza scientifica che il carbone UCCIDE.
26 gennaio 2011
Contattiamo l’agenzia pubblicitaria de “La Stampa”: Publikompass.
Parliamo con una gentilissima agente, le spieghiamo esattamente di cosa si tratta, ci risponde che si può fare e concordiamo il prezzo.
La signora ci spiega che sarà necessaria l’approvazione dello staff redazionale che si occupa di verificare che le pagine a pagamento siano a norma di legge (ovvero che non contengano, ovviamente, offese, messaggi minatori o simili).
Poiché il nostro breve redazionale non contiene nulla di tutto ciò, inviamo sereni la nostra paginetta: e a distanza di un paio d’ore ci viene comunicato che l’autorizzazione è stata concessa, ma che è condizionata alla firma di una manleva.
Questa richiesta potrebbe anche apparire eccessiva in un Paese civile, visti i contenuti equilibrati e civili (oltre che scientificamente inattaccabili) del nostro messaggio: ma siamo in Italia e ne siamo tristemente consapevoli.
Quindi la portavoce firma e spedisce subito la manleva, sollevando così il giornale da qualsiasi responsabilità che potesse derivargli… dall’aver pubblicato la verità.
A questo punto… succede qualcosa.
Ovvero, parte una vera e propria operazione di CENSURA.
Infatti, tanto per cominciare, ci viene comunicato che il prezzo “per questo tipo di comunicazione” è il DOPPIO del prezzo concordato all’inizio.
QUALE “tipo di comunicazione”?, chiediamo stupefatti. E perché lo scopriamo solo a distanza di 3 ore dall’invio e dall’approvazione della bozza?
L’agente ci spiega, imbarazzatissima, che “i redazionali costano il doppio delle inserzioni commerciali”. E già il concetto in sé suona stranissimo, visto che un inserzionista commerciale acquista pagine per il proprio tornaconto, e noi no.
Come può una pubblicità costare meno di un redazionale pagato da persone che cercano di attirare l’attenzione dei loro concittadini su un problema di SALUTE PUBBLICA senza alcuno scopo di lucro, anzi autotassandosi?
Ci saremmo aspettati che questo tipo di spazio venisse offerto, semmai, a un prezzo inferiore, un po’ avviene per le “Pubblicità Progresso”: invece ci chiedono il DOPPIO…e sembrerebbe assurdo anche se non avessimo avvisato preventivamente del “tipo” di messaggio che volevamo mandare. Ma noi l’avevamo dichiarato SUBITO! Fin dal primo contatto.
Poiché la cosa comincia a somigliare a un vero e propro tentativo di boicottaggio, reagiamo con una certa indignazione: tanto che si schiera dalla nostra parte perfino l’agente con cui abbiamo parlato (e che sa bene che sta facendo una pessima figura, visto che è stata LEI a dirci il primo prezzo e a metterci la faccia).
Chiediamo di parlare con i suoi superiori, capendo il suo imbarazzo e la sua buona fede: ma è impossibile.
Si rifiutano proprio.
Non si abbassano a comunicare con la plebaglia (ovvero con i clienti meno abbienti, che possono permettersi solo qualche mezza paginetta: se telefonasse un grosso inserzionista, probabilmente salterebbero come grilli).
Ovviamente la scusa ufficiale è che “sono impegnati”.
Comunque dicono all’agente che “dev’essere lei a mantenere i rapporti con il cliente”: cosa che le riesce un po’ difficile, perché il cliente è MOLTO incavolato.
Alla fine questa signora, con un rarissimo esempio di correttezza, arriva a dirci che ci mantiene il prezzo promesso, e il resto ce lo mette lei di tasca sua.
La ringraziamo ed attendiamo fiduciosi la pubblicazione, che ormai non dovrebbe più trovare altri intoppi.
Invece li trova.
Ci richiama l’agente, ormai con una vocina tremante che sembra arrivare dall’oltretomba.
Dice che “le hanno comunicato che occorre un’ULTERIORE approvazione” da parte di non-si-sa-chi.
“Forse della Tirreno Power?” chiediamo: perché a questo punto la battuta sarcastica sale proprio spontanea alle labbra.
La mortificatissima agente non sa cosa dirci: balbetta qualcosa tipo “credo da parte dei legali, ma non lo so, non mi hanno dato spiegazioni”…e ci spiega che ormai l’uscita prevista per venerdì 27 (giorno che avevamo richiesto) è comunque saltata.
Se anche arrivasse questa approvazione se ne parlerebbe per il giorno successivo, e cioè sabato 28.
Rispondiamo che per noi va bene anche il sabato.
27 gennaio 2011
E’ venerdì…e naturalmente arriva la notizia definitiva che la pubblicazione NON è stata approvata.
Il tutto senza uno straccio di motivazione e senza che nessuno si disturbi a fare neppure una telefonata di scuse (esclusa quella della solita, disperatissima agente, che adesso deve anche “coprire un buco” nel giornale, in extremis, perché ci aveva tenuto lo spazio).
Non potendo sparare sulla croce rossa, non diciamo neanche una parola a quella signora, che più gentile e corretta di così non poteva essere. Inviamo invece un fax alla Publikompass con una richiesta di spiegazioni.
Il fax, fino a questo momento, non ha ottenuto alcuna risposta.
E adesso dobbiamo mostrarvi, almeno da queste pagine online, il terrificante messaggio che avevamo intenzione di far uscire:
Se faticaste a leggere il testo, visto che i caratteri appaiono molto piccoli, potete cliccare qui per scaricare il .pdf del formato originale.
Come crediamo sia evidente, non si trattava di insulti, né di incitamento alla violenza o di terrorismo: neppure di “terrorismo ambientalista” (termine tanto caro ai nostri potenti “avversari”).
Era solo un invito ai cittadini a non lasciarsi più prendere in giro, ad informarsi, a capire quello che sta succedendo nella nostra provincia (TUTTA, perché le ricadute delle emissioni interessano un raggio di 50 km e quindi interessano praticamente tutti i comuni da Albenga a Varazze, entroterra ampiamente compreso).
Era un tentativo di far sorgere gli stessi nostri dubbi e le stesse nostre domande in chi non se li è mai posti solo perché è stato tenuto all’oscuro del problema dai media (salvo poi dare, su tutti i giornali, immenso risalto ai risultati dello studio IST/ARPAL, che non ha MAI studiato la correlazione tra inquinamento e salute ma che è stato ingannevolmente spacciato come se li avesse a) esaminati, b) ritenuti soddisfacenti. QUELLO sì, che ha ottenuto i paginoni. E pure gratis).
Terrorismo? “Procurato allarme”? (perché ci hanno accusati pure pure di questo).
NO!
Semmai allarme vero, reale e concreto.
Un tentativo di informare migliaia di cittadini quotidianamente esposti ad emissioni venefiche a loro insaputa.
Certo, il “procurato allarme” è un reato e il “mancato allarme“, penalmente, no (o almeno, non per i giornali: per le istituzioni lo è): ma è sicuramente un vero e proprio “delitto” morale, etico, civile, sociale.
E’, che so, come vedere un principio di incendio e voltarsi dall’altra parte.
Come venire informati che sono state spedite mille lettere all’antrace rivolte a mille cittadini savonesi, e TACERE.
Il mancato allarme, di fronte a una vera e propria strage che si sta consumando quotidianamente sotto i nostri occhi, è una responsabilità terribile.
Possibile che a nessuno importi nulla, di questo?
Possibile che contino solo i soldi?
Evidentemente, in Italia, sì.
Ed avendolo già intuito, ci eravamo detti: PAGHIAMO anche noi, di tasca nostra, per poter esprimere la nostra opinione (che in realtà non è solo un “opinione”, essendo basata su fatti inconfutabili e dati scientifici certi).
Paghiamo di tasca nostra per diffondere – almeno a grandi linee, nel poco spazio che ci possiamo permettere – le informazioni in nostro possesso; ma anche per riuscire a spiegare, per esempio, ai lavoratori della Tirreno Power che NON abbiamo mai voluto la chiusura della fabbrica (come qualcuno vorrebbe far loro credere); che NON siamo i loro nemici, che vorremmo un dialogo con loro, per provare a cercare insieme soluzioni (che ESISTONO) capaci di salvare contemporaneamente lavoro e salute.
Ora abbiamo scoperto che NON SI PUO’ fare neanche questo, perché NON PAGHIAMO ABBASTANZA!
Perché la miliardaria Tirreno Power (ovvero Sorgenia, ovvero Gruppo CIR di De Benedetti) ha molti più soldi di un gruppo di normali cittadini e lavoratori.
E non importa che l’azienda ottenga regolarmente a pubblicazione di quello che noi riteniamo essere l’ESATTO CONTRARIO DELLA VERITA’, ovvero pagine e pagine di pubblicità che parlano di green economy e di energie rinnovabili come se fossero tra le loro priorità (poi vai a leggere il bilancio ufficiale pubblicato sul loro sito, e leggi: investimenti nell’anno 2009, euro ZERO) e di “carbone pulito” (la cui esistenza stessa è smentita dalla scienza ufficiale).
No, non importa.
Perché pecunia non olet.
Chi paga molto viene non solo pubblicato, ma anche sostenuto, appoggiato, addirittura osannato (perché se gli dici un solo “ba” contro, c’è il rischio che non paghi più…).
Chi paga poco viene censurato.
E non importa se oggi o domani (ma più probabilmente mai) la Publikompass ci darà una motivazione diversa da questa: visto come si sono svolti i fatti, non ci crederemo mai. E speriamo davvero che non ci creda nessun altro.
Speriamo che tutti vedano, invece, che tutto questo è incostituzionale, oltre che moralmente perverso.
Perché la Costituzione Italiana, all”art. 21, stabilisce che:
* Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.
* La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure.
E forse la seconda frase, volendosi arrampicare sugli specchi, si potrebbe intendere come riferita solo agli “organi” di stampa propriamente detti: quindi “non dovrebbero essere censurati” solo gli articoli dei giornalisti propriamente detti (cosa che peraltro succede in continuazione: ma viene raramente denunciata, con la scusa del “tengo famiglia”): ma la prima frase è cristallina, limpida, inequivocabile.
TUTTI hanno diritto di manifestare il proprio pensiero con “ogni mezzo di diffusione”. Ivi compresa, si presume, la pubblicazione a pagamento di notizie che non si riescono a far emergere semplicemente “comunicandole” a chi non vuole diffonderle.
O a chi riceve pressioni per non diffonderle e magari, con questo, si ritiene sollevato da ogni responsabilità.
Ma non è così, non sarà MAI così.
Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti.
NOTA: Il presente articolo è di libera pubblicazione e diffusione: anzi, chiunque lo desideri è pregato di diffonderlo il più possibile, perché quello che è successo ieri a Savona succede continuamente in ogni parte d’Italia, a chiunque si sforzi di far conoscere i risultati della scienza su centrali a carbone, inceneritori e tutte le altre forme di inquinamento che stanno causando vere STRAGI un po’ ovunque.
NON SI PUO’ PIU’ SOGGIACERE ALLA CENSURA DEI POTERI FORTI SU CHI VUOLE SEMPLICEMENTE TUTELARE LA PROPRIA SALUTE E QUELLA DEI SUOI FIGLI.
CHIUNQUE POSSA FARLO, E IN QUALSIASI FORMA – ANCHE SOLTANTO CON LA DIFFUSIONE – PER FAVORE
CI AIUTI A COMBATTERE QUESTA PREVARICAZIONE.
1 febbraio 2011
"Se la situazione è davvero così grave, perché non ne parla nessuno?"
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento