No al carbone Alto Lazio

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8 giugno 2010

Azienda Elettrica Ticinese senza carbone: iniziativa riuscita

Da TicinoNews

"È ampiamente riuscita l’iniziativa popolare “Per un AET senza carbone”. Lanciata dai Verdi il 20 aprile scorso sull’onda lunga del voto parlamentare a favore dell’investimento nella centrale di Lunen, la raccolta firme ha di gran lunga superato la soglia delle settemila firme richieste, e veleggia per le diecimila e oltre.

L’iniziativa dei Verdi – sostenuta anche dalla Lega e dal PS - propone che l’Azienda elettrica non possa più acquisire partecipazioni a centrali elettriche a carbone, in Svizzera e all’estero. Oltre a questo, il testo prevede che AET ceda le partecipazioni già acquisite in centrali a carbone entro il 2015.

“Sono davvero molto soddisfatto e ringrazio tutti quelli che hanno firmato”, commenta euforico Sergio Savoia. “Ma chiedo a tutti di firmare e far firmare in questi ultimi giorni di raccolta e di farci avere prima possibile i formulari. Perché più firme avremo e più sarà forte la nostra iniziativa”, conclude il coordinatore. La consegna delle firme è fissata per il 21 giugno.

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28 maggio 2010

Undici Associazioni per una Azienda Elettrica Ticinese (AET) senza carbone

Fonte: Ticinolibero.ch
"L’iniziativa popolare lanciata dai Verdi raccoglie un nuovo importante sostegno da 11 associazioni.

Si è costituito infatti oggi il comitato apartitico delle associazioni. Ne fanno parte 11
associazioni o gruppi: il WWF Svizzera italiana, Greenpeace Ticino, ACSI, Inter-Agire, Medici per l’Ambiente, l’Associazione Piano di Magadino a misura d’uomo, Bioticino, ConProBio, Pro Natura Ticino, SOS Mendrisiotto Ambiente e l’Associazione di costruzione bioecologica Ticino. Visto il variegato spettro di temi in cui si impegnano le varie associazioni i motivi per appoggiare l’iniziativa sono molteplici: ambientali, socio-umanitari ed economici.
Protezione del clima ed Inquinamento atmosferico
Una seria e lungimirante protezione del clima terrestre passa necessariamente per l’abbandono delle energie fossili ed in particolare – per quanto riguarda la produzione di energia elettrica – dall’uscita dal carbone che contribuisce a ben il 41% delle emissioni globali di gas serra. Alla luce dell’impellente necessità di limitare il surriscaldamento climatico globale di origine antropica al di sotto dei 2 gradi per evitare conseguenze insostenibili per l’umanità e gli ecosistemi (ad esempio quello alpino), un simile investimento è totalmente irresponsabile e interamente a scapito delle generazioni future. Invece di orientare finalmente la politica energetica cantonale verso l’efficienza energetica, magari tentando di
scrollarsi di dosso il triste primato nazionale di riscaldamenti elettrici, un assurdo spreco, oppure investendo nelle energie rinnovabili (ad esempio nel solare o nell’eolico in Svizzera e all’estero) si persevera nell’era fossile ormai totalmente anacronistica. L’aria nella regione dove sarà realizzato l’impianto è già pesantemente inquinata. Nonostante i previsti sistemi di filtraggio delle emissioni sui camini non esistono studi sulla loro effettiva efficacia sul lungo periodo. Alle associazioni che hanno aderito al comitato sembra inoltre assolutamente fuori luogo contribuire come ticinesi a notevoli
emissioni inquinanti in Germania. Inoltre, dal punto di vista dell’efficienza energetica, il rendimento della nuova centrale termoelettrica è miserabile e non raggiunge nemmeno il 45%.
Condizioni ambientali e di lavoro nei paesi di produzione del carbone
L’estrazione del carbone avviene in miniere a cielo aperto o in miniere sotterranee. Le miniere a cielo aperto sono quelle dall’impatto più devastante. Regioni molto estese vengono infatti private dei loro ecosistemi di superficie e le zone adiacenti diventano inabitabili per l’inquinamento. In molti paesi occidentali come la Germania, l’estrazione del carbone è diventata troppo costosa sia in termini di manodopera sia ambientali. Gran parte del carbone proviene quindi da paesi in via di sviluppo, dove
le condizioni di lavoro sono disastrose. Ad esempio a Jharia, in India, nei pressi di una delle più importanti miniere indiane, migliaia di persone vivono in condizioni terribili attorno a una miniera di carbone a cielo aperto che spesso è soggetta a processi di autocombustione. Prima della miniera, c’era una meravigliosa foresta abitata da alcune tribù indigene. La miniera colombiana di Cerrejón Zona Norte (la Colombia è il quarto esportatore mondiale di carbone) nella penisola di Guajira è la più grande miniera di carbone a cielo aperto, famosa per la ripetuta violazione dei diritti delle popolazioni
indigene e afro-colombiane. Centinaia di famiglie sono state spostate con la forza e senza compensi, distruggendo spesso sia i legami familiari che quelli collettivi.
Il fiasco economico dietro l’angolo
L’investimento nel carbone ha una redditività dimostrata solo e soltanto a cortissimo termine. In futuro la centrale potrebbe dover pagare delle tasse per le sue ingenti immissioni di CO2. In tempi di crisi economica le preziose risorse finanziarie destinate al carbone dovrebbero essere investite in Ticino
(nelle fonti rinnovabili e nell’efficienza energetica finora in gran parte dimenticate dall’AET).
Il comitato apartitico delle 11 associazioni appena costituito (formato da WWF Svizzera italiana, Greenpeace Ticino, ACSI, Inter-Agire, Medici per l’Ambiente, l’Associazione Piano di Magadino a misura d’uomo, Bioticino, ConProBio, Pro Natura Ticino, SOS Mendrisiotto Ambiente e Associazione di costruzione bioecologica Ticino) invita tutti i cittadini ticinesi a firmare e far firmare l’iniziativa scaricabile dal sito www.noalcarbone.ch.

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3 maggio 2010

I ticinesi la vogliono rinnovabile: no al carbone, no al nucleare

Riportiamo l'articolo da Ticinonews.it

"Un sondaggio DemoScope promuove l’iniziativa dei Verdi. No anche al nucleare. I ticinesi voglio energia "pulita"

Se si dovesse andare a votare oggi la partecipazione dell’Azienda elettrica ticinese (AET) nella centrale a carbone di Lünen, in Germania, sarebbe bocciata senza appello. A stragrande maggioranza. A rivelarlo è un sondaggio DemoScope pubblicato oggi dal Caffé.

Gli indecisi sono ancora tanti: il 27% degli intervistati non saprebbe infatti cosa votare. Comunque, una volta raccolte le 7000 mila firme dell’iniziativa promossa dai Verdi - e sostenuta, con motivazioni diverse, da Lega e PS - stando al trend segnalato per ora da questo campione di cittadini con diritto al voto, per Lünen si staccherebbe sicuramente la spina.

In testa ai contrari all’investimento ci sono coloro che si sentono più o meno vicini alla Lega, seguono appaiati i socialisti e i Verdi. Ma a dire no a Lünen c’è pure una larga fetta di cittadini che si riconoscono nel PLR e nel PPD, partiti che in Parlamento hanno approvato il finanziamento della centrale a carbone. Dunque, un no trasversale e deciso.

E ai ticinesi non piace nemmeno un eventuale ritorno del nucleare. Sole, acqua e vento, ecco le fonti di energia - rinnovabile ed ecologica - che, secondo il sondaggio il Ticino dovrebbe privilegiare in futuro. E, pur di avere energia “pulita” il 75% dei 501 intervistati sarebbe disposto a pagare qualcosa in più.

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9 aprile 2009

Firma la petizione

Diamo una mano agli amici ticinesi firmando la loro petizione contro il carbone. Clicca e firma:
http://www.greenpeaceticino.ch/content.php?id=46

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9 novembre 2007

Nuovi morti nelle miniere di carbone

32 morti e tre feriti: è il bilancio ufficiale dell'ultimo incidente nelle miniere di carbone cinesi. Il carbone è sempre più pulito.
Fonte:
http://new.ticinonews.ch/articolo.aspx?id=40159&rubrica=15

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