No al carbone Alto Lazio

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17 giugno 2011

Bambini come ratti nelle miniere di carbone, documentario di Pierre Monégier

"Les enfants rats des mines", documentario vince il Premio Luchetta 2011, "Per aver descritto con la forza delle immagini e l’efficacia del linguaggio il dramma dei bambini costretti a lavorare nelle miniere di carbone otto ore al giorno per meno di un euro.

Clicca qui per vedere un estratto

E’ la storia dei “bambini talpa” di Meghalaya, una remota provincia del nord est dell’india. E’ il lato oscuro della nuova fiorente economia Indiana. In questo territorio dimenticato, circa 70.000 bambini dai 9 ai 14 anni vengono costretti a lavorare nelle miniere di carbone in condizioni estremamente pericolose. Le stime delle ONG riferiscono che circa una cinquantina di bambini hanno perso la vita nelle miniere nel 2009. Lavorano sette giorni su sette, otto ore al giorno, 70 metri sotto terra in tunnel strettissimi che i minatori chiamano le “tane dei topi”. Questi bambini provengono dalle aree più povere del Nepal e del Bangladesh e vengono portati a Meghalaya (India) da intermediari che promettono loro di guadagnare molti soldi, ma poi invece rischiano la vita per 1 euro al giorno. La presenza di organizzazioni internazionali come l’Unicef in quest’area è vietata, c’è soltanto una piccola organizzazione locale che sta lottando per i loro diritti e ha portato il caso davanti alla Corte Suprema dell’India."
Fonte

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3 giugno 2011

Miniere di carbone cinesi inghiottono altre vite umane

Ogni anno sono talmente tanti i morti nelle miniere di carbone cinesi, che a qualcuno verrà ormai facile minimizzare di fronte a tragedie umane con un solo zero.

Aggiornamento: bilancio salito a 21 morti

Da Tmnews
"Diciannove minatori sono rimasti intrappolati all'interno di due miniere (di carbone, ndr), una delle quali non autorizzata, dopo inondazione nel Sudovest della Cina. Lo riferisce l'agenzia stampa Nuova Cina.

Nella città di Guiyang, capitale della provincia di Guizhou, le squadre di soccorso sono al lavoro per cercare di salvare 11 operai bloccati da domenica scorsa in una miniera. Un corpo privo di vita è stato recuperato. In un'altra miniera, illegale, tra Guizhou e la regione autonoma di Guangxi, da 24 ore non si hanno contatti con otto minatori.

Nel 2010 almeno 2.400 persone sono morte nelle miniere della Cina, con una media di sei incidenti mortali al giorno. Queste statistiche ufficiali sono probabilmente sottostimate, secondo le organizzazioni non governative, perché numerose miniere vengono aperte senza autorizzazione e gli incidenti che avvengono al loro interno non sono denunciati."

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23 maggio 2011

Ennesimo tributo di sangue per il business del carbone

Da Blitzquotidiano
SHANGHAI – Sei lavoratori sono morti e 27 feriti nello scoppio in una miniera nella provincia sudoccidentale cinese del Sichuan. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. Erano 192 i minatori al lavoro nella miniera di carbone Xinsheng, di proprieta' della Sichuan Hongxin mining, nella citta' di Zigong, nella contea di Xinsheng, quando si e' registrata l'esplosione. Mentre 186 minatori sono riusciti a scappare, sei erano rimasti intrappolati. Nonostante i soccorritori abbiano lavorato tutta la notte, non e' stato possibile salvare la loro vita e i corpi sono stati recuperati poco fa. La polizia ha aperto una inchiesta sulle cause dell'incidente, che comunque viene attribuito ad una fuga di gas. Alcuni dei 27 feriti ricoverati nell'ospedale di Zigong, alcuni sono in gravi condizioni e si teme per la loro vita.

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4 maggio 2011

10 lavoratori intrappolati in miniera di carbone messicana

Non ci stanchiamo di ripetere che carbone significa anche questo

Aggiornamento: il bilancio si aggrava

Fonte
"Sono almeno 10, secondo il sindaco di Sabinas, i lavoratori rimasti intrappolati a 50 metri di profondità nello scoppio della miniera di carbone omonima, nel Messico settentrionale. A causa di un crollo si teme per le loro condizioni.

Attualmente squadre della Protezione civile e della Croce rossa sono impegnate nelle operazioni di soccorso, anche se nessun contatto è stato ancora stabilito con i minatori, né con la proprietà – che risulta ancora sconosciuta – del sito.

Stando a un responsabile della Protezione civile, la deflagrazione è stata causata da un accumulo di gas metano nel pozzo numero 2 della miniera. Ad esso si cerca ora di accedere attraverso un pozzo parallelo, riferisce il quotidiano online El Universal.

Le miniere di carbone messicane riforniscono normalmente il mercato domestico, in particolare nei settori dell’elettricità e dell’acciaio, e sono gestite anche da soggetti piccoli o organizzazioni informali.

Vicino a Sabinas, si era verificato nel 2006 un incidente analogo, nel quale erano morte 65 persone."

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25 aprile 2011

TVN, morte dell'operaio Capitani: 13 rinvii a giudizio

Da TrcGiornale.it "Si è conclusa con la richiesta di 13 rinvii a giudizio l'indagine preliminare per la morte di Sergio Capitani, l'operaio della ditta Guerrucci rimasto tragicamente ucciso il 3 aprile dello scorso anno nel cantiere per la riconversione a carbone della centrale di Torrevaldaliga Nord. Nella sua richiesta di rinvio a giudizio, il sostituto procuratore della Repubblica, Edmondo De Gregorio, titolare dell'indagine, evidenzia particolari negligenze nel mancato rispetto delle norme di sicurezza. Tra le persone rinviate a giudizio, dirigenti e personale della centrale e della ditta Guerrucci.

Il Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Civitavecchia sarà chiamato nei prossimi giorni a decidere in merito alle richieste di rinvio a giudizio avanzate dal sostituto procuratore della Repubblica, Edmondo De Gregorio, titolare dell'inchiesta sulla morte di Sergio Capitani, l'operaio della Ditta Guerrucci rimasto ucciso il 3 aprile dello scorso anno in seguito ad un tragico incidente sul lavoro avvenuto nel cantiere della centrale di Torrevaldaliga Nord. A conclusione dell'indagine preliminare, il dottor De Gregorio ha chiesto di istruire il processo nei confronti di tredici persone. Per tutti, l'accusa è di omicidio colposo in concorso e di mancata osservanza della normativa sulla sicurezza del lavoro. In particolare, la Procura evidenzia la mancanza di dispositivi di protezione individuale in dotazione ai lavoratori, l'assenza di vie di fuga adeguate nel luogo dove è avvenuto l'incidente e la mancata manutenzione della tubazione dalla quale sono fuoriuscite l'acqua e l'ammoniaca che hanno investito Capitani facendogli sbattere la testa contro una trave di ferro. Come si ricorderà, l'incidente provocò anche il ferimento, fortunatamente non grave, di altri quattro lavoratori, colpiti dal getto di acqua e ammoniaca, che riportarono lesioni alle mucose e agli occhi. Tra i tredici indagati per i quali il dottor De Gregorio ha richiesto il rinvio a giudizio, figurano dirigenti della centrale termoelettrica e della Ditta Guerrucci, dipendenti della stessa azienda che ha appalti di manutenzione per conto dell'Enel e personale del colosso energetico appositamente addetto al controllo e alla predisposizione delle misure di sicurezza. Per tutti loro, come detto, oltre al mancato rispetto delle normative vigenti per quanto attiene la salvaguardia della salute dei lavoratori, il sostituto procuratore De Gregorio ipotizza anche il reato di omicidio colposo in concorso. Colpa e non dolo, quindi, come era stato invece chiesto dal legale della famiglia Capitani, il cugino della vittima, avvocato Davide Capitani, che nel corso di una conferenza stampa svoltasi il 25 gennaio scorso aveva parlato di responsabilità dolose. Adesso, dunque, la palla passa al Giudice per le Indagini Preliminari, che dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta della Procura. Nel frattempo, i legali dei tredici indagati avranno venti giorni di tempo per presentare memorie, depositare documenti relativi a loro autonome investigazioni ed eventualmente chiedere l'interrogatorio dei loro assistiti.

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21 marzo 2011

Nuova tragedia nelle miniere di carbone

E' il Pakistan il teatro dell'ennesima tragedia in miniera:

"Almeno dieci persone sono morte in Pakistan ed altre 42 sono rimaste intrappolate con poche speranze di salvezza per tre successive esplosioni di gas metano che hanno fatto crollare alcune gallerie di una miniera di carbone nella zona di Surran, a 35 chilometri da Quetta, capoluogo del Baluchistan. Lo riferiscono le tv pachistane.

La pressoché nulla possibilità di sopravvivenza dei minatori rimasti bloccati è che l'incidente è avvenuto quando si trovavano al lavoro a 1'200 metri di profondità.

Alle operazioni di soccorso, che continuano nella notte, partecipano anche elementi dell'esercito.
(ats) Fonte: BlueWin

Ma negli spot degli inquinatori, il carbone è sempre più pulito.

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16 marzo 2011

Yunnan (Cina) 9 i morti in miniera

Fonte
Una grave incidente si è verificato questa notte in una miniera cinese ed ha provocato circa una decina di vittime.
Nella provincia cinese sud occidentale dello Yunnan, a causa di una fuga di gas avvenuta in una miniera di carbone, sono morte nove persone e due sono rimaste ferite.
Quando è avvenuto l'incidente nella miniera c'erano 85 operai. Settantaquattro sono riusciti a fuggire, tre hanno riportato gravi ferite ed otto sono morti sul colpo.
Poco dopo uno degli operai rimasti feriti è deceduto in ospedale. L'incidente si è verificato nella città di Huangnihe, nella contea di Fuyuan all'una di notte ora locale.
di Claudia Peruggini

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16 febbraio 2011

12.000 ettari distrutti per una miniera di carbone

Fonte: il Manifesto
"I bulldozer della compagnia britannica Global Coal Management Resources stanno per spianare 12mila ettari di terra nella regione di Phulbari, in Bangladesh, per realizzare una delle più grandi miniere di carbone a cielo aperto del Pianeta. Non solo andranno perduti terreni molto produttivi dal punto di vista agricolo, ma ben 40mila persone saranno costrette ad abbandonare subito le loro case. Tra questi almeno 2.200 indigeni, le cui famiglie hanno abitato nella zona per circa 5mila anni. Ma il conteggio dei soggetti da rilocare aumenta se si considerano anche i canali e i pozzi che saranno prosciugati a causa della miniera. In quel caso arriviamo a quasi un quarto di milione di persone residenti in un centinaio di villaggi, tra cui 50mila indigeni appartenenti a 23 differenti gruppi tribali, almeno stando alla ricerche eseguite dall'organizzazione Jatiya Adivasi Parishad.
La cittadinanza locale, come si può immaginare, non è rimasta indifferente e dal 2005 sta protestando contro il progetto. Nel 2006 è stato addirittura indetto uno sciopero nazionale della durata di quattro giorni, anche a seguito degli incidenti occorsi durante una manifestazione non violenta, quando tre attivisti morirono e centinaia rimasero feriti sotto il fuoco delle forze dell'ordine. A quel tempo la poderosa mobilitazione di piazza aveva fatto cambiare idea all'esecutivo del Bangladesh, che di lì a poco aveva dichiarato solennemente che nel Phulbari non si sarebbe sviluppata nessuna miniera a cielo aperto. Un proposito a cui il governo di Dhaka non ha tenuto fede, tanto che a breve renderà pubblica una nuova politica carbonifera molto «amichevole» nei confronti delle società straniere e che sconfesserà del tutto quanto disposto cinque anni fa.
La Global Coal Management Resources ha in programma di estrarre 570 milioni di tonnellate di carbone in un periodo della durata di 30 anni, costruire una centrale e divergere il corso di vari fiumi per permettere l'accesso alle navi che trasporteranno il carbone direttamente in mare, passando per varie foreste di mangrovie di gran pregio. La compagnia promette posti di lavoro, royalties al sei per cento e, alla fine del progetto, un bel lago al posto dell'immenso foro lasciato dalla miniera. La popolazione locale controbatte denunciando che la scomparsa di ettari coltivati a riso e ad altre sementi non costituirà un danno solo per la regione, ma per tutto il Bangladesh, dove la metà degli abitanti sono malnutriti.
L'elemento chiave di tutta questa storia sono proprio le compensazioni. Di terreni a disposizione dei soggetti rilocati non ce ne sono e i pagamenti in denaro, come dimostrano diversi studi, non risolvono il problema ma creano solo nuovi «rifugiati a causa delle politiche sviluppiste». Le tradizioni culturali e religiose delle comunità indigene sono anch'esse destinate a perire sull'altare delle attività estrattive. Alcuni esponenti dei gruppi tribali, però, hanno già fatto sapere che non intendono abbandonare i luoghi abitati da centinaia di anni dalle loro famiglie.
Ulteriore aspetto che non va sottovalutato sarà l'aumento di emissioni di gas serra legato al progetto. Oltre al danno, la beffa, visto che il Bangladesh è uno dei Paesi più soggetti a inondazioni e agli effetti nefasti dell'innalzamento del livello dei mari, provocato proprio dal surriscaldamento globale. E pensare che c'è chi, come il direttore del Goddard Space Institute della Nasa James Hansen, sostiene che cessando le emissioni derivanti dall'utilizzo del carbone rappresenterebbe l'80 per cento della ricetta per porre un freno ai cambiamenti climatici.

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8 febbraio 2011

Romania, cinque minatori morti in miniera di carbone

Continua la scia di morte che collega le miniere di carbone di tutto il mondo. Da ANSA:

(ANSA) - BUCAREST, 6 FEB - Cinque uomini sono morti ieri per un incidente avvenuto a 440 metri di profondita' in una miniera di carbone nella valle di Jiu, in Romania. Lo ha reso noto il portavoce della societa' pubblica che gestisce l'impianto. Le vittime sono quattro elettricisti e un ingegnere che erano impegnati in lavori di manutenzione programmati per il fine settimana quando le attivita' minerarie sono sospese. La natura dell'incidente non e' ancora stata chiarita.

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5 febbraio 2011

La mafia cinese interessata al carbone

Riportiamo un articolo da Antimafia Duemila

"Un imprenditore e quattro minatori saltano in aria su più di un quintale di tritolo. La "Società nera", organizzazione mafiosa, si espande nell'industria mineraria.

Piccole mafie crescono in Cina, anche se è ancora prematuro parlare di organizzazioni criminali ben strutturate e amalgamate al sistema politico, come lo sono ad esempio la mafia italiana o russa.
Il recente caso di omicidio del proprietario di una cava di carbone nella provincia sud-occidentale dello Yunnan, assieme ad un gruppo di lavoratori, non è altro che l'ennesimo vagito di una baby-mafia cinese che sta nascendo e che cresce al ritmo frenetico di un'economia che non conosce limiti.

La mattina del 18 novembre scorso Zheng Chunyun, proprietario di alcuni giacimenti di carbone nei pressi della cittadina di Luxi, muore in una esplosione assieme ad altri quattro minatori. Zheng stava controllando i lavori di scavo ed estrazione come faceva di solito. Le indagini della polizia sono tutt'ora in corso, ma i giornalisti parlano già di omicidio in stile mafioso. Zheng era infatti da tempo in disputa con un altro proprietario di giacimenti di carbone della zona, Wang Jianfu, dai locali considerato membro di ciò che in Cina viene definita come "Hei Shehui", ovvero la "Società nera", sinonimo di criminalità organizzata e mafia. Il motivo della disputa: i ripetuti 'sconfinamenti' da parte delle trivelle di Wang che, per estrarre più carbone, ordinava ai suoi operai di scavare nei vicini giacimenti di proprietà di Zheng.

Secondo le indiscrezioni dei giornalisti, Wang avrebbe fatto saltare in aria il rivale concorrente con 1200 chili di tritolo (tanti ne sarebbero stati usati secondo le perizie della polizia), dopo che questi aveva minacciato di rivolgersi alle autorità per risolvere le dispute legate agli sconfinamenti di scavo. "Dopo la minaccia di rivolgersi alle autorità, Zheng e Wang erano giunti a patti - dichiara Lixi, un testimone che per rimanere anonimo usa un nome di fantasia - ma venti giorni dopo, Zheng salta in aria come le rocce quando si apre un giacimento di carbone...il patto era solo un pretesto per tenerlo buono".

Le prime infiltrazioni della "Società nera" nello Yunnan iniziarono negli anni Ottanta quando, sotto la spinta delle riforme liberiste, nella provincia aprirono numerose società private di estrazione del carbone. Circa trenta anni dopo, la "Società nera" ha ormai stabilito una fitta rete di agganci con le istituzioni locali e con la polizia, ottenendo ingenti guadagni ed uno scudo di impunità difficile da penetrare. "Wang ha agganci con certi pezzi grossi del governo locale e con i poliziotti - confessa Lixi - nessuno osa testimoniare contro qualcuno che ha le spalle coperte". E se la paura delle istituzioni corrotte non basta a far tenere la bocca chiusa ci pensa Wang, a modo suo, a farti stare zitto. "Wang si circonda di guardie del corpo...persino quando va in bagno, i suoi scagnozzi fanno il picchetto con le pistole e i coltelli in tasca - testimonia Lixi - basta poco, uno screzio, una rivalsa sul prezzo del carbone per finire accoltellati".

In vista del recente caso di condanna a morte di un presunto 'boss' della mala cinese (Chen Mingliang, condanna eseguita il 27 settembre 2010), la gente di Luxi chiede ora chiarezza per l'orribile scomparsa dell'imprenditore Zheng e dei quattro operai che erano con lui. Le indagini intanto proseguono, il caso è nelle mani della polizia.

L'articolo riprende l'inchiesta del Southern Weekend (cinese: Nanfang Zhoumo) settimanale cantonese tra i più popolari e controcorrente della Cina

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26 gennaio 2011

Le miniere di carbone colombiane ingoiano nuove vite umane

Fonte
"Un’esplosione in una miniera di carbone ha provocato la morte di diversi lavoratori e il ferimento di almeno sei nella città colombiana di Sardinata, dipartimento di Norte de Santander, nel nord-est della Colombia, secondo le prime informazioni fornite dalle autorità, anche se ancora non ci sono dati ufficiali sui morti nè sui feriti. Il quotidiano colombiano El Tiempo, ha scritto che per il momento i morti sono cinque mentre molte altre aspetterebbero di essere salvate in quanto l’esplosione ha ostruito alcuni tunnel d’accesso, e almeno 30 minatori sono rimasti intrappolati.

L’incidente è avvenuto per un accumulo di gas nella miniera di Preciosa La, situato a San Roque, una zona montagnosa vicino al confine con il Venezuela. Il sindaco di Sardinata, Yamile Rangel, ha spiegato che i lavoratori ed i respondabili del giacimento hanno già recuperato diversi minatori feriti già trasportati in ospedale mentre delle squadre di emergenza stanno cercando di liberare gli altri minatori intrappolati. Rangel, che ha confermato che non si conosce il numero preciso di lavoratori presenti nella miniera, ha spiegato che sono una trentina le persone intrappolate mentre altre fonti affermano che i morti accertati sono già almeno 20.

continua su: http://www.fanpage.it/colombia-almeno-venti-morti-in-una-miniera-di-carbone-25-ancora-intrappolati/#ixzz1CAvGC6cu
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25 gennaio 2011

Morte dell'operaio Capitani: il legale accusa enel

Da BigNotizie.it
"Quella squadra è stata mandata a morire". Non ha usato mezzi termini l'avvocato Davide Capitani nel corso della conferenza stampa tenutasi stamattina presso la camera penale del tribunale di Civitavecchia, dopo l'incidente probatorio sulla morte di Sergio Capitani del 3 aprile dell'anno scorso presso la centrale di Torre Valdaliga Nord.

L'avvocato Capitani ha giustificato questa sua affermazione con il fatto che l'Enel era sicuramente conscia del rischio che correvano gli operai andando a svolgere quel tipo di lavoro, ovvero la disostruzione di un tubo. "Non lo dico io – ha aggiunto – ma è scritto nella relazione dei periti del gip, dove hanno evidenziato tutta una serie di inadempienze di cui l'Enel era perfettamente a conoscenza". Ha quindi aggiunto che chiederà alla magistratura inquirente di modificare il capo d'imputazione da omicidio colposo, in omicidio volontario per dolo eventuale. "Questo perché l'Enel – ha aggiunto il legale – ha detto alla ditta che doveva andare a compiere quel lavoro con urgenza, visto che era la vigilia di Pasqua, e dunque quella tubazione andava disostruita a qualunque costo, anche a rischio che qualcuno potesse lasciarci le penne". Infine Capitani ha fatto appello alla politica, ai sindacati, alla stessa magistratura, perché vengano eseguiti ulteriori controlli alla centrale di Torrenord, in modo che certe inadempienze siano totalmente eliminate e non si rischino nuovi incidenti mortali.

Nel pomeriggio, l'Enel ha diffuso una brevissima nota nella quale afferma di "non voler entrare nel merito delle vicende giudiziarie per rispetto della magistratura", e, su quanto detto dal legale precisa: "con tutto il rispetto per il dolore della famigliadella vittima si ritiene che le conclusioni a cui giunge prematuramente l'avvocato Davide Capitani sono completamente fuori luogo".

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22 gennaio 2011

Incidente Capitani: morte dovuta anche a carenze progettuali della centrale enel

Da BigNotizie.it
"Si è svolto stamattina l'incidente probatorio relativo al caso della morte di Sergio Capitani, l'operaio della Guerrucci deceduto mentre stava lavorando alla centrale di Torre Valdaliga Nord. Il gip ha voluto ascoltare i periti che hanno redatto la perizia voluta da lui stesso, per chiarire la dinamica dell'incidente. I professori Pasquale Avino, Nicola Bonora, Giorgio Buonanno e Pietro Pandolfi, sono stati ancora più incisivi di quanto non lo erano già stati nella relazione.

In sostanza i consulenti hanno spiegato che la tragedia si sarebbe potuta senza dubbio evitare, non solo per tutto quanto avevano già scritto nella loro perizia, ma anche se ci fosse stata una linea parallela della tubazione che ha di fatto causato la morte di Capitani. Secondo i periti infatti, normalmente in impianti del genere esiste una tubazione parallela, perché nel caso la principale dovesse ostruirsi, come in effetti è avvenuto nel caso di specie, si dirotta il flusso sulla seconda, e quindi si attiva un sistema di riscaldamento che scioglie l'ammoniaca che si cristallizza e che crea una sorta di tappo. A quel punto si può lavorare per la sua disostruzione in tutta tranquillità, in quanto non ci sarebbe la pressione forte che poi è quella che di fatto ha ucciso l'operaio scaraventandolo addosso ad un palo dietro di lui. Ma i periti hanno sottolineato anche un'altra possibilità che non è stata invece presa in considerazione da chi di dovere. In pratica, anche senza la seconda linea, il lavoro poteva essere svolto lo stesso, ma bisognava attendere almeno 24 ore dopo l'interruzione del flusso, sempre per permettere che la tubazione fosse riscaldata a sufficienza per non correre alcun rischio. Invece il flusso è stato chiuso alle 18 del venerdì e già la mattina del giorno successivo la ditta stava già operando.

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21 dicembre 2010

"Dallo zolfo al carbone" vince il Mediterraneo Film Festival

Da Siciliainformazioni
"Con la vittoria del film documentario "Dallo zolfo al carbone" del regista siciliano Luca Vullo, è calato il sipario sulla V edizione del Mediterraneo Film Festival, la rassegna cinematografica dedicata ai temi del lavoro e della migrazione andata in scena dal 15 al 19 dicembre a Carbonia, la città che ieri ha celebrato il 72° anniversario della sua fondazione. Il trentunenne regista di Caltanissetta, che ha incentrato la propria opera sul fenomeno migratorio di migliaia di giovani siciliani diretti alle miniere di carbone del Belgio, ha ricevuto il premio (una scultura e un assegno da duemila euro) dalle mani del sindaco di Carbonia, Maria Marongiu. Il secondo posto è andato a "Il sangue verde" di Andrea Segre, che racconta la rivolta dei braccianti di colore a Rosarno, in Calabria, nel gennaio 2010. Menzioni speciali a "Cargo" di Vincenzo Mineo, storia di solitudini dei marinai imbarcati su un mercantile, e a "La svolta. Donne contro l'Ilva" di Valentina D'Amico, che descrive la battaglia di sei donne di Taranto per difendere la dignità di chi lavora nella più grande acciaieria d'Europa. La giuria dei ragazzi, invece, quaranta studenti in rappresentanza di alcuni istituti superiori di Carbonia, ha assegnato il primo premio al regista Pippo Mezzapesa di Bitonto (Bari) che con il documentario "Pinuccio Lovero - Sogno di una morte di mezza estate" racconta la storia di Pinuccio che sogna da sempre di fare il becchino e, una volta assunto, aspetta il suo primo funerale che non arriva.

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16 dicembre 2010

Minatori-schiavi

"Cina: operai o schiavi?" E' anche grazie alle inumane condizioni di lavoro dei minatori del carbone in molti paesi del mondo, che il prezzo dell'estrazione resta basso. Articolo da panorama.it

"Non è una novità leggere che la Repubblica popolare viene accusata di aver sfruttato oltre ogni limite migliaia di lavoratori che pur di offrire alle loro famiglie un futuro migliore accettano di subire qualsiasi tipo di prevaricazione. E’ già stato scritto molte volte che in alcune fabbriche gli operai migranti vivono in condizioni talmente disagiate da indurre i lavoratori caratterialmente più deboli a tentare il suicidio pur di cambiare vita, come è successo da Foxconn e in chissà quante altre aziende senza che i media lo abbiano saputo.

Oggi gli operai cinesi hanno imparato a scioperare, e alcuni, protestando, sono persino riusciti a strappare un salario accettabile e condizioni di lavoro più umane. Un miglioramento che, invece, chi lavora per i cinesi all’estero fa più fatica a ottenere. Lo dimostra il caso dello Zambia, dove gli imprenditori orientali continuano a sfruttare i ricavi delle miniere di carbone senza interessarsi delle condizioni in cui vivono e lavorono gli operai-schiavi da loro assoldati.

Orari massacranti, salari da fame (un centinaio di dollari al mese, circa). Niente mascherine o calzature adeguate. Solo quando alcuni imprenditori hanno risposto alle proteste dei minatori con colpi di pistola il governo ha deciso di intervenire. E’ stato negoziato un nuovo contratto che tra stipendio e benefit per i trasporti impone come minimo salariale poco meno di 150 dollari. E i due boss cinesi verranno processati a gennaio per tentato omicidio. Purtroppo, però, il governo non può fare di più: solo nel 2009, la Cina ha investito più di quattrocento milioni di dollari nelle miniere dello Zambia, e Lusaka non può permettersi di giocarsi l’amicizia di Pechino.

Quello che devono invece sperare i lavoratori e che continue proteste contro gli imprenditori cinesi possano spingere questi ultimi ad offrire fin dall’inizio condizioni di impiego più umane, senza aspettare la condanna della comunità internazionale per introdurre qualche forma di miglioramento. Una speranza, questa, in cui può essere più facile credere in giorni in cui la Cina si mobilita contro la Jiaersi Green Construction Material, nello Xinjiang, azienda accusata di aver acquistato da un’organizzazione umanitaria undici disabili mentali per poi farli lavorare come schiavi, gratis. Finalmente, la polizia ha promesso che il caso non verrà chiuso fino a quando non sarà fatta giustizia.

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8 dicembre 2010

Henan, 20 vittime in miniera

Fonte: Repubblica.it

"Tredici persone sono morte in un'esplosione in una miniera di carbone nella provincia cinese di Henan. Secondo l'agenzia Xinhua, l'incidente e' avvenuto mentre sotto terra erano a lavoro 33 minatori. Di questi, solo 20 sono riusciti a salvarsi. Sono frequenti gli incidenti nelle miniere cinesi: secondo le autorita', solo l'anno scorso sono morti 2.631 minatori. Statistiche indipendenti parlano di un numero molto piu' alto di vittime."

Aggiornamento: le vittime accertate sono 20

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Celebrato il 6 dicembre l'anniversario della strage di Monongah

Venerdì 6 dicembre 1907, ore 10.30 del mattino. Nella miniera di carbone di Monongah (West Virginia) della Fairmont Coal Company, di proprietà della Consolidated Coal Mine of Baltimore, si verifica un'esplosione avvertita fino a 30 Km di distanza. E' il più grave disastro minerario che la storia degli USA ricordi, ma l'incidente rappresenta anche la più grave sciagura mineraria italiana: su circa 400 minatori morti, oltre la metà erano italiani, quasi tutti originari del Molise.

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4 dicembre 2010

Cresce il cumulo di cadaveri di minatori del carbone

Altri sette minatori morti nelle miniere cinesi.

Da tgCom:
"Sono morti i sette minatori intrappolati da martedì in una miniera allagata nella provincia cinese dello Hunan. Quando i soccorritori hanno raggiunto i minatori intrappolati li hanno trovati tutti morti a una profondità di 90 metri nella miniera di carbone. I sette, tutti nel fondo, sono stati trascinati li dall'acqua che ha allagato martedì sera la miniera Yide Coal Mine a Xiangtan, nell'omonima contea."

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3 dicembre 2010

Cina: pena di morte contro il manager dela miniera di carbone

(ANSA) - SHANGHAI, 2 DIC - Un tribunale cinese ha confermato in appello la condanna a morte con due anni di sospensione per due alti responsabili di una miniera nella quale, l'anno scorso, uno scoppio provoco' la morte di 76 minatori.La corte provinciale dell'Henan ha rigettato l'appelllo dell'ex responsabile della miniera di carbone n. 4 di Pingdingshan,nel distretto di Xinhua.La corte ha confermato la pena capitale anche al suo vice.Rigettato l'appello di altri tre manager, condannati a 13, 15 anni e all'ergastolo.

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27 novembre 2010

Gli U2 omaggiano i minatori morti in Nuova Zelanda

Da Tg24.Sky.it
"Omaggio degli U2 ai minatori rimasti intrappolati in una miniera della Nuova Zelanda. La rock band irlandese, nella tappa ndi Auckland del suo tour mondiale '360 gradi', ha voluto ricordare i 29 uomini rimasti bloccati da una violenta esplosione nella miniera di Pike River e dati per morti.

"Le persone hanno diverse maniere di affrontare il lutto. In Irlanda noi cantiamo", ha detto il leader Bono durante il concerto, prima di lanciare l'esecuzione di I Still Haven't Found What I'm Looking For e di One Tree Hill, mentre sui maxischermi scorrevano i nomi dei minatori.

In precedenza anche il rapper Jay-Z, in tour con la sua band, aveva ricordato i minatori scomparsi, dedicando Forever Young (Sempre giovane). "Saranno sempre nei nostri cuori e resteranno sempre giovani", ha detto.

Il tour mondiale degli U2, iniziato a metà del 2009 a Barcellona, ha raggiunto la Nuova Zelanda dopo la tappa di Roma in ottobre. Dopo l'Australia proseguirà nel 2011 in Sudafrica e in Nordamerica fino a fine luglio.

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