No al carbone Alto Lazio

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22 luglio 2009

Affosseranno il solare termodinamico di Montalto Di Castro in favore del nucleare?

Da Maremmaoggi.it

"La mozione di maggioranza presentata in Senato dal Pdl rappresenta una scelta suicida per l'ambiente e le imprese ed è la conferma degli scenari che il Governo intendeva tenere nascosti circa la gestione dell'energia con l'introduzione del nucleare in Italia". Lo afferma, in una nota, Filiberto Zaratti, assessore all'Ambiente e Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio. "La mozione firmata da Gasparri e Quagliarello - prosegue - chiede di fermare gli investimenti sul solare termodinamico, tecnologia giudicata promettente da molti Paesi europei, Spagna, Germania e Francia in testa. Con questa operazione, in realtà, si voglio spostare risorse dal solare termodinamico al nucleare proprio all'indomani della notizia che il Governo canadese ha sospeso una gara per due reattori atomici per eccesso di costo: 4.600 euro per kW installato, per un totale di 15 miliardi di euro. Il tutto per la sola costruzione". "La Regione Lazio ha recentemente siglato un accordo con Confindustria Lazio per la realizzazione di una centrale solare termodinamica della potenza di 35 MW cosa permetterà di mettere la nostra Regione all'avanguardia in questa tecnologia che consente di raggiungere alte potenze e soprattutto di accumulare energia. - continua Zaratti - Questo Governo non crede nelle fonti rinnovabili e nei nuovi modelli di generazione distribuita, sui quali si sta orientando persino una nazione profondamente filonucleare come la Francia di Sarkozy, favorendo la produzione d'energia da parte di pochi grandi soggetti monopolisti". "Queste scelte, inoltre, non fanno bene al Paese e alla nostra Regione. - conclude Zaratti - L'opzione nucleare, che coinvolge anche nostra Regione specialmente per quella che sembra essere la scelta già fatta del sito di Montalto di Castro, infatti, orienterà la maggioranza delle risorse verso tecnologie prodotte all'estero, relegando le imprese italiane e del Lazio a un ruolo marginale di comprimari, mentre oggi possiamo essere leader, come la Spagna dove è già in funzione una centrale solare termodinamica da 50 MW. Il solare termodinamico è una tecnologia emergente sulla quale tutto il Mondo sta investendo, non solo in ricerca, ma anche in progetti concreti, come dimostra il Piano solare francese che punta installare nel Nord Africa ben 20.000 MW. Se l'Italia uscirà da questi progetti innovativi si ripeterà il caso del fotovoltaico, nel quale solo 15 anni fa eravamo leader in Europa e che abbiamo abbandonato scegliendo modelli di sviluppo energetici obsoleti e che non producono vera ricchezza per il Paese".

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20 luglio 2009

"Canada stop al nucleare di 3° generazione"

Articolo da http://diritto-di-replica.blogspot.com/2009/07/canada-stop-al-nucleare-di-3.html
A oscillare violentemente non sono solo le quotazioni del petrolio. Per l’energia nucleare una sorpresa è venuta dal Canada. Aprendo le buste delle offerte per la costruzione a Darlington di due reattori ad acqua pesante da 1.200 megawatt si è scoperto che la proposta dell’AECL (Atomic Energy of Canada Limited) era 26 miliardi di dollari, 18 miliardi e mezzo di euro al cambio attuale. Troppo? Con la seconda busta, quella dell’Areva, il colosso atomico francese, è andata poco meglio: 23,6

miliardi di dollari per due Epr da 1.600 megawatt (ma con minori garanzie su possibili futuri extracosti). Siamo a un prezzo per chilowattora che è quasi tre volte quello su cui si è basato l’accordo per realizzare a Olkiluoto, in Finlandia, un reattore di terza generazione, la filiera che dovrebbe rilanciare il nucleare dopo la lunga stasi che ha visto 30 anni di blocco degli ordini negli Stati Uniti e una stagnazione nei paesi occidentali.
Il progetto finlandese procede a rilento provocando dispute giudiziarie e un forte innalzamento dei costi e queste difficoltà sono alla base della decisione dell’Edf, l’ente elettrico francese, di chiedere un aumento del 20 per cento delle tariffe. Ora anche in Ontario è arrivato un alt. Alle tariffe proposte il nucleare viene giudicato poco conveniente dal governo canadese che riteneva di poter chiudere il contratto attorno ai 7 miliardi di dollari e si è ritrovato una richiesta tre volte e mezzo più alta. Il premier Dalton McGuinty si è consolato affermando: «Se non altro lo abbiamo scoperto per tempo».

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14 luglio 2009

Sulla "centrale fallita di Montalto monumento simbolo della sconfitta della politica energetica..."

Da Maremmaoggi.it

"Ecco cosa scrive Sergio Rizzo sul Corriere della Sera a proposito della Centrale di Montalto di Castro.

13/07/2009 9.32.00 - CENTRALE NUCLEARE MONTALTO DI CASTRO SI O NO

Sprezzanti del ridicolo l'hanno pomposamente battezzata: «Centrale Alessandro Volta». Pensate! Dare il nome dell'inventore della pila, praticamente il padre dell'elettricità, a una centrale che sta quasi sempre spenta. Insomma, una specie di pila esausta. Benvenuti a Montalto di Castro: monumento gigantesco al fallimento della politica energetica italiana costruita sulle ceneri del nucleare, inutilmente costato almeno 250 euro a ogni italiano, lattanti e vegliardi compresi. E come sempre accade in Italia le responsabilità di un simile disastro si dissolvono in una nebbia impalpabile, dove tutti sono un po' colpevoli, quindi nessuno lo è. I politici della prima Repubblica, quelli della seconda, l'Enel, i petrolieri. Perfino gli ambientalisti che si battevano contro l'energia atomica. La centrale di Montalto di Castro è stata anzi la loro più grande sconfitta.

nella foto storica i lavori di costruzione della centrale nucleare di Montalto di Castro negli anni 80

A metà degli anni 80 erano agguerritissimi. Qualche anno prima c'era stato l'incidente di Three Mile Island che aveva dato spunto al famoso film Sindrome cinese e il movimento antinucleare si era diffuso in tutta Europa. Anche se non aveva molta udienza presso i governi. Per gli oppositori dell'atomo, in Italia, non andava molto meglio. Finché, nella primavera del 1986 a Chernobyl, in Ucraina, si verificò la catastrofe nucleare più grave della storia. E gli eventi precipitarono. Il governo del segretario socialista Bettino Craxi cavalcò immediatamente l'onda antinucleare. Ben presto furono superate anche le resistenze all'interno della Democrazia cristiana e dello stesso Partito comunista. E il referendum del 1987 passò con un consenso mai registrato prima. Di colpo, in Italia, i nuclearisti erano scomparsi. Era novembre, al governo Craxi era subentrato quello di Giovanni Goria: tutto avvenne con una rapidità impressionante, considerando i tempi geologici delle decisioni italiane. Con un paradosso, che gestire la frase di transizione toccò a un ministro, tra gli altri, Adolfo Battaglia, esponente dell'unico partito, quello repubblicano, che aveva sostenuto fino all'ultimo, contro tutto e tutti, la scelta nucleare. Per prima cosa la chiusura delle centrali in attività. I quesiti referendari non avrebbero in teoria obbligato l'Enel a fermare i reattori. Ma il Psi e la Dc, con l'appoggio del Pci, interpretarono così la volontà politica degli elettori. E fecero spegnere gli interruttori. E i lavori alla centrale di Montalto di Castro, quasi completata, vennero interrotti. A quel punto cominciò una danza a suon di quattrini. L'Enel e le imprese fornitrici rivendicarono innanzitutto i danni. E pure il pagamento dei pezzi ordinati e non consegnati, come appunto il reattore di Montalto di Castro. Poi la società elettrica, allora guidata da Franco Viezzoli, fece presente che si rischiava il blackout. Bisognava provvedere e il Parlamento, nel quale erano entrati anche gli alfieri del movimento antinucleare, come Gianni Mattioli, non alzò un dito. Non lo alzò quando le importazioni di elettricità prodotta con il nucleare in Francia esplosero. Ma non le alzò neppure quando si decise di costruire, accanto alla centrale nucleare di Montalto di Castro, già costata 7 mila miliardi di lire e che non fu smantellata perché si sarebbe speso troppo (sic!), un secondo impianto da ben 3.200 Megawatt, a policombustibile. Grande quattro volte di più e con una specie di sberleffo agli ambientalisti costituito da una orrenda ciminiera alta 150 metri che si può ammirare da decine di chilometri. Altri 7 mila miliardi di lire, per una centrale nata già vecchia (non era a ciclo combinato, come quelle che venivano costruite allora in tutto il mondo) e con costi di esercizio insostenibili. Tanto insostenibili che oggi una delle centrali più grandi d'Europa resta accesa soltanto 2 o 3.000 ore l'anno, sulle teoriche 8.600 ore, perché l'energia prodotta lì è troppo cara. Intanto i privati non se ne stavano con le mani in mano.



Molti italiani che avevano votato sì al referendum antinucleare erano stati convinti dalla promessa che si sarebbe abbandonata la strada dell'atomo per quella delle energie rinnovabili. Il governo approvò una delibera, la famosa delibera del Cip 6 che concedeva incentivi profumati ai produttori di elettricità pulita. Soltanto che ci infilarono all'ultimo momento, dopo «energie rinnovabili», le paroline «e assimilate». Spalancando un'autostrada agli industriali siderurgici ma anche ai petrolieri che intascarono migliaia di miliardi di contributi pubblici, bruciando i «Tar»: così si chiamano gli scarti della lavorazione del petrolio. Montedison, Falck, Riva, Moratti, fecero soldi a palate.



E le famose energie rinnovabili? Di quelle per vent'anni neanche l'ombra. Nel 2007 l'Italia produceva con il solare un cinquantesimo dell'elettricità prodotta in Germania attraverso il fotovoltaico. In compenso siamo diventati il Paese con il record mondiale del consumo degli inquinanti idrocarburi per la produzione di energia elettrica. Per non parlare dei costi. Quanti italiani dopo aver già sborsato 8 miliardi di euro per pagare all'Enel e ai suoi fornitori i danni dell'uscita dal nucleare, sanno che ancora pagano sulla bolletta elettrica un sovraprezzo destinato a una società pubblica, la Sogin, per lo smaltimento delle vecchie scorie? E che lo pagheranno ancora per una quindicina d'anni nella migliore delle ipotesi? Se la fallimentare operazione di Montalto di Castro è costata 250 euro a ogni cittadino italiano, 15 miliardi e mezzo di euro in tutto compresi i maggiori costi del petrolio rispetto a quelli dell'uranio, l'uscita dal nucleare è stata ancora più cara: 424 euro pro capite, cioè 25,5 miliardi di euro. E con quale risultato? Che siamo il Paese europeo più dipendente dal petrolio e dove l'energia costa più cara, che siamo il fanalino di coda delle energie rinnovabili, che abbiamo il primato delle importazioni e che ora abbiamo deciso di tornare al nucleare, per volontà di alcuni di quei politici che venti anni fa avevano persuaso gli italiani a uscirne. E Montalto? Tranquilli, ci sono buone probabilità che l'atomo torni anche lì. Secondo il presidente di Edf, il partner nucleare dell'Enel, Pierre Gaddonneix, quello è un posto ideale per una centrale nucleare. Come la chiameranno stavolta?


Sergio Rizzo Corriere della Sera

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7 luglio 2009

Continua il dibattito: il prof. Mattioli ribatte su Chicco Testa (aka "pimby col culo degli altri")

A Chicco Testa dal prof. Gianni Mattioli. Su Chicco Testa leggi qui.

"Nel dibattito sull'energia nucleare ospitato dai media, Giuseppe Alcetta mi ha invitato ad "approfondire con un ambientalista come il Dr. Testa le argomentazioni che lo hanno portato sulla nuova via": il sostegno all'energia nucleare.



Spiegai ad Alcetta che non mi pareva utile andare ad imparare alcunché da uno che aveva pubblicato un libro che, almeno su due questioni cruciali - le dosi di radiazioni per i lavoratori e lo smaltimento dei rifiuti radioattivi - si limita a sostenere che il problema non c'è.

Aggiungevo anche qualche dubbio sul suo ruolo di ambientalista, dal momento che gli anni della sua presidenza dell'ENEL sono quelli che hanno visto l'Italia agli ultimi posti nell'impegno per il decollo delle energie pulite e rinnovabili.

Alcuni giorni dopo ho letto su un giornale una piccata risposta di Testa, contenente due affermazioni.


1) Impari Mattioli dal Premio Nobel della Fisica Chu che "inserisce il nucleare fra le fonti pulite".

2) Sotto la sua presidenza di Enel fu fondata Enel Greenpower.


Sul danno da radiazioni, avevo riportato quanto chiunque può leggere nelle pubblicazioni della Commissione Internazionale di Protezione dalle Radiazioni Ionizzanti, la più alta autorità internazionale in materia (In particolare: Pubblicazione 103 ICRP 2007).

Chiedere di valutare il danno sanitario delle radiazioni ad un fisico, sia pure premio Nobel, misura la cultura scientifica di Testa.

E quanto ai meriti di Enel in materia di fonti rinnovabili, qualsiasi tabella ci informa che solo negli ultimi tre anni è tardivamente avvenuto, anche in Italia, il decollo di fonti rinnovabili, sulla base di una legislazione europea di incentivi, tardivamente recepita dall'Italia.

Ma Testa è un Berlusconi in sedicesimo, per il quale basta affermare che il problema non c'è.


Gianni Mattioli

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6 luglio 2009

Gianni Mattioli a Giuseppe Alcetta: Chicco Testa sostiene il ritorno al Nucleare non certo da posizioni “Ambientaliste”.

Gianni Mattioli a Giuseppe Alcetta: Chicco Testa sostiene il ritorno al Nucleare non certo da posizioni “Ambientaliste”.


"Temo che i lettori non siano più molto appassionati alla lettura di un dibattito – quello tra me e Giuseppe Alcetta – che ormai rischia di scadere nello scambio di punzecchiature tra due vecchi tignosi.



Non ho certo la presunzione luciferina di convincere Alcetta e, se sono intervenuto, lo ho fatto per la opportunità che la stampa ci dà, di far circolare un po’ di informazione.

Ma, se vogliamo portare avanti, pure da sponde opposte, questo nobile obiettivo, dovremmo attenerci al tema e fornire, appunto, osservazioni puntuali.

A che serve, allora, l’inno a Chicco Testa con cui Alcetta apre il suo ultimo contributo? Prenda esempio Mattioli – questo è il messaggio – da un ambientalista come Testa che ha guidato la lotta antinucleare ed ora dichiara – nel suo libro “Tornare al nucleare?...” - di essersi pentito. Ma lo ha letto, Alcetta, il libro di Testa? Immagino di no, altrimenti non mi inviterebbe ad “approfondire con Testa le argomentazioni che lo hanno portato sulla nuova via”. Mi limito a due esempi.

Ancora nel 2007 la Commissione Internazionale per la Protezione dalle Radiazioni ionizzanti (ICRP), nella sua pubblicazione 103, dopo aver ricordato che dosi comunque piccole di radiazioni possono causare tumori e danni genetici, indica ai governi la dose massima ammissibile di radiazioni per i lavoratori e per le popolazioni dei siti nucleari, valide in condizioni di routine: si tratta di dosi alle quali – come spiega ICRP - è associato un rischio ben determinato, ma esse non possono essere abbassate, a meno di rinunciare alle attività nucleari. Quale rischio? Se questo rischio fosse legittimato in altri settori, si avrebbe che, ad esempio, alla Fiat si avrebbero 50 morti all’anno. Come tratta questo argomento cruciale Testa nel suo libro?

“Argomento sparso a piene mani dalle campagne antinucleari. Il modo più semplice per verificare questa ipotesi mi è parso quello di domandare ai miei ex-colleghi di EDF i dati sulla mortalità dei lavoratori nelle centrali nucleari francesi”. Su una problematica su cui lavorano gruppi di ricerca di radioprotezionisti di tutto il mondo, Testa inaugura un nuovo metodo di ricerca scientifica: andare a chiedere ai dirigenti di EDF quanti sono i morti per tumore tra i lavoratori.

E ancora, in materia di stoccaggio affidabile di rifiuti nucleari. E’ problema per il quale non esiste oggi nessuna soluzione e negli USA o in Francia è in atto un grande sforzo di ricerca fondamentale, ma Testa scrive: “Da tempo i diversi Stati, che utilizzano l’energia nucleare e le organizzazioni scientifiche, sia nazionali che internazionali ad essi collegati, hanno individuato le soluzioni idonee.”

Non voglio avanzare supposizioni sui motivi che hanno indotto Chicco a cambiare posizione, ma prego Alcetta almeno di non propormelo come modello di scientificità.

Certo , che in quegli anni alla presidenza di Enel vi fosse un ambientalista, nessuno se ne è accorto e Chicco resta per il posto che occupava, uno dei massimi responsabili dell’enorme ritardo accumulato dall’ italia nel decollo di energie rinnovabili.

Per il resto, prendo atto 1) che Alcetta convenga con me che in Francia il consumo pro capite di petrolio è maggiore che in Italia (ma non doveva il nucleare ridurre significativamente i consumi di combustibili fossili?) e 2) che il contributo dell’intero programma nucleare del Governo inciderà più che marginalmente (5%) sui nostri consumi, ma distogliendo lo sforzo del Paese da quella corsa per le fonti rinnovabili che già vede protagonisti l’Europa e Obama. 3) Quanto a Di Maio, mi pare di aver già indicato il fraintendimento che Alcetta fa delle sue parole.

E ricordo infine ad Alcetta la visita che facemmo con la commissione al cantiere di Montalto di Castro. Si trattava dell’edificio Reattore, nel quale ci furono mostrate vistose discontinuità della gettata. Non ricorda?

Gianni Mattioli

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21 giugno 2009

Gianni Mattioli sulle dichiarazioni di G. Alcetta

Il professor Gianni Mattioli corregge alcune inesattezze di Giuseppe Alcetta sul nucleare e carbone.

Ringrazio la stampa per lo spazio prezioso che rende disponibile, per far circolare un po' di informazione su scelte di grande importanza per tutti noi, come quelle in materia di energia.

Perciò approfitto ancora una volta dell'ospitalità per rispondere alla nota di Giuseppe Alcetta,


che contiene affermazioni inesatte e di ciò torno a stupirmi per il ruolo tecnico che ha rivestito, come egli stesso ci ricorda.

1) Nucleare ed emissioni di CO2 : è al corrente Alcetta che il consumo pro-capite di petrolio in Francia è superiore, nonostante il massiccio ricorso al nucleare, a quello che si ha in Italia?

2) Carbone e nucleare: è al corrente Alcetta che l'intero programma nucleare previsto dal governo per la produzione di elettricità apporterebbe nel 2020 un contributo ai nostri consumi di energia pari ad appena il 5%, contro il 40% che, per quella data, dovremo ottenere, secondo gli impegni contratti con l'Europa, da fonti rinnovabili e uso efficiente dell'energia? Per quella data, inoltre, noi dovremo ridurre la emissioni di CO2 del 20%: pensa Alcetta di farlo sostituendo impianti a gas con impianti a carbone, quando per produrre un kWh a carbone si ha un'emissione doppia di CO2 ?

3) Chi autorizza Alcetta a sostenere che Di Maio confonda energia e potenza? Il termine "produrre potenza" è ampiamente usato nel gergo degli elettrotecnici.

4) Posso comprendere la veemenza di Alcetta: capita a tutti noi di difendere il ricordo di un ruolo che ci ha impegnato in una fase della nostra vita. Fu la stessa veemenza che portò Edoardo Amaldi a darmi dell' "imbecille" durante quella notte televisiva nei giorni di Chernobyl: per uno, che aveva passato alcuni decenni tenendosi chiusi dentro i rimorsi per aver collaborato con Fermi a ricerche che avrebbero portato all'orrore di Hyroshima, il nucleare civile - "atoms for peace" - era stata una nuova prospettiva di vita! E ora arrivavano questi fisici giovinotti a dire che neppure questo andava bene! Suggerisco però prudenza ad Alcetta sull'orgoglio per il cantiere di Montalto di Castro: avendo io fatto parte della commissione per la sicurezza nucleare per quel cantiere, devo ricordargli i problemi sulla struttura delle gettate di cemento? Non è meglio tacere?


Gianni Mattioli

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18 giugno 2009

14 giugno 2009

Suffolk (UK), incidente nucleare

Fonte: ANSA
LONDRA - Disastro nucleare sventato grazie ad un impiegato che aveva deciso di farsi il bucato: è successo in una centrale nel Suffolk, dove un dipendente che si era recato nella lavanderia automatica a disposizione nell'impianto, si è accorto di una perdita di materiale radioattivo e ha dato l'allarme.


Nonostante decine di migliaia di litri di liquido radioattivo fosse già fuoriuscito da un condotto difettoso, nessuno dei sistemi d'allarme aveva captato la perdita e parte del materiale si era già riversato nel mare del Nord.

Il primo controllo di sicurezza sarebbe stato fatto soltanto dopo 10 ore e in quell'arco di tempo l'impianto avrebbe potuto surriscaldarsi a causa della fuoriuscita del liquido. Se avesse preso fuoco, sarebbe stato il disastro.

L'incidente si è verificato nel gennaio del 2007, ma i giornali ne danno notizia soltanto oggi dopo che John Large, un ex consulente dell'industria nucleare che ora si batte per la chiusura dei reattori nucleari Sizewell sulla costa del Suffolk, é riuscito ad ottenere i documenti relativi all'incidente grazie alle leggi sulla libertà d'informazione. Sizewell A, l'impianto dove si è verificato l'incidente è in fase di smantellamento. A parte uno, tutti gli altri verranno chiusi entro il 2023.
ANSA - tutti i diriti riservati

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10 giugno 2009

enel, 50 miliardi di debito.

Riportiamo da http://www.greenpeace.org/italy/news/enel-debito-nucleare



"In un video su YouTube l'amministratore delegato di Enel – Fulvio Conti – chiede agli azionisti di supportare l'aumento di capitale. Ma in che modo l'azienda investirà le nuove risorse finanziarie? Con un video blog il nostro direttore (di Greenpeace, ndr) – Giuseppe Onufrio - spiega le ragioni delle nostre critiche e chiede chiarezza sugli investimenti futuri nel nucleare.



La ricapitalizzazione per quasi 8 miliardi di euro servirà ad Enel per poter rifinanziare una parte del debito accumulato negli ultimi mesi. Un debito salito da 50 a 61 miliardi di euro soprattutto per l’acquisizione della società spagnola Endesa. Di Endesa, Enel non ha comprato le fonti rinnovabili. Solo nucleare e centrali a carbone!

Ad aprile abbiamo lanciato il rapporto finanziario "ENEL: prospettive e rischi degli investimenti in energia nucleare" - elaborato dal Prof. Stephen Thomas dell'Università di Greenwich a Londra – che dimostra come i debiti di Enel crescerebbero di oltre 30 miliardi di euro, se la società concretizzasse le intenzioni dichiarate in questi mesi sullo sviluppo del nucleare.

Riguardo ai nuovi reattori Epr – che Enel vorrebbe costruire in Italia – nessun impianto è già in funzione. Esistono solo due cantieri: uno in Finlandia e uno in Francia. Nel cantiere finlandese si stanno accumulando enormi ritardi e i costi sono già raddoppiati. L'autorità di sicurezza nucleare finlandese, inoltre, ha riscontrato 2100 non conformità nel corso della costruzione.

Durante il passaggio in Senato del ddl "sviluppo", il ministero del Tesoro ha appena dichiarato che l'intero provvedimento sul nucleare è "in contrasto con l'articolo 81 della Costituzione". Nella lettera indirizzata alla commissione Bilancio della Camera si legge che le misure potrebbero determinare "incrementi delle tariffe a carico dei consumatori".

C’è un altro punto critico. Enel ha investito in vecchi reattori di epoca sovietica in Slovacchia e Romania e decide di vendere quote di Enel Green Power, la divisione specializzata in energie rinnovabili, non solo la più redditizia ma anche la più strategica per l’ambiente.

vedi anche http://www.greenpeace.org/italy/ufficiostampa/rapporti/enel-nucleare-sintesi

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29 maggio 2009

G8: "Carbone e nucleare obsoleti, il solare è la nuova frontiera"

Da megachip

"Sarebbe utile approfittare veramente dell’occasione per impostare la costruzione di un sistema energetico a bassa emissione di CO2, alternativo a quello attuale. Perché è chiaro che non si può vivere di solo petrolio e che la stabilità del prezzo del greggio, posta al centro di questo G8, non è assolutamente la soluzione né per la crescita economica, né contro il cambiamento climatico".
Così Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente ha commentato i primi esiti del 'G8 Energia' che si è concluso ieri a Roma. "Gli investimenti

vanno attivati per la ricerca in efficienza energetica e le rinnovabili per un modello di sviluppo che, per altro, può e deve fare a meno del nucleare. Perché oltre ai pesanti rischi che l’energia atomica comporta, i costi per la realizzazione delle centrali sarebbero tali da assorbire tutte le risorse. Pianificare stanziamenti per il nucleare insieme a incentivi per le fonti pulite è come pretendere di avere la botte piena e la moglie ubriaca" - ha continuato Cogliati Dezza.

Una delegazione di Greenpeace ha manifestato davanti alla sede del meeting con 15 specchi, protestando contro il carbone e il nucleare "su cui sta puntando il governo Berlusconi" e invitando a investire nelle centrali solari a concentrazione (CPS), nuova frontiera dell'energia rinnovabile. "Le centrali a concentrazione possono fornire energia sicura su scala industriale per tutto il giorno ricorrendo a tecnologie di stoccaggio del calore" - ha spiegato Greenpeace che per l'occasione ha lanciato il rapporto economico e scientifico "Global CSP Outlook 2009" sul solare a concentrazione (CSP). Il solare a concentrazione - noto anche come solare termodinamico - produce calore ed elettricità usando centinaia di specchi per concentrare i raggi del sole a temperature comprese tipicamente tra 400°C e 1000°C. "L’intensa attività di ricerca e sviluppo degli ultimi 15 anni ha permesso il decollo della tecnologia che negli ultimi anni si è sviluppata rapidamente".

Dal rapporto - redatto assieme a Estella (European Solar Thermal Electricity Association) e SolarPACES - emerge che gli investimenti nel "solare a concentrazione" supereranno i 20 miliardi di euro al 2015 e che il settore potrà dare lavoro nel mondo a circa 90mila persone nei prossimi cinque anni. I maggiori progetti in via di realizzazione sono in California e Spagna che prevede di raggiungere 10 GW di potenza entro il 2017, una cifra molto elevata. "Il costo dell’energia elettrica prodotta da centrali solari a concentrazione è in diminuzione. Mentre i costi di generazione della fonti rinnovabili continueranno a essere sempre più competitivi, il prezzo delle fonti fossili, invece, continuerà ad aumentare, sia a causa dell’esaurimento delle risorse che del costo crescente delle emissioni di CO2" - sostiene Greenpeace. Per questo - secondo l'associazione "puntare su carbone e nucleare - come sta facendo il governo Berlusconi - è una strategia ‘killer del clima’ e che rischia di far perdere all’Italia un’importante occasione di sviluppo economico". Greenpeace ha chiesto di "fissare obiettivi vincolanti per lo sviluppo delle rinnovabili" e di promuovere la diffusione delle nuove tecnologie nei Paesi in via di sviluppo.

inseguitore-solareAl termine del suo intervento a chiusura della sessione mattutina del G8, il ministro Scajola ha incontrato una delegazione di Greenpeace, che gli ha consegnato uno specchio solare con la scritta 'Go Solar' ed una maglietta della campagna 'Save Our Climate' (foto). "Il ministro ha dichiarato di utilizzare nella sua casa solare fotovoltaico e termico" – ha riferito Francesco Tedesco, responsabile della campagna 'Energia e Clima' di Greenpeace a Vita. Scajola si è dichiarato interessato ad approfondire le potenzialità di questa nuova fonte rinnovabile e ha riconosciuto che sul solare a concentrazione l’Italia è in forte ritardo. In fase di realizzazione vi sarebbe solo il piccolo progetto - di appena 5 megawatt - di Priolo Gargallo (Siracusa) basato sulla tecnologia di Rubbia .

E i colossi come Enel ed Eni hanno dichiarato che non stanno sviluppando nessun progetto di solare a concentrazione in Italia. "Greenpeace si augura che il ministro alle dichiarazioni faccia seguire i fatti, spronando Eni ed Enel in questa direzione perché
continuare a puntare su carbone e nucleare è una strategia killer del clima" - ha commentato Tedesco. "Siamo soddisfatti per le misure di efficienza energetica decise ieri all’interno del G8 Energia, ma sul nucleare le opinioni di Greenpeace e del Ministro restano molto distanti. Per Scajola il nucleare non è pericoloso. Secondo Greenpeace il nucleare rimane una fonte non solo pericolosa, ma anti-economica, che negli anni non ha risolto nessuno dei suoi problemi, come quello delle scorie" – ha concluso Tedesco.

Il G8 Energia - a cui hanno partecipato 23 ministri dell'energia e le prime 20 aziende del settore - ha lanciato un patto tra governi pronti a garantire un quadro di regole certe e incentivi allo sviluppo e aziende impegnate a mantenere alto il livello degli investimenti - segnala 'La Nuova Ecologia'. Il confronto tra governi è stato allargato alla partecipazione delle prime 20 aziende del settore. Ma la maggiore attenzione si è dedicata al prezzo del barile, perché "un prezzo basso del petrolio è di aiuto sul fronte della crisi economica ma frena gli investimenti" - ha spiegato Scajola indicando che è necessario lavorare per un prezzo che "sia equo e non volatile".
I lavori del summit si sono focalizzati anche sul problema della povertà energetica: il sostegno agli investimenti energetici per l'Africa e i paesi più poveri. "In questo senso - ha evidenziato Scajola - si possono creare opportunità di lavoro e frenare le pressioni migratorie". Al riguardo ActionAid pur accogliendo con favore l’impegno dei Ministri dell’Energia del G8 per migliorare l’efficienza energetica e porre le basi per una piattaforma globale di tecnologie a bassa emissione ha chiesto "maggiore chiarezza" su quali
saranno queste tecnologie da utilizzare. "Soluzioni energetiche come i biocarburanti di prima generazione infatti, non possono rappresentare la vera strada nella lotta contro i cambiamenti climatici e l’accesso all’energia nei Paesi in Via di Sviluppo" - afferma il comunicato di ActionAid.

Proprio "l'industria dei biocarburanti – spiega ActionAid - è ormai considerata la principale causa della crisi dei prezzi che si è recentemente abbattuta sui mercati dei prodotti agricoli su scala globale. La corsa al soddisfacimento di target di consumo sempre più
ambiziosi sui biocarburanti, negli USA e in Europa, ha sostanzialmente e persistentemente alterato i mercati globali dei prodotti agricoli. I paesi membri del G8, ad eccezione di Russia e Giappone, hanno attualmente la maggiore capacità produttiva in questo settore. Per questo motivo Actionaid chiede a questi paesi un’immediata moratoria su un’eventuale ulteriore espansione dell’utilizzo di biocarburanti provenienti da produzioni agroindustriali monoculturali.

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Sondaggio su rinnovabili e nucleare

ANSA:
Il 60% degli italiani e' contrario al nucleare, per quasi sette cittadini su 10 e' pericoloso. Mentre le fonti alternative piacciono a otto italiani su 10: il 75% vorrebbe che l'energia fosse prodotta da solare e fotovoltaico. In generale, le questioni ambientali preoccupano il 68,7% dei cittadini, piu' del rischio terrorismo e guerre al 22,1% e del problema casa al 4,9%.


Questa la fotografia di una ricerca di Lorien Consulting e del mensile 'La nuova ecologia', presentata questa mattina a Roma al forum 'Qualenergia', iniziativa promossa da Legambiente e da Kyoto Club con il patrocinio del ministero dell'Ambiente e del ministero dello Sviluppo economico.
Per avere energia pulita, il 57% degli italiani e' disposto a pagare di piu'. Il nucleare, al contrario, e' definita un'energia cara e pericolosa dalla stragrande maggioranza, e soltanto il 14% lo preferisce, ma esprime dubbi all'ipotesi di abitare vicino ad una centrale o ad un deposito di scorie radioattive.
Dal sondaggio risulta che i giovani sono piu' preoccupati per il futuro dell'ambiente. ''Qualificazione energetica, risparmio di Co2 e nuove tecnologie sono - rileva il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza - le tre leve su cui deve puntare l'Italia''. (Ansa)

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8 maggio 2009

L'irresistibile comicità di Chicco Testa (Pimby col culo degli altri)



(ANSA) - ROMA, 7 MAG - ''Ambientalisti italiani rinunciate alla centrale a carbone di Porto Tolle e fate una centrale nucleare [...] in termini di inquinamento e' meglio vivere vicino a una centrale nucleare''. ''Non avrei nessun problema - ha quindi proseguito Testa rispondendo sulla difficolta' a localizzare i siti per le centrali nucleari in Italia - ad avere una centrale nucleare vicino casa. Io ho una casa di vacanze vicino Montalto di Castro, avrei preferito l'atomo piuttosto che un polo industriale di quel genere''
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Come non essere travolti dal buonumore del pimby man, "per favore nel mio giardino".
Lo ringraziamo anzi per averci concesso questa seconda possibilità, nucleare dopo il carbone. Forse faremmo meglio a interpretare così le sue parole: tra 20 anni rassegnatevi a veder sostituire le centrali a carbone con il nucleare. Ha l'occhio lungo, il nostro uomo.

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29 aprile 2009

Tanto i debiti di enel li paghiamo noi


"L'ENEL ha debiti finanziari per 61 miliardi di euro. In due anni il suo debito si è moltiplicato per quattro. Una società normale diminuirebbe il debito. ENEL, invece, lo aumenta. Gli investimenti nel nucleare le costeranno 31,5 miliardi. Chi pagherà i debiti dell'ENEL? Per Greenpeace, ENEL ha deciso di vendere quote di Enel Green Power, la divisione specializzata in energie rinnovabili. Più nucleare, più tasse, meno rinnovabili, più costi in bolletta. Per fortuna che l'ENEL c'è.
Dal rapporto: "ENEL: prospettive e rischi degli investimenti in energia nucleare"
Fonte: Beppe Grillo blog

Vedi l'articolo originale di Greenpeace: "Enel. Più nucleare, più debiti!"

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28 settembre 2008

Petizione popolare "non abbiamo bisogno del nucleare"

Una iniziativa della lista civia nazionale "Per il bene comune".
Vedi http://petizione.perilbenecomune.org/

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14 agosto 2008

Gravi irregolarità nella costruzione della centrale nucleare finlandese Olkiluoto 3. I lavori devono essere fermati.


Segue una traduzione sommaria dal testo originale di "Safety procedures in disarray at Finland’s Olkiluoto 3 nuclear construction site", un report di Greenpeace che spiega come siano state rinvenute gravi irregolarità nella costruzione della centrale nucleare di Olkiluoto 3: irregolarità che vanno a costituire una minaccia per la pubblica sicurezza, in quanto possibili cause di incidenti nucleari.
Secondo Greenpeace è tempo di bloccare i lavori di costruzione dell'impianto per far luce sulla vicenda.

"Greenpeace ha potuto prendere visione di documenti che mostrano come la compagnia francese Areva stia sostanzialmente lasciando irrisolti alcuni problemi riguardanti procedure di sicurezza di importanza fondamentale nell'impianto nucleare di Olkiluoto, in Finlandia.
Lo stesso impianto ormai sarà terminato con 2, 3 anni di ritardo rispetto ai tempi previsti, con una spesa del 70% maggiore a quella preventivata, con almeno 1500 errori tecnici occorsi durante la costruzione (finora), oltre a un incendio scoppiato nell'impianto: in questo quadro è difficile parlare di sicurezza al 100% del reattore.
I documenti in possesso di Greenpeace mostrano che durante la costruzione della struttura interna di acciaio che si trova alla base di questo che sarà il più grande reattore del mondo, i saldatori impiegati hanno lavorato per almeno un anno senza disporre di istruzioni precise riguardanti le saldature da effettuare, ed in più non c'è stato alcun tipo di controllo della qualità di quelle saldature.
Una ditta sub-appaltatrice della Areva, la Bouygues, non ha impiegato alcun supervisore per la qualità delle saldature effettuate per più di un anno, e tutt'ora è sprovvista di queste figure. Tutto ciò che il suo Staff direttivo ha avuto a disposizione sono state due settimane di addestramento specifico, e non vi figurano qualifiche elevate (lauree e/o riconoscimenti di livello internazionale) [...]
Area, l'autorità Finlandese per la sicurezza nucleare denominata STUK, e la compagnia energetica nazionale TVO sono state avvertite dell'esistenza delle suddette gravi problematiche, e nonostante questo non vi sono stati provvedimenti. Saldature mal eseguite nella suddetta struttura possono essere tra le cause di incidenti nucleari, visto che che sia il reattore che il suo sistema di raffreddamento vi sono interamente poggiati sopra.
Se queste sono le modalità con cui è stato realizzato l'impianto, certo non possiamo attenderci di meglio, ora che saranno montati i vari componenti del reattore, o i sistemi elettronici di sicurezza.
[...]
Ciò che è peggio è che tutto questo ricorda da vicino altre storie tristemente simili. Ispezioni effettuate presso l'impianto EPR a Flamanville, in Francia, hanno mostrato che un quarto almeno di quel tipo di saldature non erano a norma, in concomitanza con incrinature riscontrate alla base del reattore stesso. Quando sono venuti alla luce questi particolari, si è scoperto che sempre la sopra citata ditta Bouygues era la resaponsabile principale dei lavori; l'ente francese ASN a questo punto ha bloccato i lavori di costruzione.
Com'è potuto accadere tutto questo? In Finlandia (ma la nostra tradizione italiana è difficilmente battibile in questo territorio, NDR), sembra che all'origine di questi difetti ci sia il tentativo da parte delle compagnie costruttrici di riparmiare su materiali ed altro. Addirittura gli standard di qualità previsti nei contratti tra Areva e TVO sono a dir poco criticabili [...] ed è chiaro il fallimento di STUK e TVO nel far rispettare le procedure di sicurezza comunque previste, i lavori sono proseguiti, impedendo di verificare ed eventualmente correggere irregolarità che potrebbero avere gravi conseguenze.
[...]
Tutto questo mostra come sia fuorviante e ingannevole parlare di sicurezza degli impianti nucleari. L'INDUSTRIA DIMOSTRA UNA VOLTA ANCORA DI NON SAPER MERITARE LA FIDUCIA DEL PUBBLICO, DI NON PRATICARE UNA COMUNICAZIONE ONESTA (il grassetto è nostro, NDR).
[...]
Nessuno di noi vorrebbe mai volare in un aereo, guidare una macchina, o vivere in una casa in cui sappiamo esserci falle nella costruzione e nel rispetto di standard di sicurezza. Vista l'entità del rischio cui simili problematiche ci espongono -enormi, incalcolabili a salute, ambiente, economia, non possiamo permetterci di tollerare questa disonestà
[...] La pubblica sicurezza deve avere primaria importanza rispetto al profitto. I responsabili devono prendere su di loro la paternità e le conseguenze del loro cattivo operato, dove questo è appurato.

Ora i lavori di costruzione di Olkiluoto 3 devono essere bloccati."

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30 luglio 2008

"Nucleare, nuovo allarme a Tricastin"

Da Repubblica.it
Oltre 100 impiegati allontanati dall'impianto. Su due "tracce lievi di contaminazione"
In poche settimane già due incidenti nella centrale del sud della Francia
Nucleare, nuovo allarme a Tricastin. L'azienda: "Non è successo nulla". Edf smentisce: "Emergenza scattata accidentalmente non c'è stata alcuna fuoriuscita di materiale radioattivo"

"PARIGI - Torna la paura in Francia per un nuovo allarme alla centrale nucleare di Tricastin, a 40 chilometri da Avignone, nel sud della Francia. Centoventi impiegati sono stati fatti allontanare dall'impianto dopo che è scattato l'allarme nella struttura.

La Edf, l'azienda che gestisce la centrale nucleare ha subito detto che l'allarme è scattato per errore e che non c'è stata alcuna perdita di materiale contaminante. L'agenzia di controllo del nucleare francese, l'ASN, però, ha avviato un'indagine e aspetta le conclusioni prima di pronunciarsi.

Delle persone sgomberate alcune sono state condotte in infermeria e test preliminari su 45 di loro hanno rivelato in due casi tracce "molto lievi di contaminazione": "Siamo al di sotto della soglia", ha rassicurato Jean Girardi, un ingegnere della centrale che ha parlato con la televisione privata francese lci.

Dopo gli incidenti delle ultime settimane, Tricastin fa paura: quello di oggi è il terzo episodio che vede coinvolto il sito nucleare, oltre ad un altro incidente verificatosi nello scorso mese nella zona: il 23 luglio cento dipendenti sono stati "leggermente contaminati" con radioelementi fuorusciti da un condotto dal reattore numero 4. Il 7 luglio scorso per errore sono stati riversati 74 chili di uranio in due fiumi."

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24 luglio 2008

Terzo incidente nucleare in Francia, in poche settimane.


(E ci parlano di sicurezza degli impianti nucleari).
Da Repubblica.it
Cento operai della centrale nucleare francese del Tricastin, dove alcuni giorni fa c'era stata una fuga di materiale radioattivo, sono stati contaminati "leggermente" oggi da elementi fuorusciti da una tubatura nella reattore numero 4, fermo per manutenzione. Quello odierno è il terzo incidente verificatosi in un impianto nucleare francese nelle ultime due settimane. Una sequenza che ha scatenato polemiche intorno alla sicurezza degli impianti, anche in Italia dove il governo Berlusconi ha appena riproposto il nucleare come strada da percorrere.


Il direttore della centrale, Alain Peckre, ha parlato di incidente "non grave", da classificare al livello 0 di una scala che arriva a 7. E ha precisato che intorno alle 9.30 di questa mattina "un condotto è stato aperto nell'ambito delle operazioni di manutenzione e c'è stata una fuga di polvere radioattiva". La prefettura e l'Autorità per la sicurezza nucleare (Asn) sono state subito avvertite.

Lo stesso Peckre ha quindi riferito che 97 dipendenti di EDF e di imprese appaltanti sono stati portati in infermeria per esami medici. Altrettanto è stato fatto con altri 32 operai che erano entrati poco prima nell'impianto e vi si erano avvicinati. La portavoce della centrale ha riferito che su queste 129 persone "100 sono state leggermente contaminate da elementi radioattivi quaranta volte inferiori al limite regolamentare annuale". La maggior parte, stando alle prime indiscrezioni, sarebbe stata contaminata da cobalto 58, un "metallo bianco" che entra nella composizione di leghe speciali, pneumatici e coloranti ma che, attivato a lviello radio, è presente nei reattori e da solo possiede il 39 per cento di tutta l'attività irradiante. Tutti i dipendenti contaminati sono stati comunque rimandati a casa dopo gli accertamenti.

In attesa che vengano accertate le cause dell'incidente, la direzione dell'impianto e le autorità assicurano che "non avrà conseguenze né sulla salute delle persone né sull'ambiente".

Nella notte tra il 7 e l'8 luglio nella centrale di Tricastin, situata a 200 chilometri dal territorio italiano, c'era stata una perdita e acqua contenente uranio si era riversata nei fiumi della zona. Pochi giorni dopo fuoriuscite di acque contaminate da elementi radioattivi, "senza impatto sull'ambiente", erano state registrate in un impianto della Areva a Romans-sur-Isere, nel dipartimento della Drome, sempre nel sud-est della Francia

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22 luglio 2008

Francia, nuova fuga radioattiva, stavolta dalla centrale nucleare di Romans-sur-Isere

"PARIGI - Mentre infuria la polemica intorno alla centrale nucleare di Tricastin, teatro 10 giorni fa di un riversamento accidentale di acque contenenti uranio nei fiumi vicini, un nuovo episodio è stato reso noto oggi dall'Autorità francese per la sicurezza nucleare (Asn). Fuoriuscite di acque contaminate da elementi radioattivi, "senza impatto sull'ambiente", sono state registrate in un impianto della Areva a Romans-sur-Isere, nel dipartimento della Drome, anche questo nel sud-est della Francia.

A causa della rottura di una condotta nello stabilimento Fbfc, dove si produce combustibile nucleare destinato alle centrali elettriche e ai reattori utilizzati per fini di ricerca, un'imprecisata quantità di uranio è fuoriuscita all'esterno. L'Asn ha comunque precisato che si tratta di "poche centinaia di grammi" di sostanza fissile, e che "in base ai primi rilievi" non sussistono rischi di contaminazione delle acque giacché nella zona "il terreno è fortemente impermeabile", e "le falde freatiche sono situate troppo in profondità"; una squadra di esperti e di tecnici è stata comunque inviata sul posto per gli accertamenti del caso.

Si tratta della seconda fuga di liquidi registrata in due settimane dopo quella nella centrale di Tricastin (Vaucluse), che ha spinto il governo a richiedere la verifica delle falde freatiche situate vicino a tutte le centrali nucleari francesi. Dopo l'incidente infatti agli abitanti della zona è stato ordinato di non bere acqua corrente e di non mangiare pesce di provenienza locale; sono stati inoltre vietati l'irrigazione dei campi, i bagni nei corsi potenzialmente inquinati e gli sport acquatici in generale.

Da qui l'inchiesta ordinata dal ministro dell'Ambiente Jean-Louis Borloo su 58 impianti nucleari per fugare ogni timore sulle condizioni di sicurezza. "Non voglio che la gente sia sfiorata dal dubbio che venga nascosta o sottaciuta la benché minima situazione", ha affermato il ministro in un'intervista rilasciata al quotidiano francese Le Parisien.

Intanto l'Asn ha annunciato di aver trasmesso nei giorni scorsi un fascicolo alla procura di Carpentras, in seguito all'ispezione che ha rilevato "gravi irregolarità" nella tenuta degli impianti di Tricastin. "Sebbene non si tratti propriamente di un incidente nucleare, bensì di un malfunzionamento a livello della gestione della centrale, quando si lavora in ambito nucleare nessuna negligenza può essere tollerata. La trasparenza, inoltre, deve essere esemplare", ha osservato il ministro.

Nella notte tra il 7 e l'8 luglio, durante alcune operazioni di pulizia di una vasca di custodia, una soluzione contenente uranio si è riversata in due fiumi adiacenti al sito nucleare di Tricastin, gestita da due società filiali del gruppo Areva. Dopo un'inchiesta interna, Areva ha ammesso che all'origine dell'incidente c'è stata "mancanza di coordinamento" tra chi gestiva i lavori di sistemazione in corso nell'impianto e i responsabili delle attività di sfruttamento."

(18 luglio 2008)
Fonte: Repubblica.it

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