No al carbone Alto Lazio

7 giugno 2011

La Svizzera incontra la resistenza anti-carbone in Calabria

A quanto pare la Svizzera ha dovuto prendere atto che il carbone della sua Repower, in Italia non è il benvenuto. Seguono alcuni articoli tradotti dal tedesco, pubblicati sul principale quotidiano elvetico negli ultimi giorni (Grazie all'amico M.K. per la segnalazione e la traduzione)

La Calabria non vuole il carbone di Repower
“La Calabria non deve essere trasformata in una caldaia” dichiara il movimento „No al carbone“. Per questo è decisa ad impedire la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche.
In Italia sta crescendo l’ostruzionismo contro Repower. Il complesso energetico Grigionese pianifica in Calabria, a Saline Joniche, la costruzione di una centrale a carbone con una potenza di 1320 megawatt e per questo intende investire circa 1 miliardo di Euro.
Contro questa pretesa si è organizzato in loco un gruppo d’opposizione composto da politici, imprenditori turistici e parte della popolazione. Repower vuole, malgrado tutto,  procedere. Il WWF Italia sta esaminando una procedura legale contro questo progetto.

Fonte: suedostschweiz.ch, 06.06.2011, ore 20.00 (originale in tedesco)

Repower incappa in Italia in un’accanita opposizione
Le voci critiche inerenti la costruzione di una centrale a carbone a Saline Joniche non tendono ad affievolirsi. Politici, imprenditori turistici e popolazione locale si oppongono alle intenzioni di Repower.
“Ho una figlia di 4 anni e non ho assolutamente l’intenzione di lasciarle in eredità una terra inquinata dal carbone”. Con queste parole si difende Massimo Nucera dalla Calabria contro la centrale a carbone pianificata sulla costa di Saline Joniche (v. lettera dei lettori, pag. 2). Nucera è il responsabile per il turismo della zona colpita e la sua dichiarazione di guerra si rivolge contro la grigionese Repower.

Il carbone arriva per nave.
A Saline Joniche la Repower sta pianificando, tramite la consorella SEI, la costruzione di una centrale a carbone con una potenza globale di 1320 Megawatt. Repower quantifica i costi d’investimento in circa 1 miliardo di Euro. Assieme al carbone, che per la maggior parte verrà direttamente trasportato per nave da oltremare, dovrebbe anche essere lavorata della biomassa proveniente dalla zona. L’imprenditore turistico e padre Nucera non è l’unico che si ribella ai piani di Repower.
Politici locali e regionali si sono più volte espressi contro questo investimento miliardario. Il Consiglio Regionale – paragonabile con il gran consiglio retico – ha rigettato, nel novembre 2010, con una mozione il progetto e si rimette al piano energetico regionale che proibisce esplicitamente la costruzione di centrali a carbone. La voce del Consiglio Regionale non è comunque unanime. Secondo la legislatura nazionale il verdetto ricade, per progetti di centrali a carbone superiori ai 1000 Megawatt, allo Stato Italiano. E a Roma fin ora non sono stati messi ostacoli al progetto. In ogni caso il ministero dell’ambiente ha esaminato lo scorso autunno l’impatto ambientale del progetto e in conclusione ha dato il via libera.

Movimento popolare contro il carbone
Roma è così in rotta di collisione con la popolazione regionale. Contro il progetto si è frattanto formato il movimento “No al carbone”, che con i suoi raduni riempie intere palestre. Il rimprovero principale che l’opposizione contesta a Repower è che essa non dice la verità in merito alla reale entità dell’inquinamento e che non divulga dati inerenti la quantità di sostanze nocive aeree.
Repower rigetta i rimproveri. “Eseguiamo i procedimenti in modo corretto e informiamo sui livelli delle emissioni”, dice Werner Steinmann. L’addetto stampa di Repower inoltre non crede che tutta la popolazione sia contraria alla Centrale. “Se il progetto sarà realizzato, verrà investito molto denaro. Questo è un prezioso contributo allo sviluppo della Regione”. L’area sulla quale dovrebbe essere realizzata la centrale è a tutt’oggi una zona industriale. Decenni fa qui è stata costruita un’industria chimica con annesso un porto, senza però mai essere stata messa in funzione.

Minaccia di procedure legali
In Italia ci sono tutt’ora diverse centrali a carbone in pianificazione. La protesta contro questa forma di produzione energetica è organizzata anche a livello nazionale. Da poco il movimento italiano anti-carbone ha registrato un successo. Alla fine di maggio la corte di giustizia italiana ha proibito alla Enel di sostituire nella propria centrale di Porto Tolle il combustibile (petrolio) con il carbone. Come Anita Mazzetta del WWF Canton Grigioni spiega, il WWF Italia sta esaminando anche per Saline Joniche delle procedure legali per fermare il progetto della centrale a carbone.

Una bufala affonda Repower
“Gli svizzeri di Repower gettano la spugna e rinunciano alla costruzione della centrale a carbone di Saline Joniche”, questo titola il quotidiano italiano “Repubblica” di domenica. Gli oppositori alle centrali che leggendo questa frase si sono profusi in gridi di giubilo, sono stati avventati. Come l’addetto stampa di Repower Werner Steinmann su richiesta della Südostschweiz spiega, si tratta di una bufala. “La comunicazione non ha ne capo ne coda. Repower prosegue il progetto in Saline Joniche. Un decisione finale, se il progetto verrà realizzato, non è ancora stata presa.


Fonti originali:
http://www.suedostschweiz.ch/politik/kalabrien-will-repowers-kohle-nicht
i seguenti richiedono registrazione:
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=01_sogr_01_2011-06-07
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=02_sogr_20_2011-06-07
http://v2.suedostschweiz.ch/epaper/pdf/blaettern_detail_fs.cfm?page=05_sogr_02_2011-06-07

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